Lezione 11 - NEFROPATIA DIABETICA
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Lezione 11 - NEFROPATIA DIABETICA
Lezione 11 - NEFROPATIA DIABETICA Dia 1 La nefropatia diabetica è molto meno frequente della retinopatia ed è caratterizzata dall’aumento dello spessore della membrana basale dei capillari glomerulari che perdono le propria permeabilità selettiva e lasciano passare quantità sempre maggiori di albumina plasmatica, dando origine alla microalbuminuria. Essa permette di fare la diagnosi precoce di nefropatia diabetica Dia 2 Questa 2 immagini di microscopia elettronica mettono in evidenza l’ispessimento della membrana basale dei capillari glomerulari: a sinistra la membrana basale (BM sta per basal membrane) di un capillare (CAP) di un soggetto normale (N) e a destra quella ispessita di un soggetto diabetico (D). Si può notare come lo spessore della membrana del soggetto diabetico sia più che raddoppiato. Dia 3 Successivamente all’ispessimento della membrana basale, si ha la progressione delle lesioni, con la produzione sempre maggiore di sostanza ialina che infiltra il parenchima glomerulare, provocando una reazione sclerotica del connettivo. Questa può essere sia diffusa, come si vede chiaramente nell’immagine di sinistra, che nodulare, nell’immagine di destra. E’questo il quadro classico della glomerulo-sclerosi nodulare di Kimmestiel-Wilson. Dia 4 Da uno stadio iniziale di nefropatia, caratterizzata istologicamente da un aumento della membrana basale dei capillari e, clinicamente dalla presenza di microalbuminuria, si passa progressivamente allo stadio conclamato caratterizzato da macroalbuminuria. In questo stadio, le alterazioni conducono lentamente, attraverso la sclerosi e la riduzione progressiva del filtrato glomerulare, verso l’insufficienza renale, la cui diagnosi è possibile con il dosaggio dell’azotemia e della creatininemia. Con l’aumento dei diabetici di tipo 2 nel mondo occidentale, insieme anche alla riduzione della loro mortalità, e insieme all’inclusione dei diabetici nefropatici fra i soggetti da emodializzare, la nefropatia diabetica è, in questi ultimi anni, divenuta la prima causa di insufficienza renale trattata con emodialisi, procedura che comporta costi economici molto elevati. Dia 5 La curva della frequenza della nefropatia diabetica è molto differente da quella della retinopatia. In primo luogo essa si presenta molto più bassa, raggiungendo il 20-30% della popolazione diabetica. Inoltre, essa si presenta progressivamente crescente solo fino a 20 anni di durata del diabete. Successivamente inizia a decrescere. Ciò fa comprendere che, se dopo 20-30 anni di durata del diabete, non si è avuta la comparsa di nefropatia, è più difficile che ciò possa avvenire in futuro. La differenza di comportamento fra le due complicanze fa anche comprendere come fattori fisiopatologici diversi ne sono alla base. Dia 6 La diagnosi precoce di nefropatia diabetica, come di è detto, viene fatta mediante dosaggio della microalbuminuria e viene denominato stadio della microalbuminuria. Essa viene così chiamata, ma impropriamente, perché micro non si riferisce alla molecola, ma alla quantità, che è tanto modesta da non essere svelabile con un comune esame delle urine. Infatti, la presenza di albumina nelle urine è svelabile da un comune esame delle urine solo se è presente in quantità superiori a 200 mg/100 ml di urine. Il dosaggio quindi è un metodo non di routine, ma viene eseguito in modo radio-immunologico, mediante anticorpo specifico, e deve essere richiesto espressamente dal medico. Piccole quantità di albumina sono fisiologicamente filtrate dal rene e si ritrovano nelle urine. I valori normali di albumina nelle urine non superano però i 30 mg nelle 24 ore (oppure a 20 mg/litro se la raccolta di urina è estemporanea). Questa differenza è dovuta al fatto che la diuresi media delle 24 ore di un adulto si aggira intorno a 1 litro e mezzo (20 x 1,5 = 30) Dia 7 E’ importante notare che vi sono condizioni fisiologiche e patologiche diverse dalla nefropatia diabetica che possono dare microalbuminuria. Queste condizioni vanno conosciute per evitare di porre diagnosi non corrette. Esse sono: - l’esercizio fisico di una certa intensità, che può dare microalbuminuria