Come dare e ricevere feedback
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Come dare e ricevere feedback
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Per ricevere informazioni sulla Programmazione Neuro-Linguistica e sul Coaching in Italia: NLP ITALY Coaching School Numero Verde: 800.234.616 www.pnl.info CORSO GRATUITO DI PNL PNL AL LAVORO Questo libro ti mostrerà come mettere letteralmente la PNL al lavoro nei suoi principali campi di applicazione: comunicazione, relazioni efficaci tra le persone, raggiungimento degli obiettivi individuali e di gruppo, negoziazione, gestione dei conflitti e coaching. CORSO O GRATUIT DI PNL Vedi retro a di copertin PNL AL LAVORO UN MANUALE COMPLETO DI TECNICHE PER LA TUA CRESCITA PROFESSIONALE E PERSONALE La versione arricchita e aggiornata del libro grazie al quale il mondo aziendale ha scoperto l’efficacia della PNL. € 19,90 www.alessiorobertieditore.com ALESSIO ROBERTI Alessio Roberti, Presidente Associazione Professionale Nazionale Programmatori Neuro-Linguistici ALESSIO ROBERTI © 1995, 2002, 2009 by Sue Knight Books and Talks Ltd. This Third Edition of “NLP AT WORK: the Essence of Excellence” by Sue Knight first published by Nicholas Brealey Publishing, London and Boston, in 2009. This translation is published by arrangement with Nicholas Brealey Publishing group. Titolo dell’opera in lingua originale NLP AT WORK: the Essence of Excellence Titolo della versione italiana dell’opera PNL al lavoro – Nuova edizione Sottotitolo Un manuale completo di tecniche per la tua crescita professionale e personale Pubblicata da: Alessio Roberti Editore Srl Via Lombardia, 298 – Urgnano (BG) Italy Copyright © 2012 Alessio Roberti Editore Srl Prima edizione: luglio 2014 7654321 Ristampa 2019 2018 2017 2016 2015 2014 ISBN 978-88-6552-070-3 Traduzione dall’inglese Giovanni Fort Editing Mattia Bernardini Impaginazione e progetto grafico della copertina Zeronove di Andrea Mattei Stampa Lineagrafica, Città di Castello (PG) Proprietà letteraria riservata. È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo. C A P I T O L O 20 DARE E RICEVERE FEEDBACK Perdoniamo fintanto che amiamo. François de la Rochefoucauld Oggi sto lavorando in una remota cittadina della Francia. Tutti i miei contatti di lavoro si trovano ad almeno ottocento chilometri di distanza, eppure posso interagire con ciascuno di loro in pochi secondi. I sistemi che adottiamo sono progettati sempre più allo scopo di darci un feedback istantaneo; anche mentre scrivo queste righe, ogni errore di battitura viene immediatamente sottolineato in rosso e gli errori di grammatica vengono evidenziati. Ieri pomeriggio sono entrata nella chat-room del mio sito, dove ho potuto condividere i miei pensieri e ricevere un feedback immediato da alcuni dei partecipanti ai miei corsi. Sulla mia bicicletta ho installato un dispositivo degno di una torre di controllo che mi tiene costantemente aggiornata sul ritmo a cui pedalo, sulla velocità corrente e quella media 544 PNL AL LAVORO e su molti altri parametri. Di giorno in giorno, i sistemi di feedback a cui abbiamo accesso diventano sempre più numerosi e sofisticati. Sono oramai lontani i tempi in cui, in azienda, passavano mesi tra una valutazione ufficiale del proprio operato e un’altra. Sebbene questo arcaico sistema di gestione delle risorse umane sia ancora largamente in uso, è altrettanto vero che in ogni ambito della nostra vita siamo sottoposti a un continuo flusso di feedback istantanei. Imparando a considerare questi messaggi e a prosperare grazie a essi, potremo eccellere nel clima di spontaneità che, oggi come oggi, caratterizza il mondo del business. Così facendo, saremo anche nella posizione migliore per rispondere con flessibilità a qualsiasi situazione si presenti. Eppure, nella mia esperienza, sia a livello di singoli individui, sia a livello aziendale, sono in pochi a possedere questa abilità. La maggior parte di noi, invece, ha sviluppato tutta una serie di meccanismi che fanno esattamente il contrario e la cui funzione è tenere a bada i feedback. Se doveste chiedermi di indicarvi un’abilità che più di tutte potrebbe darvi un immediato e consistente vantaggio competitivo sulla maggior parte delle persone (nella vita, non solo nel lavoro), vi risponderei che è proprio l’abilità di ricevere feedback. Ricevere feedback è un prerequisito essenziale alla capacità di darlo (nonché al diritto di farlo). Il direttore del gruppo creativo di un’agenzia di marketing desiderava sviluppare all’interno della sua squadra l’apertura necessaria a dare feedback gli uni agli altri, così da diventare sempre più DARE E RICEVERE FEEDBACK disposti ad accogliere il feedback dei clienti esterni e interni all’azienda. Organizzò quindi una riunione, premurandosi di avvertire tutti in anticipo del fatto che avrebbe voluto ricevere da loro un feedback. Cominciò l’incontro dando loro