Memo Seminari ASCOD “Programmi internazionali e
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Memo Seminari ASCOD “Programmi internazionali e
Memo Seminari ASCOD “Programmi internazionali e pratiche della cooperazione decentrata italiana con l’Africa Sub-Sahariana” L’11 Aprile nell’ambito del Convegno “Milano con l’Africa”, organizzato dal Comune di Milano e ISPI, si sono tenuti due seminari curati dal CeSPI in seno al programma ASCOD relativi a “Programmi internazionali e pratiche della cooperazione decentrata italiana con l’Africa SubSahariana”. Il Dossier relativo, scaricabile dal sito www.cespi.it, è la ricerca svolta dal CeSPI e commissionata dal Comune di Milano. La ricerca confronta le caratteristiche della cooperazione decentrata italiana con le difficoltà di applicazione dei processi di decentramento e governance a livello locale in Africa sub-sahariana, presenta alcuni casi di pratiche di cooperazione decentrata significative per il coinvolgimento di attori del territorio e per l’impegno politico e programmatico delle Autonomie locali, individua i programmi di Organismi multilaterali e della Cooperazione italiana attualmente aperti alla partecipazione della cooperazione decentrata, offre infine alcune indicazioni per l’azione. In modo provocatorio si potrebbe affermare che attualmente la cooperazione decentrata italiana è assai marginale rispetto ai problemi dello sviluppo africano. Ad esempio, i Comuni che maggiormente sostengono la cooperazione con l’Africa sub sahariana, Milano, Roma e Torino, assieme non superano un impegno di spesa annua di circa 250.000 euro. Così a livello di Regioni e Province, le analisi mostrano come questo continente non rappresenti una priorità geopolitica. Questo mentre a livello di Comunità internazionale si sta cercando, faticosamente, di accrescere l’aiuto verso i paesi poveri dell’Africa, e mentre gli stessi paesi africani, attraverso la NEPAD, stanno chiedendo nuovi investimenti a fronte di un loro importante impegno politico in termini di rispetto di principi universali e di “buon governo”. Tuttavia, è necessario considerare l’impegno della cooperazione decentrata in termini evolutivi. Si tratta di un terreno che è stato definito ‘in via di sperimentazione’, ma sicuramente in crescita. In pochi anni infatti è aumentato il numero delle Autonomie locali interessate a sostenere rapporti di cooperazione con partner dei paesi in via di sviluppo (Pvs), così come si sta diffondendo il coinvolgimento dei diversi soggetti del territorio. Sempre di più le Autonomie locali cercano di creare reti e sistemi di soggetti del territorio. In questo senso il peso della cooperazione decentrata dovrebbe essere valutato nella sua capacità di aggregazione di soggetti, competenze e risorse diverse del territorio. Una capacità di aggregazione che peraltro dovrebbe essere giocata nella creazione dei partenariati con le città dei Pvs, con la Cooperazione italiana e con gli Organismi internazionali. In questo modo il ruolo delle Autonomie locali acquisisce un peso politico ed istituzionale importante a livello internazionale. Affinché la cooperazione decentrata diventi un soggetto rilevante a livello internazionale e per la cooperazione allo sviluppo dell’Africa sub sahariana è necessario un salto di qualità, che si gioca principalmente su 4 aspetti. Il primo aspetto è il passaggio da un approccio per progetti (funzione di sportello per l’erogazione di contributi ed elaborazioni di propri progetti sulla base delle opportunità esistenti) a un approccio per processo. Questo significa impegnare le Amministrazioni locali e i soggetti del territorio in un dialogo politico di medio periodo con i partner dei Pvs, nell’ambito del quale confrontare i bisogni, 1 i problemi, le politiche sociali, economiche, ambientali per lo sviluppo locale, e quindi individuare obiettivi e azioni di cooperazione. Il secondo aspetto è la creazione di veri e propri partenariati territoriali internazionali, e cioè intese di cooperazione tra sistemi territoriali del Nord e del Sud fondati sul dialogo politico suddetto. Negli ultimi anni la Comunità internazionale ha enucleato nuovi concetti alla base del partenariato: la creazione e il rafforzamento della governance, della concertazione, della partecipazione, delle capacità dei soggetti della società civile e delle istituzioni locali (empowerment), la ownership della politica per lo sviluppo, la reciprocità e la condivisione. D’altra parte è importante oltrepassare una visione idilliaca o romantica di questi concetti evidenziando alcune contraddizioni e difficoltà della cooperazione decentrata. Si può ad esempio fare riferimento ai contrasti e ai conflitti di interesse esistenti tra i soggetti della società civile, tra le diverse forze dei territori e le Autonomie locali, tra le Autonomie locali e i governi centrali, alle difficoltà del dialogo interculturale, alla impreparazione delle Autonomie locali italiane nell’impegnarsi in attività di rafforzamento istituzionale e capacity building dei partner del Sud, nell’incapacità (o impossibilità) a rispondere concretamente alla richiesta di investimenti (e non solo di assistenza tecnica) da parte dei partner africani. Il terzo aspetto riguarda la definizione di una programmazione durevole e flessibile delle attività di cooperazione decentrata senza imbrigliarle in schemi progettuali rigidi. L’efficacia della