la partita di calcio

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la partita di calcio
I.P.S.I.A. “GIORGI”
Lucca
RACCONTI
FANTASTICI:
FANTASTICI
RACCONTI
CONCORSO LETTERARIO
Edizione 2009
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LA PARTITA DI CALCIO
di Marco Reggiani
(1OMB)
Era una giornata estiva caldissima e, come di consueto, io ed i miei amici
organizzammo una partita di calcetto.
Alle otto in punto arrivai all’impianto sportivo, indossando la maglietta della mia squadra
del cuore : la Juventus.
Fui il primo di tutti ad arrivare, ma poco dopo mi raggiunsero gli altri in motorino.
Anche se tutte le sere giocavamo a calcio, la nostra passione, la nostra voglia e le
nostre emozioni non si placavano mai, anche quando i nostri muscoli erano a terra.
Cominciammo a giocare. La partita era interessante ed equilibrata, ma ad un certo
punto sopraggiunsi e con potenza e precisione infilai il portiere avversario con una
bomba e levai le ragnatele dal “sette”.
L’adrenalina saliva inesorabilmente che mi spinse a urlare verso il cielo, con i pugni
chiusi pensando a come sarebbe stata la mia vita se fossi diventato un giocatore
famoso di calcio.
Alla fine della partita ci riposammo, mangiammo con molta soddisfazione un’ottima
pizza nella pizzeria accanto al campo.
Durante il pranzo entrammo in discussione sull' argomento del calcio, parlammo dei
giocatori veterani, dei giovani fenomeni, di quelli che di calcio ne capiscono poco e
soprattutto si fantasticò sui possibili nuovi arrivi nei club italiani.
Alla fine della serata, con lo zainetto sulle spalle, accendemmo i nostri “ferri vecchi",
imboccammo la stradina sterrata e ci dirigemmo ognuno nelle rispettive case.
Arrivato a casa feci una doccia rinfrescante dopodiché, con molta tranquillità, mi adagiai
sul letto e mi addormentai all’istante.
Il mio sonno venne disturbato da una luce intensa, quasi accecante, attorno a me un
silenzio di tomba seguito da un boato da stadio.
Questo emozionante brusio mi fece venire la pelle d’oca.
Mi ritrovai in una panchina di calcio, in uno stadio enorme, circondato da giocatori e
tifosi.
Davanti a me vidi Claudio Ranieri, allenatore della squadra regina del mio cuore: la
Juventus.
Ero piuttosto confuso e dentro di me spiccavano molte domande : "Cosa ci facevo in
panchina allo stadio olimpico?, che ruolo avevo nella società bianconera? Se ero un
giocatore, come lo ero diventato?
L’eccitazione e l’emozione cancellò tutti i miei dubbi e accettai la situazione,
cominciando a valutare le circostanze che si presentavano dinnanzi a me.
Quindi capii che si giocava un incontro di “cartello”, cioè Juventus- Milan, sul punteggio
di 4 a 2 ed era l’ottantesimo minuto di gioco.
Mister Ranieri dirigeva la squadra , urlando a giocatori tattiche e posizioni da applicare.
Ad un certo momento, la sua voce cupa e allo stesso tempo buffa sussurrò: ”Marco,
scaldati che fra pochi istanti entri in campo”.
Il sangue mi si gelò del tutto e le vene erano come piste ghiacciate e senza dare alcun
impulso, le mie gambe si alzarono e cominciarono a correre.
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Appena ritornai “nel mondo reale” collegando il cervello, iniziai come da routine gli
esercizi di riscaldamento che comprendevano un po’ corsa, addominali, scioglimento e
skip sul posto.
Ranieri come da parola, mi richiamò e mi disse di entrare al posto di Pavel Nedved, uno
dei veterani della Juventus.
Appena arrivato al centro del campo, Alessandro Del Piero mi si avvicinò dicendomi:"Il
mister ha dato nuovi ordini di gioco?".
Io con voce non regolare e balbuziente risposi: “No, il modulo attuale è perfetto".
La partita era agli sgoccioli, ma la speranza è sempre l’ultima a morire come dice il
detto; allora con molta grinta soffiai il pallone a Zambrotta, ormai stanco dopo una
partita emozionante, ma allo stesso tempo molto intensa, mi diressi verso il portiere
Abbiati che mi lanciava brusche occhiate di sfida, caricai il sinistro, ma la palla terminò
fuori, accompagnata da applausi dei tifosi juventini.
Dopo il mio inutile tiro, l’arbitro fischiò la fine del match che vedeva come vincitore la
Juventus e come vinta il Milan.
Entrammo uno ad uno negli spogliatoi, Pavel era seduto che aspettava il Mister.
