Inquinamento Elettromagnetico AEIT 2015
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Inquinamento Elettromagnetico AEIT 2015
Inquinamento elettromagnetico Dal paradigma della qualità totale alla sostenibilità Dott. Per.Ind. Aldo Aimone Collegio Periti Industriali e Periti Industriali Laureati Consigliere e Coordinatore Commissione Ambiente Napoli, Italia [email protected] Abstract— Nel campo delle ICT non sono stati fatti grandi passi avanti affinché il settore assuma come parte fondamentale del proprio core business il tema della sostenibilità dei prodotti e dell’impatto ambientale associato all’uso degli stessi ed alle reti di comunicazione. Del resto anche il contributo delle PP.AA. si dimostra non sufficiente ed omogeneo. Limitatamente al settore della telefonia mobile e della radiotelevisione, si presentano i dati relativi dei rilevamenti delle emissioni di campo elettromagnetico sul territorio napoletano, nonché alcune azioni di tutela avviate dal competente servizio comunale. I. INTRODUZIONE Da una recente ricerca [1], condotta su un campione selezionato di 2500 consumatori italiani, sensibili alle tematiche ambientali, cui è stato somministrato un questionario on-line, emerge che per migliorare l’ambiente, subito dopo la limitazione degli sprechi nei consumi energetici, indicato dall’85% degli intervistati, per il 75% occorre agire sulla presenza di elettrodotti e antenne. Come è noto, in natura sono presenti, dalla notte dei tempi, una grande varietà di sorgenti che danno luogo a fenomeni di emissione elettromagnetica: raggi cosmici; radiazione solare; scariche atmosferiche. In ogni punto della superficie terrestre è misurabile il cosiddetto “fondo elettromagnetico naturale” che permea lo spazio compreso tra la superficie terrestre e la ionosfera. Soprattutto a partire dal XX secolo [2] al fondo naturale che all’origine era del tutto trascurabile, si è progressivamente aggiunto, arrivando ben presto ad essere incomparabilmente significativo, il contributo dovuto alle sorgenti artificiali di campo elettromagnetico (cem) connesse allo sviluppo tecnologico (reti di distribuzione elettrica; impianti e dispositivi radio-TV; telefoni cellulari). Per questo motivo, nel caso della radiazione elettromagnetica artificiale, è appropriato parlare di inquinamento, inteso proprio nel senso di alterazione rilevante dell’ambiente originario. Va subito detto che, anche all’interno delle nostre case siamo esposti alle emissioni generate dagli elettrodomestici di cui siamo circondati e che usiamo quotidianamente come microonde, lavatrice, lavastoviglie, aspirapolvere, televisione, pc, asciugacapelli, rasoio elettrico, e i tanti dispositivi a radiofrequenza dal modem/router al telefono cordless. L’inquinamento indoor da cem è in generale sottovalutato ed è compito dei tecnici, soprattutto in occasione di nuova edificazione, ristrutturazione o della “rottamazione” dell’impianto elettrico, saper dare il giusto rilievo alla necessità di elaborare progetti di prevenzione o diagnosi di bonifica predisponendo i relativi interventi (schermature; differenziazione dei circuiti elettrici; biointerruttori; ecc.). Gli effetti delle sorgenti di cem interne ed esterne all’ambiente domestico richiedono che i professionisti siano adeguatamente sensibilizzati, formati ed aggiornati per la messa in atto delle migliori strategie e interventi di protezione. Nei confronti di sorgenti come elettrodotti, impianti e reti di radio-telecomunicazioni e telefonia cellulare, persiste diffusa la preoccupazione sui possibili rischi per la salute umana, ma non vi è un atteggiamento di tipo luddistico. Infatti, anche la storica associazione ambientalista Legambiente, sul proprio sito, a proposito dell’introduzione di un nuovo metodo di rilevamento basato sul valore di 6 volt per metro nell’arco delle 24 ore e non nell’arco dei 6 minuti, dichiara: “Anche se il potenziamento delle reti di telecomunicazioni mobili del Paese e in particolare dei servizi multimediali a banda ultra larga è giusto, non può passare attraverso una semplificazione della normativa che tutela la popolazione dall’esposizione dei campi elettromagnetici. La salute delle persone è sempre prioritaria e visto che autorevoli studi confermano i rischi legati all’esposizione alle radiofrequenze, i provvedimenti in questa materia devono essere presi con assoluta cautela”. In sostanza, non si contesta l’apporto necessario ed insostituibile di questi sistemi di comunicazione per lo sviluppo, ma si chiede di non diminuire le tutele con riferimento implicito al Principio di precauzione [3]. Del