Quando la poesia “fa il verso” alla pubblicità!

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Quando la poesia “fa il verso” alla pubblicità!
Quando la poesia “fa il ve rso” alla pubblicità!
E’ noto come la pubblicità, nella molteplicità dei suoi codici espressivi, si avvalga di figure
retoriche e artifici di stile, sino a creare talora un proprio linguaggio, distante in origine
dall’uso comune ma in grado di incidere nella sua specificità. Ma cosa accade se poeti, di
particolare inventiva, diventano essi stessi “mercanti di parole”, complici di un gioco
irresistibile in cui è in palio il benessere e la felicità?
E’quanto si vedrà in questa breve rassegna, a partire dal primo ‘900, quando un’Italia ancor
frivola e spensierata vive va una dinamica Belle epoque…
Nel 1919 la ditta Vermondo Valli di Milano, proprietaria della Profumeria Inglese Rimmel,
bandì un concorso per una frase adatta a pubblicizzare il suo dentifricio “Kaliklor”.
La giuria non ebbe dubbi, la frase da premiare con le 5.000 lire messe in palio dalla ditta
Valli era un delizioso endecasillabo:
A dir le mie virtù basta un sorriso.
Col passare degli anni il nome del dentifricio andò in disuso; ma il verso è tuttora vivo nel
nostro linguaggio. Un verso che, col passare del tempo, venne attribuito a Gabriele
D’Annunzio.
Quest’ultimo, peraltro, quando nel 1917 i Magazzini Bocconi di Milano vennero distrutti da
un incendio, attribuì all’edificio ricostruito il nome di “La Rinascente”, e diede il nome
“Aurum” a un liquore al profumo di arancia prodotto da una ditta abruzzese.
Sempre in Abruzzo, Gabriele D’Annunzio dedicò ad un dolce creato dal pasticciere Luigi
D’Amico, il Parrozzo, i seguenti versi in dialetto pescarese che ancora oggi pubblicizzano
questo prodotto:
Dice Dante che là da Tagliacozzo,
ove senz’arme visse il vecchio Alardo,
Curradino avrie vinto quel leccardo
se abbuto avesse usbergo di Parrozzo.
Anche Guido da Verona1 si dedicò alla pubblicità, scrivendo un poemetto in onore della
Rinascente:
La Rinascente
meta e delirio di tutta la gente
di tutta l’industria vicina e lontana
sia del contado che metropolitana.
La Rinascente
che smercia tutto e non fabbrica niente
che vende a quintali
che vende a etti
le merci tanto estere che nazionali
di Senatore Borletti.
1 Poeta
e scrittore italiano, (1881-1939) esordì come poeta nel 1901.
La Rinascente
che sa vestire inappuntabilmente
la donna, il prete, la cuoca, il gentiluomo
con sede unica in Piazza del Duomo
dove c’è pure come ognun sa
la giostra magica dei tram di città
e c’è per colmo di adornamento
un monumento con un cavallo che prende paura
vedendo il Duomo di strana struttura
col buon Vittorio seduto in arcione
preoccupatissimo della Nazione
ma certo più ancora
di non lasciarsi rapire dal vento
quel suo magnifico paludamento
che in guisa eroica sebbene posticcia
sul regale omero fa da salsiccia.
La Rinascente
che vi ammobilia la casa per niente
vi inguanta, vi calza, vi offre persino
un bollettino
in prosa lombarda e classici fioretti
di Senatore Borletti...
Al poeta futurista Luciano Folgore sono attribuiti questi quattro versi in onore della
“Idrolitina”:
Diceva un oste al vino: “Tu mi diventi vecchio
ti voglio maritare all’acqua del mio secchio!”
Rispose il vino all’oste: “Fa le pubblicazioni,
sposo l’Idrolitina del Cavalier Gazzoni”.
Nel 1954 Trilussa2 scrisse un sonetto per la ditta di liquirizie “Pasticca del Re Sole”. Questa
l’ultima quartina, in cui si decantano, con un pizzico di ironia romanesca, le virtù
terapeutiche delle pasticche a tutt’oggi più famose:
Je darò le Pasticche der Re Sole,
perché co’ quelle è certo che guarisce;
2
Poeta italiano noto per le sue composizioni in dialetto romanesco (1871-1950) esordì giovanissimo nel 1887.
ma se per caso seguita a sta’ male,
è segno ch’è ‘na tosse artificiale.
