ma chi e` sto` nakata?

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ma chi e` sto` nakata?
Anno 2 N. 9- Novembre, Dicembre 1998- HJK ED. Lire 4000
Pubblicazione bimestrale Giornale autoprodotto senza scopo di lucro
Tutte le foto ed articoli hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle
persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo e Willy Salveghi
SOMMARIO
NEWS FROM…ALAM BAID
P. 3
MUSICA HABIBI
P. 6
LA STORIA DI RAVI SHANKAR
P. 9
DAL SOL LEVANTE
P. 11
MA CHI E’ STO NAKATA? P. 15
SHINTOISMO P. 17
RELIGIONI A CONFRONTO P. 18
TRACCE SULLA SABBIA
“FRAMMENTI DI CINEMATOGRAFIA LONTANA” P. 21
IL FASCINO DEL MISTERO: MU, IL CONTINENTE PERDUTO P. 23
L’INTERVISTA…A SAYED P. 24
LE SPEZIE P. 25
VOCI DAL NILO “I LIBRI PIU’ BELLI” P. 26
MASCHERE AFRICANE P. 27
In copertina “Mondi lontani 3” di Willy
Il nostro numero telefonico: 0339-2786478
Madhori
Novembre 1998
EDITORIALE
Chiudiamo l’anno con questo numero davvero speciale, forse il migliore. Dedichiamo
più spazio al Giappone, vedi “Dal Sol Levante” e alle cantanti femminili. Troverete
“La storia di Ravi Shankar”, con la prima parte della discografia.
La religione di questo numero è lo Shintoismo, ma c’è anche l’articolo “Religioni a
confronto”, molto interessante, dove ritroverete tutte le religioni trattate negli scorsi
numeri.
Continua la rubrica “Il fascino del mistero” e L’Intervista.
La ragazza in prima pagina è l’indiana Madhori attrice famosa anche negli Stati
Uniti. Il nuovo tormentone del momento è “Ma chi è sto Nakata?”, per scoprirlo
andate a pag. 15.
BUONA LETTURA E BUONE FESTE!
Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
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Lo stilista Yohji Yamamoto ha messo Parigi ai suoi piedi con le sue sfilate: “Chi sono? Sono
semplicemente un uomo la cui vita è determinata dalle donne”. La sua sfilata è stata la più bella ed
emozionante. Di nero lui si veste ed è il colore che ha imposto al mondo. È nato nel 1943. Altri
stilisti giapponesi affermati: Issey Miyake, Rey Kevakubo, Kozuke Tsumura, Watanabe, Misaki
Matsushima.
Molti sono gli extracomunitari qui in Italia senza permesso di
soggiorno. Dal 4 novembre 1998 fino al 15 dicembre chi ha
un’occupazione fissa ed è arrivato nel nostro paese prima del
marzo 1998 potrà fare domanda per ottenere quel fatidico
documento. Il permesso è per 32 mila persone, più 6 mila da
Albania, Marocco e Tunisia. Secondo dei sondaggi a Milano ci
sono circa 100 mila stranieri, l’8, 3 % sono marocchini, al secondo
posto gli egiziani. A Torino vivono 32 mila stranieri, la maggior
parte marocchini e albanesi. A Bologna gli stranieri sono 18 mila,
la maggioranza: marocchini, tunisini e senegalesi. In Emilia
Romagna molti sono i cinesi presenti. A nord est la maggioranza
sono i marocchini (11 mila) e i ghanesi (4 mila). 22 mila sono a Firenze, soprattutto cinesi. Nella
capitale Roma 155 mila sono gli stranieri, in maggioranza filippini. Il 33, 8% sono marocchini in
Calabria. Il 22, 5% sono tunisini in Sicilia. E per finire la Sardegna, i senegalesi con 2 mila presenze
rappresentano il 17 % degli immigrati.
Domenica 8 novembre, prima della partita Perugia-Vicenza, finita poi 3-1, è uscito a Perugia un
fumetto in italiano e giapponese ispirato alla vita di Hidetoshi Nakata, l’asso degli umbri.
Erano troppi gli abusivi al mercato in via Lorenzini a Milano. Li hanno cacciati via tutti, e così
quella specie di bazar, il più interessante di Milano, ha finito di esistere, forse.
Brigitte Bardot è stata condannata per “incitamento all’odio razziale”. L’attrice dovrà pagare una
multa di 20 mila franchi (6 milioni di lire) per aver paragonato nel 97, lo sgozzamento di montoni
nelle celebrazioni musulmane per il sacrificio di Abramo agli sgozzamenti di civili perpetrati in
Algeria.
Alcuni giorni prima di Natale inizierà il Ramadan, Auguri a tutti i musulmani , Ramadan Karim.
Dopo il successo del Manga “li Hito” in italiano “Buona persona” e pubblicato sulla rivista “Big
Comic Spirit” sarà trasmesso sul canale Fuji Television lo sceneggiato televisivo ispirato al fumetto
di Shin Takahashi. Il ruolo di Yuji Kitano sarà interpretato da Takeshi Kusunagi, membro de
famoso gruppo pop Smap. Non è la prima volta che un Manga diventi una sceneggiato televisivo.
Peccato che non arriva nulla di tutto questo in Italia. Per il momento.
Questo attore dalla faccia buffa (vedi foto a sinistra) è un attore strafamoso egiziano di
Soup Opera egiziane. Il suo nome è Yehie El Faghrani e dalla faccia non si direbbe
che è un dottore, un po’ come da noi il cantante-dottore Enzo Jannacci. In Egitto, per
chi non lo sapesse, molte sono le Soup Opera, e come quelle americane vanno avanti
all’infinito.
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Yehie El Faghrani ha recitato in molti film, forse comici in stile Fantozzi?
Perché nel gioco degli scacchi si usa dire “scacco matto” quando il re, il pezzo più importante, è
indifendibile? La risposta viene dai Mondi lontani! Il termine non ha nulla a che fare con le malattie
mentali. Nell’antichità gli scacchi ebbero grande diffusione fra i persiani e alcuni vocaboli a essi
riferiti sono giunti fino a noi. Uno di questi è “scacco matto”, in persiano Shah Mat, che significa
appunto “il re è perduto”.
Fino al secolo scorso in India, veniva effettuata una curiosa pratica. L’usanza prevedeva che le
vedove indù si gettassero fra le fiamme della pira funebre del marito per purificare i peccati di
entrambi e assicurare la felicità eterna a tutti e due. Chi lo faceva era una donna virtuosa (Suttee).
Invece, non ottemperare a tale “obbligo” significava trovarsi nella disprezzata condizione di “senza
casta”.
Paese che vai, funerale che trovi…non tutti sanno di particolari usanze funebri nel mondo: mentre
da noi a Milano, all’inizio del secolo c’era un tram nero e giallo che si distingueva dagli altri, il
tram funebre adibito al trasporto di defunto e parenti al cimitero monumentale, appena fuori le mura
cittadine, per i musulmani ad esempio, c’è una direttiva che da sempre devono rispettare quando
seppelliscono i loro cari: controllare che questi abbiano la testa rivolta verso la Mecca, città Santa
dell’Islam. La bara non serve, basta un sudario candido che si può acquistare in uno dei tanti bazar.
Chi è stato in Tailandia, invece, sarà rimasto colpito da due cose: le festose celebrazioni dei funerali
e l’assenza dei cimiteri. Durante le esequie, all’interno del tempio, si canta, si balla o si assiste a
rappresentazioni eseguite in base a quelli che erano i gusti e i desideri del defunto. Amava le
marionette? Allora ci sarà uno spettacolo a tema. In alcuni casi, viene anche servito un pranzo con
tanto di menu. Ma dopo la cremazione, le ceneri poi non vengono raccolte: saranno eliminate nelle
ordinarie pulizie. Nel prossimo numero parleremo ancora di queste usanze…funebri.