il tempo di prepararsi a esprimere ciascuno la propria opinione in merito a tre aspetti. Chiese loro di pensare a qualcosa che avrebbero voluto che lui facesse di più o più spesso, a qualcosa che avrebbero voluto facesse meno di frequente o in modo diverso e a qualcosa di cui erano soddisfatti, sempre relativamente al suo comportamento. Poi invitò ciascuno di loro a condividere apertamente queste riflessioni e si fece modello di tutti i princìpi che consentono a una persona di accettare i feedback con mente aperta e predisposizione all’apprendimento. Aveva dato una dimostrazione di come mettere in pratica le convinzioni che stanno alla base di un feedback efficace. Si era dimostrato aperto, curioso e pronto ad accogliere quanto avevano da dire. In nessun modo si era messo sulla difensiva o aveva reagito attaccando. Nel corso della riunione, i membri della squadra si fecero sempre più aperti e fiduciosi, tanto che alla fine commentarono la grande utilità di quell’opportunità di scambio. Ciascuno di loro, inoltre, aggiunse che avrebbe voluto sottoporsi a un processo di valutazione e apprezzamento simile. Questa squadra diventò in seguito un modello di eccellenza per il resto dell’azienda. 545 546 PNL AL LAVORO Imparare a ricevere e dare feedback è uno dei fondamenti del lavoro che svolgo con singoli individui e team. Che io stia facendo una sessione di coaching individuale, un incontro conoscitivo con un nuovo cliente o un intervento formativo rivolto ai dirigenti di un’azienda, sono convinta che in ogni caso sia il feedback che ricevono da me a fare la differenza più significativa per la loro capacità di ottenere risultati migliori. Se fossero già in grado di dare e ricevere feedback in modo continuativo ed efficace, il mio intervento sarebbe superfluo. In effetti, questo è il mio obiettivo ultimo: fare in modo che le persone diventino indipendenti, capaci di dar vita a questo processo all’interno dell’azienda senza bisogno di rivolgersi all’esterno. Il mio obiettivo è incoraggiare e formare le persone, specialmente se sono a capo di un’azienda o di un gruppo, affinché sappiano, in primo luogo, ricevere feedback in modo aperto e costruttivo e, successivamente, dare feedback in modo da consolidare la squadra e le relazioni tra i singoli membri, incoraggiando un miglioramento generale dei risultati e delle prestazioni, a livello individuale e collettivo. Ci sono molti libri e modelli operativi che propongono un apprendimento e uno sviluppo continui, che trattano di aziende che apprendono, di sistemi di valutazione innovativi, di apprendimento bidirezionale e molto altro ancora. Se vogliamo davvero raggiungere anche uno soltanto di questi risultati, dobbiamo innanzitutto essere in grado di dare e ricevere feedback. Una volta che lo sapremo fare, potremo contribuire alla nostra azienda in un modo che ci consentirà di apprendere da ogni persona e in ogni circostanza. DARE E RICEVERE FEEDBACK 547 FEEDBACK E MODELLAMENTO Quando qualcuno eccelle, vuol dire che esistono apertura mentale e desiderio di imparare costantemente dal feedback. L’abilità di dare e ricevere feedback è fondamentale per il modellamento. Quando modelliamo un’altra persona, studiamo la struttura di ciò che fa e di come lo fa. Per poterlo fare senza “inquinare” la struttura stessa, dobbiamo essere in grado di accettare quello che fa la persona esattamente nel modo in cui lo fa in quel momento. Durante uno dei miei corsi di PNL, invitai una persona che reputo un modello di eccellenza nella leadership, affinché i partecipanti al corso potessero modellarla. Si tratta di una persona che ha saputo mettere in atto un programma di profondi e radicali cambiamenti all’interno della propria azienda: un’industria manifatturiera che si era trovata a dover chiudere la metà dei propri stabilimenti. Questo ha significato dover ridurre il personale di duemila unità. Ciò che rende questa persona così speciale è l’aver saputo gestire la situazione in modo da conquistarsi il sostegno e il rispetto anche di coloro che furono licenziati: era riuscita a dare un taglio drastico e a farlo dimostrando compassione e sostegno per tutte le parti coinvolte. Ciononostante, si rendeva conto che vi erano aspetti del processo che avrebbe gestito in modo diverso (anche se naturalmente si augurava che non dovesse accadere mai più). Durante l’esercizio di modellamento, uno dei corsisti iniziò a dare le proprie opinioni con frasi come: “E se avesse fatto…” o “Ha mai considerato che avrebbe potuto o potrebbe ancora…?”. 