resto, nella comunità europea con il varo, nel 2005, della cosiddetta Agenda Digitale Locale e in Italia, nel 2011, con l’entrata in vigore del Codice dell’Amministrazione Digitale, si è resa obbligatoria l’innovazione nella pubblica amministrazione. Gli enti locali devono dotarsi ed utilizzare strumenti e infrastrutture di servizi digitali nei rapporti con i cittadini e le imprese, sia come fattore di riduzione della spesa pubblica improduttiva che, soprattutto, come indispensabile fattore di sviluppo e di competitività del territorio nel mercato globale [4]. II. EFFETTI BIOLOGICI E SANITARI Le sorgenti naturali e artificiali di cem generano energia elettromagnetica sotto forma di onde elettromagnetiche. Queste onde consistono in campi elettrici e magnetici oscillanti che interagiscono in vario modo con i sistemi biologici e vengono caratterizzate attraverso la loro frequenza ed energia. A secondo della frequenza e dell’energia che trasportano, le onde producono radiazioni che hanno effetti ionizzanti o non ionizzanti. Le radiazioni ionizzanti (IR) sono onde di elevata frequenza (raggi X e Γ) che possiedono un’energia tale da produrre la ionizzazione (creazione di atomi o parti di molecole cariche elettricamente) rompendo i legami atomici che tengono unite le molecole. Le radiazioni non ionizzanti (NIR) non hanno energia tale da rompere i legami molecolari. Le onde elettromagnetiche più comuni alle quali siamo esposti rientrano nella categoria delle NIR. Inoltre, possiamo distinguere i campi a radiofrequenza (RF), tipicamente quelli generati dalle antenne per trasmissione radiotelevisiva e stazioni radio base di telefonia mobile, ed i campi a frequenza molto bassa (ELF), tipicamente quelli generati dalle linee di trasmissione di energia elettrica (ad es. gli elettrodotti). Le NIR possono produrre effetti biologici in grado di determinare danni alla salute, che si verificano quando l’effetto biologico è al di fuori dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo. Dagli studi e dalle osservazioni scientifiche è emerso che l’esposizione ad onde elettromagnetiche produce nei tessuti, un certo riscaldamento (effetto prevalente per le RF) e l’induzione di piccole correnti elettriche (effetto prevalente per le ELF). Il riscaldamento di solito è smaltito dai normali processi di termoregolazione del corpo, viceversa l’induzione di flussi di corrente significativamente superiori a quelli naturalmente presenti nel corpo umano potrebbero avere effetti sulla salute. Per la valutazione della quantità di energia elettromagnetica assorbita dal corpo umano si utilizza l’indice SAR “Specific Absorbition Rate”. Il valore massimo di SAR, consentito dalla normativa europea per i dispositivi che emettono onde radio, è stato fissato in 2W/Kg (misurati su 10 grammi di tessuto). Gli studi scientifici non sono concordi sulla possibilità che lunghe esposizioni a campi elettrici e magnetici a bassa frequenza possano essere correlati a malattie quali, ad esempio, i tumori infantili [5]. L’Italia è la nazione con i più bassi limiti di esposizione ai campi elettromagnetici. III. QUALITÀ TOTALE E SOSTENIBILITÀ Nel 1948 studiosi americani insegnarono a superare il taylorismo in cui la produzione era nettamente separata dalla fase del controllo, ma fu il Giappone, pur con un tessuto industriale pressoché distrutto a seguito del disastroso conflitto bellico, ad introdurre per primo il sistema di qualità, visto come mezzo per recuperare competitività nei confronti dei Paesi occidentali. La nuova filosofia di produzione si rivelò essere la strategia vincente che permise all’industria nipponica, avendo messo al primo posto la soddisfazione delle esigenze dei clienti, di agguantare, in maniera sorprendentemente rapida, la leadership mondiale. L’evoluzione del paradigma della qualità totale è consistito nel sistema integrato della qualità, in cui l’impatto ambientale e la responsabilità sociale hanno assunto importanza fondamentale per le ricadute generali sull’uso delle risorse naturali e quindi sulla salute e la sicurezza. Anche in questo caso i paesi che con maggiore rapidità hanno saputo adeguare il proprio sistema industriale, si sono garantiti le maggiori quote di mercato. Un esempio ci viene dal settore dell’automobile, che è tra quelli trainanti dell’economia. La competizione nell’industria dell’auto ha premiato quei paesi che hanno saputo investire per ottenere veicoli sostenibili in termini di sicurezza e di emissioni inquinanti. Il fatturato del settore della telefonia mobile è in costante crescita da decenni. Infatti, secondo IDC (International Data Corporation) ovvero la più accredita società di ricerche del settore, la vendita mondiale di smartphone si è attestata nel 2014 in poco meno di 1,3 miliardi di dispositivi, con un trend di crescita per i successivi 4 anni di circa il 10%. considerato che l’utente medio cambia cellulare ogni 18-24 mesi. Peraltro, nella relazione annuale 2014 dell’Autorità Garante nelle Comunicazioni (AGCOM) viene evidenziato che: “Nel 2013, i diversi comparti delle comunicazioni hanno totalizzato ricavi per quasi 1.900 miliardi di euro, con la componente delle comunicazioni elettroniche (tlc e broadcasting) che assorbe circa l’80% delle risorse complessive, mentre l’editoria e i servizi postali, settori tradizionalmente legati alla carta – ancorché oggi aperti alla produzione di servizi digitali – realizzano meno del 20% del fatturato”. Si può dunque affermare che nel comparto telecomunicazioni, produttori ed operatori non possono accampare scusanti di tipo economico per investire adeguatamente in soluzioni innovative che migliorino il servizio e minimizzino i rischi per la salute e l’ambiente. Alle aziende che intendono orientare i propri modelli organizzativi allo sviluppo sostenibile, si chiede di provare nel concreto, attraverso l’introduzione di una nuova generazione di dispositivi e tecnologie, di saper bilanciare gli interessi economico-finanziari con quelli ambientali. Al momento, pur in costanza di una attenzione sociale, se non più di un allarme, la concorrenza tra i produttori di cellulari dimostra scarso interesse nella ricerca delle migliori tecnologie per mitigare l’impatto sulla salute e l’ambiente. Infatti, anche i giganti come Apple e Samsung si sfidano nella pubblicità a colpi di design, app o sistemi operativi, mai sul piano dell’introduzione di innovativi sistemi di abbattimento del livello delle emissioni delle radiazioni, relative all’indice sul tasso di assorbimento specifico del corpo umano (SAR). Dal punto di vista della tutela della salute, ricerche di organismi indipendenti hanno accertato che la dose significativa di radiazioni assorbita è connessa alle modalità di utilizzo del telefonino piuttosto che al campo irradiato dagli impianti di antenna. Questo dato deve indurre a riflettere sulla necessità di campagne di informazione/educazione sul corretto e consapevole uso dei dispositivi di comunicazione mobile, tanto più se si pensa che la tendenza li vuole attivi h24 e per buona parte del tempo indossati o a stretto contatto con il nostro corpo. Quanto detto per i produttori di dispositivi e infrastrutture tecnologiche di comunicazione, vale anche per i gestori e distributori di servizi che tardano ad assumere la questione della sostenibilità ambientale degli impianti di trasmissione come quella da cui orientare scelte ed investimenti. IV. IL RUOLO DELLE PP.AA. Gli enti locali sono organi amministrativi che per ruolo e per vicinanza territoriale sono investiti di compiti fondamentali per la tutela ambientale e della salute dei cittadini, pur nei limiti imposti dalle leggi nazionali e dalle direttive europee. Lo sviluppo delle reti di comunicazione digitale non solo non deve essere ostacolato, ma va favorito in adesione alle indicazioni europee (vedi Agenda Digitale) rappresentando un indiscusso volano di espansione economica. In forza di ciò, soprattutto i comuni sono chiamati ad intervenire, predisponendo un piano di localizzazione comunale, per sovraintendere alla ordinata diffusione degli apparati tecnologici sul territorio. A tal proposito, non è superfluo l’intervento delle regioni con la formulazione di apposite leggi e/o linee guida ai comuni per la pianificazione, con ricorso ai poteri di sostitutivi in caso di inerzia comunale. Il processo pianificatorio, orientato allo sviluppo sostenibile, va istituito con il pieno coinvolgimento dei gestori dei servizi, oltre che delle Agenzie per l’ambiente e deve essere finalizzato a tutelare: - la salute della popolazione, minimizzando gli effetti dell’esposizione ai cem; il territorio urbano e il paesaggio dall’improprio inserimento di elementi artificiali. Per il perseguimento di questi obiettivi i gestori dei servizi dovranno garantire: - il minore impatto elettromagnetico, mediante l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili; - il minore impatto visivo, adottando soluzioni di mimetizzazione o con valenze architettoniche e di design. Il Comune, in concorso con l’Agenzia per l’ambiente, con Università o enti di ricerca accreditati come la Fondazione Ugo Bordoni, istituzione con riconosciute funzioni di supporto e consulenza in