Caso Caffaro: «Tumori, correlazione da provare

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Caso Caffaro: «Tumori, correlazione da provare
Caso Caffaro: «Tumori, correlazione da provare»
martedì, 2 aprile 2013
Sotto i riflettori di «Presadiretta», trasmissione di Rai3 che domenica ha dedicato
la puntata al caso Caffaro, l'inquinamento al Pcb, che dal 2001 è fatto tristemente
noto ai bresciani, è balzato alla ribalta mediatica nazionale. Tanti gli aspetti
affrontati nei servizi del team di Riccardo Iacona: dalla ricostruzione dei 12 anni
seguiti alla «esplosione» del caso Caffaro alle analogie con la vicenda di Anniston,
in Alabama, dove uno stabilimento della Monsanto (l'azienda che negli Anni '30
cedette i diritti per la produzione del Pcb alla Caffaro) riversò policlorobifenili in
una vasta area.In quel caso, la popolazione che lamenta malattie e tumori, dal '99,
quando l'inquinamento da Pcb fu evidenziato e addebitato all'azienda, ha ottenuto
indennizzi per 700 milioni di dollari. Tra i contributi della puntata, anche quello del
prof. Paolo Ricci, responsabile del Registro Tumori di Mantova, in merito a un
recente studio che attesta un'incidenza in eccesso nella popolazione di Brescia di
alcune tipologie tumorali, rispetto al resto del Nord Italia: dal +58% del tumore al
fegato negli uomini al +26% per il tumore al seno.
Dati che però non suonano affatto nuovi a chi, come il prof. Francesco Donato,
docente d'Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica all'Università di Brescia, da anni
studia il fenomeno. E lo scienziato, a suo tempo responsabile del Registro tumori
dell'Asl di Brescia, come Ricci intervistato dagli inviati di Rai3, avanza più di
qualche cautela. «Sono le stesse incidenze riscontrate nella relazione del Registro
tumori 2004-06 per l'intero territorio dell'Asl Brescia», 163 Comuni oltre al
capoluogo. Si prenda il caso del tumore al fegato: «Il dato della città è in linea con
quello medio del Bresciano, che conosce anzi picchi ai confini con la
Bergamasca».Peraltro Donato ricorda come nel complesso l'incidenza di tumori in
generale, nella relazione si attestava a «un moderato eccesso»: il 6% negli uomini
e all'8% nelle donne. «Dato - precisa il docente - che si ridimensiona se si esclude
il tumore al fegato», tipologia ricondotta sino a oggi per il 90% dei casi a infezioni
virali da epatite B e C e da consumo elevato e costante di alcol. «L'unico studio al
mondo sulla correlazione tra Pcb e tumore al fegato è quello che noi abbiamo
condotto nel 2009. Eppure i risultati dell'indagine sul campione bresciano - circa
100 casi - attestarono che la concentrazione di Pcb era circa la stessa che nel resto
della popolazione locale: non emerse alcuna associazione evidente».
Certo, è del febbraio 2013 la notizia che lo Iarc (l'associazione internazionale per la
ricerca sul cancro) ha inserito tra i cancerogeni anche i Pcb. Ma anche qui il prof.
Donato invita all'attenzione: «Il gruppo di studio ha ritenuto sufficiente
l'associazione attestata in un recente studio tra Pcb e melanomi, mentre i dati si
sono rivelati contradditori per altri tumori di larga diffusione».Insomma, la
correlazione resta ancora da provare. Già, ma come? «Di recente abbiamo scritto
alcune revisioni in letteratura relative alle malattie possibilmente associate al Pcb
nell'adulto: qualche evidenza emergeva per i linfomi non-Hodgkin (neoplasie del
tessuto linfatico, ndr). Ecco, occorrerebbe uno studio basato su misurazioni
individuali di Pcb nel sangue (e non solo su dati di residenza). L'intenzione c'è e un
recente finanziamento potrebbe consentire all'Asl di procedere. Credo si farà».
Insomma, serve prudenza. Ma non certo attendere. Specie quella bonifica che da
troppo è ferma. Il perché magistrati della Procura di Brescia lo chiederanno giovedì
al Ministero dell'Ambiente cui fa capo il Sito Caffaro.
la replica
L'Asl: Da Presa Diretta dati parziali
mercoledì, 3 aprile 2013
«La trasmissione Presa Diretta, trasmessa su Rai 3 domenica 31 marzo 2013, non
ha mandato in onda le interviste rilasciate nell'ottobre del 2012 dal direttore
generale dell'Asl di Brescia Carmelo Scarcella e dal direttore sanitario Francesco
Vassallo».
Lo si legge nel comunicato diramato martedì dall'Asl bresciana in cui, tra le altre
cose si precisa: «Fin dal 2001 l'Asl è impegnata con una serie di azioni volte sia
alla rilevazione di eventuali problematiche sanitarie connesse all'inquinamento da
Pcb, sia al controllo delle persone esposte. I lavoratori e gli ex lavoratori
dell'azienda Caffaro sono stati monitorati con un apposito programma
epidemiologico. Un analogo monitoraggio ha coinvolto anche un campione di
cittadini residenti nell'area Caffaro, e esposti per assunzione di alimenti
contaminati da Pcb. Sono state inoltre condotte ricerche sulla sua presenza in varie
matrici alimentari».
L'Asl di Brescia interviene anche sull'incidenza dell'inquinamento da Pcb
sull'insorgere di tumori. «Presa Diretta - recita il comunicato dell'Asl - ha
presentato dati in modo parziale ed allarmistico. Per esempio, sono stati citati solo
i tumori con un'incidenza più elevata, ma non si è fatta menzione che a Brescia vi
sono diversi tumori con un'incidenza inferiore rispetto al Nord d'Italia. Inoltre non
si è fatto rilevare che la maggior incidenza riscontrata per il tumore della tiroide e
per il linfoma non Hodking nel comune di Brescia non si differenzia da quella
riscontrata nel resto dell'Asl di Brescia, dove non è presente l'inquinamento della
Caffaro. L'incidenza del tumore del fegato nel comune di Brescia è inferiore
rispetto al resto dell'Asl (circa -30%); in particolare, nell'ovest bresciano e nel
bergamasco tale patologia è più elevata».
La classificazione dei Pcb come cancerogeni certi è recente, risale allo scorso
febbraio. «Tale revisione - prosegue la nota dell'Azienda sanitaria locale - ha
evidenziato una relazione certa tra esposizione a Pcb e aumentato rischio di
melanoma; per quanto riguarda il Linfoma non Hodgkin e il cancro del seno
l'associazione è stata giudicata di limitata evidenza; per il momento non sono state
tratte conclusioni su altri tumori».
Sulla base di questi recenti risultati . conclude il comunicato stampa - l'Asl di
Brescia sta svolgendo ulteriori approfondimenti avvalendosi del Registro Tumori di
Brescia, partendo dall'analisi del melanoma.

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