TERAMANI n. 76 - teramani.info

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TERAMANI n. 76 - teramani.info
n. 76
mensile di informazione in distribuzione gratuita
24 febbraio 2012 ore 15,00
TERAMO
VIOLENTATA
Ci mancava solo questo
AUSL TERAMO
pag. 3
IVAN GRAZIANI
pag. 10
PERCHÈ VENIRE
A TERAMO?
pag. 20
SOMMARIO
n. 76
l’Editoriale
3 Ausl Teramo
4 Omaggi e tributi ruffianeschi
5 La Tercas
6 Il dimorante
7 Saluti all’amico Alteo
7 Peggio non può venire
8 La musica è finita
9 Consigli per la salute
10 Teramo Culturale
11 Piccoli Consumatori crescono
12 La retromarcia teramana
14 L’Oggetto del desiderio
15 Il tele...ponte di Brucchilyn
18Musica
19 La Riccitelli
20 Ma perché uno dovrebbe venire a Teramo?
22 In giro
24 Avanti tutta
25 Coldiretti informa
26 Il film del mese
28Calcio
29 Note Linguistiche
30Basket
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Redattore Capo: Maurizio Di Biagio
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Hanno collaborato: Francesco Arcaini, Mimmo Attanasii,
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Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano,
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(quella col nuovo Logo)
Migliori servizi
con pareggio di bilancio
D
itemi voi perché il direttore generale di
un ente come la Asl, a parità di offerta
debba scegliere di spendere di più,
molto di più? In barba a tutte le spending
review di questo mondo o, meglio ancora ai
risparmi sulla spesa (soldi di tutti) che di questi
tempi bisogna conseguire in tutti i settori. È
di qualche settimana fa la delibera della Asl di
Teramo che destinava per la comunicazione
istituzionale circa ottomila euro ad un solo
mezzo di informazione. Nulla da eccepire.
Un ente come la Asl deve comunicare le
proprie attività al territorio, propagandarle,
non a caso a capo della struttura c’è un
manager. Però non si capisce perché la sua
comunicazione debba essere affidata ad
un editore presente sulla piazza teramana
e non ad esempio ad altre figure che hanno
da tempo presentato al direttore generale
Varrassi, (senza ricevere risposta alcuna e
facendo lui “orecchie da mercante” pure alla
richiesta di appuntamento) offerte in cui erano
indicati minori costi per la Asl di Teramo. Qual
è stato il criterio? Non vogliamo pensare a
male, ad eventuale filiere che si estendono dal
livello giornalistico a quello politico e ad altro
ancora: a questo ci ha già pensato L’Espresso,
pubblicando una lista della P2 in cui c’era il
di
Zapoj
Tovaris
nome di Giustino Varrassi. Noi non vogliamo
dar retta a basse insinuazioni di certa stampa,
crediamo piuttosto all’uomo, anche se ad
onor del vero si sono perse le tracce della sua
minacciata querela al settimanale. Che fine
ha fatto? Perché non ha dato seguito alla sua
intenzione? Quasi sicuramente, una giustificata
dimenticanza da parte di un manager a
capo di una grande azienda “in pareggio di
bilancio con migliori servizi”, obiettivo peraltro
contestato dall’enorme cifra della mobilità
passiva teramana (53 milioni di euro), la più
alta in Abruzzo, fatta di colecisti operate nelle
Marche. Per continuare a non credere alla
congettura di un’azione congiunta tra politica e
informazione, il Pd recentemente ha dichiarato
che “il manager Varrassi ha favorito tutti i
medici della parte politica del centrodestra in
consiglio comunale”. Ma il Pd, lo conosciamo
bene, a seminar zizzania è fatto apposta e poi è
della stessa fazione de L’Espresso. Come si fa a
credergli? In tutta sincerità – ripetiamo – siamo
più propensi a credere all’uomo della Asl. Lui
non mente. “Tempo di attesa di una risonanza
magnetica agli arti? Un giorno” dice, e poco
importa se per le altre bisogna attendere anche
un anno, quando le liste non sono chiuse! Il
pronto soccorso è al collasso? Lui afferma che
manca il primario! Nelle sale operatorie piove:
lui che fa? Cerca di punire il medico che ha
rilasciato l’intervista. E Ortopedia e Oncologia?
Dice di lavarsi le mani dell’affaire Robimarga,
l’urologo indagato dalla Magistratura: “Non
voglio entrare in questa questione” dice, poi
però lo premia spedendolo a Giulianova. Noi
però, porca vacca, continuiamo a credergli. Noi
abbiamo il nostro criterio. n
3
di
4
Il Premio
ATTUALITÀ
n.76
Omaggi
e Tributi
ruffianeschi
Tutti pazzi per una targa di riconoscimento
C
Maurizio
Di Biagio
[email protected]
fine vengono pure scambiate tra i soliti personaggi alla recherche
dell’ego perdu. Sopravvivere e galleggiare assegnando magnanimamente arcieri su piedistalli, piatti in simil argento, coppe insulse
e targhe pieghevoli, fino allo sfinimento, supportati stancamente
dall’ente locale di turno, dalla comunità montana o da qualche sigla
che evidentemente si realizza pienamente in questi contesti kitsch.
Anch’io ho un ruolo in questa benedetta società, pare dire l’organizzatore cui preme anche un non disdicevole ritorno economico in
tasca, pur di apparire nell’orgia della serata, dei lustrini e delle paillette, e del vestito buono. Quelle che non mancheranno poi alla festa
(anche se un proverbio inglese recita che “solo una buona coscienza
è una festa continua”) sono le sagome del pubblico di questo tipo di
cerimonie che paiono essere concepite a parte nell’alveo di questa
vita: professionisti, commercianti, giornalisti, scansafatiche, a rimorchio nell’agone della fiera della vanità e dell’inutilità. Gareggiano a
starci, non tanto per voglia di esserci per diletto o per altro, quanto
per un meccanismo perverso di favori e scambi che in quest’ambito
s’ingenera sin dal primo premiuccio offerto con tanta munificenza
e magnanimità, una rete da cui poi è difficile uscire. Tanto che, se
osservate bene, nel parterre de roi
i sono associazioni pseudo
di qualsiasi premio vongola d’oro,
letterarie e non che non sapen-
siedono sempre gli stessi personaggi:
do come sbarcare il lunario,
avvocati col pastrano nero e foulard
inventano il tributo speciale a
variopinto, il commerciante in cerca
quell’artista, l’omaggio a Tizio oppure
di pubblicità con il cartellone posto
a Caio, il premio particolare “a colui
in qualche parte della piazzetta
che ha elevato le sorti della città nel
o del cinema, l’acculturato con la
campo della…briscola”, una conse-
smorfia greve che pare avere sulle
gna di autorevoli riconoscimenti d’ot-
sue spalle tutta la responsabilità del
tone per compiacere il personaggio
sapere in città. Si premiano proprio
o politico di turno da parte di dubbi
tutti: dal macellaio che ha venduto
personaggi che di galloni conquistati
la sua milionesima fettina alla prof
sul campo nemmeno l’ombra. Come
che non ha subito un ricorso al Tar,
per i cellulari, ambito in cui l’Italia
dal geometra dell’urbanistica che ha
detiene il primato mondiale (“come ce piace parlà” spiattellava la
usato meno carta velina fino al politico trombato in cerca di ribalta
Ferilli in una noto spot di qualche tempo fa), anche nel settore delle
per le prossime elezioni, se ci saranno. In fondo, se proprio vogliamo
consegne di attestati vari, certamente non siamo secondi a nessuno.
scavare nei nostri più reconditi spazi interni, ciascuno di noi, chi più
Riconoscimenti a gogò, tanto non costano nulla, se non il prezzo di
chi meno, pare aver bisogno dell’incentivo. Come si dice: “L’uomo dà
una statuina o di una medaglietta, però vuoi mettere: è sufficiente
il meglio di sé quando è stimolato dalla speranza d’un premio, dalla
indorare di un minimo di autorevolezza il premio, della presenza di
paura dell’insuccesso e dalla luce di una stella”. n
un politico che non può dirti di no, ed ecco che la festa è riuscita, e
con gli agganci giusti si può anche ottenere un passaggio in tv o una
strisciata su qualche quotidiano. E l’ego si gonfia sempre più, l’ego di
chi ovviamente ha organizzato la serata sperando in un lauto ritorno
di favori e di immagine. Una captatio benevolentiae, o meglio una
volgare arruffianata, di chi in genere vuole ambire a collocarsi nel gotha dei personaggi patinati della cittadina per assurgere ad un ruolo
di primo piano nel mondo delle importanze, d’altronde il mezzo più
efficace di ottenere fama è quello di far credere che si è autorevoli,
dispensando premi e riconoscimenti come se grandinasse.Tanto in
un paesone come il nostro l’effetto non passa in secondo piano. Così
invece di riconoscere il merito (ah dannata meritocrazia), la lingua va
dove il dente continua a dolere, nel molare dei lacchè che strizzano
il loro occhio languido a coloro che di virtù sono proprio a secco,
incartandosi in un ciclo continuo di premiazioni e statuine che alla
di
BancaTercas
“Una Banca
che farà
accadere
le cose”
Maurizio
Di Biagio
[email protected]
n.76
Giorgio, si ritiene uomo del fare, lo dice più volte, e prima di rendersi
conto della nuova realtà lavorativa monitorizza di persona criticità e
pregi per stilare poi un nutrito report.
Nato a Pavia cinquantun anni fa, Pilla è sposato e ha due figlie. Viene dal
mondo Intesa San Paolo, in cui ricopriva un ruolo di rilievo in aree economiche importanti: poi un anno fa la nomina a direttore generale della
Banca dell’Adriatico di Giandomenico Di Sante. Ora il suo futuro è a duecento passi alla corte del Presidente Nisii. Per la verità il Pavese nasce e
si fa le ossa nel mondo Cariplo, l’ambiente delle casse di risparmio di cui
lui si dice orgoglioso, tanto che al suo arrivo in Banca Tercas dichiara: “E’
stata una scelta consapevole”. La sua mission è basilare: far scordare
Di Matteo ma soprattutto prendere il timone di un’imbarcazione che
naviga nei mari tempestosi di una crisi mondiale di liquidità e che malgrado tutto vorrà riprendere la sua politica espansionistica. E gli intenti
della nuova coppia che guiderà le vicende del credito teramano saranno
quelli di stringersi di più al cliente, di rendere l’istituto più trasparente
e semplice, meno santuario
insomma, rimuovendo la patina
di sacralità su uomini e cose,
ma al contempo indirizzando
è lo slogan del nuovo
direttore generale Dario Pilla
O
la banca all’oceano web, con
un Piano strategico in cui si
dovranno realizzare obiettivi
come ad esempio una nuova
cultura della comunicazione,
della crescita e dell’innova-
gni volta che inizia una
zione. E anche con un Piano
nuova storia c’è sempre
d’Impresa in cui presidiare la
qualcuno che se ne va e
qualcun altro che arriva,
5
gestione del rischio e garantire
l’elevata liquidità, fattori che alla luce degli avvenimenti sono divenuti
un passato che verrà rimpianto
stringenti.
o fatto scivolare, dipende dal
E soprattutto si punterà a migliorare la solidità patrimoniale, parola di
tipo di addio, ed un futuro cui ci
Lino Nisii, il suo presidente, che abbozza pure una mezza minaccia:
si assegna fiduciosi. Una sorta
“Scordatevi i dividendi ai soci perché c’è esigenza di patrimonializzare”.
di terra di mezzo dove è sempre
“Ora è tempo di consolidarsi”, prosegue su questo solco l’Avvocato,
facile sognare perché dopotutto
che fa intendere pure come per il momento sia messa in cantina ogni
“domani è un altro giorno”. Così sarà stato per il Presidente della Tercas,
velleità d’espansione, anche se lascia aperto uno spiraglio: “Superata
Lino Nisii, quando “per caso” ha posto il pavese Dario Pilla a capo del
questa fase, si vedrà”.
timone della Banca Tercas, un nocchiere col compito di far dimenticare
Ma il nuovo corso Pilla s’incastona in uno sconvolgimento epocale, “gli
la sfrontatezza dell’ex direttore generale Antonio Di Matteo dinanzi a
ultimi sei mesi, a seguito della crisi dei subprime e dei debiti sovrani,
cose bancarie che tutto hanno tranne l’essere trattate con azzardo.
hanno cambiato dopo 30 anni il modo di fare banca, di un istituto che si
Questo il grande vecchio non gliel’ha perdonato all’ex dg, prova ne è
credeva inviolabile”, precisa il neo direttore generale nel suo intervento
il suo lungo silenzio quando si accenna dell’Avezzanese, ora di stanza
da “primo giorno di scuola”.
a Bologna in qualche studio di consulenza, silenzio che fa più male di
Per il Pavese il Gruppo Tercas è “un diamante grezzo da pulire per farlo
mille parole di fuoco.
brillare ulteriormente; una banca con buoni professionisti e ben radicata
È dunque iniziato un nuovo capitolo. In maniche di camicia bianca e
sul territorio, con dirigenti capaci, con la fierezza dell’appartenenza, la
cravatta nera penzolante che pare trasudare l’esprit obamiano, il nuovo
cui organizzazione potrà essere migliorata”, infine una banca in cui si
direttore generale spiega ansimante il suo universo-banca con un
ridurrà l’attività allo sportello per trasferirla nel giro di 10 anni sul web.
entusiasmo contagiante e con risolutezza tutta padana. Tratti decisi alla
“Il futuro per noi è già cominciato - sibila ancora Pilla - la nostra sarà una
Bruce Springsteen, Pilla dorme poche ore a notte e alle sei già parte
banca semplice che ottimizzerà i processi per facilitare i clienti, sarà la
dal suo computer la prima mail di lavoro, seguendo durante tutta la
banca del fare, delle persone, del metodo, la banca utile ed infine bella”.
giornata una terrificante marcia lavorativa che lo fa riposare solo per
Gli slogan si rincorrono.
pochi minuti.Qualche tempo fa, si celò nella calca dei clienti dietro ad
“Sarà una banca con processi organizzativi ben definiti, con una filiera
uno sportello di una filiale Tercas per capire cosa ci fosse da migliorare
decisionale corta e con una migliore efficacia del rapporto con i clienti:
nel servizio. Il neo direttore generale dell’istituto bancario di Corso San
sarà una banca dove accadranno le cose”. n
di
6
Mimmo
Attanasi
La lettera
SATIRA
n.76
Il dimorante
Boh!!!
D
[email protected]
Insomma, se ti arriva fino al collo, non disperare, un modo per uscirne fuori si trova sempre.
Ripulirsi è meglio che far finta di niente o
annegare. Insomma, uno almeno ci prova a
rendersi presentabile. Un errore costa una
correzione. Un prezzo accessibile e accettato
dal responsabile della svista. Non bisogna
farsene un cruccio perché tanto “ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà così
difficile che incontri qualcuno al quale tu possa
a un dimorante in Via Savini riceviamo
andare bene come sei. Quindi vivi come credi,
e volentieri pubblichiamo e pure di
fai quello che ti dice il cuore. La vita è un’opera
corsa:
di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi,
“Mi pregio parteciparLe il mio apprez-
balla, ama. Vivi intensamente ogni momento
zamento per l’articolo in oggetto (Brucchi or-
della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera
dina: multare!), apparso nel n. 74 di Teramani.
finisca senza applausi” (Charlie Chaplin).
