Che noia! (Ed è tutta colpa della mamma)

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Che noia! (Ed è tutta colpa della mamma)
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Che noia! (Ed è tutta colpa della mamma)
Domenica scorsa mi ero appena seduta davanti al caminetto con un libro quando il mio
terzogenito di otto anni è arrivato pestando piedi, e mi ha messo in mano un biglietto: «CHE
NOIA (tutta colpa della mamma)». Poi è rimasto lì, a guardarmi con i lacrimoni agli occhi e le
sopracciglia contratte nell'accusa. «Cosa posso fare? Dimmelo tu!» Lo sapevo. Non solo gli
faccio il grande torto di non intrattenerlo mangiando spade infuocate in equilibrio su un
monociclo, ma non gli dico nemmeno cosa può fare per non annoiarsi: non gli do né il pesce
né la canna. Sono una madre orribile. Sono una sfinge di indifferenza. L'irremovibile Svizzera
in mezzo a un'Europa di genitori interventisti. La domanda del cosa­posso­fare sorge
spontanea ogni volta che è finito il tempo massimo degli schermi (tablet, computer, tv), e che
anche il Lego ha esaurito il suo fascino. Ma ho imparato a non rispondere: «Hai la stanza
piena di giochi/leggi un libro/fai un disegno», come avrebbero fatto i nostri genitori (se mai ci
fosse venuto in mente di porgli una questione del genere). «Hai la stanza piena di giochi» è
un'osservazione peregrina e solo un innesco per altri malumori. Il mio aiuto concreto è invece:
«Non posso aiutarti, non posso decidere io per te». Perché sono convinta che la noia sia
fondamentale per avere una vita interessante. Non è un paradosso ma un sillogismo, e dei
più semplici: noia­creatività­autonomia­autostima­felicità. È soltanto stando fermi, in una bolla
in apparenza priva di stimoli, che la nostra mente non altrimenti indaffarata può sganciarsi dal
contingente e riflettere su se stessa (mi annoio), su cosa desidera (un bombolone?), su cosa
non le piace (uh­oh, vedo che la lavastoviglie è da svuotare), su quello che la circonda (è la
scatola del Monopoli, quella lassù?), su quello che è lontano (il bombolonaio della spiaggia),
su quello che non esiste (un robot che frigge bomboloni, rassetta la cucina e gioca a
Monopoli). La noia è il momento perfetto per stilare la lista dei cinque bomboloni più buoni che
abbiamo mai mangiato e progettare quel robot che sarebbe un aiuto fantastico nei momenti di
fame e di tedio. E il modo migliore di facilitare quel tipo d'inventiva è restare in silenzio,
resistendo alla tentazione di suggerire qualsiasi cosa. Voglio, e voglio sempre, e
fortissimamente voglio che il mio piccolo nativo digitale riesca ad assaporare l'amaro gusto
della frustrazione di una scelta troppo ampia e pronta all'uso, e passando proprio attraverso la
noia, a trasformarlo in quello frizzante dell'autarchia e del decisionismo. Come quando ha
creato il «barattolo del cosa posso fare?». Una volta conteneva dei sottaceti e ora dei pizzini
su cui ha scritto le sue attività preferite: giocare con il gatto, coccole con la mamma sul
divano, guardare un film, giocare con il Lego, video sull'iPad, disegnare i ninja. Quando non
sa cosa fare, ne pesca uno ed esegue il suo stesso suggerimento. Se lo è fatto da solo in un
momento di noia per salvarsi da quelli a venire. C'è poi un trucco di cui ho letto sul blog
scuolainsoffitta.com che non ho ancora messo in pratica, ma che mi pare un ottimo consiglio
per liberare la mente dei bambini da inutili pesantezze e favorirne l'autonomia: togliere di
mezzo i giocattoli non pertinenti all'età, quelli che arredano o fanno status symbol (v. trenini di
legno), quelli che non sono adatti alla stagione (gli aquiloni d'inverno), e lasciare spazio sui
mobili in modo che ogni oggetto non sia oppresso dagli altri; alternare tra questi microscopi,
materiale artistico, bambole e supereroi; e tra i libri, esporne a rotazione qualcuno di
copertina: invoglia molto di più a leggere. «È il modo migliore per dare ai bambini la possibilità
di rivalutare tutti i giocattoli che hanno a disposizione. È un'occasione per riscoprirli». Un
trucco invece già ben rodato per tornare a leggere indisturbati davanti al caminetto è
rispondere al cosa­posso­fare con un solare «puoi svuotare la lavastoviglie!». I figli spariscono
subito e si trovano qualcosa con cui tenersi occupati ­ come annoiarsi nella loro camera piena
di giochi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sasha Carnevali