Non potevamo non parlare del bimestrale “Cous Cous” direttamente collegato alla Compagnia
Nuove Indye. È un giornale nato da qualche mese, e si occupa più o meno degli stessi argomenti
che noi trattiamo, abbiamo dunque un rivale? No, anche perché nonostante la grafica sia perfetta i
loro argomenti non sono esattamente uguali ai nostri. Nel nostro giornale ci sono più cose, modestie
a parte.
Fino al primo di novembre, il Cinema De Amicis di Milano ha proiettato ben 12 film nuovissimi
dell’industria cinematografica di Hong Kong. I titoli sono: “Armageddon” di Gordon Chan,
“Lifeline” di Johnnie To, “Made in Hong Kong” di Fruit Chan e “City of Glass” di Mabel Cheung.
Non c’è più un terzo mondo, perché “terzo” è in rapporto con qualcosa. Il primo mondo erano gli
Stati Uniti e i paesi occidentali, il secondo mondo l’Unione Sovietica, e il terzo erano gli altri paesi
che, nell’era della guerra fredda, dovevano stare con una delle due parti. Dalla caduta del muro di
Berlino in poi le cose sono cambiate.
Il 26 giugno in Algeria hanno ucciso il cantante Lounes Matoub – nella copertina di un suo album
provocatorio a sinistra- , anche lui un esule “traditore” fuggito a Parigi come gli altri. Era un
berbero, uno che protestava perché non voleva la lingua araba, come lingua ufficiale algerina. I
berberi sono musulmani, ma non arabi, e quindi hanno la loro lingua, cultura e la loro musica e non
vogliono rinunciare a queste. Intanto in Algeria continuano ad uscire giornali in francese.
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Il Festival del Teatro a Taormina, diretto da Albertazzi, si è concluso con “Il salice e la betulla”,
tratto dal libro di Cleide Catanzaro, regia di Arturo Mingardi. È la storia dell’imperatrice Costanza
d’Altavilla e del piccolo Federico II. Il tutto tra poesie arabe e richiami di muezzin.
Per l’antico popolo dei Maya, la data è ben precisa: il mondo cesserà di esistere domenica 23
dicembre 2012…
Rai 3, oltre ai soliti “misteri” di Lorenza Foschini sui vari faraoni e sfingi, ha appena riproposto un
programma in tre puntate della scorsa stagione, “Turisti per caso- Messico”, cioè il viaggio di Siusy
Blady e del marito Patrizio Roversi con alcuni amici nel pazzo mondo messicano che hanno visitato
sotto diversi aspetti. Il programma l’abbiamo rivisto volentieri perché è simpatico e scorrevole… e
poi fa proprio venire voglia di partire subito!
A Palazzo Grassi di Venezia, dal 6 settembre al 16 maggio 1999, c’è la mostra dedicata ai Maya,
grande civiltà precolombiana durata 20 secoli, ritenuta da sempre pacifica e di recente rivelatasi
sanguinaria al pari dei “cugini” Aztechi e Incas. Ingresso intero lire 14.000, ridotto (6- 17 anni) lire
10.000, dalle 10 alle 19, tutti i giorni, festivi inclusi. Per informazioni: tel. 041/ 5229875.
Piccioni viaggiatori in volo sull’Islam! Il mondo musulmano in espansione aveva bisogno di un
sistema di comunicazione rapido. Il Califfo Muawia, nel 600 d.C. crea un servizio che, come quello
di Augusto, lavora sia per il governo, sia per i privati. Per proteggerlo fa costruire lungo le strade
percorse dai postini, torri di vigilanza “Berid”. Le agitazioni politiche, però, resero traballante
questo sistema, così ecco entrare in uso i piccioni viaggiatori, veloci e affidabili, che però
costringevano a scrivere messaggi assai stringati.
C’è una mostra etnografica interessante al Museo di Storia Naturale in corso Venezia 55 a Milano.
Questo fino il 28 febbraio. In collaborazione con il Centro Studi Archeologia Africana che riunisce
fotografie, sculture, costumi, strumenti musicali e altri reperti utilizzati durante i riti sacrificali dei
Bamana del Mali.
Il sito ufficiale del governo sudafricano è il seguente: www.goz.va
Per saperne di più sulla lotta contro l’Apartheid c’è il www.apartheid.co.za
Per avere notizie su tutto quello che accade in Africa c’è www.mg.co.za/jump
www.southafrica.co.za
oppure
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Si è svolto in Beirut (Libano) un grande festival “Il Sogno Arabo”. Ed è
stato proprio un sogno per gli arabi, accorsi sul posto in 400 mila, quello di
poter vedere i migliori artisti esibirsi tutti insieme, anche se sono sempre
tanti i nomi non presenti quella sera. Questo potrebbe essere l’inizio di una
lunga serie, speriamo. Si è esibito l’egiziano Ehab Tawfik (foto a sinistra), il
libanese Walid Tawfik, il siriano Lofti Abu Shnak –che suona anche il liutoecc.
Torna Amr Diab con “Awwedouni”, a 2 anni di distanza da “Nour el ain”
del 1996. Questa cassetta –bella la copertina e la foto interna- non si
discosta dalla precedente, anche se sono state aggiunte alcune idee e
strumenti che nell’altra non c’erano. Forse è migliore, pur non essendo la
più bella. L’importante è che il popolo arabo ha nuove canzoni da cantare di Amr Diab, dalla voce
inconfondibile e melodica. Che questo cantante ha classe lo avevamo già capito con lavori come
“Raghien”, ma se solo avesse più fantasia quello che gli scrive le canzoni e le musiche… Non si
può andare avanti all’infinito con la stessa formula, anche se ormai collaudata e che garantisce
successo.
E’ la prima volta che parliamo di un’artista turco, ad eccezione di Tarkan,
ormai famoso un pò ovunque, anche da noi. Ahmet Kaya anche se non è più
giovane è un grande artista, e “Dosta dusmana karsi” ne è la prova. La sua
voce è particolare e la musica strizza l’occhio anche all’occidente, belle le
canzoni, a volte recitate. Fra i brani: Giderim, Adi Yilmaz, Dosta dusmani
karsi. La copertina è curata nei particolari. Il suo primo album risale al 1985
e si intitola “Aolama Badeoim”, il penultimo è “Yyldizlar Ve Yakamoz”
del 1996.
Hinda Hick, Ishtar dei Alabina, Angelique Kidjo, Dana International, sono solo alcuni nomi delle
cantanti che stanno spopolando un po’ dovunque. È il momento delle donne.
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- Hinda Hicks è nata 21 anni fa in Tunisia, ma è dall’età di 4 che vive in Inghilterra. Il suo primo
album d’esordio si intitola semplicemente “Hinda”ed è prodotto da Leon Ware, lo stesso di
Maxwell. Sogna di duettare con George Benson, Quincy Jones, Steve Wonder e Arteha Franklin, ha
detto niente… L’album contiene 13 canzoni d’amore, di tradimenti, di sex appeal, ma per il
prossimo dice che affronterà problematiche legate al razzismo. “Vorrei fare innanzitutto qualcosa
per sensibilizzare chi ascolta la mia musica”.