Per meglio significarLe il mio apprezzamento
Siamo consapevoli dei problemi invadenti e
mi adopererò, tutte le volte che mi sarà
insistenti nel quotidiano della gente, che lavo-
possibile, per parcheggiare il mio SUV in via
ra e si alza presto la mattina. Per due lire da
Carlo Forti… e sarà mia cura sollecitare i miei
Business as usual, si lavora come sempre,
destinare a mutui e debiti vari, senza neanche
conoscenti perché facciano altrettanto.
c’era scritto su un cartello e, volgendosi al se-
i quattrini per una cenetta fra amici. Di un fine
Voglia gradire i sensi della mia più profonda
guito, disse: “La guerra è una cosa orribile, ma
settimana che ritorna sempre troppo presto,
deferenza. Teramo, 12 dicembre 2011.”
condurre in guerra un popolo che dà di questi
nel secondo turno di una pizzeria piena di chi
L’errore sesquipedale è un’espressione poli-
esempi è una grande soddisfazione”.
non si sa dove li va a prendere tutti quei soldi.
rematica della lingua italiana tesa a rappre-
La vita è come la scala di un pollaio. Il raffinatis-
Mentre tu, i conti sì che te li devi fare a mente,
sentare un giudizio dispregiativo su un’azione
simo precetto popolare immerge in un’insolita
se la vuoi un’altra birra ancora. E allora, pro-
ritenuta sbagliata. Indica uno sbaglio, svarione
precisazione di sottile ingegno. A inquietare la
prio non ci va, a questo punto, di aggiungere,
o topica madornale, di difficile misurazione.
mente e rabbuiare gli animi è l’osservazione
a cotanta ambascia, anche le imprecisioni
L’aggettivo sesquipedale deriva dal nome
puntuale che si evince dall’aforisma stesso.
divulgate sul nostro conto.
dell’omonima unità di misura di lunghezza in
Solo una pura questione di quantità, mentre
Signor Maurizio Di Biagio, taccia per sempre!
uso presso i latini (la sesquipeda, pari ad un
dovrebbe essere evidente e manifesto a tutti
E Lei, Signor dimorante, in Via Savini, si goda
piede e mezzo) e significa in questo contesto
che più la scala è lunga, più merda poi ci si
pure il suo prezioso Suv. Ma attenzione, in Via
“esageratamente grande, enorme, smisurato”.
ritrova sotto i piedi. Dipende dai punti di vista.
Carlo Forti c’è il divieto di sosta (ambo i lati).
Il tono dell’espressione risulta volutamente
Se hai le scarpe con sotto il carrarmato ti tocca
Voglia comunque gradire i sensi della nostra
iperbolico e ironico, dal momento che un er-
farla seccare e, con un giravite a punta sottile,
più profonda deferenza, ma non la confonda
rore non si può misurare fisicamente. Gentile
agire di ricamo; ma se la suola è di quella
con il suo prossimo sinonimo: “riguardo”.
dimorante, sarà nostra premura provvedere
liscia, allora basta un prato, una aiuola che si
I Vigili Urbani non faranno sconti. Anche per
a redarguire aspramente il Redattore Capo di
spera senza fiori o il bordo di un marciapiede.
Lei, è prevista una multa salata... n
Teramani, tal Maurizio Di Biagio da Via Paladini,
affinché possa costui rimembrar le stoltezze
a cui indulse nel vergare parole blasfeme in
onore di Mammona, di tesori verbali accumulati impropriamente. Come osò mai infierire
con parabole, metafore ed eufemismo Vs
l’operato dei Vigili Urbani, della nostra città?!
”Se la libertà di stampa significa qualcosa,
significa il diritto di dire alla gente ciò che non
vuol sentirsi dire” (George Orwell, da “La libertà di stampa”, in “La fattoria degli animali”,
Oscar classici moderni, Mondadori). La verità
senza aggettivi è materia per teologi .
Churchill raccontò a Montanelli che una volta
a Londra, dopo un pesante bombardamento,
andò in mezzo alle macerie e notò una piccola
bottega di barbiere, semidistrutta ma aperta.
di
Francesco
Arcaini
Il ricordo
7
n.76
Saluto all’amico
Alteo
nipotina alla scuola San Giorgio.
Dopo aver letto quella annotazione, guardando sotto ho notato anche il
nome Alteo e la tristezza e il dolore si sono raddoppiati, sono rimasto veramente impressionato, a pochi mesi l’uno dall’altra, se ne erano andate
due persone forti e gentili, due bravissime persone. Non oso aggiungere
altro a quanto ha saputo dire su questo mensile Silvio Paolini Merlo in
merito alla vita artistica e professionale di Alteo, ma solo sulla sua umanità ed il suo amore per il prossimo. Continuando ad accompagnare mia
nipote a scuola, passando davanti a quello spazio per affissioni ho notato,
sempre con più interesse, il restare visibile, dopo mesi, il manifesto di
C
Alteo, mentre tutti gli altri venivano coperti.
Riflettendo sono arrivato ad una conclusione che mi ha anche suggerito
ome mi è accaduto già altre volte, con amici e buoni conoscenti, ho
questo mio scritto, Alteo è stato un buono, una persona stimata in fami-
appreso con ritardo dell’addio a questo mondo di Alteo Tarantelli,
glia e sul lavoro, una persona che ha meritato rispetto anche dalla gente
amico da sempre conosciuto dall’infanzia e con il quale sono
comune, che è la cosa che più vale e gratifica. n
cresciuto, frequentandoci giornalmente anche con il fratello Igino e
Bruno Gambini, fino a quando non mi sono trasferito a Piane di Collevecchio di Montorio. Eravamo inseparabili ed insieme abbiamo affrontato le
prime esperienze di studio, io ragioniere e loro geometri, abitando tutti a
un centinaio di metri dall’Istituto Tecnico Commerciale “V. Comi”: i Tarantelli in Via Rischiera e Bruno Gambini ed io in Viale Bovio.
Abbiamo condiviso, a diplomi conseguiti, anche le prime esperienze lavorative nell’Ufficio Provinciale della Gioventù Italiana in Via Taraschi, Angelo
Ioannone Commissario e Carlo Grossi Dirigente, in qualità di insegnanti in
corsi per apprendisti e per lavoratori disposti a recarsi all’estero.
Forse per questo, ad un certo punto, avevamo deciso tutti di far domanda
per recarci in Australia a cercar lavoro, ma la fortuna ci arrise e tutti
trovammo lavoro in
A. Tarantelli, Idilli, Anni ’70-’80
olio su tela (particolare)
Italia: Bruno all’Ufficio IVA,
Alteo all’Ufficio Tecnico
dell’Università, Igino con
una ditta di Costruzioni ed
io al Comune di Montorio
al Vomano.
Tutti e quattro ci creammo
una famiglia e senza ombra di presunzione, perché
erano altri tempi, tutti in
modestia e semplicità,
disposti a ben operare in famiglia e sul lavoro frequentandoci, ovviamente, meno, ma sempre nel rispetto reciproco tra noi e degli altri.
Siamo rimasti sempre fortemente legati, fortemente amici, forse perché
condividevamo tanto: carattere, modo di percepire le realtà intellettive ed
oggettive, bisogno di apprendere, voglia di vivere, amore per il prossimo.
Siamo stati sempre animati da qualcosa che nasceva in noi, qualcosa
che ci avvicinava, anche senza esserlo materialmente, una stima integra,
un legame tra fratelli più che tra amici e se anche in periodi abbastanza
lunghi non ci si vedeva i sentimenti restavano gli stessi.
Igino ci lasciò ancora giovane, vittima di una sventura maturata all’estero
a pochi giorni dal suo ritorno in Italia, quando già percepiva la gioia di
riabbracciare i suoi cari per il Santo Natale.
Ora l’ha raggiunto Alteo ed io a dolermi di non aver potuto partecipare di
persona al cordoglio dei famigliari e per il modo in cui sono venuto a conoscenza della sua morte, leggendo l’avviso della scomparsa della moglie
Lina Cerasetti, sullo spazio in Via Cavacchioli, nell’accompagnare la mia
Peggio
non può venire
di
Luigi
Pardo
È strano ma vi voglio far sapere
che in fondo un po’ mi manca il Cavaliere.
Vi ricordate quelle sue sparate
un pò spontanee e un pò premeditate
che erano trasmesse per tivvù
e ridevamo in tanti, eppure tu.
Gli scherzetti alla Merkel e a Sarkò:
l’Europa se la ridacchiava un pò.
E gli anatemi contro i comunisti
che da vent’anni non si son più visti;
e le maledizioni ai magistrati
dalle menti distorte e un pò malate;
le cenette con giovani donzelle
di coscia lunga e floride mammelle,
allietate da qualche canzonella
suonate allegramente da Apicella.
Dello spread nulla si sapeva
e l’evasione non ci preoccupava;
pian piano, impoverendo, si rideva
mentre l’acqua alla gola ci arrivava.
Poi, all’improvviso, ci hanno aperto gli occhi,
uscendo dal Paese dei Balocchi.
Ci siam trovato davanti un gran signore
d’aspetto d’un inglese ambasciatore
il quale, con la più elegante flemma,
ci ha spiegato che siamo nella “melma”.
E infine, per stranezza della sorte,
pur se prendiamo in testa tante botte,
andiamo in processione al santuario
e ci prostriamo avanti a Super Mario.
di
8
Maurizio
Di Biagio
Cultura abruzzese
ATTUALITÀ
n.76
La musica
è finita
Diminuiti del 70% i fondi alla cultura regionale
È la Caporetto delle associazioni abruzzesi
È
[email protected]
dell’anno scorso” ripete sconsolato come una brutta nenia “che poi
tra l’altro era da considerarsi una somma a dir poco insufficiente”. Ben
900 mila euro in meno solo dalle leggi di settore (la 15 e la 5) e minor
contributi per l’Isa (Istituzione Sinfonica Abruzzese). Solo nel 2007,
l’assessore aveva a disposizione 3,2 milioni di euro: da definirsi una
colata di danaro se comparato ad oggi. Oltretutto De Fanis paventa
scenari raccapriccianti temendo importati tagli occupazionali al settore
“perché 1200 persone che gravitano attorno alla cultura potrebbero
restare a braccia conserte per un bel pezzo”. Ciò vuol dire un ulteriore
depauperamento culturale in Abruzzo, poiché le realtà meno ricche
potranno avere perfino problemi di sopravvivenza dal momento che gli
stanziamenti del Fus (il Fondo Unico per lo spettacolo di natura statale)
sono inevitabilmente legati a quelli regionali: venendo meno quest’ultimi, si rischia anche di non beccare gli altri. Il panorama è desolante.
All’assessore non resta che manifestare la sua impotenza; il timbro
della sua voce, quasi baritonale, perde consistenza, s’affievolisce
la Caporetto della cultura abruzzese. Con l’attuale crisi i primi
a soffrire della penuria di stanziamenti regionali è proprio lei, la
cultura, l’arte della rappresentazione, del gesto, della lirica, del bel
canto e della pennellata d’artista. Facendo due conti, in soli sei
anni sono mancati all’appello nel settore quasi tre milioni di euro per
un taglio draconiano che supera abbondantemente il 70% del budget
a disposizione nel 2007. Non è che fosse tutt’oro quello che luccicava
allora, ma almeno l’esborso della Regione garantiva lustro alle realtà
meritevoli e una sorta di sopravvivenza a chi, galleggiando alla bene e
meglio, ambiva a divenire realtà.
Ora, anche associazioni conclamate, come ad esempio l’Istituzione
Sinfonica Abruzzese, costretta a cure dimagranti esasperate, teme
semplicemente per il domani. La stessa Riccitelli del presidente Maurizio Cocciolito non esclude che, in seguito a tali corpose sforbiciate,
i prossimi cartelloni possano ancora
essere all’altezza di quelli passati, a ri-
Facendo due conti,
in soli sei anni sono
mancati all’appello
nel settore quasi tre
milioni di euro per
un taglio draconiano
che supera
abbondantemente il
70% del budget a
disposizione nel 2007
schio qualità e quantità, in un cocktail
che si mostra esplosivo.
I tagli al settore che la Giunta regionale apporterà nel corso del 2012 sono
dunque al limite della sopportazione
da parte delle centinaia di associazioni
quando deve ripetere come la cultura sia poi sempre la prima vittima
che spalmate sul territorio abruzzese
sacrificale: “Una scelta, questa, che non posso avvallare ma che accet-
avranno d’ora in poi seri problemi
to con molta rabbia” è la sua testimonianza, il suo “obbedisco”, anche
di salvezza artistica in quest’am-
se poi smarca il governatore Chiodi prendendosela con l’attuale crisi
bito messo così a dura prova dalle
finanziaria, madre di tutte le giustificazioni.
ristrettezze economiche dei diversi
Tra le associazioni regionali serpeggia la preoccupazione.
enti locali. Di riflesso, si prospettano
Monta anche un moto di sdegno ma alla fine ci si rimette “alle
tagli soprattutto all’organico e, come
mani di Dio”, come sostiene il coordinatore amministrativo dell’Isa,
già accennato, agli stessi cartelloni,
Vittorio Ciccarelli, che rende noto come dai 14 mln di euro del 2006,
minando la loro qualità e numero: una
i finanziamenti regionali siano scesi a 4: a rischio i 60 posti di lavoro,
situazione drammatica, riferiscono
ma soprattutto la qualità degli spettacoli fin qui offerti. Non si vuole
gli addetti ai lavori, che fanno sapere
ancora credere che tutto ciò accadrà a breve giro di posta. Per fare un
come in alcune cesoiate “lo Stato addirittura si comporti meglio della
altro illuminante esempio, la Riccitelli di Teramo in due anni ha subito
Regione Abruzzo”.
un taglio del 70% dei contributi regionali: anche qui a rischio l’organico
Chiodi picchierebbe perfino più duro di Monti, che è tutto dire. Il taglio
e cartellone. “Sarebbe davvero drammatico – conclude il presidente
“forte” che l’assessore regionale alla cultura, Luigi De Fanis, lamenta
Maurizio Cocciolito – perché dopo tanti anni di sforzi notevoli e di cre-
rispetto al suo budget del 2011 è di 1,7 milioni di euro: “Ho la metà
scita sarebbe una iattura ridimensionare l’attività artistica”. n
di
SALUTE
Consigli
Donatella
Cerasani
n.76
Allergie
Alimentari
A
9
llergie e intolleranze alimentari sono spesso confuse tra
loro, in quanto entrambe scatenano reazioni negative
nell’organismo, in concomitanza con l’assunzione di un
alimento. La loro origine è ben diversa. In questo numero
tratteremo le allergie alimentari e nel successivo le intolleranze
alimentari.
