TERAMANI n. 113

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TERAMANI n. 113
n. 113
Dicembre 2015
mensile di informazione in distribuzione gratuita
di Veronica Biancardi
(Parma 1969-1983)
SOMMARIO
n. 113
3
La nostra Storia: Come dal barbiere!
4
Gli Auguri della Fondazione Crocevia ai
lettori di “Teramani”
6
Team History
8
Il Presepe Vivente di Cerqueto
9
Tutti con Brucchi. Nessuno con Brucchi
10
L’Oggetto del desiderio
10
La 3ª della Scuola Elementare “Noè Lucidi”
12
Enrica Salvatore
14
La nostra storia: Ortona 1943
16
Il Libro del mese: Il Bastone dei Miracoli
18
Musica
l’Editoriale
di
Domenico
Attanasii
Come dal barbiere
Come dire: ”Intanto proseguite per il Salento,
quando ripasserete...”(ma va, va!!!)
U
una gelida chiave infilata in bocca durante le
convulsioni psicogene. Una chiave custodita
da chi si occupa della somministrazione parca e dosata con parsimonia dei servizi resi
na società indesiderabile in un clima
all’intelletto. Chissà come avrebbe reagito il
contemporaneo di declino contribuisce
pedone Leonard Mead leggendo il foglietto
alla visione distopica di un futuro pros-
appiccicato sbilenco all’inferriata del Teatro
simo. Il luogo dove tutto è come dovrebbe
Romano (inizio I sec. a.C. - fine I sec. d. C.) di
essere si smercia facilmente come utopia.
Teramo?!
Già nel 1951, Ray Bradbury paventava che le
“APERTURA SU RICHIESTA, PER SINGOLI O
città sarebbero diventate luoghi in cui fare
GRUPPI, CONCORDATA PREVENTIVAMENTE
una semplice passeggiata lungo la strada
(ALMENO 5 GIORNI PRIMA) CON IL SERVI-
sarebbe stata accolta con sospetto; dove
ZIO ACCOGLIENZA DEI CIVICI MUSEI: TEL.
camminare sarebbe stato considerato un
0861.324602”.
reato. Il solitario Leonard Mead, protagonista
Un numero di telefono si trova sfogliando i
della novella di Bradbury pubblicata nel 1951
libroni della Telecom. Tali e quali a quelli con-
20
Lu Vangele de Matteo
21
#Exportiamo Abruzzo
21
I 100 anni di Filomena
su “The Reporter”, tratteggia la condizione
sultati da Georges Simenon per dare i nomi ai
22
Dura Lex sed Lex
di un pedone immerso nella città ipotetica
propri personaggi.
22
Note Linguistiche
racchiusa in una bolla visionaria. Un uomo
“La gente ha il terrore della grande organiz-
che amava sentire sotto le suole quei riqua-
zazione all’interno della quale sa di essere
solo una piccola parte” (Georges Simenon, un
cresciuta fra gli interstizi e aprirsi un varco,
colloquio con Carvel Collins nel 1955).
23
Errato conferimento
dri di cemento raggrinzito, calpestare l’erba
24
Cinema
con le mani in tasca, in mezzo ai
26
La Valle dell’Orfento… la Valle di Cristo
silenzi. Quando Bradbury scriveva
29
Calcio
questa storia le città stavano già
30
Pallamano
30
Il debunking
allontanandosi da quelle in cui si
poteva raggiungere a piedi tutti i
luoghi e le strade non si costruivano solo per le automobili. Come
è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web
dal barbiere, soltanto per appun-
www.teramani.info
scriveteci a [email protected]
nel 2015 a chi si lascia andare per
tamento. Questo accade a Teramo
un momento ai contorcimenti di
natura culturale da quietare con
Direttore Responsabile: Biagio Trimarelli
Redattore Capo: Maurizio Di Biagio
Hanno collaborato: Domenico Attanasii, Maurizio
Carbone, Maria Gabriella del Papa, Maurizio Di Biagio,
Maria Gabriella Di Flaviano, Carmine Goderecci, Maria
Cristina Marroni, Piero Natale, Antonio Parnanzone,
Leonardo Persia, Sergio Scacchia.
Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione
di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione
né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo
parziale, sia degli articoli che delle foto.
Impaginazione: Imago Comunicazione
Periodico Edito da “Teramani”, di Marisa Di Marco
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Teramani è distribuito in proprio
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Fondazione Crocevia
Milano
n.113
NATALE 2015 – CAPODANNO 2016
Carissimi amici,
con questo suggestivo “Presepe”, un acquerello del 1974 del noto artista spagnolo
JOSÉ ORTEGA (Arroba de los Montes, Mancha
1912 – Parigi 1990), grande amico di Picasso,
e con i pochi versi in copertina della giovane
poetessa VERONICA BIANCARDI (Parma 1969
- 1983), stroncata da una lunga malattia alla
tenera età di 13 anni, desideriamo augurare a
Voi tutti, come pure ai numerosi simpatizzanti della nostra Fondazione Crocevia, un gioioso Natale di Pace, di dolci e positivi pensieri,
di generosa solidarietà e di teneri affetti.
Che Gesù bambino benedica i Vostri cuori, i
Vostri progetti, le Vostre famiglie, il nostro
Paese, le nostre città e ci aiuti a ritrovare la
serenità e tanta fiducia nell’avvenire. Specialmente quello di tanti nostri cari giovani.
Vi saluto con gioia e con viva cordialità.
Alfredo Paglione
Dott.ssa Laura Rabottini
Augura Buone Feste!
Vi invitiamo a conoscere la nostra enoteca,
caratterizzata da offerte uniche come:
• Champagne Krug
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6
di
n.113
Aziende sprecone
Team History
“Almeno il servizio, con tutte quelle tasse
che paghiamo!”
A
Maurizio
Di Biagio
www.mauriziodibiagio.blogspot.com
verso la nostra partecipata che prendono in prestito le colorite
espressioni del mondo attorno al duomo. La fuori, come gli
Inglesi, c’è il tempo meteorologico di cui discutere ad ogni
piè sospinto, poi subito dopo, ad una sola distanza, la Team,
per molti concittadini obesa, crassa, inefficiente, carrozzonamente costosa, per altri usata come bacino elettorale e
destino (per dirla alla spagnola) di amici e amici degli amici. Ed anche
se possiede diversi lati positivi, il comune sentire la cataloga un’entità
a due stelle, come una pensione dimenticata da dio a Centocelle,
impolverata ed inaffidabile.
Ancora su Facebook qualche tempo fa partì una protesta molto particolare. Fu inondato il profilo del sindaco di Teramo sui tanti abbandoni
l supermercato una signora parla con la cassiera. È sera, fuori
di rifiuti sparsi per il territorio comunale, ma su buche e questuanti.
fa freddo, tira aria dai Balcani: “Almeno il servizio, con tutte
Furono postate le foto dei siti teramani i più contaminati da qualsiasi
quelle tasse che paghiamo!”. Il mantra è sempre quello: “Alme-
tipo di monnezza. Ci si lamentava della poca presenza sul campo della
no il servizio”. Alle Poste, come al bar, dappertutto la lamentela
Team. Il gruppo “La città che nessuno racconta” quotidianamente
rotola come al palio delle botti, fracassona, incessante. Insiste in piazza
riporta le problematiche locali: lì Marialuisa, esasperata delle mancate
e perfino in quella virtuale d’oggidì: i social network. Per “servizio”
risposte da parte dell’amministrazione comunale, lanciò un’idea:
s’intende naturalmente quello erogato dalla Team di Via Delfico, così
“Facciamo un gioco? – scrisse -; visto che il sindaco non si scomoda a
al centro delle attenzioni mediatiche, politiche e sindacali, chi per un
leggere qui, postiamo la monnezza anche sul suo profilo? Vediamo se
motivo chi per un altro. Gli Americani non gettano mai via i loro rifiuti,
apre gli occhi”. Pochi attimi dopo fu uno tsunami di post di indignados.
li trasformano in show televisivi, asseriva Woody Allen. Per contro noi
“Pasticcio team” è il must che appare sovente negli occhielli e cate-
Italiani li trasformiamo in rassegnati monologhi dinanzi a cassiere che
nacci di quotidiani e siti internet tra Tordino e Vezzola, come quello ad
non vedono l’ora di tornare a casa e niente più. “Mica come i Francesi
esempio che si è verificato allorquando sono stati sbagliati gli orari nel
che s’incazzano davvero quando è ora!” prosegue la signora abbarbi-
calendario della raccolta rifiuti in città: da ristampare tremila copie già
cata in un cappotto grigio screziato. “Loro del resto hanno fatto una
distribuite. E se Via Delfico compie qualche guazzabuglio ci si mette
rivoluzione, noi invece...”. Anche quando scioperano i Transalpini non
anche il Teramano che di suo è notoriamente arruffone: i nostri concit-
scherzano: i giochi li fanno durare settimane e se non ottengono quello
tadini ancora non conoscono bene il nuovo calendario per il ritiro dei
che desiderano non mollano.
rifiuti tanto che spesso sbaglia-
“Mi sono scocciata di pagare
no ancora a conferire, portando
quelli lì ai piani alti” riprende.
in strada la spazzatura anche
Attorno il capannello di clienti
nel giorno in cui la Team tinge
acconsente, ribatte e rilancia
di bianco festivo il proprio
fino all’inevitabile e sterile pre-
scadenzario, il suo almanacco
sa di coscienza. “Sì sì, diciamo
del giorno prima.
ma non facciamo mai niente” è
Molte sono state le voci che in-
la considerazione finale, ancora
tonavano la litania di una città
più amara perché sottolineata
in cui la raccolta differenziata
da una remissività storicizzata,
spinta come la nostra sarebbe
in una gelida serata dicembrina
stata un lusso che solo i mone-
che pare più nera della pece.
gaschi potevano permettersi di
L’argomentazione era partita
questi tempi. Ed è una mezza
dalla buste trasparenti che
verità, tanto che all’orizzonte
dovranno sostituire, per la raccolta della carta, quelle superfragilissime
si sta profilando un criterio molto più pragmatico e consono ai mala
che abbiamo usato sinora e che ci ha fatto inondare le scalinate di
tempora currunt, come ad esempio quello di rispolverare almeno in
quotidiane e magazine per via dello strappo facile.
certe occasioni i vecchi cassonetti. Non possiamo festeggiare le nozze
Su Facebook nella hit dei post più condivisi si posiziona quello raffigu-
coi fichi secchi, oppure incensare il nostro capo come il più virtuoso
rante i mastelli marroni dinanzi a condomini di periferia. I segnali sono
d’Abruzzo, quando tutto quest’ambaradan ha un costo troppo elevato,
poco distensivi nei confronti dell’amministrazione e della sua parteci-
al di fuori della nostra portata di città colpita duramente dalla crisi e
pata così costosa e, a quanto pare, poco redditizia in termini monetari,
dalla scomparsa di un modello di sviluppo ora da resettare e riformat-
come spesso capita in Italia quando l’investimento e il business sono
tare completamente. Questa è anche l’accezione comune di molti Te-
per la maggioranza in mano pubblica. “Dal 30 aprile c’è questo schifo
ramani, costretti peraltro a tenersi in casa l’olezzo dei rifiuti per giorni
al parco – scrive C. sul social network -; io esasperata raccolgo qualco-
e giorni, vista la frequenza limitata delle raccolte (ora si ritira l’organico
sa ma credo che sia vergognosa una situazione del genere in un paese
due volte alla settimana invece di tre), e a pagare cara l’odiata Tari. Per
civile: Team dove sei? Sindaco Brucchi?”. E a scorrere le altre denunce
molti il sistema del porta a porta non funziona affatto e non si sa quan-
riferite ai mezzi che assicurano la raccolta,
assieme c’è la raccolta dell’organico e
agli strumenti tecnici, agli uomini impiegati,
dell’indifferenziato: gli operatori fanno
ai turni lavorativi, al vestiario, tanto che
quel che possono. E così nelle frazioni ci
non fa più notizia. Sicuro è che in diversi
pensano le varie signore Annine, Marie,
comuni italiani si sta ripensando al porta
Giuseppine, ad arrivare laddove la municipa-
a porta appunto per il costo insostenibile:
lizzata non può: a Miano lo spazzamento
più di 10 milioni di euro a Teramo. Il timore
non lo fanno da lustri. A Teramo si riscontra
dell’opposizione a Piazza Orsini è che ci si
qualche criticità di mancata raccolta rifiuti
possa trovare di fronte ad un’altra voragine
soprattutto nelle frazioni ma anche in alcuni
finanziaria, dopo quella della Ruzzo Reti e
di altre realtà teramane. Ma il porta a porta
lacera la stessa maggioranza: l’assessore
do ancora si dovrà attendere un liberatorio
all’ambiente Rudy Di Stefano dichiarò ad
mea culpa da parte della nostra ammini-
inizio estate di “non volerci più mettere la
strazione: errare è umano, perseverare è
faccia” su questo tipo di sistema di raccolta
diabolico oppure è Team, che certe volte
sino a quando il servizio non migliorerà.
sono la stessa cosa. E se i Teramani si sono
Anche lui ascolta le clienti ai supermarket.
improvvisati tutti smaltitori incalliti, plastica
Non mancano nemmeno note di colore
nella plastica - organico nell’organico, han-
quando si parla di Via Delfico. Le corse du-
no capito che alla lunga la buona volontà
rante il giorno sono più lunghe di un tempo
non paga: hanno afferrato il concetto, da
e i camioncini Team a volte dimenticano
buon mulo abruzzese quali sono, all’ennesi-
sulla loro strada qualche mastello, qualche
ma bolletta con i nomi inquietanti di Tarsu,
rifiuto. Come nel caso del sabato quando
Tia, Tares, Tari, uno scioglilingua finlandese
che non sortisce nessuna magia.
quartieri, in Via Marconi per esempio, tra
Se nella conca benedetta della nostra città,
le due Colleatterrato. Spesso anche in
l’interamnia, si scorgono furgoncini correre
centro. Un residente di Via del cigno, a due
all’impazzata tra strade strette e vetuste e
passi dal teatro romano, denuncia che i
luci lampeggianti, quelli sono della nostra
rifiuti lì non vengono ritirati: ha pure posto
cara Team: ma quanti ne sono!? Su e giù
dei cartelli sui mastelli e recatosi perso-
per le frazioni e per le periferie, incessan-
nalmente negli uffici Team, ma niente: alla
temente ogni giorno, con la neve e con
fine ammette di aver indossato i panni del
la pioggia. A volte sembra che quella dei
turista dei rifiuti, conferendo in bidoni di
rifiuti a Teramo sia davvero la prima e unica
altre zone. E minaccia che la prossima volta
economia!
porterà la spazzatura direttamente sotto le
Ormai pare essere un tormentone quello
arcate del Comune.
riferito dai sindacati, cioè di problematiche
E non è la prima volta.