548 PNL AL LAVORO Questo significa vanificare completamente il processo di modellamento, il cui scopo principale è estrarre la struttura dell’esperienza della persona in esame. Non si intende assolutamente cambiare quella struttura o favorire il cambiamento nella persona. Vogliamo semplicemente mettere in luce i passaggi che la compongono. Ma per fare ciò dobbiamo essere in grado di accettare (ricevere) senza riserve ciò che l’altra persona fa. E per essere in grado di capire se ciò che abbiamo notato è conforme alla percezione che il modello ha del suo stesso operato, dobbiamo essere in grado di dare feedback in totale assenza di giudizio da parte nostra. Potrebbe sembrare semplice, ma riuscirvi richiede delle abilità straordinarie. Dobbiamo essere completamente oggettivi nel nostro modo di procedere, capaci di accettare ciò che fanno gli altri senza interferire con i nostri pensieri su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Dobbiamo essere un “recipiente vuoto”, pronto ad apprendere ciò che è nuovo. Dobbiamo saper riconoscere e, cosa ancor più importante, saper accettare le differenze. Quello che troppo spesso succede è che nel giro di poche frazioni di secondo abbiamo già formulato un giudizio sull’esperienza che abbiamo appena fatto. Sentiamo una persona parlare rapidamente e presupponiamo subito che sia intelligente. Vediamo una persona aggrottare le sopracciglia e diamo subito per scontato che sia confusa. Vediamo qualcuno che sorride e decidiamo che si tratta di una persona buona. Questo tipo di analisi deduttiva ci aiuta a orientarci nella vita, ma può anche condurci alla deriva e a conclusioni errate. DARE E RICEVERE FEEDBACK Carl Sagan raccontò una volta la storia dei primi astronomi che scrutavano il cielo con i loro rudimentali telescopi e osservavano il pianeta Venere. Erano molto perplessi perché Venere sembrava non avere una superficie osservabile. A differenza della Luna o di Marte, sembrava un disco piatto privo di altre caratteristiche, sospeso nel cielo notturno. “Cosa potrà mai spiegare questo fatto?”, si chiedevano. “Potrebbe essere coperto di nubi.” “Sì, questo spiegherebbe il fenomeno, visto che le nubi oscurano tutto ciò che si trova al di sotto.” E così proseguivano: “Quali condizioni superficiali sono necessarie per la formazione di nubi?”. “Calore, cosa che su Venere è presente, da ciò che sappiamo, in quanto è vicino al sole. E acqua.” Fin qui la cosa sembrava avere senso, e così continuarono. “Che tipo di superficie si ha quando ci sono calore, luce e acqua?”. “Foreste tropicali, ad esempio.” Il ragionamento filava, e così conclusero che la superficie di Venere era coperta di foreste pluviali tropicali. Peccato che in seguito si venne a sapere che la superficie di Venere ha una temperatura di 482 gradi centigradi e che le nubi sono fatte di acido solforico! Citato da John David Hoang, su www.nlps.com 549 550 PNL AL LAVORO CONVINZIONI A SOSTEGNO DEL FEEDBACK Le nostre convinzioni influenzano la nostra capacità di gestire il feedback. Una convinzione essenziale per poter dare e ricevere feedback in modo costruttivo è che “non c’è fallimento, soltanto feedback” o, per dirla in altre parole, c’è sempre da imparare. Se saprete crederci veramente, la capacità di imparare dai feedback diventerà per voi naturale come respirare, una parte fondamentale della vostra persona: imprescindibile per la nostra esistenza di persone che apprendono nel mondo. Ci sono altre convinzioni utili a sostenere questa abilità. La prima è che le percezioni di una persona costituiscono la sua verità. I nostri sensi sono l’unico modo che abbiamo di conoscere il mondo, e le percezioni di ciascuno sono uniche. Ci sono volte in cui le percezioni delle diverse persone si avvicinano e volte in cui sono profondamente differenti. Questo non significa che ci debbano essere una ragione e un torto: le percezioni di ciascuno costituiscono la sua verità. Accettare la percezione di qualcun altro significa accogliere quell’aspetto di noi stessi così come viene percepito dall’altra persona, contribuendo, nel contempo, a rafforzare l’autostima di quest’ultima. Non accettarne il feedback significa respingere quella parte del nostro interlocutore e, con essa, la persona nella sua interezza e integrità. Mi sono trovata in una situazione in cui un dirigente riceveva un feedback da uno dei suoi collaboratori. Ogni volta che questi finiva una frase, il dirigente diceva: “È vero”, se il commento DARE E RICEVERE FEEDBACK 551 corrispondeva alla percezione che lui aveva di sé, oppure nulla in caso contrario. Questo modo di rispondere indicava una scarsa disponibilità ad accogliere l’idea che le percezioni di una persona possano costituire la sua verità, ed evidenziava che il dirigente in quell’occasione non era disposto a trarre un insegnamento dalle percezioni altrui. Un po’ alla volta, i suoi collaboratori smisero di dargli feedback. Si era allontanato da ciò che avrebbe dovuto sapere e fare per svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi. Una seconda convinzione è che ciò che riconosciamo negli altri fa anche parte di noi. Corollario di ciò è il fatto che, rispetto alle altre persone, le caratteristiche che ci toccano emotivamente sono indicative di ciò che di