Le allergie alimentari sono causate dalla reazione antigeneanticorpo nei confronti di un antigene (proteina) al quale il nostro
organismo è sensibilizzato si scatena quindi, nel giro di breve tempo, il rilascio abbondante di immunoglobina di tipo E e di istamina
reazione non è dose dipendente bensì determinata dall’assunzione
provocando subito un picco massimo che si manifesta con prurito,
dell’allergene stesso , anche in piccolissime quantità.
rash cutaneo e gonfiore fino ai casi più gravi della chiusura della
Fortunatamente, nei soggetti adulti sono pochi gli alimenti respon-
glottide (reazione allergica all’albumina).
sabili di reazioni allergiche: latte vaccino (parte proteica), uova,
Chi è allergico ad un alimento lo è sempre e comunque in quanto la
molluschi, crostacei, pesce, arachidi, noci e frutta secca. n
di
10
Teramo culturale
CULTURA
n.76
Ivan
Graziani
Silvio
Paolini Merlo
[email protected]
da dire, dichiarava il Nostro con sfrontatezza. Il
mai interrotto come per un De André o un
rock’n’roll già visto e udito nel folk abruzzese,
Gaber. Ma c’è da stupirsene dopo quanto si è
aggiungeva. L’elemento “popolare” è tuttavia
detto? Graziani non ha portato avanti nessuna
di ambigua attribuzione in un cantautore di
battaglia ideologica, non si è prestato a facili
ballate tenere e scanzonate quale egli è stato,
engagement anarchici e utopistici, come per
come lo è per altri artisti del suo periodo quali
lo più tutti i cantautori della sua generazione,
Lucio Battisti o Pierangelo Bertoli. Non è di
Gaetano incluso. Graziani è un menestrello
diversa natura da quello di un menestrello
puro, il suo tema costante sono i desideri, il
medievale, o di un operista del tutto viscerale
suo orizzonte espressivo più autentico quello
e anticerebrale come Puccini, che, a cavallo
dei toni tersi e soffusi, prosecutore di quell’art
e l’inattualità poetica
dei menestrelli
pour l’art, di quel cantare
per il solo piacere di
farlo, un po’ come il “tanto
pe’ cantà” petroliniano,
che è proprio quanto la
D
tradizione colta occiden-
nessun altro personaggio cittadino ha ottenu-
desta incisività del festival
to nel tempo un grado maggiore di universale
teramano “Pigro”, degli
e stratificata notorietà, ben oltre il caso stesso
alti e bassi dell’industria
tale, specie continentale e
elle figure della Teramo culturale
mitteleuropea, ha spesso
inscrivibili tra le più indiscutibilmente
inteso alla stregua di un
popolari, quella di Ivan Graziani è di
peccato originale. Non è
certo la più indiscutibile. È un fatto che
responsabilità della mo-
di quella Maria Di Paolo originaria di Rocca
discografica, della perver-
Santa Maria, in arte Mara Del Rio, che pure
sità del sistema produttivo
conobbe un certa fortuna per quasi tutti gli
degli ultimi due secoli, trovò del tutto naturale
moderno, e nemmeno dell’insensibilità o del
anni Cinquanta. E tuttavia, fatti salvi gli esordi
accostare il melodramma al Café chantant.
pregiudizio, ma del percorso della musica occi-
con i “Modernists” di Nino Dale e la bellissima
C’è chi, al di là della biografia ufficiale presen-
dentale tutto intero, e, in ultima analisi, di Gra-
Signora bionda dei ciliegi, con Teramo tutto
tata all’Università di Teramo lo scorso novem-
ziani stesso. Un artista-menestrello che non
questo ha poco a che vedere. La cosiddetta
bre, non si dà pace per il mancato revival della
si è mai preoccupato di addomesticare o farsi
popular music nasce e si consolida in area an-
musica di Graziani, spesso contrastata da sorti
addomesticare dal pubblico, di schiavizzare il
gloamericana a partire quantomeno dagli anni
avverse e in genere poco considerata dalla
canto alla parola, di assumere toni messianici
Venti del secolo passato, ad esprimere quell’e-
critica, revival che invece c’è stato e a spron
o diabolici, tradizionalisti o progessisti. Il suo
splosione via via sempre più incontenibile per
battuto per colleghi dalla vicenda piuttosto
rimanere nell’ombra, popular e nello stesso
cui la musica occidentale colta, scaturita dal
simile alla sua (macroscopico il caso di Rino
tempo di nicchia, amato seguito e ammirato
canto gregoriano e ambrosiano, viene a fare i
Gaetano, trionfalmente riscoperto a distanza
da cultori e giovani autori, è un segno dovuto
conti con una società sempre più divisa e di-
di un ventennio), o che al contrario non s’è
ai tempi che viviamo, ed è un buon segno. n
laniata da grandi conflitti etnici e religiosi, che
dal mecenatismo rinascimentale e dalle grandi
monarchie sfocia in modo inesorabile in forme
di tecnocrazia e di industrialismo sovranazionali. È tutto un mondo di valori che prende
il posto di un altro in disfacimento, altro che
mode o etichette. E ciò che vuole è l’immediatezza empirica del fare musica in quanto musica, quel pragmatismo espressivo risalente alle
melodie degli chansonnier di era trovadorica,
rimasto poi sepolto sotto montagne di
razionalismo idealistico, spesso mascherato
da toni mistici o profetici, come nel percorso
che dai polifonisti franco-fiamminghi giunge a
Bach e a Beethoven, e da questi alla seconda
Scuola di Vienna e all’ultraserialismo di Boulez
e Stockhausen. 90 % divertimento, 10 % cose
di
Mimmo
Attanasi
SATIRA
Vita sociale
[email protected]
n.76
Piccoli
Consumatori
Crescono
o ti avvolgi nel mantello di Zorro, tracannando un bicchiere di rosso
dopo l’altro; se a Venezia c’è l’acqua alta, tanto che ce lo sapevi, te
ne vai da Gatto con gli stivali e con quelli ai piedi sette leghe le fai di
sicuro. Se a Teramo si organizza una manifestazione dedicata ai bambini, di quelle creature che se gli si soffia d’inverno sulla guancia si
ammalano di raffreddore, allora forse sarebbe meglio dare prima uno
sguardo al calendario; prendere atto che siamo in inverno e, giacché
il Carnevale ogni anno si ostina a cadere di questi tempi, prendere
finalmente una decisione coraggiosa: “Se organizzassimo tutto al
chiuso, visto che di carri allegorici con una fisarmonica sfiatata e una
damigiana di fianco ne abbiamo visti sfilare tanti?” Gli Ignorantelli di
Giuggiù sono un lontano ricordo, assieme ai Senza Pensieri de Coccia
a spille; la Madame Charleston di Mondino non sfila più sotto i Portici
di Fumo. Come non pensarci
prima?! Eh, sì che bisogna
pensarci in tempo.
al caldo dei “a luoghi”
E fare anche molta attenzione se si vuole evitare che in
futuro le associazioni di mu-
L
tuo soccorso e le fratellanze
di artigiani possano, come
a sagra di Natale si è appena conclusa fra le ali tricolorate
il Pifferaio magico della
delle luminarie appese, una pista di ghiaccio finto, i rami
Bassa Sassonia, attirare
posticci di un alberone messo come giovedì e il brindisi di
dietro di sé i bambini della
mezzanotte con il “Governatore” sul palco a benedire di auguri
città, per condurli alle feste
Attanasii
il nuovo anno alle genti,
assieme al “Borgomastro”
e un “Beppe Grillo dei
poveri”. Enorme successo
in maschera danzanti, con
mamma & papà al seguito
a battere le mani e tenere il
ritmo come gli ha insegnato
la De Filippi nell’effimero Uomini e Donne, fra torri merlate e carrelli
Pensare che in piazza
della spesa dei “non luoghi”, di un Centro Commerciale. L’etnologo e
del Plebiscito a Napoli ci
antropologo francese Marc Augé definisce il non luogo dei maxi-
fosse Zubin Mehta e dopo
store altamente rappresentativo della nostra epoca, caratterizzata
Giovanni Allevi, insomma...
dalla precarietà assoluta, dalla provvisorietà, dal passaggio e da un
nelle sue composizioni
individualismo solitario. Le persone transitano nei non luoghi, dove
non c’è mai un passaggio
nessuno vi abita. E proprio in una indagine fatta dall’Osservatorio sui
virtuosistico. Per studiare
Diritti dei Minori risulta che il 73% dei giovani trascorre in media tre
Chopin non basta una vita,
ore al giorno nei grandi supermercati e il 19%, addirittura, il doppio
per Allevi sei a posto in
del tempo. Con piena coscienza dei genitori che, comunque, si
un quarto d’ora. In linea
sentirebbero assai più tranquilli del fatto che i propri figli se ne stiano
con la tendenza del nostro
lì, di buona voglia, rintanati in quei, “iper” luoghi video sorvegliati,
(Maurizio Baglini, left n° 34
Attanasii
di pubblico.
tempo: tutto e subito.
11
come appunto i Mall, piuttosto che rimanere fuori da soli al freddo, in
mezzo alla strada, esposti ai pericoli di una vita con la quale, pure gli
del 28 agosto 2009)
invincibili, alla fine dei giochi, dovranno fare i conti. Scaldarsi le mani
Imbacuccati, dopo aver saccheggiato armadi e cassetti, gli equi-
con una vecchia fotografia. Per sopravvivere, più che di varietà gene-
paggiamenti d’alta montagna in prestito e scombinati, Moon Boot
tica è di quella culturale che avremo bisogno in futuro. Piccoli Con-
taroccati, “i bigotti dell’apparire” restano a malapena in equilibrio sui
sumatori Crescono. E dovranno farlo in fretta. Gli investitori hanno
pattini a noleggio, sulle note distorte di una musica che spacca. Fini-
investito e di scadenze da onorare ce ne sono così tante che di sonni
ta la festa, si strizza l’occhio nell’indolenza di provincia al prossimo
inquieti è piena la notte. Quindi, anche per quest’anno, a “Carnevale
martedì grasso alla teramana, per poi avviarsi verso i rigori alimentari
ogni scherzo vale... un buono omaggio” solo se la dolce mammina
della quaresima. Ed è proprio lo spirito, magari non quello santo, è
prende con sé il carrello della spesa e via andare, a testa alta con lo
ciò che manca ai pensatori di sagre. Se a Ivrea, durante le goliardiche
sguardo ad altezza di scaffale, su e giù per le graziose piazzette del
battaglie medievali fra gli aranceri ribelli contro il tiranno feudatario,
Corno Grande e del Corno Piccolo, in un salutare shopping rigeneran-
diluvia, nel succo di frutta sempre bagnato ci stai; se per i vicoli di
te e, soprattutto, per imparare a diventare sempre più consumatori,
Ascoli Piceno tira ‘na flippine che ti stacca le orecchie, alzi il bavero
sempre meno cittadini. n
di
12
Urbanistica teramana
ATTUALITÀ
n.76
La retromarcia
teramana
Saltati Project Financing del nuovo teatro, Stu e
recupero dell’ex manicomio; si allontana lo svincolo
della Gammarana proposto dal Comune;
problemi giudiziari per l’ex assessore Robimarga e
per il socio privato della Team;
bocciato dal Tar la seconda parte del Lotto Zero;
il concorsone sotto la lente d’ingrandimento della
Magistratura; e tanto altro ancora gettano un’ombra
inquietante sulla nostra città.
Maurizio
Di Biagio
www.mauriziodibiagio.blogspot.com
fantasmi tornati in vita per riprendersi la loro volontà. Ed in tutto ciò, la
leggendaria ospitalità teramana è stata ben promossa dalla nostra cara
giunta: dopo l’invito a (comparire) a Gavioli e Faggiano ex ad Team, è toccato alla Straferro a mettersi nei guai. La ditta di Centobuchi che doveva
iniziare i lavori per il nuovo teatro e portare avanti un’operazione immobiliare da 43 milioni di euro, è stata bloccata sul più bello dalla Prefettura
di Ascoli perché c’è in corso un’inchiesta per mafia che toccherebbe
l’azienda marchigiana. Sul versante Team invece, per comprendere meglio in quale clima si vivesse, val la pena ricordare come l’ex presidente
prima di firmare qualsiasi atto fosse solito sottoporre al vaglio di uno
stuolo di avvocati tutte le carte, per evitare appunto di essere invischiato
in fatti poco chiari. E a quanto pare è stato previdente, oltreché coscienzioso: dal coacervo di intrighi ne è uscito immacolato. E se finora non
c’è un socio privato che sia stato nominato attraverso un normalissimo
bando di gara è perché, come riferisce il senatore Paolo Tancredi, il fine
giurista Vincenzo Cerulli è stato capace di redigere “uno statuto coi fiocchi”, che ha retto nel tempo e che soprattutto ha fatto scuola. Peccato
che però in procura non la pensano così. Il consigliere regionale Idv Carlo
Costantini intanto ai microfoni di Teleponte parla di cricchetta teramana
cui rivolgersi se si vuole lavoro e se si vogliono fare progressi in campo
professionale. Il Pescarese fa anche cenno
all’avviso di garanzia fatto recapitare al
manager Varrassi dalla procura di Teramo,
ufficio che sta indagando sulla promozione
quantomeno inopportuna dell’ex assessore
all’urbanistica Pdl a primario di Urologia di
M
Giulianova proprio dalla sua Asl in un perio-
ricorrendo anche a criptici piani strategici
stesso sindaco Brucchi col suo percorso
e progetti di finanza fin troppo faraonici
senologico. Ha dichiarato il capogruppo
do in cui è ancora indagato. Ma Costantini
a che sta succedendo alla nostra
accennava alla cricchetta e dunque anche
cara città? Tutto ciò che l’Ammi-
a tutti i medici Pdl, consiglieri comunali a
nistrazione aveva programmato,
Piazza Orsini, recentemente avvantaggiati
ideato, pensato e sublimato,
da promozioni fulminanti, compreso lo
per la nostra caratura, si sta sciogliendo
Pd, Giovanni Cavallari: “Facciamo prima a
come neve al sole. Tutte le versioni della Teramo 2.0 previste nel Modello
nominare l’unico non promosso da Varrassi che a segnalare tutti gli altri”.
finale 2025 hanno invece incubato il proprio bug informatico all’interno
E qui l’elenco si fa lungo, lunghissimo.
dell’hardware del palazzo municipale, fino a far apparire sullo schermo
del computer di Piazza Orsini tanti irriverenti volti di anonymous che
Stu 2012 : fine dell’urbanistica creativa
si sbellicano dalle risa a veder come tutto sia andato a gambe levate.
Con lo Stu (Società di Trasformazione Urbana) Teramo avrebbe dovuto
Niente Project financing del nuovo teatro, niente Stu, saltato il concor-
rincorrere Barcellona, ricalcare le orme della città catalana e richiamare
sone per irregolarità, saltato pure lo svincolo assieme al secondo tempo
da mezzo mondo archistar pretenziosi, così non tanto tempo fa afferma-
del Lotto zero, niente ex manicomio da recuperare (Jessica è scappata
rono in pompa magna i nostri politici. Con lo Stu la nostra città poteva
con Cialente), niente nuovo volto alla città: questa volta i tappi dello
parlare di opere da tramandare ai posteri e finalmente sotterrare le brut-
champagne salteranno al massimo per la promozione del Teramo calcio
tezze teramane dei gazeboni e degli ipogei. Con lo Stu molti dei nostri
in seconda divisione. Eppure, in questa nuova e scintillante città, il gover-
amministratori si son fatti belli per rincorrere poltrone in Regione, usando
natore Chiodi aveva da tempo apposto la sua firma. Archistar, affaristi e
l’urbanistica creativa per i loro scopi. Ora, dopo l’appello del sindaco
dirigenti comunali avevano pure pranzato a Milano in cene propedeuti-
Brucchi che in pratica ha annunciato di aver accantonato definitivamen-
che alla nuova ville lumiere in costruendo, ma evidentemente il cibo è
te il Piano, malgrado fosse un punto irrinunciabile del suo programma,
rimasto nel gozzo, indigesto: si spera solo che il conto non l’abbia saldato
l’unico Stu’ rimasto in piedi da queste parti è quello di Montorio, il
l’amministrazione, cioè noi, perché al danno s’aggiungerebbe anche la
famoso e antico gioco di carte con la Taverna, il Gnaf, il Salta, il Bragon e
beffa. Per Chiodi il nuovo teatro che si stagliava per 80 metri avrebbe
il Cucco, e l’accento sulla “u”. Una beffa, la solita smargiassata dei nostri
cambiato per sempre lo skyline di Teramo, donandogli una spiccata
cari politici che, per alimentare il mito di una Teramo da bere, hanno
personalità, ora invece resta la ferraglia della tribuna e i 17 mitici gradoni
messo in campo il solito armamentario di fin de siècle, tra concorsi di
della curva Est, che parlano di storia, di spazi verdi e ora dei cinquemila
idee, convegni da iperuranio e la solita sala prestata a qualche pretenzio-
senza spendere nulla”. Sì perché, la nostra
per la notizia che per il relativo provvedimento
amministrazione ha anche avuto l’abilità
del Comune di Teramo, e aggiunge che aveva
tutt’italiana di trasformare una Caporetto in
appena completato la consegna della docu-
13
una Vittorio Veneto, una clamorosa sconfitta
mentazione, assieme alla ultimazione della
dei generali italiani in una riscossa imperiosa.
revisione del Piano economico finanziario.
