la formazione per gli immigrati nei paesi d`origine
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la formazione per gli immigrati nei paesi d`origine
Paper AUR Lavoro e Impresa 19 Agenzia Umbria Ricerche Via Mario Angeloni, 78 - 06124 Perugia - Tel. 075 5045805 - Fax 075 5002905 www.aur-umbria.it - e-mail: [email protected] L’AUR, agenzia di ricerca della Regione Umbria disciplinata dalla legge regionale 30/2000, si configura quale organo con personalità giuridica di diritto pubblico dotato di autonomia scientifica, organizzativa e finanziaria. L’AUR in riferimento alla realtà regionale: - cura la raccolta, osservazione ed analisi dei dati riferiti alle principali grandezze economiche, sociali e territoriali; - svolge studi e ricerche sulle trasformazioni e gli andamenti congiunturali della struttura economica; - predispone i dati conoscitivi a supporto della elaborazione delle politiche territoriali ed economico-finanziarie della Regione, nonché i dati utili alla valutazione e verifica degli effetti e dell’efficacia delle stesse politiche; - redige un rapporto annuale sull’andamento economico e sociale della Regione; - promuove rapporti di collaborazione e connessione operativa al fine di incrementare la base conoscitiva e comparativa dei dati territoriali di supporto alle scelte di programmazione locale e all’elaborazione degli strumenti di programmazione negoziata. Presidente: Cecilia Cristofori Direttore: Stefano Patriarca © Agenzia Umbria Ricerche, 2004 - Tutti i diritti riservati. L’utilizzo, anche parziale, è consentito a condizione che venga citata la fonte. AUR - Agenzia Umbria Ricerche LA FORMAZIONE PER GLI IMMIGRATI NEI PAESI D’ORIGINE Novembre 2004 Riconoscimenti La Formazione per gli immigrati nei paesi d’origine è uno studio che afferisce a Prassi, il Progetto Regionale Azioni di Sistema previsto in attuazione del Programma Operativo Regionale Obiettivo 3 dell’Umbria, e si colloca, in particolare, all’interno del progetto operativo 2, “Azioni di sostegno e potenziamento della progettazione degli interventi di politica attiva del lavoro, della formazione e della stabilizzazione del lavoro”, che prevede la specifica azione relativa ad “Accordi di cooperazione internazionale per la formazione degli immigrati”. Il gruppo di lavoro, coordinato da Ugo Carlone, è stato costituito da Monia Chiatti, Michela Della Croce e Zaira Stancati. Si desidera ringraziare il Dott. Alessandro Vestrelli (responsabile della Sezione “Immigrazione, protezione umanitaria, diritto d’asilo, relazioni internazionali” presso la Segreteria generale della Presidenza della Giunta della Regione Umbria) per l’apporto fornito per tutta la durata della ricerca. Un doveroso riconoscimento va, altresì, ai “testimoni privilegiati” intervistati nel corso dell’indagine, senza la cui disponibilità non sarebbe stato possibile dare contenuto a buona parte del lavoro che segue. INDICE Introduzione ............................................................................................................... Pag. 9 Parte Prima - La normativa sull’immigrazione ..................................................... Pag. 11 NAZIONALE E REGIONALE ............................................................................... Pag. 13 1.1 Introduzione .......................................................................................................... Pag. 13 1.2 La legislazione nazionale: cenni generali.............................................................. Pag. 13 1.2.1 Gli anni ottanta e la legge Martelli ..................................................................... Pag. 13 1.2.2 Dalla legge Turco-Napolitino alla legge Bossi-Fini........................................... Pag. 14 1.3 La legge Bossi-Fini ............................................................................................... Pag. 15 1.3.1 Le principali innovazioni.................................................................................... Pag. 15 1.3.2 L’articolo 19 della legge Bossi-Fini: la formazione nei paesi d’origine ............ Pag. 19 1.4 La normativa umbra sull’immigrazione ................................................................ Pag. 22 1.4.1 Il testo unico del 1998 e la normativa regionale ................................................ Pag. 22 1.4.2 La legge regionale 18/1990 ............................................................................... Pag. 24 1.4.3 I recenti provvedimenti della Regione in materia di immigrazione Pag. 28 Allegato 1 - L’art. 19 della legge Bossi-Fini .............................................................. Pag. 30 Allegato 2 - L’applicazione dell’art. 19: lo schema di regolamento governativo ...... Pag. 31 Parte seconda - Lavoro e formazione degli immigrati in Umbria ........................ Pag. 35 2. L’INSERIMENTO LAVORATIVO DEGLI IMMIGRATI ............................. Pag. 37 2.1 Introduzione ......................................................................................................... Pag. 37 2.2 I dati del dossier Caritas ....................................................................................... Pag. 37 2.2.1 Soggiornati e forza lavoro ................................................................................. Pag. 38 2.2.2 L’incidenza delle assunzioni di immigrati per aree territoriali e per settori....... Pag. 39 2.2.3 Le differenze per gruppi nazionali di provenienza............................................. Pag. 44 2.3 I dati dei Centri per l’Impiego ............................................................................... Pag. 47 2.3.1 Gli iscritti al collocamento e gli avviamenti al lavoro ....................................... Pag. 47 2.3.2 L’incidenza degli immigrati nelle professioni.................................................... Pag. 49 2.4 La ricerca dell’Irres/Aur........................................................................................ Pag. 51 1. LA NORMATIVA SULL’IMMIGRAZIONE: UN QUADRO D’INSIEME 3. LA FORMAZIONE PER GLI IMMIGRATI GIÀ RESIDENTI IN UMBRIA: UNA PRIMA RICOGNIZIONE ............................................................................. Pag. 55 3.1 Introduzione ......................................................................................................... Pag. 55 3.2 La formazione specifica per immigrati.................................................................. Pag. 55 3.3 La formazione non specifica per immigrati........................................................... Pag. 57 schede progetto............................................................................................................ Pag. 61 Parte terza - La formazione per gli immigrati nei paesi d’origine ...................... Pag. 97 AI TESTIMONI PRIVILEGIATI .......................................................................... Pag. 99 4.1 Introduzione ......................................................................................................... Pag. 99 ombre .......................................................................................................................... Pag. 100 4.2.1 Un’opportunità per gli immigrati ...................................................................... Pag. 101 4.2.2 Un’opportunità per l’Umbria.............................................................................. Pag. 102 4.2.3 Le difficoltà di carattere operativo ..................................................................... Pag. 103 4.3 Lo stato dell’arte a livello regionale...................................................................... Pag. 105 5. PROPOSTE E PROGETTI IN CORSO IN ALTRE REGIONI ..................... Pag. 109 5.1 Introduzione ......................................................................................................... Pag. 109 5.2 Veneto - progetto “Sviluppo Formazione e Lavoro dei Migranti”........................ Pag. 111 5.3 Lombardia - progetto “World Job”........................................................................ Pag. 115 5.4 Piemonte - progetto “Safe Integration” ................................................................ Pag. 118 extracomunitaria per il settore delle costruzioni della provincia di Parma” ............... Pag. 125 5.6 Emilia-Romagna - progetto “Grandi Opere” ........................................................ Pag. 132 5.7 Toscana - Progetto “Edil Futuro”.......................................................................... Pag. 135 6. INDICAZIONI PER UN POSSIBILE PERCORSO PROGETTUALE ......... Pag. 139 6.1 Introduzione ......................................................................................................... Pag. 139 6.2 L’individuazione dei Paesi stranieri e la costituzione della partnership............... Pag. 139 6.3 L’identificazione dei fabbisogni occupazionali locali e delle imprese disponibili Pag. 144 Pag. 145 Allegato 3 - I corsi di formazione rivolti ad immigrati finalizzati all’inserimento lavorativo: 4. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DALLA LETTURA DELLE INTERVISTE 4.2 Alcune considerazioni sull’articolo 19 della legge Bossi-Fini: un alternanza di luci e 5.5 Emilia Romagna - “Progetto per il reperimento e la formazione di manodopera 6.4 L’identificazione dei beneficiari diretti e la realizzazione dei percorsi formativi all’estero ..................................................................................................................... 6.5 L’inclusione socio-lavorativa degli immigrati formati ......................................... Pag. 148 Pag. 153 professionale per gli immigrati nei Paesi d’origine: schema sintetico ....................... Pag. 155 7. CONSIDERAZIONI DI SINTESI ...................................................................... Pag. 161 Bibliografia essenziale ............................................................................................... Pag. 167 Principali riferimenti legislativi a livello nazionale e regionale ................................. Pag. 170 6.6 La promozione di meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, la disseminazione e l’attività di monitoraggio e valutazione ......................................... Allegato 4 - Indicazioni per la progettazione di attività di istruzione e formazione Introduzione Il Progetto “Accordi di cooperazione internazionale per la formazione degli immigrati nei paesi d’origine”, che rappresenta una specifica azione del Progetto “Prassi”, ha l’obiettivo di fornire alle amministrazioni e ai soggetti potenzialmente interessati gli strumenti utili per promuovere iniziative di cooperazione volte alla qualificazione professionale degli immigrati nei paesi d’origine. La ricerca prende avvio dalle modifiche normative introdotte dalla Legge Bossi-Fini (L.189/2002), che, all’art. 19, sostitutivo del vecchio art. 23 del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. 286/1998), prevede la possibilità di organizzare attività di formazione nei paesi di origine finalizzate all’inserimento lavorativo mirato nel territorio italiano: le pagine che seguono rappresentano una sorta di “manuale d’uso” rivolto ai soggetti che possono essere interessati all’organizzazione di percorsi formativi di questo genere. L’esigenza, è, dunque, a livello generale, quella di contribuire a migliorare l’inserimento socio-lavorativo di chi emigra in Umbria, in un contesto di crescita sia di richiesta di manodopera straniera, sia di arrivo di immigrati. In particolare, ci sembra di cruciale importanza cercare di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, attraverso la qualificazione professionale dei futuri immigrati direttamente nei loro paesi d’origine e prima del loro ingresso nel nostro paese1. Questo paper raccoglie e sistematizza i risultati della ricerca. Nella prima parte (Cap. 1) viene effettuata una esplorazione sulla normativa nazionale e regionale, con particolare attenzione all’attuazione della Legge Bossi-Fini. La seconda parte (Capp. 2 e 3) contiene una prima analisi dell’inserimento lavorativo degli immigrati in Italia e in Umbria e una ricognizione sulla formazione per gli stranieri già presenti in regione, con l’obiettivo di comprendere le caratteristiche del “lavoro immigrato” e descrivere quali sono o sono stati gli interventi formativi già in atto per gli stranieri residenti nel nostro territorio. 1 Segnaliamo che sono stati utilizzati in maniera assolutamente equivalente i termini “immigrati”, “extracomunitari” e a volte anche “stranieri” al fine di indicare, appunto, coloro che provengono da paesi non compresi nell’Unione Europea. 9 Nella terza parte, infine (Capp. 4, 5 e 6), si è affrontato in maniera più specifica il tema della formazione nei paesi d’origine: innanzitutto, attraverso la lettura delle interviste svolte a testimoni privilegiati, si sono delineate luci e ombre di questa opportunità offerta dalla nuova normativa; poi, sono stati raccolti e commentati i progetti già in corso o in preparazione in altri contesti territoriali italiani (Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana); da ultimo, si è cercato di proporre alcune indicazioni progettuali “operative” per l’organizzazione di percorsi formativi per immigrati nei paesi d’origine2. Il capitolo conclusivo (Cap. 7) sintetizza i principali risultati della ricerca. 2 La ricerca ha avuto come importante step intermedio il convegno “L’immigrazione in Umbria: processi di integrazione e interventi per l’inserimento” (8 luglio 2004 - Villa Umbra - Pila, Perugia): nella seconda sessione della giornata è stato affrontato il tema della formazione per gli immigrati nei paesi d’origine, attraverso la presentazione dei primi risultati del presente studio e l’intervento di alcuni responsabili dei progetti in corso in altre regioni, il cui contributo ha permesso di completare e approfondire l’indagine svolta. 10 Parte prima LA NORMATIVA SULL’IMMIGRAZIONE 1. LA NORMATIVA SULL’IMMIGRAZIONE: UN QUADRO D’INSIEME NAZIONALE E REGIONALE 1.1 Introduzione La diffusa presenza di comunità italiane, anche estremamente numerose, in Paesi come Stati Uniti, Argentina, Australia, Francia, Belgio, Germania e altri ancora testimonia un passato che vede l’Italia terra di costante emigrazione. Da circa venti anni, questo fenomeno si è invertito, e il nostro Paese è divenuto meta di un forte flusso immigratorio. Se sul piano culturale il consistente arrivo di stranieri ha comportato la necessità di pervenire ad una integrazione con culture diverse in un tempo relativamente breve, sul piano legislativo si è resa evidente l’esigenza di regolamentare un fenomeno che fino a quel momento non aveva avuto bisogno di una legislazione ad esso espressamente dedicata. Il presente capitolo si propone di delineare, nei suoi tratti essenziali, l’evoluzione della normativa in materia di immigrazione, alla luce dei più recenti orientamenti e delle scelte politico-istituzionali che sono state compiute tanto a livello nazionale (con particolare riguardo alla previsione contenuta nell’articolo 19 della legge Bossi-Fini) quanto sul piano regionale e locale. 1.2 La legislazione nazionale: cenni generali. 1.2.1 Gli anni ottanta e la legge Martelli Il fenomeno della immigrazione, in Italia, ha ricevuto regolamentazione giuridica negli anni ottanta con la legge 30 dicembre 1986, n. 943 recante “Norme in materia di collocamento e trattamento dei lavoratori extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine”. La suddetta legge, che dà applicazione alla Convenzione OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) n. 143/1975 sui lavoratori migranti, rappresenta la prima disciplina compiuta e organica del fenomeno dell’immigrazione3. 3 La legge n. 943 del 1986 disciplina e definisce: nuovi istituti per la tutela dei lavoratori migranti: ricongiungimento familiare; divieto di privare il lavoratore disoccupato del permesso di soggiorno; sanzioni penali per il contrasto dell’intermediazione, dello sfruttamento e dell’impiego illegale dei lavoratori; nuovi ingressi: modalità per assumere lavoratori all’estero; programmazione degli ingressi; la regolarizzazione delle posizioni lavorative e di soggiorno illegali; in una sorta di “carta dei diritti”: il diritto alla parità con i lavoratori italiani; il diritto alla disponibilità dell’abitazione e alla tutela giurisdizionale. 13 A distanza di qualche tempo, la questione della disciplina della posizione degli immigrati nel nostro Paese è ritornata nuovamente all’attenzione del legislatore, il quale, a completamento della precedente normativa, ha emanato il decreto legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito successivamente in legge 28 febbraio 1990, n. 39 recante “Norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e di soggiorno dei cittadini extracomunitari già presenti nel territorio dello Stato” nota come legge Martelli4. 1.2.2 Dalla legge Turco-Napolitano alla legge Bossi-Fini Dalla fine degli ottanta e dopo un iniziale periodo caratterizzato da un susseguirsi di provvedimenti legislativi tesi a disciplinare il crescente afflusso di extracomunitari verso il territorio italiano, la normativa nazionale ha privilegiato la scelta di instaurare un sistema di relazioni bilaterali con i Paesi di emigrazione. L’evoluzione legislativa successiva ha visto l’impegno del Governo nella emanazione dapprima del decreto legge 14 luglio 1993, n. 187 convertito poi nella legge 12 agosto 1993, n. 296 che ha dettato norme in materia di espulsione degli stranieri; successivamente è stato emanato il decreto legge 20 marzo 1997, n. 60 recante “Interventi straordinari per fronteggiare l’eccezionale afflusso di stranieri extracomunitari provenienti dall’Albania”. I più recenti provvedimenti normativi in materia di immigrazione sono stati: - la legge 6 marzo 1998, n. 40 recante “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione del cittadino straniero” detta Turco-Napolitano. Gli obiettivi che la legge n. 40 persegue possono essere individuati: a) nella realizzazione di una politica degli ingressi legali, programmati e regolari; b) nel contrasto dell’immigrazione clandestina e dello sfruttamento criminale dei flussi migratori; c) nell’avvio di percorsi di integrazione per i nuovi immigrati e per gli stranieri già regolarmente soggiornanti in Italia. Sarà bene ricordare che prima di tale intervento normativo, la posizione degli stranieri nell’ordinamento italiano ha costituito un problema di “ordine pubblico”. Gli unici riferimenti normativi erano infatti rappresentati dal Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e dal relativo regolamento di esecuzione approvato con regio decreto 6 maggio 1949, n. 356. Entrambi i provvedimenti erano diretti alla disciplina degli aspetti repressivi. 4 - La “Legge Martelli” disciplina principalmente: gli ingressi e la prevenzione della lotta alla clandestinità; la regolarizzazione del soggiorno degli stranieri già presenti; la programmazione di flussi migratori; la disciplina del lavoro dipendente e autonomo; lo status e la tutela dei rifugiati; l’armonizzazione della politica italiana con quella degli altri paesi comunitari. 14 E’ stato osservato (Vestrelli, 2002) che la legge n. 40 del 1998 ha avuto il merito di aver “definito nel campo della tutela dei diritti degli immigrati (e in alcuni settori anche di quelli irregolari) degli standards minimi nazionali; regole fino ad allora contenute solo in alcune normative regionali più avanzate, come quella umbra, sullo sfondo di una ‘Italia a diverse velocità’ e di aver impresso una spinta decisiva al superamento delle notevoli disparità territoriali rilevabili sul territorio italiano”; - il d.lgs 25 luglio 1998, n. 286 recante “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’ immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” nel quale sono riunite e coordinate le norme contenute nella legge n. 40 del 1998 e quelle ancora vigenti e compatibili del TU delle leggi di pubblica sicurezza della legge n. 943 del 1986 (collocamento e trattamento dei lavoratori extracomunitari) e dell’art. 3, comma 13, della legge 8 agosto 1995, n. 335 (riforma del sistema pensionistico). Il testo unico rappresenta il quadro di riferimento normativo sull’immigrazione e può essere considerato il primo intervento legislativo organico in materia, la quale, prima del 1998, era regolata “in modo frammentario e secondo la logica dell’emergenza” (Pugliese, 2002, p. 103); - il dpr 31 agosto 1999, n. 394 che ha dato attuazione al testo unico ed ha concluso il processo di riforma. - la legge 30 luglio 2002, n. 189 di “Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo” nota come legge Bossi-Fini, ultimo e più rilevante atto normativo in materia di immigrazione. 1.3 La legge Bossi-Fini 1.3.1 Le principali innovazioni La legge Bossi-Fini, in un mutato contesto parlamentare e politico-istituzionale rispetto a quello di fine anni novanta, ha apportato significative modifiche alle disposizioni contenute nel testo unico (Ludovico, 2002b, p. 1021). Le novità principali riguardano: a) la determinazione dei flussi d’ingresso; b) la durata del permesso di soggiorno ed il suo collegamento con il contratto di lavoro; c) le modalità di assunzione dei lavoratori stranieri; 15 d) l’articolo 19, che prevede la possibilità per gli immigrati di svolgere dei periodi di formazione e istruzione nei paesi di origine finalizzati all’inserimento lavorativo nel territorio italiano; e) le procedure di espulsione dello straniero dal territorio italiano; f) i ricongiungimenti familiari. Con riguardo al punto sub a), la legge Bossi-Fini prevede l’emanazione - sulla base del Documento Programmatico triennale contenente “le azioni e gli interventi” che lo Stato italiano si propone di svolgere in materia di immigrazione, nonché “le misure di carattere economico e sociale nei confronti degli stranieri soggiornanti nel territorio dello Stato” (Castelli, 2003, p. 297) - del Decreto-flussi annuale sentito il Comitato per il Monitoraggio e la Conferenza unificata. In più, e ciò costituisce una delle novità di maggiore rilievo, la legge prevede che possano essere emanati ulteriori Decreti-flussi infrannuali, qualora se ne ravvisi l’opportunità5. I suddetti decreti (annuali ed infrannuali) devono tenere conto, nella determinazione delle quote, oltre che delle indicazioni fornite dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche dei dati sulla effettiva richiesta di lavoro suddivisi per regioni e per bacini provinciali di utenza. La legge Bossi-Fini prevede inoltre: - la possibilità di inserire nel decreto delle restrizioni per quei cittadini appartenenti a Stati che non collaborino alle politiche di repressione dell’immigrazione clandestina; - la possibilità di riservare delle quote preferenziali “ai lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea retta di ascendenza” che abbiano chiesto di essere iscritti in apposito elenco costituito presso le rappresentanze diplomatiche o consolari; - la possibilità per le Regioni di trasmettere alla Presidenza del Consiglio, entro il 30 novembre di ogni anno, “un rapporto sulla presenza e sulla condizione degli immigrati extracomunitari nel territorio regionale” con indicazione della capacità futura di provvedere al loro assorbimento nel tessuto economico e sociale. Con riguardo al punto sub b), una delle novità della Bossi-Fini è costituita dall’instaurazione di un legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro. Come noto, il permesso di soggiorno è il documento che conferisce regolarità alla presenza del cittadino straniero in Italia ed è richiesto dal cittadino immigrato alla Questura del luogo in cui si trova, entro otto 5 Articolo 3, comma 4 e 1, T.U. n. 286 del 1998 riformati. 16 giorni dal suo ingresso in Italia. La nuova normativa prevede che il permesso di soggiorno venga rilasciato a seguito della stipula di un contratto di lavoro. In effetti, la durata complessiva del permesso è fissata in: - nove mesi in relazione ad un contratto di lavoro stagionale; - un anno in relazione ad un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato; - due anni in relazione ad un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, lavoro autonomo, ricongiungimento familiare; - tre mesi per visita, affari o turismo. La Bossi-Fini ha previsto, inoltre, l’allungamento da cinque a sei anni del periodo di tempo che bisogna aver trascorso regolarmente in Italia per poter ottenere la carta di soggiorno che permette l’ingresso senza visto e la partecipazione alla vita pubblica locale (Ottaviano, 2003). Con riguardo al punto sub c), è interessante rilevare che per effetto delle nuove disposizioni è stata prevista l’istituzione dello Sportello Unico per l’Immigrazione presso ogni PrefetturaUfficio territoriale del Governo. Si tratta di un organismo competente a gestire l’intero procedimento di assunzione dei cittadini stranieri sia a tempo determinato che indeterminato6. Con riguardo al punto sub d), l’articolo 19 della Bossi-Fini sostituisce l’istituto dello “sponsor” con il cd. “Titolo di prelazione”. L’istituto dello sponsor rappresentava una ulteriore modalità di ingresso del cittadino extracomunitario nel nostro Paese e si concretizzava nella garanzia prestata da un privato cittadino o da un ente pubblico (Regioni ed enti locali). 6 La procedura per l’assunzione può essere riassunta nei seguenti passaggi: richiesta di autorizzazione effettuata dal datore di lavoro allo Sportello Unico territorialmente competente. Alla richiesta deve essere allegata la seguente documentazione: a) richiesta nominativa di nulla osta al lavoro; b) indicazione della documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa per il lavoratore straniero; c) proposta di contratto di soggiorno; d) dichiarazione di impegno a comunicare ogni variazione concernente il rapporto di lavoro; trasmissione della richiesta al Centro per l’Impiego della Provincia competente che dovrà accertare l’indisponibilità a svolgere una data mansione lavorativa da parte di lavoratori nazionali e comunitari. Decorso il termine di venti giorni dall’inoltro della comunicazione al datore di lavoro delle domande eventualmente pervenute da parte di lavoratori italiani o comunitari. In assenza delle stesse il centro per l’impiego invierà una certificazione negativa allo Sportello Unico; rilascio del nulla osta (valido per sei mesi) da parte dello Sportello Unico per l’immigrazione; rilascio del visto d’ingresso da parte dell’Ufficio Consolare italiano nel luogo di residenza del lavoratore da assumere; firma del contratto di soggiorno tra datore di lavoro e straniero. Il lavoratore straniero entro otto giorno dal suo ingresso in Italia “dovrà recarsi presso lo Sportello Unico che ha rilasciato il nulla osta per la firma del contratto di soggiorno”; una copia di quest’ultimo verrà conservata presso lo sportello mentre l’altra, a cura dello straniero interessato, dovrà essere inoltrata alla competente autorità consolare e al competente centro per l’impiego; rilascio del permesso di soggiorno e rilievo delle impronte digitali del lavoratore extracomunitario; instaurazione del rapporto di lavoro. 17 Qualora il soggetto “sponsorizzato” non fosse riuscito ad inserirsi nel mercato del lavoro nel termine di un anno, era costretto a rientrare nel Paese di origine. Ora, l’articolo 19 della legge 189 del 2002 (vedi par. successivo) dispone che l’immigrato che frequenti corsi di formazione ed istruzione professionale nei Paesi di origine può iscriversi in apposite liste da cui potrebbe attingere il datore di lavoro italiano qualora questi decidesse di assumere un lavoratore extracomunitario. Con riguardo al punto sub e), la legge Bossi-Fini prevede l’accompagnamento coattivo alla frontiera, “salvo il caso residuale dell’espulsione con intimazione a lasciare lo Stato entro 15 giorni, prevista nei casi in cui lo straniero sia stato espulso per non aver richiesto tempestivamente il rinnovo del permesso e salvo che non vi sia il concreto pericolo che si sottragga all’esecuzione del provvedimento. Il procedimento di espulsione viene disposto con decreto motivato, immediatamente esecutivo anche se sottoposto a gravame o impugnativa da parte dell’interessato” (Ottaviano, 2003); il periodo di divieto di rientro in Italia viene innalzato a dieci anni7. Infine, con riguardo al punto sub f), la recente normativa prevede che il cittadino extracomunitario in regola con i permessi possa chiedere di essere raggiunto dal coniuge, dal figlio minore o dai figli maggiorenni a carico, a condizione che essi non siano in grado di provvedere al loro sostentamento. Vi è un restringimento dei ricongiungimenti familiari: possono entrare in Italia i genitori degli extracomunitari a condizione che abbiano compiuto 65 anni e se nessun altro figlio possa provvedere al loro sostentamento. 7 E’ appena il caso di segnalare che la Corte Costituzionale ha, di recente, “censurato” alcune disposizioni della Bossi-Fini riguardanti la disciplina delle misure repressive. Con la sentenza n. 222 del 2004 la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 13-bis, comma 5, “nella parte in cui non prevede che il giudizio di convalida debba svolgersi in contraddittorio prima dell’esecuzione del provvedimento di accompagnamento alla frontiera, con le garanzie della difesa”. La Corte ha in buona sostanza ha affermato che “il provvedimento di accompagnamento alla frontiera è eseguito prima della convalida da parte dell’autorità giudiziaria. Lo straniero viene allontanato coattivamente dal territorio nazionale senza che il giudice abbia potuto pronunciarsi sul provvedimento restrittivo della sua libertà personale. È, quindi, vanificata la garanzia contenuta nel terzo comma dell’art. 13 Cost., e cioè la perdita di effetti del provvedimento nel caso di diniego o di mancata convalida ad opera dell’autorità giudiziaria nelle successive quarantotto ore. E insieme alla libertà personale è violato il diritto di difesa dello straniero nel suo nucleo incomprimibile”. Con la sentenza n. 223 del 2004 il Giudice delle leggi è nuovamente intervenuto sulla Bossi-Fini, stabilendo la illegittimità costituzionale dell’articolo 14, comma 5-quinquies “nella parte in cui stabilisce che per il reato previsto dal comma 5-ter del medesimo art. 14 è obbligatorio l’arresto dell’autore del fatto”. La Corte ritiene che l’arresto obbligatorio in flagranza di reato per lo straniero che abbia violato l’ordine di allontanamento dall’Italia entro 5 giorni “non solo è privo di qualsiasi sbocco sul terreno processuale” ma si configura come una misura ‘precautelare’ non “finalizzata all’adozione di alcun provvedimento coercitivo” risolvendosi in buona sostanza “in una limitazione ‘provvisoria’ della libertà personale priva di qualsiasi funzione processuale ed è quindi, sotto questo aspetto, manifestamente irragionevole”. 18 1.3.2 L’articolo 19 della legge Bossi-Fini: la formazione nei paesi d’origine Nell’analisi della normativa summenzionata un aspetto peculiare ai fini della nostra disamina assume la previsione di cui all’articolo 23 del d.lgs 25 luglio 1998, n. 286 come sostituito dall’articolo 19 della legge n. 189 del 2002. L’articolo 23 pre-vigente disciplinava, come detto, l’istituto dello sponsor o prestazione di garanzia. Questo istituto sanciva la “possibilità per il cittadino italiano o straniero regolarmente soggiornante, di farsi garante dell’ingresso di uno straniero per consentirgli l’inserimento nel mercato del lavoro, secondo una procedura che prevedeva una richiesta nominativa alla Questura della provincia di residenza del garante, la dimostrazione dell’assicurazione effettiva di alloggio, copertura dei costi per il sostentamento e l’assistenza sanitaria, nell’ambito di quote prestabilite, e che consentiva di ottenere previa iscrizione all’ufficio di collocamento, un permesso di soggiorno per un anno a fini di inserimento nel mercato del lavoro. Erano ammessi a prestare la suddetta garanzia anche le Regioni, gli enti locali, le associazioni professionali e sindacali, gli enti e le associazioni di volontariato a determinate condizioni” (Michelini, 2003, p. 122). L’articolo 19 della legge n. 189 del 2002 che sostituisce l’articolo 23 del testo unico prevede che l’inserimento nel mercato del lavoro italiano degli immigrati extracomunitari possa verificarsi previa partecipazione ad attività di istruzione e formazione professionale da svolgersi nei rispettivi Paesi di origine. In altri termini viene introdotta la possibilità, nell’ambito dei programmi approvati dal Ministero del lavoro e dell’istruzione, anche su proposta delle Regioni e delle Province autonome, di organizzare attività di istruzione e formazione professionale nei Paesi d’origine. Alla realizzazione di tali progetti possano partecipare i seguenti soggetti: a) le Regioni; b) le Province autonome; c) gli Enti locali; d) le organizzazioni sindacali dei lavoratori e datori di lavoro; e) gli enti ed associazioni operanti da almeno tre anni nel settore dell’immigrazione; f) gli organismi internazionali specializzati nel trasferimento in Italia di lavoratori extracomunitari e nel loro inserimento nei Paesi di origine. La partecipazione a tali programmi costituisce titolo preferenziale ai fini dell’accesso in Italia per motivi di lavoro. A tale riguardo è stato osservato (Michelini, 2003, p. 124) che “il titolo 19 di preferenza ha un valore intermedio tra la cittadinanza italiana o comunitaria, che consente di rispondere all’interpello cui è tenuto il centro per l’impiego territorialmente competente su impulso dello sportello unico dell’immigrazione, e la semplice iscrizione dello straniero nelle liste di cui all’articolo 21, comma 5 del D.Lgs n. 286 del 1998”8. E’ stato altresì osservato che la disposizione sembrerebbe non sciogliere il dubbio circa i soggetti beneficiari dell’istituto. Si tratta di capire se “devono ritenersi esclusi dal beneficio coloro che, pur avendo partecipato alle attività di formazione professionale ed istruzione, non siano iscritti nelle apposite liste predisposte nell’ambito delle intese o accordi bilaterali conclusi con altri Paesi” (Ludovico, 2003a, p. 192). Per quanto concerne l’individuazione degli obiettivi che attraverso la realizzazione di tali programmi dovranno essere perseguiti, l’articolo 19 espressamente prevede che le attività di istruzione e formazione professionale devono essere finalizzate: - all’inserimento lavorativo mirato nell’ambito del mercato del lavoro nazionale; - all’inserimento nei settori produttivi italiani che operano all’interno dei Paesi di origine; - allo sviluppo delle attività produttive o imprenditoriali autonome nei Paesi di origine. Numerose sono state le osservazioni avanzate dai commentatori in ordine alla interpretazione e alla applicazione della normativa in esame. Con riguardo alle finalità è stato osservato da una parte della dottrina (Ludovico, 2003a, p. 192) che l’intento legislativo sotteso alla nuova previsione di cui all’articolo 19 della BossiFini dovrebbe poter essere individuato “nell’esigenza di migliorare le modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro e nella necessità di rispondere alle effettive esigenze del mercato attraverso la realizzazione di appositi programmi formativi”. In questo senso, dunque, la previsione di iniziative di formazione e istruzione in loco finirebbe per configurarsi come un ulteriore canale agevolato di ingresso al mondo del lavoro da parte degli immigrati. Se dal punto di vista “finalistico”, dunque, la norma sembrerebbe non lasciare spazio a dubbi, talune perplessità nascono invece sul piano più strettamente applicativo. Alcuni studiosi hanno posto in risalto che una delle principali “carenze” della normativa in esame si rinviene nel mancato riferimento alla copertura finanziaria delle iniziative di istruzione e formazione in loco. Occorrerà, pertanto, “coordinare la loro gestione nel quadro delle iniziative di cooperazione allo sviluppo gestite dal Ministero degli affari esteri, ovvero 8 Si tratterebbe delle liste suddivise per specifiche qualifiche e mansioni, stabilite in base ad intese o accordi bilaterali comprendenti la regolamentazione dei flussi d’ingresso e le procedure di riammissione. 