7
n.113
8
Festività
dalla
Redazione
[email protected]
n.113
Il Presepe vivente
di Cerqueto
I
26 Dicembre 2015
l Presepe Vivente, organizzato dalla locale Pro-Loco, giunto
alla 49a edizione, si svolgerà il prossimo 26 dicembre dalle
ore 18.30. La sua durata è pari a 1 ora ed un quarto e sarà
interpretato da circa 150 personaggi.
La rappresentazione è più prossima ad una
vera e propria performance teatrale in un
enorme scenario naturale, che al più comune
“percorso narrativo” all’interno delle vie del
paese.
Attraverso uno schema teatrale a “quadri”,
illustra alcuni tra i momenti più significativi
della storia umana, secondo la descrizione che
ne fanno le Sacre Scritture.
Ad interpretare la Madonna sarà Marta Di
Cesare, mentre Gesù bambino sarà l’ultimo
nato del paese e cioè Aaron Paolini e, infine,
S. Giuseppe sarà interpretato da Francesco
Pisciaroli. La voce narrante è di Carlo Orsini.
Annunziata Scipione, artista naif di Azzinano
(Tossicia), ha raffigurato la natività attraverso
un dipinto (tecnica mista 40x30), fotografato
e trasposto su manifesto per pubblicizzare la
manifestazione.
Prima della sacra rappresentazione, dalle 17.30 alle 18.30, all’in-
terno dello scenario nel quale si svolgerà il presepe vivente, si
avrà l’opportunità di poter assistere ad un concerto del pianista e compositore romano Francesco Gazzara che presenterà
un repertorio dedicato alla musica del leggendario gruppo dei
Genesis nel loro periodo progressive. Le composizioni proposte
sono contenute nel suo doppio cd dedicato ai Genesis e chiamato
“play me my song”. Il legame tra i due eventi è
da ricercarsi nel fatto che nella colonna sonora
del presepe viene fatto largo uso di brani dei
Genesis, adattati al contesto.
L’Organizzazione garantirà la viabilità anche
in caso di neve e allestirà punti di ristoro con
prodotti della tradizione locale e bevande calde.
Il quotidiano La Repubblica, a firma della nota
giornalista Francesca Alliata Bronner che,
parlando del territorio e dei paesi del nostro
Parco e dopo aver assistito all’insaputa degli
organizzatori alla rappresentazione dell’anno
passato, affermava tra l’altro “…Non perdete
il 26 Dicembre a Cerqueto, paesino alle falde
del Corno grande, la strabiliante e commovente rappresentazione della natività con 200
figuranti…”.
Il Presidente
Giuseppe Mastrodascio
t
di
Maurizio
Di Biagio
L’Apolitica Teramana
Tutti con Brucchi.
Nessuno con Brucchi.
Ma spesso una buona opposizione fa una buona maggioranza
S
www.mauriziodibiagio.blogspot.com
n.113
situazione assomiglia sempre più al si salvi
chi può in quanto tutti stanno già pensando al
dopo Brucchi, poiché è sotto gli occhi di tutti
che questa amministrazione ha i mesi contati,
considerato che l’unica cosa che è riuscita
a fare fino ad oggi è stata quella di aprire
alcuni cantieri con soldi europei. Tassazione al
massimo, zero investimenti per il turismo, zero
investimenti per il commercio, zero idee per la
valorizzazione della città, azzerato il personale
dedicato alla programmazione europea,
pochi controlli, tanti incompetenti a
gestire il settore cultura e milioni di euro
di debiti spalmati nei prossimi 30 anni”.
arà revisione totale della giunta Bruc-
svaniti nel nulla delle correnti che si formano
“Registriamo – spiega D’Alberto - come
chi, un suo semplice tagliando, oppure
nel breve volgere di un giorno e che si disfanno
i disorientanti riposizionamenti di
un azzeramento? Lo stesso sindaco
nel breve volgere di una settimana.
queste settimane e di questi giorni
si mostra ondivago dichiarando prima
Tutti per uno, uno per la Asl, l’altro per la Provin-
costituiscono, da un lato, la inevitabile
l’una poi l’altra versione: di sicuro che nel calde-
cia, l’altro ancora per la Ruzzo o per l’Asses-
reazione di parte della maggioranza alle
rone del rimpasto o della formattazione di tutto
sorato. Finite materialmente le poltrone su cui
false promesse di rimpasti e rimpastini
l’apparato bellico di Piazza Orsini passa tutta la
poggiare i propri fortunati fondoschiena, tutti
con cui il sindaco Brucchi ha malde-
politica teramana degli ultimi vent’anni. I ragazzi
abbandonano il numero primo (La solitudine dei
stramente cercato di tirare avanti e di tenere
del ’99, i vari Chiodi, Gatti, Di Dalmazio, Brucchi,
numeri primi!), tutti fanno saltare il capodanno,
insieme i cocci di un sistema ormai frantumato,
Mazzarelli, da bravi scolaretti davanti
e, dall’altro, la confusa preparazione
al maestro Sperandio sono andati per
al dopo Brucchi, ulteriore incontesta-
la loro strada più o meno accidentata,
bile sintomo che questa esperienza
conquistando regioni, enti, posizioni
politica è ormai finita. E non si tratta
di rendita, potere, tanto potere locale,
di un problema transitorio ma di una
e consenso popolare. All’alba del
crisi strutturale della quale bisogne-
2016, con due papi in Vaticano, con
rebbe solo prendere atto staccando
il Brasile che perde 7-1 nel mondiale
la spina perché l’alternativa sarebbe
casalingo, con l’Islam più radicale
solo quella di prolungare l’agonia di
che terrorizza il mondo, con Putin
un fallimento che il nostro territorio e
che minaccia l’arma nucleare, con la
i nostri cittadini non possono permet-
Cina che paga il debito pubblico agli
tersi e non meritano più di sostenere
Usa, con il petrolio ai minimi storici
e di pagare”.
e con la più lunga crisi mondiale,
con un mondo insomma stravissuto
In conclusione quello che era l’icona
e cambiato, loro sono ancora lì a
del fortino inespugnabile, Maurizio
cercare di dettare abitudini e costumi
9
Brucchi, potrà cadere solo per uno
e la rotta politica alla nostra città. Il nocchiere
tutti vogliono fare di testa propria in attesa di
sgambetto malpancista al suo interno. Che
è sempre lui.
applicare la ferrea e fortunatissima legge del
l’opposizione mediti sulla sua impotenza!
Tutti con Brucchi. Nessuno con Brucchi. Come
doppio forno, tutti minacciano scissioni, in at-
può cambiare il vento, e l’animo umano, dinanzi
tesa di incassare, strategia questa tanto cara ai
Sarà anche per questo e per tutte le consi-
all’orizzonte di poltrone, incarichi, promesse.
veri democristiani col vizio del debito pubblico
derazioni precedenti che in città si registra la
Cambia che il senologo veda la sua truppa in
da devastare…e ai nipoti e figli che si fottano!
prossima nascita di una nuova figura politica, un
rotta: una volta tutti per uno, uno per tutti, ora
“L’Amministrazione comunale è attualmente
movimento civico che ha nel suo dna i geni del-
invece domina il motto si salvi chi può, tanto
completamente allo sfascio” scrive il pentastel-
la vera opposizione, quell’appunto che è man-
per parafrasare il grillino Berardini, oppure
lato Fabio Berardini. “In questi giorni, infatti, i
cata in questi anni di monologo brucchiano, di
aleggia su Piazza Orsini la brezza frizzantina
consiglieri di maggioranza, anziché pensare al
rotonde, di asfalti senza asfalto, di decadenza,
dell’agonia di un fallimento, come riferisce il
bene della collettività, organizzando decente-
di perdita dell’orizzonte e quindi di navigazione
capogruppo Pd al consiglio comunale Gianguido
mente gli intrattenimenti per le prossime festi-
a vista. Gente di qualsivoglia estrazione e livello
D’Alberto, già considerato dai ben informati il
vità e pianificando dei progetti a lungo termine,
culturale che però ha a cuore le sorti di Teramo
prossimo candidato sindaco. Malpancisti, orien-
continuano solamente a litigare tra loro per la
impegnandosi in prima persona per cambiare il
talisti, curialisti, tutti con Brucchi un tempo, ora
poltrona del Presidente del Consiglio. L’attuale
vento. Presto ne sentiremo parlare!
10
n.113
di
L’oggetto del desiderio
Il regalo per Sara
Q
Carmine
Goderecci
[email protected]
notte. Sara non dormiva più nella sua cameretta ma nel lettone grande
fra le braccia della sua mamma ammalata e del suo papà ormai senza più
un lavoro. Fra quelle braccia lei si sentiva al sicuro e al caldo. Tutte le sere
la piccola dietro la finestra parlava al cielo sperando che il suo sogno si
avverasse. Fu la stellina Gelsomina a suggerire a Babbo Natale il regalo
per Sara.
uella notte Babbo Natale aveva consegnato quasi tutti i regali, e
Dallo stupore generale scaturì un fragoroso applauso stellare che fece
benché la sua slitta fosse più leggera del giorno prima, le adorate
arrossire la geniale Gelsomina.
renne, ormai sfinite, facevano fatica a trascinarla.
Sirio, la più altezzosa delle stelle, la acclamò a gran voce.
Mancava soltanto un dono da recapitare, il più importante, ma
Anche l’Orsa Maggiore, spintonata alle spalle, dall’Orsa Minore, fece carte
Babbo Natale era così stanco che nessuna delle tante idee che gli affolla-
false per avere quella timidona sul proprio carro.
rono il cappello, lo convinsero totalmente.
Ci fu allegria, tra cori e danze, ma prima che la notte volgesse al termine
Babbo Natale, allora, chiese aiuto alle stelle
accadde ciò che nessuno avrebbe mai imma-
del firmamento che quella notte erano tutte
ginato. Le stelline più piccole, le sfortunate,
affacciate sulla terra.
quelle dimenticate, si unirono tutte insieme in
Migliaia e migliaia di idee piovvero dai cielo,
un forte abbraccio e formarono una lunghis-
ma fu la Stellina Gelsomina, la più timida di
sima sciarpa di luce che si legò al collo della
tutte le galassie, a suggerire un regalo mai
Stellina Gelsomina. Nacque così la Cometa,
pensato prima. Un’idea che avrebbe messo
chiamata ogni anno ad indicare la strada
d’accordo mamme e papà, nonni e bambini.
migliore a tutti gli uomini di buona volontà.
Un unico regalo utile a tutti.
L’indomani la piccola Sara tornò a sorridere.
Una casa riscaldata, era questo il desiderio di
Svegliata di buon mattino, notò subito che i
Sara, una piccola bambina povera e infreddo-
muri della sua casa erano caldi, come tutto
lita che aveva rinunciato a qualsiasi giocatto-
intorno a sé era caldo. Quella notte la sua
lo pur di avere, insieme alla sua famiglia, un
mamma non aveva mai tossito, poi cercò il
poco di tepore nel giorno di Natale.
suo papà ma era già uscito
per lavoro. Allora, corse alla
Accadde un triste giorno, quando due uomini
cattivi, bussarono a casa della piccola Sara e muniti di grosse tenaglie,
finestra per ringraziare il cielo e pensò che sarebbe stato
chiusero i tubi del gas. Da allora quella casa rimase al freddo giorno e
un Natale meraviglioso.
