Educazione dei cani

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Educazione dei cani
SOCIETÁ
A cura di Feldia Loperfido
Educazione da cani…
Come il miglior amico dell’uomo può imparare le buone maniere
on l’arrivo dell’estate e con la voglia di partire
in vacanza, per molti sopraggiunge la necessità
di gestire i propri cani e di trovare una siste­
mazione che rispetti le loro esigenze. Tuttavia,
aumenta anche la cattiva abitudine di abbandonare i
cani per strada, mettendo a rischio la loro vita, oltre
che quella di altre persone. L’educazione cinofila può
essere uno strumento utile non solo per occuparsi in
maniera completa della salute del proprio cane durante
tutto l’anno, ma anche per insegnargli le “buone abitu­
dini” da seguire in vacanza e per evitare di abbandonarlo
ad estranei o per strada.
Per descrivere in cosa consistono questi percorsi
educativi e quali sono le loro finalità, abbiamo intervi­
stato Wolny Julita, biologa ed educatrice cinofila.
D. Cosa vuol dire vivere con un cane? Qual è la
relazione che si può instaurare tra padrone e anima­
le?
R. Per rispondere, comincerò con il descrivere
alcuni aspetti problematici, ma molto spesso sottova­
lutati, che riguardano la relazione uomo-animale.
Quando un cane, cucciolo o adulto, giunge in una casa,
è certo che porta con sé anche una gran carica di gioia
e di entusiasmo che coinvolge i componenti del nucleo
familiare ospitante. E, così, si avvia un rapporto soli­
tamente fatto di carezze, coccole, giochi che coinvolgono
il cane come fosse un bambino, un essere umano: è il
rischio dell’antropomorfizzazione. Capita spesso,
infatti, che i padroni trattino i cani come se fossero
degli esseri umani capaci di comprendere cosa vuol
dire passeggiare l’uno accanto all’altro, guardare la
TV sul divano, dormire con la coperta sul groppone.
pugliasalute
Questo addestramento “fai da te”, tuttavia, prima o
poi genera dei comportamenti nel cane che rendono
l’animale insopportabile o addirittura pericoloso e che
non possono più essere gestiti dal padrone.
D. Quindi addestrare un cane comporta un lavoro
molto complesso…
R. Più che di addestramento, parlerei di educazione,
e di educazione permanente. Quando si intraprende
una relazione con un cane bisogna seguirlo nel suo
percorso di crescita, rispettandone i tempi, ben diversi
e più rapidi rispetto a quelli di una persona. Assumere
un atteggiamento di antropomorfizzazione può spingere
il cane a percepirsi come un essere umano e, peggio
ancora, come il capobranco del gruppo -in questo caso
la famiglia che lo ospita- in cui vive. Pertanto, la
complessità dell’educazione cinofila sta nel seguire il
cane costantemente e nel considerare questa educazione
in maniera decisamente diversa rispetto a come faremmo
con un bambino.
D. Qual è la differenza tra addestramento ed
educazione?
R. L’educazione sicuramente considera il cane
come attore dei percorsi che gli vengono proposti, e
non come animale passivo. Fino a qualche tempo fa (e
purtroppo c’è ancora chi si basa su queste tecniche!),
i cani venivano addestrati con un metodo coercizzante,
secondo cui, quando il cane adottava un comportamento
sbagliato, veniva punito. I nuovi metodi educativi,
invece, adottano un approccio che si può definire più
“gentile” e che prende le mosse dalle scoperte che
Skinner fece studiando il condizionamento operante
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giugno 2008
sui piccioni. Lo studioso pose alcuni piccioni in una gabbia,
chiamata skinner box. La somministrazione del cibo agli
uccelli avveniva premendo una leva con il becco; inizial­
mente i piccioni premevano la leva casualmente ma, una
volta appreso il comportamento tramite il rinforzo del cibo,
i piccioni iniziavano ad associare alla somministrazione
di cibo un atto arbitrario come il premere la leva e tendevano
a ripetere questo comportamento. Al pari dei piccioni di
Skinner, oggi l’educazione cinofila si basa sul metodo del
rinforzo e non della punizione.
D. Quindi questo tipo di educazione rimane comun­
que qualcosa di molto meccanico…
R. In qualche modo si, ma, accanto all’apprendimento
per premio, si interviene agendo attraverso tecniche di
stimolazione mentale globale. In altre parole, il cane viene
posto in una situazione in cui ci sono diversi elementi (ad
esempio la palla, il bastone, ecc.) e, perciò, viene indotto
a elaborare la presenza di questi elementi in modo tale da
organizzare mentalmente e concretamente l’azione più
opportuna per utilizzarli. In sostanza, il cane deve elaborare
globalmente (metodo olistico) la situazione e organizzarla.
Attraverso questo tipo di stimolazione viene fa­
vorito un aumento delle capacità cognitive e com­
portamentali del cane, già per sua natura altamente
educabili.
D. Tornando alla domanda iniziale, quale tipo
di rapporto si insatura, dunque, tra padrone e
cane?
R. Attraverso percorsi educativi di questo tipo,
innanzitutto si definisce la posizione relazionale che
i due occupano: il padrone è il leader della diade,
fra i due è “il migliore”, il più forte. In secondo luogo,
si possono raggiungere obiettivi strumentali alla
ricerca, ad esempio, del tartufo o delle persone stesse.
Ma, uno degli aspetti più importanti sta decisamente
nel riscontro terapeutico che si può avere soprattutto
nei bambini: insegnare ad un cane come comportarsi,
definire la propria posizione di leader, apprendere
allo stesso tempo il rispetto per un altro essere vivente,
percepire la fiducia del cane nei propri confronti sono
aspetti, infatti, che caratterizzano le sane ed educate
relazioni padrone-cane e che portano sempre ad alti
livelli di autostima e di equilibrio del proprio sé.
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