noi stessi non ci piace o che non riusciamo ad accettare. Quando è al volante, mio marito non sopporta di avere davanti qualcuno che procede lentamente con l’aria di chi non sa cosa fare e dove andare. Proprio questa settimana è successo che si trovasse dietro a diversi automobilisti che, procedendo con estrema lentezza, lo obbligavano a rallentare. Esasperato, ha esclamato che lui non l’avrebbe mai fatto. Più tardi, lo stesso giorno, stava prelevando dei soldi al bancomat e, avvicinandomi a lui, mi sono accorta che dietro di lui c’era una signora che aspettava il suo turno per prelevare. Nel frattempo, mio marito, completamente ignaro della presenza della signora, stava 552 PNL AL LAVORO controllando con tutta calma quanto avesse speso nelle ultime settimane, il suo credito residuo e via dicendo. Quando gli ho fatto notare che c’era qualcun altro dietro di lui, è inorridito all’idea di aver rallentato la signora proprio come lui era stato rallentato quella mattina. Una cosa è sicura: io non desidero possedere tutti i tratti che noto nelle altre persone. Proprio come ha fatto mio marito nell’esempio precedente, preferisco dissociarmi dalle caratteristiche che non mi piacciono negli altri. Ciononostante, sono consapevole che molto spesso proprio quelle caratteristiche rappresentano i miei punti deboli ed è proprio lì che si possono trarre gli insegnamenti più efficaci. Se sappiamo riconoscere un tratto in un’altra persona è perché quella struttura fa parte anche del nostro modo di pensare. Questo non significa affatto che ci comporteremmo nella stessa identica maniera (mio marito stava rallentando la fila al bancomat, anziché il traffico), ma quando una struttura fa parte del nostro modo di pensare, siamo in grado di manifestarla, in un modo o in un altro. Quanti di noi, pur professandosi contrari alla violenza che dilaga nel mondo, sono capaci di concepire nei pensieri l’idea di ricorrere alla violenza contro qualcuno? A volte la distanza che separa pensiero e azione è davvero breve. Questo è un fondamento della PNL: è la nostra struttura interna a influenzare le nostre percezioni e le nostre sensazioni rispetto a ciò che accade attorno a noi. È assai raro che i partecipanti ai miei corsi riescano a infastidirmi. Una delle cose che credo di aver DARE E RICEVERE FEEDBACK imparato dalla PNL è che le differenze costituiscono una preziosa fonte di apprendimento. Tuttavia, un’eccezione che conferma la regola c’è stata. Mi riferisco a una partecipante che cominciai a notare a causa delle continue interruzioni e distrazioni che causava: faceva cadere gli appunti, starnutiva o tossiva rumorosamente o trovava il modo di fare rumore e di disturbare il regolare svolgimento del corso. La cosa interessante è che questa persona sembrava fare tutto questo sempre allo stesso momento: circa cinque minuti dopo l’inizio di ciascuna lezione. Mi resi conto che avevo cominciato ad aspettarmi le sue interruzioni e che, di conseguenza, iniziavo la lezione tesa e lo diventavo sempre più, via via che passavano i minuti. Poi, una volta, sempre cinque minuti dopo l’inizio della lezione, si alzò, attraversò tutta la stanza davanti alla prima fila, passandomi letteralmente davanti, e andò a prendersi una tazza di caffè. Fece anche rumore con le tazze, ma sembrava essere completamente ignara dell’effetto che aveva sul resto del gruppo e su di me. Ripercorse tutta l’aula e tornò al proprio posto. Io non dissi nulla, ma mi sentivo infastidita e frustrata da quel che era successo. Al termine della giornata, confidai i miei pensieri a uno dei colleghi, che in risposta mi chiese cosa, nel suo comportamento, mi avesse infastidita così tanto (lui praticamente non ci aveva fatto caso). Risposi che era il modo in cui si concentrava solamente su quello che faceva e l’insensibilità che 553 554 PNL AL LAVORO dimostrava rispetto all’effetto che sortiva su coloro che le erano vicini: questo mi infastidiva. Allora lui mi chiese: “E in che modo questo si verifica anche per quanto riguarda te, Sue?”. L’idea di poter essere in qualche modo simile a quella corsista mi lasciò inizialmente esterrefatta. Poi mi resi conto di avere effettivamente delle caratteristiche simili: una tendenza a perseguire i miei obiettivi senza tener conto delle persone a me vicine. Rimasi davvero sorpresa nel rendermi conto di come la cosa che avevo notato in lei fosse qualcosa che non mi piaceva di me stessa. Trovai la cosa talmente buffa che iniziai a chiedermi quale aspetto di me quella persona avrebbe rispecchiato all’inizio della prossima lezione. Non fece più nulla che potesse distrarmi! Ritornando alla capacità di dare feedback, la cosa importante è che, se quella corsista avesse ancora causato disturbo e io avessi scelto di farglielo notare, avrei potuto farlo tenendo conto del processo di identificazione che avevo notato. Se fossi intervenuta prima di notare quanto, in