Scuola Elementare “Noè Lucidi” - Teramo
3ª b - Anno Scolastico
1954/1955
Avviso importante
Chi si riconosce in questa foto, scattata
a fine anno scolastico 1954/5, è
pregato di contattare uno di questi due
numeri telefonici:
334.8012519 Sergio
333.8298738 Giancarlo
Redazionale
Alla scoperta delle meraviglie di Campli
Nell’anno Giubilare
indetto da
Papa Francesco
La scala Santa e Santa Maria in Platea
C
ampli offre al visitatore delle architetture immortali.
In particolare occorre ricordare la Scala Santa.
Fu Papa Clemente XIV che attribuì il privilegio alla città
della famiglia dei Farnesi, nel lontano 21 gennaio 1772.
I gradini da salire per la salvezza sono un rito religioso di grande impor-
tanza, legato a una tradizione biblica.
Fu Gesù, scendendo e salendo dal pretorio di Pilato la grande scalinata di marmo, a consacrare le pietre col sangue santo che colava dalle
ferite inferte dai romani.
Si prega in silenzio al cospetto di un dipinto che raffigura la deposizione del Nazareno. La seconda scalinata si scende in piedi tra gioiose
tele che ricordano la Resurrezione del Cristo.
Tra gli antichi gioielli di sacralità cristiana merita attenzione la cripta
della cattedrale di Santa Maria in Platea.
Dopo aver ammirato la parte superiore della chiesa, con un bellissimo
soffitto ligneo tutto dipinto, scendendo le scale si accede alla parte
sotterranea, in un ambiente di grande armonia architettonica e di
spiritualità fuori del comune.
La cripta altro non era che l’antica chiesa che nel duecento fu affiancata e poi sovrastata da un altro tempio a unica navata, restaurato e
ampliato tra il Quattrocento e la metà del Cinquecento.
Avanti negli anni fu realizzato il presbiterio e l’abside attuale della
cattedrale, oggi ubicata, come detto, proprio sopra la cripta.
Nella piccola cappella c’è un dipinto che raffigura il popolo in adorazione, davanti alla Vergine portata in processione.
La scena accade anche oggi, ogni 8 dicembre festa dell’Immacolata,
quando la statua è portata in processione alle prime luci dell’alba.
I lavori di restauro compiuti con estrema sapienza, hanno ridonato la
bellezza antica agli archi e hanno ricreato l’ambiente originale che consta di cinque minuscole navate suddivise in quindici piccole campate.
La tradizione vuole che, anni dopo, la madre di Costantino, Sant’Elena colta da immensa pietà durante un pellegrinaggio in Terra Santa,
s’impossessò del marmo sacro, portandolo a Roma e collocandolo in
forma di scala, nel palazzo Lateranense.
Quella di Campli è una delle Scale Sante in migliore conservazione
esistenti al mondo. Accostandosi con devozione a questo gioiello di
fede ci si sente penetrare dall’atmosfera ricca di suggestioni e attese.
Nel salire in ginocchio, chiedendo perdono dei peccati compiuti, una
moltitudine di piccoli teneri angeli dalle tele dei lati, accompagnano il
cammino penitente delle ginocchia.
I sei dipinti, tre a destra e tre a sinistra che ornano questo capolavoro
di arte religiosa, ci ricordano quanto ha sofferto il Cristo per salvare tutti
noi. È il luogo del perdono, dove le mute pietre sanno raccontare storie
e sentimenti, entrando nella parte più intima del peccatore.
L’ultimo gradino porta davanti al “Sancta Sanctorum”.
COMUNE DI CAMPLI
di
12
n.113
Fondazione Tercas
Enrica Salvatore:
si riparte da lei
La neo presidente la guiderà senza più
una banca
S
Maurizio
Di Biagio
www.mauriziodibiagio.blogspot.com
accantonamenti (anche integrativi) e col nostro patrimonio che
nel 2014 è stato ben investito con criteri di efficienza ed economicità così da produrre i fondi necessari per il funzionamento
dell’ente: l’attività erogativa nell’anno precedente è stata di tre
milioni di euro”. L’altro punto focale da cui poter ripartire e che
delinea una fondazione 2.0 è la nuova programmazione triennale (2017-9) “all’interno della quale già il prossimo anno potrà
essere definito il corso futuro nella continuità della mission
originaria”. Salvatore si riferisce alle linee guida del protocollo
(Acri-Mef) da inserire negli statuti, norme chiare che pongono
vincoli alle fondazioni: d’ora in poi, solo per fare un esempio,
si diversificherà il portafoglio degli impieghi del patrimonio, al
fine di contenere la concentrazione del rischio ed è previsto
un limite quantitativo di un terzo dell’attivo patrimoniale per
l’esposizione nei confronti di un singolo soggetto. “Io credo che
iede garbata, bionda, su abiti nuovi che racchiudono il suo
il lavoro che abbiamo di fronte sarà improntato nei prossimi
esile corpo da atleta, da ciclista, da sub anche, nel tavolo
mesi e anni all’attuazione proprio dei principi definiti in questi
che fu di Antonio Nuzzo, una vita. Il volto scavato da
importanti documenti”. Largo Melatini si comporterà come “un
ripetute e da consigli di classe e di cda, il neo presidente
ente intermedio” intercettando i bisogni della popolazione su
della Fondazione Tercas, Enrica Salvatore, compie l’elogio del
welfare, istruzione e cultura, riversando sul territorio, in tempi
professore, l’ex di turno. La Fondazione Tercas apre con lei il suo
di estrema crisi di stanziamenti, contributi molto utili: “Faremo i
nuovo corso “rosa” cercando di seppellire il passato senza più
bandi per le selezioni con appropriate graduatorie di merito e la
una banca e guardando oltre, dall’alto dei suoi 100 milioni di pa-
Fondazione redigerà progetti propri che porterà avanti”. La com-
trimonializzazione. Salvatore ha compiuto gli studi liceali classici
mercialista succede dunque a Mario Nuzzo di cui ricorda “un’il-
e si è laureata in economia e commercio alla Sapienza di Roma.
luminata presidenza che ha dato lustro all’Ente ed al territorio
Ex dipendente del Credito
con le cui espressioni culturali,
italiano è ora docente al Pascal
economiche, politiche e sociali
e commercialista: “Nel 2006
ha intrattenuto, sempre, un dia-
Chiodi voleva qualcuno che sa-
logo aperto e leale garantendo
pesse mediare”. Cinquant’anni,
un confronto di alto livello
sposata con due figlie, ritiene
istituzionale sempre rispetto-
che in questi casi “sia impossi-
so delle più varie sensibilità”.
bile evitare di fare riferimento
Salvatore assicura che questo
alle correnti politiche”. Amica
periodo di assestamento potrà
dell’onorevole Paolo Tancredi
essere un’opportunità. “E di
“da 32 anni” ringrazia il passa-
nuove energie e qualificate
to: “Cioè quel Mario Nuzzo da
competenze è straricco questo
cui ora poter iniziare il nuovo
nuovo Consiglio di Indirizzo del-
corso”. Prosegue nel solco del-
la Fondazione - ha dichiarato la
la recente tradizione di largo
neo presidente - se penso alla
Melatini ma del passato della
presenza dell’alto valore acca-
Fondazione vorrà dimenticare
demico del professor Mauro
volentieri solo il nome Tercas
Mattioli, della dinamica capa-
che difatti - ha annunciato
cità imprenditoriale di Tiziana
- verrà tolto: un brand che
Di Sante e di Raffaele Falone
evidentemente non ha portato
e quella gestionale di Martina
bene. “Cominciamo a pedalare”
di Musciano che si integre-
dichiara. Il patrimonio, precisa,
ranno armoniosamente con le
“torna a crescere, e malgrado
esperienze già apprezzate e
si sia ridotto dei 70 milioni
consolidate di Gianni Colletta,
della partecipazione aziona-
Alessandra Striglioni e Cristina
ria in Corso
Martella e quelle ampiamente
San Giorgio,
affermate da più lungo corso di
noi rispon-
Gianfranco Mancini ed Attilio
diamo con gli
Danese”.
di
14
n.113
La nostra storia
Ortona 1943
La guerra negli occhi di un bambino
U
Piero
Natale
[email protected]
In questo modo è diventato simbolo del dramma della guerra un piccolo fanciullo di otto anni , che mescolava paura e stupore , mentre
i rumori della guerra riempivano le sue giovani orecchie ed i suoi
occhi, lasciando una impronta, che mai si sarebbe cancellata nei
decenni a seguire, anzi si sarebbe sedimentata per poi essere restituita con il raffinato intreccio di ragione e sentimento, a chi nell’era
del benessere è più concentrato sul superfluo che sul significato
profondo della vita.
Doveva essere ,quindi, una attività didattica come tante altre, nella
quale oltre alla visita del luogo di interesse storico era previsto un
na attività di routine scolastica può a volte trasformarsi in
incontro con un testimone delle vicende.
una esperienza capace di far rileggere non solo la prospettiva storica , ma anche il valore, che siamo soliti dare alla vita
“quotidiana”.
La prospettiva storica si modifica quando i freddi dati cominciano
ad avere una connotazione più prossima e più riconoscibile . Il valore
della nostra vita cambia quando si mescola con le emozioni forti,
che possono essere colte nelle variazioni di tono della voce di chi
racconta quasi reimmergendosi in toto in un passato mai del tutto
trascorso e dimenticato.
La storia della seconda guerra mondiale ha nella sua drammaticità
una fortuna : quella di avere ancora al suo interno la voce di chi
quei momenti li ha vissuti sulla propria carne. La scuola spesso ha
la fortuna di avere forti sensibilità, che sono in grado di uscire dagli
schemi formali dalla pur importante pagina stampata, per approccia-
Il luogo in questione era ORTONA ridente cittadina adriatica cono-
re e far sperimentare agli studenti dal di dentro la Storia , partendo
sciutissima per le sue spiagge attrezzate, per il suo mare accatti-
dalla “microstoria” per rileggere quella che per molti è solo storia di
vante e come molte cittadine attraversata da due torrenti dai nomi
battaglie e di grandi uomini.
affatto roboanti: Foro e Moro Abitata fin dall’età del bronzo risultò
attiva in tutte le vicende italiane . Romani, Bizantini, Normanni la
conquistarono e la persero. Dopo l’intervento di Giovanni da Capestrano nel 1427 la città pose fine alla lunghissima lotta con la vicina
Lanciano.
Testimonianza di pregio che ricorda un passato importante è il
Castello aragonese. Il mai terminato Palazzo Farnese segnala poi la
indiretta presenza dell’Imperatore Carlo V attraverso la presenza ad
Ortona di Margherita d’Austria.
Nel corso dell’800 la cittadina partecipò alle vicende risorgimentali
ed entrò nel 1860 a far parte del Govenatorato di Garibaldi e di fatto
del costituendo regno d’Italia.
Nel corso della prima guerra mondiale Ortona risultò coinvolta
solo marginalmente nelle vicende belliche in effetti preponderanti
nell’area nord, ma nel corso della seconda Guerra Mondiale dopo l’8
settembre 1943 – suo malgrado - si trovò drammaticamente al centro di un evento bellico senza eguali, sul quale per troppi anni scese
un silenzio tanto pesante da giustificare l’espressione “ battaglia
dimenticata”.
Il punto di osservazione e di narrazione cambiano per dare risalto
alla storia dei piccoli uomini in armi e non, al fine di rileggere
-attraverso gli occhi e le azioni di chi vive l’immediato- il sistema
più complesso del dramma bellico e della morte, che ad esso si
accompagna .
Il prof. Patricelli ed il Dott Di Marco dai
segnato da laceranti ferite (di queste case
primi anni del 2000 ripresero a riannodare i
non è rimasto che qualche brandello di
fili di una tela scomposta e nascosta per far
muro…) ed animato da “strani” abitanti in
riscoprire per primo al territorio abruzzese
uniforme spesso ripiegati nell’atto di una
la dolorosa vicenda di Ortona.
cauta corsa. Alcuni sono colti con un sor-
Dal titolo del libro del prof . Patricelli – La
riso stanco in un momento di pausa, altri
Stalingrado d’Italia (2002) - emerge potente
sono immobili in rigida posa, altri ancora
una immagine, che nella analogia con la
riversi nella innaturale rigidità della morte
più famosa battaglia di Stalingrado (1942),
– (..si sta come d’autunno sugli alberi le
vuole sottolineare la crudezza della vicenda
foglie ….)-. Ma le sue corde più profonde
ortonese, mentre l’aggettivazione “picco-
vibrano attraverso il filtro dei suoi ricordi di
la” - spesso collegata al nome di Stalingra-
fanciullo di soli otto anni. (Ti racconto….I
do - lungi dall’essere una diminutio vuole
ricordi di un bambino- 39/46 – 2008).
rappresentare la dimensione territoriale
e temporale del conflitto, che in termini
proporzionali ebbe purtroppo un numero
altrettanto elevato di caduti
Il sottotitolo – una battaglia dimenticata –
individua invece lo scopo che l’autore si
prefigge : dare dignità a tante sofferenze e
restituire memoria e voce a tanti morti.
