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CAPO D’ORLANDO
è l'antica Agatirno, fondata, come vuole la leggenda dal figlio di Eolo, già ai tempi della
guerra di Troia, e che ora i ritrovamenti, monete e monili, sul monte del Santuario, ne
confermano sempre più l'esistenza, si incunea, da secoli, bella e spavalda, verso il Tirreno,
accogliendo da sempre argonauti, cavalieri, pirati saraceni e mercanti di spezie ed argenti.
All'estrema punta del suo territorio, sotto il Monte, si erge il faro, la Lanterna, suggestivo e
romantico, quasi a proteggere il Santuario ed i ruderi del Castello di Orlando che
sottolineano le origini medievali dell'attuale Capo d'Orlando. Più di tremila anni, tra storia e
leggenda, che hanno lasciato il segno sul territorio dove macchia mediterranea, scogliere,
insoliti faraglioni, dipingono e tratteggiano i contorni di uno dei centri turistici più
importanti della Sicilia. Il mare è un comune denominatore che a Capo d'Orlando riunisce
le realtà patrizie della Villa di Bagnoli, i ritrovamenti delle Cave di Mercadante, quello che
emerge dai "recuperi" lungo la via Libertà di fornaci e depositi, fino ai culti Dionisiaci ed
alle leggende, tramandate attraverso i canti dei pescatori che ricordano le incursioni
Saracene, passando attraverso l'epopea dei Tomasi di Lampedusa. Un percorso suggestivo
da sempre presente nella realtà sempre più turistica del paese. Un mare caldo,
incontaminato, ricco di piccoli tesori, capace di regalare, tra saraghi, spigole e "pettini"
resti di antiche vestigia. Un mare che abbraccia e che si lascia amare come la gente di
questi luoghi, ospitale e cordiale, che evoca il fascino dei tempi andati, ma che esige
rispetto per la sua possanza, libera, non imbrigliata. Un rispetto che conosce solo la gente
che va per mare, e che qui trova i luoghi idonei per rinfrancarsi e per lasciarsi cullare.
Le antiche origini di Capo d'Orlando città sicula chiamata "Agathiyrnum", da quanto riportato dagli
storici Diodoro, Strabone, Plinio il Vecchio, risalgono ai tempi della guerra di Troia intorno all'anno
12218 a.C. Situata nella zona dove sorge l'odierna Contrada San Martino e la ridente spiaggia di
San Gregorio, sorse ad opera di Agatirno, figlio di Eolo, re delle Isole Eolie.
Era una città che aveva mura ottagonali e batteva moneta propria. Possedeva una fortezza con
circa 6.000 uomini, un comodo porto, uno stabilimento balneare nella zona di Bagnoli ed una
piazza decorata da una bellissima Fonte alla quale affliva l'acqua da un lunghissimo acquedotto,
internato
tra
i
monti
di
S.Domenica.
Tra le numerose lotte che nel tempo si susseguirono, la città di Agatirso fu espugnata ed il suo
popolo dovette fuggire sui monti e rifugiarsi a Naxida (l'odierna Naso) dove sperava di trovare
sicurezza, ma i barbari inflissero gravi danni. Alcuni fatti fanno supporre che la fine di Agatirso
possa essere ricollegata ad eventi naturali, un improvviso cataclisma, e non ad un evento bellico
che la portò alla distruzione, in quanto sulla riviera di levante si notano a qualche metro sotto il
livello delle acque, agglomerati simmetrici di rocce dalla forma di antichissime costruzioni, resti di
mura antiche. Il mutamento del nome dall'antica Agatirno all'odierna Capo d'Orlando, avvenne in
memoria del famoso paladino di Francia, che accompagnato dallo zio Carlo Magno di ritorno da un
alla quale affliva l'acqua da un lunghissimo acquedotto, internato tra i monti di S.Domenica.
Tra le numerose lotte che nel tempo si susseguirono, la città di Agatirso fu espugnata ed il suo
popolo dovette fuggire sui monti e rifugiarsi a Naxida (l'odierna Naso) dove sperava di trovare
sicurezza, ma i barbari inflissero gravi danni. Alcuni fatti fanno supporre che la fine di Agatirso
possa essere ricollegata ad eventi naturali, un improvviso cataclisma, e non ad un evento bellico
che la portò alla distruzione, in quanto sulla riviera di levante si notano a qualche metro sotto il
livello delle acque, agglomerati simmetrici di rocce dalla forma di antichissime costruzioni, resti di
mura antiche. Il mutamento del nome dall'antica Agatirno all'odierna Capo d'Orlando, avvenne in
memoria del famoso paladino di Francia, che accompagnato dallo zio Carlo Magno di ritorno da un
viaggio dalla Palestina, approdo verso l'800 nella vicina cala. La storia successiva di Capo d'Orlando
è segnata da due episodi di guerra: uno quando, nel 1299 Giacomo e Federico D'Aragona si
contesero, combattendo nelle sue acque, il trono di Sicilia; e l'altro nel 1398, quando l'assedio a
Bartolomeo D'Aragona da parte del conte di Modica, Bernardo Cabrera, si concluse con la
distruzione del Castello. La storia più recente di Capo d'Orlando, registra un momento
fondamentale, quando diviene comune autonomo dopo una lunga dipendenza da Naso.
Il Flysch di Capo d'Orlando
Questo è un territorio ricco di aspettative e tesori nascosti, tutto da scoprire anche sotto il profilo
geologico, e che ha dato vita alla formazione della Flysch di Capo d'Orlando, come già nel 1969
l'ha definita il geologo Ognibem, una formazione di età Oligocene-Miocene inferiore. Dunque tra le
aspettative di questa visita al territorio Orlandino, tra reperti archeologici, che affiorano giorno
dopo giorno, da annoverare anche gli aspetti geologici. La conformazione geologica del territorio
orlandino, è caratterizzata dall'esistenza di un complesso di terreni metamorfici e di una
successione sedimentaria riferibili all'evoluzione tettonica detta parte meridionale dell'Arco CalabroPeloritano. La lunga storia di questo territorio, segnata nelle ere, accredita la tesi che la vecchia
Agatirno, era stata edificata proprio qui, come testimonia anche il ritrovamento di una antica
medaglia sul colle del monte. Lungo la fascia costiera che va da Capo Faro verso Testa di Monaco
e salendo sui versanti della Santa Carrà affiorano scisti ed i metagneiss con quarziti, mentre sciti
verdastri, micacee e filladi sono visibili, invece, nella parte Nord Orientale del Territorio, e verso la
valle del Torrente Zappulla. Sulla litoranea, da Capo Faro a S.Gregorio, e quindi nella punta di
Testa di Monaco, si notano, in bella mostra degli affioramenti di scisti neri e paragneiss granatiferi,
molto spesso marcatamente zonati per numerose intercalazioni di rocce eruttive acide, massive,
ricche di silicie con ampie formazioni del Flysch di Capo d'Orlando, verso l'alto in posizione
alloctona, che ricoprono le zone sommitali dei rilievi collinari. In alcuni punti il Flysch di Capo
d'Orlando si estende fino ad immergere direttamente in mare, ed è ben osservabile al "Monte della
Madonna" e in quel tratto di costa che dall'abitato si spinge fino a Testa di Monaco.
http://www.aastcapodorlando.it/ita/capo_dorlando.cfm