n.76
Una riunione con la direzione compartimenta-
Brucchi non ha potuto far altre che rilevare
le di Rfi, in cui si prendeva atto del fallimento
come la comunicazione abbia compromesso
dello Stu, è divenuta all’improvviso l’ennesi-
tutto, però si fa coraggio ripetendo il suo
mo folgorante spottone di Piazza Orsini per
mantra: “Si va avanti ripartendo con il vecchio
annunciare l’arretramento di pochi metri della
cinema comunale”. Esultano le 5 mila firme
che hanno vergato i fogli e che si opponevano
sa videata, il nulla insomma. Nel glossario dei
all’abbattimento del vecchio stadio comunale,
nostri amministratori la Stu aveva il compito di
esulta una parte politica ben distinta, esultano
progettare e realizzare le nuove aree urbani-
i Verdi ma anche semplici cittadini, esultano
stiche degradate o sottoutilizzate prevedendo
gli ultrà. Marcello Olivieri di Teramo Vivi Città
la partecipazione del capitale privato, venden-
chiede le dimissioni del sindaco Brucchi e
do fabbricati e riqualificando alcuni quartieri
riferisce della sua denuncia alla Procura di
della città. L’icona della Stu era rappresentata
Teramo inoltrata il 18 Marzo del 2010 ma mai
dall’arretramento della Stazione ferroviaria
resa nota, in cui si fa riferimento al bando
che in buona sostanza andava a riqualificare
redatto, “in maniera generica e che ha spinto
il quartiere della Gammarana (perfino con
molte società a non partecipare”, e alle tre
un nuovo hotel) ma erano previsti anche
proposte presentate yta le quali fu scelta quel-
interventi nel mercato coperto, in piazzale San
la della Straferro. Nel bel mezzo della raccolta
Francesco con una nuova autostazione e con
delle firme (saranno poi 5 mila) “il Comune
la nuova sede comunale. Il Pd veste i panni di
– per Olivieri - inspiegabilmente si accelerò la
una Pubblicità Progresso qualsiasi e parla di
comunicazione ingannevole: “E pensare che
ferrovia, tra l’altro un progetto redatto dalla
la famosa Stu, di cui nessuno ha capito mai
stessa direzione di Rfi. Con grande enfasi si
cosa significasse – affonda la lama del coltello,
sono tracciate le prime linee guida indicando
Alberto Melarangelo – è stato il grande cavallo
pure un’area di risulta mutata poi in piazza
di battaglia della maggioranza, la panacea
urbana tra Viale Crispi e Via dell’Aeroporto,
per tutti i mali, presente nel Piano strategico
e una bretella, come richiesto dai comitati
e in quello triennale delle opere: per anni si
di quartiere, anche in vista dell’agognata
sono fatti annunci roboanti e si sono costruite
apertura dello svincolo della Gammarana.
carriere politiche, poi all’improvviso tutto
Ciliegina sulla torta-annuncio la creazione
scompare”. Ma quanti soldi è costata finora
dei 120 posti auto. La Stu non è più realizza-
coltivare le ambizioni di qualcuno? si chiedono
bile – dichiarò Maurizio Brucchi - però siamo
i democrat. Il capogruppo Pd in consiglio co-
riusciti a coinvolgere le Ferrovie dello Stato in
procedura, l’iter del bando per aggiudicazione
munale, Giovanni Cavallari azzarda a stendere
un programma di riqualificazione e l’area ha
dei lavori. Ciò fece pensare che ci fossero
una sorta di cronistoria: “Il 18 febbraio del
un’importanza e una collocazione strategiche
degli interessi particolari verso il privato, che
2011 il sindaco Brucchi ne parlò con toni ap-
e si inserisce in uno spazio perfettamente
erano anche sottolineati dai prezzi di vendita
passionati in un convegno a Cagliari arrivando
integrato con la cinta urbana”. Conclude an-
di favore applicati che non coincidevano con
a paragonare Teramo con Barcellona; pochi
cora Melarangelo: alla fine di tutta quest’idea
quelli del mercato”. La denuncia di Olivieri
giorni dopo il progetto fu illustrato in pompa
innovativa ci ritroveremo con l’arretramento
chiudeva così: “Il tutto viene evidenziato per
magna al Parco della Scienza, alla presenza
della stazione di 50 metri e una piazzetta… e
evitare che possa farsi interessi sui beni di
ovviamente del Governatore Gianni Chiodi”. A
chissà se si faranno”.
interesse pubblico e per interrompere con-
quel tempo sembrò che l’idea potesse essere
dotte criminose a danno dell’intera collettività
tramutata in realtà in pochissimo tempo,
I cento buchi del project del nuovo teatro
e della città”. La reazione del Pd è veemente:
quest’almeno l’impressione che tutti ebbero:
Sull’opera del project financing da 43 milioni di
“La bocciatura dell’iter per la realizzazione
“Oggi invece abbiamo scoperto che non è più
euro del nuovo teatro comunale è intervenuta
del nuovo teatro rappresenta il definitivo
così, si sono accorti solo ora che il Piano era
la Prefettura di Ascoli con una misura interdit-
fallimento del centrodestra teramano, autode-
irrealizzabile e che la politica degli annunci
tiva a mettere molto probabilmente la parola
finitosi in questi anni addirittura un modello da
ha preso un’altra volta il sopravvento sui fatti
fine al sogno edilizio di questa giunta. Da una
imitare e che si sta rivelando invece nella sua
concreti: ma nel frattempo quanto ci è costato
telefonata intercettata dagli organi inquirenti
drammatica inefficienza e illusorietà, a suon di
il Piano in termini di progettazione; è assurdo
emergerebbero preoccupanti legami tra la
retromarce e scivoloni. E’ bene ricordare ori-
che improvvisamente si siano accorti che si
Straferro, la ditta realizzatrice del Pf, e alcuni
ginariamente la dispendiosa propaganda del
potevano fare le stesse cose previste nella
personaggi in odor di mafia. Chiaramente
piano strategico, la summa
Stu, ossia riqualificare l’area della stazione,
l’azienda marchigiana si dichiara stupita sia
di tutto quello che avrebbe
segue a pag. 14
di
14
Carmine
Goderecci
L’Oggetto del Desiderio
PREZIOSITÀ
n.76
Non c’è più
religione
[email protected]
messaggio religioso più intenso: “il mondo che viene ad adorare il
bimbo che nasce nella povertà della grotta”.
…”dov’è il Re dei Giudei che è nato?” - tuonò Melchiorre, il più anziano dei Magi – abbiamo visto la sua stella sorgere e siamo venuto
ad adorarlo”.
Fu allora che dal retro bottega sbucò l’asino. Lo stolto, che fino al
giorno prima aveva abusato della mangiatoia natalizia, ragliò che il
Natale era ormai passato e che da due giorni erano iniziati i Saldi
di fine stagione: -30%, -50%, -70%.
Di fronte a tanta idiozia, la Cometa, ancorata su una nuvola, si
congedò con una scusa: “cari signori vi
V
devo salutare, ho un appuntamento al Blu
Moon”. Salì al volo sul Carro dell’Orsa e
estivano bene i Re Magi, conosce-
sparì. Melchiorre, ormai sfatto dal lungo
vano gli astri e sapevano di profu-
viaggio, sembrava Peter O’ Toole nel film
mati balsami orientali. Sfoggiavano
Lawrence d’Arabia. Durissima la sfida col
mantelli pregiati di fattura persiana,
deserto, aveva sconfitto la sete, era sfug-
sfarzosi copricapo intonati ai caftani sapien-
gito più volte ai predoni per salvare l’oro,
temente ricamati e poi collane d’oro, gem-
ma la siccità mentale dell’asino fu per lui
me preziose incastonate su pesanti bracciali
devastante. Consegnò così l’incenso, l’oro
d’argento. Veramente un bel vedere i Re
e la mirra e stramazzò a terra in prognosi
Magi sui loro cammelli bardati a festa.
riservata.
Secondo i racconti evangelici, dopo la nascita di Gesù Melchiorre,
A quel punto, l’asino che non aveva ancora dato il meglio di sé,
Gaspare e Baldassarre scorsero nel cielo la Stella Cometa che li
prese i doni, li spolverò e li mise in bella mostra nella “vetrina delle
avrebbe condotti presso la grotta e si misero in cammino.
Occasioni”.
Una avventurosa crociera sulle ruminanti “navi del deserto” a
Quante preghiere durante il cammino, ripetute bene per evitare
salpare dune e sabbie mobili. I Magi seguirono la stella per non
poi figuracce, alcune improvvisate lì per lì e poi le filastrocche per
naufragare, sempre attenti, senza soste promozionali, fino alla
il Bambino con canto di Gaspare e controcanto di Baldassarre. Una
grotta, per l’inchino finale.
vera delizia buttata al vento. Gaspare e Baldassarre, che secondo
Ma proviamo per un attimo ad immaginare la faccia dei Re Magi
i racconti avrebbero dovuto pregare davanti alla grotta, ritrovaro-
quando, giunti dal lontano Oriente a Betlemme, non trovarono più
no invece, in ginocchio, a rianimare il povero Melchiorre. Schiaffi,
Gesù bambino. Non c’erano più i presepi, le lucine colorate degli
schiaffoni, pizzicotti: niente da fare. L’anziano Re Magio riprese i
alberi di Natale e neppure Giuseppe, Maria, il bue. Tutto era stato
sensi soltanto dopo l’ennesima secchiata d’acqua.
imballato e riposto nel retro della bottega.
Poveri noi, sospirò Melchiorre ormai fuori pericolo e con appena
Era il sei gennaio e i Re Magi sembravano ormai in ritardo. Proprio
un filo di voce, l’asino sarà anche un po’ stolto ma qui…non c’è più
loro, il colpo di scena dell’evento, coloro che rappresentavano il
religione! n
segue da pag. 13
dovuto trasformare Teramo e che nella realtà
affidamenti diretti? Chi doveva controllare che
assistendo al fallimento di un certo modo di
è servito solo a tante improbabili carriere po-
il costo di una rotonda non triplicasse? Chi ha
fare politica in cui tutto va bene e in cui i soldi
litiche, gettando per anni fumo negli occhi dei
deciso di cambiare il tracciato di uno svincolo
possono risolvere tutto”.
teramani. Ebbene, tra i suoi cardini c’era pro-
facendo prevedere una spesa tripla? Perché è
prio il project stadio-teatro, ora repentinamente
possibile affidare a convezione diretta gli appalti
Conclusioni giovanili
cancellato. D’altronde la causa è nel modus
di un cimitero e poi non si può rinnovare una
“Basta con questo modo prepotente ed arro-
operandi, quello della giunta Brucchi, tipico del
convenzione a una cooperativa? Chi ha deciso
gante di amministrare la città – dichiara il giova-
berlusconismo, ormai rimasto solo a Teramo,
il cambio del privato nella Team?”. Le scelte
ne Pd Mirko De Berardinis - fatto di annunci spot
del non disturbate il manovratore”.
strategiche per il dipietrista devono essere sem-
e pura propaganda. In due anni e mezzo questa
pre condivise perché la città “non appartiene a
Giunta ha solo aumentato le tasse (passi carra-
“Chi decide il destino di Teramo?”
Brucchi” e chiama a raccolta tutti, proprio tutti,
bili, addizionale Irpef, Tia rifiuti, Ici) ed ottenuto
“Chi decide il destino di Teramo?” si doman-
per tratteggiare la Teramo 2025 ma anche più
clamorose bocciature come nel caso del Piano
da Siriano Cordoni dell’Idv che alla luce del
in là. “L’esperienza appena acquisita dovrebbe
Strategico, della Stu o del project financing del
momentaccio della nostra città fa seguire una
fungere da monito”. “Stiamo assistendo, dram-
nuovo Teatro. In compenso hanno rafforzato il
sequela di ulteriori imbarazzanti domande. “Chi
maticamente, alla fine dei miraggi dei progetti
loro blocco di potere con nomine, promozioni
ha deciso che a Teramo dovessero arrivare for-
faraonici – conclude Cordoni - calati come
ed incarichi. E’ questo il drammatico e penoso
ze economiche esterne? Chi ha controllato gli
colate di cemento sulla nostra città; stiamo
“Modello Teramo” del centro-destra?”. n
di
16
Mimmo
Attanasi
Etere teramano
SATIRA
n.76
Il tele... ponte
di Brucchilyn
© Zapoj Tovariš
Violenze verbali
“P
[email protected]
più, lo ha precisato essere “un paese di merda” (http://www.adnkronos.
com/IGN/News/Cronaca/Berlusconi-a-Lavitola-Vado-via-da-questopaese-di-m_312407975241.htm ).
“Uje...poggia là, ushllà... ahuà, ca mo... ‘issa vija... ushst... uhe, frist’ allà,
calame a ecche!”
Questo, l’alto monito percepito da alcuni spettatori allibiti di un varietà
televisivo dove i partecipanti, che spingevano dietro la porta degli studi,
non portavano stampato in fronte: “Different people have different
approaches”, (Le persone diverse hanno approcci diversi). E meno male
che non se ne accorgono. Più facile per gli altri, di chiara e diversa provenienza culturale, evitarle. Epiteti poco gradevoli e ingiurie da salotto,
involontarie, come il comportamento
farsesco di “Borat”, un giornalista immaginario kazako inventato e interpretato,
in un film del 2006, da Sacha Baron
osso premettere alcune
Cohen.
cose. Intanto, io non
Si sa che gli “ambasciatori non portano
sono qui per rispondere
pene”. Ma i “coglioni” per raccontare
al consigliere perché può
nefandezze coperte da certi media ed
dire quello che vuole, sinceramente,
non è che m’interessi più di tanto...”
evidenziati da altri con un pennarello
scolorito, c’è chi li ha ancora. Scrivere,
E allora, credo che abbia sbagliato trasmissione, caro il mio “ultimo in
per esempio, di un’intervista “in ginocchio” a un moderno Don Chisciot-
classifica”. Sapeva chi avrebbe avuto di fronte nel contraddittorio e se,
te, la cui tendenza è antica come l’eroe di Miguel de Cervantes, di inter-
come ha pubblicamente dichiarato, non era interessato alle opinioni
venire violentemente in questioni che non lo riguardano, l’abitudine di
del suo interlocutore, poteva starsene
non “pagare” per le promesse “non mantenute”, ottenendo l’effetto di
a casa, al calduccio, in attesa che “il
molte privazioni, guasti e umiliazioni, prima di essere persuaso a tornare
teleponte di Brucchilyn” confezionas-
al suo “villaggio natale”. Come nel romanzo, l’intervista “in ginocchio” è
se una trasmissione ad hoc, in un con-
stata maldestramente, ma all’insaputa dei protagonisti e deuteragonisti,
testo appropriato alla levatura politica
suddivisa in una parte quasi farsesca, la seconda più seria e filosofica,
che rappresenta e per le aspettative
sul tema dell’inganno. Le ultime ruote del carro, se quelle di un autotre-
disattese. Spero che la situazione in
no, sono di riserva, vanno a coppie e sollevate dall’asfalto. Raramente si
cui versa, quella “dell’ultima ruota del
consumano, si riciclano, perché comunque è sempre meglio sostituirle.
carro, del gradimento”, secondo quan-
Una rondine, strano a dirsi, potrebbe fare primavera. In molti, e concor-
to riportato da tutti i media nazionali e,
di, si può quel che non si potrebbe da soli e divisi. Il borgomastro di una
mi auguro, anche da quelli internazionali, possa
città di provincia, in un “paese di merda”, horribile dictu, ex premier do-
essere uno stimolo per fare meglio. Per il peggio, ci ha già
cet, classificatosi come la Spal degli anni 70, a metà classifica, potrebbe
pensato l’altra ruota appaiata e anch’essa esponente di un partito
fare il salto della quaglia, per divenire altro volatile. Immaginario ma dei
politico, il cui leader “invincibile”, il paese che grazie a Dio non governa
più nobili. A chi piace sognare, una fenice. E risorgere dalla merda! n
17
Redazionale
Julia
Servizi Più
I
Grande Attenzione al Cliente
per battere la concorrenza
n.76
persi per strada in precedenza a Giulianova. Si prosegue
a Teramo, con l’apertura di uno sportello e nell’arco di
due anni Julia Servizi Più conquista la fiducia di duemila
utenti, un numero che mette le ali alla società. Oltre alla
sincera disponibilità degli operatori, l’altro segreto del
successo resta senza dubbio l’applicazione di tariffe che si sono mostrate fortemente concorrenziali sul mercato.
La formula vincente si aggiunge alla linea adottata dalla società sulle
agevolazioni dei pagamenti: difatti quest’ultimi possono essere personalizzati in base alle proprie esigenze economiche e addirittura rateizzati.
