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L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 4 OTTOBRE 2015
Le storie
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza
confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per
tre mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
L’iniziativa
Regista a New York
Dagli spot Lindt
al documentario
su Berengo Gardin
Max Losito. Regista, 43 anni, da Curno alla Grande Mela
Specializzato nel settore «food» e «table top»
Ora sta lavorando a un’opera sul grande fotografo
ESTELLA BELTRAMELLI
Da Curno a New York
con un’unica passione, quella
per l’immagine e le sue mille
declinazioni. Massimo Losito,
Max per tutti, 43 anni, bergama­
sco, è regista e fotografo «incon­
fondibile» – ci viene da dire – per
i suoi i baffi alla Salvador Dalì che
coltiva ormai da quasi 15 anni.
Dopo la Losito International
Films con sede a Curno, nasce a
New York la Imagery Lab creata
tre anni fa insieme a un socio
americano. Due case di produ­
zione video specializzate in «ta­
ble top», cioè in riprese ad alta
velocità con effetti speciali di
cibo, bevande e oggetti. Il biscot­
to al cioccolato con il morbido
cuore di ripieno fondente, la
frutta che si tuffa candida nello
yogurt, il design sensuale dell’ul­
timo profumo della maison fran­
cese, tutto finto, o quasi.
Il cioccolato liquido, vellutato
e dai riflessi intensi, è una ricetta
chimica segreta, le tavolette so­
no in resina, così come molti
degli altri ingredienti che vengo­
no riprodotti in scala, spesso in
dimensioni più grandi rispetto
all’originale. Queste scene e tut­
te le altre suggestioni del mira­
bolante mondo della pubblicità
che «stanno sul tavolo» per gli
addetti ai lavori si chiamano ap­
punto «table top» e Max ne è il
regista.
Lui con l’immagine ci nasce,
il padre Giuseppe è un fotografo
di food e lavora per le principali
riviste italiane di cucina. L’inizio
è, come sempre, un atto di corag­
gio e spensieratezza. «Avevo 17
anni e mio padre che doveva fo­
tografare i piatti delle ricette del­
la settimana di Guida Cucina,
edito da Mondadori, era amma­
lato. Mia mamma Laura studiava
le ricette e preparava i piatti, che
poi mio padre fotografava. Quel
giorno l’ho sostituito io e non se
n’è accorto nessuno». Poi Max si
diploma come geometra e rien­
trato dal servizio militare pre­
stato nel Battaglione San Marco,
inizia a sentire la passione per i
video.
«Seguivo i matrimoni, ma la
noia mi assaliva. Oltretutto face­
n n Gianni è generoso,
umile, e a 85 anni
non si stanca mai di cogliere
la vita in uno scatto»
MAX LOSITO
FOTOGRAFO E REGISTA
vo video per persone che non li
capivano – sorride – e ho mollato
subito. In quegli anni andavano
per la maggiore i corsi video di
cucina e noi ne abbiamo prodot­
to uno, tutto in famiglia. Mia
mamma a inventare ricette, io e
mio padre alla regia. Direi che è
andato bene, l’abbiamo proposto
alla Mondadori che lo ha acqui­
stato: 300 mila copie distribuite
in allegato al mensile “Sale e pe­
pe” e sponsorizzato dalla Kraft».
Da lì un altro passo: realizzare
un video con scene di food da
presentare alle case di produzio­
ne milanesi e poco dopo arriva
il primo lavoro firmato Plasmon.
A oggi sono circa 150 gli spot
girati dalla Losito International
Films e da Imagery Lab, soprat­
tutto per il mercato estero. «Ho
lavorato per tutti i Paesi europei,
Indonesia, i Paesi arabi, Israele,
Turchia, Stati Uniti, Messico e
Brasile e altri ancora». Tra i mar­
chi principali per cui ha lavorato
nel mondo si possono citare:
Lindt, Milka (per la Russia),
Oreo, Ferrero, Nivea, Heineken,
Coca cola. Carte d’Or, Calgonit,
Kellogg’s, Nestlè.