- Ishtar, che in arabo significa “Dea dell’amore” è la cantante dei Alabina
parola anche questa araba, che in italiano vuol dire “Dio è con noi”. Ha
24 anni, anche se sembra più matura, ed è israeliana, di origine
nordafricana, il padre è un militare marocchino, la madre una direttrice di
banca egiziana. Eti – questo è il suo vero nome- un giorno è andata a
Parigi dove ha incontrato Charles Ibgui –mago della world music- che le
propose di cantare con i Los Ninos de Sara, band gitana di Montpellier,
per lei non è stato difficile unirsi a loro, visto che è anche innamorata del
flamenco. Con gli Alabina ha inciso il primo album omonimo e 300 mila
sono le copie vendute in Francia, grazie alla loro musica: un misto di flamenco e musica araba, tutto
in lingua araba con qualche strofa in spagnolo. Hanno tenuto un concerto al Central Park di New
York ed è stato un successo. Quel concerto ha alzato le vendite del disco portandolo al 30esimo
posto in classifica.
- Angelique Kidjo non è nuova del mestiere, il suo primo album è del 1989 e si intitola “Parakou”,
“Oremi” è il suo quinto album ed è prodotto da Peter Mokran. In “Never know” duetta con
Cassandra Wilson e in “Open your eyes” con Kelly Price. C’è persino una cover di Jimi Hendrix:
“Voodoo child”. Angelique ha 37 anni ed è nata nel Benin, l’ex Dahomey dell’Africa occidentale.
“Oremi” è solo il primo capitolo di una trilogia che la porterà a Cuba, in Sudamerica, e a New
Orleans.
- Dana International è una star in Israele, ed è considerata il sex-simbol della nuova Israele. Nelle
discoteche di Tel Aviv si balla quasi sempre le sue canzoni, ma a non tutti piace, spiegheremo dopo
il perché a quelli che non hanno mai sentito il suo nome. Le sue liriche non sono niente di speciale,
è disco-music punto e basta, ma questo è sufficiente per i giovanissimi. Molti sono i fans
appartenenti ai due sessi, e tutti al disotto dei 30. Per i più grandi c’è Noa, o Rita, oppure Aviv
Geffen. Le più famose restano sempre Ofra Haza e Yaffa Yarkomi. Ma perché Dana è considerata
un personaggio “scomodo”? Perché, incredibile ma vero, prima era…un uomo! Nel 93 si fece
operare per diventare donna a tutti gli effetti. L’industria discografica ha scelto Dana per
rappresentare il paese all’edizione 98 dell’Eurofestival della canzone scatenando ira tra i rabbini,
chiedendosi turbati se può un uomo diventato donna rappresentare lo stato ebraico nel
cinquantenario della sua fondazione.
Dopo il successo dei Cornershop a livello internazionale –sono
anche intervenuti ad un paio di festival italiani la scorsa estate-,
l’ondata indiana che sta animando da diverso tempo la musica
inglese, il cosiddetto “hindi-pop”, è in ascesa. Al loro disco
d’esordio, ecco gli Asian Dub Foundation con “Rafi’s Ravenge”,
noti come la miglior live band inglese, propongono un suono ricco
di richiami all’India con il folk amalgamato all’hip hop, al rock e
alla jungle.
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Rokia Traorè “Mouneissa” (Indrigo-IRD), una 24enne del Mali, vincitrice del concorso “Nuove
scoperte africane ‘97”, con un disco di 9 canzoni di speranza e d’amore da un paese ricchissimo di
suoni e di voci –specie femminili nella regione del Wassoulou- che ha contribuito alla rinascita
della canzone africana. Rokia utilizza strumenti mai utilizzati insieme, come il balaba –un balafon
usatissimo nel sud del Mali- e lo n’goni –una piccola chitarra a quattro corde-, oltre ad una
dolcissima voce.
Marcos Valle “Nova bossa nova” (Farout) Primo lavoro da 10 anni a questa parte del brasiliano
Marcos Valle, da oltre 30 sulla cresta dell’onda. Tra i titoli: “Mushi Mushi”, “Bar Ingles” una
nuova versione della classica “Frieo Aerodynamico” e “Nova bossa nova” che da il titolo all’album
e che ci indica la sua direzione stilistica: i ritmi della tradizione brasiliana mescolati al jazz, ovvero
la bossa nova, continuando sulla strada di questa trentennale tradizione.
Ryuichi Sakamoto “Neo Geo” (CBS). Ripeschiamo questo interessante disco dell’inesauribile
artista giapponese sempre impegnato in mille progetti. Uscito nel 1987 e ristampato anche nell’anno
successivo, quest’album si avvale, tra l’altro, delle collaborazioni dei noti Bill Laswell e Iggy Pop.
Brani strumentali come “I before long” e “Parata” si susseguono a pezzi soft-rock come “Risky”,
più occidentale, che ci ricorda, per l’impostazione vocale, il Brian Ferry dei Roxy Music. Molto
bella “Shogunade” che ci trasporta nell’antico Giappone.
Anour Brahem “Thimar” (ECM). L’ultimo lavoro di questo artista tunisino è uno dei dischi più
belli tra i recenti della world music. Con lui suonano due maestri del jazz: John Surman e Dave
Holland. Brahem è un virtuoso del liuto e si sente. È riuscito con i due musicisti britannici a trovare
un’intensa meravigliosa, nonostante la diversità di accentazione tra la musica araba e le scale
occidentali.
Ravi Shankar “Ravi Shankar at the Woodstock Festival” (BDG). Per chi ama la manifestazione
sonora storica di Woodstock e la musica indiana, non può perdersi questo disco del 1970 ristampato
in c.d. nel 1991. George Harrison dei Beatles era patito dell’India e della musica indiana, fu lui a
convincere l’intera band a fare un viaggio nel 1968, dove conobbero il “guru del Raga” Ravi
Shankar. Da quel momento l’India diventò meta di pellegrinaggio e il maestro del sitar conobbe la
popolarità anche in occidente, corteggiato da una lunga serie di star del rock. Di Woodstock
Shankar ha un brutto ricordo: “Monterey e Woodstock sono state due esperienze orribili, la gente
impazziva, urlava, si scatenava sotto l’effetto della droga”.
I titoli del c.d. sono i seguenti:
Raga Puriya- Dhanashri/Gat in Sawarital
Tabla solo in Jhaptal
Raga Manj Khamaj
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È nato nel 1920. Dal 1964 ad oggi avrà registrato più di 40 album ed è molto amato e apprezzato
per il suo modo di suonare i Raga con il suo sitar. Dice George Harrison di lui: “Per la nostra
generazione è stato un guru e un padre”. I Beatles devono anche a lui se hanno scritto grandi
canzoni per i loro album, dopo quel famoso viaggio fatto in India. Ma come si è avvicinato il
grande maestro alla musica, al sitar? Facciamo un grande salto nel passato, negli anni 30, quando
Shankar ancora giovanissimo era un danzatore. La compagnia di danza indiana diretta dal fratello
Uday si trovava in tournèe in Francia, è qui che Ravi prese le prime lezioni di sitar dal direttore
dell’orchestra della compagnia, un certo Allaudin Khan. L’anno dopo, all’età di 14 anni Ravi
Shankar abbandonò la danza e andò a vivere a casa del suo maestro, studiando assieme ai suoi 2
figli: Ali Akbar Khan e Annapurna Devi. Il primo diventò in seguito un grande musicista del sarod,
e continuerà a suonare con Shankar, la seconda diventò la moglie di Shankar. Alla fine degli anni
50 la sua popolarità raggiunse anche l’occidente. Molte sono le collaborazioni, sia con gruppi pop,
che con orchestre jazz e sinfoniche.