E per continuare sul solco delle personalizzazioni, tra l’altro molto
apprezzate dall’utenza stessa, le letture dei contatori sono effettuate
dagli operatori della società che addirittura fotografano i consumi per
offrire alle eventuali rimostranze dell’utenza un riscontro oggettivo con
inconfutabili dati numerici. Le bollette vengono quindi emesse sotto il segno della massima trasparenza e tempestività. Dopo lo sportello aperto
l segreto di Julia Servizi Più? Forse non avere come molti un disco
a Mosciano Sant’Angelo nello scorso novembre, l’amministratore unico
fisso al centralino ma un operatore che sa ascoltare realmente i biso-
Simona Conte non fa mistero di puntare alla Val Vibrata per allargare i
gni degli utenti, infondendo fiducia e rispondendo gentilmente e con
confini della società. Dopo aver consolidato i successi ottenuti si guarda
cognizione di causa alle svariate domande dei clienti. Certo, questa è
ad alcune posizioni interessanti sullo scacchiere della vallata teramana.
solo una delle tante ragioni che possono spiegare il successo della parteci-
Il team è giovane e competente e il lavoro finora svolto è stato ricono-
pata del Comune di Giulianova che vende gas naturale.
sciuto da tutti. In conclusione Julia Servizi Più ha acquisito sulla piazza
Poi vengono sicuramente le altre, come ad esempio le tariffe fortemente
fette di mercato molto interessanti, sfoderando le armi della serietà e
concorrenziali, la serietà della società, le facilitazione dei pagamenti,
dell’innovazione, migliorando le sue tecnologie e ottenendo di anno in
solo per snocciolare qualche esempio. “L’utente non è solo un numero”
anno numeri sempre più positivi. n
potrebbe essere il jingle di Julia Servizi Più, e i 13 mila utenti diventano
persone alle quali prestare la massima attenzione: il rapporto con il cliente
è sempre diretto e costante, una capacità che ha portato la partecipata ad
affermarsi su colossi nazionali e su una sfilza di concorrenti molto agguerriti, agevolati dal supporto di una tecnologia tra le più avanzate nel settore.
In Julia Servizi Più è dunque l’uomo al centro della produzione.
Anche quest’anno la società chiude in attivo, malgrado i venti impetuosi
della crisi e l’aumento del numero dei concorrenti sul mercato. Il successo è stato rimarcato recentemente dall’apertura del secondo sportello
fuori sede di Mosciano Sant’Angelo: un centro moderno ed innovativo.
“Una società in pieno fermento” dichiara l’amministratore unico Simona
Conte, il cui mandato è stato conferito direttamente dal Sindaco di
Giulianova Francesco Mastromauro, per una partecipata a intero capitale
pubblico che vende gas naturale ormai a cinque comuni: Giulianova,
Teramo, Roseto degli Abruzzi, Mosciano Sant’Angelo, Basciano. Dal 2012
si aggiungeranno anche Campli, Civitella del Tronto, Sant’Egidio, Ancarano, Sant’Omero, Nereto e Torano.
Julia Servizi Più nasce a rimorchio del decreto Letta del 2000 che vieta ai
Comuni di svolgere direttamente l’attività di distribuzione e vendita del
gas naturale, dando quindi vita alla costituzione di società esterne che
riprendono l’attività. L’inizio per Julia Servizi Più non è stato dei più semplici per via della strenua concorrenza tra gruppi consolidati e piccole realtà ma la voglia da parte dei consumatori di battere nuove vie, assieme
all’insito appeal della nuova società, ha aperto la porta al successo.
I punti cardini dello sviluppo sono stati: il rapporto personale con
l’utenza, l’applicazione di prezzi più bassi per le forniture di gas metano
per uso domestico e industriale e soprattutto i servizi aggiuntivi e
64021 Giulianova (Te) c.so Garibaldi, 65
maggiormente flessibili che società più grandi non potranno mai offrire.
64100 Teramo (Te) via Vincenzo Irelli, 31 - c/o Obiettivo Casa
E la strategia si rivela vincente sin dagli esordi ma dal 2005 comincia
Tel: 085 8001111 - 085 8007651 Fax: 085 8025783
l’ascesa inarrestabile della società attraverso il recupero degli utenti
[email protected] - www.juliaservizi.it
di
18
Luca
Cialini
Parliamo di Musica
MUSICA
n.76
Progressive
Rock
Jethro Tull, Gentle Giant, Van der Graaf
(parte 1)
Una storia inglese
L
o chiamano anche Prog Rock o musica
progressive, questo genere che più di
tutti ha visto l’Italia in prima linea.
Nasce su finire degli anni ‘60 per
poi crescere ed evolversi negli anni ‘70, in
Inghilterra, patria di band altisonanti come
Beatles, The Who, tra i padri ispiratori del genere. Il termine progressive deriva dal fatto
che questo genere abbia preso come “musa
ispiratrice” la musica classica, dettando poi
delle regole sonore e stilistiche inconfondibili, progressive. Infatti ascoltando soprattutto i
primi artisti, si nota come si ha un crescendo
di intensità, di tecnica e di patos. Possiamo
definire capostipiti di questo genere gruppi
come The Nice, Protocol Harum, Aphrodite’s
Child, tra i primi a sperimentare al rock tradizionale elementi di musica classica, anche
se nel 1969 la band dei King Crimson con
l’album In the court of the crimson king, suscita interesse e per molti è il vero simbolo
del Progressive Rock. Da qui in poi il Prog inizia la sua ascesa al successo mondiale con
gruppi del calibro di Emerson, Lake&Palmer,
Generetor e via dicendo. Il progressive è un
genere particolarmente complesso, infatti
dagli anni ‘70 in poi questo genere inizia a
riempirsi di influenze varie, ma a dare forse
l’impatto maggiore è l’utilizzo di sintonizzatori, tastiere ed elementi elettronici che da
prima facevano parte di quella piccola epoca
dello Psichedelic Rock, genere di cui sono
re indiscussi i Pink Floyd soprattutto nell’era
del cantante Syd Barret. Il Progressive adotta
una forma stilistica complessa e articolata
[email protected]
Aerosmith e via dicendo, inizia un periodo
di esibizioni che li vede protagonisti nelle situazioni più disparate, tra locali, festival. Una
volta creatosi il giusto feeling, vengono alla
luce i primi brani che vengono raccolti, nel
maggio 2007, nell’EP dall’emblematico titolo
“Made in 15 Hours” (dalla durata record di
registrazioni, mixaggio e stampa). Detto EP
non viene divulgato, ma utilizzato soprattutto
per fissare le strutture dei pezzi in vista di
futuri arrangiamenti. L’attività live prosegue,
supportata sempre da riscontri di pubblico
favorevoli. Fra le molteplici soddisfazioni,
la scelta, da parte della Versailles Records,
etichetta americana, di un loro brano per
far parte di una compilation tributo ai Led
Zeppelin, in cui hanno suonato membri di
Deep Purple, Black Sabbath, Whitesnake
(inspirato dal Jazz e dalla Fusion) per poi
evolvere in arrangiamenti sempre più lunghi
trasformandosi in vere e proprie suite di 10
minuti. La ritmica utilizzata si basa su tempi
dispari, con variazioni di velocità e intensità,
e avvolte in tempi “incredibili”, tutto intrecciato con chitarre, tastiere e sintonizzatori,
voce e via dicendo. Anche la voce ha il suo
ruolo “tecnico”, rispetto ad altri generi, nel
Prog essa ha un vero e proprio ruolo proprio
come lo è una chitarra o una batteria;
accadeva ad esempio negli EL&P dei primi
periodi ed i Genesis nel periodo del cantante
Peter Gabriel. I testi in fine era comunque
fuori dall’ordinario, alcuni fantascientifici,
altri fantasy, mitologici e religiosi, ma mai
con riferimenti politici, per questo il Prog per
molti è definito come genere “free” - libero
da legami socio – politici. n
Parliamo di una Band
SOUNDUST
ecc. Nel 2009, purtroppo, Izzy lascia la band,
che decide di proseguire il proprio cammino
come formazione a quattro. Congiuntamente
alla gavetta dal vivo, prosegue la scrittura di
nuove canzoni che, finalmente, danno vita,
nel gennaio 2010, a “Savage Mantra”, primo
full lenght. Anche JackIlBlack abbandona per
motivi personali, sostituito da Mikkey Gunn .
Nell’ottobre 2011 la band parte in un tour di
7 date in Regno Unito, che li vede anche affiancare sul palco in una data la vocalist dei
Cradle Of Filth Sarah Jezebel Deva. Prossimi
obiettivi della band sono promuovere “Savage Mantra” al massimo, suonare dal vivo
I SounDust nascono nel giugno 2005, da
il più possibile, ampliare il proprio seguito e
un’idea di Matt McGregor, bassista dalle
continuare a coltivare questo sogno guada-
forti influenze rock e funky e RandyPazz,
gnandosi un posto nella scena rock.
chitarrista dall’assolo facile. I due trovano
“Il mondo sembra un posto immenso, ma
subito in AndySpeedball il frontman ideale; la
armati di cuore passione e rock ‘n’ roll si può
line-up si completa subito dopo con gli arrivi
provare a stringerlo in un pugno!”
di JackIlBlack, batterista con un fortissimo
Contatti: www.soundust.net
senso del groove e Izzy(The)Joker, chitarrista
• www.myspace.com/soundust
versatile e dalla irrefrenabile verve compo-
• www.facebook.com/profile.
sitiva. Dopo aver messo su un repertorio
php?id=1077136116
di cover di band storiche quali Led Zeppe-
• twitter.com/#!/SounDust
lin, Deep Purple, Guns N’ Roses, Queen,
• www.reverbnation.com/soundustrock n
dalla
EVENTI
Teatro
Redazione
Schede
tecniche...
d’artista
[email protected]
19
n.76
tamente dalla pentola al piatto, o della verdura cruda, lavata e non
condita, tagliata in senso longitudinale (che si debba frequentare un
corso per sapere come fare?).
Non può mancare una buona bottiglia di vino, e passi se si ricorda
che lo si vuole a temperatura ambiente, ma guai a dimenticare una
caraffa vuota perché deve essere versato in presenza dell’artista,
magari in un bicchiere semplice, da osteria, senza gambo. La frutta,
manco a dirlo, deve essere fresca ma, e non è poi così scontato,
senza acini e facile da sbucciare.
Naturalmente, oltre al capitolo del mangiare, c’è quello del “dormire”. Qui le richieste, da normali “camere tranquillissime con
materassi ortopedici e doghe in legno”, si allargano a indicazioni
planimetriche per cui l’ascensore è d’obbligo, niente scale da fare a
La Riccitelli
“M
etti una sera a cena”. Così Patroni Griffi titolava uno
dei suoi capolavori, nato per il teatro e approdato
poi anche al grande schermo. Intorno a un tavolo,
semplicemente, va in scena la vita dei personaggi, tra
vizi e virtù, capricci e desideri, necessità vere o presunte, un nastro
che si srotola svelando nature intime e umane debolezze.
Ecco, metti una sera a Teramo,
dietro le quinte di uno spettacolo,
in un camerino del teatro, al ristorante o in una camera d’albergo e
scopri un mondo dove le esigenze
alimentari, e non solo, diventano,
per così dire,…artistiche, mentre
la Riccitelli, tra il montaggio delle
scene da predisporre, l’arrivo di un
pianoforte, un occhio preoccupato
piedi e ogni stanza, lontana da qualsiasi fonte di rumore, deve essere
al bollettino meteo con la neve
dotata di due porte che la separino dal corridoio. La domanda sorge
che blocca
spontanea: e se con queste caratteristiche non ce ne sono che si fa,
la messa in
le si realizza per l’occasione?
scena degli
Non mancano disposizioni accessorie da tenere presenti durante
spettacoli,
lo spettacolo, fotografi solo nella parte sinistra, vestiti di nero o con
non trascura
abiti scuri e, in caso di omaggio floreale, petali, foglie e gambi ben
di “coccolare”
asciutti. E chi più ne ha ne metta!
i suoi artisti
Certo, può sembrare incredibile, ma è tutto scritto nero su bianco, e
anche quando
non ottemperare, a volte, può rivelarsi difficile se non rischioso…
le richieste
mai mettere di malumore un artista prima dello spettacolo!
sono un po’...
Vero anche che finora, oltre a non registrare lamentele, sembra pro-
strane!
prio che tutti gli artisti ospitati dalla Riccitelli, e non sono pochi, siano
Così può
andati via con un ottimo ricordo della Società e della nostra città e
capitare che
perfino, a volte, con un pezzo di cuore e un ricordo speciale. Delle
venga chiesta
schede tecniche resta un sorriso, una battuta, un pensiero divertente
una bottiglia di olio in un contenitore chiuso che non deve vedere la
e divertito.
luce o una passata di pomodoro da servire cruda, fredda e rigoro-
Dicevamo all’inizio “metti una sera a cena”, ma forse sarebbe il caso
samente senza semi. Che dire di 40 grammi di tristissima pasta in
di chiedersi: “Indovina chi viene a cena?”.
bianco, fredda, che, come da precisa indicazione, deve finire diret-
Sipario! n
di
20
Maurizio
Di Biagio
Commercio
n.76
ATTUALITÀ
Ma perché uno
dovrebbe
venire a Teramo
a fare shopping?
Il de Profundis del commercio teramano
www.mauriziodibiagio.blogspot.com
dello shopping bypassa il centro storico come se fosse appestato,
come se il lazzaretto delle nostre vetrine, ogni giorno le stesse e con
poche idee, respingessero clientele in odor di spesa, che di questi tempi è tutto grasso che cola. L’arredo urbano della città è ancora fermo
alle “palle” vitelliane, alle borchie sadomaso che le collegano, ai dehor
in stile baita alpina e ai fagottini dei nostri cari amici cani, e spesso
la casualità di un cliente perso per sbaglio nelle nostre strade cozza
pure contro la rozzezza di modi di qualche teramano. Abbiamo una
piazza invasa dalle auto ed un’illuminazione che solo a Sofia negli anni
’80 era possibile trovare. Le buche sul manto stradale fanno storcere
caviglie e volontà. Allora tutti con la marea che ci porta lontano verso
la costa, scivolando, scivolando sempre più a Est, a Piano D’Accio, con
la nuova fermata ferroviaria da 900 mila euro che si dovrà realizzare
a breve, oppure a San Nicolò, enclave di commercianti teramani che
sono scappati da Teramo perché senza più parcheggi da offrire ai loro
clienti e con affitti salati da pagare a fine mese, assieme ad una salva
di professionisti, commercialisti, dietologi, che una volta infarcivano il
centro di colazioni e pranzi.
