Marrakech, 25 gennaio 2016 SM il Re Mohammed VI ha

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Marrakech, 25 gennaio 2016 SM il Re Mohammed VI ha
Marrakech, 25 gennaio 2016
SM il Re Mohammed VI ha inviato un messaggio ai partecipanti al Congresso sul tema «I
diritti delle minoranze religiose nei paesi islamici: il quadro giuridico e la chiamata
all’azione», i cui lavori si sono aperti lunedì 25 gennaio 2015 a Marrakech.
Ecco il testo completo di questo messaggio, che è stato letto dal Ministro del Culto e degli affari
islamici Ahmed Toufiq, durante la cerimonia di apertura del Congresso patrocinato da Sua Maestà
il Re Mohammed VI, Amir al-Mouminine (Emiro dei credenti).1
«Sia lode a Dio, che le Preghiera e la Pace di Dio siano su tutti i Profeti e i Messaggeri.
Signore e Signori, è per me un grande piacere indirizzare questo messaggio di benvenuto al vostro
congresso e a voi tutti, augurandovi un piacevole soggiorno a Marrakech, città di incontri e di
dialogo tra le civiltà. Possa Dio coronare con successo gli sforzi che verranno dispiegati nel corso di
questa riunione per la manifestazione della verità e la rettifica delle concezioni erronee. La tematica
che discuterete, cioè quella dei «diritti delle minoranze religiose nei Paesi islamici» non avrebbe a
priori ragion d’essere, essendo ben noti gli insegnamenti e le prescrizioni dell’Islam e della sua
civiltà a riguardo. Ciononostante, i fatti che hanno condotto a sollevare la questione e la congiuntura
attuale impongono ai musulmani il dovere di precisare che questi fatti non si fondano su alcuna
autentica e riconosciuta fonte islamica. Essi devono infatti dimostrare, all’occorrenza, che alcuni di
questi avvenimenti travestiti da religione si sono prodotti in circostanze e con motivazioni
totalmente estranee ad essa.
Per questo ci rallegriamo che si sia tenuto questo convegno, che ha la vocazione di far conoscere i
valori autentici delle religioni e di operare per la loro concretizzazione in favore della pace e della
solidarietà, a beneficio dell’umanità intera. Le nostre speranze di vedere riuscita questa iniziativa
sono confortate dal peso e dall’alto profilo di questa assise, nella quale si trovano riuniti esperti e
responsabili istituzionali di importanza internazionale e personalità di spicco delle diverse
1
Fonte: http://www.mapnews.ma/fr/activites-royales/sm-le-roi-mohammed-vi-adresse-un-message-aux-participants-au-congres-sur-les-droit.
Traduzione a cura della COREIS Italiana
istituzioni religiose, così come pensatori e attori chiave del mondo dei media specializzati in queste
tematiche.
In questa occasione, noi ci teniamo a salutare gli sforzi che il nostro Ministro del Culto e degli affari
islamici ha dispiegato per assicurare la preparazione, l’organizzazione e la tenuta di quest’incontro
sotto l’Alto patrocinio della Nostra Maestà, e anche per avere messo in atto tutte le condizioni
necessarie al suo successo. Vogliamo ugualmente esprimere i nostri ringraziamenti al Forum per il
Consolidamento della Pace nelle Società Islamiche, presieduto da Shaykh Abdullah bin Biya, che
ha il sostegno dello Stato degli Emirati Arabi Uniti.
Signore e Signori,
nulla nella storia del Regno del Marocco sembra poter giustificare che le minoranze religiose
possano essere private di alcuno dei loro diritti. Noi non accettiamo in alcun modo che una tale
negazione dei diritti possa essere commessa in nome dell’Islam o da parte di un musulmano
qualunque. Questa convinzione che ci anima procede dal corretto apprendimento dei precetti della
religione. Possiamo inoltre attingere anche dal patrimonio della nostra civiltà e dalla storia secolare
del nostro Regno, dove i musulmani hanno sempre vissuto in armonia con i fedeli di altre religioni.
La nostra prima fonte di riferimento per questi principi, verso cui ci rivolgiamo con devozione è il
sacro Corano, che proclama che Dio onora l’uomo in quanto umano. E per rafforzare questo
riconoscimento a lui fatto, il Corano ribadisce una verità universale, seguendo la volontà divina, e
che si riassume come segue: Dio Onnipotente ha voluto creare popoli diversi fra loro per religioni,
così come sono diversi per il loro colore, le loro lingue e i loro gruppi etnici. Questo è ciò che è
stato instillato nei musulmani, la loro disponibilità ad accettare il pluralismo. Il Corano evoca
ripetutamente le Genti del Libro, facendo anche obbligo ai musulmani di credere in tutti i Profeti e i
Messaggeri, riservando ad essi il rispetto che gli è dovuto. Nello stesso tempo, gli esorta ad
astenersi da qualsiasi provocazione nei confronti delle Genti del Libro, con le quali i musulmani
sono tenuti a discutere nel miglior modo possibile. Il Corano ordina di trattarle con equità in ogni
circostanza, e di bandire l’odio dai rapporti con esse. A questo proposito, l’Islam non autorizza la
jihad se non per autodifesa o per la difesa delle cose sacre, se proprio necessario. In nessun caso è
ammessa la sua strumentalizzazione per costringere i popoli ad abbracciare l’Islam.