20 stabilire se essa dovrà prevalentemente tradursi nell’erogazione di finanziamenti ad organismi internazionali” (Michelini, 2003, p. 124). Altri commentatori hanno evidenziato che la normativa in esame sembrerebbe riprodurre, almeno in parte, quanto già disposto dall’articolo 21, comma 69 del testo unico il quale attribuisce al Ministero degli affari esteri, di concerto con il Ministero del lavoro, la possibilità di predisporre, nell’ambito degli accordi di cooperazione in materia migratoria conclusi con altri Stati, progetti integrati di reinserimento dei lavoratori extracomunitari nei Paesi di origine (Ludovico, 2003a, p. 196). Un ulteriore problema interpretativo desumibile da una lettura della nuova disposizione concerne i soggetti deputati a formulare proposte in merito alla adozione ed elaborazione dei programmi formativi. La previsione di cui al comma 1 dell’articolo in esame sembrerebbe riconoscere tale possibilità esclusivamente alla Regioni e alle Province autonome, essendo invece preclusa alle organizzazioni sindacali, agli organismi internazionali e alle associazioni impegnate nel settore dell’immigrazione, il cui intervento pare limitato alla sola fase di realizzazione dei progetti medesimi. Con riguardo a questo aspetto è stato osservato (Ludovico, 2003a, p. 196) che la questione appare particolarmente rilevante giacché “un più ampio coinvolgimento dei soggetti privati avrebbe potuto garantire la realizzazione di progetti anche in ipotesi di mancata attivazione dei Ministeri competenti, delle Regioni e delle Province autonome”. Altra parte della dottrina ha sviluppato una serie di considerazioni sulla previsione di cui all’art. 19 della Bossi-Fini e le nuove disposizioni che disciplinano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro introdotte dalla riforma Biagi. In particolare è stato osservato (Castelli, 2003, p. 314) che l’introduzione di nuovi meccanismi (i corsi di formazione e istruzione nei Paesi di origine) finalizzati all’inserimento lavorativo mirato all’interno del territorio italiano, in luogo dell’istituto dello sponsor, sembrerebbe in contrasto con la recente riforma del mercato del lavoro. Quest’ultima, nel rivedere la materia del mercato del lavoro e del collocamento, si è posta come obiettivo di “realizzare un sistema efficace e coerente di strumenti intesi a garantire trasparenza ed efficienza al mercato del lavoro e a migliorare le capacità 9 L’articolo 21, comma 6 del t.u. dispone che: “Nell’ambito delle intese o accordi di cui al presente testo unico, il Ministro degli affari esteri, d’intesa con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, può predisporre progetti integrati per il reinserimento di lavoratori extracomunitari nei Paesi di origine, laddove ne esistano le condizioni e siano fornite idonee garanzie dai governi dei paesi di provenienza, ovvero l’approvazione di domande di enti pubblici e privati, che richiedano di predisporre analoghi progetti anche per altri Paesi”. 21 d’inserimento professionale dei disoccupati e di quanti sono in cerca di una prima occupazione” (articolo 1, comma 1 della legge n. 30 del 2003). La tendenza della legislazione nazionale in materia di collocamento è dunque nel senso della semplificazione e di una sempre “più incisiva deregolamentazione e liberalizzazione dei meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro” (Castelli, 2003, p. 314). A fronte di tale scenario il legislatore nazionale con la Bossi-Fini sembrerebbe invece aver introdotto meccanismi che irrigidiscono il collocamento della manodopera straniera. Con riguardo a questo aspetto è stato osservato, da ultimo, che l’abolizione dell’istituto dello sponsor ha determinato la diminuzione della “possibilità di un preventivo incontro diretto tra lavoratore e datore di lavoro in un ambito in cui l’elemento personale assume spesso un ruolo determinate ai fini dell’assunzione” (Ludovico, 2002b, p. 1028). Per sciogliere i dubbi che si sono brevemente passati in rassegna, non resta che attendere l’emanazione delle disposizioni attuative. 1.4 La normativa umbra sull’immigrazione 1.4.1 Il testo unico del 1998 e la normativa delle Regioni Il testo unico del 1998 (d.lgs 286/1998) innova, come detto, la politica migratoria italiana sia a livello nazionale che a livello locale. Tale provvedimento recepisce in parte le indicazioni elaborate dalla comunità internazionale in materia di immigrazione e, al contempo, accoglie alcune istanze promosse a livello locale e regionale dalle amministrazioni chiamate a gestire giornalmente il fenomeno migratorio cercando di dare “risposte” al problema del lavoro, dell’alloggio, dell’assistenza sanitaria, della partecipazione, della sicurezza e dell’ordine pubblico nel territorio ma anche della formazione professionale, della diffusione di opportunità connesse all’avvio di attività imprenditoriali autonome. In particolare, alcune delle disposizioni contenute riguardano: - la promozione di azioni volte alla diffusione delle informazioni riguardanti i diritti e i doveri degli immigrati; - la valorizzazione della figura dei mediatori culturali; - l’organizzazione di corsi di formazione di operatori pubblici e privati così da prevenire comportamenti discriminatori e razzisti; - la predisposizione e la realizzazione di interventi volti all’affermazione di una convivenza rispettosa delle diversità culturali. 22 Sarà bene ricordare, a questo punto, che già in forza della legge 30 dicembre 1986, n. 943 e soprattutto della legge 28 febbraio 1990, n. 39 nota come “legge Martelli”, gli Enti locali e le Regioni in particolare sono state investite di un ruolo molto rilevante concernente la realizzazione concreta di previsioni normative sui “diritti di cittadinanza sociale” mediante la creazione di organismi ad hoc (le Consulte regionali), l’attivazione di corsi di formazione e qualificazione professionale, di promozione di corsi di lingua e cultura italiana ed anche, più in generale, la promozione della conoscenza della cultura degli immigrati, della loro lingua e Paesi d’origine, l’inserimento degli immigrati sotto il profilo dell’alloggio, produttivo e scolastico stimolando, come è stato osservato in dottrina, la creazione di un settore in qualche modo separato e autonomo delle politiche sociali. Le politiche dell’immigrazione si sono quindi divise i due grandi filoni: le “politiche d’ingresso, appannaggio delle leggi nazionali e le politiche dei servizi delegate quasi interamente agli Enti locali” (Marini, 2000, p. 113). La legislazione locale, tuttavia, ha tardato ad adeguarsi alla disciplina contenuta nel d.lgs 286 del 1998. Dopo l’uscita del testo unico sull’immigrazione alcune Regioni hanno legiferato tenendo conto della nuova normativa in materia10, altre, pur non avendo emanato una legge regionale sull’immigrazione, hanno cominciato a recepire le direttive nazionali attraverso iniziative a carattere locale, concretizzatesi in delibere, circolari di carattere amministrativo e note di tipo informativo. Non tutte le Regioni, dunque, si sono mosse con eguale tempestività né secondo gli stessi criteri. Le direttrici sulle quali si attesta, comunque, la legislazione regionale riguardano principalmente: - la promozione della parità dei diritti e la piena uguaglianza di trattamento rispetto ai cittadini italiani. La realizzazione di tale obiettivo implica l’individuazione di iniziative volte al superamento degli ostacoli di “ordine economico e sociale” che si frappongono all’inserimento degli stranieri nelle collettività locali; - la sostanziale equiparazione dei cittadini extracomunitari ai cittadini italiani nell’accesso ai servizi di base con la previsione di iniziative promosse attraverso lo strumento della programmazione regionale annuale o pluriennale; - la valorizzazione del ruolo delle amministrazioni locali le quali sono chiamate ad attivare centri di accoglienza, avvalendosi anche della collaborazione delle associazioni; 10 Vedremo nel parafrafo che segue il dettaglio relativo all’Umbria. 23 - l’accesso da parte dei cittadini extracomunitari ai programmi di formazione e riqualificazione professionale promossi dalle Regioni11. 1.4.2 La legge regionale 18/1990 Dopo un iniziale approccio riduttivo in materia di immigrazione, la legislazione nazionale degli anni novanta, come detto, si è sempre più caratterizzata verso una strategia globale con forti relazioni bilaterali con i Paesi di emigrazione. Successivamente alla adozione della legge Martelli, il Consiglio regionale dell’Umbria ha approvato la legge regionale 10 aprile 1990, n. 18 che reca “Interventi a favore degli immigrati extracomunitari” e che rappresenta un atto politico di fondamentale importanza per la Regione. La legge de quo si fonda su quattro “pilastri”: - i diritti riconosciuti agli immigrati extracomunitari; - la promozione interculturale; - la promozione della partecipazione democratica; - lo sviluppo ed il potenziamento dei “centri di prima accoglienza”. Come è stato osservato (Marini, 2000, p. 115), la legge prospetta una rosa di interventi e di approcci che, integrati, rappresentano “l’essenza della politica umbra della convivenza interetnica”. Destinatari degli interventi, ai sensi dell’articolo 2, sono: - i cittadini provenienti da Paesi extracomunitari residenti o dimoranti in Umbria; - i rifugiati, gli apolidi ed i comunitari ove non usufruiscano di più favorevoli o analoghi trattamenti. Per quanto concerne i diritti di welfare, la legge regionale sancisce: - il diritto all’abitazione; - il diritto alla salute; - il diritto allo studio; - il diritto all’integrazione sociale; - il diritto alla formazione professionale; - il diritto ad una corretta informazione sull’immigrazione. In particolare, per il diritto allo studio si prevede l’estensione agli stranieri del complesso di interventi già previsti dalla legislazione regionale in tale ambito, nonché l’erogazione di borse 11 La panoramica sulla legislazione regionale in tema di immigrazione è stata tratta dal sito internet www.stranierinelpiceno.it 24 di studio e provvidenze per gli studenti (delle scuole superiori ed universitari) meritevoli e bisognosi. Con riguardo alla promozione della interculturalità, attraverso la legge vengono promossi: - corsi di lingua e cultura italiana; - iniziative atte a favorire il mantenimento di legami linguistici e culturali con i Paesi d’origine; - insegnamenti integrativi nella lingua e cultura d’origine; - iniziative di educazione interculturale nelle scuole dell’obbligo; - iniziative sociali e ricreative volte a favorire un “clima di reciproca comprensione” e alla valorizzazione delle capacità espressive dei cittadini extracomunitari. Per quanto riguarda la formazione professionale, viene estesa anche agli stranieri la partecipazione alle attività di formazione, riqualificazione e aggiornamento professionale programmate nel territorio regionale, anche mediante la promozione e la programmazione (nell’ambito del piano pluriennale e dei programmi annuali di formazione professionale), di specifici interventi diretti a facilitare l’ingresso e l’inserimento dei cittadini extracomunitari nelle attività ordinarie e nel mercato del lavoro, nonché corsi di aggiornamento rivolti principalmente agli operatori degli enti locali addetti ai problemi dell’immigrazione. E’ prevista, altresì, previa individuazione dei soggetti idonei a svolgere attività formative, la predisposizione di specifici programmi e corsi miranti allo sviluppo dei Paesi emergenti, volti alla formazione professionale e alla promozione sociale di cittadini provenienti da tali Paesi, con l’obiettivo di favorire il loro reinserimento nella terra d’origine. Circa il diritto ad una corretta informazione sull’immigrazione, la Regione si impegna a promuovere attività di studio, ricerca e progettazione, compresi seminari e convegni, nonché la diffusione di notizie utili stimolando la partecipazione degli immigrati a tali progetti ed iniziative. La legge prevede, altresì, l’istituzione dei “centri di prima accoglienza” attribuendo ai suddetti organismi l’erogazione dei seguenti servizi: - servizi di informazione atti ad “agevolare la fruizione dei diritti e dell’adempimento dei doveri previsti dalla normativa vigente”; - assistenza materiale ai soggetti in “condizione di particolare disagio”; - iniziative finalizzate all’inserimento. I centri di prima accoglienza si sono rivelate “strutture particolarmente utili, soprattutto nei primi anni dell’emergenza, al fine di alleviare le difficoltà del primo impatto degli immigrati 25 con la nuova realtà e ad agevolarne l’inserimento sociale” (Vestrelli, 2002). La legge prevede la “possibilità di accesso al finanziamento regionale di iniziative promosse da soggetti pubblici, tende a favorire un più razionale utilizzo delle risorse presenti in Umbria, individua un ruolo eminente di programmazione e vigilanza della Regione” (ibidem). L’architettura della legge regionale n. 18 del 1990 privilegia il percorso della concertazione istituzionale in quanto è chiara la distinzione tra Regione ed Enti locali in tema di erogazione dei servizi pensati per questo tipo di utenza. In particolare, essa delinea, in sintonia con il principio di suddivisione di competenze tra enti istituzionali, il ruolo preponderante della Regione quale ente di programmazione, indirizzo e coordinamento in materia di interventi a favore degli immigrati individuando nelle amministrazioni comunali e, più in generale, negli altri attori sociali sia pubblici che privati quello di indispensabili partners per la realizzazione di un efficiente sistema regionale di promozione e valorizzazione dell’immigrazione. Per la realizzazione degli interventi previsti, la Regione Umbria si avvale di due strumenti: - il Piano triennale d’indirizzo in cui vengono indicate le linee guida e gli obiettivi da perseguire, le priorità settoriali d’intervento e di promozione, i criteri e la formulazione dei programmi; - il Programma annuale che stabilisce i progetti da realizzare, l’onere finanziario di ogni intervento con le previsioni di capitoli di spesa a carico del bilancio regionale, la quota da destinare ad interventi integrativi, straordinari, sperimentali ed alla partecipazione a progetti interregionali, nazionali ed internazionali. Nel Piano 1990-1992 è stata data particolare rilevanza agli intervanti nei settori delle politiche abitatative evidenziando i problemi connessi alle “condizioni di marginalità alloggiativa”, seguiti da altri obiettivi nel campo del lavoro, dell’assistenza sociale e della salute. Viene altresì evidenziata la necessità di delineare un sistema di “bisogni relazionali” vale a dire una rete di informazione intesa come insieme di “nuovi servizi socio-legali-informativi” (Marini, 2000, p. 117). Nel Piano 1993-1995, come è stato osservato (Marini, 2000, p. 117), “l’abitazione slitta al secondo posto, anche perché sul fronte della prima accoglienza la Regione può vantare l’attivazione, nel triennio precedente, di un flusso finanziario ex legge Martelli di oltre 2,5 miliardi di lire, serviti a costituire 15 centri di accoglienza e/o servizi quasi tutti compiutamente operativi”. Il Piano 1993-1995 si è posto come obiettivo l’innalzamento del livello della mediazione istituzionale. Un ruolo preponderante è riconosciuto ai Comuni chiamati ad assumere “più compiti e responsabilità” in materia di interventi diretti e di 26 promozione, e un ruolo chiave di presenza sul territorio in grado di “governare” la convivenza interetnica per evitare l’insorgere di atteggiamenti xenofobi e il pericolo di una caduta di consenso nei confronti delle stesse politiche a favore dell’immigrazione. La realizzazione delle iniziative previste nel programma 1993-1995 ha visto la Regione come ente capofila con compiti di programmazione, coordinamento e di regia e il Comune come ente erogatore e gestore dei servizi (si pensi ai centri di accoglienza). Particolarmente vivace è l’opera delle associazioni di volontariato anche cattolico che operano sul territorio. Come è stato accennato, l’attivazione da parte della Regione di iniziative in materia di immigrazione si è basato, in una prima fase, sui flussi finanziari provenienti dallo Stato. In particolare la legge Martelli aveva previsto lo stanziamento di quote da destinare alle Regioni per la realizzazione di opere e servizi destinati agli immigrati extracomunitari. La fine dei flussi finanziari statali ha dato luogo ad una fase di transizione che è stata definita della “scarsità virtuosa” (Marini, 2004). La Regione, infatti, ha cercato di colmare il vuoto creatosi “agganciando” le politiche dell’immigrazione a quelle sociali. Questa fase è stata caratterizzata dall’approvazione di un importante provvedimento: la Legge regionale n. 3 del 1997 recante “Riorganizzazione della rete di protezione sociale regionale e riordino delle funzioni socio assistenziali” cui ha fatto seguito l’adozione del Piano sociale regionale 20002002 in cui tra le aree dei progetti innovativi da sperimentare si trova l’accoglienza e l’inclusione sociale degli immigrati. L’obiettivo è stato quello di ridefinire i servizi sociali per adeguarli alla nuova utenza immigrata dati i processi di stabilizzazione in corso. Nel cap. 11.3 del Piano vengono delineati i progetti innovativi per l’accoglienza e l’inserimento sociale degli immigrati, suddivisi in tre settori di intervento: - servizi per l’integrazione, rivolti alla generalità degli immigrati ed in particolare ai nuclei familiari in condizione di stabile presenza sul territorio; - servizi rivolti alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di marginalità e al recupero della devianza; - servizi rivolti a facilitare l’interazione tra gli “autoctoni” e gli immigrati. L’ultimo step del percorso intrapreso trova la sua origine nel d.lgs 286 del 1998. Come è stato osservato (Vestrelli, 2002) “l’approvazione, accanto ai programmi annuali previsti e finanziati dalla l.r. n. 18 del 1990, di ben 5 programmi per l’utilizzazione delle risorse recate dal testo unico dell’immigrazione, ha segnato il passaggio ad una programmazione territoriale integrata imperniata sul livello comprensoriale e sull’esaltazione del ruolo dei Comuni che 27 sono invitati comunque a coinvolgere nella programmazione altri soggetti locali pubblici e del privato sociale”. Le direttrici di questa fase attuale sembrano attestarsi su una forte centralità dei Comuni, dunque, e sulla logica della concertazione tra attori pubblici e privati per quanto concerne la erogazione dei servizi agli immigrati presenti nel territorio umbro. 1.4.3 I recenti provvedimenti della Regione in materia di immigrazione L’articolo 45 del d.lgs 286 del 1998 ha previsto l’istituzione di un Fondo nazionale per le politiche migratorie destinato a cofinanziare iniziative e attività concernenti l’immigrazione “con particolare riguardo alle attività culturali, formative, informative, di integrazione e di promozione di pari opportunità” contenuti in accordi di programmi annuali o pluriennali di Regioni, Province e Comuni. Successivamente all’emanazione del dpr 31 agosto 1999, n. 394 - “Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione del straniero, a norma dell’articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286” – la Regione Umbria ha approvato quattro Programmi annuali “di iniziative concernenti l’immigrazione” ai sensi dell’art. 45 del Decreto stesso12, che hanno segnato il passaggio ad una programmazione territoriale integrata13. Si segnala, da ultimo, l’approvazione, nel novembre 2003, del Programma regionale triennale 2003-2005 e quinto programma regionale annuale di iniziative concernenti l’immigrazione. Come previsto dal primo programma regionale annuale, il sistema di programmazione si basa sulla individuazione di 12 Ambiti territoriali di intervento all’interno dei quali i Comuni gestiscono insieme, nell’ottica della cooperazione, la programmazione per l’intero territorio. 12 Il comma 2 dell’articolo 45 del D.Lgs 286 del 1998, dispone che “lo Stato, le regioni, le province e i comuni adottano nelle materie di propria competenza, programmi annuali o pluriennali relativi a proprie iniziative e attività concernenti l’immigrazione, con particolare riguardo all’effettiva e completa attuazione operativa del presente testo unico e del regolamento di attuazione, alle attività culturali, formative, informative, di integrazione e di promozione di pari opportunità. I programmi sono adottati secondo i criteri e le modalità indicati dal regolamento di attuazione e indicano le iniziative pubbliche e private prioritarie per il finanziamento da parte del Fondo, compresa l’erogazione di contributi agli enti locali per l’attuazione del programma”. 13 Nell’ambito del circuito regionale umbro la programmazione territoriale integrata costituisce non solo un riferimento istituzionale ma anche un vero e proprio “metodo di lavoro” che vede la partecipazione attiva della Regione quale ente capofila con compiti di indirizzo e di programmazione in materia di interventi rivolti agli extracomunitari immigrati; del Comune quale ente titolare di compiti di gestione ed erogazione dei servizi; del mondo privato sociale, delle organizzazioni di volontariato (in particolare dell’associazionismo cattolico) ecc.. La programmazione territoriale integrata si caratterizza per l’integrazione tra politiche sociali e politiche sanitarie. A tale riguardo, il territorio regionale è stato suddiviso in 12 Ambiti territoriali coincidenti con i Distretti sanitari. Gli Ambiti territoriali rappresentano, dunque, la sede di raccordo e di concertazione tra la Regione e il Comune per quanto concerne la fase di attuazione e di verifica degli indirizzi della programmazione regionale sul territorio. 28 All’interno di ogni Ambito è prevista la costituzione di un gruppo di progetto territoriale che è coordinato dal Comune capofila ed è composto da tecnici del settore, rappresentanti degli enti locali e del privato sociale. Per ogni ambito viene predisposto un Piano Territoriale consistente in alcuni progetti da realizzare attraverso un accordo di programma tra gli Enti locali e la Regione. Una parte, pari al 20% delle risorse viene destinata a progetti sovra Ambito; l’80% viene, invece, suddivisa tra i suddetti 12 Ambiti territoriali. Per quanto riguarda i settori di intervento questi vengono individuati in: - servizi per l’integrazione, rivolti alla generalità degli immigrati ed in particolare ai nuclei familiari in condizione di stabile presenza sul territorio; - servizi volti alla prevenzione e al contrasto sei fenomeni di marginalità e al recupero della devianza; - servizi rivolti a facilitare l’interazione tra gli autoctoni e gli immigrati. Infine, con delibera della Giunta regionale n. 1291 del 19 settembre 2003, è stato approvato il Programma annuale 2003 recante “Interventi in materia di immigrazione ai sensi della LR n. 18 del 1990”, finanziato dalla Regione con un importo pari a 438.988 euro, che prevede 73 progetti raggruppati nelle seguenti tipologie di interventi: - attività di educazione interculturale; - tutela del patrimonio culturale di origine; - informazione, ricerca, documentazione sull’immigrazione, iniziative sociali, culturali ricreative; - diritto alla salute, assistenza sociale. Come è stato osservato (Vestrelli, 2002), l’Umbria appare contraddistinta da un forte “senso di appartenenza ad un’unica comunità regionale” in cui si ritrovano “coesione tra vecchi e nuovi cittadini, rispetto delle differenze e pari opportunità, nella uguaglianza di diritti e doveri: sono questi, in definitiva, gli elementi fondamentali di una corretta strategia di inclusione chiaramente enunciati nella programmazione regionale”. 29 Allegato 1 L’art. 19 della legge Bossi-Fini Si riporta, di seguito, il testo dell’art. 19 della legge Bossi-Fini, che sostituisce l’art. 23 del d.lgs. n. 286/1998. L. 189/2002 - Art. 19 (Titoli di prelazione) 1. L’articolo 23 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 è sostituito dal seguente: «Art. 23. - (Titoli di prelazione) – 1. Nell’ambito di programmi approvati, anche su proposta delle regioni e delle province autonome, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e realizzati anche in collaborazione con le regioni, le province autonome e altri enti locali, organizzazioni nazionali degli imprenditori e datori di lavoro e dei lavoratori, nonchè organismi internazionali finalizzati al trasferimento dei lavoratori stranieri in Italia ed al loro inserimento nei settori produttivi del Paese, enti ed associazioni operanti nel settore dell’immigrazione da almeno tre anni, possono essere previste attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine. 2. L’attività di cui al comma 1 è finalizzata: a) all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all’interno dello Stato; b) all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani che operano all’interno dei Paesi di origine; c) allo sviluppo delle attività produttive o imprenditoriali autonome nei Paesi di origine. 3. Gli stranieri che abbiano partecipato alle attività di cui al comma 1 sono preferiti nei settori di impiego ai quali le attività si riferiscono ai fini della chiamata al lavoro di cui all’articolo 22, commi 3, 4 e 5, secondo le modalità previste nel regolamento di attuazione del presente testo unico. 4. Il regolamento di attuazione del presente testo unico prevede agevolazioni di impiego per i lavoratori autonomi stranieri che abbiano seguito i corsi di cui al comma 1». 30 Allegato 2 L’applicazione dell’art. 19: lo schema di regolamento governativo L’attuale iter della legge Bossi-Fini attende l’emanazione del regolamento che dovrà dare attuazione alle disposizioni contenute nella stessa. L’articolo 34 della legge 30 luglio 2002, n. 189 prevede, infatti, l’emanazione, entro sei mesi dalla sua pubblicazione, delle norme di attuazione e integrazione, nonché la revisione ed armonizzazione delle disposizioni contenute nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394. Il Governo ha provveduto ad approvare in data 27 giugno 2003, uno schema di regolamento recante modifica ed integrazione al dpr del 31 agosto 1999, n. 394 in materia di immigrazione che è stato successivamente sottoposto all’esame della Conferenza Stato - Regioni Autonomie locali. La bozza del relativo regolamento attuativo è oggetto, al momento in cui si scrive, dell’esame del Consiglio di Stato. Grazie ad un interessante colloquio con il Direttore della Direzione generale per l’immigrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Giuseppe Maria Silveri, è stato possibile ricavare alcune considerazione sulla bozza di cui sopra e sulle opportunità offerte dall’art. 19 della legge Bossi-Fini: - nella bozza, si valorizza soprattutto l’aspetto relativo al diritto di prelazione riconoscibile a coloro che abbiano partecipato ad attività di istruzione e formazione nei rispettivi paesi d’origine. Tali soggetti, iscritti in una lista speciale istituita presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, godrebbero di una corsia preferenziale ai fini dell’inserimento lavorativo in Italia e dunque di un significativo alleggerimento del sistema delle quote nei loro confronti. Ciò vuol dire che l’ingresso nel nostro paese esulerebbe in questi casi dal sistema delle quote suddetto, vedendosi subordinato unicamente all’esistenza di imprese disposte ad assumere i soggetti già formati o preformati nei loro paesi di provenienza (imprese che non devono essere individuate necessariamente fin dall’inizio, anche se ciò sarebbe ovviamente preferibile). - l’articolo 19, che sostituisce l’articolo 23 della precedente normativa sull’immigrazione (relativo all’istituto delle “sponsorizzazioni”), rappresenta un aspetto trainante della BossiFini. La sua finalità consiste principalmente nell’assicurare una regolarizzazione dei flussi migratori verso l’Italia, promuovendo al contempo la predisposizione di percorsi atti ad agevolare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro immigrato; 31 - gli interventi in questione, alquanto impegnativi da realizzare (sia in termini organizzativi che economico-finanziari), sono attivabili tramite progetti assoggettati al vaglio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che assieme al Ministero dell’istruzione sta varando un Decreto Interministeriale contenente i criteri di valutazione cui dovranno uniformarsi questi stessi progetti per essere approvati; - il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta implementando l’attuale rete di relazioni internazionali tra l’Italia e diversi paesi stranieri, tra cui l’Egitto (con il quale è già stato sottoscritto un Memorandum), la Tunisia e la Repubblica Moldava (coi quali sono già in atto Accordi bilaterali), il Marocco, la Romania ed anche lo Sry-Lanka (con cui si sta lavorando, in particolare, al fine di predisporre percorsi di selezione e preformazione in loco di personale da impiegare in Italia nell’ambito del settore dell’assistenza domiciliare). Di seguito è riportato l’articolo contenuto nello schema di regolamento del Governo che dovrebbe dare attuazione alle disposizioni contenute nell’art. 19 della legge Bossi-Fini. Schema di Regolamento di attuazione proposto dal Governo (Modifiche al DPR n. 394/1999) Articolo 29 (Titoli di prelazione) L'articolo 34 del dpr n. 394 del 1999 è sostituito dal seguente: Art.34. - (Titoli di prelazione) 1. Con decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono fissate le modalità di predisposizione e di svolgimento dei programmi di cui all'articolo 23, comma 1, del testo unico e sono stabiliti i criteri per la loro valutazione. I programmi di formazione e di istruzione, da effettuarsi nel paese di origine, sono presentati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, sentito il Ministero degli affari esteri, procede all'istruttoria e, congiuntamente con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, provvede alla relativa valutazione e all'eventuale approvazione. 2. I lavoratori in possesso di specifica qualificazione professionale acquisita nell' ambito dei predetti programmi sono inseriti in apposite liste istituite presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali -Servizio problemi lavoratori immigrati. 3. Le liste di cui al comma 2, distinte per paesi di origine, constano di un elenco di nominativi contenente il Paese di origine, le complete generalità, la qualifica professionale, il grado di conoscenza della lingua italiana, il tipo di rapporto di lavoro preferito, stagionale, a tempo determinato o indeterminato, nonché l'indicazione del programma formativo svolto e del rispettivo settore di impiego di destinazione. ------- segue 32 4. I dati inseriti in tali liste sono posti a disposizione, tramite il sistema informativo delle Direzioni provinciali del lavoro, dei datori di lavoro, che possono procedere con la richiesta di nulla osta al lavoro ai sensi dell'articolo 22, commi 3, 4 e 5, del testo unico, oppure nei casi in cui abbiano conoscenza diretta degli stranieri, con la richiesta nominativa di nulla osta di cui all' articolo 22, comma 2, del testo unico. Il nulla osta al lavoro per tali lavoratori è rilasciato senza il preventivo espletamento degli adempimenti previsti dall'articolo 22, comma 4, del testo unico. 5. I lavoratori inseriti nell’elenco hanno un diritto di priorità rispetto ai cittadini del loro stesso Paese, secondo l’ordine di iscrizione nelle liste, ai fini della chiamata numerica di cui all’articolo 22, comma 3, del testo unico. 6. Nel caso di richieste numeriche di nulla osta per lavoro stagionale, tale diritto di priorità opera esclusivamente rispetto ai lavoratori che non ritrovano nella condizione prevista dall' articolo 24, comma 4, del testo unico. 7. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di cui all' articolo 3, comma 4, del testo unico, è riservata una quota di ingressi per lavoro subordinato non stagionale ai lavoratori inseriti nell' elenco che abbiano partecipato all' attività formativa nei paesi di origine, anche sulla base delle indicazioni fornite dalle regioni, ai sensi dell'articolo 21, comma 4-ter, del testo unico. Qualora si verifichino residui nell'utilizzo della quota riservata, trascorsi nove mesi dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, la stessa rientra nella disponibilità della quota di lavoro subordinato. 8. Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri può prevedere che, in caso di esaurimento della quota riservata prevista al comma 7, siano ammessi ulteriori ingressi, sulla base di effettive richieste di lavoratori formati ai sensi dell' articolo 23 del testo unico. 9. Ai partecipanti ai corsi di formazione destinati ai lavoratori autonomi stranieri, inseriti in appositi elenchi, è riservata, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di cui all'articolo 3, comma 4, del testo unico, una quota stabilita a livello nazionale.". 33 Parte seconda LAVORO E FORMAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN UMBRIA 2. L’INSERIMENTO LAVORATIVO DEGLI IMMIGRATI 2.1 Introduzione In questo capitolo analizzeremo l’inserimento lavorativo degli immigrati in Italia e in Umbria, per capire che tipo di incidenza ha la manodopera extracomunitaria nel mercato del lavoro, quali sono i settori in cui il fabbisogno è più alto e come si caratterizzano i diversi gruppi nazionali di provenienza. Abbiamo ritenuto opportuno suddividere l’analisi per fonti di dati. Inizialmente, prenderemo in considerazione le informazioni provenienti dal Dossier Statistico della Caritas del 2003 (Caritas, 2003), poi i dati dei Centri per l’Impiego umbri rielaborati dall’Agenzia Umbria Lavoro (AUL, 2004). Infine, sono state estratte alcune considerazioni sull’inserimento lavorativo degli immigrati contenute nell’indagine condotta dall’Irres/Aur nel 2001 (Marini, 2004)1. Desideriamo sottolineare che, in questa sede, non interessa, se non in maniera indiretta, l’esatta composizione numerica della manodopera immigrata in Umbria: ciò che ci sembra più importante è, invece, avere un quadro di sfondo che permetta di delineare le linee generali dell’inserimento lavorativo dei cittadini extracomunitari e le tendenze in riferimento alle caratteristiche del “lavoro immigrato”. 