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THE MASTER MUSICIANS OF INDIA (1964)
THE SOUL OF INDIAN MUSIC (1965)
MENUHIN MEETS SHANKAR (1966)
SOUND OF THE SITAR (1966)
IN NEW YORK (1967)
IN SAN FRANCISCO (1967)
IMPROVISATIONS (1968)
RAVI SHANKAR AT THE MONTERY
INTERNATIONAL POP FESTIVAL (1968)
RAVI SHANKAR AND ALY AKBAR KHAN
IN CONCERT 1972-LIVE (1972)
RAGAS (1973)
TRANSMIGRATION MACABRE (1973)
SHANKAR FAMILY AND FRIENDS (1974)
MUSIC FESTIVAL FROM INDIA (1976)
RAGA PARAMESHWARI (1976)
THE SPIRIT OF INDIA (1979)
EAST MEETS WEST IN AN HISTORICAL… (1979)
INCREDIBLE RAVI SHANKAR (1986)
THE GENIUS OD PANDIT RAVI SHANKAR WITH
USTAD AKKA RAHNA (1986)
CONCERT FOR SITAR AND ORCHESTRA (1986)
*La seconda parte sul prossimo numero
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In questo numero troverete un elenco di scuole per imparare le lingue, centri buddisti, centri di arti
marziali, tutto quanto ha a che fare con il Sol Levante, cioè il Giappone.
SCUOLA DI GIAPPONESE:
ISMEO- Civica scuola di Lingue e Cultura Orientale
c/o Università Statale, via Festa del Perdono 3tel. 58352376 (MI)
SCUOLA GIAPPONESE
via Arzaga, 10tel. 4150291 (MI)
CENTRI CULTURALE E ASSOCIAZIONI:
Associazione Cultura Tradizionale Giapponese
Aikikai d’Italia- via Porpora 45tel. 2896939 (MI)
Centro Italiano Zen- Tempio Buddista
via Agnesi 18tel. 58306763 (MI)
Monastero Enso-Ji Il Cerchio
via Crollalanza 9tel. 8323652 (MI)
Associazione Culturale Anamani
via Venini 54tel. 2619855 (MI)
SCUOLE DI ARTI MARZIALI:
Scuola Wado Ryu “di Karate”
c/o Soma via Boscovich 44-zona 3tel. 29518439 (MI)
Judo Club Milano
via Ampere 15tel. 2367871 (MI)
Accademia Lombarda e Piemontese di Aikido “e Aikitaiso”
via Nazairo Sauro 5 (sede amministrativa)-zona 2
tel. 55194944 (MI)
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Accademia italiana Shiatsu-Do
via Settembrini 52tel. 29404011 (MI)
GLI AUTORI:
MISHIMA YUKIO, OOKA SHOHEI
ABE KOBO, OE ZENZABURO
YOSHIMOTO BANANA, TSUSHIMA YUKO
ISHIDA BAIGAN, DANZAI OSAMU
NAGAI KAFU, TANIZAKI JUN’ICHIRO
I LIBRI:
“Il grande silenzio” di Oe Zenzaburo, edito dalla Garzanti
“Il figlio della fortuna” di Tsushima Yuko, Giunti editore
“Il sole si spegne” di Dazai Osamu, Feltrinelli
“Il libro d’ombra” di Tanizaki Jun’ichiro, Bompiani
VIDEO SHOP:
Oltre all’ormai famoso “Yamato shop” di via Lecco 2, tel. 29409679 di Milano e il negozio “La
borsa del fumetto” anche questo in via Lecco 16, tel. 29513883, esiste un negozio che merita
attenzione: “Associazione studio 7” in via Fara 13, tel. 67075252 di Milano, gestito da giapponesi.
In questo negozio si noleggiano video di cartoni animati e film, libri, fumetti, riviste e quotidiani in
lingua originale.
Le Arti Marziali
Judo, Ju Jitsu, Aikido, Aikitaiso, Karate, Shiatsu e Kiudo, in altre parole “corpo e mente”, sono le
arti marziali più famose.
Judo: è una lotta a mani nude creata in Giappone nel 1882 da Jigoro Kano, e significa “arte della
pieghevolezza”.
Ju Jitsu: significa “arte della cedevolezza o flessibilità”, riferendosi allo spirito con cui deve essere
assorbito un attacco per controllare la potenza dell’assalitore e sfruttarne la stessa a suo danno.
Scopo ultimo è la difesa personale, intesa come autodifesa razionale, adattabile a qualunque
situazione.
Aikido: significa “via dell’armonia con il sistema cosmico”. Riunito in un codice da Morihei
Ueshiba (1883-1969), è un sistema di lotta basato su proiezioni e leve intessuto sullo studio del Ki,
l’energia interna posseduta da ogni essere vivente. E’ definita un’arte marziale di pace per la
padronanza di se stessi. Si presenta come un elegante metodo di autodifesa personale, ma è anche
uno sviluppo armonioso dell’essere umano, per unità fisica e mentale.
Aikitaiso: ha la stessa origine dell’Aikido, ma propone un lavoro sui movimenti interni del corpo.
Le tecniche sono una sintesi di pratiche antiche e tradizionali giapponesi. Attraverso tecniche o
movimenti
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come camminare, meditare, il praticante così sviluppa la percezione del proprio corpo, recependo le
sue capacità, i limiti, le tensioni, le chiusure. In questo modo gestisce meglio il proprio potenziale
fisico, energetico e mentale.
Karate: vuol dire “mano vuota” e si basa su tecniche di calcio e di pugno. La sua origine è cinese,
ma tramite l’esportazione della seta è arrivato anche in Giappone.
Shiatsu: è una tecnica nata in Giappone e oggi sviluppata in tutto il mondo per l’efficacia e
sensibilità di applicazione. Si tratta dello studio e della pratica di una tecnica corporea per il
risveglio dell’energia vitale, perché questa possa esprimersi con la sua capacità di auto guarigione
ed evoluzione. Si pratica con un sistema di digitopressione sviluppato sulla linea dell’agopuntura,
impiegando tecniche sia fisiche, sia energetiche. “Shi”significa “dito”, e “atsu” vuol dire
“pressione”.
Kiudo: è il tiro con l’arco alla giapponese. Rappresenta una delle forme di meditazione Zen. Oltre
che uno sport è un percorso di ricerca interiore.
Dizionario gastronomico giapponese
Sakè: è la bevanda nazionale ricavata dalla distillazione del riso. È una bevanda alcolica, tra i 15 e i
22 gradi. È servita calda, in piccole coppette, a volte è anche fredda o ghiacciata.
Sashimi: la polpa staccata del pesce ancora vivo, servita con una salsa di soia.
Sushi: è pesce crudo, che si po’ assaporare con una salsa verde piccantissima. Il sushi è di solito
servito appoggiato sopra ad un “cuscino” – forma di una polpetta- di riso bollito condito con aceto
di riso.
Sukiyaki: fettine di carne cotte in un brodo condito con sakè zucchero e soia. È servito con verdure
fresche.
Tempura: verdure, gamberetti o polpa bianca di pesce.
Cucina Zen: è la cucina buddista a base di cereali e verdure.
Cucina nippo-macrobiotica: a base di cereali integrali e cibi non trattati con fertilizzanti. Si basa
sulla teoria taoista.
Sotto il Sakè, la soia e la cucina zen
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X-1999 “ IL LORO FUTURO ERA GIA’ DECISO”
Non potevamo non occuparci di questo fumetto delle CLAMP davvero bello, sia per
la grafica, che per la storia. Sono usciti qui in Italia 6 numeri ma presto uscirà il
numero 7. Esiste da poco persino una video cassetta di cui ne parleremo più avanti.
La storia in breve è questa: Kamui Shiro è un antieroe del passato e futuro enigmatici.
I sogni premonitori che lo riguardano sembrano destinarlo a due ruoli: quello sinistro
del cavaliere dell’Apocalisse, e quello del luminoso angelo salvatore della terra.