La nostra seconda fonte di riferimento per tali principi è la Sunnah del nostro Patrono, il Profeta – la
Pace e la Benedizione di Dio siano su di Lui. In questa Tradizione profetica, che arreca delle
applicazioni pratiche che gettano luce sulla comprensione del Corano, il Profeta raccomanda di
essere solidali verso ebrei e cristiani. In caso di guerra, egli ha esortato a risparmiare la vita dei
monaci e dei fedeli ospiti dei monasteri e dei conventi. La Sunnah regolamenta i rapporti con gli
ebrei, pone le basi che regolano i patti e le convenzioni, così come le norme di protezione delle
chiese e dei loro fedeli. Riconosce anche il matrimonio con le ebree e le cristiane. La coesistenza
pacifica e multiforme dell’Islam con i seguaci delle altre religioni ha avuto un impatto positivo in
tutti i settori e le attività, incluse le transazioni commerciali, i mestieri, l’industria e gli scambi
culturali. Ciò significa che per l’Islam la pace e la sicurezza sono alla base dei rapporti con le altre
religioni.
Dopo il Profeta – la Pace e le Benedizioni di Dio siano su di lui – i Califfi si iscrivono nello stesso
percorso di saggezza. Anche la Jiz’ya (il tributo delle Genti del Libro ospiti in territorio islamico),
generalmente inferiore rispetto alla zakat (la decima) imposta ai musulmani, non era dovuta da chi
non poteva pagare, esentati dal secondo Califfo Omar. Anzi, i più bisognosi tra questi beneficiarono
spesso della stessa distribuzione della zakat. Altra iniziativa attribuita al Califfo Omar: la
rassicurazione data a ebrei e cristiani di proteggere loro e i loro luoghi di culto e di proprietà, e di
astenersi dal costringerli a rinunciare alla loro religione, secondo la parola divina: «non vi è
costrizione nella religione». Da ricordare anche, a questo proposito, la sua famosa esclamazione:
«A partire da quando rendeste voi schiavi gli uomini, dacché le loro madri li portarono alla luce
liberi?».
I musulmani si sono ispirati a queste due fonti, il Corano e la Sunnah, per fondare il sistema della
sharia, le cui disposizioni disciplinano l’atteggiamento e il comportamento dei musulmani nei
confronti delle altre comunità religiose. È sempre in base a tali disposizioni che le minoranze
religiose hanno ampiamente beneficiato in terra d’Islam dei diritti che sono loro stati conferiti e
della tutela della loro vita e della loro dignità. Essi hanno beneficiato in particolare del diritto di
praticare la religione, con lo svolgimento del loro culto e la possibilità di applicare le disposizioni
del loro diritto canonico. Tutto questo è avvenuto sotto il principio stabilito dall’Islam per affermare
l’uguaglianza tra musulmani e non musulmani in tema di preservazione dell’inviolabilità della vita
e della proprietà.
Questo ideale si è diffuso al di là dei diritti alla sfera delle emozioni, dei sentimenti e della
corretta condotta di coportamento nei confronti delle Genti del Libro, nel corso delle malattie e dei
funerali, mostrando compassione verso chi è nel bisogno, praticando l’elemosina e il waqf
(immobili in manomorta).
Signore e Signori,
Nel corso della sua storia, il Marocco ha sperimentato un modello di civiltà singolare, con la
coesistenza e interazione tra musulmani e fedeli di altre religioni, tra cui ebrei e cristiani. Tra i
panni luminosi di questa storia di convivenza armoniosa figura la civiltà marocchino-andalusa,
originatasi da tale convergenza interreligiosa. In effetti, commerci e arti si sono sviluppati tra queste
comunità, che condividevano anche i frutti della saggezza, della filosofia e delle scienze.
Questi scambi divenirono sempre più intensi quando un gran numero di musulmani si trasferì
dall’Andalusia in Marocco in condizioni difficili, insieme con gli ebrei che si unirono ai loro
compagni di fede presenti nel paese già molto prima dell’avvento dell’Islam. Inoltre, i marocchini
musulmani non hanno mai trattato gli ebrei come una minoranza. Meglio ancora, gli ebrei erano
presenti come i musulmani in tutte le attività e in tutti i settori della civiltà. Provenienti da tutti gli
strati della società, essi diedero il loro contributo alla sua edificazione e rivestirono ruoli e funzioni
all’interno dello stesso apparato statale, arricchendolo con l’apporto distintivo della loro cultura. Se
non vi fossero stati questo clima di pace e i diritti di cui godevano, non avrebbero potuto offrire il
contributo che li riconosciamo, fino ad oggi, alle scienze religiose, grazie alla somma dei loro
notevoli sforzi interpretativi, che ha arricchito lo stesso patrimonio ebraico mondiale.
