brunei - ACS Italia

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AREA
5.800 km2
Musulmani 75,1%
Cristiani 9,4%
Cattolici 4,9% - Protestanti 4,4%
Religioni tradizionali 6,2%
Buddisti 8,7%
Induisti 0,3%
Non affiliati 0,4%
Altre religioni 0,1%
POPOLAZIONE RIFUGIATI (interni*) RIFUGIATI (esterni**) SFOLLATI
423.000
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BRUNEI
BRUNEI
APPARTENENZA RELIGIOSA
*Rifugiati stranieri che vivono in questo Paese **Cittadini di questo Paese rifugiati all’estero
La Costituzione, in vigore dal 1959, proclama l’islam shafi’ita religione di Stato.
La libertà religiosa è riconosciuta, ma la legge limita la pratica delle religioni non
islamiche; da segnalare, inoltre, l’esistenza di programmi di islamizzazione degli autoctoni.
Il 22 ottobre 2013, in un discorso pronunciato per l’apertura della Conferenza
Majlis Ilmu, il sultano Hassanal Bolkiah ha annunciato che nuove leggi penali
islamiche – che potrebbero includere l’amputazione in caso di furto e la lapidazione per adulterio1 – sarebbero entrate in vigore entro sei mesi, in quanto la
Shari’a, applicata solo ai musulmani, dev’essere considerata una forma di
«orientamento speciale» inviato da Dio e una «parte della grande storia» del
Paese. Sovrano assoluto, il sultano ha aggiunto che «per grazia di Allah, con
l’entrata in vigore di questa normativa, il nostro dovere nei suoi confronti sarà
così adempiuto». Finora, il Tribunale shariatico ha deliberato esclusivamente
nei casi di dispute familiari e questioni personali. Per placare i timori delle minoranze religiose, il muftì Awang Abdul Aziz, supremo giurisperito islamico del Paese,
ha dichiarato che la Shari’a «garantisce la giustizia per tutti e protegge il loro benessere». La normativa vigente già prevede la flagellazione con una canna rattan per
certi reati e nel caso di violazione della legge sull’immigrazione, tale sanzione si
applica anche ai non-musulmani.
La struttura governativa prevede un Ministero per gli Affari religiosi, la cui funzione è «favorire e promuovere» l’islam in tutto il Paese. Il Centro Studi sull’Asia della Michigan State University segnala che il Ministero dell’Istruzione – oltre a disporre che tutti gli studenti imparino l’alfabeto arabo – esige che tutte le
scuole offrano corsi di islam e vieta l’insegnamento di altre religioni, lasciando
la possibilità ai genitori di impartire tale insegnamento in casa. Tutti i residenti
devono possedere una carta d’identità che menzioni obbligatoriamente la religione di appartenenza.
1 http://bigstory.ap.org/article/bruneis-sultan-announces-strict-islamic-penalties
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BRUNEI
La comunità cristiana locale è composta da stranieri che possono praticare la
propria fede, ma non possono condividerla con la popolazione. I musulmani che
vogliono convertirsi a un’altra religione devono ottenere un’autorizzazione, ma –
verosimilmente a causa di pressioni familiari e sociali – non si è finora registrato
alcun caso. I matrimoni misti tra musulmani e non-musulmani sono proibiti, ma,
qualora ce ne fossero, il coniuge non-musulmano deve convertirsi all’islam.
Indicando i nomi dei loro membri, i gruppi religiosi non-shafi’iti hanno l’obbligo di
registrarsi e l’adesione a gruppi non registrati è un reato punibile con il carcere.
Lo Stato riconosce solo la Chiesa cattolica e anglicana, ma esse devono comunque registrarsi attraverso una procedura non agevole; quelle non registrate sono
considerate sette illegali e i loro membri sono perseguibili. Da segnalare che le
chiese domestiche e le riunioni a carattere religioso in case private, sono soggette
a regolamenti precisi. Nel Paese sono presenti sette chiese cristiane, numerosi
templi buddisti e taoisti cinesi e due templi induisti.
Alle sei scuole cristiane esistenti è vietato insegnare il cristianesimo (anche agli
studenti cristiani); i corsi di islam sono, invece, obbligatori per tutti gli studenti2. La
legge esige che qualsiasi riunione a carattere pubblico – religioso, sociale o politico – riceva preventivamente il permesso delle autorità.
In base alla normativa vigente, è vietato intrattenere rapporti con enti cristiani
stranieri. Secondo Open Doors – che compie un monitoraggio costante della situazione dei cristiani locali – la Chiesa non può operare liberamente, così come
non può accogliere musulmani convertiti al cristianesimo. In questo contesto negativo per la libertà religiosa, va anche segnalato che gruppi evangelici hanno dichiarato che funzionari governativi spiano le chiese e che vige divieto d’importazione di bibbie e qualsiasi altro materiale religioso non islamico; i mass-media locali – stampa e emittenti radiotelevisive – sono censurati. Ancora secondo quanto riferisce Open Doors, i cristiani sono discriminati sul lavoro e nessun appartenente a confessioni cristiane riveste incarichi di rilievo in strutture pubbliche.
La International Christian Concern afferma che «con la libertà religiosa sottoposta
a restrizioni crescenti, con il controllo sempre più ferreo nei confronti dei cristiani
e con la mancanza di interesse per le religioni minoritarie, il Brunei resta uno dei
luoghi più difficili del mondo dove essere cristiani». Gruppi cristiani internazionali
temono che la citata introduzione nel 2014 delle leggi penali di matrice islamica,
produrrà un ulteriore peggioramento della loro situazione e di quella degli altri
gruppi religiosi non-shafi’iti.
2 http://www.opendoorsuk.org/resources/worldwatch/brunei.php
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