Quale di queste due possibilità si compirà? L’ora “X”, anno “1999! È vicina. Il
disegno è tipico dei sojo manga- fumetti per ragazze come Candy Candy e Lady
Oscar-, ma ha una storia d’azione adatta ad un pubblico senza distinzioni di sesso. È
un tipo di disegno innovativo, con una impaginazione sperimentale. Dietro il nome
CLAMP si nascondono 4 professioniste dei manga: Nanase Ohkawa (autrice della
storia), Mokona Apapa (disegnatrice), Mick Nepoi (direzione artistica), Satsuki
Igarashi –per caso parente dell’omonima, famosa per “Candy Candy”?- è (assistente
grafica).
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MA CHI E’ STO’ NAKATA?
Di Willy
“Mondi lontani” torna ancora una volta a parlare di sport con il calcio e i suoi
protagonisti: vediamo perché tutti impazziscono per Nakata, e soprattutto ripetiamo il
tormentone dell’estate: “MA CHI E’ STO’ NAKATA??!!”.
Il campionato italiano di serie A, sempre più ricco di stelle straniere, spesso
provenienti dal di fuori dell’Europa, vede un altro giocatore straordinario appena
approdato in Italia. Se il calcio del futuro sarà quello africano, come si diceva durante
gli ultimi mondiali francesi, perché non provare a dare un’occhiata a quello nascente
e ancora poco conosciuto del Giappone? E’ quello che devono aver pensato i dirigenti
della società del Perugia, squadra risollevatasi dopo un periodo un po’ buio ed ora
tornata neopromessa in serie A grazie ad interessanti talenti e al veterano allenatore
Ilario Castagner. Certo il Giappone non arriva ancora ai grandi livelli calcistici
europei e sudamericani, ma possiede elementi notevoli come HIDETOSHI NAKATA
(si pronuncia Nakatà), numero 8 della nazionale nipponica, ventunenne nato a
Yamanashi e prelevato per circa cinque miliardi dal Bellmare Hirakuta di Kanagawa,
dove è cresciuto e dove spesso si è dibattuto fra incomprensioni per il suo carattere
descritto come bizzarro e difficile da gestire. In effetti Nakata è considerato in
Giappone un tipo anticonformista rispetto al tradizionalismo che spesso domina nel
suo paese, a cominciare dai suoi capelli tinti d’arancione, almeno fino a poco tempo
fa. I dettratori lo ritenevano uno stilista fatuo, incapace di mettersi al servizio della
squadra, perٍ un tipo da cartone animato che da solo riesce ad attraversare il campo
da gioco dribblando gli avversari e a segnare nel giro di pochi secondi. Vecchie
polemiche, che lui ricorda malvolentieri precisando: “Avevo interrotto i rapporti con
la stampa giapponese, colpevole di scrivere tante bugie sul mio conto.. Poi, dopo i
mondiali, ci siamo riappacificati e tanti giornalisti hanno seguito il mio
avvicinamento al campionato. Vorrei almeno realizzare una decina di goal e
soprattutto contribuire alla salvezza della società che mi consente questa meravigliosa
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esperienza”. Intanto questo simpatico trequartista gran divoratore di spaghetti e
appassionato d’arte, si è subito ambientato nella sua nuova città “artistica” e ha preso
un appartamento che affaccia su corso Vannucci e non soffre certo di malinconia,
anzi si sente un nababbo e non smetterebbe mai di ringraziare Castagner: “E’ il
tecnico che mi serviva, che non mi nega complimenti e mi sta aiutando nel definitivo
ambientamento. La gente mi applaude, non sono più un Ufo”. Dopo qualche piccolo
problema burocratico, il campionato è iniziato, e Nakata ha fatto parlare subito di sé
nella prima giornata segnando ben due goal nel giro di pochi minuti nientemeno che
alla Juventus, facendo impazzire il Giappone, che lo segue sempre, anche
fisicamente, visto che, con la scusa del turismo artistico a Perugia, migliaia di suoi
connazionali riempiono lo stadio Curi per vederlo, e intanto la nostra città italiana sta
diventando famosissima con l’Umbria in Giappone, e le sue guide turistiche vanno a
ruba… Addirittura pullman e voli sono sempre affollati per lui, oltre alla sua mamma
Setsuko che ogni tanto viene dal Giappone per portargli fortuna. Una curiosità:
Nakata ha fatto subito dimenticare l’altro ed unico giapponese che abbia mai giocato
in Italia, quel deludente Miura che alcuni anni fa con il Genoa segnò soltanto un goal
in tutto il campionato, ma Nakata sembra destinato a ben altro, e tutti impazziscono
per lui: “MA CHI E’ STO’ NAKATA?”
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SHINTOISMO
Credenza: l’uomo è responsabile di se stesso , il peccato e l’impurità provengono
dagli spiriti maligni e “Kami” vuol dire “Dio” padre degli uomini e della natura
Lo Shinto non è una dottrina religiosa, visto che non ha fondatore, né sacre scritture,
e proviene dal Giappone. Shinto significa “La via ai Kami” e “Kami” vuol dire “Dio”
in un senso molto vago. Nell’antichità il popolo giapponese credeva alla presenza di
agenti spirituali e invisibili sempre presenti che influivano sul comportamento e sul
destino umano.
Kami ha una connotazione di essere superiore, superpotente e misterioso. Ci sono
spiriti, indicati come Kami, presenti negli oggetti e che favoriscono la produzione, la
fertilità e la crescita. Ci sono i fenomeni naturali come nel sole, nel tuono, in
montagne, fiumi, alberi ecc. , gli spiriti degli antenati, imperatori, geni o santi. Il
concetto di Kami si è evoluto col tempo e oggi Kami è giustizia, benedizione e
benevolenza, e tutti i Kami vivono e operano in perfetta armonia e accordo.
Nonostante tutto il concetto di Kami rimane sempre vago e il popolo giapponese non
ha ancora un’idea chiara del Kami.
Lo Shinto considera l’uomo come essere spirituale, l’essenza dell’uomo sta nel suo
spirito il quale è stato creato da Kami ed è “figlio di Kami”. L’uomo è responsabile di
se stesso, il peccato e l’impurità provengono dagli spiriti maligni e ci sono per questo
riti di purificazione ed esorcismo. Ma l’uomo è essenzialmente di natura buona. Tutti
gli uomini e la natura sono figli di Kami e per avere protezione dalla vita per l’uomo
ci sono 4 riti: la purificazione, l’offerta, la preghiera e la sacra mensa. I Templi
“Shrines” sono molto diffusi in Giappone e la festa degli Ujigami è celebrata con
festosità e solennità. L’oggetto sacro “Shintai” nel tempio è simbolo della presenza
divina, uno dei simboli più comuni è lo specchio che riflette ogni cosa com’è.
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RELIGIONI A CONFRONTO
Ora facciamo un confronto di tutte le religioni. In ogni numero abbiamo dedicato un
articolo ad ognuna di loro. Iniziamo con l’ebraismo.
EBRAISMO: Fede in un solo Dio, non è concentrato su
un Profeta ma su un popolo eletto. Il culto si svolge nella
sinagoga, alcune sono chiamate templi –questo per gli
ebrei riformati-. Nella sinagoga moderna il rabbi e il
cantore leggono le preghiere in musica. Il loro libro è la
Torah (foto a sinistra), “insegnamento” e indica il
Pentetauco, vale a dire i 5 libri di Mosè e tutto il
complesso della dottrina ebraica. Per gli ebrei Mosè è il
più grande dei Profeti. Credono nella resurrezione dei
morti e nella venuta del Messia –che per loro non è Gesùe sarà discendente da Davide.