Amante della sana vita rustica, fatta anche di sapori gustosi e genuini, Pascoli dedica alla
piadina, miracolo di acqua e farina, uno dei suoi più noti poemetti. Un omaggio, peraltro,
alla sorella Maria, che in cambio di versi gentili, dispensava al poeta questa ed altre
specialità…(il castagnaccio, ad esempio)!
"LA PIADA"
IV
Il mio povero mucchio arde e già brilla:
pian piano appoggio su due mattoni il nero testo di porosa argilla.
Maria, nel fiore infondi l'acqua e poni il sale; dono di te, Dio;
ma pensa! l'uomo mi vende ciò che tu ci doni.
Tu n'empi i mari, e l'uomo lo dispensa nella bilancia tremula:
le ande tu ne condisci, e manca sulla mensa.
Ma tu, Maria, con le tue mani blande domi la pasta e poi l'allarghi e spiani;
ed ecco è liscia come un foglio, e grande come la luna;
e sulle aperte mani tu me l'arrechi,
e me l'adagi molle sul testo caldo, e quindi t'allontani.
Io, la giro, e le attizzo con le molle il fuoco sotto,
fin che stride invasa dal calor mite, e si rigonfia in bolle:
e l'odore del pane empie la casa.
Una simpatica parodia della lirica “Le ciaramelle” di Pascoli diventa un inno alle caramelle,
golose e colrate, nella poesia di Paolo Vita Finzi.
Paolo Vita-Finzi fu un letterario italiano, diplomatico e collaboratore di periodici e
quotidiani. Inoltre fu anche un saggista politico e autore di raffinati “pastiches” in versi e in
prosa. Fu anche autore di varie parodie di mezzo secolo di cultura italiana,non soltanto
letteraria, ma anche contemporanea.
LE CARAMELLE
Oggi ho impastato le caramelle,
le caramelle d’erba trastulla:
gocce di miele, raggi di stelle,
lievi che sembran fatte di nulla.
Colto ho le bacche sulla pendice
presso la Torre, sul rivo a specchio,
tratto ho la scorza dalla myricae
nei praticelli di Castelvecchio.
D’ogni sapore, d’ogni profumo,
ho messo un poco, senza far torti:
polpa di pesche, spire di fumo,
voci di bimbi, brusio degli orti.
E v’ho mischiato rose e mortella,
zirli di tordi, fiocchi di neve,
l’erica, il vischio, la pimpinella
e il blando e uguale suon della pieve.
Poi con lo zucchero sciolto nel pianto
coperto ho il nocciolo d’ogni pastiglia:
le asciuga il vento del camposanto
che fra i cipressi freme e bisbiglia.
Mentre singhiozza da presso il rivo
fra il gracidare delle ranelle,
dolce è il mio piangere senza motivo
assaporando le caramelle.
Volete ribes, menta, lampone,
gusto di fragola, gusto d’arancia?
Son dolci e acidule quelle al limone
come le lacrime lungo la guancia.
C’è la cedrina, ci son le more,
c’è l’amarena, c’è il ratafià:
e chi le succhia sente nel cuore
una dolente felicità.
Fuori dall’Italia, sono note le “Odi elementari” del cileno Pablo Neruda, dall’elogio della
cipolla a quello del limone e del carciofo, dall’ode al profumo del legno all’inno godereccio
alla patata…fritta naturalmente!
In un trionfo di metafore si nobilita anche l’umile cipolla:
Ode alla cipolla
Cipolla
luminosa ampolla,
petalo su petalo
s’è formata la tua bellezza
squame di cristallo t’hanno accresciuta
e nel segreto della terra buia
s’è arrotondato il tuo ventre di rugiada.
Sotto la terra
è avvenuto il miracolo
e quando è apparso
il tuo lento germoglio verde,
e sono nate
le tue foglie come spade nell’ orto,
la terra ha accumulato i suoi beni
mostrando la tua nuda trasparenza,
e come con Afrodite il mare remoto
copiò la magnolia
per formare i seni,
la terra così ti ha fatto,
cipolla,
chiara come un pianeta,
e destinata a splendere
costellazione fissa,
rotonda rosa d’ acqua,
sulla
mensa
della povera gente.
Generosa
sciogli
il tuo globo di freschezza
nella consumazione
bruciante nella pentola,
e la balza di cristallo
al calore acceso dell’ olio
si trasforma in arricciata piuma d’oro.