2.2 I dati del Dossier Caritas Il Dossier Caritas rappresenta una delle fonti più attendibili e autorevoli per analizzare il fenomeno immigratorio in Italia. In questo paragrafo prenderemo in considerazione i dati contenuti in tale indagine che fanno riferimento all’inserimento lavorativo degli immigrati (Caritas, 2003). 1 Per una descrizione delle fonti dei dati, vedi ogni singolo paragrafo. 37 2.2.1 Soggiornanti e forza lavoro Gli stranieri soggiornanti in Italia, al 21.12.2002, erano poco più di un milione e mezzo2. Tra questi, circa la metà è da considerare “forza lavoro”: in base ai dati del Ministero dell’interno, infatti, sono 834.478 gli stranieri occupati e in cerca di occupazione nell’intero paese, pari al 55,2% del totale (Tab. 1). L’81,8% è impegnato nel lavoro subordinato, il 13% in quello autonomo, mentre la quota di disoccupati è pari al 5,2%3. In Umbria, queste percentuali sono leggermente differenti. Sui 30.965 soggiornanti, le forze lavoro costituiscono il 52,1% (circa 3 punti percentuali in meno rispetto al dato nazionale). Tra di essi, coloro che lavorano come subordinati rappresentano l’86,6%, mentre i lavoratori autonomi sono il 7,9%. Ciò vuol dire che nella nostra regione gli stranieri tendono ad essere occupati di più come lavoratori dipendenti, e, conseguentemente, di meno come autonomi. E’ praticamente equivalente, invece, la percentuale dei senza lavoro (5,5%). A ben vedere, si registrano delle sostanziali differenze tra le due province umbre: in quella di Perugia, è più alta la percentuale di forza lavoro (54,1% contro 42,4% della provincia di Terni); in quella di Terni, è più basso il valore relativo ai senza lavoro (3,0% contro 5,9% della provincia di Perugia). Ciò vuol dire, in prima battuta, che la provincia di Terni dispone, percentualmente, di una minore forza lavoro immigrata rispetto ai soggiornanti; tuttavia, da questi pochi dati sembrerebbe che l’immigrato che decide di trovare un’occupazione abbia più chance a Terni rispetto a Perugia, visto che il tasso dei senza lavoro è più basso. 2 Bisogna considerare che in questa cifra non sono compresi i nuovi permessi sfuggiti alla registrazione del Ministero dell’interno (stimati dalla Caritas in circa 82.000), i minori non registrati nell’Archivio di soggiorno in quanto riportati sul permesso di soggiorno dei genitori (230.000), i nati stranieri in Italia nel 2002 più i minori venuti a carico di un familiare e non conteggiati tra i permessi (45.000) e gli immigrati che hanno presentato istanza di regolarizzazione (600.000). Se sommiamo questi valori (che rappresentano, lo ricordiamo, delle stime) ai soggiornanti regolarmente in Italia, si arriva ad un cifra che si avvicina di molto ai 2 milioni e mezzo (Caritas 2003, p. 100). 3 “Questo valore ridimensiona radicalmente il pregiudizio, fortunatamente sottoposto a revisione negli ultimi anni, secondo il quale sarebbe senza lavoro in Italia un esagerato numero di stranieri. Il loro tasso di disoccupazione è più basso di 4 punti percentuali rispetto a quello riguardante gli italiani e se si tiene anche conto delle numerose persone costrette a lavorare in nero e di quelle che la regolarizzazione ha fatto emergere, appare l’inconsistenza di chi equipara la posizione degli immigrati a quella di persone senza lavoro” (Caritas 2003, p. 252). Il calcolo dei disoccupati stranieri è stato effettuato nello stesso modo in cui viene elaborato quelli degli italiani: “come il tasso dei disoccupati italiani va rapportato alle forze lavoro e non alla generalità della popolazione residente, così anche il numero dei disoccupati immigrati va calcolato sul numero dei cittadini stranieri autorizzati a svolgere un’attività lavorativa” (ibidem). Tuttavia, va considerato che “la definizione delle forze lavoro immigrate e dei disoccupati immigrati, a differenza dei criteri seguiti dall’ISTAT per la generalità dei lavoratori [...], è fondata su criteri prettamente giuridici: sono forze lavoro i cittadini stranieri titolari di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro o ad esso assimilabile [...]. Anche la definizione di disoccupati per gli immigrati è prettamente giuridica perché sono tali quelli che sono registrati dalle questure in attesa di occupazione (e questi sono la parte più consistente dei disoccupati immigrati), quelli iscritti alle liste di collocamento e quei pochi che sono in attesa di perfezionamento della loro pratica lavorativa” (ibidem). 38 Tab.1 - Soggiornanti e forza lavoro (2003) Soggiornanti Forza lavoro % forza lavoro sui soggiornanti Suddivisione forza lavoro: Lavoro subordinato % su forza lavoro Lavoro autonomo % su forza lavoro Senza lavoro % su forza lavoro Perugia 25.611 13.862 54,1 Terni 5.354 2.268 42,4 Umbria 30.965 16.130 52,1 Italia 1.512.324 834.478 55,2 11.935 86,1 1.105 8,0 822 5,9 2.028 89,4 171 7,5 69 3,0 13.963 86,6 1.276 7,9 891 5,5 682.474 81,8 106.615 13,0 43.116 5,2 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/Ministero dell’Interno 2.2.2 L’incidenza delle assunzioni di immigrati per aree territoriali e per settori In base ai dati forniti dall’INAIL4 e rielaborati dalla Caritas, in Italia, nel 2002, è avvenuta circa un’assunzione di immigrati ogni 10 assunzioni in totale (11,5%) (Tab. 2). Rispetto al 2001, tale valore è cresciuto dell’1,6%, a dimostrazione della sempre più consistente presenza degli stranieri nel mercato del lavoro italiano. L’area territoriale maggiormente interessata dal fenomeno è il Nord Est, dove ben il 17,7% delle assunzioni riguarda un lavoratore extracomunitario. Segue il Nord Ovest (14,0%), il Centro (10,2%) e, ben distaccati, il Sud (4,0%) e le Isole (3,8%). In tutte le aree territoriali si è registrato un aumento rispetto all’anno precedente, meno consistente al Sud e nelle Isole. Ma il dato che spicca di più è certamente quello relativo all’Umbria, dove la percentuale di assunzioni di extracomunitari è pari al 16,6% del totale, valore molto vicino a quello del Nord Est e addirittura superiore, seppure di poco, a quello del Veneto (15,9%) e dell’Emilia-Romagna (14,8%). Anzi, la nostra regione presenta il terzo valore più alto, dietro il Trentino Alto Adige (30,2%) e il Friuli-Venezia-Giulia (18,4%). 4 “Dal 16 marzo è stato creato un nuovo archivio dell’INAIL, denominato “Denuncia Nominativa Assicurati”, i cui dati vengono desunti dai codici fiscali dei lavoratori e delle aziende in occasione di ogni assunzione e cessazione dei rapporti di lavoro avvenuti nel corso dell’anno [...]. Si tratta di un archivio caratterizzato da una maggiore precisione rispetto ai dati in precedenza raccolti dagli Uffici di collocamento. L’archivio, infatti, riguarda circa il 90% dei nuovi rapporti di lavoro, ad esclusione di quelli interinali; si stima, inoltre, che circa il 10% delle denunce dei datori di lavoro sia soggetta ad errori. Questa nuova fonte, grazie anche alla sensibilità dimostrata dai suoi gestori per rispondere alle esigenze conoscitive, aiuta a colmare le carenze che negli ultimi tempi hanno caratterizzato l’approccio al mercato occupazionale, con particolare riferimento alle forze di lavoro immigrate” (Caritas 2003, p. 255). Un pregio considerevole dell’archivio INAIL “consiste nel procedere ad una statisticazione quasi in tempo reale [...], per cui è possibile riflettere sui dati recenti, rendendosi conto dell’andamento congiunturale” (ivi, p. 256). 39 Le 13.339 assunzioni di stranieri registrate dall’INAIL in Umbria nel 2002 rappresentano ovviamente una parte poco consistente, se rapportata alle circa 600.000 assunzioni dell’intero territorio nazionale (il 2,2%); ma, in Umbria, stando ai dati a nostra disposizione, la manodopera immigrata incide di più rispetto a molte altre aree territoriali del nostro paese. Tab. 2 - Incidenza dei lavoratori extracomunitari sul totale delle assunzioni per area territoriale - valori percentuali (2001 e 2002) Aree Territoriali Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Umbria Italia 2001 11,6 15,2 9,5 3,7 3,7 nd 9,9 2002 14,0 17,7 10,2 4,0 3,8 16,2 11,5 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL La maggior parte delle assunzioni di lavoratori extracomunitari avviene comunque, come visto, al Nord: il 31,2% del totale italiano nel Nord Ovest e il 37,8% nel Nord Est (Tab. 3). Ciò vuol dire che circa 7 assunzioni su 10 di immigrati avvengono nel Nord Italia. Nel Centro, la quota è pari al 20,5%, mentre il restante 10% è suddiviso tra Sud (7,7%) e Isole (2,8%). E’ da notare che quasi la metà dei lavoratori immigrati nel settore agricolo è stato assunto, nel 2002, nel Nord Est (54,0%), mentre solo il 9,8% nel Nord Ovest. Fatta salva la quota delle assunzioni avvenute in un settore “non determinato”5, quelle che riguardano i lavoratori extracomunitari sono, rispetto ai dati relativi a tutti gli assunti per settore, maggiormente concentrate nell’agricoltura (13,8% contro 11,3%) e nell’industria (26,4% contro 22,9%) (Tab. 4). Nei servizi, invece, sono più basse, percentualmente, rispetto a quanto avviene per il totale del settore (39,2% contro 47,7%). 5 “Un quinto delle assunzioni avviene in settori non specificati e questo unicamente a causa delle carenze intervenute nell’effettuazione delle denunce” (Caritas 2003, p. 265) 40 Tab. 3 - Assunzioni di lavoratori extracomunitari per aree territoriali - valori percentuali (2002) Aree territoriali Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Italia Tutti i settori Agricoltura Industria 31,2 37,8 20,5 7,7 2,8 100 9,8 54,0 14,1 13,8 8,6 100 32,7 38,3 20,4 7,2 1,4 100 Servizi Non determinato 33,6 36,6 22,0 5,9 1,9 100 45,0 21,8 23,4 7,6 2,2 100 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL Tab. 4 - Assunzioni per settori - valori percentuali (2002) Settori Agricoltura Industria Servizi Non determinato Totale Tutti i lavoratori 11,3 22,9 47,7 18,1 100 Lavoratori extracomunitari 13,8 26,4 39,2 20,6 100 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL Più nello specifico (Tab. 5 e Graff. 1 e 2), possiamo notare che i settori dove sono maggiormente impiegati i lavoratori extracomunitari sono, per quanto riguarda i servizi, quello alberghiero (16,6%) e ristorativo (8,4%)6, mentre, nell’industria, quello delle costruzioni (9,6%). I dati relativi all’Umbria sono leggermente differenti rispetto a quelli nazionali: la percentuale degli assunti nei servizi è equivalente (38,2% contro 39,2%), mentre sono più alti i valori relativi al settore agricolo (22,8% contro 13,8%) e all’industria (30,6% contro 26,4%). Tuttavia, un confronto diretto tra la realtà regionale e quella nazionale sembra poco corretto, in quanto è notevolmente inferiore al valore nazionale la quota umbra di assunzioni di lavoratori extracomunitari in settori “non determinati” (8,4% contro 20,6%). Questa discrepanza potrebbe cioè compromettere il raffronto tra le due realtà. In ogni caso, anche in Umbria le assunzioni di immigrati sono più concentrate nel settore alberghiero (19,5% contro 16,6%) e nell’industria delle costruzioni (13,4% contro 9,6). Un po’ meno, invece, rispetto al dato nazionale, nel settore ristorativo (4,5% contro 8,4%). 6 “Se per le assunzioni per le quali non è stato possibile determinare il ramo lavorativo la ripartizione fosse simile a quella registrata [...] gli alberghi e i ristoranti raggiungerebbero la quota di un terzo di tutte le assunzioni” (Caritas 2003, p. 265). 41 Tab. 5 - Assunzioni di lavoratori extracomunitari per settori - valori percentuali (2002) Settori Agricoltura Industria di cui Costr. Metalli Alimentare Tessile Altre Servizi di cui: Alberghi Ristoranti Att. Imm. Comm. Serv. Pubb. Non det. Totale Umbria 22,8 30,6 Italia 13,8 26,4 13,4 3,6 3,4 1,9 8,2 38,2 9,6 3,9 2,4 2,3 8,2 39,2 19,5 4,5 5,9 2,3 6 8,4 100 16,6 8,4 5,2 2,3 6,8 20,6 100 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL Graf. 1 - Assunzioni di lavoratori extracomunitari per settori - Italia (2002) Non determinato 21% Agricoltura 14% Industria 26% Servizi 39% Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL 42 Graf. 2 - Assunzioni di lavoratori extracomunitari per settori - Umbria (2002) Non determinato 8% Agricoltura 23% Servizi 38% Industria 31% Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL Per quanto riguarda l’incidenza delle assunzioni di extracomunitari nei singoli settori produttivi, è possibile raggruppare in tre aree, per tutto il territorio nazionale, i settori a seconda del fabbisogno (Tab. 6) (Caritas 2003, p. 266). Un’incidenza molto alta (oltre 15 assunzioni su 100) si registra in diversi rami dell’industria (soprattutto conciaria). Alto è il fabbisogno nell’agrindustria, nelle costruzioni e nei trasporti. Un’incidenza media, invece, si riscontra in altri rami dell’industria e in attività di commercio. Tab. 6 - Incidenza dei lavoratori extracomunitari sulle assunzioni per settori - valori percentuali - Italia (2002) Molto Alta i. conciaria i. tessile i. metalli i. gomma i. legno i. trasformazione % 22,8 17,7 17,0 16,9 16,7 15,0 Alta agrindustria costruzioni trasporti i. mezzi di trasporto i. meccanica att. immob/pulizie % 14,1 13,7 12,7 12,3 11,6 10,8 Media i. alimentare estr.minerali i. carta i. chimica i. elettrica commercio/rip.auto % 8,8 7,7 7,6 7,5 7,4 7,4 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL 43 2.2.3 Le differenze per gruppi nazionali di provenienza Per avere informazioni circa il grado di accesso al mercato occupazionale per nazionalità, nel Dossier Caritas viene fatto il raffronto tra la quota di soggiornanti (al 31.12.2001) e quella delle assunzioni (nel 2002). Bisogna premettere, tuttavia, che i difetti di registrazione presso l’INAIL consentono di ripartire per nazionalità solo 497.415 sulle 659.000 totali. Occorrerebbe dunque “maggiorare i numeri di circa il 25% per pervenire alla dimensione effettiva del fenomeno” (Caritas 2003, p. 276). In totale, si sono verificate 40,1 assunzioni ogni 100 soggiornanti (cioè una ogni 2,4 soggiornanti) (Graf. 3): “il rapporto è tutt’altro che sfavorevole, se si tiene conto che una buona parte degli immigrati si trova già al lavoro e che l’offerta dei posti riguarda solo quanti sono rimasti disoccupati o si inseriscono per la prima volta nel mercato occupazionale” (Caritas 2003, p. 277). I continenti che fanno registrare le percentuali più alte sono l’Europa (50,8%: considerando che coloro che provengono dall’Unione Europea non sono calcolati, questa percentuale è da attribuire quasi interamente all’Europa dell’Est), l’America (40,4%, ma il valore della sola America Latina è pari al 51,6%) e l’Africa (39,5%, con percentuali più alte per la parte settentrionale, occidentale e meridionale). Più basso il tasso dell’Asia (28,8%). Nella Tabella 7 sono raggruppate le singole nazionalità a seconda dell’accesso al mercato occupazionale. Le percentuali più alte si registrano per molti paesi dell’Est Europeo (soprattutto Romania, 59,9%, Polonia, 55,7%, e Iugoslavia, 50,9%), dell’Africa (Senegal, 49,1%) e dell’America Latina (dove spicca il dato dell’Ecuador, pari all’85,9%). E’ interessante anche analizzare la durata dei contratti per nazionalità (Tab. 8). Circa 6 contratti su 10, per la generalità degli immigrati assunti in Italia nel 2002, sono “di lunga durata” (più di 12 mesi). Circa 3 su 10, invece, hanno una durata “media” (tra 6 e 12 mesi), mentre circa 1 su 10 ha una durata “breve” (da 1 a 6 mesi). Gli extracomunitari che sono stati occupati in maniera, per così dire, più stabile, sono quelli provenienti dalla Jugoslavia e dall’Albania (rispettivamente 68,9% e 67,1% di contratti con durata maggiore di un anno) tra le nazioni europee, Ghana (71,6%) per l’Africa, Venezuela e USA (69,9% e 68,8%) per l’America e Pakistan e Bangladesh (67,3% e 66,1%) per l’Asia. Da notare anche l’alta percentuale di tunisini, algerini e senegalesi assunti con brevi contratti, fenomeno probabilmente legato al lavoro stagionale. 44 Graf. 3 - Assunzioni di lavoratori extracomunitari ogni 100 soggiornanti per provenienza - Italia (2002) T otale 40,1 America 40,4 America Latina 21,6 America Nord 13,2 Asia 28,8 Asia Orientale 27,1 Asia Cen. Mer. 33,1 Asia M. Or. 17,8 Africa 39,5 Africa Mer. 42,6 Africa Or. 27,1 Africa Occ. 40,8 Africa Sett. 40,2 Europa* 50,8 Europa Cen. Ori. 47,9 0 10 20 30 40 50 60 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL 45 Tab. 7 – Accesso alle assunzioni per provenienza degli stranieri - Italia (2002) Accesso alto: oltre 40 assunzioni per 100 soggiornanti Albania Algeria Bulgaria Ecuador Egitto Iugoslavia Polonia Romania Senegal Svizzera Tunisia Ucraina Accesso medio: tra 30 e 40 assunzioni per 100 soggiornanti Bangladesh Brasile Cina Colombia Cuba Ghana India Macedonia Marocco Nigeria Pakistan Perù Accesso basso: meno di 30 assunzioni per 100 soggiornanti Bosnia Croazia Filippine Russia Sri Lanka Usa Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL Tab. 8 - Durata dei contratti di assunzione dei lavoratori extracomunitari per provenienza - Italia - valori percentuali (2002) Nazioni Europa Albania Jugoslavia Polonia Romania Africa Algeria Egitto Ghana Marocco Nigeria Senegal Tunisia America Argentina Brasile Ecuador Perù Venezuela Dominicana USA Asia Bangladesh Cina Filippine India Pakistan Sri Lanka Totale extracomunitari 1-6 mesi 7-12 mesi Più di 12 mesi 8,4 7,8 8,9 7,0 22,5 23,3 32,5 33,8 67,1 68,9 58,6 59,2 9,3 5,8 5,3 8,7 8,1 8,1 16,1 28,7 36,5 23,1 27,9 27,2 27,2 28,2 61,9 57,7 71,6 63,4 64,6 64,6 55,7 10,2 8,4 5,0 6,3 7,9 8,1 7,9 29,4 29,4 53,6 34,3 22,2 30,7 23,2 60,2 62,2 41,4 59,4 69,9 61,2 68,8 5,4 6,8 4,5 7,7 6,9 5,4 8,0 28,5 33,4 33,4 29,2 25,8 30,7 28,7 66,1 59,8 62,1 63,1 67,3 63,9 61,9 Fonte: nostra elaborazione da Caritas 2003/INAIL 46 2.3 I dati dei Centri per l’Impiego Un’altra fonte assai interessante per meglio comprendere l’inserimento lavorativo degli immigrati è rappresentata dai dati sugli avviamenti al lavoro in Umbria dei Centri per l’Impiego, rielaborati dall’Agenzia Umbria Lavoro (AUL, 2004). E’ bene precisare che si tratta di dati riferiti alla “domanda espressa dalle aziende presenti sul territorio regionale e soddisfatta ricorrendo o a manodopera residente o a manodopera da fuori regione” (AUL 2002, p. 6). Le informazioni raccolte, quindi non consentono di “sapere se e quanta parte della domanda non abbia trovato corrispondenza nell’offerta disponibile. Per questo motivo, i dati sugli avviamenti per professione ci dicono quali sono state le categorie professionali che hanno fatto registrare il maggior numero di ingressi nell’area dell’occupazione e non quali sono state le categorie professionali più richieste” (ibidem)7. In questo paragrafo, chiaramente, faremo riferimento ai soli dati che riguardano la manodopera immigrata8. 2.3.1 Gli iscritti al collocamento e gli avviamenti al lavoro I cittadini extracomunitari iscritti al collocamento, in Umbria, nel 2002 sono per il 71,2% disoccupati e per il restante 28,8% in cerca di prima occupazione (Tab. 9). La maggioranza è iscritta da oltre un anno (60,7%), ha più di 30 anni (65,2%) e non possiede alcun titolo di studio (82,9%). Per quanto riguarda gli avviati al lavoro, le caratteristiche sono più o meno le stesse (Tab. 10): iscrizione da oltre un anno (44,9%, ma è consistente anche la quota di coloro che sono iscritti da meno di 3 mesi - il 36,3%), età superiore ai 30 anni (61,7%) e mancanza di titolo di studio (88,4%). La stragrande maggioranza degli avviamenti riguarda operai generici (82%), e, in misura nettamente minore, operai qualificati (9,4%) e apprendisti (6,6%). Quanto alla tipologia contrattuale, quella prevalente è a tempo determinato (64,9%). Poco più del 40% degli avviati proviene da due soli paesi, il Marocco (22,7%) e l’Albania (21,1%) (Graf. 4). A seguire, Romania (8,8%), Macedonia (7,7%) e Tunisia (5,4%). 7 In ogni caso, “la numerosità delle informazioni raccolte dai Centri, la loro capillare distribuzione sul territorio, la potenziale disponibilità di dati in tempo reale, rendono [...] evidente che nessun altro tipo di fonte, in particolare nessuna fonte che faccia ricorso ad interviste su base campionaria, può competere né per completezza e tempestività, né per quanto riguarda i costi di raccolta” con tale tipo di dati (AUL 2002, p. 5). 8 In alcuni casi, il riferimento è all’anno 2002, in altri al 2003. 47 Tab. 9 – Caratteristiche dei cittadini extracomunitari iscritti al collocamento - Umbria valori percentuali (2002) Tipologia Disoccupati In cerca di prima occupazione Iscrizione fino a 3 mesi da 3 mesi a 1 anno oltre 1 anno Età meno di 18 anni da 18 a 24 anni da 25 a 29 anni 30 anni ed oltre Titolo di studio nessuno obbligo diploma laurea % 71,2 28,8 11,8 27,5 60,7 2,1 13,4 19,3 65,2 82,9 13,2 2,6 1,3 Fonte: nostra elaborazione da AUL/CPI Tab. 10 - Caratteristiche degli avviamenti al lavoro di cittadini extracomunitari Umbria - valori percentuali (2002) Tipo di avviamento Numerico Nominativo Assunzione diretta Anzianità di iscrizione fino a 3 mesi da 3 mesi a 1 anno oltre 1 anno Classi di età meno di 18 anni da 18 a 24 anni da 25 a 29 anni 30 anni e oltre Titolo di studio Nessuno Obbligo Diploma Laurea Settore attività Agricoltura Industria Altre attività Qualifica Apprendisti Operai generici Operai qualificati Operai specializzati Impiegati 48 % 0,1 88,4 11,5 36,3 18,8 44,9 2,6 17,4 18,4 61,7 88,4 9,7 1,6 0,3 31,8 32,1 36,1 6,6 82 9,4 0,4 1,6 ------- segue Contratti particolari A tempo parziale A tempo determinato Formazione lavoro 8,4 64,9 20 Fonte: nostra elaborazione da AUL/CPI Graf. 4 - Avviamenti al lavoro di cittadini extracomunitari per provenienza - Umbria valori percentuali (2002) 22,7 Marocco 21,1 Albania 8,8 Romania Macedonia 7,7 Tunisia 5,4 4,4 Jugoslavia 3,3 Algeria 2,6 Polonia Perù 1,8 Nigeria 1,7 Bulgaria 1,6 Ecuador 1,2 Costa d'Avorio 1,2 Filippine 1,2 India 1,1 Camerun 1,0 Rep.Dom. 0,9 Ucraina 0,8 Cina 0,8 Moldavia 0,8 Altri paesi 9,8 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 Fonte: nostra elaborazione da AUL/CPI 2.3.2 L’incidenza degli immigrati nelle professioni In Umbria, il 15,2% degli avviamenti totali, nel 2003, riguarda cittadini extracomunitari. E’ interessante analizzare le professioni che hanno un’incidenza di avviamenti di immigrati superiori a questa media (Tab. 11). Il settore occupazionale in cui tale tipo di manodopera è assolutamente preponderante è quello dei collaboratori domestici, dove ben 7 avviamenti su 49 10 riguardano cittadini extracomunitari. Anche tra i lavoratori forestali l’incidenza è molto alta (66,4%). Per il resto, i settori dove più elevato è il fabbisogno di manodopera immigrata sono quelli che richiedono, anch’essi, basse qualifiche professionali: personale per servizi di pulizia, manovali nell’edilizia e nell’industria, facchini, braccianti agricoli, muratori. Oltre la metà degli avviati extracomunitari sono assorbiti come manovali nell’industria e come braccianti agricoli (rispettivamente il 35,5% e il 23,2%) (Graf. 5). Ciò significa, dunque, che oltre un immigrato su due è assunto in questi due settori. Tab. 11 - Settori di attività con una percentuale di avviamenti di lavoratori extracomunitari sul totale degli avviamenti al lavoro superiore alle media regionale Umbria - valori percentuali (2003) Professioni Collaboratori domestici ed assimilati Lavoratori forestali Personale non qualificato nei servizi ricreativi e culturali Addetti non qualif. servizi pulizia in imprese ed enti pubblici Manovali e personale non qualif. dell'edilizia civile Professioni relative a servizi personali Facchini e addetti spostamento merci Braccianti agricoli Pers. qualif. esecutivo nei servizi pulizia imprese e disinfest. Muratori in pietra, mattoni, refrattari Saldatori e tagliatori a fiamma Esercenti ed altri add. prep. cibi in alb. rist. fastfood Altro personale non qualificato nei servizi sanitari Manovali e altro pers. non qualif. industria Biancheristi, ricamatori a mano ed assimilati Media regionale Fonte: nostra elaborazione da AUL/CPI 50 % 71,4 66,4 47,4 38,7 33,2 30 26,5 25,7 23,8 23,7 19,9 19,3 19,1 17,4 15,5 15,2 Graf. 5 - Primi dieci settori di attività dei lavoratori extracomunitari - valori percentuali - Umbria (2003) Manovali e altro pers. non qualif. industria 35,4 23,2 Braccianti agricoli 7,8 Camerieri e assimilati Collaboratori domestici ed assimilati 4,6 Muratori in pietra, mattoni, refrattari 2,7 Manovali e peron. non qual. edilizia civile 2,5 Autisti di taxi, conduttori autom. e furg. 2 Esercenti ed altri add. prep. cibo rist. alb. fastfood 1,6 Lavoratori forestali 1,5 Cuochi in alberghi e ristoranti 1,4 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Fonte: nostra elaborazione da AUL/CPI 2.4 La ricerca dell’Irres/Aur Nel 2001, l’Irres/AUR ha svolto un’indagine campionaria sugli immigrati in Umbria che ha preso in considerazione, tra l’altro, le caratteristiche del processo di inclusione e, in una sua specifica sezione, l’inserimento lavorativo degli immigrati (Marini, 2004)9. Da questa indagine emergono alcuni risultati che, in parte, confermano quanto già detto nei paragrafi precedenti e danno delle indicazioni ulteriori su taluni aspetti che non sono presi in considerazione né nelle statistiche ufficiali né in altre fonti di dati, visto che, ad esempio, nel campione sono compresi anche coloro che non si trovano in regola con il permesso di soggiorno: 9 La ricerca è stata condotta da Lorenza Cipriani, Simona Fazi e Rolando Marini, che l’ha coordinata, attraverso un questionario rivolto a 230 immigrati che vivevano nel territorio della regione da almeno 6 mesi. 51 - quanto alla differenza tra uomini e donne, nell’Indagine Irres/AUR si sottolinea come la condizione professionale dei primi, rispetto a quella delle seconde, sembri caratterizzarsi per un migliore inserimento nel mondo del lavoro e per una maggiore stabilità, visto che tra gli uomini c’è una maggiore incidenza di occupati. Inoltre, la saltuarietà dell’occupazione riguarda maggiormente le donne, mentre la stagionalità si evidenzia invece soprattutto come caratteristica del lavoro maschile; - un fattore importante nell’inserimento lavorativo degli immigrati è costituito dalla durata della permanenza: “una più lunga esperienza di emigrazione consente maggiore inserimento e stabilità nel mercato del lavoro: tra gli immigrati in Umbria da più di cinque anni gli occupati sono il 70%, mentre tra gli immigrati in Umbria da meno di cinque anni gli occupati sono il 56,5%. I disoccupati, specularmente, risultano di più tra i ‘giovani’ di emigrazione: 24% contro 15%” (ivi, p. 70); - riguardo ai settori di inserimento professionale, anche l’Indagine Irres/Aur evidenzia la prevalenza dei servizi domestici, dell’edilizia, dell’assistenza ad anziani e malati e dell’agricoltura come canali preferenziali per l’occupazione degli immigrati (sommando questi quattro settori, si raggiunge quasi il 60% degli intervistati lavoratori). Nei servizi domestici e nell’assistenza lavorano quasi esclusivamente le donne, mentre nell’edilizia e nell’agricoltura si trovano in nettissima prevalenza gli uomini. Tra i lavoratori che non sono in regola con il permesso di soggiorno, l’impiego nei settori domestici, dell’assistenza e dell’agricoltura è maggiormente incidente rispetto ai regolari: è evidente, dunque, “la tendenza dei clandestini-irregolari a ‘nascondersi’ e la tendenza dei datori di lavoro (famiglie e imprese) ad avvalersi di loro solo nei settori a scarsa visibilità e controllabilità” (ivi, p. 72). E’ per questo che “settori come la ristorazione, l’industria e il commercio diventano meno accessibili per gli irregolari, mentre lo sono più (anzi sono settori specialmente aperti a loro) quelli domestici e ‘nascosti’ della collaborazione familiare e dell’assistenza, e talvolta l’agricoltura” (ibidem). - quanto al lavoro nero, “aspetto ‘strutturale’ e questione ‘patologica’ dell’economia umbra, prima e al di là della presenza di lavoratori stranieri, ma forse incentivato dalla disponibilità tipica di molti lavoratori immigrati - ad accettare un lavoro purché sia” (ivi, p. 38), si evidenzia che “le occupazioni formalmente irregolari (che riguardano sia impieghi stabili che saltuari) non sono prevalenti [...], ma coinvolgono soprattutto le donne [...] e sembrano riguardare in special modo i cittadini dell’America Latina e dell’Europa Orientale” (ivi, pp. 72-73); 52 - con riferimento, invece, alla soddisfazione degli immigrati rispetto alla loro situazione lavorativa, dall’Indagine emerge che soltanto il 14% afferma di considerare la propria retribuzione ottima o buona, mentre per il 41,7% è sufficiente e per il 44% insufficiente o assolutamente insufficiente. Da notare che “la soddisfazione cresce con il crescere della retribuzione, ma [...] vi è anche una variabile assolutamente soggettiva, evidentemente come complesso risultato dell’incrocio tra aspettative, tipo di lavoro, guadagno e anche numerosità della famiglia” (ivi, p. 73); - la formazione professionale sembra coinvolgere una quota molto esigua degli immigrati intervistati: solo il 10%, infatti, “ha fatto o sta facendo” corsi di formazione. Dall’Indagine, dunque, due sembrano essere gli ambiti principali in cui si concentrano le principali problematiche del lavoro immigrato in Umbria, sebbene all’interno di un quadro di crescente stabilizzazione: le caratteristiche del lavoro femminile (maggiore incidenza e durata della disoccupazione, più frequenti occupazioni precarie e rapporti di impiego non regolarizzati, retribuzioni più basse, svalutazione delle proprie competenze) e alcuni aspetti di marginalità (difficoltà croniche di inserimento lavorativo, disoccupazione di lunga durata, precarietà come condizione lavorativa normale, impieghi in nero, basse retribuzioni). I sistemi locali economici umbri, in definitiva, “propongono un mix di ‘modelli di impiego’ del lavoro immigrato” per cui troviamo compresenti “il ‘modello dell’industria diffusa’ (in cui l’offerta è rappresentata dalla piccola e media impresa e il lavoro richiesto è tipicamente operaio, maschile e regolare)” e “quello definibile come ‘metropolitano’, sebbene non riguardi soltanto le grandi città (in cui l’offerta è rappresentata da famiglie e imprese terziarie e il lavoro immigrato è in buona parte quello femminile, a partire innanzitutto dalle collaboratrici familiari e dalle assistenti-badanti)” (ivi, p. 72). Questi modelli “sembrano prevalenti, ma non è trascurabile quello ‘delle attività stagionali’, in cui il lavoro immigrato risponde a picchi temporanei di richiesta in agricoltura” (ibidem). In sostanza, “il mercato del lavoro regionale riserva ai lavoratori immigrati determinati segmenti, ovvero delle vere e proprie nicchie: queste costituiscono importanti opportunità di lavoro per i cittadini stranieri, anche se sono caratterizzate da basse qualifiche e quindi non necessitano di elevato grado di istruzione” (ivi, p. 75). Tuttavia, “sembra che, al di là di questo, famiglie e imprese, nel ruolo di datori di lavoro, stiano riservando ad una parte dei lavoratori immigrati le opportunità di 53 lavoro in cui si concentra il massimo di flessibilità e il minimo di diritti, in un incontro decisamente perverso di convenienze” (ibidem). Tab. 15 - Ambiti principali delle problematiche del lavoro immigrato Lavoro femminile 1) Maggiore incidenza della disoccupazione 2) Maggiore durata della disoccupazione 3) Più frequenti occupazioni precarie-saltuarie Marginalità 1) Difficoltà croniche di inserimento lavorativo 2) Disoccupazione di lunga durata 3) Precarietà-saltuarietà come condizione lavorativa normale 4) Occupazioni elettive nei settori della collaborazione 4) Lavori con meno di 12 ore alla settimana domestica e dell’assistenza 5) Più elevata frequenza di rapporti d’impiego non 5) Impieghi in nero regolarizzati (maggiore percentuale di lavoro nero) 6) Maggiore percentuale di lavori con poche ore 6) Retribuzioni mensili al di sotto dei 500 Euro settimanali e di lavori con molte ore settimanali 7) Retribuzioni più basse 8) Maggiore tendenza a riferire l’insoddisfazione per la situazione lavorativa all’inadeguatezza rispetto al titolo di studio o alla qualifica posseduti Fonte: nostra elaborazione da Marini, 2004 54 3. LA FORMAZIONE PER GLI IMMIGRATI GIÀ RESIDENTI IN UMBRIA: UNA PRIMA RICOGNIZIONE 3.1 Introduzione Questo capitolo raccoglie e sintetizza l’attività di rilevazione condotta per esplorare la formazione per gli immigrati già presenti in Umbria. Si è presa in esame, attraverso un apposito questionario e una “scheda-progetti”, la realtà regionale riguardante la formazione dal 2001 (in alcuni casi anche da anni precedenti) al 2004, senza alcuna pretesa di censire tutti i corsi organizzati, puntando l’attenzione sui percorsi formativi rivolti esclusivamente agli immigrati e su quelli che ne hanno visto una larga partecipazione. I soggetti intervistati sono stati selezionati in base alla propria esperienza formativa, privilegiando gli enti di formazione delle associazioni di categoria, dei sindacati, delle cooperative e dando un rilievo particolare alle associazioni che lavorano costantemente con la comunità immigrata presente in Umbria1. A fine capitolo (Allegato 3), si riportano le schede di alcuni dei progetti formativi rivolti esclusivamente agli immigrati e finalizzati all’inserimento lavorativo degli stessi. Si vuole, in tal modo, fornire un sorta di “esempio” per la progettazione di interventi formativi per immigrati nei paesi d’origine, la cui facilitazione è lo scopo dell’intera ricerca, di cui questa esplorazione fa parte. A nostro avviso, infatti, attraverso la lettura, anche parziale, di quanto già messo in campo per gli stranieri già residenti è possibile ricavare utili informazioni relative ai costi da sostenere, ai soggetti da coinvolgere, alle specifiche attività di formazione, ai risultati ottenuti e alle difficoltà incontrate. 3.2 La formazione specifica per immigrati La formazione indirizzata unicamente agli immigrati realizzata nel territorio regionale (in maggioranza nella provincia di Perugia) ha avuto come obiettivo principale l’integrazione dei cittadini extracomunitari nella società umbra ed ha riguardato soprattutto le attività di mediazione culturale, alfabetizzazione linguistica, orientamento giuridico e qualificazione professionale per l’inserimento lavorativo. 1 Tra gli Enti contattati, quattordici hanno organizzato corsi di formazione specifica per immigrati (per un totale di ventiquattro corsi) e/o corsi che hanno registrato una larga partecipazione degli stessi. Gli altri soggetti hanno comunque realizzato corsi con una estesa partecipazione di stranieri tra i beneficiari. 