Grazie ad un progetto scolastico della prof.
ssa Gatto - Ti racconto la guerra - ho avuto
È quasi impossibile riportare attraverso la
occasione di conoscere in momenti succes-
carta la profonda emozione , che scaturisce
sivi nel corso degli ultimi tre anni, sia il Dott
dalla sua viva voce, mentre racconta e rivive
Di Marco che il prof . Nicola Del Ciotto . Da
la sua guerra.
un contatto formale è nato un sentimento
La narrazione è fresca, raffinata ed imme-
di affettuosa stima, che ha superato lo
diata nello stesso tempo . Nel raccontare
spazio ristretto delle aule di conferenza
la memoria di Nicola Del Ciotto, dopo
anche in ragione per l’uno della comune
essersi immersa dolcemente nel suo
esperienza come ufficiale dell’Esercito
essere fanciullo nel verde e nell’azzur-
Italiano e per l’altro della lunga e positi-
ro rassicurante della piccola Ortona,
va esperienza comune nel mondo della
restituisce con un ritmo frenetico la
scuola. Tutti e tre comunque legati dalla
bufera della guerra fatta di rumori
“curiosità” per la storia e nello specifico per
assordanti, di urla strazianti, di fame,
le vicende della seconda GM.
di sangue e di cinismo in una sorta
di climax ascendente, che stordisce
ed affascina.
E – quando il racconto inizia - la distanza del
tempo a volte non è sufficiente a conservare
la giusta vigoria alla voce di chi parla... e un
rassicurante distanziamento a chi ascolta.
Il Dott Di Marco nelle pagine del suo –
Assolutamente resistere ! (2013) - ricostruisce la battaglia di Ortona avvalendosi
di documenti tedeschi , per consegnare
una dimensione “tecnico-tattica” delle
operazioni e far emergere le simmetriche
emozioni ed umane tragedie di uomini
in armi sull’altro fronte. Il testo è ricco di
Nicola del Ciotto ci ha aiutato a riflettere
testimonianze tedesche e risultano interes-
sulla battaglia di Ortona, facendo dialogare
santi i “commentarii” di ufficiali di reparto,
le immagini della città dei nostri giorni con
che analizzano le azioni e riflettono sulla
quelle del 43/44 (Ortona 1943/44 – Ortona
battaglia, mentre ancora la stessa è in
oggi -2011), nelle quali il paesaggio urbano
Segue...
svolgimento.
e circostante –pur riconoscibile – risulta
Intervista al prof. Nicola Del Ciotto
15
n.113
di
16
n.113
Il libro del mese
Il bastone
dei miracoli
“Come far fruttare il dolore e trasformarlo
in speranza”
S
Maria Cristina
Marroni
[email protected]
Le figlie lo incalzano: “E se Dio esiste davvero? Se ci sono
l’inferno e il paradiso?”. Licurgo ride beffardo: “se esiste, gli
domanderò conto di alcune cose che non gli sono riuscite
proprio bene, compreso l’inferno certo in terra e il paradiso
nell’improbabile aldilà. E poi gli chiederò pure perché ha fatto cieco uno
come Omero, con tutti i ciechi vedenti che ha sempre creato. (…) I conti
con la propria coscienza e con l’aldilà, ognuno li fa a modo suo, senza
dimenticare ciò che ha fatto su questa terra. Le preghiere, le croci e
l’incenso nulla aggiungono e nulla tolgono a quello che siamo stati. (…) In
questa vita ogni uomo sceglie la propria strada e costruisce la propria fine
giorno dopo giorno”.
Niffoi scolpisce le parole per fissarle immutabilmente, grazie ad una
capacità evocativa figlia di una terra selvaggia e abbagliante, riuscendo
a comporre un romanzo che ha l’ambizione di “far fruttare il dolore e
trasformarlo in speranza”.
Al suo interno le storie di uomini e donne si intrecciano a delineare il
alvatore Niffoi è uno dei motivi per cui è impossibile non amare
quadro di eventi ineluttabili, così come di vicissitudini che recano nel
l’Italia. È riuscito, come forse nessuno, a tessere la prosa con i fili
loro particolare l’universalità della condizione umana, ovunque preda dei
d’oro della lingua sarda, restituendo immagini talmente carnali da
medesimi vizi.
innamorare.
Struggenti i dialoghi fra una figlia innamorata e la pro-
Il suo idioma innalza le espressioni dialettali svelando-
pria madre: “Quando lo incontro iniziano a diventarmi
ne la ricchezza di significati che le ha conservate, una
le gambe morbide come il muschio e mi sento il ventre
ricchezza che l’italiano non è in grado di riprodurre se
pieno di biglie che rotolano: budubùm, budubùm, bu-
non al prezzo della perdita dei colori, dei suoni, degli
dubùm bùm bùm. Cosa sarà mà?”. La madre risponde:
odori e delle sfumature.
“E cosa vuoi che sia, figlia bella: amore. Solo l’amore
Quando ho letto che il nuovo sindaco di New York ha
ci fa ammacchiare di gioia a noi femmine, tutte le altre
chiamato i propri figli Dante e Chiara in ossequio a
cose ci fanno solo soffrire!”.
Dante Alighieri e a una passione per il medioevo, mi
Ma sarà la stessa madre a convincere la figlia della
è tornato in mente il vecchio Licurgo Caminera, il prota-
necessità di un matrimonio di interesse, con parole
gonista del romanzo “Il Bastone dei Miracoli” di Niffoi.
tagliate con l’accetta e dure come martellate: “il
Licurgo è un contadino della Barbagia, umile ma colto,
piacere che danno gli uomini a letto non è questa gran
che ha cento anni e che sul letto di morte decide
cosa, credi a me. All’inizio sembra così, tutto fuoco e
di lasciare la propria eredità ai sei figli superstiti dei
pepe; poi diventa cenere. Quando non ne avrai voglia
dodici che ha avuto. I figli portano tutti nomi presi dalla
farai finta, come da sempre fanno tutte le donne, ti ci
mitologia greca: Ulisse, Achille, Ercole, Penelope, Elena
abituerai anche tu. Farai figli e penserai più a loro che
e Antigone.
a tuo marito. Se poi ti capita qualche occasione certa
L’eredità è immateriale e non comprende beni o
con un maschio che ti trasforma il sangue in benzina,
possedimenti, bensì un romanzo formato da sei capitoli
non dirlo a nessuno, accenditi e balla. Balla, figlia mì,
chiusi in altrettante buste, ciascuna consegnata ad ogni
che di tristura e migragna è stanca la nostra terra! mi
figlio affinché dopo la morte del padre possano riunirsi
senti? Prenditi un po’ di tempo e rifletti su quanto ti ho
tutti e leggere le sei parti, così da ricomporre l’intera
detto, che non c’è peggior cosa della fretta quando si
storia narrata.
entra in acqua senza saper nuotare”.
Licurgo, sottolineando “l’importanza di tenervi sempre uniti”, si congeda
Nel romanzo le tensioni sono polarizzate, le contrapposizioni estreme, il
con queste parole: “L’uomo, se non legge e scrive, non è uomo, è un ca-
destino è soverchiante e l’ambiente barbaricino atavico e indifferente alla
prone che lascia dietro di sé solo laddara e piscio. Non
miseria delle umane vicende.
c’è vita buona senza lettura, non c’è morte buona sen-
Il bastone dei miracoli, che dà il titolo alla storia, conce-
za scrittura. Ah, un ultimo desiderio! Se non vi dispiace
derebbe la facoltà di conquistare potere e ricchezze a
privarvene, vorrei portarmi appresso i quarantotto canti
chi lo detiene, e proprio i beni e le ricchezze attraversa-
dell’Iliade e dell’Odissea, “Mentre morivo” di Faulkner,
no e funestano le esistenze dei personaggi, alimen-
qualche risma di carta e una provvista di penne”.
tando gli istinti più inconfessabili e incontrollabili. Ma
Le figlie supplicano l’anziano padre di consentire che
quando il baratro si spalanca dinanzi, la sola salvezza
venga un medico o almeno un prete, ma il vecchio le
appare “distruggere ogni proprietà, fino a toccare il
gela: “né l’uno né l’altro. Per dove devo andare si va da
fondo. Solo senza le proprietà materiali si può essere
soli, non c’è bisogno di loro. Voglio morire senza pecca-
veramente padroni di se stessi e costruire il vero, il
to come sono nato, senza dottori e senza preti”.
nuovo rinascimento dell’uomo”.
18
n.113
di
Write about.. the records!
Martha Tilston
“Lucy & The
Wolves”
CD/Digipack SQUIGGLY (Import)
W
Maurizio
Carbone
[email protected]
il dominio delle multinazionali, l’amore, la pace interiore,
questi, in sintesi, i suoi interessi anche alla luce delle ultime
incisioni. Il 2010 è l’anno topico dell’Artista, lavoro emblematico, struggente, lirico, bellissimo, si ascolta tutto di un
fiato, total full immersion. Martha ha in dote una voce particolarissima, fragile (?), a volte flebile, quasi sussurrata, straniante, di grande suggestione, qualche rimando è d’obbligo:
Natalie Merchant e, soprattutto la mai dimenticata Jacqui
McShee dei mitici Pentangle, area folk-rock britannico della
migliore qualità. La cover del CD (digipack version, apertura a 3 ante), raffigura un muso di lupo, una bimba (la Lucy
del titolo), affatto impaurita, neve e alberi ovunque, lupi e
lupetti, tronchi e tastiere di piano e, qualche foto autobiografica, il booklet contiene i testi scritti a mano (di difficile
lettura). The Walk on the Snow parte con Cape (Promontorio), intro notevole di piano, subito la viola (Tim Cotterell), il
violoncello (Matt Kelly), prima magia dispensata con parchi
strumenti e, l’ugola di Martha che ripete tante volte “Well
I Love Still and Life Is Long, It’s late the Sea’s turning kind
of Indigo...”, una meraviglia, anche nella parte strumentale!
ho Afraid Of The Wolves? Tranquilli, lupi avvistati
Rockpool (02) prosegue come brano con pochi strumenti:
anche dalle parti del Monte Camicia (Gran Sasso),
bouzouki (Matt Tweddy), chitarra e voce della Tilston,
magari potessi incontrarne un’esemplare, duran-
song delicata e leggera, quasi eterea; Lucy, voce
te le mie passeggiate, ‘solo’ qualche capriolo!
e chitarra (Martha), Matt (chitarra elettrica, slide e
Martha Tilston (1975, Brighton – East Sussex, UK), brava e
piano Rhodes), si mantiene su questi ambiti. Con Who
timida (?) singer/son-
Turns (04), si
gwriter inglese dalle
cambia registro,
illustri ascendenze:
il livello del CD
papà STEVE (noto
sale rapidamen-
Cantautore britanni-
te, le peripezie
co) e stepdaughter
vocali seguono
di mamma MAGGIE
sorprendentemente
BOYLE (Ireland Folk
le note ‘grevi’ del
Performer). Carriera
contrabbasso (Jon
artistica iniziata nel
Thorne, bravissimo)
2000, componente
e, quelle di chitarra
del duo MOUSE insie-
di Kelly, 1,2,3, trio
me al chitarrista Nick
perfetto e, prepara-
Marshall, prosegue
tevi, mollate tutto e
come solista nel 2002
disponetevi al meglio
con il debut album
perché è in arrivo
Rolling, nel 2004 rad-
la song straordina-
doppia con Bimbling,
ria del disco: Wild
incisi per la propria
Swimming, si può
etichetta SQUIGGLY,
nuotare selvaggia-
tutto fatto in casa.
mente, magari sulla
L’anno successivo,
neve? Maggie Boyle
incide the third re-
grandissima al flauto,
cord con la band The
violoncello e voce,
WOODS, Ropeswing,
percussioni soft di
allargando così l’ap-
Robin Tyndale-Biscoe,
parato musicale e, i
il banjo magistrale di
riferimenti culturali:
Chris Doney, bongo &
tematiche ambientali,
percussioni discrete
il mondo naturale,
(Chris & Robin) e, a
completare il (capo)lavoro, la voce e
mes, We Are Living in Interesting
il risultato è ancora una volta stupe-
Times...” Con My Chair siamo a
facente, brano dilatato, evocativo,
metà CD, insolito accompagna-
molto lungo, il falsetto della nostra è
mento felpato, quasi jazz, vedi il
inconfondibile e rimanda ancora una
trombone di Will Rumfitt, segue
volta al miglior cantautorato femmini-
Seabirds (08), ennesima gemma
le (la Kate Bush di Aerial). A conclu-
splendente, stupenda, incredibile
sione, Martha ringrazia sentitamente
coralità fra il canto quasi lirico
Anthony Thompson per la bellissima
di Martha e le profonde linee di
chitarra costruita appositamente per
contrabbasso (Jon Thorne ancora
lei e per l’ispirazione di alcune songs,
una volta è superbo) e, l’insolito
R. Tyndale-Biscoe per la musica e
trombone del già citato Rumfitt,
l’artwork (originale e simpatico).