realtà, fossimo simili, lo avrei fatto “salendo in cattedra”, cosa che lei non avrebbe accettato. Identificandoci con la persona a cui vogliamo dare feedback, creiamo una connessione che aumenta le probabilità di riuscire a trasmettere il messaggio in un modo che lo renda facilmente accettabile. Negli altri riconosciamo quegli attributi la cui struttura è presente dentro di noi. I tratti (positivi o negativi) che ci colpiscono emotivamente sono tratti che dentro di noi in qualche misura mancano di equilibrio. Ad esempio, DARE E RICEVERE FEEDBACK 555 potremmo sentirci frustrati nel notare un comportamento aggressivo in un’altra persona, perché questo ci ricorda che dentro di noi c’è una carenza: non tanto di aggressività, quanto della capacità di essere assertivi e di sapersi far valere. Ed è la frustrazione nei confronti della nostra stessa incapacità di sviluppare questo aspetto che proiettiamo sulla persona; essa non è che lo specchio dei nostri squilibri. Analogamente, potrebbe accadere che il disequilibrio sia dovuto a un eccesso, esattamente come nell’esempio riportato sopra. Proprio come la corsista, anch’io ero eccessivamente concentrata sull’obiettivo, tanto da perdere sensibilità in alcuni contesti della mia vita, ad esempio quando mi ponevo degli obiettivi di lavoro. Avere la convinzione che “ciascuno riconosce negli altri ciò di cui è capace a sua volta” significa avere accesso a uno dei migliori strumenti per lo sviluppo personale. Significa che tutte le volte che osserviamo negli altri qualcosa che ammiriamo o che ci dà fastidio in qualche modo, abbiamo la chiave per rilasciare lo stesso potenziale in noi. Accettare questo come un feedback ci mette in condizione di riconoscere aspetti di noi stessi a cui altrimenti non avremmo dato attenzione. Fare propria questa convinzione significa liberarsi della frustrazione e della rabbia nei confronti degli altri e rendersi conto che c’è soltanto un luogo in cui possiamo cercare una risposta alla nostra insoddisfazione: dentro di noi. Una volta che questa percezione cambia, è stupefacente come all’improvviso sembrino cambiare anche le cose attorno a noi, incluse quelle persone che prima sembravano stuzzicare i nostri punti dolenti. L’energia che indirizziamo negativamente verso gli altri è sprecata e ci priva 556 PNL AL LAVORO della nostra vitalità. L’energia che indirizziamo all’interno, al fine di accettare i nostri limiti e i nostri punti di forza, è rinvigorente non soltanto per noi stessi, ma per tutte le persone con cui entriamo in contatto. RICEVERE FEEDBACK Riconoscere ciò che c’è di simile tra noi e gli altri crea una connessione che va oltre le parole. Questo ci predispone al feedback con un’apertura che altrimenti non sarebbe possibile. Da questa convinzione nascono le abilità di dare e ricevere feedback descritte in seguito. Il feedback non è una verità assoluta, ma è pur sempre la verità di chi lo sta comunicando. Gene Early Ritengo utile cominciare dalla capacità di ricevere feedback, perché ho notato che questa è un requisito indispensabile per poi riuscire a darlo. La vostra capacità di ricevere feedback è essenziale per la vostra capacità di apprendere e migliorare in ogni momento, oltre che per la vostra capacità di instaurare delle relazioni sane e sostenibili, nel lavoro come nella vita privata. Cosa potete fare per modellare nel modo migliore chi sa ricevere feedback? 1. Entrate in uno stato che rappresenti per voi una risorsa per ricevere feedback. Ancorate uno stato che nel passato vi è servito a ricevere positivamente un feedback. Po- DARE E RICEVERE FEEDBACK 557 trebbe trattarsi, ad esempio, di uno stato di apertura, di disponibilità all’apprendimento, di sicurezza, di umiltà o di curiosità. 2. Ricordatevi delle convinzioni discusse al paragrafo precedente. 3. Rispondete in un modo che presupponga l’accettazione da parte vostra, dicendo cose come “In che modo faccio questa cosa?”, o “Quale effetto ha su di te?”. (Usate i verbi al presente.) 4. Siate sempre pronti ad accogliere un feedback e chiedetelo ogni volta che è appropriato, così da riceverne sempre in abbondanza. Ogni dipendente della Cisco Systems ha un modulo di feedback a cui tutti possono accedere dalla rete interna. Chiunque può aggiungervi un commento ogni volta che lo ritenga necessario, così ciascuna persona può ricevere continuamente feedback in tempo reale da ogni parte dell’azienda. 