55 Le iniziative realizzate hanno beneficiato delle risorse messe a disposizione sia dal Fondo Sociale Europeo (Obiettivo 3 - Misura B1 “Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati”), sia dal Fondo Nazionale per le politiche migratorie anno 2001 (risorse aggiuntive derivanti da un Accordo di programma tra Regione Umbria e Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’integrazione degli immigrati siglato in data 20.12.2001). Le parti coinvolte nella progettazione e realizzazione dei corsi sono state soggetti appartenenti al pubblico e al privato sociale, interessati alla formazione finalizzata all’integrazione socioculturale e lavorativa dei cittadini stranieri: le associazioni di categoria (CNA; Confartigianato; Confcooperative; Confindustria; Confagricoltura), i sindacati (CGIL, CISL), alcuni Comuni, le Province e soggetti appartenenti al Terzo Settore (Cidis/Alisei e Cooperativa Frontiera Lavoro). Tutte le attività formative rivolte ad immigrati hanno avuto come obiettivo generale, come detto, l’integrazione dei suddetti nella realtà territoriale, partendo dalla concezione paritetica di scambio tra autoctoni ed immigrati di valori culturali per sostenere il diritto alla partecipazione a tutti i livelli. L’integrazione coinvolge, infatti, gli aspetti della società che si riferiscono all’istruzione (individuando nell’istituzione ‘scuola’ lo strumento principe dell’inserimento nella comunità ospitante, anche e soprattutto delle seconde generazioni di immigrati), all’alfabetizzazione socio-linguistica, alla conoscenza dell’apparato giuridico e alla formazione professionale per rispondere ai fabbisogni del mercato del lavoro. Nei corsi esaminati, le differenze tra “obiettivi generali” ed “obiettivi specifici” si sono livellate nel solo obiettivo di un inserimento attivo nella società regionale. E’ da notare che molti dei corsi degli ultimi anni si sono proposti di favorire l’inserimento lavorativo degli immigrati attraverso “servizi integrati” (alfabetizzazione, formazione, sviluppo della funzione di mediazione culturale), mettendo in risalto la necessità di uno scambio costruttivo tra beneficiari diretti dell’esperienza formativa e tessuto socio-lavorativo della regione. In questi corsi si è cercato di sviluppare buone prassi da diffondere ed implementare per permettere un’integrazione che abbia come protagonisti sia gli immigrati, attraverso lo strumento della formazione, che gli autoctoni, attraverso il coinvolgimento del tessuto imprenditoriale e dei servizi di rete che si trovano in Umbria. Gli obiettivi sono stati realizzati attraverso attività teoriche e pratiche. Le ore di aula sono state sempre accompagnate da un periodo di stage o da attività di laboratorio, in modo tale da poter permettere ai beneficiari la piena realizzazione degli obiettivi del percorso di formazione intrapreso. Le lezioni teoriche e pratiche hanno risposto ai bisogni 56 dell’accoglienza (mediazione culturale, alfabetizzazione e orientamento giuridico) e all’esigenze di una specifica formazione professionale. I risultati attesi, stando a quanto espresso dai soggetti contattati, si sono, in linea generale, realizzati: dall’apprendimento della lingua italiana, al recupero scolastico, alla qualificazione professionale fino alla progettazione di azioni di autoimpiego, allo scambio di conoscenze professionali tra autoctoni ed immigrati e alla formazione di operatori dediti al lavoro di orientamento per gli extracomunitari. Le difficoltà che si sono verificate nell’attuazione dei corsi sono state unicamente di tipo pratico-organizzative. La legge n. 189/2002 (legge Bossi-Fini) lega strettamente la possibilità di permanenza in Italia con il possesso di un lavoro regolare, ma l’inserimento professionale si realizza anche grazie all’azione di mediazione culturale, alla conoscenza della lingua italiana e della legislazione del nostro Paese, “passaggi obbligati” senza i quali l’immigrato vede allontanarsi la possibilità che la ricerca di un’occupazione (e quindi anche l’intero progetto migratorio) abbia buon esito. 3.3 La formazione non specifica per immigrati Le attività di formazione professionale, realizzate nel territorio regionale, non specificatamente rivolte ad immigrati che hanno registrato una larga partecipazione di stranieri hanno permesso a molti degli immigrati frequentanti di ottenere una qualificazione professionale. I finanziamenti di tali corsi sono stati ottenuti per lo più tramite il Fondo Sociale Europeo (nel caso di formazione all’interno delle carceri è stata utilizzata la Misura B1), risorse del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e fonti di finanziamento miste (nel caso degli Istituti per l’Istruzione Professionale dei Lavoratori Edili di entrambe le province). Le parti coinvolte nella realizzazione delle attività formative sono stati enti e scuole che lavorano in modo specifico nella formazione professionale ed associazioni del Terzo Settore particolarmente attente al reinserimento socio-lavorativo delle fasce svantaggiate. Sono stati coinvolti anche gli Istituti per l’istruzione professionale dei lavoratori edili di entrambe le province2 e i centri di formazione professionali (CFP). 2 Gli Istituti sono enti paritetici bilaterali di formazione senza scopo di lucro, amministrati dal sindacato costruttori edili FILLEA-CGIL, FILCA-CISL e FENEAL-UIL. Inoltre sono ad essi associate le imprese edili presenti nelle province (nella provincia di Terni ben 700 imprese) e i rispettivi ordini professionali. 57 La partecipazione degli immigrati a tali corsi è indice dell’esigenza di trovare un lavoro immediato che possa garantire loro la permanenza nel nostro Paese. Da notare è anche l’alta percentuale di beneficiari extracomunitari negli interventi realizzati all’interno delle carceri, a dimostrazione di una consistente presenza di stranieri tra i detenuti. Le attività che hanno reso possibile la realizzazione degli obiettivi sono state principalmente di carattere pratico, mirate, cioè, a far ottenere ai beneficiari competenze specifiche in determinati campi (edilizia, restauro, falegnameria, vivaistica, ecc.). L’elevata adesione degli extracomunitari ha portato gli enti erogatori ad ideare misure particolari di attenzione nei loro confronti. In molti casi sono state pensate e realizzate attività di sostegno linguistico, assistenza per la presentazione e il rinnovo dei documenti necessari alla permanenza in Italia e collaborazioni con centri ed associazioni locali che si occupano di immigrati3. I risultati attesi, stando, anche qui, a quanto espresso dai soggetti contattati, si sono, in linea generale, realizzati, a partire dall’ottenimento delle qualifiche professionali specifiche che hanno poi portato ad un inserimento lavorativo che, per quanto concerne i CFP, ha toccato una percentuale dell’80%, mentre per gli Istituti per l’istruzione professionale dei lavoratori edili è arrivato al 50-60%. Gli immigrati coinvolti in queste esperienze formative si sono così inseriti nel mercato del lavoro locale, ed è anche grazie alla loro presenza che molte attività di formazione si sono potute realizzare. Tale possibilità, per gli extracomunitari, si è avuta anche nei corsi all’interno delle carceri. I risultati hanno riguardato l’ottenimento della qualifica professionale, l’inserimento lavorativo a fine pena e la messa in pratica di esperienze di autoimpiego, come la creazione di cooperative di servizi. Le difficoltà riscontrate nei corsi, da parte degli immigrati, hanno riguardato soprattutto la mancata conoscenza della lingua italiana e, in taluni casi, la dispersione degli allievi. Per quanto concerne, invece, i progetti realizzati all’interno delle carceri, la difficoltà più rilevante è stata la scomparsa, una volta finita la pena, di diversi immigrati formati. I corsi di formazione anche non esclusivamente rivolti ad immigrati ma dei quali gli stranieri possono usufruire in quanto residenti rappresentano quindi un’opportunità di inserimento valida e necessaria per quelli che vogliono lavorare nel nostro Paese. Inoltre, tali interventi 3 Un’attenzione particolare agli immigrati è stata rivolta dall’Istituto per l’istruzione professionale dei lavoratori edili della provincia di Terni con sede nella città. Avendo registrato nel corso per “Operaio edile polivalente” una partecipazione immigrata dell’80%, la foresteria, di proprietà dell’Istituto è stata soprattutto impiegata per gli allievi extracomunitari con difficoltà alloggiative. Vista la numerosissima partecipazione di extracomunitari alle proprie attività formative, l’Istituto sta progettando, per il prossimo anno, un corso rivolto esclusivamente ad essi che comprenda anche la costruzione di alloggi destinati loro alla fine della formazione. 58 permettono agli extracomunitari di ottenere una qualifica professionale per loro fondamentale in quanto, in Italia, molto spesso, non sono riconosciuti i titoli e le qualifiche di cui essi sono già in possesso. 59 Enti di appartenenza dei soggetti intervistati - APIFORM (Confapi) - Associazione 8 marzo - Ass. SMILE - Caritas Diocesana - CeSAR - CFP (Narni) - CFP (TR) - CIDIS - CNIPA (Confartigianato) - Consorzio Formativo ITER - Consorzio Futuro - ECIPA (CNA) - ENAIP (Acli) PG - ENAIP (TR) - ENFAP (UIL) - ERAPRA - Frontiera Lavoro - IAL (CISL) - IRECOOP (Confcooperative) - Istituto per l'istruzione professionale dei lavoratori edili della provincia di Perugia - Istituto per l'istruzione professionale dei lavoratori edili della provincia di Terni - Province di Perugia e Terni - SFCU (Sistemi Formativi Confindustria Umbria) 60 Allegato 3 I corsi di formazione rivolti ad immigrati finalizzati all’inserimento lavorativo: schedeprogetto Denominazione progetto Corso di orientamento di base per immigrati Ente organizzatore Cidis Onlus 1. Programma entro cui si inserisce “Azioni di sistema a supporto delle politiche di integrazione sociale e occupazionale di lavoratori immigrati in Italia”. 2. Periodo di realizzazione La formazione in aula dei corsi è stata realizzata nel periodo di seguito riportato: Perugia: 9 giugno 2003 – 4 luglio 2003; Foligno: 16 giugno 2003 – 11 luglio 2003; Terni: 16 giugno 2003 – 11 luglio 2003. Nei mesi di gennaio e febbraio 2004, si sono conclusi, a Perugia e Terni, altri due corsi di orientamento di base per immigrati iniziati nel mese di dicembre 2003 e gennaio 2004 (previsti dallo stesso Programma di interventi), della durata complessiva di 90 ore. Attualmente è in fase di svolgimento la parte di inserimento lavorativo. 3. Costi Corso di orientamento di base - Perugia: € 22.527,41; Corso di orientamento di base Foligno: € 21.085,46; Corso di orientamento di base - Terni: € 21.379,96; Corso di orientamento di base - Perugia, dicembre 2003-febbraio 2004: € 25.720,00; Corso di orientamento di base - Terni, gennaio 2004-febbraio 2004: € 19.592,50 (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). 61 4. Parti coinvolte Cidis Onlus (soggetto attuatore); OIM - Organizzazione Mondiale delle Migrazioni (soggetto committente). 5. Località di intervento Perugia; Terni; Foligno. 6. Beneficiari Ogni corso è stato frequentato mediamente da circa 18 immigrati, di età compresa tra i 20 ed i 40 anni, tra cui le donne hanno rappresentato la parte più numerosa. La maggior parte dei partecipanti proveniva dall’Albania ed è arrivata in Italia a seguito del ricongiungimento familiare o per motivi di lavoro. Ad eccezione di alcuni partecipanti, quasi tutti avevano un livello di studio medio-alto, essendo in possesso di un diploma di scuola superiore e, in alcuni casi, della laurea. Molti immigrati avevano già esperienze lavorative in Italia, avendo svolto occupazioni in maniera occasionale o per brevi periodi nelle aziende locali, oppure come collaboratori/trici domestiche badanti. Si sottolinea che un rilevante gruppo di donne che ha frequentato i corsi di Perugia e Foligno non ha mai svolto un’attività lavorativa in Italia: si tratta di donne arrivate da poco tempo nel nostro Paese o con figli da accudire. 7. Obiettivi I corsi hanno avuto come obiettivo generale quello di formare, nelle varie realtà locali, un gruppo di immigrati, cercando sia di fornire loro gli strumenti conoscitivi necessari per una migliore integrazione nella società di accoglienza, sia di facilitare l’inserimento lavorativo. Gli obiettivi specifici sono stati: - Forinre gli strumenti linguistici, attraverso il modulo di lingua italiana e conoscitivi, per meglio orientarsi nella società di accoglienza, attraverso i moduli di orientamento giuridico, società e cultura italiana, orientamento al lavoro ed orientamento psico-sociale; - Informare i partecipanti al corso sulle opportunità formative e/o occupazionali offerte dal territorio; - Elaborare con ciascun corsista un piano di inserimento lavorativo/formativo individuale; - Garantire un percorso di formazione specifico o l’inserimento occupazionale ai partecipanti. 62 8. Attività I corsi di orientamento, della durata complessiva di 120 ore (i corsi avviati nel mese di dicembre 2003 e gennaio 2004 a Perugia e Terni hanno una durata complessiva di 90 ore), sono stati articolati in 5 moduli: 1) lingua italiana (60 ore); 2) orientamento al lavoro (21 ore); 3) orientamento psico-sociale (15 ore); 4) orientamento giuridico (14 ore); 5) società e cultura italiana (10 ore). Dopo la conclusione del corso di orientamento, Cidis Onlus ha svolto la fase successiva relativa all’inserimento formativo/lavorativo dei corsisti, in collaborazione con i soggetti del mercato del lavoro (Associazioni di categoria; sindacati; agenzie interinali; Centri per l’Impiego; soggetti del terzo settore; aziende locali; esercizi commerciali). Durante questa fase con ogni partecipante è stato elaborato un piano individuale di inserimento lavorativo, in base alle proprie competenze, abilità, esperienze formative e lavorative pregresse ed ognuno è stato aiutato a redigere un curriculum vitae. Si sono svolte azioni di accompagnamento al Centro per l’impiego per un colloquio di orientamento e per consultare le offerte formative e lavorative disponibili. Inoltre, sono state contattate le varie agenzie interinali dove gli immigrati sono stati accompagnati per il colloquio. Infine, sono state incontrate sia le agenzie formative per coloro che erano interessati a frequentare un corso di formazione professionale, sia alcune aziende locali e vari esercizi commerciali per verificare la possibilità di inserimenti lavorativi o di stage/tirocini formativi. 9. Risultati Per quanto riguarda l’attività formativa, per i partecipanti il corso ha rappresentato un’opportunità importante da un lato per accrescere il proprio bagaglio di conoscenze e per avere maggiori certezze circa il proprio status di stranieri, dall’altro per individuare e valutare le opportunità formative e lavorative disponibili nel territorio. La fase relativa all’inserimento lavorativo ha avuto come risultato la collocazione in percorsi formativi e/o lavorativi del 67% dei partecipanti a ciascun corso. Infatti, alcuni dei partecipanti sono stati inseriti in corsi di formazione professionale, altri hanno seguito degli 63 stage in azienda ed altri ancora sono stati assunti da agenzie interinali o da aziende del territorio con contratti stagionali, di apprendistato e di formazione lavoro. 10. Valore aggiunto Il valore aggiunto apportato dal corso è stato quello di permettere all’organismo di sviluppare un nuovo filone di attività importante come quello relativo all’inserimento lavorativo degli immigrati e ha permesso, inoltre, di ampliare contatti e collaborazioni con i soggetti del mercato del lavoro. 11. Difficoltà incontrate Le principali difficoltà sono state incontrate durante la fase di inserimento lavorativo, in quanto le offerte di lavoro disponibili non sempre erano adatte al gruppo di immigrati formato: la maggior parte di loro non era automunita, non aveva mai avuto esperienze di lavoro in Italia o, in molti casi, le esperienze pregresse non corrispondevano ai profili richiesti dal mercato del lavoro. 64 Denominazione progetto Al Karama Ente organizzatore Associazione SMILE 1. Programma entro cui si inserisce POM (Programma Operativo Multiregionale). Si è trattato di un progetto esclusivamente italiano, che ha visto il coinvolgimento del Ministero del lavoro e del Fondo Sociale Europeo (FSE). 2. Periodo di realizzazione 1997/1998: 1 annualità. 3. Costi £ 712.000.000 (vecchio conio). 4. Parti coinvolte Associazione SMILE (soggetto capofila); TamaT – Centro Studi e Ricerche. 5. Località di intervento Umbria, Lazio ed Emilia Romagna. 6. Beneficiari 60 immigrati (20 per ogni Regione coinvolta), provenienti soprattutto dall’Africa e dal Medio Oriente, con un livello di istruzione medio-alto. 7. Obiettivi Si è trattato di un progetto finalizzato alla creazione d’impresa, sia in Italia che all’estero, a seguito della partecipazione ad un percorso formativo mirato all’acquisizione, da parte dei corsisti, di abilità tecnico-operative specificamente rivolte alla realizzazione di un business plan nei settori turistico ed agricolo. 65 8. Attività Il percorso di formazione si è articolato in tre fasi: - attività d’aula; - periodo di stage; - redazione del business plan. 9. Risultati Dei 20 partecipanti per l’Umbria, un solo corsista, proveniente dall’Algeria, ha aperto una pasticceria in Francia, visto che in Italia non è riuscito a trovare i finanziamenti necessari. Quanto agli altri, i business plans da essi redatti sono tuttora sulla carta, a causa delle notevoli difficoltà connesse al reperimento delle risorse economiche indispensabili per metterli in pratica. 10. Valore aggiunto Malgrado gli scarsi risultati conseguiti in termini di creazione di impresa, si è trattato di un progetto molto importante e significativo sotto il profilo sia umano che socio-culturale, avendo contribuito a promuovere una maggiore conoscenza e proficui rapporti di integrazione e reciprocità non solo fra italiani e stranieri, ma anche fra immigrati stessi. 11. Difficoltà incontrate Si è trattato essenzialmente di difficoltà pratico-organizzative connesse alla necessità di conciliare i tempi della formazione con gli orari lavorativi dei corsisti, nonché alle indubbie diversità culturali (all’origine di frequenti ritardi, ad esempio, e più in generale di un differente modo di concepire la vita e quindi anche il mondo del lavoro). 66 Denominazione progetto Agorà Ente organizzatore Associazione SMILE 1. Programma entro cui si inserisce POM (Programma Operativo Multiregionale). Trattandosi di un Progetto Integra, “Integrazione e lavoro. Internet per una cittadinanza attiva” 0473/E2/I/M, nell’ambito dell’iniziativa comunitaria “Occupazione e valorizzazione delle risorse umane”, ha visto necessariamente il coinvolgimento di partners europei. 2. Periodo di realizzazione 1999/2000: 1 annualità. 3. Costi N.D. 4. Parti coinvolte Associazione SMILE (soggetto capofila) e CGIL. Partners stranieri: Université des Sciences et Technologies de Lille (Francia); Formation pour l’Université ouverte de Charleroi (Belgio); Aftam Formation (Francia); Kantara Askaba s. coop. (Spagna). 5. Località di intervento Umbria, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte, Campania. 6. Beneficiari 75 immigrati (15 per ogni sede coinvolta) cui si sono aggiunti 25 operatori (5 per ogni sede) provenienti dai settori delle istituzioni, del terzo settore e del sindacato. 67 7. Obiettivi L’obiettivo generale, coerentemente con il mandato previsto dal Bando occupazione, era rivolto all’occupabilità dei soggetti coinvolti, attraverso lo sviluppo di competenze spendibili nel mercato del lavoro in percorsi di possibile autoimpiego e di creazione d’impresa. Si è inteso sperimentare un percorso di formazione, rivolto a soggetti svantaggiati, finalizzato alla creazione di un profilo professionale innovativo (operatore dei servizi informatici all’immigrazione), operante a favore di percorsi di promozione sociale e d’inserimento. Inoltre il progetto ha mirato alla creazione di una rete informativa gestita da gruppi di operatori immigrati formati attraverso un percorso articolato e pluridisciplinare, riguardante l’acquisizione di competenze informatiche, di telecomunicazione e di conoscenze di merito rispetto ai temi più rilevanti concernenti il fenomeno migratorio. In dettaglio, gli obiettivi specifici del progetto hanno riguardato: - lo sviluppo di un profilo professionale specializzato per l’autoimpiego e/o l’autoimprenditorialità; - la creazione di reti d’informazione sulle opportunità di lavoro, sulla normativa vigente in materia d’ingressi, ricongiungimenti, espulsioni, sull’accesso ai diritti (alloggio, istruzione, salute); - l’empowerment e la specializzazione dei servizi già esistenti, attraverso l’uso delle tecnologie ed il rafforzamento delle competenze degli operatori; - la realizzazione di un modello per la formazione, l’aggiornamento a distanza degli operatori impegnati, a diverso titolo, nelle azioni a favore degli immigrati. Con particolare riguardo all’Umbria, il progetto ha privilegiato gli obiettivi legati alla creazione d’impresa e all’autoimpiego, prevedendo la costituzione di una cooperativa/associazione atta a fornire servizi agli immigrati. 8. Attività Il percorso di formazione, della durata complessiva di 600 ore, si è articolato in tre fasi che, secondo uno sviluppo non necessariamente sequenziale, ma anche a scacchiera, si sono suddivise in attività d’aula, formazione a distanza, stage ed accompagnamento alla creazione d’impresa. Più in dettaglio, sono stati 8 i moduli realizzati: - orientamento (15 ore – 10 in presenza e 5 in formazione a distanza); - formazione linguistica (50 ore – 20 in presenza e 30 in formazione a distanza); - informatica e telecomunicazioni (160 ore – 90 in presenza e 70 in formazione a distanza); 68 - navigazione su Internet (25 ore in formazione a distanza); - orientamento all’autoimpiego e alla creazione d’impresa (30 ore – 20 in presenza e 10 in formazione a distanza); - dossier informativi (170 ore – 95 in presenza e 75 in formazione a distanza); - accompagnamento alla creazione d’impresa (90 ore); - stage (60 ore). 9. Risultati In Umbria è stata costituita una cooperativa di servizi per immigrati, tuttora attiva, chiamata “Centro Servizi Multietnici”, con sede a Castel del Piano (Perugia). 10. Valore aggiunto Oltre alla proficua sperimentazione di un percorso formativo finalizzato alla creazione di un profilo professionale innovativo, in ordine ad un migliore inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, si può sottolineare l’importanza rivestita dall’individuazione di gruppi misti di utenti e dalle conseguenti interazioni venutesi a stabilire fra una pluralità di soggetti diversi: cittadini stranieri, operatori del terzo settore, delle istituzioni e del sindacato. 11. Difficoltà incontrate Si è trattato per lo più di difficoltà di carattere pratico-organizzativo. 69 Denominazione progetto Rete per l’adozione professionale degli immigrati Ente organizzatore Associazione SMILE 1. Programma entro cui si inserisce Programma EQUAL. 2. Periodo di realizzazione Iniziato a giugno 2002, copre un arco temporale di 27 mesi. 3. Costi € 980.000,00. 4. Parti coinvolte Associazione SMILE (soggetto capofila); API Umbria; Consorzio MAINSYS; IAL Umbria; ENFAP Umbria; CGIL – Sindacato Pensionati Italiani; C.S.M. Centro Servizi Multietnici; CGIL Umbria; CISL Umbria; UIL Umbria; Agenzia per l’Innovazione nell’Amministrazione e nei Servizi Pubblici Locali; SVILUPPUMBRIA – Società regionale per la promozione dello sviluppo economico dell’Umbria; APIFORM – Consorzio API formazione e sviluppo. Gli altri partners italiani sono: la Fondazione Don Gnocchi di Milano e l’Azienda Sanitaria Locale della Provincia autonoma di Bolzano. Quanto ai partners stranieri: il Comune di Stoccolma; un ente di Dublino che lavora sul disagio sociale; un ente di Belfast che si occupa di disabilità. 5. Località di intervento Umbria. 6. Beneficiari I beneficiari diretti del progetto si identificano in 30 immigrati con regolare permesso di soggiorno, residenti in Umbria, in cerca di prima occupazione e/o inoccupati, con preferenza per soggetti a maggior rischio d’esclusione dal mercato del lavoro. Indirettamente 70 beneficeranno delle attività del progetto le PMI che esprimono un’effettiva e/o potenziale domanda di lavoratori stranieri con specifici profili professionali, nonché soggetti anziani con qualificate esperienze maturate nelle PMI di riferimento e che intendono impegnarsi nel sociale. 7. Obiettivi Il progetto si propone di sviluppare un percorso che faciliti l’accesso degli immigrati nel mercato del lavoro, attraverso l’acquisizione di conoscenze e competenze utili ad esercitare specifiche mansioni, attraverso una formazione di base integrata da un processo di scambio di esperienze con soggetti anziani. L’obiettivo è quello di sperimentare un modello che faciliti un qualificato inserimento lavorativo nel tessuto imprenditoriale dell’Umbria di soggetti immigrati che incontrano difficoltà ad integrarsi, sia nel lavoro che nel sociale, creando a livello locale una rete fra questi, le piccole e medie imprese del territorio ed i pensionati provenienti dalle stesse PMI di riferimento. 8. Attività - Fase di ricerca, mirata all’analisi dei fabbisogni delle imprese di specifici profili professionali, ad individuare il potenziale di esperienze tecniche/professionali di soggetti in pensione da attivare per la formazione dei beneficiari nell’ambito del progetto, a verificare il bagaglio culturale/formativo, nonché le precedenti esperienze lavorative maturate in Italia e nei Paesi d’origine degli immigrati in cerca di lavoro, sia dipendente che autonomo (creazione d’impresa); - Fase formativa, articolata in formazione d’aula (formazione di base) e formazione d’azienda (consistente in un periodo di stage con affiancamento da parte di un mentore, persona pensionata possibilmente uscita dalla stessa azienda di riferimento); - Fase di disseminazione del progetto, mediante l’organizzazione di seminari e workshop informativi; - Fase di transnazionalità, che prevede la realizzazione di attività di ricerca e di meetings tra i diversi partners europei aderenti all’Accordo di Cooperazione per scambi di informazioni ed esperienze, scambio o adozione di nuovi approcci e scambio di formatori; - Fase di implementazione del sistema di Monitoraggio e Valutazione, che copre l’intero arco temporale del progetto tramite periodiche attività di verifica circa la rispondenza dei risultati ottenuti con quelli attesi. 71 9. Risultati E’ stata prodotta una ricerca che ha visto il coinvolgimento di 300 imprese locali, di 450 pensionati ed altrettanti immigrati. Al momento si è conclusa la formazione teorica del primo gruppo di corsisti (15 persone), che si vedono già impegnati nello svolgimento della formazione in azienda. Il secondo gruppo (anch’esso di 15 persone) inizierà la fase formativa in aprile. Nel frattempo prosegue l’indagine sia sulle aziende che sui pensionati e gli immigrati, da tenere costantemente aggiornata. 10. Valore aggiunto Il “saper fare” o know how è fondamentale per l’inserimento lavorativo di soggetti esclusi dal mondo del lavoro ed in particolare per soggetti immigrati, che incontrano ulteriori difficoltà dovendo superare barriere culturali che spesso si frappongono alla loro integrazione sociale e professionale all’interno del contesto lavorativo d’accoglienza. Un modello innovativo per la trasmissione del “saper fare”, che coniughi apprendimento e sviluppo di relazioni umane, diventa quindi strategico per raggiungere adeguati livelli di competenze e specifiche professionalità da parte dei lavoratori stranieri e per la perdita di pregiudizi nei loro confronti. A tale duplice scopo opera la promozione dell’incontro fra pensionati che hanno operato nelle PMI umbre ed immigrati motivati ad operare in comparti che esprimono una forte domanda di lavoro, oltre a rappresentare l’asse portante dell’economia regionale. L’idea forte del progetto è dunque quella di fare incontrare due momenti di “esclusione” al fine di “recuperare” una trasmissione umana e professionale dei saperi, mediante la creazione di una rete su base locale fra soggetti anziani, portatori di esperienza in attività professionali, ed immigrati. 11. Difficoltà incontrate Le principali difficoltà finora incontrate hanno riguardato soprattutto il reperimento di pensionati disponibili ad un loro coinvolgimento nel progetto, poiché spesso sono impegnati in una molteplicità di attività che impegnano gran parte del tempo libero a loro disposizione. Inoltre si sono incontrate inevitabili difficoltà nel predisporre e coordinare i vari “incastri” fra tutte le parti coinvolte nel progetto (imprese, pensionati ed immigrati). 72 Denominazione progetto NEILA – Network Esteso Immigrazione Lavoro Associazione Ente organizzatore Consorzio CO.HOR di Perugia (costituito da IRECOOP Umbria e ARIS Formazione e Ricerca) 1. Programma entro cui si inserisce Iniziativa comunitaria Occupazione e Valorizzazione delle Risorse Umane, asse C, sub-assi C 1 e C 3 del volet INTEGRA 0526/E2/I/R. 2. Periodo di realizzazione 1998/1999: 2 annualità. 3. Costi N.D. 4. Parti coinvolte Consorzio CO.HOR di Perugia. La fase del progetto relativa alla transnazionalità ha visto inoltre il coinvolgimento dei seguenti partners stranieri: SONACOTRA (Francia); Asociation Desarollo os Ancares (Spagna); Vaermlandskooperativen – Svenska EU Forum, Svezia; BFZ, Germania. 5. Località di intervento Umbria. 6. Beneficiari 10 immigrati extracomunitari adulti, senza qualifica professionale, provenienti da aree geografiche svantaggiate, in cerca di occupazione ed in grado di attivarsi per ottenere una posizione lavorativa, individuati all’interno di strutture ospitanti (gruppo bersaglio primario); operatori di centri d’accoglienza ed assistenza per immigrati gestiti dalle cooperative di tipo A e dalle associazioni operanti nella Provincia di Perugia (gruppo intermedio). 73 7. Obiettivi Il progetto è stato finalizzato all’inserimento socio-lavorativo, in forma autonoma o subordinata, di 10 immigrati extracomunitari in settori ad alto potenziale occupazionale, attraverso l’adozione di metodi innovativi centrati sull’attivazione di strumenti di supporto atti a combinare l’intervento pubblico con le necessità espresse dalle aziende di produzione, così da favorire l’incontro e la sinergia fra domanda e offerta di lavoro straniero. L’idea di base si è sviluppata dall’osservazione di una difficoltà obbiettiva per il soggetto immigrato nell’entrare in contatto con il mercato del lavoro e nel reperire un’occupazione stabile e qualificata, pur esistendo in alcuni segmenti una forte domanda insoddisfatta. Obiettivo del progetto è stato dunque quello di favorire l’occupazione, qualificarla, stabilizzarla e far emergere le sacche occupazionali esistenti confinate in nero, fornendo al contempo ai beneficiari gli strumenti per gestire in maniera costruttiva i propri rapporti sia sul piano contrattuale che su quello interpersonale. 8. Attività - Fase preliminare: raccolta di informazioni, ricerca sul campo per individuare le aree di opportunità ed i partners del progetto; selezione degli immigrati; - Fase della realizzazione: formazione degli operatori, inserimento al lavoro ed educazione all’integrazione sociale degli immigrati; - Fase finale: costruzione di un modello – convegno pubblico; - Fase transnazionale: costruzione di un report comune ai 5 Paesi partecipanti (Italia, Francia, Spagna, Svezia e Germania), riguardante la possibilità di integrazione di soggetti immigrati/svantaggiati socialmente. 9. Risultati - E’ stata realizzata un’analisi del potenziale locale del mercato del lavoro per il gruppo bersaglio che ha rilevato come fossero presenti consistenti spazi di inserimento lavorativo nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia (settori in cui già esistevano forme di occupazione per soggetti immigrati in ordine a mansioni di scarsa qualificazione professionale e di tipo residuale). All’interno dei settori individuati, sono emersi segmenti ad alta potenzialità di occupazione che richiedevano specifici profili professionali sui quali impostare una coerente azione di qualificazione ed iter di addestramento sul campo per soggetti immigrati: agricoltura – conduzione di stalle, conduzione di macchine operatrici, potatura, attività nelle 74 industrie di trasformazione; edilizia – piastrellista, pittore edile, manovale esperto, aiuto elettricista. A tale analisi sul fronte delle imprese, realizzata con una matrice rilevata direttamente sul campo e finalizzata ad individuare le aree di domanda per i lavoratori extracomunitari e le esigenze degli imprenditori, si è accompagnata un’indagine condotta sul fronte degli immigrati al fine di evidenziare, parallelamente, aree di offerta, know how, skills, profili professionali e disponibilità ad operare in determinati settori produttivi. Ne è scaturito un modello di ricerca mirato all’incontro fra domanda e offerta, mediante l’attivazione di un Osservatorio territoriale con possibilità d’implementazione, trasferibile e ripetibile, utilizzabile come strumento per monitorare le esigenze e i fabbisogni delle imprese e le risorse del lavoro immigrato con le loro caratteristiche e peculiarità. - E’ stato raggiunto e superato l’obiettivo iniziale che prevedeva l’inserimento di 10 soggetti immigrati, formati ed inseriti nei settori ad alta domanda individuati sul mercato del lavoro locale (il modello finale è risultato quello del lavoro dipendente). - E’ stato costruito un modello flessibile, modulare e ripetibile. Il progetto transnazionale INTENET, di cui NEILA era parte, ha prodotto un report globale redatto in comune da tutti i membri della partnership. 10. Valore aggiunto La proficua sperimentazione di un modello innovativo dalle molteplici potenzialità, poiché suscettibile di: - Anticipare la domanda di forza lavoro immigrati; - Selezionare ed orientare l’offerta di nuovi profili professionali; - Intervenire nella formazione di profili professionali funzionali alle imprese; - Stabilire contatti istituzionali tra profili professionali ed imprese, eliminando le condizioni di irregolarità; - Garantire una formazione professionale sul campo, riducendo al minimo la parte teorica, sviluppando la fase di addestramento che permette di vivere il clima aziendale; - Organizzare l’offerta di formazione e trasferire know how da parte degli enti di formazione cooperativa (formazione mirata legata alle imprese); - Organizzare l’offerta di servizi di assistenza, accompagnamento, inserimento da parte di esperti/consulenti coinvolti. 75 In sintesi, si ritiene che il pacchetto di servizi del modello proposto abbia operato a favore di un inserimento lavorativo stabile e duraturo, funzionale alle esigenze delle imprese, calibrate sui profili professionali attesi da parte degli immigrati, promovendo una condizione non marginale di questi ultimi ed una razionalizzazione dei costi economici sostenuti dalle Istituzioni nel rapporto risorse/obiettivi raggiunti. 