Tratto dal n.5 di Mondi lontani
CRISTIANESIMO: La religione che ha origine da
Gesù Cristo, dall’ebraico (Jeshua) che significa
“Jahvè è salvezza”. Il nome Cristo “Unto del Signore”
dal greco, allude alla qualità messianica, è detto anche
“Nazareno” da “Nazareth” paese d’origine e riscatta
l’uomo dal peccato originale. I suoi apostoli, dopo la
morte di Gesù, diffusero la religione nel bacino
mediterraneo. Gesù nacque a Betlemme nell’anno 744
di Roma da Maria, senza alcun intervento di uomo, fu un miracolo, e l’angelo
Gabriele portò l’annuncio di Dio alla giovane donna. Gesù visse a Nazareth e fu
arrestato e condannato a morte all’età di 33 anni per essersi proclamato figlio di Dio.
Fu crocifisso tra due ladroni, morì e il terzo giorno resuscitò. Il Vangelo e la Bibbia
(foto sopra a sinistra) sono i libri dei cristiani. La religione cristiana oggi ha varie
confessioni, le più importanti sono tre: cattolica, protestane e ortodossa.
Dal n. 6 di Mondi lontani
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ISLAMISMO: Islam è sottomissione ed
obbedienza in Allah, Unico Dio e Maometto
(Muhammad) è il suo Profeta. Muhammad ibn
Abdallah ibn Abd al Muttalib è nato nel 570 (o
571) d.C. da Abdullah ben Abdu-l-Muttalib e da
Amina bintu Uahb, morte nel 576. Il padre
Abdullah, del clan Hascimiti, della tribù dei
Coreisciti, morì alcuni mesi prima che
Muhammad vedesse la luce. Il piccolo orfano di
padre e di madre fu affidato al nonno paterno
Abdul Muttalib ben Hascim, che morì nel 578. Muhammad venne affidato così allo
zio Abu Talib. Nel 610 inizia la rivelazione del Corano (foto a sinistra), libro sacro
per i musulmani, -non scritto da Muhammad poiché era illetterato, ma Vera parola di
Dio- che proseguirà fino al 632. Nel 622 i musulmani di Mecca iniziano ad emigrare
verso Medina, la città del Profeta. Dal 16 luglio 622 inizia l’era islamica (Egira). L’8
giugno 632, Iddio pone fine alla vita terrena del suo inviato. 99 sono i nomi di Allah e
5 i pilastri dell’Islam. Il 90% sono musulmani sunniti, il resto sciiti. Il Corano ha 114
capitoli, che raccontano di Gesù, salito in cielo senza conoscere la morte, figlio della
vergine Maria, e di profeti come Mosè, Abramo e Noè.
Dal n. 2 di Mondi lontani
INDUISMO: E’ la religione più seguita in India, non
fa riferimento ad un particolare fondatore, ha un
centinaio di dei, dee, eroi, saggi, demoni…e tre libri
sacri: Rig Veda (foto a sinistra), Upanishad e Bhagavad
Gita. L’induismo è disposto a riconoscere la divinità
dei profeti di altre religioni. Brahma è il creatore, dio
delle origini, Vishnu il conservatore, signore
dell’esistenza che protegge e guida tutte le creature, e
Shiva creatore e distruttore al tempo stesso, dissolve
periodicamente il cosmo per preparare una nuova alba
dell’essere. Loro costituiscono la Trimurti. Vishnu si è manifestato nel mondo sotto
forme diverse: pesce, tartaruga, cinghiale, uomo-leone, nano, Parasurama, Rama,
Balarama, Krishna, Kalkin. Shiva è il signore dello yoga, venerato sottoforma di
linga –simbolo fallico che rappresenta la fertilità-. Parvati è sua moglie e i figli sono:
Ganesh, dio dalla testa di elefante, e Shankada, dai diversi aspetti.
Dal n. 4 di Mondi lontani
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BUDDISMO: Il buddismo è una religionefilosofia proveniente dall’India. Il termine
“Buddha” in lingua pali significa “uno che
raggiunge l’illuminazione”. Buddha (Siddhartha
Gautama) nato tra il 558/563/566 a.C. non ha mai
detto di essere una creatura soprannaturale o un
angelo, ne un Dio, un Profeta, o l’incarnazione di
un Dio, ma un maestro che ha trovato la via o
sentiero dell’auto sviluppo che porta all’auto
illuminazione. Gli insegnamenti che lui ha dato
non sono altro che una raccolta di verità naturali
scoperte da lui stesso. Il buddismo guida l’uomo
verso la meta più elevata di ogni essere vivente,
cioè all’emancipazione, alla consumazione, al
Nirvana “estinzione, illuminazione”. Siddhartha
abbandonò tutto a 29 anni –moglie, figlio e ricchezze da principe-, dopo aver avuto
delle visioni. A 35 anni raggiunse il Nirvana e morì a 80 anni, nel 478 o 480 a.C. Per
i buddisti non esiste Dio, credono nei Sutra (foto a sinistra) che sono dei sermoni, la
loro dottrina è il “Dharma”, la disciplina monastica “Vinaya”.
Dal n. 3 di Mondi lontani
CONFUCIANESIMO: Il maestro Kong (Kong Fuzi) o Kung-Fu-Tzu padre
spirituale della civiltà cinese nacque nel 552 o 551 a.C. A 22 anni cominciò ad
insegnare. Che cosa insegnò Confucio? La morale della lealtà e della benevolenza.
Morì nel 479, all’età di 72 anni. Esistono i 5 libri canonici e i 4 libri classici, curati
dai discepoli e alcuni anche da lui.
Dal n. 7 di Mondi lontani
TAOISMO: In cinese “Tao-chia” e indica la scuola taoista che segue gli
insegnamenti di Lao Tzu, fondatore di questo antico sistema filosofico e religioso. Il
Tao è “la via”, l’essere assoluto e indeterminato, da cui derivano tutti gli esseri finiti,
principio dell’ordine cosmico enorma per l’agire umano. Tutto nella vita è relativo,
solo il Tao è verità. “Tao the ching” è uno dei testi fondamentali del taoismo scritto
da Lao-Tzu, di cui non si sa nient’altro. Era più vecchio di Confucio, che conobbe a
Lo.
Dal n. 8 di Mondi lontani
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Non mancano certo i titoli per realizzare questa rubrica, e noi continuiamo a spulciare tra i libri, tv, riviste
specializzate e non, interessandoci anche a film di cui magari sentiamo anche solo distrattamente parlare,
anche se a volte difficile reperirli o fare in tempo a vederli nella spietata distribuzione cinematografica
italiana. Tra le nuove uscite, previste entro Natale, spiccano due titoli d’animazione dedicati alle nostre
tematiche, i “rivali” MULAN (distribuito dalla Walt Disney) e IL PRINCIPE D’EGITTO (della
Dreamworks di Steven Spelberg), che non vediamo l’ora di gustarci in sala, così come “La principessa
Monoke” dal Giappone, che, nonostante il ritardo (vedi Mondi n. 7) pare che prima o poi arriverà anche da
noi.
VI CONSIGLIAMO: Cineteatro San Lorenzo alle Colonne- corso di P.ta Ticinese 45- Milano/ tel. 026696258
SANKOFA di Hailè Gerima- Etiopia, 1993. Uno sguardo all’Africa dal suo interno o da luoghi
lontani da parte di un autore della diaspora come l’etiope Hailè Gerima; per lui esordi teatrali, poi
regista, attore, scrittore, insegnante in diverse università degli Stati Uniti, dove si è trasferito nel
1967. Questo è un film complesso sull’epopea di una donna, una top model che si ritrova spostata
nel tempo, durante la schiavitù, incatenata e destinata in una piantagione di canna da zucchero,
marcata col fuoco e violentata, poi la ribellione insieme a un’operaia e al suo amante. Un film crudo
per chi vuole avvicinarsi a queste argomentazioni di una terra ancora difficile.
