I diritti dell`uomo nell`Islam: profili comparativi Saidi Khadija
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I diritti dell`uomo nell`Islam: profili comparativi Saidi Khadija
I diritti dell'uomo nell'Islam: profili comparativi Saidi Khadija Matricola: 1003357 «Un diritto di origine religiosa non può che imporsi a fedeli di una sola religione mentre i diritti contemporanei basati sulla filosofia laica possono costituire un compromesso accettabile per tutti, in una società pluralista. E' la radice del conflitto: in una società tradizionale c'è una sola religione, cemento della solidarietà nazionale o tribale; nella società occidentale la regola è la pluralità delle religioni, ivi compreso l'ateismo». Quanto affermato sopra da Tariq Ramadan, costituisce il messaggio che ho voluto trasmettere nella mia tesi, in cui oltre ad approfondire il concetto di diritto islamico e le sue fonti, ho anche sottolineato la complessità e i concetti chiave di tale argomento, ritenendo in primis, che l’islam rappresenta un sistema allo stesso tempo religioso, politico e giuridico e per questo motivo risulta particolarmente difficile per il giurista occidentale distinguere la norma religiosa da quella giuridica in senso stretto. D’altronde, la stessa ripartizione dell’islam in sistema religioso, politico e giuridico è un adattamento, secondo criteri laico-occidentali, di una realtà che dal punto di vista interno si presenta come unitaria, dal momento che sia la sfera religiosa, sia quella politica sono disciplinate dalla shari‘a. Il termine shari‘a indica la via diritta rivelata da Dio, ma presenta diverse accezioni: da un punto di vista generale indica la via religiosa rivelata a ebrei, cristiani e musulmani (Corano XII, 15 e V, 48), in senso lato indica la via rivelata solo ai musulmani riguardante il foro sia interno che esterno (Corano XLV, 18), e in senso stretto la via rivelata solo ai musulmani riguardante esclusivamente il foro esterno, sovrapponendosi quindi alla definizione di fiqh (cioè quella parte della shari‘a che regola l’attività esterna del credente verso Dio, se stesso e gli altri). Per quanto riguardo il quadro europeo non si dovrebbe più parlare di integrazione dell'Islam, in quanto, l'integrazione dei musulmani come cittadini europei è già fatta. L'Islam è ormai una religione europea. Il problema presente, invece, è piuttosto quello di sapere quale è il loro contributo, non solo per sé, in quanto musulmani, ma per l'Europa stessa, che comincerà a cambiare percezione verso l'Islam solo quando comprenderà che l'Islam rappresenta una ricchezza e non solo un problema: occorre, dunque comprendere che il diritto internazionale è un codice di leggi creato dall'uomo, che trae la sua autorità dal riconoscimento dello stesso da parte della comunità internazionale; il diritto islamico, invece, deriva direttamente dalla parola di Dio, e la sua autorità proviene proprio dalla sua fonte immanente. In questa sede ho voluto far comprendere in che modo si sono sviluppate, nella cultura islamica, le norme che riguardano la protezione dei diritti umani, ed in che modo esse vengono interpretate dagli studiosi moderni. Per raggiungere questo scopo è necessario, innanzitutto, capire l'atteggiamento dell'Islam nei confronti degli altri paesi, ossia il suo concetto di diritto internazionale. Inoltre, per lo stretto legame esistente tra il diritto umanitario ed il diritto bellico, ho aperto una piccola, ma fondamentale parentesi per quanto concerne l'approccio dell'Islam nei confronti della guerra, in quanto ritengo che sia importante cercare di comprendere il dibattito, ancora irrisolto sulla natura del jihad, essendo quest'ultimo forse, l'argomento più controverso della dottrina islamica. Ed infine non potevo che dedicare il terzo capitolo della mia tesi alla condizione della donna all'interno della cornice islamica, prestando particolare attenzione al diritto della