11. Difficoltà incontrate - La maggiore difficoltà è stata la conciliazione fra le due anime dei nostri interlocutori: imprese, con una logica economica, ed enti di assistenza coinvolti, con una logica assistenziale, e la costruzione di un linguaggio funzionale al loro raccordo mettendo al centro il soggetto immigrato come risorsa umana; - La lentezza nell’erogazione dei finanziamenti, che ha ritardato pesantemente gli interventi rendendone più difficoltosa la realizzazione; - La mancanza di logistiche utili all’economia del progetto, che ha fortemente condizionato l’attività di inserimento. 76 Denominazione progetto Dedalo Ente organizzatore CNA – Umbria 1. Programma entro cui si inserisce Accordo di programma integrativo tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la Regione Umbria. 2. Periodo di realizzazione gennaio 2003 – gennaio 2004: 1 annualità. 3. Costi € 45.000,00. 4. Parti coinvolte CNA (soggetto capofila, responsabile della progettazione e del coordinamento delle attività progettuali); Confcommercio; Frontiera Lavoro e CPI della provincia di Perugia. 5. Località di intervento L’intero territorio regionale, con erogazione di attività su tre poli: Perugia, Terni e comprensorio di Todi/Marsciano. 6. Beneficiari Immigrati extracomunitari, in regola con il permesso di soggiorno, disoccupati e/o inoccupati. Le nazionalità di provenienza sono state molto variegate e riguardano le aree dell’America Latina, del Nord Africa, dell’Est Europa e le Filippine. 7. Obiettivi Il progetto si propone di sperimentare un modello innovativo atto a favorire l’inserimento lavorativo di soggetti immigrati (sia nell’ambito del lavoro subordinato che autonomo creazione d’impresa), sviluppando buone prassi da diffondere ed implementare. Si tratta di un 77 progetto pilota che vede il coinvolgimento di una pluralità di soggetti diversi ed associazioni di categoria, impegnati a collaborare secondo la logica di un approccio integrato e concertato al fine di realizzare una proficua sperimentazione su un numero circoscritto di beneficiari e in un arco temporale limitato. 8. Attività - Istituzione di una rete di sportelli per l’accoglienza degli immigrati e per fornire loro informazioni in merito ai servizi offerti dal progetto ed altre informazioni sui servizi di base offerti dal territorio in una logica di sinergia tra reti; - Servizio di orientamento, mediante la messa a disposizione di un consulente/orientatore per ciascun immigrato, al fine di redigere un bilancio di competenze per indirizzare l’utente tra i diversi servizi messi a disposizione; - Attività formativa, articolata in lezioni frontali (insegnamento della lingua italiana, alfabetizzazione informatica, elementi di contrattualistica, normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, strumenti di politiche attive del lavoro) mirate ad una formazione trasversale e in stages aziendali di un mese per quanti abbiano manifestato la volontà di essere inseriti in qualità di lavoratori dipendenti. Per coloro intenzionati ad avviarsi all’autoimpiego è previsto invece un ulteriore periodo di formazione in aula per l’acquisizione di competenze specifiche inerenti la creazione d’impresa, nonché un servizio di assistenza e consulenza individuale, mirato non tanto alla costruzione di un vero e proprio business plan quanto piuttosto all’analisi dell’idea progettuale presentata ed alla verifica della sua fattibilità. 9. Risultati Nell’ambito del progetto si è: - sperimentato un sistema di relazioni integrate a supporto dei Centri per l'Impiego della Provincia e delle associazioni di categoria al fine di parlare un linguaggio comune per promuovere autonomie lavorative stabili negli utenti immigrati; - trasferito un insieme di competenze professionali di mediazione a tutti gli operatori della rete di prima accoglienza dei soggetti partner del progetto, al fine di condividere metodologie e strumenti di approccio: la sperimentazione ha visto partecipare al percorso di aggiornamento delle competenze professionali 27 operatori di rete; 78 - facilitato l’incontro tra le imprese e i lavoratori immigrati, fornendo strumenti operativi e consulenza: la sperimentazione ha visto attivare 26 rapporti di stage aziendali con 9 proposte di assunzione confermate e 7 contratti accesi; - promossa la gestione di reti relazionali istituzionali, al fine di velocizzare iter burocratici e rispondere ai bisogni specifici della popolazione immigrata evitando sovrapposizioni: la sperimentazione ha visto accolti presso i propri sportelli 140 utenti e orientati 61; - promossa una cultura della formazione professionale negli utenti immigrati al fine di innalzare le capacità di integrazione lavorativa e di evitare forme di dispersione: la sperimentazione ha visto partecipare 43 utenti in formazione; - promossa una cultura della creazione di impresa e dell’autoimpiego negli utenti immigrati: la sperimentazione ha visto realizzare, al termine di un periodo di assistenza e consulenza individualizzata, 6 progetti di autoimpiego da parte di altrettanti utenti. 10. Valore aggiunto La sperimentazione di un modello innovativo per l’inserimento lavorativo di soggetti immigrati, al fine di disporre buone prassi da diffondere ed implementare. Sebbene la sperimentazione abbia funzionato, dando esiti soddisfacenti, occorrerà tuttavia mettere a confronto tale modello, centrato sulla formazione di immigrati già residenti, con le nuove ipotesi aperte dall’art. 19 della Bossi-Fini, che prevede invece interventi preventivi, così da orientare gli interventi futuri in modo proficuo e ponderato. 11. Difficoltà incontrate Difficoltà di conciliare la formazione degli immigrati già residenti con l’imprescindibile necessità che essi hanno di soddisfare le loro esigenze primarie. 79 Denominazione progetto Corso di formazione professionale per Rammagliatrice – Percorsi formativi per favorire l’inserimento lavorativo degli immigrati Ente organizzatore CNIPA Umbria 1. Programma entro cui si inserisce Fondo Nazionale per le politiche migratorie anno 2001: risorse aggiuntive – Accordo di programma tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la Regione dell’Umbria. 2. Periodo di realizzazione Luglio-novembre 2003. 3. Costi € 35.000,00 4. Parti coinvolte - Ricci Maglia snc Bastia Umbra (messa a disposizione del laboratorio per il rammaglio); Confartigianato Regionale Umbra – Perugia (divulgazione dell’iniziativa presso le aziende tessili associate per coinvolgerle sia in fase di formazione sia in fase di inserimento lavorativo delle partecipanti); - Sedi Confartigianato di: Spoleto, Bastia Umbra, Città di Castello, Umbertide, Gubbio, Gualdo Tadino, Foligno, Perugia, Terni (divulgazione dell’iniziativa presso le aziende tessili associate per coinvolgerle sia in fase di formazione sia in fase di inserimento lavorativo delle partecipanti); - Centri per l’Impiego di: Spoleto, Bastia Umbra, Città di Castello, Umbertide, Gubbio, Gualdo Tadino, Foligno, Perugia, Terni (divulgazione dell’iniziativa agli immigrati iscritti nelle liste di disoccupazione); - Confartigianato Formazione – CNIPA Umbria (organizzazione, realizzazione e coordinamento dell’intero intervento). 80 5. Località di intervento Perugia e Bastia Umbra (lezioni d’aula e laboratorio). Gli stages sono stati organizzati in zone limitrofe alle abitazioni delle allieve. 6. Beneficiari 10 immigrate regolari soggiornanti in Italia disoccupate o inoccupate ed iscritte ai Centri per l’impiego. Possesso di diploma di scuola dell’obbligo. Titolo preferenziale: età inferiore ai 31 anni. 7. Obiettivi Creare delle figure professionali fortemente richieste dal mercato del lavoro per agevolare la ricerca di impiego degli immigrati, così come indicato anche nell’ “Accordo di Programma” Art.4. 8. Attività Articolazione in 6 moduli didattici della durata complessiva di 400 ore: - integrazione delle conoscenze della lingua italiana (12 ore in aula); - sicurezza sul lavoro (12 ore in aula); - merceologia tessile (12 ore in aula); - macchine da rammaglio (12 ore in laboratorio); - rammaglio e tecniche di cucitura (72 ore in laboratorio); - stage aziendale (280 ore in azienda). 9. Risultati Aver formato adeguatamente le partecipanti al fine di ridurre il gap esistente tra offerta di lavoro qualificato da parte delle aziende e necessità di lavorare dell’immigrato. 10. Valore aggiunto Nessuno. 81 11. Difficoltà incontrate L’importo accordato ha consentito a CNIPA di organizzare una sola azione formativa (corso in oggetto). Il progetto era in realtà costituito da più corsi di formazione professionale, ed era nominato “L’abito e il pane”. 82 Denominazione progetto Aster: per la rimotivazione, il recupero e l’integrazione dei detenuti nel mondo del lavoro Ente organizzatore Cooperativa Frontiera Lavoro 1. Programma entro cui si inserisce Progetto di orientamento, formazione professionale e inserimento lavorativo per detenuti ristretti presso la Casa circondariale di Terni e la Casa di reclusione di Orvieto (Provincia di Terni/Obiettivo 3 FSE Misura B1, Anno 2002). 2. Periodo di realizzazione giugno 2003 – giugno 2004. 3. Costi € 38.353,00. 4. Parti coinvolte Cooperativa Frontiera Lavoro (ente attuatore); Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria; Casa circondariale di Terni; Casa di reclusione di Orvieto; Centro di Servizio Sociale per Adulti di Perugia; Centro di Servizio Sociale per Adulti di Spoleto; Confartigianato di Terni. 5. Località di intervento Casa Circondariale di Terni e Casa di reclusione di Orvieto. 6. Beneficiari 16 detenuti extracomunitari. 7. Obiettivi Il progetto si propone di facilitare l'accesso al mercato del lavoro dei soggetti detenuti, orientandone in particolare la collocazione verso quelle opportunità occupazionali che 83 forniscano maggiori garanzie di stabilità e continuità temporale, oltre il termine di esecuzione della pena, con effetti positivi sui livelli di recidiva. Il lavoro di preformazione all'interno e all'esterno della struttura penitenziaria associato ad un lavoro di rete tra i soggetti del bottom - up favorisce il miglioramento del rapporto tra i soggetti destinatari del progetto ed il loro percorso di formazione sul campo. La fase laboratoriale fornisce ai partecipanti l'opportunità di sperimentare le proprie attitudini e capacità in un'attività di lavoro aumentando così le possibilità di successo del reinserimento lavorativo. E' previsto nello sviluppo del progetto uno spazio operativo al fine di svolgere un'azione di promozione e sostegno al modello di impresa delle cooperative di tipo 'B', mediante: - predisposizione di piani d'impresa e di business plan per la creazione di imprese cooperative e la reperibilità di fondi; - l'individuazione di agevolazioni economiche reperibili nella legislazione vigente; - la sensibilizzazione degli enti Pubblici per favorire la concessione di convenzioni come previsto dalla legge 381/91; - il passaggio di tutte le informazioni utili alla conduzione di cooperative, specialmente per quanto riguarda le norme sulle leggi di stretta competenza, le modalità di accesso ad esse, la preparazione di programmi di sviluppo ed ampliamento delle attività proprie. 8. Attività Il progetto prevede un'articolazione della proposta così strutturata: 1) Attività di orientamento e preformazione. L'attività di preformazione è rivolta a detenuti ristretti presso la Casa circondariale di Terni e la Casa di reclusione di Orvieto, ed ha la finalità di creare percorsi personalizzati che vedano la persona in stato di emarginazione quale protagonista del proprio cammino di risocializzazione. Gli incontri della fase di preformazione sono strutturati con introduzioni dei temi da parte dei docenti e seguiti da attività diverse come: questionari, test psicologici, lavori di gruppo e individuali, role playing, problem solving, film e discussioni. L'obiettivo di questa prima fase è quello di rafforzare quella serie di competenze minimali indispensabili per la persona al momento del suo ingresso nel mondo del lavoro. 2) Laboratorio multididattico. 84 All'interno del laboratorio vengono svolte attività didattiche dove i detenuti possono focalizzare abilità e motivazioni su diversi ambiti lavorativi. Attraverso la pratica di laboratorio, i detenuti possono sviluppare ed apprendere capacità e conoscenze tecniche che li portano alla consapevolezza di sé e alla autodeterminazione. 3) Misure di sensibilizzazione verso le imprese. Al fine di facilitare la reciproca conoscenza tra il mondo delle imprese e la realtà carceraria si prevede l’attivazione di un ciclo di seminari rivolti ad imprenditori su tematiche quali: - la legislazione vigente sull'occupazione di soggetti detenuti; - la normativa riguardante le misure alternative alla detenzione; - le opportunità legate all'assunzione di soggetti detenuti ed ex detenuti; - acquisizione delle tecniche di comunicazione e di relazione in situazioni di svantaggio. Il progetto prevede l'eventuale inserimento lavorativo, agevolato attraverso lo strumento dello stage, in aziende del territorio di Terni disponibili ad accogliere allievi scelti tra coloro che frequenteranno le azioni di preformazione attivate all'interno del progetto. 4) Sostegno alla creazione di imprese sociali. L’ultima fase del progetto prevede un’azione di studio ed analisi del contesto sociale ed economico del territorio di riferimento, da condurre insieme al CNA di Terni, volta all’individuazione di aziende disponibili a porre in essere relazioni commerciali con le imprese sociali di tipo B, delegando commesse nel settore produttivo della panetteria. Nelle fasi ulteriori di sviluppo del progetto si procederà ad un percorso di accompagnamento alla nascita d'impresa. 9. Risultati Il progetto vuole rispondere agli obiettivi di politica sociale del territorio, tra i quali l’occupabilità dei soggetti svantaggiati tramite azioni di socializzazione, formazione e accompagnamento al lavoro. Il progetto, attraverso l’attuazione di una rete attiva che veda coinvolti i soggetti istituzionali dell’area penitenziaria, i datori di lavoro e il mondo del volontariato, auspica il miglioramento della qualità della vita del cittadino in esecuzione penale. L’intento è di migliorare le prospettive occupazionali dei detenuti valorizzando il vissuto personale di ciascun utente, le potenzialità e le risorse spesso nascoste e minacciate da un'istituzione come quella carceraria che risulta ancora oggi fondata sull'equazione culturale pena = reclusione. 85 10. Valore aggiunto Gli obiettivi indicati nel progetto sono stati pienamente raggiunti. Al termine dei percorsi personalizzati di reinserimento lavorativo (stage) n. 1 detenuto extracomunitario è stato assunto con regolare contratto di lavoro dall’azienda ospitante. Il progetto per raggiungere l’obiettivo della reintegrazione socio lavorativa del detenuto si propone di costruire un sistema di rapporti sociali e di collegamento con il mondo delle imprese al fine di creare dei percorsi, che partendo da una fase di preformazione attraverso un’attività laboratoriale, consentano ai partecipanti un ingresso facilitato nel mondo del lavoro. 11. Difficoltà incontrate Difficoltà a regolarizzare le posizioni degli allievi detenuti per l’inserimento lavorativo esterno al carcere. 86 Denominazione progetto I.O. Impresa e Occupazione Centro di sostegno all’occupazione degli immigrati Ente organizzatore Provincia di Perugia 1. Programma entro cui si inserisce Fondo Nazionale per le politiche migratorie, anno 2001: risorse aggiuntive – Accordo di programma tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la Regione Umbria. 2. Periodo di realizzazione Giugno-novembre 2003. 3. Costi € 47.000,00. 4. Parti coinvolte - Provincia di Perugia (coordinamento delle attività svolte dai diversi soggetti che intervengono nella realizzazione del progetto, monitoraggio e verifica in itinere e finale dell’intervento progettuale, raccordo e strutturazione del sistema integrato pubblico - privato sociale, gestione della fase di aggiornamento professionale rivolta agli operatori dei Centri per l’Impiego, sensibilizzazione e animazione territoriale); - Cooperativa Frontiera Lavoro (segreteria ed amministrazione del progetto, animazione e sensibilizzazione territoriale, gestione delle seguenti fasi del progetto: aggiornamento competenze professionali a favore degli operatori del privato sociale azioni di orientamento ed accompagnamento al lavoro); - Ial Umbria (gestione dei percorsi di alfabetizzazione linguistica ed informatica rivolti alla popolazione immigrata, animazione e sensibilizzazione territoriale); - Caritas Diocesana di Perugia e Città della Pieve (conoscenza e rilevazione delle esigenze dei cittadini extracomunitari residenti nel territorio, animazione e sensibilizzazione territoriale); - Anolf Umbria (conoscenza e rilevazione delle esigenze dei cittadini extracomunitari residenti nel territorio, animazione e sensibilizzazione territoriale, conduzione di alcuni 87 percorsi formativi di alfabetizzazione linguistica e informatica rivolti alla popolazione immigrata, tramite esperti e mediatori culturali presenti in associazione); - Associazioni di categoria: Coldiretti, Confartigianato; CNA; Confcommercio; Confindustria; Confcooperative (raccordo con le realtà aziendali a livello provinciale, animazione e sensibilizzazione territoriale, analisi dei fabbisogni professionali e produttivi delle aziende); - Comuni (raccordo con le realtà aziendali a livello provinciale, animazione e sensibilizzazione territoriale, conoscenza e rilevazione delle esigenze dei cittadini extracomunitari residenti nel territorio). 5. Località di intervento Territorio della provincia di Perugia, in particolare gli Ambiti territoriali n.2 e n.4. Per quanto riguarda l’Ambito territoriale n.5 il progetto si integra con il progetto “Impronte” presentato dal Comune di Panicale, in qualità di comune capofila. 6. Beneficiari Cittadini extracomunitari disoccupati e donne immigrate in Italia presenti nel territorio della provincia di Perugia che esprimano il bisogno di un supporto lavorativo. 7. Obiettivi Obiettivo generale: sperimentare azioni finalizzate alla strutturazione di un modello di buone pratiche nella provincia di Perugia per l’integrazione socio-lavorativa degli immigrati extracomunitari, attraverso la creazione di una rete partecipata dalle parti sociali di servizi di sostegno all’alfabetizzazione, formazione, sviluppo della funzione di mediazione culturale e di servizi integrati in rete. Obiettivi specifici: sperimentare un sistema a rete che integri le competenze pubbliche dei Centri per l’Impiego della provincia di Perugia e le competenze e i servizi gestiti dal privato sociale e dalle associazioni di categoria e di volontariato; fornire un reale supporto allo sviluppo e alla organizzazione interna delle imprese del territorio produttivo locale, attraverso la collaborazione con le associazioni di categoria; agire in modo significativo per il miglioramento delle condizioni socio-lavorative degli immigrati e delle aziende; agire sulle competenze professionali degli operatori pubblici e del privato sociale; sperimentare sistemi di integrazione tra pubblico e privato sociale in relazione alla gestione degli interventi rivolti 88 agli immigrati; promuovere e incentivare la creazione di nuove imprese da parte dei cittadini extracomunitari. 8. Attività Il progetto si pone come obiettivo di creare un centro servizi di sostegno lavorativo integrato alla comunità immigrata e si struttura nelle seguenti azioni: Azione 1 e Azione 2 ‘Formare e comunicare per gli immigrati’ – Percorso formativo per gli operatori dei centri per l’impiego e del privato sociale; Azione 3 ‘Orientamento ed accompagnamento al lavoro’, rivolta ai cittadini immigrati; Azione 4 ‘Preformazione abilità sociali’; Azione 5 ‘Sviluppo dell’autoimprenditorialità’. 9. Risultati - Migliorare le prospettive occupazionali delle persone immigrate, valorizzando il vissuto personale di ogni utente, le potenzialità, le risorse; - Costruire una rete di solidarietà tra i cittadini e i servizi che si rendano sensibili al problema del reinserimento sociale e lavorativo delle persone immigrate; - Strutturare una rete di servizi per gli immigrati in grado di diventare punto di riferimento stabile per gli utenti, all’interno dei quali possano trovare sostegno e tutela rispetto a tutti i bisogni e opportunità presenti nel territorio. 10. Valore aggiunto Fornire ai cittadini extracomunitari competenze trasversali in ambito occupazionale e competenze di base attraverso le quali affrontare il mondo del lavoro con maggiore consapevolezza e sicurezza di sé. Inoltre, il coinvolgimento di immigrati di diverse etnie è occasione di incontro fra culture. 11. Difficoltà incontrate Nessuna. 89 Denominazione progetto IMPRONTE (CSO - Centro di sostegno per l’occupazione degli immigrati) Ente organizzatore Comune di Panicale 1. Programma entro cui si inserisce Fondo Nazionale per le politiche migratorie, anno 2001: risorse aggiuntive – Accordo di programma tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la Regione Umbria. 2. Periodo di realizzazione Giugno 2002 – maggio 2003: 12 mesi totali. 3. Costi € 18.000,00. 4. Parti coinvolte Comuni dell’Ambito territoriale n°5 (monitoraggio e verifica in itinere e finale dell’intervento progettuale); Cooperativa sociale Frontiera Lavoro (gestione metodologica del progetto, coordinamento delle attività svolte dai diversi soggetti che intervengono nella realizzazione del progetto, segreteria ed amministrazione del progetto); Associazioni di categoria (raccordo con le realtà aziendali a livello provinciale); Caritas Diocesana di Perugia e Città della Pieve (conoscenza e rilevazione delle esigenze dei cittadini extracomunitari residenti nel territorio); Ial Umbria (fornire percorsi di formazione in base alle esigenze rilevate tra i beneficiari dell’intervento); Anolf Umbria (conoscenza e rilevazione delle esigenze dei cittadini extracomunitari residenti nel territorio). 5. Località di intervento Comuni dell’Ambito territoriale n°5. Si connette al progetto “I.O. Impresa e Occupazione (Centro di sostegno all’occupazione degli immigrati)”. 90 6. Beneficiari Circa 300 beneficiari con le seguenti caratteristiche: - cittadini extracomunitari regolarmente presenti, occupati o disoccupati; - donne e uomini stranieri a partire da 16 anni senza limiti d’età. 7. Obiettivi Obiettivo generale: Sperimentare azioni finalizzate alla strutturazione di un modello di buone pratiche nella provincia di Perugia per l’integrazione socio-lavorativa degli immigrati extracomunitari, attraverso la creazione di una rete partecipata dalle parti sociali di servizi di sostegno all’alfabetizzazione, formazione, sviluppo della funzione di mediazione culturale e di servizi integrati in rete. Obiettivi specifici: - Sperimentare un sistema a rete che integri le competenze pubbliche dei Centri per l’Impiego della provincia di Perugia e le competenze e i servizi gestiti dal privato sociale e dalle associazioni di categoria e di volontariato dove i cittadini extracomunitari; fornire un reale supporto allo sviluppo e alla organizzazione interna delle imprese del territorio produttivo locale; agire in modo significativo per il miglioramento delle condizioni socio-lavorative degli immigrati e delle aziende. 8. Attività Orientamento ed accompagnamento al lavoro; preformazione abilità sociali; sviluppo dell’autoimprenditorialità (vedi progetto “I.O. Impresa e Occupazione). 9. Risultati Il progetto ha inteso: - Migliorare le prospettive occupazionali delle persone immigrate, valorizzando il vissuto personale di ogni utente, le potenzialità, le risorse; - Costruire una rete di solidarietà tra i cittadini e i servizi che si rendano sensibili al problema del reinserimento sociale e lavorativo delle persone immigrate; - Strutturare una rete di servizi per gli immigrati in grado di diventare punto di riferimento stabile per gli utenti, all’interno dei quali possano trovare sostegno e tutela rispetto a tutti i bisogni e opportunità presenti nel territorio. 91 10. Valore aggiunto Fornire ai cittadini extracomunitari competenze trasversali in ambito occupazionale e competenze di base attraverso le quali affrontare il mondo del lavoro con maggiore consapevolezza e sicurezza di sé. Inoltre, il coinvolgimento di immigrati di diverse etnie è occasione di incontro fra culture. 11. Difficoltà incontrate Nessuna. 92 Denominazione progetto Percorsi formativi per collaboratrici familiari extracomunitarie Ente organizzatore Comune di Spoleto 1. Programma entro cui si inserisce Fondo Nazionale per le politiche migratorie, anno 2001: risorse aggiuntive – Accordo di programma tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la Regione Umbria. 2. Periodo di realizzazione Settembre 2002 – luglio 2003: 12 mesi totali. 3. Costi € 8.800,00. 4. Parti coinvolte Comune di Spoleto; Movimondo GSI – Spoleto (coordinatore della Federazione Città Solidale - soggetto realizzatore). 5. Località di intervento Territorio dei Comuni dell’Ambito territoriale 9. 6. Beneficiari Donne extracomunitarie regolari, residenti nel territorio dell’Ambito territoriale 9. 7. Obiettivi - Inserimento lavorativo di donne extracomunitarie nel sistema lavorativo domestico; - Attivazione di un sistema “qualità” nel settore. 8. Attività Cura dell’infanzia; Cura dell’anziano; Igiene alimentare; Moduli linguistici di I e II livello. 93 9. Risultati Rilascio di una certificazione di credito formativo valevole come lettera credenziale. Formazione di prestatrici di opera nel settore della collaborazione domestica. 10. Valore aggiunto Coniugare il bisogno delle famiglie italiane di assistenza e il bisogno di qualità del servizio offerto dalle nuove prestatrici d’opera straniere. Il servizio di formazione offerto è ‘individualizzato’, ossia costruito sulle persone chiamate alla formazione. Il criterio adottato in questo percorso formativo risponde all’esigenza di formazioni diverse per committenze diverse di servizio: collaboratrice familiare per la cura alla persona anziana, all’infanzia, alla casa, ecc. 11. Difficoltà incontrate Nessuna. 94 Denominazione progetto Cittadinanza e lavoro, informazione immigrati Ente organizzatore CGIL Regionale 1. Programma entro cui si inserisce Fondo Nazionale per le politiche migratorie, anno 2001: risorse aggiuntive – Accordo di programma tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la Regione Umbria. 2. Periodo di realizzazione 12 mesi totali. 3. Costi € 18.500,00. 4. Parti coinvolte CGIL regionale Umbria; Camera del Lavoro Provinciale di Perugia; Camera del Lavoro Provinciale di Terni; Federazioni di categoria per settore merceologico; patronato INCA. Realizza il progetto: Associazione SMILE. 5. Località di intervento Umbria (Perugia, Città di Castello, Gubbio, Umbertide, Castiglione del Lago, Marsciano, Foligno, Spoleto, Bastia Umbra, Corciano, Terni, Narni, Orvieto). 6. Beneficiari Cittadini extracomunitari residenti nella regione. 7. Obiettivi Sviluppare competenze e conoscenze sulla base dei propri bisogni, attraverso i propri progetti, in una logica di relazioni che, in una società multietnica, comporta necessariamente il confronto e lo scambio con altri soggetti, con altri valori, con altre rappresentazioni, con altre culture. La garanzia della conoscenza della lingua italiana è un apprendimento strategico 95 perché, come è noto, l’inserimento linguistico è condizione dell’inserimento sociale. Analogamente è necessario che gli immigrati possano aver garantito un ventaglio di offerte formative, molto plastiche, capaci di incontrare la domanda e di adattarvisi oltre che nel campo dell’educazione linguistica anche nella formazione sociale e professionale. L’informazione sui diritti di cittadinanza e sulle disposizioni normative e contrattuali in tema di lavoro e sicurezza nei posti di lavoro tra i cittadini stranieri extracomunitari è conseguentemente l’obiettivo del progetto. 8. Attività 15 corsi di 5 ore ciascuno. In ogni intervento si affrontano i temi dei diritti di cittadinanza e le norme che regolano il lavoro e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Contenuti informativi: normativa attuale sull’immigrazione con particolare attenzione verso alcuni adempimenti che riguardano ingresso, soggiorno e conseguenti adempimenti di atti amministrativi; cenni sulla normativa del lavoro, sicurezza sul lavoro, previdenza, assistenza, fisco; cenni sulla normativa che regolamenta i servizi e le prestazioni sociali, i servizi sanitari, politiche abitative e l’istruzione scolastica obbligatoria, con riferimento alla regione Umbria. Progettazione e realizzazione di un vademecum “Guida ai diritti” (da realizzarsi in sei lingue), da distribuire ai partecipanti che a loro volta ridistribuiranno a soggetti immigrati con cui hanno rapporti di vario tipo, (comunità, colleghi di lavoro, conoscenti, familiari). La distribuzione avverrà anche attraverso le Associazioni di stranieri e le Organizzazioni operanti in loro favore. 9. Risultati Produzione del vademecum “Guida ai diritti”. 10. Valore aggiunto Attuazione di una pratica educativa aperta all’alterità. 11. Difficoltà incontrate Nessuna 96 Parte terza LA FORMAZIONE PER GLI IMMIGRATI NEI PAESI D’ORIGINE 4. POTENZIALITÀ E CRITICITA’ DALLA LETTURA DELLE INTERVISTE AI TESTIMONI PRIVILEGIATI 4.1 Introduzione L’articolo 19 della legge Bossi-Fini, come abbiamo visto nei precedenti contributi, prevede la possibilità di progettare, nell’ambito di programmi di cooperazione internazionale, attività di istruzione e formazione professionale nei Paesi d’origine degli immigrati, riconoscendo titoli di prelazione ai fini della chiamata al lavoro ed agevolazioni d’impiego a vantaggio degli stranieri che abbiano seguito con successo i corsi suddetti. Negli ultimi anni la presenza di immigrati extracomunitari in Umbria è in costante crescita, confermando la graduale trasformazione qualitativa avutasi nei flussi migratori diretti verso la nostra regione, che ha visto venir meno il tradizionale primato della componente studentesca a favore di quella lavorativa. La richiesta di manodopera straniera nei diversi settori produttivi ed occupazionali, come abbiamo visto, è sempre più consistente: in tale contesto, riveste una fondamentale importanza l’avvio di politiche innovative volte a supportare l’inserimento lavorativo di quanti intendano trasferirsi in regione con un progetto migratorio stabile, considerando al contempo i fabbisogni espressi dal mercato del lavoro locale così da coniugare sviluppo economico ed integrazione sociale. Di qui il particolare interesse per la tipologia di attività previste dall’art. 19 della legge BossiFini ed il proposito di dare inizio ad un’attività di sensibilizzazione ed animazione sull’intero territorio regionale fra tutti i soggetti, istituzionali e non, potenzialmente interessati all’eventuale costruzione di progetti di istruzione e formazione professionale da rendere esecutivi nei Paesi d’origine degli immigrati. Si è ritenuto opportuno contattare anzitutto i membri del Tavolo Unico regionale di coordinamento sull’immigrazione, un organismo rappresentativo concepito quale strumento innovativo per favorire un miglior governo dei flussi migratori e la formulazione di risposte efficaci, adeguate a fronteggiare le molteplici trasformazioni in senso multietnico e multiculturale che si stanno verificando all’interno della società umbra. Il Tavolo dà voce ad una pluralità di soggetti istituzionali e sociali a vario titolo interessati al tema dell’immigrazione, privilegiando in particolare le istanze e le proposte delle organizzazioni produttive. 99 Sono stati intervistati, in qualità di “testimoni privilegiati”, quasi tutti gli esponenti del Tavolo Unico, con un duplice scopo: avere una loro opinione sull’articolo 19 della Bossi-Fini, tenendo particolarmente conto della specifica realtà socio-economica umbra, e ricostruire l’attuale stato dell’arte a livello regionale circa l’esistenza di eventuali progetti che prefigurino la realizzazione delle attività previste dal suddetto articolo. Queste prime interviste hanno inoltre coinvolto anche altri soggetti, istituzionali e non, esterni al Tavolo, ma comunque interessati al tema dell’immigrazione e la cui consultazione è stata considerata utile ai fini della ricerca. 4.2 Alcune considerazioni sull’articolo 19 della legge Bossi-Fini: un’alternanza di luci e ombre Una delle prime osservazioni che emergono dalla rielaborazione dei vari colloqui intervenuti riguarda l’impossibilità di sintetizzare valutazioni univoche in merito all’articolo 19 della legge n. 189/2002. Malgrado il suo carattere ritenuto a volte controverso, le opportunità in esso contenute sembrano comunque riscuotere un apprezzamento di massima, che assume un rilievo del tutto particolare a fronte del generalizzato giudizio negativo espresso sulla BossiFini considerata nel suo complesso. Molteplici le obiezioni mosse alla nuova normativa sull’immigrazione, non solo da un punto di vista strettamente tecnico-giuridico, ma anche e soprattutto sotto un profilo più squisitamente politico-ideale. Si denuncia l’eccessiva tortuosità dell’impianto legislativo, le sue numerose contraddizioni e difficoltà di carattere pratico che ne derivano al momento attuativo. Entrando nel merito, vengono criticate le condizioni sempre più stringenti ed ostative poste in relazione ai nuovi ingressi e alla permanenza nel nostro Paese e, più in generale, la visione dell’immigrato extracomunitario che la legge n. 189/2002 sottende: un’entità spersonalizzata, concepita principalmente in termini di pura forza-lavoro; un individuo “di serie B”, passibile di facili pregiudizi e discriminazioni. Una normativa, insomma, giudicata poco funzionale e soprattutto punitiva, poiché fallace nel riconoscimento e nelle garanzie di tutela dei diritti del migrante, tanto che sono stati sollevati dubbi persino sulla costituzionalità di alcune sue disposizioni. In un tale contesto legislativo, tuttavia, l’articolo 19, prevedendo titoli di prelazione ai fini della chiamata al lavoro per quanti abbiano partecipato ad attività di istruzione e formazione professionale nei rispettivi Paesi d’origine, appare come un importante strumento di 100 flessibilità rispetto al rigido meccanismo delle quote che regola i flussi dei nuovi ingressi, malgrado il diffuso timore che possa rivelarsi un’alternativa piuttosto velleitaria. C’è inoltre chi esprime dubbi sulla filosofia degli interventi da esso previsti, ritenuti validi ed opportuni solo se realizzati secondo la tradizionale ottica della cooperazione internazionale. Così, alcuni esponenti di organismi che a vario titolo operano nel “sociale” fanno notare come le previsioni di cui all’articolo 19 riguardino prevalentemente coloro che intendono trasferirsi in Italia per motivi di lavoro o trovare impiego nei settori produttivi italiani operanti nei rispettivi Paesi d’origine, avendo di conseguenza riflessi limitati, se non discutibili, sul reale sviluppo di quegli stessi Paesi. L’attivazione di percorsi di istruzione e formazione professionale, nel quadro di programmi di cooperazione internazionale, dovrebbe avere invece come obiettivo proprio lo sviluppo suddetto e non tanto la costruzione di percorsi atti ad agevolare l’emigrazione verso le nostre terre. Senza considerare che, in fondo, l’articolo 19 pone pur sempre un’ulteriore modalità di controllo sui flussi dei nuovi ingressi; sebbene, a questo proposito, non possa che risultare apprezzabile il tentativo di promuovere politiche congiunte fra l’Italia ed i Paesi di provenienza degli immigrati ed il conseguente instaurarsi di proficui rapporti di reciprocità e collaborazione. Ad ogni modo, viste le crescenti pressioni esercitate dalle spinte migratorie e la fondamentale importanza che tale fenomeno ha assunto per l’economia del nostro Paese, la logica delle sperimentazioni sottesa all’articolo 19, finalizzata ad incentivare la predisposizione di efficaci meccanismi che operino a favore dell’incontro fra domanda interna ed offerta estera di lavoro, si prospetta come un’opportunità potenzialmente interessante da sviluppare e dagli indubbi risvolti positivi sia per gli immigrati che per la nostra regione. 