Martha qui si supera alla chi-
L’album è stato co-prodotto dall’au-
tarra, il tutto: 3:49 di atmosfere
trice con Tweed, Tyndale, Roscoe e
sospese, eteree, ariose, l’infinito
Cotterell. Fate vostro questo CD, se
è... dietro l’angolo. Searching for
potete, altrimenti, ‘scaricatelo’ da
Lambs, aria con rumori di fondo
Spotify, ultima annotazione, Martha
e il gracchiare dei corvi, il canto
Tilston nel 2007 ,ha vinto il BBC
‘a cappella’ per una song inter-
New Act Folk Awards, that’s all!
locutoria che precede il ‘vecchio
Time: 48:47, vote: 8
gatto Tom’ (Old Tom Cat) n°10,
Record Shop Seller: Dodax (Ger) /
annunciata dalle ‘fusa’, 2 chitarre
Marvelio (Usa) / Nagiry (Uk) by Ama-
chitarra di Martha, commoventi, 3:41
(Martha & Matt) stupende e, la solita
da favola, aria folk stupenda, melodia
grande interpre-
sublime e infinita, se avete
tazione vocale,
un cuore, tiratelo fuori, è la
tanto da evocare
volta buona! Arriviamo alle 350
addirittura... i
campane – 350 Bells – la fiaba
Madredeus di
continua, leggera, sospesa,
Teresa Salguei-
Tweddy suona una pletora di
ro! Ultima song,
strumenti (chitarre, fretless
Wave Machine,
bass, percussions e, come
molti strumenti
specificato, ‘ogni cosa trovata
(questa volta):
nella stanza durante la registrazione’
viola, violoncello,
campane comprese ovviamente e,
bongos, congas,
l’angelica voce della nostra, come
percussioni,
canta “We Are Living In Changin’ Ti-
djembe e... voce,
zon, price € 15,42.
19
n.113
di
20
n.113
Maria Gabriella
Del Papa
Novità editoriali
Lu Vangèle
de Matteo
Il Vangelo di Matteo tradotto in dialetto
abruzzese da Bruno Di Pasquale.
Intervista all’autore.
N
[email protected]
non un altro?
R – Potrei dire che era il primo della serie; la verità è che si tratta
del più accessibile; semplice, diretto, efficace, coinvolgente: un
testo giudeo-cristiano.
D – Quale obiettivo ti sei posto nell’affrontare questo impegno?
R – Ho pensato alla nostra gente e mi piace credere che sarà
apprezzato e letto con grande interesse. Tutti crediamo di conoscere il contenuto dei vangeli; lo si ascolta in chiesa durante le
liturgie, spesso si citano frasi ad effetto “nessuno è profeta...”
ecc...; ma mai l’abbiamo approfondito, studiato, compreso a
fondo per goderne l’essenza, la vastità, la maestosità. Ci sono
i valori della nostra cultura, della nostra civiltà che sbrigativamente oggi vengono elusi perché ritenuti impegnativi, gravosi
per un vivere frettoloso e “ liquido”, come si usa dire. Anzi, quasi
ci si vergogna ad ammettere che sì, le nostre radici assorbono
ancora quel nutrimento.
D – Hai trovato difficoltà nel rendere “Familiare” un messag-
ella storia del cristianesimo, il Vangelo di Matteo, è stato
gio di così elevato spessore?
senz’altro il vangelo più popolare, più letto e commentato
R – Sì, lo ammetto. Certi brani mi hanno messo a dura prova. A
e, anche se quello di Marco è considerato il primo in ori-
volte non riuscivo a rendere lo spirito delle parole, il senso, la va-
gine cronologico, l’opera di Matteo rimane una presenza
lenza; e allora ci tornavo su, ricominciavo di nuovo, e poi ancora.
capitale all’interno della Chiesa, che la propone spesso nella
Sul “ Padre Nostro”, tanto per citare un caso, mi sono bloccato
liturgia e nella catechesi.
per ben due giorni, anche se si trattava di poche e brevi righe.
Nella composizione dei singoli vangeli, ogni evangelista ha una
D – Quindi, mi pare di capire che la lettura risulterà piutto-
sua prospettiva, segue un suo progetto, disegna un suo ritratto
sto agevole?
della figura di Cristo, risponde alle esigenze della comunità cui
R – Credo di sì. L’incontro fra due mondi lontanissimi è stato
indirizza il suo racconto. Per Matteo si pensa a destinatari di
“cordiale” e “consapevole”. Mi spiego. Ho utilizzato ètimi che
origine ebraica convertiti al cristiane-
meglio rendessero la tematica trattata,
simo, legati alle loro radici, ma spesso
e un dispiegamento di accentazioni
in tensione con gli ambienti da cui
che agevolassero appunto la lettu-
provenivano.
ra, rendendola musicale, ritmica e
In occasione della presentazione del
piacevolmente scorrevole. Una lingua
libro, domenica 6 dicembre presso la
solo parlata si trasforma piano piano in
chiesa “Madonna dell’Alno” di Canzano,
lingua scritta e letta, comprensibile pro-
abbiamo intervistato il Poeta Bruno Di
prio a tutti. Una sorta di “resurrezione”
Pasquale.
che molti sentono come un “dono”, un
Seguono domande a cui l’autore del
“privilegio”. La riscossa di una cultura
libro ha gentilmente risposto, conce-
umile e allo stesso tempo nobile.
dendoci una piena disponibilità.
D – Che cosa ti muove a recuperare
D – Quando abbiamo saputo di que-
il passato con tanto entusiasmo?
sta nuova pubblicazione in dialetto,
R – La consapevolezza di un patrimo-
siamo trasaliti. Una sfida?
nio umano e culturale preziosissimo e
R – No, no, per carità. Soltanto un nuovo
da perpetuare. Non importa se la sua
tentativo di confronto tra un linguag-
connotazione contadina (90 vocaboli su
gio, una parlata di piccole dimensioni,
100 scandiscono quel mondo) è quasi
pur se fascinosa, e un testo di eccelso
spenta, dimenticata; ora sappiamo che
livello.
sa adeguarsi e rivitalizzarsi, una duttilità
D – Come mai hai scelto di tradurre
che giova e arricchisce tutti.
il vangelo?
D – Che cosa dobbiamo aspettarci
R – Me l’ha suggerito “un libricino
dal tuo metamorfismo linguistico -
tascabile” contenente i Vangeli e gli Atti
letterario?
degli Apostoli, che mia madre amava
R – Sicuramente coltivo tante idee; vor-
leggere quando era ancora efficiente.
rei continuare a tradurre e ad usare la
D – E perché il Vangelo di Matteo e
penna come sempre ho cercato di fare.
di
Massimiliano
Volpone
Coldiretti Informa
#Exportiamo Abruzzo,
una banca di oro rosso
per i giovani aquilani
Coldiretti e le vie dello zafferano, accordo per rilancio della spezia
È
Direttore Coldiretti Teramo
n.113
soggetti preposti alla valorizzazione del territorio”.
Una eccellenza di primaria importanza prodotta
in Abruzzo in piccole ma preziose quantità: basti
pensare che per un Kg di zafferano occorrono
circa 200mila fiori e 500 ore di lavoro e che la
raccolta dei fiori può avvenire per massimo 20
giorni tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre in
un’area di produzione che comprende, in Provincia
dell’Aquila, principalmente i territori dei comuni di
Barisciano, Caporciano, Fagnano Alto, Fontecchio,
L’Aquila, Molina Aterno, Navelli, Poggio Picenze,
Prata d’Ansidonia, San Demetrio nei Vestini, S. Pio
delle Camere, Tione degli Abruzzi, Villa S.Angelo
(altre interessanti esperienze di coltivazione, con
risultati di qualità eccellente, sono in corso nella
stata la spezia più pregiata e affascinante,
coltivatori con la finalità di rendere meno oneroso
Marsica, in Val di Sangro e in altre aree pedemon-
lo zafferano, ad aprire questa mattina
l’avvio di nuovi insediamenti e incentivare le
tane d’Abruzzo, dove lo zafferano viene riscoperto
la settimana dell’Abruzzo all’interno del
imprese giovanili rilanciando di fatto la produzione
come una valida alternativa all’abbandono di
Palazzo Coldiretti in Expo a Milano. Ad
di zafferano, con un riferimento particolare alla Dop
terreni altrimenti marginali).
introdurre i sette giorni dedicati alle produzioni
Zafferano dell’Aquila”. Un’idea innovativa da cui è
A fare da cornice all’accordo tra Coldiretti Abruzzo
regionali e intitolati #exportiamoabruzzo, è stato
scaturito subito il plauso di Coldiretti e l’impegno
e Le vie dello zafferano è stata la visita nel padiglio-
l’accordo programmatico per favorire l’accesso
sugellato oggi per la divulgazione e la promozione
ne del presidente nazionale di Coldiretti Roberto
dei giovani alla Banca dello zafferano, promossa
della banca tra i giovani agricoltori aquilani. “Un
Moncalvo e dei dirigenti di KYOCERA Document
dall’associazione Le vie dello zafferano con lo sco-
atto doveroso in considerazione dell’importanza
Solutions Italia che, leader nelle soluzioni docu-
po di rilanciare la coltivazione del crocus sativus.
che riveste questa spezia per la nostra regione e
mentali per l’ufficio, nell’ambito della partnership
Presenti all’evento, il direttore di Coldiretti Abruzzo
che assume un significato speciale per il contesto
con la Confederazione Nazionale Coldiretti, ha
Alberto Bertinelli, il presidente dell’associazione Le
in cui ci troviamo – ha evidenziato il direttore re-
sponsorizzato l’Albero della Vita di Expo 2015,
vie dello zafferano Nicola Ursini e due membri del
gionale di Coldiretti Alberto Bertinelli - Parlare dello
emblema dell’Esposizione Universale di Milano.
direttivo, Roberta Di Paolo e Ettore Gentile giunti a
zafferano all’interno di Expo vuol dire far conoscere
Ai dirigenti della società giapponese, che si sono in-
Milano per promuovere l’iniziativa “Il progetto – ha
questo prodotto in tutto il mondo, in un percorso
teressati subito alla preziosa spezia, è stata donata
spiegato Ursini – consiste nella singolare idea di
di promozione che deve continuare anche alla fine
come segno di amicizia e ospitalità una confezione
distribuire bulbi a titolo di prestito d’onore a nuovi
dell’esposizione milanese con l’impegno di tutti i
di zafferano aquilano.
di
Maurizio
Di Biagio
Persone
I 100 anni di Filomena
F
21
www.mauriziodibiagio.blogspot.com
dal tiepido sole. “Quando sono nata
io” racconta con gli occhi lucidi
“mio padre stava partendo per la
guerra. Giusto il tempo di vedere
la sua piccina e poi il lungo viaggio,
dal quale non ha mai fatto ritorno”.
ilomena Sabatini era solita salire sul mulo
piccolo paesino tra le quattro
per andare ad insegnare a Schiavano di
mura. Ora Filomena si affaccia dalla sua finestra di
Francesco Pirocchi e la nascita di Luciano. A soli 54
Montorio o a Valviano di Cellino. Una vita
Viale Crispi e guarda passare la vita che gli resta:
anni il marito viene improvvisamente a mancare. Fi-
intensa la sua fatta di di stenti ma anche
dabbasso la riconoscono e la salutano, in particolare
lomena si rimbocca nuovamente le maniche, manda
di grandi responsabilità. La dolce maestrina, che è
i suoi ex alunni che sono in tanti, anche se è andata
avanti per qualche anno l’attività del coniuge defun-
nata l’11 dicembre del 1915, dunque centenaria di
in pensione nel 1975. A spasso il giorno con il suo
to e si fa in quattro per dare un futuro a suo figlio.
ferro ha percorso un secolo di vita fatto di sacrifici e
unico figlio Luciano che la porta a messa nel san-
Oggi vive felice nella sua casa a Teramo, circondata
lavoro. Quando in casa si era in 12-15 e si mangiava
tuario di Largo Porta Madonna: spesso nelle belle
dall’amore di tre nipoti, Francesco, Ilaria e Andrea, e
tutt’assieme, con operai e cuoche: in pratica un
giornate si siede nel giardino e si lascia accarezzare
di tre pronipoti, Filippo, Martina e Angelo.
Poi il matrimonio con il tanto amato
di
22
Rossella
Scandurra
Dura Lex Sed Lex
[email protected]
L’accertamento tecnico
preventivo
n.113
L’
contestato.
Generalmente, tutte le volte che si ravvisi la necessità di condurre interventi che, con urgenza,
ripristinino lo status dei luoghi rimuovendo,
così, le situazioni pregiudizievoli, cagionate
da quanto contestato, o tutte le volte in cui
vadano indagate la qualità o la condizione di
accertamento tecnico preventivo
diagnostico, proprio per cercare di individuare
insieme all’ispezione giudiziale sono
cause e rimedi.
strumenti preventivi di formazione
La necessità di far disporre l’accertamento
della prova e possono essere disposti
tecnico preventivo può sorgere per vari motivi,
anche sulla persona.
ma soprattutto per il pericolo di deperimento
Naturalmente questi ultimi si dovranno basare,
o alterazione delle prove, la possibilità di modi-
sempre, sul presupposto della ricorrenza delle
fica dei luoghi e delle circostanze, la necessità
condizioni previste dall’art. 696 c.p.c., ossia
di provvedere alla sistemazione dei luoghi
“fumus e periculum” che manterrebbero, in
ovvero di effettuare interventi di qualsiasi tipo,
tal modo, tale procedimento nell’ambito dei
che consentano il ripristino con urgenza dello
procedimenti cautelari istruttori propri.
status quo ante o comunque l’eliminazione
Il legislatore, estendendo alla persona l’ATP, ha
delle situazioni di pericolo o di pregiudizio
voluto assicurare una verifica tempestiva dello
che si è venuta a creare in seguito all’evento
cose e fatti.