Ricorderò anche come feconda
la tua influenza l’ amore dell’ insalata
e sembra che il cielo contribuisca
dandoti forma fine di grandine
a celebrare la tua luminosità tritata
sugli emisferi di un pomodoro
Ma alla portata
delle mani del popolo,
innaffiata con olio,
spolverata
con un po’ di sale,
ammazzi la fame
del bracciante nel duro cammino.
Stella dei poveri,
fata madrina
avvolta
in delicata
carta,esci dal suolo,
eterna,intatta,pura,
come semenza d’astro,
e quando ti taglia
il coltello in cucina
sgorga l’ unica lacrima
senza pena.
Ci hai fatto piangere senza affliggerci.
Tutto quel che esiste ho celebrato, cipolla,
ma per me tu sei
più bella di un uccello
dalle piume accecanti,
ai miei occhi sei
globo celeste, coppa di platino,
danza immobile
di anemone innevato
e vive la fragranza della terra
nella tua natura cristallina.
E il carciofo si trasforma in un rude guerriero, di scorza dura ma di cuore tenero:
Ode al carciofo
Il carciofo
dal tenero cuore
si vestì da guerriero,
ispida edificò
una piccola cupola,
si mantenne
all’asciutto
sotto
le sue squame,
vicino a lui
i vegetali impazziti
si arricciarono,
divennero
viticci, infiorescenze,
commoventi rizomi,
sotterranea
dormì la carota
dai baffi rossi,
la vigna
inaridì i suoi rami
dai quali sale il vino,
la verza
si mise
a provar gonne,
l’origano
a profumare il mondo,
e il dolce
carciofo
lì nell’orto,
vestito da guerriero,
brunito
come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri
di vimini, marciò
verso il mercato
a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari
mai fu così marziale
come al mercato,
gli uomini
in mezzo ai legumi
coi bianchi spolverini
erano i generali
dei carciofi,
file compatte,
voci di comando
e la detonazione
di una cassetta che cade,
ma
allora
arriva
Maria
Col suo paniere,
sceglie
un carciofo,
non lo teme,
lo esamina, l’osserva
contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde
nella sua borsa
con un paio di scarpe,
con un cavolo e una
bottiglia
di aceto
finchè, entrando
in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce
in pace
la carriera
del vegetale armato
che si chiama carciofo,
poi
squama per squama
spogliamo
la delizia
e mangiamo
la pacifica pasta
del suo cuore verde.
E per finire un trionfo di dorate patatine. Il loro santo protettore?
SAN CARLO!
SNACK
Seduto o sdraiato,
in piedi o a passeggio,
insieme o da solo,
a casa o in un viaggio,
in ogni momento,
a tutte le ore,
ti stuzzica allegro il croccante sapore.
Ci sono gli snack per tutti i tuoi gusti
e sai che San Carlo ti dà quelli giusti
FLASH
Una saetta squisita,
che ti cambia la vita!
Dorata, croccante, davvero incredibile
la saetta di mais e formaggio friabile
ha un gusto travolgente, una forma conturbante
e scatena una tempesta dal sapore elettrizzante.
In ogni occasione Flash porta allegria
ai tuoi momenti privati o quando sei in compagnia.
PICADORA
Un triangolo bianco,
leggero e fragrante
di mais selezionato,
dal gusto stuzzicante,
sgranocchiato da solo o con una salsina
è una nuova delizia,
golosa e genuina.
Una delizia a tre punte
così e con le salse aggiunte.
CHIPS DORE’
Ondulata, croccante, così prelibata
la patata più ghiotta è una cialda dorata
Chips Dorè ti prende con la sua fragranza
e di mangiarne non ne avrai mai
abbastanza .
Gustiamoci infine le patatine di Neruda, bontà irresistibili di terra e di mare :
Scoppietta
nell'olio
friggendo
l'allegria
del mondo:
le patate
fritte
entrano
nella padella
come nivee
piume
del cigno del mattino
ed escono
semidorate dalla crepitante
ambra delle ulive.
L'aglio
aggiunge ad esse
la sua terrena fragranza,
il pepe,
polline
che attraverso' le scogliere,
e vestite
a nuovo
con abito d'avorio,
riempiono il piatto
ripetendo l'abbondanza
e la saporita semplicità
della terra.
Siciliano Annachiara
Sorrentino Federica
Supervisione: Lucia Mattera