Senza dubbio Max sa guarda­
re lontano ed è infatti uno dei
primi a lasciare la pellicola per
passare al digitale. «Il mercato,
quello europeo in particolare, è
in continuo cambiamento e ne­
gli ultimi anni il trend non è stato
positivo. Ho deciso di cambiare
direzione e di affrontare il mer­
cato americano, che offre lavori
più importanti con disponibilità
di budget più elevati. Il primo
spot è stato per la “Dove” e l’ab­
biamo girato in 3D, con riprese
in contemporanea di due teleca­
mere messe a distanza oculare,
con un sistema sofisticato di au­
tomazioni. È stato un lavoro
molto complesso anche dal pun­
to di vista organizzativo, ma ben
Bergamo senza confini è un progetto de
riuscito grazie alla collaborazio­
ne della producer italiana Elena
Quiri. Poi abbiamo girato uno
spot per la vodka “Cîroc”, il
brand del cantante rap Puff Dad­
dy. Fortunatamente è andato be­
ne, i creativi erano un po’ preoc­
cupati. Si aspettavano da un mo­
mento all’altro di vederlo entra­
re armato di pistola. Pare pro­
prio che sia un po’ irascibile il
ragazzo».
In tutto questo Max non tra­
scura l’altra vena pulsante: la fo­
tografia. Tenendosi sempre in
contatto con il circolo fotografi­
co «Bergamo 77» di Borgo Santa
Caterina, si dedica alla street
photography, lo scatto d’istinto
che coglie gli attimi di vita sul
palcoscenico della strada. Fini­
scono in mostra in Normandia,
organizzata dall’associazione
culturale francese «La fabbrica
quoi», le sue immagini sulla ri­
volta degli Indignados di Zuccot­
ti Park a New York. Sarà invece
pronto per gennaio un grande
lavoro, il film documentario su
uno dei pilastri della fotografia
italiana, il maestro Gianni Be­
rengo Gardin.
«Si intitolerà “My life in a cli­
ck”, 120 minuti, tutto in bianco
e nero. Il materiale l’ho raccolto
in sette anni, tra il 2008 e il 2014
– racconta – andando a casa sua,
seguendolo in giro per l’Italia e
all’estero. Ci sono poi le testimo­
nianze dei suoi amici e colleghi
che ho avuto il piacere di incon­
trare: Sebastião Salgado e Josef
Koudelka a Parigi, Erwitt Elliot
a New York, Renzo Piano a Ge­
nova, Ferdinando Scianna e an­
che Gabriele Basilico, che avevo
intervistato un anno prima della
sua morte . Gianni ha già visto il
montaggio e gli è piaciuto molto,
ora lo stiamo finalizzando. L’ul­
timo passaggio sono state le mu­
siche, scritte dai compositori Fa­
in collaborazione con
1
2
3
1.Max Losito con il fotografo Gianni Berengo Gardin: il regista bergamasco che vive a New York ha
girato un documentario di 120 minuti sul noto fotografo italiano, s’intitola «My life in a click» e verrà
presentato a inizio 2016; 2. Alcuni momenti delle riprese del documentario con Berengo Gardin; 3. Max
Losito ha 43 anni e ha uno studio con un socio americano in cui gira spot per i grandi marchi: tra gli
altri quelli della Lindt, Dove, Plasmon, ma anche per il rapper americano Puff Daddy
brizio Campanelli e Enrico Gol­
doni ed eseguite dall’orchestra
della radio sinfonica ungherese
di 60 elementi, che abbiamo re­
gistrato di recente a Budapest.
Il risultato è strabiliante. Ottimo
il lavoro del montatore Nicola
Rota, che ha saputo davvero tira­
re fuori il meglio dalle 40 ore di
materiale girato».
Che persona è Gianni Beren­
go Gardin? «Estremamente pia­
cevole, molto generosa e umile,
forse anche troppo – racconta –.
Ha 85 anni e continua a fotogra­
fare come faceva 50 anni fa, ti­
rando fuori immagini di altissi­
ma qualità, i suoi scatti sono di­
ventati 260 libri, una produzio­
ne immensa che a volte, anche
lui, dimentica di avere. Gli ave­
vano chiesto dei ritratti di perso­
naggi famosi da esporre in una
mostra e lui convinto a dire no,
che non ne aveva mai fatti. Poi
dall’archivio ne sono usciti 200.
È stato in tutto il mondo e spesso
quello che racconta, gli aneddoti,
i dettagli, sono perle di vita. La
sua passione per la fotografia si
respira a tal punto da diventare
anche contagiosa. L’ha trasmes­
sa anche a Nicola, che dopo aver
lavorato per così tanto al mon­
taggio si è comprato una Nikon
e adesso fotografa in bianco e
nero». «My life in a click» sarà
pronto all’inizio del prossimo
anno. Ne sentiremo parlare an­
cora, molto presto.
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