famiglia e al femminismo islamico: movimento, della lotta per la libertà e i diritti femminili delle donne musulmane, tra cui molte sostengono che il Corano garantisce loro libertà e diritti, ma che questi siano stati usurpati da una tradizione patriarcale, poiché ai loro occhi, l'Islam è una religione che afferma l'uguaglianza di tutti gli esseri umani, ma interpretazioni misogine, divenute dominanti nel corso dei secoli, hanno nascosto il messaggio di giustizia di genere trasmesso dal Profeta. In primo luogo, per quanto riguarda il diritto di famiglia, esso può essere considerato il nocciolo del Diritto islamico, ove più deciso risulta l’intervento normativo del Corano. Ci sono molte definizioni per descrivere la famiglia. Essa e' un gruppo sociale umano I cui membri sono legati da vincoli di sangue, affettivi, legali e naturali. In tutte le società evolute, la famiglia ne rappresenta il fondamento, la cellula basilare, il cui buon funzionamento garantisce il buon funzionamento dell'intera società. Ecco perché, nella concezione islamica della vita, la famiglia riveste un'importanza capitale. Il normale corso dell'esistenza del musulmano e' orientato verso la famiglia: essa e' il suo ambiente più consono e naturale. All'interno di essa, il musulmano realizza la legge di Dio nella sua forma più piena e completa. La famiglia e' un'istituzione divina, la cui origine coincide con quella dell'uomo. In secondo luogo, l'Islam considera il matrimonio come un legame molto serio, numerosi sono I precetti coranici che invitano il credente a prendere tutte le misure possibili per fare in modo che esso sia permanente e non temporaneo. Nonostante ciò, il matrimonio resta un contratto, e, come tale, non e' indissolubile. L'istituto del divorzio permette di eliminare rapidamente quei matrimoni non riusciti, che possono essere d'intralcio alla piena realizzazione degli ideali di vita islamici. "Voi siete la comunità di mezzo", disse il Profeta Mohammed. Riguardo al matrimonio, ciò vuole significare che la radicalizzazione non e' permessa al musulmano. E' proibito divorziare senza un motivo, così come è proibito continuare un rapporto coniugale in cui sono venuti a mancare I presupposti fondamentali per una vita familiare serena e completa, garanzia di una crescita ottimale per I figli. Molto spesso, in Occidente, si attacca la famiglia islamica per la questione della "poligamia". Bisogna specificare, invece, che la poligamia non e' ne' incoraggiata, ne' desiderata dall'Islam o dai musulmani. Essa rappresenta, piuttosto, una possibilità da adottare in casi estremi. Dio dice nel Corano: "E se temete di non potervi prendere cura degli orfani che vi sono affidati, sposate allora, tra le donne che vi piacciono due, o tre, o quattro. E se temete di non essere equi, una soltanto…" . In conclusione, possiamo trarre alcune importanti conclusioni: sicuramente quasi tutti i paesi musulmani, tra i più vicini a noi anche geograficamente, hanno tenuto ad uniformare la legislazione a usi e costumi sociali del tutto compatibili con la cultura occidentale, sono garantiti diritti che anche nel nostro diritto di famiglia noi riconosciamo, è garantita quasi totalmente la parità tra uomo e donna, marito e moglie, padre e madre. Come sempre accade, però, l’adeguamento delle tradizioni radicate saldamente nelle persone più integraliste o con minori contatti esterni, fatica a tenere il passo col sentimento comune, magari più fortemente sentito dalle persone di maggiore apertura mentale e degli strati sociali più giovani o che maggiorente entrano in contatto con persone di altra cultura. Fondamentale è comprendere che le differenze che allontanano il mondo occidentale dal mondo arabo sono spesso fonte di pregiudizio, più spesso sono facilmente superabili, ancora più spesso non hanno niente a che fare con la formazione religiosa, ma solo con la storia e la posizione politica nazionale e internazionale.