È la fuga dal centro. Aiutata dal Lotto zero, l’opera che incanala da
Ovest gli ultimi resistenti verso altre pianure commerciali free parking
e ricolme di scintillanti offerte che il centro teramano fa ormai fatica
ad esibire. Mancano le grandi firme lungo i corsi e le sue parallele,
contestano alcuni commercianti, non c’è più il bacino d’utenza che lo
I
possa rendere appetibile
l commercio teramano sta vivendo sulla propria pelle un cocktail
anche ad un Macdonald’s:
micidiale di cambiamenti epocali che vanno da una crisi mai vista
l’ultima volta il colosso
finora alla spesa che impazza sul web a prezzi di eterna liquida-
del junk-food americano
zione, da un dedalo di viuzze che non può più assorbire il caotico
prese di mira l’ex banca
traffico cittadino a base di Suv e fuoristrada a parcheggi multipiano che
dell’Adriatico ma si fece
per la maggior parte dei casi presentano dei vuoti imbarazzanti, fino
due conti e lasciò perdere.
alla mancanza di appeal della nostra cara città, al suo naturale scivola-
Teramo, al suo centro,
mento verso Est delle attività produttive e commerciali. C’era qualcuno
conta attualmente meno di
che in passato aveva risvegliato
le coscienze presentando stadi
...l’armata dello shopping
bypassa il centro storico
come se fosse appestato,
come se il lazzaretto
delle nostre vetrine, ogni
giorno le stesse e con
poche idee, respingessero
clientele in odor di spesa,
che di questi tempi è
tutto grasso che cola.
ottomila residenti; la città
ne fa trentamila, assieme
e shopping center da realizzare
ai suoi quartieri dormitori di Colleparco, Colleatterato, Piano della
a Villa Ripa, contrapponendo i
Lenta, Fonte Baiano; 55 mila il Comune intero. Ma se almeno un tempo
bastioni del primo entroterra
si riempiva di clienti che provenivano dalla montagna e dal mare, ora
all’inevitabile e incontrastato
assistiamo ad un lento ed inesorabile spopolamento di uffici pubblici
sviluppo a Oriente ma si era in
e privati, enti, banche, e degli stessi commercianti. È la fine per molte
periodi di campagna elettorale e,
attività produttive che massacrata dalla crisi chiudono o vanno via. E
si sa, in quei giorni le promesse,
sulla crisi pesa anche la scelta scellerata di non collegare direttamente
le grandi promesse, sono l’anima
i parcheggi S. Francesco e S. Gabriele al Centro, facendo invece fare ai
della pubblicità.
bus navetta il cosiddetto “giro del meschino”
Ma in città cosa si può fare per
Osvaldo Di Teodoro del negozio Rosvald Shop di Via Capuani rincara la
risvegliarsi dal gravissimo torpore
dose: “Perché uno della periferia di Colleparco o della Cona ma anche
in cui il commercio del centro è
di un paese vicino a Teramo dovrebbe venire qui a fare le compere?
calato? Quali le misure da pren-
si chiede. “Non c’è un motivo valido” si risponde semplicemente. Il
dere al più presto e cosa chiedo-
commerciante lamenta uno svuotamento del capoluogo di svariati
no gli esercenti teramani ai nostri
uffici ed enti che fino a poco tempo fa supportavano le attività produtti-
amministratori? Ma innanzitutto
ve “ora anche un commercialista va via da questa città perché non gli
perché una persona dovrebbe venire a Teramo a fare shopping? Qual
sono offerti servizi adeguati”. “Teramo – prosegue Di Teodoro – è piena
è l’appeal che la vecchia Interamnia potrebbe ancora esercitare sulle
di edifici obsoleti e abbandonati, a partire dall’ex manicomio fino all’ex
menti e fantasie di potenziali clienti che provengano dall’entroterra o
ospedale, Teramo stessa è obsoleta. L’unica città al mondo che non è
molto più improbabilmente dalla costa?
tagliata al centro da un servizio di bus è questa”. Non è che la città sta
Potremmo dire nessuno. Ormai dalla montagna e dalla collina l’armata
scivolando verso Est, per lui scivola verso il basso, il baratro: “Non c’è
più appeal”. Si scaglia contro quello che lui
Tutti i commercianti indistintamente chiedo-
urbani che fanno le multe a bordo dell’auto
ritiene ormai il business dei parcheggi: “Sono
no di ridiscutere gli affitti, attualmente troppo
annotando le targhe di chi parcheggia solo il
pochissimi e soprattutto nel mio quartiere
alti. C’è chi dunque scappa via dal centro, chi
tempo di un caffè fuori dal bar”.
21
che resta isolato”. Ne chiede di più e senza
chiude definitivamente, chi dà la colpa al cen-
Ezio Torelli, consigliere comunale di “Al
tanti vincoli di orari “di modo che un visitato-
tro commerciale. I bar, tranne quelli centralis-
centro per Teramo”, pare scuotere i suoi
n.76
re abbia anche tempo per una passeggiata
simi, sono al collasso e schizza il turnover di
colleghi e li incita alla riscossa iniziando
ed un pranzo in città”. Ciò che dice, ripete,
aperture. E le tasse aumentano:
dal giovedì pomeriggio: “Restiamo aperti in
è anche per il bene dei residenti, perché se
“E’ uno schifo – parla l’edicolante Dino Gian-
questo giorno, io lo faccio da tempo, e diamo
continua così “non ci sarà nemmeno una bu-
caterini –; per l’occupazione del suolo pub-
un segnale di risveglio, e allo stesso tempo
sta di latte da comprare sotto casa, per non
blico paghiamo il doppio dell’anno scorso”.
offriamo al consumatore una possibilità
parlare del valore degli immobili.. Non dico
“Dobbiamo sopravvivere – è il grido di dolore
in più; non sarà la panacea per tutti i mali
di essere invasi dalle auto, questo no, ma i
del presidente di Federmoda-Confcommercio
ma è un inizio; diciamo: gente si riparte da
servizi che gravitano attorno al commercio, e
Dario Sfoglia -; Teramo è penalizzata perché
qui”. Anche se il suggerimento più vibrante
dunque alla qualità della città, devono essere
siamo nell’entroterra; gli affitti devono essere
Torelli lo indirizza a favore dell’istituzione di
creati e tutelati, in poche parole tutto quello
ritoccati, i proprietari devono capirlo; per re-
un consorzio tra i commercianti del centro:
che questa Amministrazione comunale ha
stare sul mercato oggi devi essere molto più
uniti si vince, pare sillabare. Per cominciare le
ignorato finora, cioè una buona pedona-
professionale di ieri”. Di questa crisi lacerante
griffe dovrebbero far capolino per Corso San
lizzazione, la possibilità di parcheggiare e
ne risente anche il commercio ambulante del
Giorgio: “Purtroppo il bacino d’utenza non è
riportare vita in centro anche con gli uffici,
sabato mattina con le prime defezioni: “Pago
di quelli importanti e Teramo soffre perché
senza andare dietro ai poli scolastici tanto
130 euro al mese per stare qui, troppi per
non è vicina a qualche snodo autostradale”.
me” afferma un cinese
Torelli, al contrario di tanti suoi colleghi, resta
che vende minuteria.
dell’idea che più vie di offrono all’altare della
“Non c’è sbocco, se conti-
pedonalizzazione, migliore sarà il risultato
nua così è la fine, anche i
della riqualificazione della città, anche se
fornitori hanno problemi”
la Ztl attuale resta sufficiente per una città
geme Antonio Topitti
come la nostra. Loda l’attuale piano parcheg-
di Confesercenti. Per il
gi dell’Amministrazione ma fissa un paletto
capitolo credit crunch,
quando ripete la sua proposta fatta anche in
il Presidente regionale
commissione di una sosta massima di due
di Coopcredito Flaminio
ore nei prossimi stalli che si realizzeranno in
Lombi ammette che nel
centro, con frazionamenti di ore. Ed in tutto
settore accessi al credito
ciò vede bene i parchimetri che abbasse-
ci sia una sorta di “corto
ranno i costi di gestione dell’affidamento. Il
circuito”, comunque detta
servizio urbano di trasporto per Torelli resta
la sua ricetta per il com-
adeguato alle esigenze, con i bus che passa-
mercio: “Riorganizzazione
no nelle parallele del corso. Per riprendersi
centri storici, innovazione,
l’appeal cala anche l’asso dell’illuminazione
per creare ulteriori edifici abbandonati a se
rinnovamento, trasformazione e capire dove
che, secondo lui, “sta cambiando in meglio”.
stessi, cioè le vecchie scuole!”.
va il mercato”.
“Per risollevarsi di questa crisi – è la sua
Il commercio Teramano intona il de profundis.
La fuga delle attività commerciali dal centro,
ricetta rivolta ai suoi colleghi - bisogna darsi
Un altro mese così ed è la fine, dicono in molti.
e in questo caso dei bar, dalla città di Teramo
tutti una mano e non essere più gelosi come
Alcuni negozi hanno già cessato l’attività, altri
è ben sintetizzata da Valeria Galante che fino
un tempo, facendo investimenti insieme”.
s’accingono a farlo. Il sabato sera in centro
a poco tempo fa gestiva il Caffè Milli di Via
Mario “Mazzitti” dell’omonima azienda pone
storico, giorno storicamente deputato allo
Veneto. “Non ce la facciamo più a pagare
in primo piano la crisi attuale: “I problemi
shopping, è facile trovare commercianti che
luce ed affitto che sono voci divenute troppo
sono altri – spiega – dobbiamo prima met-
giocano al solitario o leggono i quotidiani, roba
alte, ora si lavora solo il sabato, e pure a
tere i soldi in tasca alla gente che ha tanto
impensabile fino a qualche tempo fa. I soldi
malapena, e i clienti si limitano al caffè per
bisogno di lavoro per ravviare il commercio
non circolano. I negozi sono vuoti e anche
economizzare, non si fanno più gli aperitivi,
cittadino”. I parcheggi per Mazzitti vanno
freddi: si risparmia sul riscaldamento e sulle
pertanto per risparmiare ci siamo trasferiti
bene così, anche se pedonalizzare una strada
luci, sull’utenza in genere. La stretta creditizia
nel quartiere Gammarana”. Giorgio Fratini
non risolve il problema”.
mette altra benzina sul fuoco ma il nuovo dg
del bar 10.it chiede che siano aboliti i par-
In conclusione, se ricordiamo la ferma prote-
della Tercas dice che non farà il banchiere.
cheggi a pagamento e ricorda agli ammini-
sta che si levò dai mille manifestanti sotto il
I fornitori attendono. Si licenzia il personale
stratori come “Teramo non sia solo Piazza
municipio di Piazza Orsini solo qualche anno
oppure si riducono le buste paga. Tre attività
Martiri per organizzare avvenimenti”. Giulio
fa, quando contro l’ex sindaco Sperandio,
sfitte in pieno Corso San Giorgio non s’erano
Mercante del Caffè Des Artistes visti i tempi
assieme al suo delfino Bucciarelli, voleva
mai viste. E la scia funebre prosegue in Via
invoca più flessibilità, “sia da parte dell’am-
pedonalizzare l’intero centro cittadino, ora ce
Carlo Forti (5-6 attività chiuse), Via Mario
ministrazione quando si tratta di aggiungere
ne vorrebbero diecimila di commercianti per
Capuani (altrettante) e Via Nazario Sauro.
un tavolino in piazza, sia da parte dei vigili
chiedere una svolta decisa dal Palazzo. n
di
22
Sergio
Scacchia
In giro
LUOGHI
n.76
[email protected]
Mosciano
S.Angelo
La semplicità del bello
A
tmosfere limpide dietro il morbido
profilo dei colli, nuvole grasse che
aleggiano correndo qua e là nel
cielo, occhieggiando tra cipressi e olivi
secolari.
Due delle otto torri di Mosciano Sant’Angelo si
dei Sette Fratelli, i figli di Felicita, virtuosa del
sacra in perenne restauro da anni.
stagliano nitide in lontananza.
II secolo d.C. e ancella della più famosa Santa
Solo per visitare questo monumento fondato
L’antica frazione di Convento,costruita su di
Perpetua, disgraziata martire cristiana insieme
dai Benedettini prima del XII secolo, con la sua
un antico “fanum” gotico e adagiato sopra un
alla sua prole al tempo delle persecuzioni
torre risalente all’XI° secolo, varrebbe la pena
colle ameno, gode di uno strepitoso panorama
romane di Marc’Aurelio.
arrivare a Mosciano Sant’Angelo.
in grado di stupire turisti e fedeli.
Fu un feroce prefetto, Tale Publio, che cercò di
Basterebbe alzare gli occhi verso il meraviglio-
Ad est si vede il mare Adriatico della vicina
convincere la donna e i suoi figliuoli a rinnega-
so soffitto in legno all’interno della chiesa che
Giulianova, a sud si nota tutta la selvaggia
re la fede cristiana. All’ennesimo rifiuto i soldati
riproduce la Gloria della Regina dei martiri con
antropizzazione della valle del fiume Tordino,
tagliarono la gola prima ai figli poi alla madre
i santi fratelli, opera di un autore ignoto del
la dorsale collinare del fiume Salinello, mentre
rimasta impietrita dal dolore.
seicento per motivare il viaggio. Sarebbe già
imponente, quasi prepotente ad ovest reclama
Il complesso, in origine sottoposto alla giuri-
gratificante guardare, sull’altare maggiore, la
attenzione la poderosa catena montuosa del
sdizione di Montecassino e poi passato nelle
bella statua della Madonna del Casale, detta
Gran Sasso.
mani degli Acquaviva, ricorda il convento di
degli Angeli con in braccio il Bambino e il suo
Qui resiste al tempo e all’incuria il convento
San Bernardino di Campli, vero gioiello d’arte
viso sorridente ad infondere serenità. Probabilmente sarebbe sufficiente visitare l’antico
chiostro in stile benedettino del XII secolo, con
il suo colonnato che riempie gli occhi di archi a
tutto sesto, le colonne ottagonali e le preziose
pitture che decorano le lunette del loggiato per
tornare a casa soddisfatti.
Eppure, a pochi tornanti, c’è la “patria del
mobile”, la città delle torri, il trionfo delle linee
verticali, fondata sempre dagli inossidabili monaci nella notte dei tempi, anno 897. Un borgo
che rappresenta l’ideale cordone ombelicale
tra passato e presente che colpisce per la sua
ricchezza di testimonianze storiche e artistiche
raccolte in uno spazio piccolo.
Mosciano era un semplice fondo agricolo al
quale fu dato il nome di Sant’Angelo in onore
di San Michele il cui culto, sul finire del V secolo, era grande. Grazie alla presenza dei monaci
, in breve il luogo divenne popoloso.
Sorse un castello con un fossato e il ponte
levatoio, poi vennero edificati palazzi nobiliari
addossato alla facciata
no. Pochi teramani sanno dell’esistenza di un
della chiesa parrocchiale
interessante Osservatorio astronomico con an-
di San Michele Arcangelo
nesso Planetario e sala multimediale, nel vicino
23
e svolge il compito visivo
colle del Leone. Si tratta di una struttura all’a-
del campanile.
vanguardia con una cupola di ben cinque metri
n.76
Il tempio è antichissimo.
da cui fuoriescono due telescopi a specchio.
Risale al 1100 e l’attuale
Una struttura che riveste notevole importanza
costruzione potrebbe
in campo nazionale per le molteplici attività di
avere avuto l’ultimo am-
divulgazione e ricerca. Un gioiello di ingegneria
pliamento intorno al ‘500.
d’immenso valore scientifico visitato ogni
Con la ristrutturazione
anno da oltre cinquemila appassionati e un po’
degli anni’70, sono andati
snobbato dalla nostra provincia! n
perduti gli altari originali.
È la chiesa dell’Addolorata,
e il paese, sotto il dominio degli Acquaviva,
però, a stupire per la sua bellezza. Fu iniziata
conobbe anni di splendore culturale e artistico.
nel 1828 da Francesco Borbone I e arricchita,
In breve divenne punto di riferimento commer-
anni dopo, delle inedite decorazioni a stucco
ciale anche per le popolazioni vicine.
all’interno dove fanno bella mostra opere di
Arrivo nell’antico borgo medievale attraver-
artisti teramani fra cui Gennaro Della Monica.
so una bella rotabile immersa nel verde dei
Dalla piazza centrale si snoda un panorama
campi.
di rara bellezza. Poco distante c’è il piccolo
Spicca, nel cielo blu, la massiccia torre civica
borgo di Montone gioiello immerso nella bella
degli Acquaviva con la sua inconfondibile
campagna che regala momenti di laboriosità
merlatura ghibellina alla sommità, eretta nel
contadina e cultura agreste. Il paesaggio è
1397. Il manufatto, costruito in mattoni con
incantevole.
spigoli rinforzati da barbacani in pietra, è
Ma c’è un ulteriore motivo per visitare Moscia-
di
24
Donne
SOCIETÀ
n.76
Avanti tutta
... verso il duemila-ecredici!
Carla
Trippini
[email protected]
A te, che più volte sei caduto, eppure hai saputo sempre rialzarti. A
te che non hai avuto vita facile, hai dovuto sgomitare e qualche volta
hai creduto di non potercela fare. A te che spesso ti sei chiesto: «E
adesso che faccio? Che cosa mi resta?».
A te... chiunque tu sia... che hanno ferito, umiliato, deluso e non
ti hanno mai chiesto scusa, e comunque hai trovato un modo per
andare avanti. A te, che sei una persona speciale e ti distingui dalla
massa...