5. Se il feedback vi punge sul vivo ed è difficile da “incassare” perché particolarmente “personale”, dissociatevi per un istante e fate un passo indietro, come se foste un osservatore. Da questa posizione, verificate di quali altre risorse avete bisogno per poter accettare serenamente questo feedback, poi date queste risorse a voi stessi prima di rientrare nei vostri panni, pronti a fare vostro l’apprendimento. Se ancora non avete eseguito 558 PNL AL LAVORO questo passaggio, potrebbe esservi utile esercitarvi in separata sede, lontani dalle situazioni in cui vi servirà in tempo reale: fatelo con un feedback che avete ricevuto in passato, ma che avete trovato difficile da accettare, o con feedback futuri che pensate di poter ricevere e che prevedete difficili da mandar giù. Più vi eserciterete, più facile sarà accogliere qualunque feedback in tempo reale, anche in quelle situazioni in cui sentite il bisogno di attingere ad altre vostre risorse prima di poterlo fare. 6. Assumetevi la piena responsabilità di stabilire e mantenere rapport con la persona che vi offre un feedback, anche (e soprattutto) nelle situazioni in cui quella persona non si assume la propria responsabilità di entrare in rapport con voi. 7. Cercate di capire il feedback fino in fondo, ricorrendo a molte domande. (Le domande del Clean Language sono perfette in questo contesto.) Chiedete, ad esempio, “In che modo lo faccio?”, “Cosa faccio che ti dà quell’impressione?”, “Fammi qualche esempio di come lo faccio”, o “C’è qualcos’altro a riguardo?”. Queste sono tutte domande che dimostrano la vostra disponibilità ad accogliere il feedback e a trarne qualche insegnamento. (Sono domande grazie alle quali potete evitare di razionalizzare, di mettervi sulla difensiva, di attaccare o di dare spiegazioni di qualsiasi genere.) 8. Se dal feedback capite di aver in qualche modo turbato, infastidito o causato delle emozioni negative alla persona che si rivolge a voi, scusatevene, anche nel caso non ne foste stati consapevoli al momento. In questo modo, DARE E RICEVERE FEEDBACK 559 vi assumete la responsabilità per l’effetto che le vostre azioni hanno sugli altri. 9. Scoprite se ci sono azioni in alternativa. Chiedete: “Cosa posso fare per farti sapere che sto… [e menzionate qualsiasi cosa la persona senta che non state facendo ancora]?”. 10. Immaginate di aver accolto il feedback e di comportarvi già in un modo che lo dia a vedere. Fatelo in un modo che sia adatto non soltanto a chi vi dà feedback, ma anche alle altre persone importanti in quel contesto. Accogliere positivamente il feedback in questo modo ha l’effetto di incoraggiare la persona a fornirvene ancora in futuro. Questo significa che state dando un significativo contributo alla creazione di un clima di apprendimento, sia in ambito lavorativo, sia nelle relazioni personali. L’uomo fa parte di una catena di individui tra loro interconnessi all’interno di un universo più grande. Il feedback è una manifestazione comportamentale delle convinzioni e dei valori relativi all’importanza di questo legame. Esercitandomi e sviluppando la capacità di dare e ricevere feedback, alimento e faccio crescere le connessioni tra di noi e mi rendo libero, così da diventare chi sono veramente. “Io” diventa “noi”. Creando una connessione con l’altro, mi libero della mia prigione interiore. Brian Keenan 560 PNL AL LAVORO DARE FEEDBACK Il vantaggio del modellamento è che il risultato di questo processo è una consapevolezza che possiamo utilizzare sia per il nostro sviluppo, sia come effettivo feedback per la persona che abbiamo modellato. Tuttavia, avere qualcosa da dire e dirlo nel modo migliore sono due cose ben distinte. Il processo di dare e ricevere feedback necessita di tutta una serie di altri fattori, che devono entrare in gioco durante la trasmissione del messaggio e prima di essa. Dando un feedback possiamo anche verificare se la cosa che crediamo di aver individuato fa parte dell’esperienza del nostro interlocutore. Ecco alcuni passaggi che vi aiuteranno a comunicare il vostro feedback in modo che migliori l’apprendimento sia per voi sia per l’altra persona. 1. Verificate di essere in rapport con la persona a cui state per dare feedback. Se ancora non l’aveste fatto, assicuratevi di fare tutto il necessario per stabilire rapport, prima di procedere con qualsiasi altra fase. 2. Chiedetevi: “In che modo questo feedback è vero per me così come lo è per la persona cui intendo rivolgerlo?”. In questo modo creerete un senso di connessione che guiderà i vostri pensieri e il modo in cui li comunicherete. 3. Immaginate quanto l’accettare e l’accogliere il feedback porterà giovamento sia a voi sia al vostro interlocutore. Ponetevi questo come obiettivo, tenendo a mente i princìpi esposti in precedenza sugli obiettivi ben formati. DARE E RICEVERE FEEDBACK 561 4. Formulate il feedback in modo da spiegare innanzitutto come avete notato la cosa o a quale ambito si riferisce: questo vi aiuterà a preparare la persona a essere più ricettiva per le fasi successive. 5. Se l’altra persona non lo accetta immediatamente, trovate un modo diverso di formulare il feedback: fate in modo che il vostro interlocutore possa capire cosa gli state offrendo. La sua capacità di ricevere il vostro feedback è la misura della vostra capacità di darlo. 