4.2.1 Un’opportunità per gli immigrati Visto l’orientamento prevalente delineatosi negli ultimi anni tanto a livello di politiche comunitarie che nazionali sull’immigrazione, improntate a stabilire uno stretto raccordo fra la determinazione dei flussi d’ingresso e i fabbisogni occupazionali espressi dal mercato del lavoro del Paese ospitante, il tipo di iniziative previste dall’articolo 19 della Bossi-Fini costituisce senz’altro una chance importante per quanti siano intenzionati a trasferirsi nel nostro territorio per motivi di lavoro. Non a caso, infatti, stando alle parole di Eddi Nebo e Luly Poyane1, le attività di istruzione e formazione professionale sono percepite dagli stessi 1 Presidenti, rispettivamente, dell’Associazione Namasté e della Consulta Comunale Immigrati di Terni. 101 immigrati come una valida modalità per riuscire ad entrare in Italia con prospettive di stabilizzazione e come una vera e propria necessità ai fini del successivo ingresso nel mondo del lavoro, visti i molteplici ostacoli che si frappongono al riconoscimento dei rispettivi titoli di studio. L’attivazione di percorsi mirati, poiché rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro locale e propedeutici all’ingresso in regione, riduce il margine di rischio connesso al fallimento del progetto migratorio ed opera quale efficace strumento di inserimento e di integrazione. Più sarà alto lo standard culturale e professionale dei nuovi arrivati, minori saranno le discriminazioni a loro carico e maggiori le possibilità di vedersi inseriti all’interno di un buon ambiente di lavoro e di sentirsi positivamente integrati nella realtà territoriale di riferimento, con innegabili vantaggi anche per quest’ultima. 4.2.2 Un’opportunità per l’Umbria Cambiando prospettiva, risulta evidente che l’articolo 19 della Bossi-Fini opera a vantaggio non solo dei migranti, ma anche e soprattutto del contesto d’accoglienza. Dai numerosi colloqui intervenuti emerge la denuncia di una forte discrasia tra il fabbisogno occupazionale espresso dal mercato del lavoro regionale e le quote di ingresso rese disponibili per la Regione Umbria, nonché l’imprescindibile necessità di programmare adeguati percorsi di istruzione e formazione professionale diretti ai lavoratori stranieri. E’ chiaro dunque come le disposizioni della norma in oggetto forniscano alle imprese una carta in più da giocare per vedere soddisfatte le loro esigenze di personale estero qualificato, riducendo significativamente le difficoltà di reperimento dello stesso. Le attività di cui all’articolo 19 assicurano poi ai datori di lavoro alcune importanti garanzie sui dipendenti che si troveranno ad assumere, mettendo a loro disposizione una serie di utili informazioni. La partecipazione a queste attività testimonia inoltre una reale spinta motivazionale a trasferirsi nel nostro territorio e a trovarsi impiegati nello specifico settore per cui si è stati preliminarmente formati. Ciò che più conta, tuttavia, è la possibilità di disporre di un certo quantitativo di lavoratori immigrati con un titolo preferenziale ed una preparazione immediatamente fruibile, poiché calibrata sui fabbisogni formativi espressi dalle imprese stesse. Oltre che per il tessuto produttivo e quindi per lo sviluppo economico locale, infine, l’articolo 19 rappresenta un’opportunità non meno significativa da sfruttare in ordine ad una migliore 102 convivenza e ad una maggiore sicurezza sociale, operando a favore di una crescente integrazione e quale strumento per la regolarizzazione dei flussi e la lotta alla clandestinità. 4.2.3 Le difficoltà di carattere operativo Se unanime è il giudizio positivo sulle opportunità che in linea teorica l’articolo 19 della Bossi-Fini sembrerebbe offrire, altrettanto unanimi sono però i dubbi e le perplessità in relazione alle molteplici difficoltà di carattere pratico connesse ad una sua effettiva applicazione. Prima fra tutte, la mancanza di un regolamento attuativo che fornisca indicazioni precise sulle modalità da seguire sotto il profilo tecnico-operativo e sui margini di discrezionalità entro cui ci si potrebbe muovere non solo a questo proposito, ma anche e soprattutto da un punto di vista economico-finanziario. Senza contare poi la recente riforma intervenuta nel mondo del lavoro con l’entrata in vigore della legge n. 30/2003 e del successivo decreto attuativo n. 276/2003 e l’imprescindibile necessità di operare un’armonizzazione tra due contesti legislativi tuttora plasmabili ed in evoluzione. Al di là degli aspetti più strettamente normativi, la maggior parte degli intervistati ha evidenziato l’estrema complessità delle procedure da seguire per l’attivazione delle iniziative previste dall’articolo 19: dalla stipula degli Accordi e delle Intese fra Stati, all’attivazione dei contatti per la creazione di una rete di soggetti, istituzionali e non, operanti a livello locale, nazionale ed internazionale secondo le auspicabili logiche di un approccio integrato e concertato. Lasciano non meno da pensare i numerosi interrogativi che sorgono in merito alla filosofia ed alla metodologia degli interventi, le molteplici problematiche poste dall’attivazione di corsi di istruzione e formazione professionale in paesi lontani e stranieri, nonché l’ammontare dei costi complessivi. Si avanzano inoltre dubbi sulla funzionalità degli interventi in questione e sui loro effettivi risvolti all’interno del mondo del lavoro. Trattandosi di iniziative piuttosto articolate e complesse da realizzare, sono ipotizzabili solo in relazione a fabbisogni occupazionali di tipo strutturale, sopperibili attraverso una progettazione di medio-lungo periodo. Molto spesso, tuttavia, le imprese si trovano a dover colmare le loro esigenze di manodopera in tempi brevi ed in questi casi risulta ovviamente impensabile il ricorso al tipo di attività di cui all’articolo 19. Più in generale, c’è poi da considerare l’aleatorietà connessa all’andamento dei mercati e dell’economia e quindi la mutevolezza delle fasi congiunturali, cui sono necessariamente 103 subordinati i fabbisogni occupazionali espressi dal mondo del lavoro. Altro fattore di criticità da non sottovalutare è costituito dalle difficoltà legate all’inserimento degli immigrati una volta formati, a causa della diffidenza di fondo che continua a riscontrarsi nell’atteggiamento di molti datori di lavoro, poco inclini, in linea di massima, ad assumere lavoratori stranieri che non conoscono personalmente, privilegiando in alternativa il vecchio sistema delle sponsorizzazioni. A fronte di tutto ciò, forte è il timore di lanciarsi nella realizzazione di interventi infruttuosi, suscettibili di risolversi unicamente in un vano dispendio di energie e risorse economiche. Benché non impossibili da concretizzare, i percorsi di istruzione e formazione previsti dall’articolo 19 appaiono dunque di difficile realizzazione pratica. Richiedendo una forte mobilitazione, notevoli sforzi organizzativi e cospicui investimenti finanziari, si delineano quali interventi piuttosto ambiziosi, che proprio per questo richiedono un’attenta valutazione preventiva in termini di costi/benefici, da inquadrare entro lo specifico contesto socioeconomico regionale, in relazione al quale sembrano più appropriate iniziative attivabili nell’ambito della rispettiva realtà territoriale. Specialmente dagli esponenti del mondo produttivo viene sottolineata infatti l’opportunità di privilegiare la realizzazione di interventi a vantaggio degli stranieri extracomunitari disoccupati già presenti in Umbria, onde operare per una loro piena occupazione; senza escludere, in seconda istanza ed in presenza di tutti i presupposti necessari, la possibilità di avviare iniziative alternative connesse ai nuovi ingressi, secondo la formula dell’articolo 19. In sintesi, ferma restando la necessità di promuovere attività di istruzione e formazione professionale per immigrati, calibrate in base ai fabbisogni occupazionali espressi dal mercato del lavoro regionale, i portavoce di quasi tutte le associazioni di categoria rappresentate all’interno del Tavolo Unico ritengono prioritari interventi da realizzare in loco, includendovi la previsione di opportuni periodi di stage all’interno delle imprese umbre, che in questo modo potrebbero conoscere e valutare direttamente i corsisti ed instaurare con loro quell’imprescindibile rapporto fiduciario che così tanta importanza riveste per i datori di lavoro. Tali interventi, meno impegnativi sia in termini economico-finanziari che organizzativi, si configurano anche più rispondenti alle esigenze delle piccole-medie imprese locali, che spesso si trovano nell’impossibilità di sostenere costi di addestramento e la cui richiesta di personale qualificato si esprime in genere per mezzo di numeri ad una sola cifra. 104 4.3 Lo stato dell’arte a livello regionale A fronte di una legge che, come abbiamo visto, risulta ancora priva del previsto regolamento attuativo, ben pochi sono i soggetti che in regione si sono dedicati ad una riflessione sulla possibilità di attivare la tipologia di interventi in oggetto, visto che non si conoscono gli estremi tecnico-operativi ed economico-finanziari entro cui eventualmente operare. In tale contesto, contrassegnato, al momento in cui si scrive, dalla carenza di interventi atti a supportare il tipo di sperimentazioni previste dall’articolo 19, al di là delle numerose dichiarazioni di principio, si rileva l’inesistenza, a livello regionale, di progetti che prefigurino la realizzazione di attività di istruzione e formazione professionale per immigrati nei rispettivi Paesi d’origine. Non mancano tuttavia interventi nell’ambito dell’immigrazione, in linea con la tradizionale vocazione umbra di governo dei fenomeni migratori. Come abbiamo visto nel Cap. 3, molte sono le iniziative, a carico di soggetti istituzionali e non, già realizzate, in cantiere e in itinere. La maggior parte di esse si concentra sul fronte dell’informazione, dell’accoglienza e della multiculturalità, ma si registrano anche progetti mirati all’orientamento e all’inserimento lavorativo degli immigrati già presenti in Umbria. Si tratta tuttavia di iniziative realizzate esclusivamente all’interno del territorio regionale. A prescindere dal diverso grado di interessamento manifestato nei confronti dell’articolo 19, comunque, tutti i soggetti contattati ritengono proficua l’organizzazione di tavoli di discussione al fine di incentivare politiche attive e innovative del lavoro a favore degli immigrati extracomunitari e si sono resi disponibili a partecipare ad eventuali briefing o incontri seminariali promossi dall’AUR in relazione al presente progetto di ricerca. A quest’ultimo proposito sono anche emersi alcuni interessanti suggerimenti: • anzitutto, è stata messa in evidenza la necessità di procedere ad un’identificazione dei fabbisogni formativi ed occupazionali espressi dal mercato del lavoro regionale; • parallelamente, sarebbe opportuno realizzare una sorta di ricognizione finalizzata all’individuazione dei Paesi stranieri nei quali dare corso agli interventi in questione, coinvolgendo a tale scopo anche e soprattutto le associazioni di immigrati operanti in regione. I parametri di riferimento potrebbero essere molteplici, privilegiando, ad esempio, quei paesi in cui già esistano professionalità assimilabili a quelle richieste dalle imprese umbre, in procinto di entrare nell’Unione Europea, con cui l’Italia abbia Accordi o Convenzioni già stipulati o da stipulare; 105 • con più specifico riferimento alle attività di istruzione e formazione da realizzare all’estero, si è prospettata la possibilità di una progettazione “multimodulare” per competenze, attraverso corsi a distanza o realizzati in collaborazione con partners locali e finalizzati ad implementare conoscenze tecnico-teoriche, abilità pratiche e comunicazione linguistica; • si reputa infine di fondamentale importanza predisporre un incontro fra tutti i soggetti a livello locale potenzialmente interessati alla realizzazione delle iniziative previste dall’articolo 19. Un confronto ed uno scambio di idee a tale proposito risulta infatti indispensabile in vista della costruzione di sistemi di intervento razionali, ponderati, integrati e concertati, che si rivelino proficui ed efficaci. Sintesi delle principali criticità, potenzialità e suggerimenti emersi nel corso delle interviste in merito all’attivazione di percorsi formativi per immigrati nei paesi d’origine ex art. 19 L. 189/2002 Criticità Valutazione negativa della BossiFini nel suo complesso Mancata ottica di cooperazione internazionale in senso stretto Assenza del Regolamento attuativo e di specifici finanziamenti Complessità organizzative di attuazione Valutazione costi/benefici Soddisfazione di fabbisogni solo “di medio-lungo periodo” Soddisfazione di fabbisogni solo per imprese non piccole 106 Potenzialità Flessibilità rispetto al sistema delle quote Promozione di politiche e accordi di collaborazione tra Stati Migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro “immigrate” Buona opportunità per gli immigrati Riconoscimento dei titoli Migliore inserimento sociolavorativo Garanzia per il mondo produttivo Suggerimenti Non tralasciare la formazione in Italia per gli immigrati Identificazione dei reali fabbisogni formativi Esatta individuazione dei paesi esteri Progettazione di interventi “multimodulari” Incontro tra i soggetti interessati Enti di appartenenza dei soggetti intervistati: - Acli - ANCI - Assessorato ai servizi sociali e scambi culturali del Comune di Terni - Assessorato al lavoro, alla formazione professionale ed alla pubblica istruzione della Provincia di Perugia - Associazione “Namastè” - Associazione “TAMAT Centro Studi e Ricerche” - CGIL - CIA - CISL - CNA - Coldiretti - Confagricoltura - Confapi - Confartigianato - Confcommercio - Confesercenti - Consulta Comunale Immigrati di Terni - Cooperativa “Frontiera Lavoro” - CPI Terni - Direzione Provinciale del lavoro di Perugia - Direzione Provinciale del lavoro di Terni - Direzione Regionale del lavoro - Lega regionale delle Cooperative - Servizio relazioni internazionali Regione Umbria - UGL - UIL - Università degli Studi di Perugia 107 5. PROPOSTE E PROGETTI IN CORSO IN ALTRE REGIONI 5.1 Introduzione Se a livello regionale, come abbiamo visto, si registra l’attuale inesistenza di iniziative che anticipino l’effettiva entrata in vigore delle previsioni di cui all’articolo 19 della legge BossiFini, la situazione è differente a livello nazionale, dove, sebbene in misura ancora circoscritta solo a poche regioni, è stato possibile individuare alcune sperimentazioni che riguardano la formazione per gli immigrati nei Paesi d’origine. Alcuni progetti-pilota sono in fase di avvio, mentre altri sono già in itinere: - due interventi hanno come Paese di riferimento la Tunisia (progetto “Sviluppo, Formazione e Lavoro dei Migranti” e progetto “World Job”). Nel quadro di un Accordo di Programma intervenuto tra il Ministero e due Regioni, Veneto e Lombardia, questi progetti-pilota mirano alla selezione e preformazione di lavoratori tunisini intenzionati a trasferirsi in Italia, cercando di far coincidere tale aspirazione con i fabbisogni occupazionali espressi dal mercato del lavoro. L’ingresso delle persone selezionate e preformate resta per il momento subordinato al consueto sistema delle quote, non potendo ancora ricondursi al diritto di prelazione previsto dall’articolo 19; è inoltre garantito l’inserimento lavorativo all’interno delle imprese (specialmente quelle operanti nel settore edile e delle grandi opere infrastrutturali) coinvolte nell’iniziativa. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali fornisce consulenza ed assistenza tecnica per la fase relativa alla selezione e alla sua messa a punto attraverso Italia Lavoro, mentre la formazione linguistica di base spetta alla sede tunisina dell’Istituto nazionale di lingua italiana Dante Alighieri; - un altro intervento assimilabile a quelli oggetto del nostro interesse riguarda il Piemonte, dove è in itinere un progetto sperimentale finalizzato alla selezione e preformazione di lavoratori stranieri da inserire in aziende operanti nei settori della filiera agroindustriale per la provincia di Asti e nel settore tessile per quella di Biella (progetto “Safe Integration”). Parte dei beneficiari sono stati individuati fra gli immigrati già presenti all’interno degli stessi territori provinciali, dove è stata predisposta la loro formazione, mentre i restanti sono stati selezionati e formati nei rispettivi Paesi d’origine, prendendo come riferimento ambiti extranazionali definiti in congruenza con le attività dei singoli partners. Anche in questa 109 circostanza il loro ingresso in Italia si trova naturalmente assoggettato al sistema delle quote attualmente in vigore; - in Emilia Romagna è in fase di attuazione un progetto che coinvolge la Repubblica Moldava: si tratta del “progetto per il reperimento e la formazione di manodopera extracomunitaria per il settore delle costruzioni della provincia di Parma”. Come prima tranche sperimentale dell’iniziativa, esso prevede il trasferimento in Italia di 50 soggetti, che, dopo avere svolto un modulo linguistico nel Paese d’origine, faranno ingresso nella provincia emiliana per intraprendere un percorso formativo (scuola/lavoro) finalizzato all’acquisizione di competenze professionali medio-alte nel settore delle costruzioni; - infine, altre due esperienze riguardano, ancora, l’Emilia-Romagna (progetto “Grandi Opere”) e la Toscana (progetto “Edil Futuro”). Si tratta di due proposte progettuali presentate al Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di predisporre l’ingresso di lavoratori non comunitari da inserire nell’ambito dell’edilizia, attraverso percorsi analoghi a quelli previsti dall’articolo 19, salvo l’impossibilità di godere, al momento, dei vantaggi connessi all’istituto della prelazione. Nel primo caso, quello dell’Emilia-Romagna, il progetto, attualmente al vaglio del Ministero, è stato presentato dalla Lega delle Cooperative con il supporto della Regione, allo scopo di soddisfare i fabbisogni occupazionali e formativi espressi dal mercato del lavoro locale, con particolare riguardo al comparto inerente la costruzione di grandi opere infrastrutturali, creando al contempo le condizioni necessarie all’ingresso ed all’inserimento lavorativo di circa 50 immigrati extracomunitari intenzionati a trasferirsi in Italia per motivi di lavoro. Privilegiando come ambito territoriale la Romania, il progetto non esclude, tuttavia, la possibilità di coinvolgere anche altri Paesi stranieri. Si sta pensando, inoltre, di estendere il l’intervento all’ambito turistico, malgrado le molteplici difficoltà inerenti la predisposizione e la realizzazione di iniziative di questo genere. Per quanto riguarda invece la seconda proposta progettuale, quella toscana, è stata siglata, nel dicembre 2003, un’Intesa di collaborazione tra la Regione Toscana e la Regione marocchina di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer al fine di rendere esecutivo un progetto incentrato sulla formazione di 60/80 lavoratori stranieri, così da coniugare, anche in questo caso, le esigenze espresse dal settore edile toscano e la potenziale risorsa costituita dal lavoro extracomunitario. Si riportano di seguito, in maniera più dettagliata, le esperienze individuate cui si è appena fatto cenno. 110 5.2 Veneto - progetto “Sviluppo Formazione e Lavoro dei Migranti”1 Programma entro cui si inserisce e periodo di realizzazione Il progetto “Sviluppo Formazione e Lavoro dei Migranti” fa riferimento alla programmazione regionale - “Piano triennale di massima 2001/2003 di iniziative ed interventi nel settore dell’immigrazione, Programma di iniziative ed interventi in materia di immigrazione anno 2002” – ed al dpcm 15 ottobre 2002 - “Programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per l'anno 2002/2003” – nel quale si identificano le quote di ingresso e le tipologie di lavoratori extracomunitari. Si tratta di un progetto di durata annuale, il cui periodo di realizzazione copre l’arco temporale compreso fra il 30 giugno 2003 e il 30 giugno 2004. Paese e località d’intervento America Latina (con particolare riferimento all’Argentina e al Cile), Moldavia, Tunisia, Romania. Beneficiari Beneficiari finali sono da considerare i lavoratori immigrati e/o emigrati di ritorno dai Paesi di origine, fino a 500 persone regolarmente inserite nel contesto lavorativo regionale. Nello specifico: 1. lavoratori immigrati di origine italiana provenienti dall’America Latina (prioritariamente dall’Argentina e dal Cile); 2. lavoratori extracomunitari provenienti dalla Moldavia e dalla Tunisia (ai sensi del DPCM 15 ottobre 2002); 3. lavoratori extracomunitari provenienti dalla Romania; 4. lavoratori extracomunitari provenienti da altri Paesi. Obiettivi Il progetto si propone di conseguire gli obiettivi di seguito schematicamente riassunti: • identificazione dei collettori della domanda di lavoro presente presso le imprese venete secondo caratteristiche di settore, territoriali e distrettuali; 1 La presente scheda progetto è stata compilata con la collaborazione di Tiziano Barone, funzionario dell’Agenzia Veneto Lavoro. 111 • identificazione (accreditamento/certificazione) dei soggetti locali in grado di svolgere le azioni di preselezione formazione e selezione presso i Paesi d’origine; • rafforzamento della rete territoriale a sostegno dell’integrazione socio-lavorativa dei soggetti immigrati favorendo l’acquisizione di competenze dei lavoratori; • consolidamento del sistema di relazioni operative tra la Regione Veneto, l’Argentina e il Cile (sportelli di Cordoba e Santiago), finalizzate all’inserimento lavorativo degli italiani in rientro ovvero dei lavoratori argentini di discendenza italiana come previsto dall’attuale normativa; • sviluppo di reti territoriali a favore dell’inserimento lavorativo dei lavoratori extracomunitari presso alcuni Paesi in fase di adesione alla UE e presso alcuni Paesi dell’area del Mediterraneo; • anticipazione, attraverso sperimentazione di accordi ed azioni integrate, delle procedure per la gestione dei flussi secondo l’attuale normativa, con particolare riferimento al diritto di prelazione. Filosofia dell’intervento L’iniziativa in oggetto si propone di: • promuovere, progettare e realizzare percorsi strutturati di accompagnamento all’inserimento lavorativo nel territorio regionale per lavoratori immigrati e/o emigrati di ritorno dai Paesi di origine; • implementare un modello di servizio regionale in relazione all’immigrazione basato sul raccordo domanda/offerta di lavoro e sulla promozione dell’integrazione sociale - degli immigrati extracomunitari, dei lavoratori immigrati nazionali, degli emigrati veneti e dei loro discendenti intenzionati a stabilirsi nel territorio regionale – nel quadro della normativa nazionale in materia di immigrazione; • identificare, nell’ambito di questo modello, le buone pratiche e le azioni integrate, tanto sul versante della formazione che su quello dell’integrazione sociale, tali da offrire al mercato del lavoro veneto, insieme ad un numero qualificato di offerte di lavoro ed un numero di lavoratori immigrati con caratteristiche adeguate di adattabilità e qualificazione professionale, un’articolazione di servizi di accompagnamento all’integrazione sociolavorativa all’interno della regione. 112 Attività Per quanto riguarda le attività, si possono individuare anzitutto due distinte fasi, di cui una relativa alla raccolta e l’altra alla gestione della domanda/offerta di lavoro. Fase 1. Raccolta della domanda/offerta: • Raccolta della domanda di lavoro: effettuata dall’Agenzia Veneto Lavoro, anche per il tramite delle associazioni dei datori di lavoro rappresentate nella Commissione di Concertazione tra le Parti Sociali. Ciascuna associazione interessata a partecipare al programma di raccolta della domanda di lavoro deve presentare richiesta a Veneto Lavoro utilizzando un apposito modulo (“Bando Raccolta della domanda di lavoro”). • Raccolta dell’offerta di lavoro: effettuata dall’Agenzia Veneto Lavoro, in riferimento ai percorsi di preselezione e di orientamento/formazione – nei Paesi di provenienza - di cui è gestore o partner nella gestione, nonché attraverso le segnalazioni delle candidature di lavoratori effettuata da organismi che hanno gestito direttamente e/o partecipato alla gestione di percorsi di preselezione e orientamento/formazione professionale; Fase 2. Gestione della domanda/offerta: • Bando di candidatura per l’erogazione di servizi: “Bando Servizi Voucher Lavoratori Immigrati”, con evidenza di almeno i seguenti elementi per ogni lavoratore: o estremi del contratto di lavoro; o evidenza della soluzione alloggiativa; o servizi richiesti con evidenza del fornitore. A tale proposito, gli organismi interessati alla fornitura di servizi (accompagnamento, alloggio, formazione) per facilitare l’inserimento socio-lavorativo dei lavoratori migranti dovranno presentare richiesta a Veneto Lavoro compilando un apposito modulo (“Bando per l’individuazione dei fornitori dei servizi”) • Bando di richiesta Voucher: “Bando Voucher Lavoratori Immigrati”. Il Voucher viene erogato in due momenti, la prima parte dopo il primo mese, la seconda dopo tre mesi dal collocamento, ovvero dopo tre mesi dalla data di rilascio del contratto di soggiorno corrispondente al periodo di accompagnamento. Nel “Bando Voucher Lavoratori Immigrati” sono riconosciuti i costi per le seguenti attività: formazione (professionale, culturale e sicurezza), accompagnamento socio-lavorativo, residenzialità (alloggio), trasferimento (viaggio). Alle suddette fasi, segue l’attività d’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, attraverso una banca dati appositamente creata ai fini del progetto ed accessibile via internet, gestito da 113 Veneto Lavoro in collaborazione con le associazioni datoriali che hanno individuato la specifica domanda di lavoro. Viene data priorità agli abbinamenti che presentano: a) un maggior grado di congruenza tra il profilo richiesto dal datore di lavoro e quello del lavoratore; b) maggiore stabilità nelle prospettive occupazionali; c) soluzioni abitative predefinite. Relativamente al perfezionamento degli abbinamenti Veneto Lavoro procede tenendo conto della disponibilità di quote per l’ingresso di lavoratori extracomunitari. Composizione della partnership ed aspetti organizzativi Veneto Lavoro (in qualità di soggetto titolare) e collettori della domanda di lavoro, ovvero soggetti datoriali, espressione delle imprese venete, convenzionati con la Regione per la raccolta della domanda di lavoro. Tali soggetti possono esercitare le azioni in partenariato con: servizi pubblici per l’impiego, servizi di collocamento privati autorizzati, soggetti espressione delle Camere di Commercio della Regione Veneto, soggetti espressione delle associazioni sindacali e dei lavoratori, enti di formazione professionale accreditati, soggetti erogatori di servizi di ospitalità, soggetti erogatori di servizi di accompagnamento sociolavorativo. Veneto Lavoro è il soggetto integratore responsabile della programmazione delle azioni e dei risultati conseguiti. Per una migliore conduzione strategica ed operativa delle attività, viene previsto un Comitato di Pilotaggio con funzioni di: consultazione, proposizione, verifica e supporto alla direzione del progetto nelle azioni di maggiore rilevanza esterna, quali i rapporti con le istituzioni e gli organismi coinvolti, l’azione di promozione e diffusione, la verifica periodica degli andamenti, le eventuali esigenze di riprogrammazione, il monitoraggio in itinere e finale. Tale Comitato è composto dell’Assessore competente, dai Dirigenti delle strutture regionali di riferimento, dal Direttore di Veneto Lavoro, dal Direttore del progetto. E’ previsto inoltre un Comitato di Gestione cui spetta una funzione di assistenza e supporto alla direzione del progetto per la pianificazione e la gestione delle attività, con particolare riferimento agli aspetti amministrativi ed al controllo di gestione. Questo Comitato è composto dai Dirigenti delle strutture regionali di riferimento, dal Direttore di Veneto Lavoro, dal Direttore del progetto, dal Responsabile amministrativo, da un Referente delle organizzazioni che fungono da collettori della domanda di lavoro. 114 Quanto all’équipe di progetto, è prevista la presenza delle seguenti figure professionali: Direttore di progetto, Coordinatore Voucher, Coordinatore azioni comuni e rete Net Point, Responsabile amministrazione e rendicontazione, Segreteria, Esperti e Tecnici (valutazione, buone prassi). Risultati Prima accoglienza, accompagnamento socio-lavorativo, formazione professionale e collocamento di 500 lavoratori extracomunitari nel contesto lavorativo regionale. Costo e fonti di finanziamento I costi complessivi ammontano ad euro 2.153.422,26 (Finanziamento del Ministero del lavoro - Fondo per l’immigrazione). 5.3 Lombardia - progetto “World Job”2 Programma entro cui si inserisce e periodo di realizzazione Il progetto “World Job” si inserisce nell’ambito del Programma di Mobilità Geografica dei Lavoratori della Regione Lombardia. Partito nell’ottobre del 2002, si concluderà a settembre 2004. Paese e località d’intervento Tunisia, Moldavia, Slovacchia. Beneficiari Lavoratori extracomunitari (da includere nell’ambito delle quote autorizzate) e aziende lombarde (operanti nei vari settori produttivi, soprattutto dell’edilizia). 2 La presente scheda progetto è stata compilata con l’aiuto di Mamadou Ndyaie (Agenzia Lombardia Lavoro). In particolare, per la ricostruzione dell’attuale stato di avanzamento del progetto ci si è avvalsi anche delle informazioni reperite mediante la consultazione del sito internet www.agenzialavorolombardia.it. 115 Obiettivi Il progetto “World Job” si propone di: • favorire una più razionale e moderna organizzazione della domanda di lavoro da parte delle piccole e medie imprese locali interessate ad avvalersi di manodopera straniera, portando a soluzione le criticità di tipo normativo, procedurale, burocratico e comunicativo; • soddisfare esigenze inevase di domanda di lavoro da parte del mercato del lavoro locale, orientate e/o orientabili alla componente dei lavoratori immigrati non-comunitari; • sviluppare coordinamento e valorizzazione di reti di servizi pubblici e privati che favoriscano, a livello multi-regionale e interprovinciale, servizi ad hoc atti a facilitare e supportare la mobilità geografica dei lavoratori; • sperimentare azioni innovative multi-regionali e transnazionali per il governo dei flussi migratori e per la mobilità geografica dei lavoratori e dei lavori; • offrire un modello operativo innovativo ed una sperimentazione monitorabile e verificabile, a sostegno di un più razionale governo dei flussi migratori, in relazione alle nuove norme e procedure previste dalla legge n. 189/2002 e riguardante in particolare le azioni finalizzate a favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro; • offrire risposte innovative a riguardo delle direttive e degli orientamenti della Commissione Europea rispetto alla evidenziata “criticità” della bassa ed inadeguata mobilità geografica e settoriale dei lavoratori. Filosofia dell’intervento Le cifre del mercato del lavoro regionale individuano una realtà a doppia velocità. In un contesto che registra tra i più bassi livelli di disoccupazione in Italia (appena il 3,8% a fronte del 9% del dato nazionale), il mercato del lavoro è in costante ricerca di figure professionali, profili altamente qualificati o specializzati, a tutti livelli. L’Agenzia Regionale per il Lavoro vuole rispondere a questa esigenza con un servizio agile, efficace, a misura di un tessuto produttivo integrato, dove convivono in modo sinergico grandi, medie e piccole imprese. Attività Le attività previste dal progetto sono: • 116 sottoscrizione di Accordi con i Paesi partners: Tunisia, Repubblica Moldava, Slovacchia; • raccolta della domanda di lavoro, in collaborazione con le Associazioni di categoria e con una “rete” di sostegno a supporto delle politiche del lavoro, istituita da Regione e Province ed operante a livello provinciale (UPAL/Province); • pianificazione di percorsi di preselezione e selezione dei candidati nei Paesi d’origine; • progettazione ed erogazione della formazione nei Paesi d’origine attraverso percorsi articolati in più moduli: linguistico (lingua italiana e vocaboli “tecnici”); socio culturale (cultura e tradizione italiana); giuridico (nuova legge sull’immigrazione, norme relative alla sicurezza sul lavoro, nozioni circa diritti e doveri di un cittadino); orientamento professionale e sociale (servizi vari e servizi formativi presenti sul territorio); • supporto per le procedure amministrative; • inserimento lavorativo e sociale (formazione, inserimento lavorativo e soluzione abitativa); • creazione di un data-base - “Passaporto Lavoro” - banca dati informatizzata e on line di raccolta dei Curriculum Vitae degli aspiranti lavoratori che consente alle aziende del territorio lombardo di esaminare a distanza i candidati prima del loro ingresso nel nostro Paese (ad esempio, attraverso colloqui e interviste realizzati con i candidati stessi). • creazione di un sito “Work Place: il sociale in rete” per la messa in rete di Enti del privato sociale per il supporto sociale ed abitativo dei cittadini extracomunitari presenti sul territorio; Risultati Creazione di un modello di mobilità geografica replicabile, che identifichi il ciclo dei servizi a favore di cittadini extracomunitari. Composizione della partnership Il partenariato ha visto coinvolte oltre agli Assessorati regionali formazione, istruzione e lavoro e l’Assessorato alla famiglia e solidarietà sociale, le amministrazioni provinciali e le parti sociali. All’estero, sono stati sottoscritti Accordi di Collaborazione con i competenti Ministeri ed Agenzie del Lavoro dei Paesi d’origine. Fonti di finanziamento Fondo Nazionale per le politiche migratorie ex legge 40/98. 