Seneca e la solidarietà

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Seneca e la solidarietà
Seneca e la solidarietà
Al contrario dei Cristiani Seneca non ama il
prossimo.
Quest'ultimo infatti può indurre ai vizi,
condurre su una cattiva strada e consigliare
idee sbalgiate.
Tuttavia Seneca ama
l'umanità
Epistulae ad Lucilium(6265 d.C.)
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In esse si sviluppa il pensiero di Seneca
riguardo alla solidarietà reciproca.
Essa unisce tutti gli uomini.
Seneca si sente chiamato ad aiutare i
suoi contemporanei e i posteri.
Epistulae ad Lucilium, 8,
2-3
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“illis aliqua quae possint prodesse conscribo.litteris mando
salutares admonitiones velut medicamentorum utilium
compositiones, illas esse efficaces in meis ulceribus
expertus, quae etiam si persanata non sunt, serpere
desierunt”
“metto per iscritto alcune cose che possono essere loro utili.
Affido alle lettere ammonimenti salutari come ricette di utili
medicamenti, avendo sperimentato che esse sono efficaci
nelle mie piaghe, che anche se non sono guarite , hanno
smesso di estendersi”
“rectum iter aliis monstro”
“indico agli altri il giusto percorso”
La solidarietà non solo
come dovere
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La solidarietà non è solamente un dovere, ma sopratutto
un'azione naturale.
Tra gli essere umani c'è un legame naturale molto forte.
Essi sono creati con i medesimi elementi, con stesse
aspirazioni e traguardi, guidati da disponibilità, equità e
giustizia.
“Natura nos cognatos edidit, cum ex isdem et in eadem
gigneret”ep. 95
“ la natura ci ha generato fratelli, perché ci ha creato dalla
stessa materia e per la stessa meta”
Ep. , 95, 51-53
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Seneca usa immagini molto suggestive
per esprimere questo legame.
“membra sumus corporis magni”
L'umanità vista come un grande
organismo, di cui ogni individuo è una
parte.
Questo organismo non può
sopravvivere se viene meno una parte.
La volta di pietre
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“societas nostra lapidum fornicationi
simillima est, quae casura nisi in vicem
obstarent, hoc ipso sustinetur”
L'umanità è la volta, l'individuo la
singola pietra.
Homo sum, humani nhil a
me alienum puto
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Seneca cita Terenzio.
Questo verso è citato non per sostenere
la moralità del comportamento solidale
ma per sottolineare la sua naturalezza.
In quanto parte dell'umanità, è escluso
che un uomo possa essere indifferente a
ciò che riguarda un altro uomo.
quomodo hominibus sit
utendum ?
È davvero poco non fare del male a colui al quale si dovrebbe far del
bene.
“ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi”
“Sulla base delle sue norme(della natura) è più misero nuocere che
ricevere un'offesa.”
Principio introdotto da Platone nel Gorgia.
commettere ingiustizia può essere o più doloroso o più dannoso che
subirla. Commettere ingiustizia non supera in dolore il patirla.
Gli schiavi
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Seneca non si occupa solo degli
individui del suo stesso ceto sociale.
Egli considera anche e sopratutto gli
schiavi.
La felicità si raggiunge solo vivendo
per gli altri.
Seneca suggerisce un comportamento
più tollerante per gli schiavi e
riflessioni sui mutamenti della sorte.
Gli schiavi a Roma
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Secondo il diritto romano gli schiavi
fanno parte del patrimonio del pater
familias, che se ne serve come
strumenti.
Fin dai tempi più antichi egli esercitava
un potere assoluto, con diritto di vita o
di morte, su tutti i componenti della
famiglia, compresi quindi anche gli
schiavi.
Come si diventa schiavo
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La schiavitù poteva avvenire in vari
modi:
Prigionieri di guerra
Schiavitù per debiti
Bambini abbandonati.
Infine si poteva nascere schiavi.
Attraverso la manumissio però era
possibile passare alla condizione di
liberto.
Il mercato degli schiavi
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Nel I secolo a.C. particolarmente
fiorente era il mercato di Delo.
Ogni schiavo veniva posto sul palco
con il “titulus” e i compratori potevano
scegliere in base alle esigenze.
Il prezzo variava in base all'età,
all'aspetto e alle competenze dello
schiavo.
Schiavi di città e di
campagna
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Gli schiavi della “familia urbana”
godevano di una situazione migliore
rispetto agli schiavi della “familia
rustica”.
Quelli di città si occupavano
dell'andamento della casa e delle
necessità del padrone, mentre i secondi
si occupavano dei lavori più pesanti.
Le relazioni tra schiavi e
padroni
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Ci sono rapporti molto vari tra schiavi
e padroni.
Nel “De agri cultura” di Catone viene
rappresentata la concezione
utilitaristica verso gli schiavi.
Molte lettere dell'epistolario di
Cicerone invece mostrano il suo
rapporto amichevole e fraterno con il
suo schiavo Tirone.
Lucilio e gli schiavi
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Seneca è molto compiaciuto dal
rapporto di Lucilio con i suoi schiavi,
che denota la sua crescita morale.
“cognovi familiariter te cum servis tuis
vivere, hoc prudentiam tua, hoc
eruditionem decet”ep. 45
Il destino degli schiavi
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Viene espresso anche il tema del
destino. Amaro sia per gli schiavi sia
per i padroni.
“-Servi sunt-. Immo conservi si
cogitaveris tantundem in utrosque
licere fortunae.”
Schiavi uguali agli altri
uomini
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“prova a pensare che costui che tu
chiami schiavo, è nato dallo stesso
seme, gode dello stesso cielo, respira,
vive e muore con te”
“vis tu cogitare istum quem servum
tuum vocas ex isdem seminibus ortum
eodem frui caelo, aeque spirare, aeque
vivere, aeque mori!”
“Servi sunt” ?
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“ immo homines.”
“immo contubernales”
“immo humiles amici”
Perciò Seneca deride chi non vuole
cenare con il proprio schiavo
“ itaque rideo istos qui turbe existimant
cum servo suo cenare”
“in conviviis loquebantur,
sed in tormentis tacebant”
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“Gli schiavi parlavano durante i banchetti, ma tacevano
sotto tortura.”
Se si tratta amorevolmente gli schiavi, loro si
comporteranno bene
Se essi non possono parlare in presenza del padrone, ne
parleranno male alle spalle. “sic fit ut isti de domino
loquantur quibus coram domino loqui non licet”
“cosi accade che costoro, che non possono parlare in
presenza del padrone, ne parlino male.”
“ sic cum inferiore vivas, quemadmodum
tecum superiorem velis vivere”
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“Comportati con il tuo inferiore come
vorresti che il tuo superiore si
comportasse con te.”