6. Guardate la persona negli occhi e, mentre lo fate, immaginate che accolga e utilizzi il feedback in modo costruttivo. 7. Partite dal presupposto che la risposta che ottenete dagli altri proviene dalla parte di loro con cui avete scelto di interagire. Se una persona non capisce ciò che le state dicendo, avete scelto di interagire con la parte di lei che “non capisce”. 8. Siate in ogni momento l’esempio della risposta che desiderate ricevere dagli altri. 9. Chiedete alla persona che riceve il feedback come intenda utilizzarlo. A volte è opportuno anticipare questa fase. Ad esempio, potreste chiedere “Se ti dessi un feedback, cosa ne faresti?”. (Utile, se sapete che la persona ha la tendenza a non tener conto dei feedback che riceve o a cercare di evitarli.) 562 PNL AL LAVORO In ultima analisi, la vostra capacità di dare feedback si misura in base a quanto voi e la persona cui vi rivolgete riuscirete a trarre insegnamento dallo scambio e a intensificare il vostro rapporto e la vostra reciproca connessione. Quello che facciamo oggi è darci reciprocamente un feedback da cui trarre insegnamento. Quello che facevamo prima era insultarci e offenderci! Partecipante a un corso aziendale SCORCIATOIA PER SVILUPPARE LA CAPACITÀ DI DARE FEEDBACK 1. Scegliete una persona a cui vorreste dare un feedback. 2. Pensate al feedback che vorreste darle e al risultato win-win, positivo per entrambi, che volete ottenere dall’interazione. 3. Immaginate il contesto in cui vorreste dare il feedback in modo che sia il più favorevole possibile all’accettazione dello stesso. 4. Pensate a come questo feedback riguarda tanto voi quanto la persona che lo riceverà. 5. Pensate a quali risorse vi serviranno per poter dare il feedback in modo costruttivo. DARE E RICEVERE FEEDBACK 563 6. Immaginate come potrete assicurarvi di aver stabilito un rapport solido e duraturo ancor prima di dare il feedback. 7. Immaginate di dare il feedback e immaginate l’altra persona che lo accoglie nel modo migliore. 8. Fate un passo indietro, così da poter osservare sia voi stessi, sia il vostro interlocutore. C’è qualche altra risorsa che potrebbe servirvi per far pervenire il messaggio in modo ancora più efficace? Immaginatevi in possesso anche di quelle risorse e osservate come l’interazione si svolge nel modo auspicato. 9. Immaginate di trarre un insegnamento che rafforzerà la vostra relazione in futuro: questo dovrà valere sia per voi, sia per il vostro interlocutore. 10. Cosa avete imparato da tutto questo processo? RIEPILOGO Le occasioni di dare e ricevere feedback abbondano, qualsiasi sia il mezzo con cui scegliamo di comunicare. Possiamo imparare e crescere di continuo, ammesso di avere le convinzioni e le capacità necessarie a dare e ricevere feedback. Il feedback è il modo in cui possiamo scoprire se ciò che stiamo facendo funziona: cosa potrebbe esserci di più importante? 564 PNL AL LAVORO SPUNTI DI RIFLESSIONE 1. Individuate delle persone per voi importanti: • Nella vostra vita privata • Nel lavoro • Nella comunità in cui vivete Decidete quando e come potete chiedere a ciascuna di queste persone un feedback relativo all’efficacia del vostro sostegno nel modo in cui desiderano che voi lo facciate. 2. Individuate una persona con cui avete delle difficoltà. Pensate a un modo in cui chiederle un feedback su cosa potreste fare per fare la differenza in modo positivo nel vostro rapporto. 3. Individuate una persona, sul lavoro o nella vostra vita privata, che vorreste fosse diversa in qualche aspetto. Riflettete su questo aspetto e chiedetevi in che modo anche voi manchiate di essere come vorreste la persona fosse. Chiedetevi, inoltre, in che modo potete diventare un esempio di come vorreste che la persona in questione fosse. 4. Qual è il vostro cliente più importante? Quand’è stata l’ultima volta che gli avete chiesto un feedback? In che modo potreste farlo? In che modo potreste costruire un canale di feedback con i vostri clienti più importanti, se non ne avete ancora uno? DARE E RICEVERE FEEDBACK 565 5. In che modo potreste attuare un sistema simile a quello adottato alla Cisco Systems, in cui il feedback è continuo e immediato? RIFERIMENTI Keenan, B., An Evil Cradling, Vintage, London, 1993. Senge, P., The Fifth Discipline: The Art and Practice of the Learning Organization, Random House, London, 1993. EDIZIONE ITALIANA: Senge, P., La quinta disciplina. L’arte e la pratica dell’apprendimento organizzativo, Sperling & Kupfer, Milano, 1997. Quando avevo quindici anni decisi di mollare la Exeter, una delle scuole private più prestigiose del Paese, nel bel mezzo del penultimo anno. Ora che ripenso a quel punto di svolta nella mia vita, rimango sorpreso per la grazia che mi ha dato il coraggio di farlo. Non soltanto stavo abbandonando una scuola prestigiosa contro il parere dei miei genitori, ma stavo rinunciando a percorrere la strada lastricata d’oro che era stata preparata per me. A malapena cosciente della