Vuoi sapere cosa ti resta? La forza che è dentro di te e che nessuno
V
potrà mai portarti via. La determinazione ad andare avanti, la caparbietà a credere che non tutto è perduto. La fantasia, la creatività e
oglio dedicare la mia prima pagina dell’anno a te.
l’inventiva che ogni volta ti aprono nuove strade. Tu possiedi qual-
A te, donna, che hai manifestato in piazza gridando «Se non le
cosa che loro non hanno. Una forza straordinaria che incute timore,
donne, chi?», «Se non ora, quando?», rievocando tempi quasi
spaventa, allarma, destabilizza e preoccupa. Una forza che genera
dimenticati. A te, precario, che vedi scadere il tuo ennesimo
invidia, e forse è proprio questo il motivo per cui hanno tentato
contratto a progetto, eppure non ti arrendi. A te, studente, che
in tutti i modi di sopprimerla. Vorrebbero vederti a terra, disfatto,
rivendichi il tuo diritto allo studio, sebbene gli adulti pensino che non
distrutto e non riescono a farsi una ragione sul perché tu sia ancora
hai voglia di studiare. A te, operaio in cassa integrazione, che non sai
vivo. Si chiedono come sia possibile che tu riesca ancora a respirare,
come arrivare a fine mese e, nonostante tutto, non diventi un ladro.
a sorridere e a condurre una vita dignitosa. Ma tu sei ancora qui.
A te, migrante, che desideri un posto al sole, tuttavia non lo pretendi
Vuoi sapere cosa ti resta? Ti restano i sogni. Quelli sì che sono difficili
con la forza. A te, professore, che ogni mattina ti avvilisci perché
da dominare! Evanescenti ma vigorosi, essi possono diventare realtà,
la scuola è cambiata, ma non hai ancora perso la passione per
ed è per questo che fanno paura a chi ti sta intorno. Loro non lo
l’insegnamento. A te, medico, che malgrado i disagi logici e obiettivi,
sanno ma i sogni sono come Caronte: ti traghettano dall’inferno al
continui a difendere il servizio sanitario
purgatorio e, se sei fortunato, ti portano
pubblico. A te, sacerdote, che accogli
dritto in paradiso. Ti aiutano a soprav-
i bambini nella tua chiesa per educarli
vivere, a inventarti un lavoro. Ti aiutano
all’amore e non per soddisfare i tuoi
a non morire, che non si fa! Ti donano
bisogni animali. A te, avvocato, che scegli
la speranza che il domani possa essere
di difendere chi è innocente davvero e
migliore dell’oggi. Essi sono dentro di te,
non chi ti garantisce una comparsata a
nascono dall’anima. Impara ad ascoltarli,
“Porta a Porta”. A te, giovane del sud, che
a sentire quello che hanno da dirti e ...
coltivi le terre confiscate alla mafia e dal
a dargli voce. Non sottovalutare i tuoi
cemento fai nascere i fiori.
sogni, essi sono l’anticamera delle realiz-
A te, ragazza, che mangi con gusto la tua
zazioni. Basta crederci!
minestra e ti piaci così come sei, senza
Vuoi sapere cosa ti resta? Ti resta una
curarti di chi ti propina modelli scarni. A
luce seducente e affascinante che è
dentro di te e sa dove portarti. Non
te, ragazzo, che, se hai bevuto, decidi di
non guidare e te ne freghi se i compagni ti prendono in giro. A te che
inquinarla con le delusioni, le amarezze, le disillusioni e gli inganni.
non ti ubriachi e vai alla festa per divertirti, e non per sentirti male. A
Scorgi quel bagliore interno, ascolta le parole della tua anima. Cerca
te che non sniffi cocaina, non ingurgiti pasticche e riesci ugualmente
di percepire quello che senti adesso, in questo momento, al di là
a studiare, a lavorare e a fare l’amore. A te che non sei un figlio di
della tua storia personale, al di là dell’immagine che gli altri si sono
papà, però hai un sogno nel cassetto e hai anche le chiavi. A te che
fatti di te. Certo, la vita non ti risparmierà altri dolori più o meno
vai dritto per la tua strada con impegno e sacrificio. A te che hai il
grandi, però, se tu riuscirai a non perdere di vista la tua luce interna,
coraggio delle tue idee e nuoti controcorrente per difenderle. A te,
avrai sempre la forza per affrontarli. Non permettere a nessuno di
che vieni premiato con un pallone d’oro per la tua onestà, quando
rovinarti la vita.
l’onestà dovrebbe essere prerogativa di tutti.
Vuoi sapere cosa ti resta ancora? La quiete di chi ha imparato ad
A te che hai visto crollare tutte le tue certezze una dietro l’altra con
aver cura di sé. La tranquillità di chi sa che può contare solo su se
effetto domino, da quelle familiari a quelle economiche. A te che hai
stesso. La serenità di chi ha capito che la felicità non è altrove e non
dovuto ingoiare più di quanto eri in grado di masticare. A te che sei
dipende dal lavoro che fai, dall’uomo o dalla donna che ami, dagli
stato costretto a inghiottire bocconi amari e poi, per non intossicar-
amici che hai o dalle cose che possiedi. Ti resta la limpida consape-
ti, a sputarli fuori con rabbia. A te che persisti a rimanere in piedi,
volezza che la felicità è qui, in questo momento. Ed è dentro di te.
anche se diverse volte ti hanno ordinato: «Mettiti in ginocchio!». A te
Vuoi sapere cos’altro ti resta? Resti tu. E ti pare poco?
che hanno provato a coprire di vergogna e invece cammini ancora a
Allora sai cosa ti dico? Continua a crederci. Continua a credere in te,
testa alta. A te che hai urlato a gran voce i tuoi diritti ignorando chi
a coccolarti, a volerti bene. Abbi cura di te e il resto poi verrà da sé.
continuava a ripeterti: «Abbassa la cresta!».
E adesso... avanti tutta verso... il duemila-ecredici! n
di
ECONOMIA
Coldiretti informa
Caro gasolio
Raffaello
Betti
Direttore Coldiretti Teramo
n.76
Ancora, i trattamenti costano da 4 a 8 euro ad ettaro in più a seconda del tipo di coltura. Pesante anche l’aggravio dei costi per chi usa
la vendemmiatrice: quasi 50 euro ad ettaro.
Ma, oltre all’aumento dei costi per il movimento delle macchine
nei campi una stangata
da quattrocento milioni
I
25
l caro gasolio nei campi è costato
nel solo 2011 quattrocento milioni
di euro agli agricoltori italiani.
L’analisi è stata effettuata dopo gli
ennesimi rincari dei prezzi dei prodotti
petroliferi. Se a gennaio 2011 un litro
come i trattori, in agricoltura il caro petrolio colpisce soprattutto le
di gasolio agricolo costava 0,63 euro,
attività agricole che utilizzano il carburante per il riscaldamento del-
le quotazioni attuali hanno superato
le serre (fiori, ortaggi e funghi), di locali come le stalle, ma anche per
quota un euro, con un rincaro del 58
l’essiccazione dei foraggi destinati all’alimentazione degli animali.
per cento in dodici mesi.
Un aggravio considerevole che è andato ad aggiungersi agli altri
Ma vediamo alcuni esempi calcolati sulla base delle varie opera-
costi produttivi lievitati un po’ per tutte le tipologie. Basti ricordare
zioni colturali effettuate. Per arare il campo un agricoltore italiano
che, secondo le ultime rilevazioni Ismea, agricoltori italiani hanno
spende oggi quasi 25 euro ad ettaro in più rispetto a un anno fa. Per
speso il 2,7 per cento in più per i mezzi produttivi rispetto all’anno
chi semina il rincaro è stato di 15 euro ad ettaro così come per la
precedente. I maggiori rincari si sono verificati per fertilizzanti e
trebbiatura dei cereali e lo spandimento del letame.
prodotti energetici. n
di
26
Il film del mese
CINEMA
n.76
Psycho
citizen j.
Il controcampo morale
eastwoodiano eliminato: solo tenebre
J.
Leonardo
Persia
[email protected]
de I ponti di Madison County (1995), che scatena la passione
travolgente incubata nei propri sogni (avuti, ma non realizzati); e,
ancora, all’allenatore di Million Dollar Baby (2004), capace di reinventarsi una famiglia perduta. Anche per questo motivo, ben prima di
Vanessa (1985), nell’opera del regista si scorge l’ombra incorporea
del fantasma.
Qui invece Clyde Tolson (Armie Hammer), il braccio destro di Hoover (Leonardo Di Caprio), provoca, sin dal loro primo incontro, un
turbamento, anche erotico, che l’altro immediatamente trattiene,
asciugandosi il sudore col fazzoletto. Nel corso del film, il direttore
del Federal Bureau non si lascerà mai andare, nonostante il pre-testo
di una confessione/intervista, imperniata invece a erigere una propria mitologia personale: la consueta legend, oggetto di revisione
di tutto il cinema di Clint. Essa è data come monoloquio carico di
valenze funeree: circoscrive le memorie a un negativo assoluto. Un
reale mentale da cui è bandita ogni partecipazione emotiva dello
spettatore (come del narratore e del narratore del narratore), distan-
Edgar è un film che mette lo squid ai processi sociali
ziato dall’evidenza dell’artificio in esso contenuto, dal riflesso cupo e
in corso piuttosto che un biopic sul potente capo del-
inguardabile di uno specchio scuro. Il controcampo del “vero”, logica
l’FBI. Penetra cioè nell’interiorità obscena dell’umanità
contrapposizione eastwoodiana al cuore di tenebra, retrocede a fuo-
integerrima di oggi, sospesa
ricampo, ectoplasma di un ectoplasma.
tra dovere e desiderio, realtà e finzione,
La regia spegne allora gli ardori della
contemporaneamente vittima e artefice
tonda sceneggiatura del Dustin Lance
di un immaginario solipsistico e dannoso,
Black di Milk (2008), vanificando la
incapace di aprirsi all’altro. La cornice
procedura incalzante dei flashback in
storica presa in esame, dai ’20 ai ’70,
un tempo mono-tono svelante da subito
serve piuttosto a delineare l’evoluzione
l’atemporalità quasi archetipale dei suoi
di tale immaginario. Da questo punto di
eroi. Tutto il dramma di Hoover è già in
vista, si pone immediatamente come
quel tipico, codificato parlare sconnesso
titolo “differente” di Clint Eastwood: più
e sopra le righe del moralizzatore (di
prosciugato che asciutto, più mentale
sé stesso). L’avanti e indietro mnemo-
che realistico, più metafisico che politico.
nico può solo unificare le coordinate
“Occorre che la verità sia resa semplice,
temporali in un claustrofobico eterno
e con pochissime parole” diceva un
presente da cui sono esclusi (rimossi)
personaggio di Flags of Our Fathers
morte, vecchiaia, imperfezione, affetto,
(2006). Qui tutto è invece sovraccarico,
amore e sesso. Quando i personaggi
contorto, anche se espresso con mezzi
invecchiano, è come se quelle facce
linguistici minimi. Non riluce il mood
divenissero un alter grottesco incapace
consueto che apre il cuore. La limpidezza
di farsi doppio. Sono la versione tragica
delle opere più classiche sembra essere
delle maschere bizzarre di Mezzanotte
perduta dietro quella macchina da presa
nel giardino del bene e del male
impercettibilmente mossa. Il montaggio
(1997), film anelante all’equilibrio degli
priva la storia di raccordi, manca un
opposti. Eppure modello dello script
baricentro.
risultano proprio due classici americani
Tutto diventa però leggibile se contrap-
di de-costruzione del doppio interiore:
posto agli altri lavori del cineasta, dove
Citizen Kane (1941) e Psycho (1960),
il deuteragonista ha spesso la funzione
ciascuno relativo a un decennio cruciale
di sciogliere e far evolvere il perso-
del secolo scorso, e dominati entrambi
naggio principale. Proprio sgretolando la corazza di una innaturale
dalla finzione e dall’immaginario.
unicità esibita, segno di rigidità mentale e ortodossia del pensiero,
Doppio e finzione incorniciano l’intera storia moderna americana
nel cinema di Eastwood il protagonista si salva divenendo parados-
(occidentale): (in)naturale risultato di un apodittica religiosità sociale,
salmente doppio (con la figura secondaria che sancisce e un po’
culturale e politica che ha come punto di riferimento l’indiscutibilità
è il complemento di questa alterità derivativa). Si pensi al playboy
del proprio operato. Se la rivoluzione industriale ebbe a liberare
del film d’esordio, Play Misty For Me (1971), messo in crisi dalla
l’inconscio, i fantasmi-coscienza di Dickens (evocati, per rovescio, nel
donna in sé, materializzata in quella esterna, reale. O alla casalinga
precedente Hereafter, 2010), la succedanea, totalitaria società dello
l’altro. La segretaria Helen Gandy (Naomi
choc e narciso del blocco del suo oggetto
Watts) respinge le profferte amorose di
amoroso.
Edgar e tuttavia resterà per sempre devo-
Se, sulla scia di Psycho, si potrebbe dire
27
ta al suo fianco, come lui farà con Clyde. Il
allora che aleggi il tema della schizofrenia,
padre di Hoover, una maschera grottesca
per eccesso quasi caricaturale viene da
n.76
di dolore, invocando all’inizio l’aiuto del
pensare al dr. Jerryll piuttosto che al dottor
figlio, anticipa la richiesta di quest’ultimo
Jekyll. Al ruolo vincente dell’homo americanus (occidentale) destinato per contrappasso a diventare perdente, vinto, victus
(come di fatto risultava il personaggio Jerry
spettacolo, dell’informazione e dei servizi
Lewis). Il corteggiamento di Edgar nei con-
segreti costituì l’istituzionalizzazione del
fronti della sua segretaria alla Biblioteca del
nuovo sentire, un’estensione democratica
Congresso, o l’impacciato rifiuto di ballare
e tecnocratica degli stessi fantasmi, non
con la madre di Ginger Rogers, sono scene
a caso correlati alle guerre e alle grande
da film comico, a cui il regista sottrae ogni
dittature, sempre foriere di doppi. Il genere
notazione ironica. Ma tutto il film sarebbe
“biografico”, con i suoi buchi e l’idealizza-
un altro film – ortodossamente politico o
zione di un io quasi sempre lontano dal sé,
gay - a patto che Eastwood non ne avesse
seppe per assurdo (dis)articolare il reale
per tramite del suo occultamento (valgano
come esempio la trasparenza del processo
stilistico nel capolavoro di Welles, biografia
nei confronti di Clyde (e di Clyde verso
per interposta persona del magnate della
lo stesso Edgar). Eppure nulla accade. J.
comunicazione William Randolph Hearst, e,
non fuma e non riesce a fumare. Queste
sul piano letterario, il falso memoriale divi-
persone desiderano ma rifiutano l’alterità.
stico del parodico Little Me di Patrick Den-
Piuttosto che sciogliersi la ruggine intorno,
nis, classico della controcultura anni ’60:
come per esempio il Wally di Gran Torino
coevo di Psycho e altrettanto proiettato
(2008), sono campioni nel trascinarsela
nel camp, verso differenti teorie critiche).
ancor più addosso. Fino a rimanere bloccati
Come il Kane/Hearst di Welles, Hoover
in movimenti rigidi, artefatti, ordinatissimi
diventa un personaggio principe della mani-
e maniacali, di ripugnanti marionette quasi
polazione e dell’artificio ricattatorio, fanta-
brechtiane. la cui ostentata perfezione il
sma generato dai fantasmi, la cui interiorità
cineasta de-costruisce in opposta imperfe-
scaturisce da quelle rivoluzioni pubbliche
zione, fragilità inespressa..
annullato i caratteri più precipuamente
inevitabilmente rispecchiate nel privato
L’apertura con la death mask di Dillin-
narrativi, di genere e di gender.