cooperazione è direttamente proporzionale alla capacità di modificare le attività secondo le esigenze e l’effettiva appropriabilità dei risultati da parte dei partner. E’ paradossale continuare a pensare che progetti della durata di uno o due anni possano raggiungere gli obiettivi sovente declamati. Un approccio programmatico sostenibile, durevole, fondato sul processo, appare assai più realistico e orientato alla soluzione pragmatica degli ostacoli allo sviluppo locale dei partner. Il quarto aspetto concerne l’esigenza di affrontare un salto di qualità della cooperazione decentrata collegandola ai programmi di cooperazione multilaterali e della Cooperazione italiana, in modo da rendere coerenti i processi di decentramento dei paesi africani con le politiche settoriali condotte a livello centrale, e da aggregare le risorse e quindi la massa critica necessaria per avere effetti sensibili sullo sviluppo. Grosso rilievo nel disegnare politiche e strategie d’intervento devono comunque avere i partner ed i contesti con e nei quali si intende operare. Non si devono disegnare interventi attraverso slogan e parole chiave, non è possibile promuovere rigidamente processi di decentramento, quando in un paese i processi di formazione dello stato nazione sono ancora sommari. A questo proposito anche in ambito comunitario sono in via di definizione e di consolidamento nuove modalità e nuovi approcci paradigmatici a progetti e a programmi, che auspicano da un lato la compresenza e l’integrazione di diversi livelli, multilevel approaches, comprendenti interventi micro, meso ed a livello nazionale, e dall’altro che intervengano ad ampio raggio, sector-wide approches. In sintesi tra le opportunità di collaborazione della cooperazione decentrata con programmi multilaterali che si sono messe in rilievo, e per le quali rimandiamo al documento integrale, si può indicare l’iniziativa Cities Alliance for Cities without Slums amministrata dalla Banca Mondiale, e della quale il Governo Italiano fa parte. Nonostante la maggior parte degli interventi siano governativi, una autorità locale potrebbe insieme ad una cordata di attori del proprio territorio, sviluppare in partenariato con una Municipalità africana un programma d’intervento, rispondente ai criteri e ai principi sanciti nella Carta che regola il funzionamento di Cities Alliance, per sottoporlo alla DGCS, che a sua volta lo porta al vaglio del Comitato Consultivo di Cities Alliance. In questo caso, l’ente locale parteciperebbe in maniera significativa alla programmazione insieme alla DGCS, definendo un suo spazio di cooperazione in termini per esempio di assistenza tecnica. Esistono pochi ma interessanti casi non italiani di città che hanno preso parte ad alcuni progetti. E’ il caso di 2 Barcellona che partecipa ad sponsorizzato da una delle reti Comitato Consultivo di Cities sviluppo urbano della città del questa esperienza. un progetto per la riqualificazione urbana di Teotuane (Marocco), di città (IULA, FMCU, Metropolis e WACLAC) che partecipano al Alliance. Una Autonomia locale italiana che intenda sostenere lo Sud con cui ha un partenariato, può collaborare sulla falsariga di Altre azioni che prevedono la partecipazione della cooperazione decentrata sono di istituzioni multilaterali come FAO, ILO, IOM, UNIDO, UNOPS/UNDP, UNITAR. Con alcuni di questi organismi multilaterali è possibile stabilire delle alleanze strategiche di reciproco rafforzamento. Possiamo citare alcuni esempi come la partecipazione di alcuni Comuni spagnoli al programma Delnet dell’ILO, o al caso di Lione con il programma CIFAL dell’UNITAR. L’iniziativa CIFAL, così come verrà realizzata dalla città di Lione, è aperta alla partecipazione di altre autorità locali che abbiano conoscenze e capacità sul tema della salute pubblica da condividere, diffondere ed approfondire. Il programma CIFAL si rivolge quindi anche alle città italiane che intendono supportare centri già esistenti o proporsi come centri internazionali per la formazione di enti omologhi del Sud su tematiche relative ai servizi essenziali, valorizzando in questo modo le eccellenze del proprio territorio. Un’altra proposta di aggregazione delle politiche e delle risorse per la cooperazione decentrata con l’Africa sub sahariana prevede la creazione di un coordinamento tra le Città italiane più impegnate in tal senso, nell’ambito dell’ANCI. Oltre allo scambio di esperienze e di competenze è ipotizzabile la definizione di un programma comune di appoggio allo sviluppo delle Città africane da sostenersi nel quadro della Convenzione firmata dall’ANCI con la DGCS/MAE. Infine diverse voci, provenienti sia da esperti che da rappresentanti di Autonomie locali e del Ministero Affari Esteri, si sono trovate d’accordo nel riconoscere ai membri delle comunità extraeuropee - che scelgono di integrarsi in una nuova realtà portando con sé capacità, volontà e valori una grande potenzialità per l’arricchimento sia delle comunità d’accoglienza che di quelle d’origine. Gli immigrati rappresentano un patrimonio e anche un prezioso strumento al servizio della cooperazione decentrata. Essi potranno acquisire nuove e più ampie conoscenze tecniche e professionali nonché capacità imprenditoriali che potenzialmente potranno essere trasferite nei loro paesi di origine per creare nuovi circoli virtuosi di sviluppo. A cura di Andrea Stocchiero e Petra Mezzetti (CeSPI) 3