fino alle 24 ore successive - uno stato febbrile - uno stato di insufficienza cardiaca, per la stasi renale che induce. - uno stato di ipertensione arteriosa con sofferenza renale. Dia 8. Il dosaggio della microalbuminuria presenta una variabilità molto elevata. Ciò suggerisce, prima di porre diagnosi di microalbuminuria, di ripetere il dosaggio per altre 2 volte nell’arco di 3-6 mesi. Dia 9. Il dosaggio rapido semi-quantitativo della microalbuminuria si può ottenere mediante strisce reattive che si immergono nelle urine e permettono di ottenere risultati immediati, anche se approssimativi, importanti per lo screening della nefropatia nei soggetti diabetici. Il dosaggio, ripetuto nel soggetto diabetico almeno una volta all’anno, permette di individuare i soggetti con test positivo. La striscia infatti si colora se la concentrazione della microalbuminuria supera i 20 mg/L, mentre l’intensità del colore fornisce solo un orientamento sulla concentrazione. In questo caso si procede a richiedere un dosaggio di laboratorio. Dia 10 Nel diabete di tipo 1 il riscontro di valori patologici di microalbuminuria può iniziare solo dopo 5 anni dall’inizio del diabete, per cui è inutile eseguire il dosaggio nei primi 5 anni di malattia. Nel diabete di tipo 2, viceversa, è estremamente difficile diagnosticare l’inizio del diabete, per cui il dosaggio deve essere eseguito annualmente, indipendentemente dalla scoperta del diabete. Dia 11 Come si è detto, un 30% di diabetici, ovviamente non ben controllati, presenta un aumento della microalbuminuria, associato ad una progressiva riduzione del filtrato glomerulare. Quando la microalbuminuria giunge a valori di 200 mg/L, la diagnosi di proteinuria viene posta con un semplice esame delle urine. Questo stadio prende il nome di nefropatia diabetica conclamata. Se non si interviene con un deciso miglioramento del controllo glicemico con una glicoemoglobina < al 7%, si ha l’inesorabile progressione verso l’insufficienza renale con il progressivo aumento dei valori dell’azotemia e della creatininemia. Dia 12 Il coinvolgimento renale da parte della malattia diabetica induce un maggior rischio di sviluppare una ipertensione arteriosa. Infatti se prendiamo diabetici senza microalbuminuria, quindi senza coinvolgimento renale, e li confrontiamo con soggetti non diabetici, notiamo che la prevalenza dell’ipertensione fra diabetici e non diabetici non presenta differenze. Se, al contrario, prendiamo diabetici con nefropatia diabetica, e li confrontiamo con soggetti non diabetici, notiamo un aumento della frequenza di ipertensione nei diabetici rispetto ai non diabetici. Inoltre l’epidemiologia ci indica che il 30% dei microalbuminurici è iperteso, ed il 60% dei nefropatici macroalbuminurici è iperteso. Dia 13 Numerosi dati sperimentali hanno documentato che il soggetto con microalbuminuria patologica, indipendentemente dalla presenza o meno del diabete, presenta un aumento della morbilità e della mortalità per eventi cardio-vascolari. Per tali motivi la microalbuminuria è oggi unanimemente considerata un marker di rischio cardiovascolare, in quanto identifica una popolazione ad alto rischio di eventi cardiovascolari, indipendentemente dalla presenza del diabete. Dia 14 Il trattamento della nefropatia diabetica si avvale in particolar modo degli ACE-inibitori, la cui efficacia è stata documentata in numerosissimi studi sperimentali. Essendo questi farmaci utilizzati estensivamente nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, all’inizio venivano utilizzati soltanto in quel 30% dei microalbuminurici che erano anche ipertesi. Ma numerosi studi hanno dimostrato che questi farmaci risultavano efficaci anche in assenza di ipertensione arteriosa, dimostrando anche un’azione diretta e non solo mediata dalla correzione dell’ipertensione. Inoltre, mentre nella fase conclamata di nefropatia questi farmaci riescono a ridurre significativamente il deterioramento del filtrato glomerulare e, quindi, la progressione verso l’insufficienza renale, nella fase iniziale, microalbuminurica, l’effetto è ancora più marcato, riuscendo ad ottenere riduzioni significative e, a volte, la scomparsa della microalbuminuria.
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