Signore e Signori,
Nella nostra qualità di Amir al-Mu’minin, Emiro dei credenti e protettore della religione e dei suoi
seguaci, ci prendiamo cura di conservare i diritti dei musulmani e dei non musulmani, senza alcuna
distinzione tra loro. Proteggiamo i loro diritti come religiosi, secondo i principi immutabili di
riferimento che abbiamo ricordato. Li proteggiamo inoltre anche come cittadini, in virtù della nostra
Costituzione. Non vediamo alcuna distinzione in ciò, date le finalità e gli obiettivi comuni
perseguiti. Vogliamo in questo modo proseguire sulla strada tracciata dai nostri gloriosi antenati. A
questo proposito, ricordiamo che il nostro trisavolo, Moulay El Hassan, aveva donato un
appezzamento di terreno su cui sorge ancora oggi la Chiesa anglicana di Tangeri. Ricordiamo anche
che nostro nonno, Sua Maestà il Re Mohammed V, prese sotto la sua protezione ebrei marocchini
per proteggerli dalla tirannia del regime di Vichy, alleata dei nazisti, e che nostro Padre, Sua Maestà
Re Hassan II, pace all’anima sua, ha preso l’iniziativa di ospitare Papa Giovanni Paolo II in
occasione della sua prima visita in un paese musulmano.
Abbiamo perpetuato la stessa tradizione, consentendo ai cristiani, di tutte le comunità e le chiese
legalmente residenti in Marocco, di adempiere ai loro doveri religiosi. Ci impegnamo anche
affinché i marocchini ebrei abbiano gli stessi diritti che la Costituzione riconosce ai musulmani.
Essi aderiscono ai partiti, partecipano alle elezioni, creano associazioni e arrecano contributi
meritori all’attività economica. Essi ricoprono anche funzioni di consultazione e diplomatiche per
conto della Nostra Maestà e tessono con il resto della società profondi legami affettivi, che i figli
della seconda generazione di ebrei emigrati in tutto il mondo conservano tuttora.
Signore e Signori,
il Marocco è un paese pioniere nel dialogo interreligioso. Infatti, già all’indomani
dell’indipendenza, nel 1956, si teneva ogni estate, presso il monastero di Tioumililine – situato su
una montagna nella regione di Fez e precedentemente occupato da monaci benedettini – un incontro
fra intellettuali e pensatori, soprattutto musulmani e cristiani, con la presenza di importanti
personalità, come il famoso pensatore cristiano Louis Massignon. Questi sono solo alcuni aspetti
della realtà del nostro Paese, del resto, la maggior parte di voi ne ha ben familiarità; non vi è quindi
da meravigliarsi che si senta incline a riunirsi nel nostro Paese, con tradizioni secolari di tolleranza
e di apertura, per fare una Dichiarazione forte in proposito, e per affrontare molti altri temi non
meno importanti per il futuro.
La nostra attuale gestione degli affari religiosi in Marocco mira, tra gli altri obiettivi principali, a
opporsi a qualsiasi casualità nella interpretazione dei testi religiosi, soprattutto per quanto riguarda
la Jihad, sulla quale i nostri ulama hanno già rilasciato una dichiarazione forte un paio di settimane
fa.
Più approfondiamo le crisi che minacciano l’umanità, più ci convinciamo della necessità di una
cooperazione urgente e ineludibile tra i seguaci di tutte le religioni. Incentrata sullo stesso credo,
tale cooperazione dovrebbe essere basata non solo sulla tolleranza e sul rispetto, ma anche
sull’attaccamento ai diritti e alle libertà, che la legge deve garantire e regolare a livello di ciascun
Paese. Non si tratta solo di fornire regole di condotta da seguire, ma è importante anche e
soprattutto di osservare un comportamento civile, che rifiuta ogni forma di coercizione, di
fanatismo e di arroganza.
Il mondo in cui viviamo oggi ha bisogno dei valori della religione, che racchiudono le virtù di cui
dobbiamo armarci per essere nella Grazia del nostro Creatore, Dio onnipotente, e per rafforzare la
propensione alla tolleranza, all’amore e alla cooperazione, arricchito dal sigillo della carità e della
pietà umane. Abbiamo bisogno di questi valori comuni, non solo per essere ispirati dall’ideale della
tolleranza, ma anche per attingere alle risorse necessarie per una rinnovata costruzione dell’uomo, e
per trovare la forza di sospingerlo verso una vita priva di guerre, passioni e inclinazioni
all’estremismo e al risentimento, dove l’umanità vedrebbe finalmente svanire le proprie sofferenze
e la crisi come il necessario preludio all’eliminazione dei rischi di uno scontro di religioni.
Augurando il pieno successo al vostro incontro, confidiamo che l’essenziale da ritenere della
Dichiarazione attesa dalla vostra riunione sia l’idea, pensiamo noi, che la religione non debba essere
strumentalizzata per giustificare un qualunque attentato ai diritti delle minoranze religiose nei paesi
musulmani.
Wassalamou alaikoum warahmatoullahi wabarakatouh