portata di ciò che stavo facendo, avevo compiuto il mio primo, enorme passo al di fuori della mia cultura. Quella cultura d’élite era ciò di cui ci si aspettava una persona aspirasse a far parte, e io la stavo buttando via. E dove sarei andato? Mi stavo gettando con determinazione verso l’ignoto. Ero talmente terrorizzato che ritenni di dover sentire il parere di qualcuno degli insegnanti della Exeter, prima di rendere de- 566 PNL AL LAVORO finitiva una decisione così spaventosa. Ma con chi avrei parlato? Il primo possibile candidato che mi venne in mente fu il mio tutor. Ci eravamo a malapena rivolti la parola per due anni e mezzo, ma aveva la fama di essere una persona gentile e premurosa. Un secondo ovvio candidato era il vecchio e burbero preside della scuola, notoriamente adorato da decine di migliaia di ex allievi. Tuttavia, pensavo che tre fosse un bel numero tondo, e la terza scelta fu più difficile. Alla fine cadde sul signor Lynch, il mio insegnante di matematica, più giovane degli altri due. Scelsi lui non perché avessimo una qualunque relazione, né perché avesse l’aria di essere particolarmente cordiale (di fatto, lo trovavo un personaggio piuttosto freddo, il tipico matematico), ma perché aveva fama d’essere il genio del corpo docente. Aveva lavorato allo sviluppo di qualche modello matematico per il Manhattan Project e pensai che avrei fatto meglio a sottoporre il mio dilemma a un “genio”. Andai comunque prima dal mio tutor. Mi lasciò parlare per un paio di minuti e poi, gentilmente, mi interruppe. “È vero che qui alla Exeter stai ottenendo risultati mediocri, Scotty, ma non va così male, non rischi la bocciatura. Sarebbe meglio per te diplomarti in una scuola rinomata come la Exeter con voti mediocri, che diplomarti con ottimi voti in una scuola mediocre. E poi il tuo curriculum ne soffrirebbe, se tu decidessi di cambiare scuola così, a metà del corso di studi. Inoltre, sono certo che i tuoi genitori ne sarebbero piuttosto tur- DARE E RICEVERE FEEDBACK bati, quindi perché non rimani e non cerchi di fare del tuo meglio?”. Poi andai dal vecchio burbero. Mi lasciò parlare per trenta secondi. “Exeter è la scuola migliore del mondo”, m’interruppe brusco. “È proprio una sciocchezza, quella che hai in mente. Vedi invece di darti da fare, giovanotto!”. Sentendomi sempre peggio, andai a parlare con il signor Lynch. Lasciò che mi sfogassi: non ci vollero più di cinque minuti. Poi disse che non aveva ancora capito bene e mi chiese di parlargli ancora della Exeter, della mia famiglia, di Dio (già, mi diede addirittura il permesso di parlare di Dio): qualsiasi cosa che mi venisse in mente. E così parlai per altri dieci minuti: non male, per un quindicenne depresso e taciturno. Quando ebbi finito, mi chiese se mi dispiaceva rispondere ad alcune sue domande. Grato di tutta questa considerazione da parte di un adulto, risposi: “No, certo che no”, e mi fece un sacco di domande nella mezz’ora successiva. Finalmente, dopo tre quarti d’ora buoni, quello che sarebbe dovuto essere il freddo e insensibile matematico si appoggiò allo schienale della sedia con un’espressione sofferta in volto e disse: “Mi dispiace. Non ti posso aiutare. Non ho nessun consiglio per te”. Poi proseguì: “Sai, per una persona è impossibile mettersi completamente nei panni di un’altra. Ma per quel che riesco a mettermi nei tuoi panni – e sono felice di non esserci per davvero – non so che cosa farei se fossi in te. Quindi, vedi, non so proprio come consigliarti. Mi dispiace di non poterti essere d’aiuto”. 567 568 PNL AL LAVORO Ed è possibile che quell’uomo mi abbia salvato la vita e che io sia qui oggi, a scrivere queste pagine, grazie al signor Lynch. Perché, quando entrai nel suo ufficio quella mattina di quarant’anni fa, ero sull’orlo del suicidio e quando ne uscii mi sentivo come se mi avessero tolto un peso da una tonnellata dalla schiena. Perché se un “genio” non sapeva cosa fare, allora era normale che neanche io sapessi cosa fare. E se stavo prendendo in considerazione una possibilità che agli occhi del mondo sembrava totalmente assurda e un genio non era in grado di assicurarmi che era chiaramente e ovviamente un’idiozia, allora, forse, forse era qualcosa che Dio mi chiamava a fare. Perciò fu quell’uomo senza risposte o soluzioni belle e pronte, che non sapeva cosa fare e che fu disposto a mettersi a nudo, fu lui a darmi l’aiuto di cui avevo bisogno. Fu quell’uomo che mi ascoltò, che mi dedicò il suo tempo, che cercò di mettersi nei miei panni, che si impegnò al massimo, sacrificandosi per me, che mi amò. E fu quell’uomo a guarirmi. Fu uno straordinario gesto di civiltà e cortesia. Peck, M.S., The Road Less Traveled: A New Psychology of Love, Traditional Values and Spiritual Growth, Simon & Schuster, 1997. (Brano riprodotto con il permesso dell’autore.) EDIZIONE ITALIANA: Peck, M.S., Voglia di bene, Frassinelli, Milano, 2004.