Secondo quanto stabilisce la norma (...”chi ha
urgenza di verificare, prima del giudizio, lo stato
dei luoghi o la qualità o la condizione di cose
può chiedere che sia disposto un accertamento tecnico preventivo....) l’urgenza costituisce
il carattere che, comune ai procedimenti di
istruzione preventiva, in vista o nel corso di un
processo, ricorre unicamente quando sussista
la possibilità che il trascorrere del tempo
modifichi lo stato dei luoghi o cose, rendendo
impossibile o inefficace un successivo accertamento nel rispetto dei tempi processuali.
Per quanto attiene all’art. 696 bis c.p.c., esso
stato di salute di un determinato soggetto,
costituisce una assoluta novità perchè confe-
in vista di un successivo giudizio di merito,
risce all’ATP una funzione “conciliativa” che
finalizzato, per esempio, al riconoscimento di
può farlo considerare uno strumento di diretta
invalidità derivante da infortunio sul lavoro o al
tutela dei diritti delle parti, del tutto innovativo
risarcimento dei danni.
nel nostro sistema processuale.
Il legislatore, integrando tale norma, ha voluto
È ovvio che l’argomento trattato non può
evitare che l’ATP si riducesse ad una mera
ritenersi esaustivo in quanto merita ulteriori
percezione acritica del fatto o dello stato dei
approfondimenti che non possono essere
luoghi; ma in tal caso si è spinta oltre, analiz-
sviluppati in questa sede.
zando il fenomeno sotto l’aspetto patologico e
di
Note Linguistiche
I
Osservazioni sui nomi
maschili e femminili
Maria Gabriella
Di Flaviano
[email protected]
la fanciulla amata da Leandro ecc... Circa i nomi geografici bisogna
sottolineare quanto segue:
- Sono femminili i nomi di città, isole e continenti, fatta eccezione
per Il Cairo, il Pireo e il Madagascar;
- Sono maschili i nomi degli oceani, dei mari, dei laghi e dei monti;
- Possono essere maschili o femminili i nomi di stati e regioni (il
Portogallo, la Spagna, il Veneto, la Lombardia ecc...)
- Quanto ai nomi di veicoli, squadre sportive, ristoranti e cinema,
nomi femminili in –o risultano per lo più da accorciamenti: auto
l’articolo spesso contrasta col nome a cui si riferisce: il Bologna, la
(da automobile), moto (da motocicletta), dinamo (da macchina
Lazio ecc… In questi casi bisogna tenere presente che si tratta per
dinamo-elettrica), mono (da monotype), foto
lo più di abbreviazioni in cui l’articolo concorda
(da fotografia), stilo (da penna stilografica),
con col nome sottinteso (squadra, circolo, club,
biro (da penna biro, dal nome dell’inventore,
automobile, motocicletta ecc…: il (footclub)
l’ungherese birò)), ecc. A queste parole vanno
Bologna, la (società calcistica) Lazio, una (au-
aggiunti vari nomi propri femminili, per lo più di
tomobile) Ferrari, una (motocicletta)Benelli, il
origine greca: Saffo, la poetessa di Lesbo, Ero
(cinema) Diana ecc...
di
Domenico
Attanasii
Satira.. ma non troppo
Errato conferimento
Ercolino sempre in piedi
I
[email protected]
23
n.113
messi a disposizione dalle istituzioni governative.
Per quest’anno non cambiare stessa TASI stessa
IMU. Poi l’anno che verrà chiudano pure le aziende
e le fabbriche e le case all’asta. Appurare che i
fidi e gli scoperti sono sistematicamente negati ai
bisognosi. Gli aumenti garantiti nelle bollette. Pure
quelle dell’acqua, ma non quelle dell’aria. Anziani
da brividi a fissare la caldaia spenta. I supermercati delle sofferte speciali di cui soltanto gli agiati
l gadget della Galbani ai compratori della
a inventare alla lunga si scoraggia. La cattiveria, la
faranno al solito man bassa. Storie di disperazione,
crema Bel Paese. Un pupazzo gonfiabile con
malafede e la memoria corta pervadono uno spazio
di precarietà. Di quelli che hanno un impiego e le
dentro un po’ d’acqua a farlo oscillare come il
della nostra esistenza che purtroppo va vissuto e
ritenute. La “Caritas” che entra a giusto titolo nella
sacco da pugilato tanto da rimanere appunto
preso per quello che è e senza possibilità di scelta.
Guida Michelin. Alla radio in TV, linkare sulle vicissi-
sempre in piedi. Le sembianze erano quelle di Paolo
L’ambiente lavorativo obbliga a convivere anche
tudini di giovani talenti chiusi in un call center a 400
Panelli, l’interprete del personaggio Ercolino nei Ca-
con persone che in altro modo non
euro in nero. La ripugnanza dinanzi
roselli della Galbani negli anni ‘60. In certi contesti
si frequenterebbero. Se ci si disco-
le “mezze seghe” del padrino. Il
gli artisti si collocano nelle posizioni più invidiabili
sta seppure lievemente dalle leggi
fallimento della buona scuola: meno
facendosi beffe delle zone off limits nei confronti di
del ragionier Ugo Fantozzi si finisce
ore per i disabili, meno soldi per
situazioni messe al bando dalla società. Nella paro-
nel disprezzo della gogna qualunqui-
l’istruzione, la cultura e una pioggia
dia si è liberi di dissentire, fare domande scomode
sta di gente pavida, inerte e dedita
di denari ai conniventi con il potere.
per creare in immaginari di poco pregio l’insolita
alla cura del proprio orticello. Una
L’aumento dei prezzi nei trasporti
veduta che disubbidisce all’usuale comportamen-
storia che si discosta da qualsiasi
pubblici. Ticket maggiorati e le file in
to collettivo. In temi quali la morte e l’erotismo,
realtà: una fiction. Il solito Carosello
ospedale. Medicine sempre più care
l’intolleranza e la libertà, la religione e il sesso, la
sempre uguale a se stesso, una
assieme alle accise sulla benzina.
discordia e la crudeltà; insomma, in tutti quegli
ricostruzione di fantasia ambientata
Cassa integrazione e mobilità.
abiti morali che vestono i sensi di colpa, il pudore e
in una società pubblica messa per
Nessuna speranza in un futuro eco-
l’amore possono essere indagati e ripensati nell’ir-
impiegare i diversamente giovani
nomico più tranquillo per le nuove
riverenza di una smorfia, di un vezzo, nel disegno
all’ultima spiaggia, disoccupati,
generazioni. E la Te.Am. che fa? Ti
grottesco di un commediante. È la vita a cambiare
ragazzi al primo impiego, diplomati
direzione in ogni momento. Non esiste persona più
e laureati di lungo corso che, invece di confrontarsi
mentre il bidone te lo rifila quando paghi la TARI,
saggia di quella che cambia la propria forma mentis
con il mercato piuttosto che in un concorso statale,
con la scritta: “Errato conferimento”.
sette volte alla settimana. Anche l’attore che divide
hanno scelto la via modesta di una chiamata diretta
Qui da noi così è se vi pare: “Un Ercolino sempre
la propria vita con gente che per lo più è egli stesso
attraverso uno dei tanti ammortizzatori sociali
in piedi”.
attacca una pezza sul bidoncino,
di
24
n.113
Cinema
Il copricapo
dell’occhio
L’interessante corto di Giuseppe Boccassini
V
Leonardo
Persia
[email protected]
esiste il nudo, non ci sono animali nudi. La foglia di fico,
il vestito (mentale) coprendo, scoprono.
Così, solo vestendo e truccando di più gli occhi, lo sguardo può mostrare, più che sé stesso, la costruzione artificiosa che
ne è alla base. Altre immagini mentali su immagini pre-esistenti
servono a dire senza parlare, far vedere senza esplicitare, segnalare senza indicare. Gli occhi dello spettatore devono tuffarsi in
questo mare magnum manifesto se occulto, concreto se astratto.
Fedele alla natura sferica dell’elmetto che dà il titolo all’opera,
The Tin Hat, poemetto strabico onirico-materico sulla Grande
Guerra, evoca continuamente la forma circolare dell’occhio. «In
ogni battaglia i primi ad essere soggiogati sono gli occhi» diceva
Tacito, citato dall’autore presentando il film. Che ruota quindi
come fosse una cupola corazzata girevole, disegna cerchi visivi
attorno a trincee, cannoni, mitra, cingoli d’acciaio. I soldati,
nell’immagine finale, dopo i titoli, finiscono per diventare un
edere il vedere. E vedere oltre il (comune) vedere. L’im-
blocco unico, una specie di ninnolo roteante, spazio circolare
magine può rivelare l’altro da sé quando il mostrato di
indistinto, tetra circonferenza priva di spazio, tempo e corpo: gio-
quell’immagine viene trattato e riconfigurato. Dipende da
cattolo e giostra della guerra, il sale e il sangue della terra. «Cos’è
cosa si sceglie, dove si (ri)colloca il visivo. Se lo si accelera,
che fa crescere l’erba? Il sangue!» tuonava il sergente Hartman
decelera, lo si satura o desatura, costruendolo per decostruirlo.
di Full Metal Jacket (1987), tutto immerso nella grande struttura
Oppure segue o precede segni visivi capaci (sempre) di orientar-
circolare kubrickiana.
ne il segno. Basta un suono (non necessariamente un’immagine)
Concentriche pure le bocche dei mortai, occhi senza volto gli
differente per vedere altro, spostarne il significato, ribaltare il
anelli alle canne dell’arma, occhi d’insetto i fori dei cannoni.
contesto. Lo teorizzava Kulešov, lo sa ogni montatore o censore.
Sono gli occhi vuoti, asportati dello spettatore soggiogato della
Ed è palesato dagli esploratori del found footage, trovatori dell’in-
propaganda, che l’avanguardia ribelle degli anni ’20 e ’30 fece
visibile visibile, guide seducenti alla scoperta delle seduzioni
letteralmente a pezzi (Buñuel/Dalì, Man Ray, Peixoto), trascesi
tiranniche, demolitori di ogni concetto perentorio affermato
nell’occhio onnisciente del cinema, culto sostitutivo iconolatra
attraverso un’immagine
dei nuovi diktat, «restau-
(che con la medesima im-
razione di un tardivo culto
magine vien fatto franare).
solare» a detta di Paul
Dell’immateriale, del quid
Virilio, esploratore del
infilmabile dell’involucro
trompe-l’œil della moder-
visivo, Giuseppe Boccassi-
nità e ispiratore del film,
ni si è rivelato un contem-
insieme allo storico del
plante critico sin da Eidola
cinema Giaime Alonge.
(2010), ostentando subito,
I loro rispettivi Guerra e
senza ostentare niente,
cinema (1996) e Cinema
un match tra essere e
e guerra (2001), titoli che
apparire all’interno stesso
messi insieme danno già
dell’occhio. L’occhio come
l’idea dello specchio, delle
luogo di conflitto/confine
superfici lucenti alla base
al suo interno, portatore
del lavoro di Boccassini,
di uno scontro dialettico
diventano una specie di
tra vista (ingannata dal
filtro aggiuntivo ai filtri
pensiero) e pensiero
alteranti aberranti con cui
(condizionato dal vedere). Ha quindi mescolato tutti i tipi d’occhi.
l’autore veste ulteriormente le immagini d’archivio, già di per sé
Occhio di cineasta, di spettatore, occhio mentale, mistico, occhio
imbacuccate. I bordi delle immagini, deformati e riverberati dalle
fallace. Da aprire, da chiudere. Per scorgervi le molecole di corpi,
lenti, come in un grandangolo artificiale a posteriori, sembrano
concetti, di reale e irreale, carni e astrazioni che si avviluppano e
davvero raggi emanati da questo nuovo (nel 1914-1918), oscuro
fornicano a vicenda, in un’orgia di cubismo concettuale. Per
sole(nne) cinema da non guardare fissamente, altrimenti acceca.
percepire e far percepire la percezione, i suoi riti, la propria
I filtri servono a sostenere lo sguardo panoramico di Medusa del
relatività all’interno di un’immagine spogliata. Non si dà
sole/cinema/cupola come occhio del mondo. Estendendo La Ro-
però immagine nuda senza vestito. In Adieu au langage
chefoucauld, né il sole né la morte né il cinema si possono guar-
(2014), Godard ricorda a noi smemorati che in natura non
dare fissamente. Se ci si azzarda, la propaganda, l’icona parlante,
l’immaginario storico si squagliano e si
gia (il corpo-casata o il corpo-macchina):
no. L’hard sdilinquito in tenerezza soft
decompongono, trasmutano in una forma
metastasi e transessualità del vedere e
di abbraccio, nello stringersi di un corpo
fantasmatica che relativizza e miniaturiz-
del vestito (abito o abitudine in quanto
a un altro corpo, se non addirittura a un
za concetti perniciosi. La guerra, come il
apparenza). Ma soprattutto dalle idee di
fantasma. Lo sguardo dello spettatore, in
capitale, a un tale livello di accumulazio-
territorio e di corpo-proprietà, che Boc-
simbiosi con il film, si scioglieva ancora
ne da diventare immagine.
