Istituto di Economia e Finanza Seminari di Economia Politica
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Istituto di Economia e Finanza Seminari di Economia Politica PERCHE’ LE PRIVATIZZAZIONI ? Fausto PANUNZI (Università Bocconi, Milano) Aula Magna Lunedì 31 gennaio 2000, h.16:00 PRIVATIZZAZIONI § Privatizzazione = cessione di (una parte delle) azioni di aziende pubbliche (statali, municipalizzate) a società private (industriali e/o nanziarie) e risparmiatori ⇒ processo opposto rispetto alla nazionalizzazione § In Italia negli anni ‘30 e nel dopoguerra, ondata di nazionalizzazioni (IRI, Enel, Montedison); dall’inizio degli anni ‘90 ondata di privatizzazioni (ENI, Credito Italiano, ENEL, INA, AEM, ACEA, AMGA) § In Europa, dall’inizio degli anni ‘80, forte processo di privatizzazione nel Regno Unito (governo Thatcher); ma ancora in Francia nel 1981 processo di nazionalizzazioni (presidenza Mitterand). In Italia nel 1980 si discuteva l’ipotesi di nazionalizzare la FIAT. § Anche la teoria economica ha subito forti oscillazioni sull’opportunità dell’intervento pubblico in economia § Marshall (1907): “Ogni nuovo intervento del Governo in settori produttivi che hanno bisogno di incessante creatività e iniziativa è da ritenersi in generale anti-sociale, poiché ritarda la crescita di quella conoscenza e di quelle idee che rappresentano la parte di gran lunga più importante della ricchezza collettiva… Il Governo può stampare una buona edizione delle opere di Shakespeare, ma non può certo scriverle.” § Ma nel 1948 e nel 1949 i (futuri) premi Nobel James Meade e Arthur Lewis, proponevano la nazionalizzazione della terra, del settore telefonico, dell’industria automobilistica, chimica, ecc. § Domande cruciali: a) quali sono le ragioni teoriche a favore e quelle contro le privatizzazioni? E, conseguentemente, quali settori e attività dovrebbero essere privatizzati e quali no? Per esempio, si dovrebbero privatizzare le prigioni? E le scuole? E gli ospedali? E la raccolta dei riuti? b) quali sono le ragioni politiche che hanno spinto i governi a intraprendere negli ultimi anni il processo di privatizzazione di molte aziende pubbliche? c) quali sono le opzioni fondamentali nel processo di privatizzazione? (cessione del controllo, struttura proprietaria e di controllo della società privatizzata e effetti distributivi) IL DIBATTITO TEORICO § Importante distinzione: privatizzazione ≠ liberalizzazione (creazione di concorrenza in settori precedentemente monopolistici) § Possono esistere privatizzazioni senza liberalizzazione (ENEL per la trasmissione dell’energia) o liberalizzazioni senza privatizzazione (Alitalia, RAI) § Le ragioni delle liberalizzazioni sono chiare: superiorità sociale della concorrenza perfetta rispetto al monopolio. § Meno ovvie sono le ragioni a favore o contro la proprietà pubblica delle imprese. Ragioni generalmente invocate a favore della presenza di imprese pubbliche § Universalità della fornitura del servizio (elettricità, recapito della corrispondenza, scuole) ⇒ ma in un mondo di contratti completi lo Stato potrebbe semplicemente obbligare le aziende private a fornire un servizio universale, pena la revoca della concessione § Eccessivo potere di mercato nella fornitura di beni e servizi di prima necessità (es. gas, elettricità) ⇒ ma questo è un argomento a favore della regolamentazione o della liberalizzazione del settore § Per capire la scelta tra proprietà pubblica o privata occorre adottare una prospettiva di contratti incompleti ⇒ il Governo non può anticipare, descrivere, stipulare e far rispettare tutte le clausole rilevanti in un rapporto con un’impresa privata che svolge un servizio pubblico § L’incompletezza contrattuale genera problemi di opportunismo da parte dell’impresa privata nelle circostanze (contingenze) non esplicitamene previste dal contratto § D’altra parte, la proprietà degli assets conferisce al proprietario di un’impresa privata degli incentivi a ridurre i costi, ad adottare innovazioni volte al miglior uso degli assets che il manager dell’impresa pubblica non ha, dati i diversi incentivi. § Infatti, il proprietario di una impresa privata si appropria di tutti i protti addizionali creati da una riduzione dei costi, mentre il manager dell’impresa pubblica ne benecia solo in minima parte ⇒ maggiore efcienza produttiva e capacità di innovazione dell’impresa privata § (Altre ragioni concorrono a indicare una superiore efcienza delle imprese private: a) nelle imprese private il management inefciente può essere rimosso da scalate (takeovers) impossibili nell’impresa pubblica b) le imprese pubbliche hanno obiettivi diversi dalla massimizzazione del protto. Obiettivi “sociali” che giusticano eccessiva presenza di forza lavoro, ad esempio c) le imprese pubbliche hanno obiettivi molteplici che rendono difcile la valutazione dell’operato del management d) le imprese pubbliche hanno un soft budget constraint) § Data la maggiore efcienza delle imprese private, perché tante imprese pubbliche? Il problema è che la riduzione nei costi può avvenire a scapito della qualità (non contrattabile) del servizio fornito, senza che vi sia una sanzione derivante dalla concorrenza. § Esempi: Le prigioni private hanno incentivo a risparmiare impiegando guardie non qualicate, usando forza eccessiva contro i prigionieri, fornendo servizi scadenti senza che i prigionieri … possano rivolgersi a un’altra prigione § Le cliniche private possono riutare di curare malati cronici; le scuole private possono assumere insegnanti dequalicati (senza che ciò sia facilmente dimostrabile) oppure riutare di ammettere studenti con handicap. § Quando il rischio di una qualità troppo bassa è alto, occorre che il servizio sia svolto da un’impresa pubblica. § ALTRE RAGIONI PER LE PRIVATIZZAZIONI § La maggiore efcienza delle imprese private è l’argomento principale avanzato in questi anni a favore delle privatizzazioni § In Italia all’inizio degli anni ‘90 vi è stata la necessità di ridurre il debito pubblico per rispettare i parametri di Maastricht ⇒ vincolo esterno § Un’altra ragione “politica” a favore delle privatizzazioni è stata la scoperta dei processi di corruzione legati alla gestione delle imprese pubbliche (Tangentopoli) § Un argomento politico-economico a favore delle privatizzazioni è stato l’obiettivo di allargare la base del mercato azionario (maggiore afusso di risparmio alle imprese e creazione di piccoli investitori riluttanti ad un nuovo intervento pubblico). E IN ITALIA? § In Italia, le privatizzazioni sono entrate nell’agenda di politica economica con la legge 359 del 1992 (governo Amato) ⇒ obiettivo principale dichiarato: rispetto parametri di Maastricht. Obiettivo secondario: sviluppo del mercato azionario § COMIT, Credito Italiano e Nuovo Pignone vengono privatizzati alla ne del ‘93. Tra il ‘92 e il ‘95 vengono incassati circa 29mila miliardi. § Il Governo Dini, nel 1995, annuncia che intende proseguire nel processo di privatizzazioni poiché: “… il processo di privatizzazione costituisce un’occasione unica per accrescere l’efcienza dell’intera economia, riducendo il costo dei servizi, migliorandone la qualità, accrescendo la competitività del sistema produttivo e assicurando agli utenti dei guadagni di produttività.” LE SCELTE FONDAMENTALI § La prima scelta fondamentale è: vendere o mantenere il controllo pubblico dell’impresa? § In Italia, in molti casi, le privatizzazioni sono state fatte mantenendo la maggioranza delle azioni con diritto di voto. § Ma anche nei casi in cui la maggioranza delle azioni è stata venduta ai privati (es. Telecom Italia), lo Stato ha mantenuto delle azioni con diritti speciali (golden share) ⇒ diritto a mettere il veto su alcune scelte “strategiche”. § Ad esempio, ministri del primo governo D’Alema minacciarono l’uso della golden share per impedire la fusione tra Deutsche Telekom e Telecom Italia § La seconda scelta fondamentale riguarda gli assetti proprietari dell’impresa privatizzata § Esistono tre opzioni principali. 1. l’impresa può essere venduta solo a un compratore o un gruppo ristretto di azionisti di controllo, generalmente gruppi industriali (private company). 2. l’impresa può essere venduta a due diverse classi di azionisti: a un gruppo di azionisti di controllo, obbligati di solito a non vendere il loro pacchetto di azioni per un prestabilito intervallo temporale, e ai piccoli risparmiatori (nocciolo duro). 3. le azioni dell’impresa possono essere acquistate solo dai piccoli azionisti (public company). § I tre assetti hanno diversi pregi e difetti: 1. nel caso della private company gli acquirenti acquistano pacchetti consistenti di azioni e sono quindi esposti al rischio derivante dalla variabilità dei protti ⇒ mancata diversicazione del rischio. D’altra parte vi è una notevole riduzione del problema di agenzia tra proprietari e management. 2. per la public company, valgono considerazioni opposte: estrema diversicazione del rischio, ma scarso controllo del management. 3. nel caso del nocciolo duro si è in una situazione intermedia: vi è sia diversicazione (anche se meno che nella public company) che controllo del management (anche se in modo minore che nella private company). Tuttavia si crea un problema diverso: il possibile conitto di interessi tra azionisti di controllo e piccoli risparmaitori. § Nelle privatizzazioni italiane si è spesso seguita la politica di creare un nucleo di azionisti scelti tra gli investitori istituzionali (fondi d’investimento, fondi pensione internazionali) o tra i gruppi industriali, imponendo però dei limiti massimi al possesso azionario (vote capping, di solito pari al 5%). § Tale scelta è stata giusticata con l’esigenza di evitare che uno degli azionisti potesse acquisire il controllo della società privatizzata (timore forte in particolare per le banche). § D’altra parte, il vote capping rappresenta un blocco alla possibilità di scalate della società privatizzata, rendendo meno efcaci i sistemi di controllo del management. § La variabile che deve essere scelta per ultima è il prezzo di vendita delle azioni. (Di solito, nelle offerte pubbliche di vendita, viene proposta una forchetta di prezzi e poi, sulla base della domanda, viene scelto il prezzo puntuale). § Si assiste molto spesso (ma non sempre, come sanno bene coloro che hanno partecipato alla recente privatizzazione ENEL) al cosiddetto underpricing (o IPO discount): le azioni vengono vendute ad un prezzo inferiore al valore di mercato (riesso dai prezzi di Borsa). In questo modo nei primi giorni di quotazione i sottoscrittori possono subito realizzare un protto. § L’IPO discount rappresenta un trasferimento di ricchezza dall’ente che privatizza (e dai taxpayers) ai sottoscittori. Qual è il livello desiderabile di underpricing? Maggiore del 50% per AEM, il 22% per ACEA, o lo 0% per ENEL?