favore delle amministrazioni pubbliche e delle autorità indipendenti, dovrà predisporre: - un sistema di monitoraggio per rilevamenti in continuo in postazioni fisse e mobili; - un link sul proprio sito internet, dove qualunque cittadino potrà attingere informazioni sui rilevamenti in tempo reale e sulla serie storica, per ciascun sito di misura. - V. I DATI DELL’ELETTROSMOG NEL COMUNE DI NAPOLI Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato, il 18 giugno 2003, il Regolamento Comunale per la disciplina delle procedure per le installazioni e la modifica degli impianti radioelettrici operanti fra le frequenze di 100kHz e 300 GHz; Le parti qualificanti del regolamento che il TAR ed il Consiglio di Stato hanno ritenuto legittimi sono le seguenti: - nessuna installazione di nuovo impianto o modifica di impianto esistente può essere consentita senza la preliminare approvazione di un piano annuale delle installazioni, che ogni gestore di servizi di telecomunicazione è tenuto a presentare - gli impianti radioelettrici, ad esclusione delle microcelle, non possono essere installati ad una distanza inferiore ai 50 metri dal perimetro degli edifici ospitanti strutture sanitarie e scolastiche. Nelle tabelle che seguono sono riportati alcuni dati, aggiornati a tutto il 2014, relativi alle 564 installazioni di antenna di telefonia mobile, comprese le microcelle, e ai 60 impianti radiotelevisivi presenti nel territorio del Comune di Napoli: A. Numero di impianti di antenna (SRB) distinti per operatori H3G 92 LinKem 3 TIM 229 Vodafone 186 Wind 147 B. Superamenti su 145 misure di cem da telefonia mobile effettuate dal 2001ad oggi* > Limite 6 V/m > Limite 20 V/m 10 0 La distribuzione di questi superamenti, tutti molto contenuti, tende ad addensarsi negli ultimi anni, in corrispondenza del diffondersi della pratica della condivisione del traliccio da parte dei gestori dei servizi di telefonia mobile. Di più rilevante entità sono stati i superamenti misurati nel 2009 dovuti agli impianti radiotelevisivi sistemati sulla collina dei Camaldoli, che sovrasta Napoli. In quest’area, nel corso degli anni, si è avuto uno sviluppo convulso, diffuso quanto disordinato di installazioni di antenne radiofoniche e televisive. La concorrenza degli operatori, condotta anche a colpi di potenza del segnale irradiato, per evitare sconfinamenti nel proprio bacino di utenza, aveva aggravato il rischio di esposizione ai cem della popolazione residente. C. Campagna di misure degli Impianti RTV in località Camaldoli e Camaldolilli (gennaio e febbraio 2009)* > Limite 6 V/m > Limite 20 V/m 20 0 *fonte ARPAC VI. L’AVVIO DELLE BUONE PRATICHE In presenza dei suddetti superamenti dei limiti di esposizione di legge che, nel caso degli impianti di trasmissione radiotelevisiva hanno avuto punte di preoccupante intensità [6], il nuovo approccio che tra il 2009 e il 2011 il Comune di Napoli [7] ha avviato con i rappresentanti dei gestori della telefonia mobile e con i titolari delle emittenti radiotelevisive, è stato di tipo cooperativo, basato cioè sulla sensibilizzazione degli operatori al fine della condivisione della necessità di mettere in atto radicali percorsi mitigazione e risanamento. a) Buone pratiche nel settore della telefonia mobile Ad integrazione del regolamento comunale, per minimizzare l’esposizione alle onde elettromagnetiche generate dalle stazioni di telefonia mobile e per favorire un “tavolo di programmazione partecipata” per la localizzazione delle antenne, il Servizio Ambiente ha proposto un documento denominato “Buone pratiche nel settore della telefonia mobile” [8] che tutti i gestori di telefonia mobile hanno sottoscritto in data 19 febbraio 2010 e che consiste nei seguenti punti: 1. censimento delle Stazioni Radio Base (S.R.B.) per favorire delocalizzazioni e/o adeguamento tecnologico per gli impianti posti a meno di 50 metri da strutture sensibili (ospedali, scuole) prima dell’entrata in vigore del Regolamento Comunale; 2. risanamento acustico degli apparati di condizionamento degli shelter ubicati in contesti abitativi. 3. gestione di esposti per possibili fenomeni interferenziali delle S.R.B. su impianti elettronici domestici. 4. sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, sia per l’alimentazione delle S.R.B. che come forma di compensazione del canone di locazione pluriennale per edifici pubblici e privati. b) Piano di risanamento ambientale per le antenne radiotelevisive Considerata la complessità dell’applicazione normativa per la ricerca dei singoli responsabili dei superamenti, il possibile accendersi di contenziosi, il Servizio Ambiente del Comune di Napoli ha evitato provvedimenti di autorità ed ha attivato un tavolo tecnico operativo, con tutti gli enti competenti e con i titolari di concessioni di frequenze radiotelevisive per definire un progetto condiviso di delocalizzazione delle antenne e di riqualificazione del tessuto tecnologico della collina dei Camaldoli. Il percorso indicato ha permesso di raggiungere immediatamente un primo fondamentale obiettivo per la tutela della salute pubblica: la riduzione a conformità operata congiuntamente dai titolari di antenne radiotelevisive, come successivamente confermato dalle misure dell’ARPAC effettuate, inaudita altera parte, il 16 e il 22 luglio 2010. La proposta di risanamento fatta dal Servizio Ambiente è stata quella di concentrare tutte le antenne in 3 soli tralicci, in una apposita area individuata sui Camaldoli, con rimozione di tutte gli impianti esistenti, alla realizzazione del progetto. I partecipanti al tavolo hanno condiviso la scelta illustrata, come quella che offriva le maggiori garanzie di stabilità e controllo delle emissioni entro i limiti di legge, e si sono impegnati ciascuno per la propria competenza a contribuire alla realizzazione dell’intervento. Il 28 ottobre 2010, acquisite le ipotesi progettuali di delocalizzazione da parte dei concessionari, riuniti in 3 consorzi, si è svolta la conferenza di servizi preliminare con tutti gli enti e servizi preposti che hanno espresso parere favorevole alla realizzazione delle nuove infrastrutture trattandosi di opere di “interesse pubblico”. Nel corso del 2014 con delibera di giunta comunale sono stati concessi, ai gestori delle emittenti radiotelevisivi, i suoli in località Camaldoli per lo svolgimento delle attività propedeutiche alla riqualificazione del tessuto tecnologico dell’area. VII. CONCLUSIONI Il perseguimento della sostenibilità ambientale nel settore dell’ICT richiede a tutti i soggetti coinvolti, al di là degli obblighi di legge, di assumere impegni concreti e controllabili. I produttori di dispositivi e di infrastrutture di telecomunicazioni, i distributori di servizi, dovrebbero esplicitare, nella comunicazione delle azioni per la sostenibilità, non soltanto l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, ma anche: - la parte di risorse destinate alla ricerca per la minimizzazione delle radiazioni; - il crono programma contenente gli obiettivi a medio e lungo termine per l’introduzione di tecnologie sempre meno impattanti sulla salute e sull’ambiente. Le autorità competenti non dovrebbero rinunciare al ruolo di governo del territorio loro assegnato, relegandosi a compiti di controllo, ma coordinare e favorire pratiche di sostenibilità e informazione ambientale. In questo quadro obbligato o necessitante, i consumatori sembrano accettare in maniera indistinta sia le tecnologie che il mercato offre che le politiche perseguite dai governi territoriali. In realtà, come dimostra quanto accaduto nel mercato dell’automobile, ormai non ci sono più fruitori passivi, ma cittadini sempre più consapevoli dell’importanza delle azioni per la sostenibilità ambientale e che sono pronti a premiare o bocciare l’operato di produttori e amministratori. RIFERIMENTI [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] “Conosciamo l’ambiente?” Adiconsum e Ecodom, 4 febbraio 2015. L’esperimento della trasmissione di segnali radio da una parte all’altra dell’oceano, ideato ed effettuato da Guglielmo Marconi nel 1901, segna la nascita dell’era delle telecomunicazioni. « Al fine di proteggere l'ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l'assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l'adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale » Principio 15 - Earth Summit 1992 Rio de Janeiro Nella riforma della Pubblica Amministrazione, il cui ddl è stato approvato nell’agosto 2015, è contenuto l’obbligo di Wi-Fi per collegarsi a internet nelle scuole, nelle biblioteche e in tutti gli uffici pubblici. Le conclusioni dell’ultimo rapporto SCENHIR 2015 sostenengono che non vi sono evidenti effetti negativi sulla salute se l’esposizione rimane al di sotto dei livelli di cem stabiliti dalle norme vigenti. La campagna di misure condotta dall’ARPAC nel 2009, di cui alla tabella C, ha rilevato una situazione di generalizzati superamenti con scarto massimo dal limite di 6 V/m di 33 V/m. Nel periodo marzo 2009 – giugno 2011, l’autore ha ricoperto il ruolo di dirigente del Servizio Ambiente del Comune di Napoli Il documento è stato inserito nel VI Rapporto 2009 dell’ISPRA: FOCUS LE BUONE PRATICHE AMBIENTALI’.