cassini aveva saputo esplorare espropria-
in nuvola fluttuante, puro spirito, pura
La guerra come nuova mistica horror,
re, rispettivamente, nei precedenti Lezuo
aura, pura (potenziale) acqua. Dietro i
a proposito di culti sostitutivi. Il buio in-
(2013) e Osceno (2012).
corpi (nuovamente) il pensiero, la testa
frammezzato da squarci di luce. Lo spazio
Nel seguire le tracce, puramente immagi-
coperta da elmetti immaginativi. I puntini
nero della pellicola graffiata. Sono colpi
native, di un migrante triestino dell’Otto-
mentali alla base di un tutto, «i punti
di (arma da) fuoco. Esibizione di un dio
cento, Andrea Lezuo, il territorio veniva
della vita apparentemente sconnessi»,
tremendo, le fiamme dei (dieci) comanda-
massimalizzato nel principio di patria,
all’interno di ogni concetto illusoria-
menti di forza e terrore che stabiliscono
quella vecchia da lasciarsi alle spalle e
mente nitido, di cui parlava l’Alan Watts
che tutte le cose possono essere divora-
quella nuova da raggiungere. Nella parte
taoista.
te. Dalla guerra e dal cinema (dai media).
centrale del film, subissata nell’oceano
Dal conflitto occhio/mente a quello
Micidiali armi ideologiche mai oscurate/
solcato dalla nave in partenza, la stessa
mente/corpo e corpo/territorio, allora.
illuminate appellantisi alle torce sacre,
concezione di territorio si smaterializ-
Tutti dentro la macchina luccicante del
alle ancestrali vampe dell’inferno solare.
zava nell’informe della pura liquidità.
cinema, del campo di battaglia detto
Immagini subliminali di sacrificio umano,
Discesa radicale nel non-essere del cre-
da Samuel Fuller (sempre tramite
purificatore: da cui l’insopportabile solfa
do, una salubre immersione dove l’acqua
Godard), essenza stessa del divenire
secondo la quale dal massacro belli-
dissolve, cancella, purifica l’immagine
(con o senza plot), dello scorrere dei
co si dovrebbe
fotogrammi e del
uscire redenti e
motion (con o
rinnovati. I loro
senza emotion).
strepiti, restituiti
E pure delle
dall’autore in un
strisce luminose
cut-up sonoro
del muoversi dei
deforme quanto le
processi digitali
immagini (soldati
e cerebrali, all’in-
zombi, macchie
terno dei quali
nel cielo, ombre
guerra, eros e
ammonitrici,
territorio occu-
bombe escremen-
pano un posto
ti) risultano silenti
preponderante.
rispetto al vociare
Dal cinema alla
dello spettacolo
realtà, e di nuovo
di guerra più forte
al cinema. L’el-
della guerra, spal-
metto protettivo,
mato (pure questo
che ripara testa
secondo Virilio) in quel surplus di arma-
soprattutto mentale del confine solido
e cervello dalle schegge di granata,
menti, spese militari, perdite civili (di gran
di terra. Acqua, equivalente liquido della
diventò negli immediati anni a seguire,
lunga maggiori rispetto a quelle militari)
luce. Un’altra luce, prima del cinema.
il caschetto flapper delle maschiette.
come ostentazione e diffusione di Capi-
Senza dimenticare nemmeno le future
Le donne spinte a una paradossale
tale nudo. Una pornografia della morte
fosse comuni acquatiche del culto del
coscienza di sé, durante la guerra
ubriacante quanto quella del sesso.
territorio. Quel Mediterraneo Moloch dei
tritamaschi che le costrinse a
D’altronde la guerra costituisce la (in)
migranti disperati, che divora in quantità
uscire di casa, impiegandole nei
naturale evoluzione corporea, non più
industriali corpi traghettati da scafisti/
settori industriali e (s)persona-
immateriale, piuttosto sanguinolenta,
Caronte nel nuovo Inferno liberista, à
lizzanti. Il femminile ingenuo/
bruciata, olezzante e malata, sessuale,
rebours della Storia
diabolico di Lulu, il casco delle
del concetto degli opposti coincidenti,
Percorrendo la stessa invisibile via,
onde elettromagnetiche sparate
proprio al pari di un atto amoroso e delle
anche Osceno (2012) andava oltre il
sulla mite Maria di Metropolis per
sue derive. Eraclito vedeva in essa (alme-
comune senso del vedere, del dovere
farne una strega hi-tech. Su di
no quella simbolica) la regina e la madre
e del piacere. I corpi dissol(u)ti di quel
esse si posarono l’occhio di Jack
di tutte le cose. Trasformate, poi, grazie
film, altra operazione di riscrittura dello
lo Squartatore, gli occhi plurimi,
a una dose massiccia di ormoni maschili
sguardo, found footage porno che eva-
lascivamente intrecciati, di una gang di
mentali, nel re e nella (madre)patria (in
porava in puro ritmo, come in un Walter
maschi arrapati in un quartiere a luci
Germania, com’è noto, anche grazie a
Ruttmann con acciaio di carne e mec-
rosse. L’una squartata, l’altra bruciata.
Edgar Reitz, ancora matria). Monarchia
canica umana troppo umana, svelavano,
Altre guerre, altri concetti, altri generi.
del luogo (lo stato-sovrano) e della biolo-
velandolo, l’obscene/off-scene dell’osce-
Altro footage da ri-fo(u)ndare.
25
n.113
di
26
n.113
In giro
La valle
dell’Orfento
“S
...la Valle di Cristo
Sergio
Scacchia
http://paesaggioteramano.blogspot.it
diventa valore aggiunto del turismo naturalistico.
L’eremo di Santo Spirito, situato in località Roccamorice, è sicuramente il più grande e famoso. L’antico monastero rappresenta
sicuramente quello che non si dovrebbe mai fare giacché ha
subito, nel corso dei secoli, tante improvvide trasformazioni perdendo il profondo fascino che trasmette altri romitaggi.
In più ci si arriva in macchina e questo fa perdere un po’ di misticismo, ma il contesto in cui giace è qualcosa d’inspiegabile. Non
si può descrivere con la penna. Dovete arrivarci!
Nella valle, poi, è possibile raggiungere tuguri dall’enorme valore
religioso e antropologico come quelli dedicati a San Giovanni,
Sant’Onofrio e San Bartolomeo, situati su aspre pareti.
Sono luoghi rimasti del tutto intatti nei secoli. Sono le memorie
viventi degli antichi ripari di religiosi, pastori e carbonai, incastonati in spettacolari spaccature della roccia, linfa vitale di antiche
e anche cantassi come gli angeli, ma non amassi il
canto, non faresti altro che render sordi gli uomini
alle voci del giorno e della notte”.
(Kalhil Gibran da Il Profeta)
I Vangeli spesso presentano Gesù ritirato in preghiera non in piazza, né all’angolo di una strada, ma in luoghi appartati, solitari, a
volte in mezzo ad aspre montagne.
Questo dovrebbe farci riflettere su quanto sia necessario per
ognuno di noi trovare il tempo ma anche il luogo adatto per
dialogare con Dio.
Probabilmente ne erano convinti i tanti eremiti che sceglievano
di isolarsi, per lunghi anni, in luoghi impervi e spopolati.
Pensavano i poverini che il mondo fosse un ostacolo
sulla via della perfezione. Mi pare fosse stato San Paolo
di Tebe, morto nel 250 d.C., il primo anacoreta che la
cristianità ricordi.
La valle del fiume Orfento, nel cuore del versante
nord occidentale della Majella, è un infinito paesaggio
dell’anima che invita a coltivare il giusto atteggiamento
spirituale. Un luogo che come pochi riesce a generare
innumerevoli sentimenti, dall’entusiasmo, alla serenità, dall’armonia all’inquietudine. È un posto dove ascolti solo il canto degli
uccelli e il sommesso parlare delle acque incassate tra le rocce.
Dalla dorsale più elevata del massiccio che collega il Blockhaus
con il monte Focalone, i Tre Portoni e la cima di Pescofalcone, c’è
un solco gigantesco che scende in picchiata dai 2676 metri fino
ai 600 del centro termale di Caramanico, tra fitte faggete e acqua
scrosciante. Ci troviamo davanti a un mondo popolato da lupi,
cervi, orsi e aquile.
In mezzo a questo severo ambiente, tra rocce dalle forme curiose, si trovano i segni indelebili di una vita religiosa, intensa e
ascetica.
leggende che raccontano di sette eremiti fratelli che si divisero
Eremi a volte difficilmente accessibili, chiesine rupestri e sentieri
gli anfratti più reconditi della valle.
un tempo percorsi da monaci e pellegrini, raccontano ancora di
Santo Spirito a Majella riesce comunque ancora a regalare le infi-
luoghi mistici, lì dove la religiosità popolare, dettata anche da fi-
nite sensazioni che colpirono il grande poeta Francesco Petrarca.
gure imponenti come quella del piccolo frate, Pietro da Morrone,
L’insigne toscano, nel suo trattato morale del “De vita solitaria”,
definì pomposamente questo
Emozionante come non mai,
luogo, “la casa del Cristo”.
incuneato nell’orrido canyon
Dovette trovarsi a suo
del Santo Spirito in Maiella,
agio anche Celestino V, al
l’eremo di San Bartolomeo a
secolo Pietro da Morrone,
Legio è forse il più spettaco-
unico papa che, nella storia
lare degli anfratti di Celesti-
millenaria degli eredi di San
no, utilizzati nella notte dei
Pietro, ebbe il coraggio di
tempi da impavidi anacoreti.
abdicare.
Molto più raccolto del Santo
L’infelice frate patì la con-
Spirito, immensamente più
danna del sommo poeta
selvaggio e da conquistare
Dante, che nel terzo canto
a piedi.
dell’Inferno, impietosamen-
Credo che i più grandi
te lo collocò tra i dannati,
viaggiatori di ogni tempo, da
responsabile com’era del
Walter Scott a William Blake,
“grande rifiuto”. Vi giunse nel
da George Orwell a Italo
Calvino, qui rimarrebbero
1246, rimanendovi per oltre
entusiasti.
quarantacinque anni.
ni, posto a 1230 metri circa, parecchio
Che personaggio per l’immaginario col-
inaccessibile, raggiungibile da Decontra
Ho raggiunto anche quest’altro luogo
lettivo quello del papa eremita che morì
in 4x4 e poi in quasi due ore a piedi. È
dello spirito, forse il più caratteristico, un
povero e reietto nel castello di Fumone
il complesso sicuramente più solitario.
palcoscenico naturale, dove riconoscere
di Frosinone, imprigionato dal perfido
Vi si accede attraverso una scalinata
le forme antiche della più alta devozione
successore, Bonifacio VIII.
intagliata nella roccia, poi strusciando a
e del soffio della sapienza, la forza dirom-
Fu quasi un martirio il suo, volto a render
terra lungo un brutto camminamento a
pente e ispiratrice della natura attraverso
chiaro a tutti noi che l’unica cosa im-
strapiombo. Un cenobio fantastico dove
la vicenda umana.
portante è la vita eterna e non i beni e i
si ammirano ancora le cellette dei religio-
Ho incontrato anche i “tholos”, le capan-
poteri di questa misera terra.
si scavate nella pietra. Tutto maledetta-
ne monocellulari di origine pastorale,
Dovremmo leggere con attenzione l’o-
mente difficile, tutto eternamente bello.
costruite con pietre a secco, imitazione
dei famosi trulli pugliesi dei pascoli nel
pera del grande Ignazio Silone che ne
Foreste scure, saliscendi a perdita
“L’avventura di un povero cristiano”,
d’occhio. Le nuvole sono di ritorno. In
Tavoliere. Dicono che nella valle Giumen-
tratteggiò sontuosamente l’esperien-
lontananza una luce bianca fatica ad
tina ce ne sia uno a due piani, fantastico!
za di Celestino.
aprirsi il cammino tra i vapori bassi del
Il posto sembra ancora raccontare
Nel 1300 il monastero fu abbando-
cielo. Poi all’improvviso un sole velato
una storia di pietre, di lunghi silenzi, di
nato e solo nel 1586, grazie ad un
prende il sopravvento e infiamma il
povertà e privazioni ma anche d’infinita
religioso intraprendente, Pietro
paesaggio.
ricchezza interiore e immensa forza
morale.
Cantucci da
Manfredonia, la vita
Costruito intorno al
contemplativa tornò a
1000, l’eremo fu restau-
fiorire. Il monaco fece
rato da Pietro che vi
costruire una sorta di
dimorò oltre due anni
Scala Santa, scavando
tra il 1274 e il 1277,
prodigiosamente la
insieme a suoi discepoli
fiancata del monte
dell’Ordine del Santo
sovrastante, che porta
Spirito.