IL PRINCIPE D’EGITTO (Prince of Egypt) di Brenda
Chapman, Steve Hicker e Simon Wells- USA, 1998. Trasposizione
a cartoni animati della storia del giovane faraone Ramses II e della
sua ascesa al potere tra intrighi di corte, orgoglio, coraggio,
avventure entusiasmanti e la sempre affascinante storia dell’antico
Egitto. Una superproduzione che non mancherà di stupire – e non
solo i più piccoli- anche per la grande perizia tecnica, che però,
spesso negli ultimi film d’animazione, rende i personaggi un po’
troppo artificiali.
LA TRAVERSATA (‘Ubur) di Mahmoud ben MahmoudTunisia 1982. E’ un film sullo sradicamento culturale, sociale,
geografico, di un regista tunisino da tempo residente in Belgio.
Una notte di capodanno in una dimensione atemporale sempre più
sospesa. L’interminabile viaggio in mare di due uomini respinti,
due senza terra non desiderati in Europa: la patria negata è fissata nel loro sguardo, spazio interiore
in un cinema trans-nazionale che pone in primo piano l’uomo.
FUOCHI NELLA PIANURA (Nobil) di Kon Ichikawa, con: Eiji Funakoshi, Osamu
Takizawa, Micky Curtis- Giappone, 1959. Un capolavoro del cinema giapponese che dipinge le
atrocità di cui può macchiarsi l’uomo nella nefanda cornice bellica. La lentezza dei tempi narrativi e
la profonda, intensa malinconia che pervade il film, conferiscono alle opere di Ichikawa lo spessore
di poemi visivi nello
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stile delle antiche stampe giapponesi. La trama racconta della disperata fuga per la sopravvivenza di
un soldato la cui patria è nella disfatta. Dopo mille peripezie troverà aiuto presso alcuni contadini.
MULAN di Barry Cook e Tony Bancroft- USA, 1998. Quando il
feroce condottiero degli unni, Shan Yu, annuncia di voler invadere
con la sua armata la Cina, l’imperatore risponde alla minaccia con
un proclama con cui chiede ad ogni famiglia di mandare un uomo a
combattere nell’Armata Imperiale. In un remoto villaggio, Mulan,
figlia unica della famiglia Fa, ragazza dello spirito libero e
insofferente alle tradizioni, ha deciso di sposarsi per onorare i
propri genitori. All’annuncio del proclama imperiale, suo padre,
unico maschio della famiglia, non esita a far fronte ai suoi doveri.
Mulan sa che per l’anziano l’arruolamento significherà la morte,
quindi si finge lei stessa uomo e parte al posto suo. Questo atteso lungometraggio d’animazione
della Disney si ispira ad una delle più popolari leggende cinesi.
ANATOMIA DI UN RAPIMENTO (Tengoku to jigokv) di Akira Kurosawa, con: Toshiro
Mifune, Tatsuya Nakadai- Giappone, 1963. Un giallo di marca americana firmato dal maestro e
padre del cinema nipponico: il rapimento del figlio di un industriale spinge quest’ultimo, dopo vari
colpi di scena e la liberazione, a confrontarsi in un colloquio con il capo dei malviventi non a scopo
di vendetta, ma per far misurare all’uomo l’enormità di ciò che ha fatto.
BUUD YAM di Gaston Kaborè- Burkina Faso, 1997. Visto all’ultimo Festival del Cinema
Africano, è il racconto di un viaggio iniziatico che il protagonista compie alla ricerca delle erbe del
bene per guarire la sorella da una grave malattia. Nel cammino ripercorre il suo travagliato passato
e, attraverso le difficoltà che dovrà affrontare, raggiungerà la consapevolezza di se.
AJURICABA di Oswaldo Caldeira, con: Othon Bastos- Brasile, 1977. E’ la storia delle sventure
dell’indigeno Ajuricaba, vero simbolo dell’oppressione in Brasile in ogni tempo. Catturato dal
colonizzatore portoghese è destinato a morire di fatica nelle piantagioni di caucciù di Manaos, ma
niente riuscirà a sopprimere il suo desiderio di libertà. Un buon film dimenticato negli ultimi due
decenni.
CAVALIERI SELVAGGI (The horsemen) di John Frankenheimer, con: Omar Sherìf, Jack
Palance, Leigh Taylor-Young- USA, 1971. Ogni anno i migliori cavalieri dell’Afghanistan si
cimentano in un selvaggio torneo nella capitale. Il figlio di un famoso campione è il favorito di
turno, ma per sfortuna e dabbenaggine perde la gara, i soldi e anche una gamba. Tuttavia saprà
riabilitarsi brillantemente.
DALLA CINA CON FURORE (Fist of fury) di Lo Wei, con:
Bruce Lee, Nora Miao, Maria Yi- Hong Kong, 1973. A Shangai ci sono
due centri di addestramento per arti marziali e il capo di uno di questi
decide di eliminare la concorrenza uccidendo il capo dell’altro. Ma il
giovane discepolo di quest’ultimo non gliela perdona e con le sue mani fa
strage di tutti gli adepti della scuola concorrente. Il film fondamentale nel
genere che ha lanciato Bruce Lee in tutto il mondo.
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-MU: IL CONTINENTE PERDUTO-
“Il Giardino dell’Eden non era in Asia ma in un continente ora sommerso nell’Oceano Pacifico. La
storia biblica della creazione- l’epica narrazione dei sette giorni e delle sette notti- non nacque tra le
genti del Nilo e della valle dell’Eufrate, ma a Mu, la Madre terra dell’uomo. Queste mie
affermazioni trovano riscontro nelle complesse testimonianze che scopersi sia sulla dimenticate
tavole sacre in India, sia su documenti di altri paesi”. A
parlare è James Churchward, autore, nel 1920, del best
seller “Mu, il continente perduto”, ove affermava di
aver scoperto la biblioteca segreta dei Naacal, -una
comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per
insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze-.
Dove si trova questa fondamentale biblioteca,
Churchward omette di dirlo; sta di fatto che, decifrando
migliaia di criptici segni incisi su tavolette d’argilla,
egli ebbe modo di apprendere la storia segreta dei primi
abitanti nel mondo. Mu occupava un territorio
delimitato dalle attuali isole Fiji, dalle Marianne, dalle Hawaii e dall’Isola di Pasqua –dalla quale ci
occuperemo su uno dei prossimi numeri-; era abitata da 64 milioni di persone e estendeva il proprio
dominio su tutto il mondo compreso l’altro, più famoso continente perduto, Atlantide. Era popolato
da molte razze, su cui predominava quella bianca. Dodicimila anni fa –all’incirca alla stessa epoca
della distruzione di Atlantide- venne sommerso da un gigantesco maremoto, e finì inghiottito dalle
acque del Pacifico. Una storia che, come si vede, non si discosta molto da quella di Atlantide, anche
se la sua origine è molto più recente. A ipotizzare l’esistenza di un altro continente perduto fu uno
zoologo inglese del diciannovesimo secolo, Philip L. Sclater, che aveva rivelato alcune analogie
nell’evoluzione biologica e ambientale delle coste dell’Africa, dell’India, della Malesia. Esso
avrebbe dovuto trovarsi nell’Oceano Indiano; Sclater lo aveva battezzato Lemuria perché tra le
specie animali comuni a questi tre territori c’erano, appunto, le proscimmie chiamate lemuri. Non
era un’ipotesi del tutto campata in aria: ancor oggi i geologi chiamano con questo nome un
continente o un subcontinente che potrebbe aver unito l’Africa all’Asia nel periodo Giurassico, da
180 a 130 milioni di anni fa. Non c’era da stupirsi se, nel romantico clima ottocentesco, l’ipotesi
dell’esistenza di un nuovo continente scomparso incontrò subito grande successo. Nel 1888
Madame Blavatsky, fondatrice di un gruppo esoterico chiamato “Società Teosofisica”, scrisse che
Lemuria si trovasse nel Pacifico, e vi aveva dimorato la terza delle sei razze che (almeno secondo
lei) avevano popolato la terra; anche lei aveva appreso queste informazioni da una biblioteca
segreta. Lo scozzese Lewis Spence riprese il discorso affermando che la razza dominante di
Lemuria era quella bianca, secondo le teorie razziali in voga al momento; Churchward popolarizzò
ulteriormente l’intera faccenda e diede a Lemuria il nome definitivo di Mu. Per approfondire
l’argomento Mu, vi rimandiamo alla lettura di due libri: “Mu, il continente perduto” di James
Churchward e “Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi” di L. Sprague De Camp.