117 Attuale stato di avanzamento del progetto ed esperienza aggiuntiva maturata Conseguentemente all’“Accordo di collaborazione” siglato dalla Regione Lombardia e dai Governatorati tunisini di Gafsa e Kasserin, è partito ed è al momento in itinere il progettopilota finalizzato all’identificazione della domanda di manodopera tunisina espressa dalle imprese lombarde ed alla formazione delle figure professionali individuate. Sono già state realizzate le fasi di selezione finale e formazione e presentate le domande per la richiesta del “nulla osta” al lavoro nell’ambito del sistema delle quote autorizzate. E’ in itinere il medesimo percorso (identificazione della manodopera, preselezione, selezione e formazione) per individuare lavoratori moldovi da inserire nel mercato del lavoro regionale. Ad oggi sono stati inseriti una trentina di lavoratori moldovi all’interno delle quote stabilite ed è in programma l’arrivo di altri 15 lavoratori presso il territorio lombardo. Infine, è in fase di realizzazione la formazione di giovani slovacchi, operanti nel settore edile e in quello turistico alberghiero. 5.4 Piemonte - progetto “Safe Integration”3 Programma entro cui si inserisce e periodo di realizzazione Il progetto “Safe Integration” è inserito nel Programma Valorizzazione Occupabilità della Regione Piemonte. Coerentemente con le linee guida dell’Iniziativa Comunitaria “Equal” da cui deriva, si è proposto di intervenire sui fattori di criticità connessi all’ingresso nel mondo del lavoro delle persone extracomunitarie, creando le basi per l’occupabilità di 100 soggetti rispettivamente nei settori produttivi della filiera agroindustriale per la Provincia di Asti e nel settore tessile per quella di Biella. L’arco temporale da esso ricoperto va da settembre 2002 a gennaio 2004. Paese e località di intervento Province di Asti e Biella ed alcune aree extranazionali in Est Europa, Maghreb e America Latina. 3 La presente scheda progetto è stata realizzata sulla base di dati ed informazioni reperite mediante la consultazione del sito internet www.safeintegration.com. In particolare, per la ricostruzione dell’attuale stato di avanzamento del progetto e la valutazione dell’esperienza aggiuntiva con esso maturata, ci si è avvalsi dei colloqui telefonici intervenuti con Fabrizio Valabrega (Collaboratore del Consorzio Euroqualità s.c.r.l. e Responsabile scientifico del progetto), Manlio Abriani (Collaboratore del Consorzio Euroqualità s.c.r.l. e Responsabile organizzativo del progetto) e Enrico Prina (Responsabile del settore Cooperazione Internazionale per l’Istituto Texilia). 118 Beneficiari I beneficiari del progetto “Safe Integration” sono: • stranieri extracomunitari individuati nelle Province di Asti e di Biella ed in alcuni ambiti extranazionali definiti in congruenza con le attività dei singoli partners, selezionando i bacini d’immigrazione ritenuti culturalmente più coerenti alle abilità richieste (per il tessile l’area dell’Est Europa, per l’agroindustria le aree del Maghreb e del Sud America). Si tratta di una componente sociale caratterizzata da un’estrema esigenza di sicurezza e stabilità occupazionale e di conseguenza da una solida base di formazione professionale; • aziende connesse agli ambiti geografici e produttivi suddetti. L’esigenza di tali realtà datoriali è quella di colmare le carenze di personale qualificato, attingendo a nuovi bacini di forza lavoro disponibili e potendo contare su efficaci interventi di formazione professionale che rispondano alle loro specifiche esigenze produttive. Obiettivo generale L’obiettivo generale del progetto consiste nell’aver individuato un processo d’inserimento lavorativo di immigrati extracomunitari flessibile e programmabile, che ha offerto stabilità occupazionale in funzione della crescita professionale garantita al lavoratore, supportando al contempo lo sviluppo economico dei bacini territoriali in oggetto. Obiettivi specifici Quanto agli obiettivi specifici, il progetto “Safe Integration” ha: • individuato i fattori di maggior ostacolo all’inserimento lavorativo delle persone extracomunitarie, tramite un’indagine diffusa su circa 10.000 aziende locali; • sperimentato, su circa 100 stranieri per ciascuna Provincia, la formazione e l’orientamento mediante percorsi duttili e flessibili della durata di circa 30 ore, che hanno creato i presupposti per una mirata integrazione professionale. Almeno il 50% degli stranieri hanno seguito il percorso di accesso programmato da aree extranazionali, seguendo corsi di preformazione organizzati nei rispettivi Paesi d’origine. A tale proposito è stato sottolineato come il raggiungimento di questo particolare obiettivo sia dipeso dall’efficacia del processo di concertazione istituzionale messo in campo dalla partnership; 119 • censito le professionalità e le qualifiche di base dei soggetti extracomunitari, traducendole in modo tale da renderle comprensibili e fruibili dal nostro mercato del lavoro; • reso possibile l’accesso a tutte le informazioni riguardanti l’andamento e i risultati del progetto ad almeno 50.000 operatori, oltre che a tutti i soggetti raggiungibili con gli strumenti telematici. Ognuno di questi obiettivi specifici ha dato origine ad una o più azioni, che si sono articolate a loro volta nella previsione di una serie di attività. Attività Le azioni previste dal progetto “Safe Integration” sono le seguenti: 1) individuazione dei componenti e costituzione di due Poli di Monitoraggio Integrato (uno per ogni ambito territoriale d’intervento); 2) realizzazione di un’indagine su 10.000 aziende operanti nei settori e nelle aree interessate (a carico di un Gruppo di Lavoro composto da specialisti e selezionato nell’ambito della partnership); 3) elaborazione e redazione dei contenuti del protocollo del Patto d’area; definizione, elaborazione e redazione di un contratto sperimentale di lavoro; sottoscrizione di un accordo sindacale sul contratto sperimentale; individuazione di linee di finanziamento a sostegno della sperimentazione della nuova formula contrattuale; 4) individuazione dei soggetti extracomunitari selezionabili iscritti ai Centri Per l’Impiego delle Province di Asti e Biella; individuazione dei soggetti extracomunitari selezionabili all’estero; identificazione delle aziende d’inserimento; creazione di un data-base curriculare; misure di sostegno individuale e di gruppo rivolte agli immigrati per favorire l’integrazione; inserimento dei lavoratori extracomunitari in azienda; 5) costruzione di un sito web; comunicazione ed aggiornamento in progress sui risultati del processo; creazioni di reti istituzionali per il confronto e lo scambio di buone prassi. Risultati • Tutti i soggetti componenti la parnership hanno condiviso obiettivi e prassi di lavoro mediante la costituzione di due Poli Provinciali, che hanno svolto periodicamente una costante verifica sulle azioni previste dal progetto agendo come strutture di coordinamento e supervisione; 120 • sono stati identificati i fattori di occupabilità, ossia i fattori di criticità e di ostacolo all’inserimento di lavoratori extracomunitari nelle aziende dei territori presi in esame; • è stato sottoscritto un protocollo di accordo unitario per entrambe le aree interessate al progetto che ha aggregato e formalizzato i componenti della partnership e le principali realtà istituzionali, datoriali, sindacali ed associative rilevanti nel processo d’integrazione. E’ stato firmato ed applicato nei territori delle Province di Asti e Biella un Contratto sperimentale di lavoro elaborato da un Tavolo Tecnico di Concertazione, diretta espressione del protocollo suddetto. Si è consentito l’inserimento dei lavoratori extracomunitari nel mondo del lavoro in presenza di soluzioni contrattuali innovative e flessibili e si è trovata al contempo una risposta efficace e coerente alle esigenze di reperibilità di manodopera adeguatamente orientata al ruolo delle aziende. Sono state proposte, negoziate ed ottenute specifiche linee di finanziamento per la realizzazione di interventi formativi professionalizzanti regolamentati dal contratto e condotti contestualmente all’attività lavorativa in azienda; • è stata incrementata del 50% la disponibilità di manodopera extracomunitaria preformata e quindi immediatamente inseribile nelle aziende. E’ stata migliorata l’occupabilità dei soggetti immigrati avendo fornito loro le cognizioni di base per comprendere le regole e le dinamiche del mercato del lavoro locale. E’ stata offerta una prospettiva di stabilità economica e di crescita professionale ad oltre il 70 % dei soggetti inseriti. Sono state selezionate e descritte in termini utilizzabili dal sistema produttivo ed istituzionale locale le caratteristiche professionali dei soggetti extracomunitari. Si è garantita l’iniziale sperimentazione del contratto sulla base di un processo di identificazione dei soggetti idonei e disponibili nelle province interessate ed in alcuni ambiti extranazionali. I Centri Per l’Impiego provinciali sono stati dotati di un modello di banca dati curriculare, fruibile come strumento di supporto per l’attività di inserimento nelle aziende dei lavoratori extracomunitari anche oltre i limiti temporali del progetto. Si è consentito il passaggio alla fase applicativa del Contratto Sperimentale avendone creati i presupposti funzionali; • è stato informato il maggior numero possibile di soggetti circa l’avanzamento, i risultati e le nuove opportunità offerte dalla sperimentazione messa in atto dal progetto “Safe Integration”, che ha dimostrato la possibilità di percorrere una nuova strada per inserire ed integrare i lavoratori extracomunitari: una buona prassi da consolidare e diffondere. 121 Composizione della partnership ed aspetti organizzativi I soggetti coinvolti nel progetto “Safe Integration” sono: il Consorzio Euroqualità s.c.r.l., la Provincia di Asti, la Provincia di Biella, la FederPiemonte, la Confartigianato Piemonte, la Cisl Piemonte, l’Istituto Texilia ed il Consorzio Piemontese di Formazione per il Commercio Estero. A carico del Consorzio Euroqualità, Capofila Mandatario dell’Accordo di Cooperazione: il coordinamento della partnership, la gestione amministrativa generale del progetto, la realizzazione dello studio sui fattori di ostacolo all’occupabilità dei lavoratori immigrati, la definizione dell’architettura generale della banca dati curriculare, la partecipazione al gruppo di monitoraggio integrato e al Patto d’area, la realizzazione di interventi di orientamento sul personale destinato alle diverse attività e ai beneficiari, il coordinamento delle attività di comunicazione e diffusione in progress del progetto. Sono invece le Province di Asti e Biella a presiedere i rispettivi Gruppi di Monitoraggio Integrato. Di loro competenza, inoltre: la guida delle attività di concertazione del Patto d’area, la verifica di coerenza con le linee strategiche di sviluppo delle politiche territoriali, l’attività di documentazione delle politiche sociali e di sviluppo, il supporto per l’individuazione dei beneficiari e la realizzazione della banca dati curricolare con il coinvolgimento dei Centri Per l’Impiego, la direzione delle attività di creazione di reti istituzionali e di diffusione di buone prassi. Spettano alla FederPiemonte e alla Confartigianato Piemonte: il coordinamento delle iniziative di concertazione sindacale nell’ambito del Patto d’area e dell’elaborazione di soluzioni contrattuali innovative, il coinvolgimento di imprese industriali ed artigiane nelle azioni previste, la partecipazione alle attività di indagine sulle aziende e di individuazione dei beneficiari, il supporto alla realizzazione della banca dati curricolare, la partecipazione al Gruppo di Monitoraggio Integrato. Il coordinamento delle iniziative di concertazione sindacale nell’ambito del Patto d’area e l’elaborazione di soluzioni contrattuali innovative rientrano anche fra i compiti della Cisl Piemonte, così come la partecipazione al Gruppo di Monitoraggio Integrato, oltre che alle attività di concertazione del Patto d’area. Ad opera dell’Istituto Texilia: le attività di studio e aggiornamento sul settore tessile in area biellese, l’elaborazione di strumenti di definizione degli skills di base dei beneficiari e la 122 realizzazione di interventi di orientamento dei soggetti comunitari in area biellese. Partecipa inoltre al Gruppo di Monitoraggio Integrato e al Patto d’area. Il Consorzio Piemontese di Formazione per il Commercio Estero, infine, si inserisce nell’ambito delle azioni connesse all’individuazione dei lavoratori extracomunitari adatti alla sperimentazione contrattuale. In tale ambito operativo si colloca come referente per condurre o supportare attività da svolgersi in territori extranazionali di creazione di reti istituzionali, di screening curricolare, di formazione linguistica preliminare e di orientamento all’ingresso in Italia rivolte ai beneficiari del progetto. Partecipa al Gruppo di Monitoraggio Integrato e al Patto d’area. Fonti di finanziamento A finanziare direttamente il progetto “Safe Integration” è la Regione Piemonte, nell’ambito del suo Programma Valorizzazione Occupabilità. Attuale stato di avanzamento del progetto ed esperienza aggiuntiva maturata L’interesse del percorso realizzato con il progetto “Safe Integration” consiste nell’aver sperimentato nuove metodologie suscettibili di configurarsi come buone prassi finalizzate a favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro immigrato. Per quanto riguarda i risultati conseguiti, è stata realizzata un’analisi di settore mediante un’indagine diffusa, a tappeto, su circa 10.000 aziende operanti nella filiera del tessile e dell’agro-alimentare, rispettivamente nelle Province di Biella e di Asti, allo scopo di individuare i principali fattori di criticità relativi all’inserimento di lavoratori extracomunitari (fattore principale: la insufficiente competenza linguistica). Dopodiché sono state selezionate le aziende dichiaratesi disponibili ad un loro coinvolgimento nell’iniziativa, 300 circa, e su di loro è stato realizzato uno screening approfondito, focalizzato in particolare sui reali fabbisogni espressi in relazione all’impiego di manodopera straniera. Gli esiti complessivi dell’indagine hanno acquisito una valenza scientifica la cui fruibilità va ben oltre il progetto specifico. D’altro canto, in stretta collaborazione con i Centri Per l’Impiego, è stata sottoposta ad analisi anche l’offerta di lavoro immigrato, dando corso ad una puntuale taratura della stessa attraverso la raccolta dei dati relativi ai disoccupati extracomunitari nelle Province di Asti e Biella ed iscritti ai rispettivi CPI. I soggetti individuati sono stati contattati e selezionati in qualità di beneficiari, così da inserirne 50 nei corsi di formazione da realizzare nei territori 123 provinciali. Altre 50 persone intenzionate a trasferirsi in Italia per motivi di lavoro sono state invece selezionate e preformate nei rispettivi Paesi d’origine (Marocco, Bulgaria, Romania e Bielorussia). Per quanto riguarda in particolare la formazione, occorre precisare che il progetto “Safe Integration” opera su finanziamento regionale e non sulla base di fondi europei: di conseguenza, all’estero non è stata realizzata una formazione tecnico-specifica (non finanziabile), ma piuttosto una preformazione, volta a fornire conoscenze linguistiche di base ed un orientamento al mercato del lavoro italiano. Quanto invece al primo tipo di formazione, ci si è avvalsi, dove possibile, di interventi realizzati da altri soggetti in aree extranazionali. Questo al fine di operare a favore dell’ottimizzazione di diverse esperienze. Ecco perché, per quanto possibile, si è cercato di individuare come Paesi di riferimento delle realtà territoriali ad hoc, dove sono già presenti organizzazioni che fanno formazione, il che implica anche un notevole contenimento dei costi da sostenere. Così per esempio in Marocco, dove sono attivi istituti professionalizzanti e strutture di formazione specifica sul tessile e sull’agroindustriale, sono stati selezionati ed inseriti nel progetto, come beneficiari, i soggetti formati nelle strutture suddette, ai quali è stato fornito un surplus di conoscenze linguistiche e normative di base finalizzate all’inserimento lavorativo in Italia. In questo senso il progetto ha voluto sperimentare un intervento coordinato, realizzando un connubio tra le diverse realtà già presenti all’estero e quelle operanti in territorio italiano. Quanto ai corsi di formazione realizzati nelle Province di Biella e di Asti, sono consistiti per lo più in un vaglio delle competenze e delle esperienze pregresse e, anche qui, in una preformazione linguistica e di orientamento al mercato del lavoro per le persone da poco arrivate. Altro importante risultato è stato conseguito con l’elaborazione di un data-base curricolare, da mettere a disposizione dei Centri Per l’Impiego così da consentire loro una classificazione più ampia e specifica delle professionalità, rispondente ad una puntuale ricognizione delle competenze reali richieste dalle aziende, e la corretta diffusione di quante più informazioni possibili sulle persone extracomunitarie iscritte. Al momento, si è conclusa la fase di preformazione all’estero, mentre quella in territorio nazionale è ancora in itinere. Inoltre ci si è cominciati a muovere per le procedure d’ingresso a favore di coloro che sono stati selezionati e preformati nei Paesi d’origine, prevedendo un numero di ingressi superiore a quello degli inserimenti lavorativi effettivi, così da lasciare alle aziende un certo margine di scelta. Al contempo, si è già iniziato a ricontattare alcune delle 300 aziende dichiaratesi disponibili ad un loro coinvolgimento nel progetto, onde verificarne 124 la rinnovata disponibilità e, se del caso, sottoporre loro i curricula dei lavoratori extracomunitari selezionati e preformati, in vista di un eventuale colloquio finalizzato all’inserimento lavorativo degli stessi, che si pensa di realizzare mediante un contratto di lavoro di apprendistato. 5.5 Emilia Romagna – “Progetto per il reperimento e la formazione di manodopera extracomunitaria per il settore delle costruzioni della provincia di Parma” 4 Programma entro cui s’inserisce e periodo di realizzazione Il “Progetto per il reperimento e la formazione di manodopera extracomunitaria per il settore delle costruzioni della provincia di Parma” s’inserisce nell’ambito di un Accordo di programma in materia di collaborazione per la ricerca, la formazione professionale e l’avviamento di cittadini moldovi in Italia sottoscritto nel dicembre 2001 dall’Agenzia Nazionale per l’Emigrazione Moldova e dall’Ente Scuola Edile di Parma. A ciò ha fatto seguito un Protocollo d’intesa per la sperimentazione di cooperazione in materia di lavoro occupazione e formazione professionale nel settore edile siglato nel marzo 2001 dal Ministero del lavoro e dall’Associazione dei Comuni della Repubblica Moldova, dall’Assessorato alla formazione professionale della Regione Emilia Romagna, dall’Amministrazione provinciale di Parma, dall’ANCE nazionale, dalla Confindustria Emilia Romagna e dall’Unione Parmense degli Industriali. L’intervento in oggetto copre l’arco temporale 2002/2004. Paese e località d’intervento Repubblica Moldova. Beneficiari 50 cittadini moldovi intenzionati a trasferirsi in Italia per motivi di lavoro e, indirettamente, le imprese parmensi operanti nel settore delle costruzioni disponibili ad un loro coinvolgimento nel progetto. 4 La presente scheda progetto è stata compilata grazie alle informazioni fornite da Maurizio Fanzini - Ente Scuola Edile di Parma. 125 Obiettivi Il progetto si propone di formare professionalmente lavoratori stranieri, interessati a trasferirsi in Italia e a trovarvi un impiego stabile nel settore edile, operando a favore del raggiungimento di competenze medio alte, così da rispondere ai fabbisogni occupazionali e formativi espressi dal mercato del lavoro con particolare riguardo al comparto delle costruzioni. Filosofia dell’intervento Il personale che opera nel settore edile è costantemente interessato da un forte turnover. Molte maestranze con basso livello di istruzione e professionalità iniziano a lavorare come manovali; la facilità d’ingresso, visto il forte fabbisogno, è elevata, ma soltanto una minoranza si ferma trovando stimoli ed opportunità per crescere professionalmente. Oggi esiste una mancanza di maestranze in grado di svolgere mansioni realmente qualificate, sia per quanto concerne lavori specializzati che per la gestione di squadre e cantieri. Il problema è quindi sintetizzabile in un generale bisogno di fidelizzazione al settore di operatori e maestranze che possano diventare nel tempo sempre più affidabili per le imprese intenzionate a mantenere significativi standard di qualità del loro prodotto ed un pieno coordinamento delle attività dei subappaltatori. La formazione di coordinatori operativi a partire da figure con preparazione tecnica (in particolare i diplomati) sembra non riuscire a colmare completamente la necessità di capi cantiere operai e comunque non risolve l’esigenza di disporre di un’élite di lavoratori anche autonomi con un mix di competenze esecutive, di guida, controllo e addestramento di manovali e qualificati. In tale situazione è peraltro fondamentale ripensare alle azioni di orientamento e reclutamento in considerazione del fatto che i normali canali di riferimento attraversano oggi una fase assai critica e che a maggior ragione un loro rinnovamento e potenziamento appare determinante, sia per avvicinare una base di lavoratori più ampia e selezionata dell’attuale che per proporre percorsi davvero professionalizzanti. 126 Attività • Orientamento, reperimento e selezione Si tratta dell’azione più delicata di tutto l’intervento. Con essa s’intende orientare e motivare delle persone ad inserirsi in un percorso di lavoro e formazione che ne accresca le capacità tecnico professionali e che offra varie possibilità di uscita a secondo delle aspettative individuali. L’azione di orientamento si rivolge a soggetti di età compresa indicativamente tra i 20 e i 35 anni e consiste nell’utilizzo di filmati e pubblicazioni in lingua madre dai quali si possano individuare gli aspetti di carriera delle varie figure professionali che operano nel settore delle costruzioni. Unitamente alla proiezione di tale materiale, a gruppi piccoli di persone, è prevista anche la distribuzione delle pubblicazioni e dei moduli di richiesta di partecipazione alla selezione di ammissione. Le prove di selezione sono due: una mediante la somministrazione di un test sociomotivazionale e di conoscenza generale ed una di colloquio con ogni singolo candidato alla presenza di un tecnico e di un esperto in selezione del personale sempre coadiuvati da un interprete esperto. La scelta è tra i primi 80 della graduatoria. • Percorso di formazione nel Paese di origine Formazione linguistica La barriera linguistica, ossia il fatto che le persone oggetto della proposta non conoscano la lingua del Paese ospitante, è sicuramente il primo nodo da sciogliere; è evidente che la formazione, ogni tipo di formazione, non può realizzarsi senza il tramite della lingua. Occorre inoltre sottolineare quanto nel lavoro di squadra del cantiere edile gli aspetti della comunicazione verbale assumano una rilevanza particolare, resa ancor più complicata dalla presenza del gergo e dei vari stili individuali con i quali possono essere impartiti gli ordini. Il percorso formativo deve quindi tenere conto dei problemi legati alla distanza strutturale delle lingue e delle culture, perché la comprensione di un testo non implica solamente competenze linguistiche, ma presuppone anche il possesso di quei contenuti minimi in grado di dare un significato al testo stesso. 127 Di conseguenza, l’ipotesi prospettata è quella di un’iniziativa formativa che alla comprensione linguistica aggiunga conoscenze tecniche specifiche del settore delle costruzioni. Il modulo formativo proposto, da realizzare nel Paese d’origine, ha una durata di 160 ore complessive, da svolgersi in cinque mesi. Le ore sono ripartite tra insegnamento della lingua italiana e terminologie tecniche specifiche legate al settore delle costruzioni, al fine di facilitare il primo inserimento lavorativo in Italia. Si prevede un massimo di 25/27 persone per aula con la presenza di un docente e alternativamente o in contemporanea di un tecnico esperto di settore delle costruzioni. Il progetto mira alla realizzazione di tre corsi per un totale di 80 persone con un 40 % di co-docenza (per la presenza del tecnico unitamente a quella del docente di italiano). E’ inoltre previsto un breve corso di formazione formatori della durata di 32 ore per il raggiungimento di uniformità della docenza nelle diverse aule con un coordinatore didattico che ne garantisca lo svolgimento e i risultati. • Formazione tecnico-professionale di primo ingresso (320 ore di modulo formativo, da svolgere in circa 5 mesi) Il modulo formativo di primo ingresso è inteso come approccio al lavoro di operaio edile e permette di far prendere coscienza ai partecipanti del livello organizzativo delle imprese del settore, dei ruoli e dei compiti, nel rispetto delle normative e della contrattazione collettiva. Esso affronta tematiche generali e specifiche del settore edile con un ordine che potrebbe essere sintetizzato come segue: modulo iniziale di recupero delle abilità di base con aggancio al modulo linguistico; modulo di acquisizione di abilità professionali di base per garantire un primo inserimento al livello più basso; modulo di cognizioni trasversali atte a garantire un miglior inserimento in un programma formativo di medio termine. La formazione professionale non è altro che la valorizzazione delle capacità e delle caratteristiche individuali: da qui nasce la necessità di affiancare all’insegnamento delle materie specifiche professionalizzanti interventi educativo-culturali per portare i corsisti ad un livello tale da riuscire a problematizzare la realtà in cui vivono e per offrire loro la possibilità di un progresso professionale e lavorativo. 128 Il percorso formativo individuato si articola in una serie di competenze di base specifiche e trasversali che vengono certificate agli utenti e che possono essere poi spendibili nel quadro di percorsi di formazione continua e permanente. L’articolazione del modulo si basa su una parte teorica, d’aula, ed una parte pratica, di laboratorio e cantiere/scuola, ispirandosi ad una metodologia di apprendimento diretto e partecipativo. I temi oggetto di trattazione sono i seguenti: - conoscere le macchine da cantiere - lavorare in condizioni di sicurezza - materiali da costruzione - assistenza agli impiantisti - opere provvisionali - realizzare muri e pareti - realizzare intonaci Le modalità di svolgimento del corso coincidono con un approccio intensivo (a tempo pieno), al fine di velocizzare i tempi ed inserire i partecipanti nelle imprese il prima possibile. • Trasferimento ed accoglienza Il progetto prevede il trasferimento in Italia di 50 persone tra coloro che hanno frequentato il modulo linguistico come prima tranche sperimentale dell’iniziativa. E’ oggetto di quest’ultima: il trasferimento aereo delle persone dal loro Paese all’Italia, il trasferimento dall’aeroporto alla città di accoglienza e la loro sistemazione in casa albergo costituita da monolocali con servizio ed angolo cottura (trattasi di strutture di accoglienza per studenti universitari). L’accoglienza per la prima fase è considerata in 90 giorni, che corrispondono alla durata del modulo formativo di primo ingresso con l’aggiunta dei primi 30 giorni di lavoro, in quanto lo stipendio inizia ad essere percepito al termine del primo mese effettivamente lavorato. Per tale periodo sono dunque previsti il mantenimento delle persone presso il centro di accoglienza ed i vari trasferimenti al centro di formazione. 129 • Inserimento lavorativo e formazione continua permanente personalizzata (34 mesi) Al termine della formazione di ingresso si prevede l’assunzione dei partecipanti, come operai di primo livello, presso le imprese della provincia aderenti all’iniziativa. Da qui, cominciando a percepire uno stipendio regolare, i costi di gestione alloggi e vitto diventano a completo carico dei partecipanti, ma sotto la gestione dell’Ente promotore incaricato di garantirne funzionalità ed equità. Per questo periodo è previsto un percorso di formazione modulare per il raggiungimento, da parte dei corsisti, delle competenze professionali assimilabili alla specializzazione contrattuale dell’edilizia. Il progetto è suddiviso in tre annualità: la prima, oltre al modulo d’ingresso, include un modulo di approfondimento tematico assimilabile alla qualifica del contratto; la seconda prevede un modulo di perfezionamento assimilabile alla specializzazione contrattuale; mentre per il terzo anno è previsto un modulo di approfondimento tematico. Composizione della partnership ed aspetti organizzativi Partners del progetto sono: il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l’Agenzia Nazionale per l’Emigrazione e l’Associazione dei Comuni della Repubblica Moldova, l’Assessorato alla formazione professionale della Regione Emilia Romagna, l’Amministrazione provinciale di Parma, l’ANCE nazionale, l’Ente Scuola Edile di Parma, la Confindustria Emilia Romagna e l’Unione Parmense degli Industriali. Risultati attesi Formare lavoratori extracomunitari qualificati e specializzati, rendendoli così in grado di inserirsi positivamente all’interno delle imprese edili parmensi e nel contesto sociale d’accoglienza, con indubbi vantaggi sia per i beneficiari diretti che per quelli indiretti dell’intervento. Costo e fonti di finanziamento Informazione non disponibile. Attuale stato di avanzamento del progetto ed esperienza aggiuntiva maturata Nel dicembre 2001 è stato siglato un Accordo di programma tra l’Agenzia Nazionale per l’Emigrazione Moldova e l’Ente Scuola Edile di Parma in materia di collaborazione per la 130 ricerca, la formazione professionale e l’avviamento al lavoro di cittadini moldovi in Italia. A ciò ha fatto seguito un Protocollo d’intesa per la sperimentazione di cooperazione in materia di lavoro occupazione e formazione professionale nel settore edile, sottoscritto, nel marzo 2001, dal Ministero del lavoro e dall’Associazione dei Comuni della Repubblica di Moldova, dall’Assessorato alla formazione professionale della Regione Emilia Romagna, dall’Amministrazione provinciale di Parma, dall’ANCE nazionale, dalla Confindustria Emilia Romagna e dall’Unione Parmense degli Industriali. Nel gennaio 2002 è stato pubblicato il Bando di ammissione alla selezione per la frequenza di un corso di formazione professionale tecnico-linguistica per il settore edile. La selezione dei candidati, svoltasi tramite test e colloqui, ha avuto luogo in febbraio: a fronte di 150 domande ammissibili, i candidati ammessi sono stati 80. Il corso è iniziato nel marzo 2002 ed ha avuto una durata di 480 ore complessive, di cui 160 di lingua italiana, 160 di tecnologia e 160 di pratica per il settore delle costruzioni. In luglio si sono tenuti gli esami di fine corso, seguiti dal rilascio di attestati di frequenza e dalla predisposizione di una graduatoria di merito per il possibile inserimento dei corsisti in aziende edili di Parma Contemporaneamente è stato siglato un Accordo tra Italia e Repubblica di Moldavia per la gestione dei flussi migratori. Nel gennaio 2003 sono state presentate, alla Direzione Provinciale del Lavoro di Parma, 68 richieste di imprese edili parmensi per l’autorizzazione all’assunzione di altrettanti cittadini moldovi che avessero seguito l’attività della Scuola Edile di Parma, con specifico riferimento al Decreto flussi relativo all’anno 2002. In febbraio la Direzione Provinciale del Lavoro e la Questura di Parma hanno rilasciato 41 autorizzazioni per l’ingresso di cittadini moldovi da avviare in assunzione alle ditte che ne avevano fatto richiesta (il numero di autorizzazioni rilasciato è stato il massimo possibile previsto direttamente dal Decreto Ministeriale stesso). Nel marzo 2003 si è determinato il reperimento degli alloggi sul territorio provinciale in relazione ai luoghi di occupazione, con copertura a garanzia nei confronti dei proprietari da parte della Scuola Edile di Parma. Nei contratti di affitto, stipulati dalle aziende aderenti al progetto, è stato previsto di addebitare ai lavoratori stessi una quota onnicomprensiva non superiore a 180 € mensili. I requisiti degli alloggi sono risultati conformi ai criteri fissati dalle leggi per l’edilizia residenziale pubblica. 131 Nello stesso mese è giunta a Parma la prima tranche di beneficiari (di comune accordo con la Questura parmense, sono stati suddivisi in tre gruppi per agevolare le ultime procedure ai fini del rilascio del permesso di soggiorno. L’arrivo dell’ultima tranche si è avuto in aprile). Nel settembre 2003 c’è stata la presentazione, alla Direzione Provinciale del Lavoro di Parma, delle richieste per l’autorizzazione all’assunzione dei restanti 27 beneficiari dell’intervento. Ne sono stati autorizzati 12, arrivati a Parma nel Febbraio 2004. A favore dei primi 68 soggetti della graduatoria stilata è stata fatta l’offerta di assunzione per 12 mesi da parte di imprese edili parmensi che hanno garantito per loro, sottoscrivendo, come già accennato, un documento inerente l’alloggio. Ad oggi, giugno 2004, 53 sono i soggetti occupati presso le imprese suddette. 5.6 Emilia Romagna – progetto “Grandi Opere”5 Programma entro cui si inserisce e periodo di realizzazione Il progetto “Grandi Opere” si inserisce nell’ambito del Programma previsto ai sensi dell’art. 19 della legge 189/2002 per la formazione di lavoratori extracomunitari da inserire nel settore delle costruzioni di grandi opere pubbliche in Italia e si propone di coprire l’arco temporale 2004/2006. Paese e località d’intervento La ricerca dei Paesi nei quali realizzare il progetto “Grandi Opere” ha avuto i seguenti parametri di riferimento: • Paesi nei quali già esistano professionalità assimilabili a quelle che necessitano alle imprese italiane, con particolare preferenza per quelli che presentino o che abbiano avuto imprese impegnate nella realizzazione di grandi opere all’estero, ovvero caratterizzate da maestranze specializzate con esperienze di lavoro all’estero; • Paesi in procinto di entrare nell’Unione Europea; • Paesi con i quali l’Italia abbia stipulato Accordi o Convenzioni; • casi di particolare rilievo, come l’Argentina. 5 La presente scheda progetto è stata compilata sulla base delle informazioni fornite da Sergio D’Alesio (Agenzia Emilia Romagna Lavoro). 