anche di chi le ha attuate. Pure il recente
ger, incorniciata tra i mitra musealizzati e
E tuttavia questo rosselliniano dangerous
The Social Network (2010) era in fondo
la voce over di Hoover (“…il comunismo
method di osservazione, disseccato e
la vicenda di un innaffiatore innaffiato,
non è un partito politico, è un morbo…”),
dissennato, che si potrebbe tranquillamente
comunicatore con gli stessi problemi di co-
precipita immediatamente l’opera in media
scambiare per un elenco di dati, incenerito
municazione dei propri seguaci, che Fincher
res: all’interno dell’ossessione psicotica
prima ancora di bruciarsi (come attesta la
raccontava, ancora, con lo stesso gelo e
di un uomo, di uomini che costruiscono la
fioca luce decolorata di Tom Stern immessa
distacco del personaggio narrato. L’omoses-
propria identità a partire dalla maschera(ta)
in un buio avvolgente alla Georges La Tour,
sualità e il travestimento, per quanto basati
di una minaccia necessaria al loro agire,
ma senza barocchismi), riserva al suo nega-
su un’evidenza concreta, qui come nel film
paradigma di una circolarità soffocante,
tivissimo protagonista la più plumbea eppur
di Hitchcock, diventano soprattutto simboli
che si concretizza in quelle armi di offesa
concreta tenerezza possibile riservata a un
del riconoscimento esclusivo (e comunque
esibite come armi di difesa. Il make up fin
essere umano. Ancora una volta Eastwood
parziale) del proprio simile, contrapposto al
troppo evidente dei personaggi invecchiati,
è controcorrente perché non giudica, non
reciso rifiuto del corpo etero (inteso come
risulta quindi, più che uno scadente effetto
rende patetico, non viola, non spettacola-
altro tout-court). Un disperato culto del
speciale, un didascalico effetto critico
rizza e neppure condanna. Ha la miracolosa
simulacro di sé totalmente inserito nella
che sprofonda ai confini dell’horror questi
capacità di guardare (custodire) chi a morte
contemporaneità anaffettiva di oggi.
personaggi travestiti, falsi, artefatti, inibiti
autentica o metaforica si auto-condanna o
Hoover e Tolson vestono uguale, come, in
e grigi, restituiti appunto come maschere
è condannato (in quest’ultimo caso, il rapi-
Nemico pubblico (2009) di Michael Mann,
da museo delle cere. Un mucchio di zombi.
tore del piccolo Lindbergh). Siamo davvero
Dillinger e l’hooveriano Melvin Purvis. Alla
Clyde Tolson, come tipica figura eastwoo-
agli antipodi di quella società voyeuristica
morte della madre (Judi Dench), Hoover ne
diana destinata a sciogliere il protagonista
che pur in maniera endoscopica il film
indossa, straziato, l’abito di pizzo e la colla-
che qui di fatto non riesce a compiere il
mette a nudo. L’autore non ha mai gli occhi
na di perle. Il contagio che sembra investire
proprio destino, risulta il più incartape-
chiusi né tantomeno spalancati. Semplice-
i personaggi fa in modo che ognuno replichi
corito ed esagerato del gruppo. Il riflesso
mente aperti. n
di
28
Calcio
SPORT
n.76
Teramo
Calcio
Riflessioni sul Campionato
D
Antonio
Parnanzone
[email protected]
falcidiato tante prestigiose società. Ad ogni
nei propri mezzi e come non mai si pensa
città, dove c’erano residue possibilità e voglia
in positivo al futuro. A far pensare che oltre
di fare calcio, è toccato il purgatorio del
alla squadra c’è qualcos’altro a far capire che
dilettantismo come inizio per la risalita e così
forse è l’anno buono. Non è di poco conto,
la Serie D è diventata la categoria di purifica-
infatti, la possibile soluzione favorevole per
zione . L’ avvio travolgente e il prosieguo di
quanto attiene l’utilizzo del vecchio stadio
tutto il girone di andata con lo stesso ritmo,
comunale. Sarebbe una soluzione ottimale
ad eccezione dell’ultima partita ad Ancona
a tutto vantaggio della città che vedrebbe i
, è quello che i tifosi del Teramo e la stessa
propri giovani a due passi da casa fare sport
Società avevano chiesto ai propri beniamini.
Nemmeno l’infortunio di Civitanova, sconfitta
maturata da concomitanti episodi negativi,
ha fatto venir meno l’entusiasmo intorno alla
squadra perché capita anche questo in un
lungo torneo. I due stop della capolista hanno
a settembre a maggio dell’anno
consentito all’Ancona di riavvicinarsi ad ap-
successivo, un lungo lasso di tempo
pena due punti di distacco. Neanche i dorici
che per il calcio rappresenta l’inizio
sono riusciti ad evitare momenti poco felici
e la fine di una stagione. Un periodo
perché prima il pareggio con la Civitanovese
di attività denso di tanti momenti, a volte con
sentimenti contrastanti, che appassionano
in un impianto che rappresenta la storia del
pubblico, dirigenti e gli stessi calciatori prota-
calcio cittadino. Se così sarà, Teramo calcisti-
gonisti sul campo. Con l’inizio del campionato
ca vedrebbe la soluzione di due importanti
si concretizzano in parte le aspettative. Poi
problemi: quello puramente sportivo nel
man mano il campo è il giudice implacabile
riappropriarsi la categoria che gli spetta e
che fa volar via ambizioni e i buoni propositi
l’altro legato alla disponibilità dell’impianto
iniziali oppure li gratifica in misura maggiore
per l’attività di base. La parola ora passa ai
rispetto alle previsioni. Blasone , tradizione e
politici che dovranno decidere cosa fare del
passato illustre conferiscono valore aggiunto
vecchio stadio comunale. n
e poi la sconfitta di S. Benedetto del Tronto
hanno ristabilito le distanze con il Teramo.
Come spesso accade tra due litiganti si inserisce sempre qualcun’ altro e così nel mentre
le due più titolate, almeno sulla carta, erano
intende a rincorrersi, si sono inserite le altre
marchigiane Sambenedettese e Civitanovese,
squadre e città che sognano un futuro migliore insieme al Teramo. Che c’era da lottare
con avversari forti lo si sapeva ed era nelle
alle squadre e alle città che rappresenta-
previsioni e, a ben vedere, non c’è differen-
no. Nei vari gironi sono presenti squadre
za rivaleggiare con la Samb o con le altre
interessate alla vittoria finale, quelle più
marchigiane. In fin dei conti a rendere più
modeste che si accontentano di partecipare
bella e interessante una vittoria c’è bisogno
con obiettivi meno ambiziosi, pronte a fare
di uno o, come in questo caso , più avversari
lo sgambetto a chiunque e le altre votate ad
forti. Il gruppo delle pretendenti al trono è
una partecipazione dignitosa per mantenere
ben delineato ed è una sfida tutta abruzzese-
la categoria. Circa otto mesi di passione
marchigiana. A riequilibrare la disparità delle
calcistica. Nel raggruppamento del Teramo
pretendenti, una sola abruzzese contro tre
sono presenti città con forte tradizione calci-
marchigiane, c’è la grande forza e qualità
stica come Ancona, S. Benedetto del Tronto,
del Teramo. Un Team tecnico competente e
Civitanova Marche, Jesi, Pesaro, Isernia.
una rosa di calciatori di prim’ordine fanno
Gestioni poco oculate del passato, frutto di
della formazione biancorossa, senza eccesso
un generale malcostume nello spendere più
di egoismo, la più accreditata per il salto in
delle reali possibilità, è stato il motivo che ha
Lega Pro. Nell’ambiente c’è molta fiducia
a cura di
Note linguistiche
CULTURA
Le Minoranze
Etniche
Maria Gabriella
Di Flaviano
[email protected]
29
n.76
alloglotta, localizzata tra Trentino, Veneto e Friuli, si parla ladino.
Ai confini con la Yugoslavia vi sono minoranze etniche che parlano
dialetti affini allo sloveno.
Nel sud, in varie colonie di origini albanesi si parla albanese antico.
In certe zone dell’Aspromonte e del Salento si parla un dialetto mol-
I
n Italia cui sono delle etnie che non parlano né italiano né alcuni
dei dialetti regionali. Si definiscono minoranze etniche (in quanto
rappresentano gruppi ristretti rispetto all’intera popolazione)
o minoranze linguistiche (in quanto sono in pochi a parlare
un certo linguaggio), vivono di solito nelle zone di confine e sono
discendenti di gruppi che anticamente, avendo abbandonato la loro
terra di origine a causa di persecuzioni politiche e religiose o motivi
di sopravvivenza economica, si rifugiarono in Italia. Le minoranze
etniche sono sparse un po’ dovunque in Italia.
In alcune zone del Piemonte intorno a Cuneo e della Valle d’Aosta
to simile al greco antico, eredità linguistica dell’antica colonizzazione
ci sono occitani chre parlano dialetti provenzali. Piccoli gruppi che
greca dell’Italia meridionale. In una zona della Sardegna dove nella
parlano dialetti provenzali ci sono anche nel sud dell’Italia e in Sicilia.
metà del XIV secolo venne fondata una colonia catalana, c’è un’isola
In Alto Adige alcune minoranze parlano dialetti di origine tedesca,
alloglotta catalana. Nel Molise si trovano comunità che parlano
come anche gli abitanti di alcune zone della Val d’Aosta e del Pie-
dialetti affini al serbo croato, poiché nel XV secolo gruppi croati si
monte, dove risiedono i discendenti degli antichi Walsez. In un’isola
rifugiarono in Italia per sfuggire alle persecuzioni turche. n
di
30
Basket
SPORT
n.76
I
Le difficoltà
fortificano la
Banca Tercas
Bebè
Martorelli
[email protected]
prestazione di Brand Brown, forse una delle più belle da quando
gioca a Teramo, 28 i suoi punti in 28 minuti di gioco, ma tutti gli altri
compagni con in testa Cerella, Borisov, Amoroso, Ricci, Polonara e
Capitan Lulli hanno girato al massimo concorrendo a raggiungere
una vittoria ai più impossibile. Ottimo l’esordio del nuovo aggregato
Donnie McGrath, molta sostanza e tiri buoni. Il nuovo anno per la
Banca Tercas è iniziato come meglio non poteva, e dire che il 2011 si
era chiuso in modo traumatico. Come dimenticare la partita bruciante persa a Caserta o quella in casa contro Roma regalata ai capitolini,
in prossimità del traguardo, causa qualche errore di troppo? Senza
alcun dubbio, dopo la gara di Sassari in cui la Banca Tercas toccò il
fondo del non gioco dando l’impressione di una squadra arruffona,
disordinata e senza idee vi è stata una sostanziale reazione alle
tante difficoltà
(vedi infortunio di Fultz e acciacchi vari di B. Brown e di Borisov) le
quali, forse, hanno fortificato il gruppo che tra l’altro ha saputo trovare nuova linfa tra i giovani Ricci e Polonara, del più stagionato Cerella
n questa carrellata di partite giocate a breve tempo l’una dall’al-
che con le loro straordinarie prestazioni hanno saputo risvegliare
tra durante le festività Natalizie, alla 15ª giornata del girone di
un ambiente che stava per essere sopraffatto da un torpore senza
andata e a due giornate al giro di boa, la Banca Tercas ottiene la
pari. Poi, per completare un organico un po’ corto è arrivata anche
seconda vittoria consecutiva. Rispettivamente alla 14ª giornata
la cosiddetta ciliegina sulla torta, con gli innesti di Donnie Mcgrath
di andata il tre gennaio ad Ancona contro Montegranaro, prima
e d’Anthony Goods, integratisi in poco tempo e mettendo in mostra
vittoria esterna di questo campionato e, appena cinque giorni dopo,
un bagaglio tecnico più che positivo. Inevitabile allora che sull’onda
l’otto gennaio (data da ricordare per gli annali della Pallacanestro
del ritrovato entusiasmo è arrivato il terzo successo consecutivo
teramana), al PalaScapriano contro Milano. Andando per ordine, la
per la Banca Tercas, conquistato di nuovo in trasferta dopo quello
vittoria ad Ancona contro Montegranaro è stata fondamentale ai
di Ancona contro Montegranaro questa volta in casa di una diretta
fini della salvezza perchè ottenuta in una giornata in cui la squadra
concorrente ai fini della salvezza, a Casale Monferrato.
teramana si presentava con qualche assenza di troppo e l’entusia-
Tutta la squadra ha dato ancora prova della sua crescita graduale
smo di tutto l’ambiente è salito molto in alto.
giocando una partita difficile e complicata per la sua importanza, ma
Daniel Brown, in cabina di regia, e la strepitosa prova di Borisov, non
va dato atto che l’artefice principe della vittoria è stato un impren-
solo al tiro ma anche a rimbalzo, hanno dato il là ad un successo più
dibile Daniel Brown, fantastiche le sue triple. Quasi da non credere,
che meritato. Per i marchigiani l’ex Zorosky e Di Bella hanno cercato
sembra sognare la Banca Tercas seguita il suo trend di successi (4°
di trascinare i compagni ad una reazione più consistente senza
consecutivo) e risolve anche la pratica Varese. Forte il suo roster
riuscirvi. Appena cinque giorni trascorsi ed ecco presentarsi al Pala-
con i vari Stipcevic, Hurtt, Diawara Kangur, Fajardo & c. ma la Banca
Scapriano una grande della Pallacanestro Italiana, Milano. Già alla
Tercas in questo periodo sembra volare sul parquet e quindi riesce
vigilia questa gara si presentava con toni molto alti e tesi, vuoi per
a domare e contenere giocatori eccezionali e forti che in un passato
le presunte dichiarazioni di Giorgio Armani, vuoi per l’indelebile gara
recente ci avrebbero fatto molto male. Questa gara la Banca Tercas
dei play-off scudetto di qualche anno fa. Ricordate, quando l’arbitro
l’ha di nuovo vinta giocando di squadra e mostrando ancora una
Paternicò, al Forum d’Assago, ci privò di una vittoria che avrem-
volta la sua bravura in fase difensiva. Di nuovo tutti i biancorossi
mo meritato senza ombra di dubbio? Inoltre, da quando Teramo
hanno dato il massimo contributo al successo ma una menzione par-
staziona permanentemente nella massima serie, Milano ha sempre
ticolare va alla straripante prestazione di Cerella poi dei giovani Ricci
violato il PalaScapriano. Guarda caso, mai dire mai, proprio una
e Polonara, di Amoroso, di Borisov e di Goods. Il girone di andata è
piccola realtà, peraltro ultima in classifica, è riuscita a battere una
terminato e la Banca Tercas, perentoriamente, ha lasciato l’ultimo
grande squadra metropolitana che, prima in classifica, ultimamente
posto della classifica ed ha iniziato una decisa risalita portandosi al
si è anche qualificata insieme a Cantù e a Siena tra le 16 migliori
quartultimo posto, superando rispettivamente Montegranaro, Cremo-
squadre europee che disputeranno le finali dell’Eurolega. Ma questa
na, Casale e intravedendo all’orizzonte Roma, Treviso, e Caserta non
volta la squadra lombarda ha perso, ma di brutto, senza nessuna
molto distanti. In vetta, Siena è campione d’inverno ma quest’anno
attenuante. A dire il vero l’avvio della partita era stato traumatico per
anche nei piani alti l’equilibrio regna sovrano, basta vedere che
Teramo: palle perse, tiri forzati; insomma, un brutto approccio ma
Pesaro un mese fa, al pari di Teramo, soffriva di crisi depressive ed
anche Milano non aveva fatto grandi cose, però aveva dato subito
invece in breve tempo è riuscita a scuotersi tanto da posizionarsi al
l’impressione di essere di un’altra caratura. All’improvviso la Banca
secondo posto. Quindi, ai quarti di finale per la conquista della Coppa
Tercas ha incominciato a giocare una bella pallacanestro, per tutto
Italia che si svolgerà dal 16 al 19 febbraio a Torino accedono le prime
il terzo e quarto tempo, vibrante ed aggressiva, contrastando il più
8 squadre della classifica con i seguenti accoppiamenti: Siena vs Sas-
quotato avversario proprio sulle sue caratteristiche, ritmo e gioco.
sari, Pesaro vs Venezia, Cantù vs Avellino, Milano vs Virtus Bologna.
Per quest’ impresa senza precedenti, determinante è stata la grande
A risentirci. n

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