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L'INTERVISTA
A SAYED
DI MAMDOUH ABDEL KAWI
(Mondi): Sayed, raccontaci che cosa è successo realmente per ottenere il
permesso di soggiorno.
(Sayed): Ho dovuto portare tutti i documenti alla caserma “Annarumma”
di Milano in Via Umberto Cagni 1: il contratto di lavoro firmato dal mio
datore, il contratto dell’affitto, un documento che prova che sono arrivato
qua prima del 27 Marzo 1998, il passaporto, 2 foto, e per finire 20 mila lire
di francobolli.
(Mondi): E’ stato difficile per te tutto questo?
(Sayed): Molto, ma alla fine grazie a Dio è andato tutto bene. Il primo
giorno ho fatto la fila dalle 8 alle 17 circa, solo per avere il numero
dell’appuntamento ed era il secondo giorno della sanatoria. Eravamo
tantissimi, con i carabinieri e la polizia che controllava. Ieri invece ho
aspettato dalle 7 alle 17 con tutti i documenti da consegnare ed ho ritirato
la ricevuta che mi permetterà di ritirare il permesso i primi di Febbraio.
(Mondi): Che cosa hai provato quando hai ritirato la ricevuta?
(Sayed): Contentezza, quando mi hanno assicurato che è tutto a posto, mi
sono sentito meglio.
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Le spezie
Quante volte avete mangiato pietanze condite con il curry, il cumino, lo zafferano, senza sapere nulla di
queste polveri dal gusto particolare?
La cannella dà profumo a biscotti e torte, e si ottiene dalla corteccia essiccata di un albero
(Cynnamomum zeylanicum) diffuso nello Sri Lanka (ex isola di Ceylon), alle isole Seychelles e Giava.
Ha un’aroma delicato e si consiglia d’acquistarla in stecche intere, perché in polvere perde il suo aroma
velocemente.
Il chiodo di garofano dà sapore ai brodi e ad alcuni dolci, non solo, anche al bollito e alle marinate, va
usato senza esagerazione, moderatamente per via del gusto ricco e penetrante. Come si ottiene?
Essiccando la gemma della pianta di garofano.
Il coriandolo in realtà è il “prezzemolo” cinese e dalla pianta si utilizzano le foglie fresche e i semi
essiccati, macinati e miscelati ad altre spezie nel curry, molto aromatici.
Il curry è di colore giallo ed ha una sapore indispensabile per il riso indiano (basmati), la carne di
qualsiasi tipo, compreso il pollame, ed anche per condire il pesce, perché? Ha una sapore ricco e
piccante e deriva dalla mescolanza di oltre venti aromi, quali?
Pepe bianco
Pepe nero
Coriandolo
Paprica
Chiodi di garofano
Cannella
Finocchio
Ginepro
Girasole…
Il cumino è usato anche nei paesi arabi, nordafricani, Nord Europa, non solo in India, ed in qualsiasi
tipo di pietanza, sia in semi, sia in polvere.
Lo zafferano è usato in polvere o stigmi in tutto il mediterraneo, Italia compresa ed è originario della
Grecia e dell’Asia Minore. E’ costituito dagli stigmi (parte terminale del pistillo) di una varietà di
crocus, ha un’ aroma inconfondibile, da utilizzare in piccole dosi nelle pietanze ed un colore dorato.
Famoso è ormai il riso allo zafferano.
Lo zenzero è un rizoma dal gusto deciso e si adopera in polvere, fresco o secco.
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“Misteri e leggende di Cuba” di Samuel Feijoo, Arcana, lire 25.000. E’ utile per chi è interessato alla leggenda
del folklore cubano: l’insieme delle dichiarazioni e dei racconti contribuisce a mettere in luce i diversi aspetti dei
vari miti, mettendo in rilievo il processo dell’immaginazione popolare.
“Dizionario cinese” di Lu Yin e Carlo Trobia, L’Airone, lire 18.000. Diviso per argomenti dall’abbigliamento
alla vita notturna un piccolo dizionario per turisti in visita in Cina con traduzione fonetica… consigliato anche
per sapere cosa si ordina al ristorante cinese sotto casa.
“Africa occidentale”- Le Guide Routard, Touring Editore, lire 29.000. Finalmente tradotta in italiano la
dettagliata e aggiornata guida Routard sui paesi dell’Africa dell’ovest.
“Guatemala e Belize”- Lonely Planet, EDT Edizioni, lire 35.000. Una ricca guida tra indicazioni sui luoghi e la
storia degli antichissimi Maya e le spiagge deserte di sabbia finissima con gli sport da praticarvi.
“Nell’Africa italiana” di Ferdinando Martini, La Biblioteca del Touring, lire 22.000. Le scandalose vicende
accadute in Eritrea, colonia italiana alla fine del secolo scorso, testimoniate in un diario dell’epoca.
Sempre sul solito Ramses, la cui moda pronostichiamo (e speriamo!) finirà presto, ecco “L’Impero dei Ramses”
di Claire Laloutte, Newton & Copton, lire 19.900 in cui viene ricostruito il ciclo completo della mitica dinastia
che portò al massimo splendore l’Egitto.
Se poi volete saperne di più della vita di un tempo e di un regno davvero affascinante, ecco “La vita dell’antico
Egitto” di Domenique Valbelle, Xenia tascabili, lire 10.000, che ci fa viaggiare attraverso la quotidianità egizia,
e “Vivere al tempo dei faraoni” di Eugene Strouhal, De Agostini, lire 39.000, che ci mostra tutti gli aspetti del
pubblico e del privato sulle rive del Nilo.
Per chi invece è interessato alla Cina, c’è il CD-Rom edito e distribuito dalla Giunti Multimedia, in lingua
italiana a lire 59.000. Racconta di un viaggio di 2 turisti giovani dei giorni nostri in un paese affascinante come
la Cina. Il percorso parte a Pechino fino a Kunming, attraversando montagne, città e campagne alla scoperta di
questo paese sconosciuto con più di 350 fotografie.
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MASCHERE AFRICANE
Fino al secolo scorso, le maschere e le sculture
provenienti
dall’ Africa
suscitavano
curiosità
e
nient’ altro. E’
dal primo novecento europeo che
l’ arte africana incomincia ad essere riconosciuta.
Finchè nel 1907 il grande patrimonio artistico e culturale
del continente nero trova un punto di contatto con l’ arte
europea e americana, questo in coincidenza con l’ opera
che contrassegna la nascita dell’ arte cubista “ Les
Demoiselles d’ Avignon” di Picasso. L’ arte africana
influenzerà: Matisse, Vlamink, Epstein, Brancusi, Derain,
Picasso, Leger, Braque, Modigliani…
Questi sono solo alcuni nomi più famosi.