Bisogna armarsi di
all’oratorio dedicato a
Santa Maria Maddalena.
umiltà per accostarsi a
In seguito sorse anche
questo luogo dell’a-
l’attuale foresteria.
nima, avere buone
Per seguire le tracce
gambe, aggrapparsi
di quest’antica vita
ad arbusti nani di pino
religiosa, basta armarsi
mugo e piegare le
ginocchia all’arrivo.
di scarpe buone e farsi
vincere dal desiderio di conoscenza che
Tutto intorno assomiglia sempre più a un
A guardarlo, mentre scendi nel vallone
mai dovrebbe mancare in ognuno di noi.
fuoco di erbe umide. I boschi si stendono
dal sentiero che parte da Decontra di
Brandelli di nubi corrono in cielo a ren-
contro l’orizzonte prima indistinti poi,
Caramanico, l’eremo appare ancorato al
dere tutto fiabesco.
man mano ci si avvicina, assumono for-
costone roccioso lungo una cinquantina
Ho deciso di non perdermi una visita an-
ma di artigli insanguinati che cesellano
di metri, che lo sovrasta e lo rende simile
che all’eremo di San Bartolomeo a Legio.
fini arabeschi dai mille colori dell’au-
a un pueblo messi-
Evito volutamente quello di San Giovan-
tunno.
cano.
segue a pag. 28
27
n.113
28
segue da pag. 27
quasi sopra un tavolaccio in pietra che
n.113
funge da altare, ha
il viso di legno ma
È da qui che, scendendo vertiginosamen-
l’espressione di fede
te a picco, gambe in spalla, si conquista
severa e solida che
la splendida veduta frontale del vallone,
pare roccia.
anche se quasi tutti preferiscono lasciare
L’invaso in pietra
l’auto al bivio di Passo Lanciano e giun-
di fuori del tempio
gervi da Roccamorice, di sopra dell’im-
contiene acqua
mane costone. Da lì raggiungere il luogo
piovana che i fedeli
a 600 metri di altitudine è più semplice,
definiscono santa,
lasciando l’auto al bivio per Passo Lan-
bagnandosi mani e
ciano e imboccando il sentiero C3 e poi il
viso.
C1 per circa quaranta minuti.
La pietà popo-
San Bartolomeo a Legio vanta una
lare ricorda che
Come arrivare a Santo Spirito e San Bar-
continuità di devozione popolare che
quest’acqua ha guarito anche da una
tolomeo: A24/A25 RM-PE uscita Alanno-Sca-
non ha eguali con gli altri eremi. La rozza
terribile epidemia di spagnola che nel
fa/ proseguire in direzione Caramanico/
statua lignea si dice abbia fatto più di un
‘600 funestò l’intera zona. Per questo
Roccamorice da Napoli: A1 NA-RM uscita
prodigio in passato.
motivo ancora oggi frotte di fedeli, ogni
Caianello/ seguire indicazioni per Castel di
Il protettore dei macellai, incastrato
25 agosto, porta in processione la sta-
Sangro/ Roccaraso/ Sulmona/ A25 direzione
tua, poi procedendo
Pescara uscita Alanno-Scafa/ proseguire in
lungo il perimetro del
direzione Caramanico/ Roccamorice.
complesso in senso
In inverno per farsi aprire il Santo Spirito,
anti orario e salendo
telefonare al municipio tel. 085-8572132
la scalinata in ginocchio, si strofina sui
Per San Giovanni: occorre munirsi di
muri come avesse la
una autorizzazione gratuita che rilascia-
rogna. In realtà quegli
no le Guardie Forestali del Parco Majella
uomini stanno po-
nel centro visita di Caramanico Terme
nendo a contatto con
tel.085922343.
le pietre miracolose,
Il sentiero parte dal paese di Decontra, un
parti doloranti del
paio di chilometri prima di Caramanico, c’è
loro corpo in attesa
il bivio. Sconsiglio di andarci in inverno. Ci
di un’improbabile
sono dei passaggi scivolosi che in caso di
guarigione.
neve, diventano trappole!
di
Antonio
Parnanzone
Calcio
Il Teramo
G
[email protected]
n.113
la storia insegna che è possibile invertire la
rotta per un futuro diverso e più fortunato. In
fin dei conti le qualità tecniche ci sono ancora
e non sono volate via nello spazio di qualche
mese e poi c’è sempre la possibilità di rimodellare l’organico nella seconda sessione di
gennaio del calcio mercato. Spazio all’ottimi-
li anni solitamente vengono ricordati
determinante. È la classica annata no che
smo, quindi, e pieno appoggio allo staff tecnico
per una gratificazione importante,
in qualche modo dovrà essere raddrizzata e
e alla squadra. Le festività natalizie e la pausa
per qualcosa di non gradito, per un
portata a conclusione senza danni. Ci si dovrà
agonistica arrivano al momento giusto per
fatto eclatante o addirittura per una
accontentare di meno, rispetto alle recenti
riflettere e riprogrammare la seconda parte
negatività assoluta. Il singolo evento fa storia
annate appena lasciate alle spalle. Ma non è
della stagione, in questo caso veramente
e viene tramandato ai posteri. Non altrettanto
proprio detto che ci si debba rassegnare ad
importante e come non mai decisiva per il
può dirsi per il Teramo. L’anno 2015, infatti,
una eventualità di basso profilo, perché proprio
futuro del Teramo. Nei momenti di difficoltà
passerà alla storia per una storica promozio-
può capitare un eccesso, frutto di una forte
ne in Serie B meritatamente conquistata sul
delusione, non sempre da catalogare come fat-
campo, poi sfumata nelle aule della giustizia
to negativo. È segno dell’affetto e dell’amore
sportiva. Si aggiunge un risultato sportivo non
verso la cosa per la quale si prova tanto dolore.
all’altezza delle aspettative di una squadra che
Come non capire, quindi, alcune esternazioni
doveva farsi valere, dentro e fuori casa, forte di
del Presidente per un maggior rendimento
una intelaiatura ampiamente collaudata. Gioie
della squadra! Nello stesso tempo non si può
e dolori, sensazioni e stati d’animo forti che
non essere anche dalla parte dei ragazzi che
hanno scosso la città, tifosi, chi segue meno
ogni domenica vanno in campo a sudare per la
lo sport o addirittura chi ne è completamente
maglia che indossano, senza riuscire tuttavia
estraneo coinvolto dal clamore dell’evento.
a guadagnare quei risultati che vorrebbero. Lo
Le cose non vanno per il verso giusto e non
stesso Vivarini, tanto bravo nella scorsa stagio-
sembra facile individuare i motivi di tale scarso
ne, non può aver smarrito il suo senno in così
rendimento. L’occhio del tecnico è quello
breve tempo. Proprio lui, con l’acutezza e la
che dovrà risolvere i problemi alla base di un
competenza di cui è dotato, dovrà individuare
periodo sicuramente non baciato dalla fortuna.
le cose che non vanno e orientare la barca ver-
Troppi episodi, davvero tanti, concorrono
so la giusta meta. Occorre uno sforzo comune
fatalmente a confezionare risultati che in altri
e con la serenità del Natale ritrovare le forze
tempi non avrebbero inciso in maniera così
per rilanciare l’annata non troppo fortunata.
Cornetti, Maritozzi
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30
dalla
Sport
n.113
I
Redazione
Pallamano
[email protected]
garantirebbe la disputa dei play off e quindi una salvezza pressoché acquisita con
largo anticipo. Anche la NHF Teramo, seppur dovesse disputare i play out, per via
della formula, si collocherebbe in una posizione di classifica tale da consentirle
di conseguire la salvezza con tranquillità. Dobbiamo rimarcare che sicuramente
la neopromossa Gommeur Teramo di Serafino La Brecciosa sta disputando un
campionato di alto profilo.
niziato il girone di ritorno della serie A1 femminile con un risultato positivo
Nella Serie B maschile, le squadre teramane, la NHC Teramo e la Lions Teramo, si
per le due squadre teramane: la Gommeur Teramo ha avuto ragione, seppu-
stanno confermando come le più accreditate società in odore di A2. Sono infatti
re ai rigori, della corazzata Indeco Conversano, Campione d’Italia in carica,
entrambe a punteggio pieno con la NHC Teramo che però deve ancora osservare
che alla viglia certo non avrebbe mai pensato di subire una battura di arresto
un turno di riposo. Il derby tra le due squadre, in programma ad inizio febbraio, pe-
a Teramo. La Gommeur ha ampiamente meritato la vittoria mostrando sicurezza,
nultima di andata, potrebbe sancire la leadership tra le due squadre In casa NHC
cuore e agonismo. Anche la Globo Almax - Bio Apta Teramo è uscita vittoriosa,
si sta attualmente lavorando alla conclusione di un accordo di sponsorizzazione
anche lei ai rigori, contro il Casalgrande Padana diretta concorrente per la quinta
che la metterebbe in condizioni di programmare un futuro più sereno e magari
piazza. Questi risultati consentono alle squadre teramane di attestarsi in posizioni
anche un po’ più ambizioso.
di classifica che danno tranquillità per il resto del campionato. In particolare, alla
Da notare che la NHC per dare ancor più visibilità al settore giovanile, sta organiz-
Gommeur consente di attestarsi nelle alte sfere della classifica, posizione che le
zando un torneo Under che si dovrebbe tenere a Teramo tra Natale e fine anno.
di
Domenico
Attanasii
• mondo
Il debunking
delle news, come credibili antagonisti di nazioni in
possesso di arsenali atomici. Dall’altra parte della
trincea, una guerra che insanguina il Medio Oriente
per l’accaparramento dell’energia indispensabile
L’analisi imprescindibile per capire una notizia
L
[email protected]
allo smisurato congegno capitalista. E si racconta
che se tutti gli abitanti del mondo fossero europei,
avremmo bisogno di tre pianeti; se fossero tutti
americani, addirittura di sei. Per Hilary Clinton “l’Isis è
a questione è che spesso alcuni, e non
una copia del Corano, tanto da contenere l’intensità
un mostro che abbiamo creato noi”; c’è Tony Blair a
pochi, di quelli che si interessano delle pro-
dei colpi dello scudiscio. “Non è rabbia. E non deve
testimoniare che “la guerra all’Iraq è stata un errore,
blematiche degli altri sono carichi essi stessi
essere paura: Valeria non ci perdonerebbe mai se
da lì è nata Daesh” aggiungendo poi “la guerra che
di simili fardelli, tanto da trovarvi una sorta
fossimo spaventati e dunque ora restassimo fermi.
abbiamo accettato di fare dopo l’11 settembre
di mitigazione all’ossessione appassionandosi a vicis-
Nel suo nome, la nostra sfida deve
2001 non ha risolto nulla, ma solo
situdini diverse: “Prima charitas incipit a me ipso” (La
essere quella di non smettere mai
peggiorato la situazione, causato
prima carità comincia da me). Il sistema massme-
di provarci, per riuscire a cambiare
la perdita di milioni vite umane,
diatico insiste nella rappresentazione, in tempo
le cose” (Dario Solesin, 25 anni, fra-
distrutto civiltà, infrastrutture,
reale, di bruti barbuti armati di Kalashnikov, per una
tello di Valeria). L’essere in grado di
economie. E ha portato miseria e
chiara individuazione del nemico tralasciando, a
ammettere un dubbio, demitizzare
risultati utili non già a sconfiggere il
volte, i dovuti approfondimenti su chi questi mostri
e screditare il contrassegno della
terrorismo, ma anzi ad alimentarlo”.
li ha creati e chi procura loro le armi, li foraggia. Un
propria obiettività; l’acutezza nel
Non si uccide il diavolo soltanto col
legittimo interesse, per altri inopportuno, potrebbe
contenere l’imparzialità nell’intol-
dire che è morto. Mano che cerca
diradare l’offuscamento dovuto all’impostura di una
leranza di pancia. L’avvedutezza di
nel buio trova altra mano che cerca.
realpolitik, di sicuro riparo a una concretezza diversa.
essere leali è l’analisi imprescindi-
“L’autodistruzione della reputazione
Logiche legate alle strategie della manipolazione indi-
bile per capire una notizia. Questo
tramite una follia volontaria come
cano che se ci si rivolge a un individuo adulto come
è il debunking. I media disegnano,
una forma di ascesi superiore”
se questi fosse un adolescente il feedback sarà
a tinte audaci, giovani disinseriti
(Nietzsche). Per quanto riguarda il
sprovvisto di senso critico. L’imposizione di punizioni
sopravvissuti nei sobborghi del
tempismo degli statisti italiani, del
corporali, la mutilazione degli arti per i ladri. La fusti-
mondo evoluto assieme a grappoli
gazione agli ubriachi o per una riprovevole condotta
di uomini vestiti come un insolito Babbo Natale con
risposta di Abramo Lincoln.
sessuale. Frustate inflitte da un punitore, istruito
la barba nera che sbraitano sparando in alto nel
“Sapete cosa spetta a chi aspetta?”
per legge, a sorreggere sotto l’ascella del braccio
deserto e poi tradotti, nelle veline lette dai conduttori
“Soltanto gli avanzi di chi si è dato da fare”.
Premier Renzi, una domanda e una