Io credevo che Ranieri fosse entusiasta della vittoria, applaudendo ai giocatori; ma non
fu cosi, infatti lui entrò con calma inverosimile, sbraitò ai giocatori i loro più banali errori,
ma alla fine della ramanzina, incitò i ragazzi dicendo che avevano giocato come la
Juventus sa fare.
Feci una doccia calda a rilassante, dopo una partita disputata sotto una pioggia fredda,
di un inverno fin troppo gelato.
Uscii dallo stadio, e ad aspettare la squadra c’era il pullman nero della Juventus,
grandissimo, lussuoso e imponente; una volta accomodati tutti i giocatori, il pullman si
diresse al campo di Vinovo dove si tenevano gli allenamenti e dove, nel giorno della
partita, i giocatori lasciavano le proprie autovetture.
Appena arrivati, Ferrari, Lamborghini, Maserati, Mercedes e Bmw facevano della
pioggia un elemento assente nella mia vista.
Io non avevo un passaggio e si offrì di portarmi a casa Giorgio Chiellini, difensore
centrale ed essendo di Pisa per lui Lucca era di passaggio..
Durante il tragitto mi chiese la storia della mia vita ed io gliela raccontai molto volentieri.
Arrivai a casa e mi addormentai sulle scale ed il giorno dopo, molto presto, presi il primo
treno per Torino.
Arrivato alla stazione c’era il Pullman nero che mi accompagnò insieme ad altri giovani
come me a Vinovo.
Iniziai immediatamente gli esercizi di riscaldamento. Dopo un po’ di tempo, il
preparatore disse di fare qualche tiro in porta, quella porta il cui guardiano era Gianluigi
Buffon, una saracinesca umana.
Il preparatore urlò: “Inizia Alex poi Pavel, Sissoko, Sebastian, Claudio, Cristiano,
Camoranesi, Giorgio ecc. e come ultimo tiratore va Reggiani."
Dopo una serie di tiri fuori dal comune toccava a me: presi la rincorsa, colpii la palla in
modo da manuale, un tiro inverosimile “bucò” i guantoni di Buffon che mi guardò con
aria stupefatta.
Il mister Ranieri mi comunicò che David Trezeguet si era infortunato nel tirare e
Vincenzo Iaquinta era a casa con la febbre, quindi sabato sera contro il Torino avrei
dovuto giocare io come titolare.
Ero eccitato, felice, ma allo stesso tempo teso e preoccupato, perché dovevo fare
buona impressione ai tifosi della mia squadra, avrei dovuto convincere Ranieri
mostrando di cosa ero capace di fare.
Passai la settimana a lavorare in campo e il sabato sera arrivò in un attimo.
Negli spogliatoi ero tesissimo, ma i miei compagni mi incoraggiarono, credendo che
sarei stato all’altezza della situazione.
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Entrai in campo convinto e al minuto cinquantadue, Del Piero mi lanciò una palla al
limite del fuori gioco, scattai verso l’area di rigore scartando il difensore Di Loreto, mi
trovai dinnanzi Matteo Sereni, un portiere basso, ma molto forte. Decisi di tirare: la
palla era fortissima e andò a gonfiare la rete sul primo palo.
Avevo segnato, il sogno della mia vita si era esaudito, un goal stupendo, ora sapevo
come ci si sentiva a fare un goal a questi grandi livelli, il tifo è utopico, l’adrenalina ti
esce dalle orecchie, l’emozione è tanta che mi venne da piangere.
Cosi mi diressi verso la panchina per abbracciare il mister che aveva riposto in me tanta
fiducia. Appena mi vede mi dette una pacca sulla spalla, poi stranamente, un’altra,
un’altra e un’altra ancora, finché una luce intensa mi accecò e mi fece ritrovare nel letto
con mia madre accanto che mi scuoteva le spalle e mi diceva di andare a pranzo che si
era fatta l’una.
Con molta tristezza, ero consapevole che quello era stato solo un sogno, ma quando
sulla scrivania trovai la Gazzetta dello Sport mi incuriosii molto.
Lessi con stupore in prima pagina: “La Juve sbanca Torino battendo il Toro per 1 a 0:
goal di un giovane lucchese di talento di appena 17 anni : Marco Reggiani".
In quel momento scoppiai a piangere e urlai: “ Non è un sogno !!! è tutto vero !!! ".
Ma un tocco ripetuto sul petto mi fece accecare per la seconda volta, mi risvegliai nel
mio solito letto, ma con accanto mia nonna che diceva che il pranzo era pronto e che
dovevo andare a mangiare. Con voce distinta e tetra sussultai: “Allora si trattava
veramente di un sogno!"
Cosi mangiai il pasto nella confusione più totale ripensando a quel sogno che mi aveva
colpito tanto nel profondo del cuore.
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