132 A seguito di tale ricerca, i Paesi che al momento possono essere indicati come interessanti per questo progetto sono: Romania, Polonia, Slovacchia, Serbia, Albania, Moldavia, Macedonia, Tunisia, Marocco, Sry-Lanka ed Argentina. Beneficiari Immigrati extracomunitari intenzionati a trasferirsi in Italia per motivi di lavoro e, indirettamente, le imprese emiliane operanti nel settore edile. La programmazione da prevedere nei flussi annuali per gli ingressi dei lavoratori stranieri che saranno formati da questo progetto nei prossimi tre anni è la seguente: • 400 lavoratori per il 2004; • 600 lavoratori per il 2005; • 700 lavoratori per il 2006. Tale programmazione potrà essere aggiornata a seconda dell’andamento del mercato del lavoro e del fabbisogno del contesto d’accoglienza, nonché degli esiti del programma nei Paesi extra UE. Obiettivi Il progetto si propone di formare lavoratori stranieri intenzionati a trasferirsi in Italia per motivi di lavoro, onde favorirne l’ingresso e l’inserimento lavorativo nel nostro Paese. Si intende, altresì, rispondere ai fabbisogni occupazionali e formativi espressi dal mercato del lavoro locale nel settore dell’edilizia, con particolare riguardo al comparto della costruzione di grandi opere infrastrutturali, dove si registrano notevoli difficoltà di reclutamento di manodopera italiana qualificata e specializzata. Le figure professionali che saranno formate sono le seguenti: carpentieri, ferraioli, operatori macchine movimento terra, palificatoritrivellatori, capi squadra e capi cantiere. Filosofia dell’intervento ed attività Ai sensi dell’art. 23 del testo unico, d.lgs. 286/1998, così come modificato dall’art. 19 della L. 189/2002, si propongono le azioni seguenti: • preselezione, a carico dei proponenti e da effettuare presso i Paesi d’origine dei lavoratori, tenendo conto dei fabbisogni delle imprese edili italiane impegnate nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali. Il lavoro di selezione sarà rivolto a figure già qualificate 133 nell’ambito dell’industria delle costruzioni e possibilmente con precedenti in attività di realizzazione di grandi opere, anche fuori dai confini nazionali dei Paesi d’origine; • introduzione alla lingua italiana, consistente in un percorso formativo da realizzarsi nel Paese di provenienza dei lavoratori in collaborazione con le sedi locali della Società Dante Alighieri, della durata compresa fra le 20 e le 40 ore; • orientamento, consistente in un intervento da realizzarsi nel Paese d’origine, della durata complessiva di 20 ore, con l’obiettivo di fornire elementi di educazione civica, di contrattualistica e di normativa del lavoro, dei diritti e doveri del lavoratore, oltre che comportamentali e motivazionali. Durante questa fase potrà essere operata un’ulteriore selezione fra i candidati; • formazione, da realizzarsi in Italia in 3 moduli di 32 ore ciascuno. Il primo sarà finalizzato al trasferimento di competenze relative alla prevenzione e sicurezza, compresi i corsi previsti dalla L. 626/1994. Il secondo riguarderà la qualità, l’organizzazione del lavoro e specifiche tecniche operative relative alle lavorazioni. Questi primi 2 moduli saranno svolti all’arrivo del lavoratore in Italia, mentre il terzo modulo di formazione permanente ed ulteriore specializzazione si svolgerà durante il primo anno di lavoro. Composizione della partnership ed aspetti organizzativi I progetti formativi saranno realizzati sulla base di accordi che coinvolgeranno la Società Dante Alighieri, Obiettivo Lavoro Formazione, Efeso ed il Consorzio Regionale Scuole Edili dell’Emilia Romagna. In questa ipotesi, la Società Dante Alighieri assieme ad Obiettivo Lavoro Formazione ed Efeso seguiranno la parte di insegnamento della lingua italiana e di orientamento nei Paesi d’origine, mentre Obiettivo Formazione Lavoro, ancora, e le Scuole Edili dell’Emilia Romagna realizzeranno la formazione prevista in Italia. Risultati attesi Il progetto dovrà formare lavoratori extracomunitari qualificati e specializzati in grado di inserirsi positivamente all’interno delle imprese emiliane operanti nel settore edile, con indubbi vantaggi per i beneficiari sia diretti che indiretti dell’intervento. 134 Costo e fonti di finanziamento Gli interventi formativi nei Paesi d’origine saranno finanziati da Obiettivo Lavoro Formazione con fondi FORMTEMP, mentre la formazione in Italia sarà realizzata dalle Scuole Edili attingendo a fondi regionali. Attuale stato di avanzamento del progetto ed esperienza aggiuntiva maturata La proposta progettuale in oggetto è stata presentata ufficialmente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nonostante il parere positivo che sembra aver ricevuto, al momento essa si trova ancora in sede di approvazione. Ad ogni modo, una prima sperimentazione del progetto è già partita dalla Romania. A novembre 2003 sono stati settantacinque i lavoratori romeni giunti in Italia con la prima sperimentazione di questo progetto. Sessantuno sono stati inseriti presso Rodano Consortile, la Società costituita tra CMC Cooperativa Muratori e Cementisti di Ravenna, Snam Progetti e Aquater per realizzare la linea ferroviaria veloce Milano-Bologna in Provincia di Reggio Emilia, e 14 sono presso la Cooperativa di costruzioni di Modena, impegnati nei cantieri per la costruzione del raddoppio della linea ferroviaria Bologna-Verona. Questi lavoratori sono stati selezionati in Romania ed è stato loro rilasciato il permesso di soggiorno per lavoro subordinato sulle quote del DPCM. del 6 giugno 2003. All'arrivo in Italia, a gruppi di venti, hanno seguito un corso di 40 ore di lingua italiana organizzato da Obiettivo Lavoro Formazione ed un corso sulla normativa relativa alla sicurezza, di orientamento e di specificità tecniche sulle lavorazioni alle quali sarebbero stati adibiti, realizzato in collaborazione con le Scuole Edili delle province di Reggio Emilia e di Modena. Solo al termine della formazione sono stati avviati al lavoro. 5.7 Toscana – Progetto “Edil Futuro”6 Programma entro cui si inserisce e periodo di realizzazione Il progetto integrato “Edil Futuro” si inserisce nell’ambito dell’Intesa di collaborazione sottoscritta dalla Regione Toscana e dalla Regione di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer in data 17 dicembre 2003 e si propone di coprire l’arco temporale compreso tra maggio 2004 e dicembre 2006. 6 La presente scheda progetto è stata compilata grazie alle informazioni fornite da Massimo Baldi (Dipartimento della Presidenza Servizio Attività Internazionali della Regione Toscana) e Mario Bertoli (Direttore dell’Ente Scuola Edile di Livorno). 135 Paese e località d’intervento Marocco, Regione di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer e Regione Toscana, Province di Livorno, Lucca e Siena. Si sta valutando, inoltre, la possibilità di estendere l’intervento anche alla Provincia di Marrakesh che, pur appartenendo ad una Regione diversa da quella di RabatSale-Zemmour-Zaer e quindi esclusa dall’Intesa suddetta, ha già sottoscritto un Accordo di collaborazione con la Provincia di Lucca. Beneficiari 60/80 immigrati extracomunitari. Beneficeranno indirettamente del progetto le imprese che si renderanno disponibili ad un loro coinvolgimento nello stesso. Obiettivi Il progetto integrato “Edil Futuro” si propone di coniugare le esigenze del settore edile toscano e la risorsa costituita dal lavoro extracomunitario, mettendo in relazione elementi diversi e concorrenti come la formazione professionale, l’orientamento e l’accompagnamento, nonché la realizzazione di un sistema di servizi idonei a favorire un inserimento lavorativo ed un’integrazione sociale in proficua sinergia con i diversi attori dello sviluppo territoriale. Filosofia dell’intervento Il progetto si propone di rispondere alle esigenze espresse dalle imprese edili toscane, che non riescono a soddisfare i loro fabbisogni occupazionali e formativi attingendo unicamente alla manodopera locale, creando al contempo le basi per l’instaurarsi di proficui rapporti di cooperazione al fine di sviluppare la formazione ed il mercato del lavoro di entrambe le aree mediterranee, oltre che rafforzare i legami sociali e culturali esistenti fra le rispettive popolazioni. Attività Le attività previste sono le seguenti: • il censimento delle necessità di manodopera e dei fabbisogni formativi espressi dalle imprese del settore edile operanti nelle Province di Livorno, Lucca e Siena; 136 • la selezione dei soggetti da formare; • la formazione. A questo proposito occorre precisare che il progetto si incentra sulla formazione in loco di 60/80 operatori, capi-cantiere, operai specializzati, ecc. e successivamente, in costanza di regolare rapporto di lavoro con imprese toscane aderenti alle Scuole Edili di Livorno, Lucca e Siena, su un percorso formativo da realizzare in Italia con l’obiettivo di facilitare l’inclusione della manodopera immigrata nel settore delle costruzioni e nella vita sociale dei tre territori provinciali. I progetti di formazione professionale e di orientamento si svolgeranno dunque sia in Marocco, nei centri di formazione professionale di Rabat, che in Toscana, con stages presso imprese appositamente selezionate, e riguarderanno, oltre ai temi specifici per la formazione professionale, anche la conoscenza della lingua italiana e della normativa sulla sicurezza e sul lavoro; • l’attivazione di apposite convenzioni tra Enti pubblici, Enti edili e singole imprese per la messa a disposizione di alloggi al fine di garantire un’adeguata sistemazione abitativa agli immigrati. Composizione della partnership ed aspetti organizzativi Partners del progetto sono: la Regione Toscana, le Province di Livorno, Lucca e Siena e rispettive Scuole Edili, la Regione di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer e rispettivi Enti strumentali, l’Office de la Formation Professionnelle et de la Promotion du Travail (O.F.P.P.T.), la Chambre du Métier della Regione di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer, la Camera di Commercio della Regione Toscana, l’Ambasciata italiana in Marocco e l’Ambasciata marocchina in Italia. C’è inoltre l’intenzione di allargare la partnerhip anche ad altri soggetti, in particolare ad altre scuole edili, al fine di creare una rete che consenta il pieno utilizzo delle risorse umane su cui si è investito, così da superare positivamente le difficoltà di carattere congiunturale proprie di un settore produttivo inevitabilmente caratterizzato da un’accentuata ciclicità. Risultati attesi Il progetto dovrà contribuire al rafforzamento dei legami sociali e culturali esistenti fra le due collettività del Mediterraneo, preparando manodopera qualificata in grado di inserirsi positivamente nel settore delle costruzioni, con indubbi vantaggi per i beneficiari sia diretti che indiretti dell’intervento. 137 Costo e fonti di finanziamento L’attuale costo dell’intervento è valutato sui 35.000 Euro. La Regione Toscana e quella di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer si sono impegnate a ricercare insieme, presso l’Unione Europea ed altri Enti finanziatori (Ministeri italiani e marocchini, Organismi Internazionali) i fondi necessari al rafforzamento del loro programma di cooperazione. Al momento, una buona parte del finanziamento è stata messa a disposizione dalla Regione Toscana e dalle singole Scuole Edili. Si sta riscontrando inoltre una buona disponibilità da parte delle amministrazioni provinciali toscane e da parte della Regione di Rabat. Il Fondo Sociale Europeo non finanzia il tipo di attività in oggetto; tuttavia, si sta operando per verificare la possibilità di attingere ad altri tipi di finanziamenti europei (Programma MEDA). Attuale stato di avanzamento del progetto ed esperienza aggiuntiva maturata Al momento, è in fase di preparazione la proposta operativa che dovrà essere siglata dalle strutture che si faranno carico della gestione dell’intervento. In tal modo, all’Intesa di cooperazione sottoscritta dalle Autorità italiane e marocchine sul piano politico, si aggiungerà un Patto operativo funzionale all’esecuzione materiale del progetto. 138 6. INDICAZIONI PER UN POSSIBILE PERCORSO PROGETTUALE 6.1 Introduzione Come capitolo conclusivo della ricerca, si è ritenuto utile fornire alcune indicazioni per la concreta progettazione di interventi formativi per gli immigrati nei paesi d’origine, conformi alle previsioni dell’art. 19 della legge Bossi-Fini. Oltre alla lettura della nuova normativa, all’analisi di alcuni progetti messi in campo nella nostra regione e ai suggerimenti tratti dalle interviste ai testimoni privilegiati, si sono rivelate di grande utilità le esperienze individuate a livello nazionale, descritte nel capitolo precedente, che costituiscono, come vedremo, la “fonte” principale per le considerazioni che seguono. L’intento è quello di fornire uno stimolo che possa fungere da “punto di partenza” per tutti coloro che siano interessati ad operare in vista dell’attivazione di percorsi d’istruzione e formazione professionale nei paesi d’origine degli immigrati. Nell’Allegato 4, a fine capitolo, sono state schematizzate le azioni costitutive di una possibile proposta, che costituisce uno traccia in vista della formulazione di un vero e proprio documento progettuale. Quest’ultimo, in particolare, dovrà necessariamente tenere conto del Regolamento attuativo della Bossi-Fini e di ogni altra indicazione fornita dai Ministeri competenti (Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca). 6.2 L’individuazione dei Paesi stranieri e la costituzione della partnership La costituzione di una partnership estesa e composita assume una indubbia rilevanza per l’attivazione di interventi di istruzione e formazione per immigrati nei Paesi d’origine. Tali interventi, infatti, sono alquanto articolati e complessi da predisporre e realizzare, soprattutto se concepiti nell’ottica di un approccio multidimensionale, che, oltre ad operare in favore di un inserimento lavorativo mirato degli stranieri non comunitari nel mercato del lavoro regionale, si proponga anche di promuovere una crescente integrazione sociale degli stessi nel contesto d’accoglienza. Da qui l’importanza di coinvolgere un’ampia gamma di soggetti, sia pubblici che privati (istituzioni e rispettivi enti strumentali, servizi per l’impiego, associazioni datoriali e dei lavoratori, enti di formazione professionale, soggetti del privato sociale, ecc.) operanti in 139 diversi ambiti e disposti a collaborare sinergicamente, in modo integrato e concertato, nel quadro di una partnership le cui potenzialità dipenderebbero in larga misura proprio dall’eterogeneità e, al tempo stesso, dalla coesione dei suoi componenti. Data la valenza extranazionale di questi interventi, è ovviamente di estrema importanza la scelta e il coinvolgimento diretto dei Paesi stranieri con i quali si intende cooperare. Dalle diverse esperienze rilevate a livello nazionale si è visto come l’individuazione di tali Paesi risponda necessariamente ad alcuni parametri di riferimento predefiniti: lavorativi, culturali, strategici, geopolitici, ecc. Così, ad esempio, nella proposta progettuale “Grandi Opere” (Emilia Romagna)1, è specificato chiaramente che: La ricerca dei Paesi nei quali realizzare l’intervento ha avuto alcuni parametri di riferimento: • paesi nei quali esistano già professionalità assimilabili a quelle che necessitano alle imprese italiane, con particolare preferenza per quelli che presentino o che abbiano avuto imprese impegnate nella realizzazione di grandi opere all’estero, ovvero caratterizzate da maestranze specializzate con esperienze di lavoro all’estero; • paesi in procinto di entrare nell’Unione Europea; • paesi con i quali l’Italia abbia stipulato Accordi o Convenzioni; • casi di particolare rilievo, come l’Argentina. A seguito di tale ricerca, i Paesi che al momento possono essere indicati come interessanti per questo progetto sono: Romania, Polonia, Slovacchia, Serbia, Albania, Moldavia, Macedonia, Tunisia, Marocco, Sry-Lanka ed Argentina. Analogamente, nel progetto “Safe Integration” (Piemonte), si sottolinea che: Gli ambiti extranazionali d’intervento sono stati definiti in congruenza con le attività dei singoli partners, selezionando i bacini d’immigrazione ritenuti culturalmente più coerenti alle abilità richieste: per il tessile l’area dell’Est Europa e per l’agroindustria le aree del Maghreb e del Sud America. All’individuazione delle aree di opportunità ed alla presa di contatti e accordi con le rispettive controparti locali da includere nella partnership, segue la necessaria formalizzazione del sistema di relazioni e scambi, da effettuarsi attraverso la predisposizione e la conseguente 1 Per ogni riferimento ai progetti citati, vedi i capitoli 3 e 5. 140 sottoscrizione di documenti (protocolli d’intesa, accordi di collaborazione, patti, convenzioni, ecc.) che fissino contenuti condivisi, modalità d’intervento e di partecipazione. A questo riguardo potrebbe essere interessante il richiamo all’esperienza toscana del Progetto “Edil Futuro” (Toscana), la cui partnership (al momento così composta: Regione Toscana, Province di Livorno, Lucca e Siena e rispettive Scuole Edili, Regione di Rabat-SaleZemmour-Zaer e rispettivi Enti strumentali, Office de la Formation Professionnelle et de la Promotion du Travail, Chambre du Métier della Regione di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer, Camera di Commercio della Regione Toscana, Ambasciata italiana in Marocco e Ambasciata marocchina in Italia) si trova ad operare nel quadro della seguente Intesa, sottoscritta a Firenze il 17 dicembre 2003: Intesa di collaborazione tra Regione Toscana e Regione di Rabat-Sale-Zemmour-Zaer La Regione di Rabat - Sale - Zemmour - Zaer del Regno del Marocco, con sede presso la Place du Golan a Rabat, rappresentata dal suo Presidente Abdelkébir Berkia e la Regione Toscana, Repubblica Italiana, con sede a Firenze in via Cavour, 18 rappresentata dal suo Presidente pro tempore Claudio Martini concordano di istituzionalizzare le loro relazioni e scambi e di creare un quadro favorevole alla realizzazione della loro comune volontà di cooperazione con l'obiettivo di sviluppare la formazione e il mercato del lavoro delle due Regioni oltre che rafforzare i legami d'amicizia tra le rispettive popolazioni. Premessa • L'iniziativa della Regione Toscana, finalizzata a stabilire relazioni privilegiate di cooperazione con la Regione di Rabat - Sale - Zemmour - Zaer, si è concretizzata attraverso l'azione delle Province di Livorno, Lucca e Siena e delle rispettive Scuole Edili; • nel corso dell’anno 2002 sono stati organizzati incontri informali tra Amministratori e Dirigenti, Rappresentanti dell’O.F.P.P.T. (Office de la Formation Professionelle et de la Promotion du Travail) e di Enti strumentali della Regione di Rabat - Sale - Zemmour - Zaer e Amministratori e Dirigenti delle Province di Livorno Lucca e Siena e Rappresentanti delle Scuole Edili di Livorno Lucca e Siena con l'obiettivo di identificare potenziali assi di collaborazione; • vista la dichiarazione di Barcellona del 28 novembre 1995 quale fondamento per la cooperazione Euro-mediterranea sottoscritta dal Marocco e dall'Italia - vista la parte IV di detta dichiarazione che regola il partenariato nel campo sociale, culturale ed umano, precisando che Autorità locali e regionali devono essere associate alla riuscita del partenariato Euro-Mediterraneo; • visto il D.P.R 31 marzo 1994 e successive modifiche ed integrazioni; 141 • visto il Dahir N° 1.97.84 del 2 Aprile 1997 che pubblica la legge N° 47.96 relativa alla organizzazione della Regione, adottata dalla Camera dei rappresentanti del Marocco il 27 marzo 1997; • visto il quadro generale degli accordi bilaterali di cooperazione tra la Repubblica Italiana ed il Regno del Marocco; • vista la deliberazione del Consiglio Regionale di Rabat - Sale - Zemmour – Zaer del 29 maggio 2003 che autorizza la firma di un protocollo di cooperazione e di partenariato con la Regione Toscana; • vista la legge regionale della Toscana n. 17 del 1999 in materia di cooperazione internazionale. Tutto ciò premesso si conviene: Articolo 1 La Regione di Rabat - Sale - Zemmour - Zaer e la Regione Toscana concordano di elaborare e proporre congiuntamente azioni di collaborazione in materia di formazione professionale sulla base di un partenariato effettivo e nel rispetto degli impegni nazionali ed internazionali dei rispettivi governi nonché delle disposizioni normative delle rispettive autorità competenti. Le azioni di collaborazione in materia di formazione dovranno contribuire al rafforzamento dei legami sociali e culturali esistenti tra le due collettività del Mediterraneo preparando mano d’opera qualificata in grado di inserirsi positivamente nel settore delle costruzioni. Articolo 2 La Regione di Rabat - Sale - Zemmour -Zaer e la Regione Toscana s'impegnano a favorire la realizzazione di progetti di cooperazione, in materia di formazione professionale, formazione continua e apprendistato. Tali azioni saranno realizzate tramite le Scuole edili di Livorno, Lucca e Siena che, in particolare, predisporranno una analisi dei fabbisogni quantitativi e qualitativi in modo da proporre alle due Regioni le opportunità occupazionali nel settore delle costruzioni nelle citate realtà territoriali. Articolo 3 Le due Regioni s'impegnano a ricercare insieme presso l'Unione Europea ed altri Enti finanziatori (Ministeri italiani e marocchini, Organismi Internazionali) i fondi necessari al rafforzamento del loro programma di cooperazione. A tal fine le due Regioni si impegnano a sottoporre ai rispettivi Governi le iniziative concordate affinché possano essere inserite come prioritarie all'interno delle programmazioni nazionali. Le due parti individueranno un rappresentante ciascuno per seguire le attività previste dalla presente intesa. 142 Articolo 4 La presente intesa di collaborazione ha la durata di due anni e sarà riconfermata per tacito assenso. Ciascuna delle due parti può in qualunque momento interromperla previa comunicazione scritta con un preavviso di tre mesi. Articolo 5 La presente intesa di collaborazione entrerà in vigore successivamente alla firma dei Presidenti delle due Regioni ed alla eventuale convalida delle autorità ed organismi competenti italiani, e dopo la convalida da parte dell’autorità di tutela marocchina. Articolo 6 La presente intesa è redatta in quattro esemplari originali in lingua francese ed in lingua italiana. Sempre con riferimento al Progetto “Edil Futuro”, è ora in fase di preparazione una proposta operativa che dovrà essere sottoscritta dai soggetti che si faranno carico della gestione diretta dell’intervento. In questo modo, all’Intesa di cooperazione siglata dalle autorità italiane e marocchine sul piano politico-istituzionale, si accompagnerà un Patto operativo funzionale all’esecuzione materiale del progetto. Altra interessante esperienza è quella del “Progetto per il reperimento e la formazione di manodopera extracomunitaria per il settore delle costruzioni della Provincia di Parma” (Emilia-Romagna), che s’inserisce nell’ambito di un Accordo di programma in materia di collaborazione per la ricerca, la formazione professionale e l’avviamento di cittadini moldovi in Italia sottoscritto nel dicembre 2001 dall’Agenzia Nazionale per l’emigrazione moldova e dall’Ente Scuola Edile di Parma. A ciò ha fatto seguito un Protocollo d’intesa per la sperimentazione di una cooperazione in materia di lavoro, occupazione e formazione professionale nel settore edile, siglato nel marzo 2001 dal Ministero del lavoro e dall’Associazione dei Comuni della Repubblica Moldova, dall’Assessorato alla formazione professionale della Regione Emilia Romagna, dall’Amministrazione provinciale di Parma, dall’ANCE nazionale, dalla Confindustria Emilia-Romagna e dall’Unione Parmense degli Industriali. Infine, è stato siglato, nel luglio 2002, un Accordo internazionale fra Italia e Repubblica Moldova per la gestione dei flussi migratori. 143 6.3 L’identificazione dei fabbisogni occupazionali locali e delle imprese disponibili Una corretta identificazione dei reali fabbisogni occupazionali e formativi del mercato del lavoro locale, con riferimento alla domanda di lavoro straniera, costituisce un presupposto imprescindibile per la predisposizione e l’attivazione di specifici percorsi di formazione calibrati sulle reali esigenze delle imprese, agevolando al contempo un qualificato inserimento lavorativo all’interno delle stesse. Nell’ambito del Progetto “Safe Integration” è stata effettuata un’analisi di settore attraverso la realizzazione di un’indagine condotta su circa 10.000 aziende operanti nella filiera del tessile e dell’agro-alimentare, rispettivamente nelle Province di Biella e di Asti, allo scopo di individuare i principali fattori di criticità relativi all’inserimento di lavoratori non comunitari. Dopodichè, sono state selezionate le aziende dichiaratesi disponibili ad un loro coinvolgimento diretto nel progetto, 300 circa, e su di esse è stato realizzato uno screening più approfondito, focalizzato sulla rilevazione dei reali fabbisogni espressi in relazione all’impiego di manodopera straniera. Gli esiti complessivi dell’indagine, condotta dal Consorzio Euroqualità s.c.r.l. in collaborazione con la Federpiemonte, la Confartigianato regionale, l’Istituto Texilia e le Province di Asti e di Biella, sembrerebbero aver acquisito una valenza scientifica la cui fruibilità si proietta ben oltre il caso particolare dell’intervento in questione. Un’analoga fase di ricerca e di raccolta dati si rinviene anche nel Progetto “Rete per l’adozione professionale degli immigrati”, tuttora in itinere all’interno del contesto regionale umbro. In questo caso, l’indagine, mirata essenzialmente all’analisi dei fabbisogni di specifici profili professionali, è stata svolta su un campione di 202 unità, individuate casualmente fra le 763 piccole e medie imprese aderenti alla CONFAPI (partner di progetto). L’ambito di rilevazione è stata l’intera regione, secondo criteri di stratificazione del campione sulla base delle macrozone d’insediamento delle imprese associate. L’indagine, attraverso l’utilizzo di questionari strutturati, ha permesso di rilevare la localizzazione e le attività delle piccole e medie imprese, l’assetto organizzativo, la tipologia dei profili al momento occupati, i macchinari e gli strumenti utilizzati, gli investimenti in atto, i processi di esternalizzazione, i fabbisogni (profili ad alta domanda occupazionale), l’assunzione di personale negli ultimi anni e le previsioni future, i sistemi di formazione e/o riqualificazione degli addetti e l’adesione al progetto per l’inserimento lavorativo di immigrati. I rilevatori impiegati sono stati esclusivamente soggetti dipendenti e/o collaboratori CONFAPI, opportunamente 144 addestrati, con il triplice obiettivo di coinvolgere le imprese associate, agevolare la fase di contatto per la compilazione dei questionari e, soprattutto, favorire l’adesione delle imprese stesse al progetto. Un’alternativa indubbiamente interessante, infine, è quella che si rinviene nell’esperienza del Progetto “Sviluppo Formazione e Lavoro dei migranti” (Veneto), che prevede una specifica fase di raccolta della domanda di lavoro a carico dell’Agenzia regionale Veneto Lavoro, anche per il tramite delle associazioni datoriali rappresentate nella Commissione di Concertazione fra le Parti Sociali. Ciascuna associazione interessata a partecipare al programma di raccolta della domanda di lavoro è tenuta a farne richiesta, entro i termini stabiliti, all’Agenzia Veneto Lavoro, utilizzando un apposito modulo ed allegando tutta la documentazione indicata. Gli organismi ritenuti idonei saranno quindi accreditati ad inserire la domanda di lavoro in una banca dati, istituita al fine di gestire le fasi di raccolta della domanda ed offerta di lavoro e dell’abbinamento datore di lavoro - lavoratore. La segnalazione della domanda di lavoro da parte delle associazioni datoriali accreditate sarà dunque effettuata registrando la richiesta di lavoratori nella banca dati di cui si è appena detto. 6.4 L’identificazione dei beneficiari diretti e la realizzazione dei percorsi formativi all’estero L’attivazione di percorsi di formazione professionale nei paesi d’origine prevede, naturalmente, la preselezione dei potenziali beneficiari in loco, effettuata dal soggetto o dai soggetti incaricati (controparti locali e/o enti italiane presenti nel contesto d’intervento), sulla base di alcuni parametri prestabiliti (età, sesso, condizioni socio-economiche, bagaglio culturale/formativo, esperienze pregresse, motivazioni e aspirazioni, ecc.). A vantaggio dei soggetti preselezionati sembrerebbe opportuna la predisposizione e la conseguente realizzazione di percorsi atti a creare i presupposti per un adeguato inserimento lavorativo nel mercato del lavoro regionale ed una più agevole integrazione sociale, rimandando ad un ulteriore percorso di formazione professionale, da attivare direttamente nel contesto d’accoglienza, l’implementazione di specifiche competenze tecnico teoriche ed abilità pratiche. I corsi da tenere nei Paesi d’origine degli immigrati dovrebbero concretizzarsi dunque in una sorta di preformazione e di orientamento da trasmettere mediante attività d’aula articolate in più moduli, che prevedano: • l’acquisizione di conoscenze linguistiche di base; • l’orientamento giuridico, al lavoro, alla società e alla cultura del contesto d’accoglienza. 145 Così, ad esempio, il Progetto “Grandi Opere”, fra le azioni proposte, prevede esplicitamente: • La preselezione, effettuata dai proponenti presso i Paesi d’origine dei lavoratori, tenendo conto dei fabbisogni delle imprese edili italiane impegnate nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali. Il lavoro di selezione sarà rivolto a figure già qualificate nell’ambito dell’industria delle costruzioni e possibilmente con precedenti in attività di realizzazione di grandi opere, anche fuori dai confini nazionali dei Paesi d’origine; • L’introduzione alla lingua italiana, consistente in un percorso formativo da realizzarsi nel Paese di provenienza dei lavoratori in collaborazione con le sedi locali della Società Dante Alighieri, della durata compresa fra le 20 e le 40 ore; • L’orientamento, consistente in un intervento da realizzarsi nel Paese d’origine, della durata complessiva di 20 ore, con l’obiettivo di fornire conoscenze di educazione civica, di contrattualistica e di normativa del lavoro, dei diritti e doveri del lavoratore, oltre che elementi comportamentali e motivazionali. Durante questa fase potrà essere operata un’ulteriore selezione fra i candidati. I progetti formativi saranno realizzati sulla base di accordi che vedranno la Società Dante Alighieri assieme ad Obiettivo Lavoro Formazione ed Efeso occuparsi della parte inerente l’insegnamento della lingua italiana e l’orientamento nei Paesi d’origine. In modo analogo, nelle aree extranazionali d’intervento del progetto “Safe Integration” non è stata realizzata una formazione tecnico-professionale specifica, quanto piuttosto una preformazione linguistica di base ed un orientamento in vista dell’ingresso in Italia e nel mercato del lavoro. Quanto all’individuazione dei potenziali beneficiari, dove possibile, è stata orientata verso soggetti che già vantavano qualifiche professionali nei settori tessile e dell’agroindustriale. In Marocco, nella Regione di Rabat, dove è attivo l’OFPPT (Office de la Formation Professionnelle et de la Promotion du Travail), la preselezione è stata effettuata fra gli ex allievi di corsi professionalizzanti realizzati dalla stessa struttura in questione, privilegiando coloro che avevano conseguito gli esiti più soddisfacenti. Diversamente, sempre nell’ambito del progetto “Safe Integration”, in Bulgaria c’è stata una divulgazione dell’iniziativa tramite mass media ed un successivo colloquio selettivo con screening curricolare, fra quanti avevano presentato la loro candidatura, ad opera dell’agenzia incaricata di seguire le operazioni di preselezione e formazione in loco. Sempre in merito alle attività di orientamento e preselezione, inoltre, si può ricordare anche l’esperienza parmense, cui si è già fatto cenno. Il progetto ad essa connesso si propone infatti di orientare e motivare delle persone ad inserirsi verso un percorso di lavoro e formazione che 146 ne accresca le capacità tecnico-professionali e che offra varie possibilità di uscita a seconda delle aspettative individuali. Più specificamente: Si prevede un’azione di orientamento a soggetti di età compresa, indicativamente, tra i 20 e i 35 anni, attraverso l’utilizzo di filmati e pubblicazioni in lingua madre dai quali si possano individuare gli aspetti di carriera delle varie figure professionali che operano nel settore delle costruzioni. Tale materiale sarà proiettato a gruppi piccoli di persone ed in quell’occasione saranno distribuiti anche le pubblicazioni e i moduli di richiesta di partecipazione alla selezione di ammissione. Le prove di selezione saranno due: una mediante la somministrazione di un test sociomotivazionale e di conoscenza generale ed una di colloquio con ogni singolo candidato alla presenza di un tecnico e di un esperto in selezione del personale sempre coadiuvati da un interprete esperto. La selezione richiederà due ore per ogni singolo candidato, per la verifica del test e per il colloquio, con stesura di un report e di una graduatoria di merito. Saranno quindi scelti i primi 80 della graduatoria. Con particolare riguardo al percorso di formazione nel Paese d’origine, invece, lo stesso progetto propone un’iniziativa formativa che alla comprensione linguistica coniughi conoscenze tecniche specifiche del settore delle costruzioni, prevedendo un modulo della durata di 160 ore complessive, da svolgersi in cinque mesi. Le ore sono da ripartirsi tra insegnamento della lingua italiana e terminologie tecniche specifiche legate al settore delle costruzioni al fine di facilitare il primo inserimento lavorativo in Italia. E’ previsto un massimo di 25/27 persone per aula, con la presenza di un docente e alternativamente o in contemporanea di un tecnico esperto di settore delle costruzioni. Tre sono i corsi programmati per un totale di 80 persone, con un 40% di co-docenza (per la presenza del tecnico unitamente a quella del docente di italiano). E’ altresì previsto un breve corso di formazione formatori della durata di 32 ore per il raggiungimento di un livello di uniformità della docenza nelle diverse aule, con un coordinatore didattico che ne garantisca lo svolgimento e i risultati. Individuati, sulla base dei risultati del percorso preformativo e di orientamento, i beneficiari diretti dell’intervento, si dovrà passare alla predisposizione e al disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie al trasferimento in regione. Da tutte le esperienze rilevate a livello nazionale, si evince come, in assenza del regolamento d’attuazione dell’articolo 19 della Bossi-Fini, la gestione degli ingressi dei candidati selezionati e preformati resti necessariamente assoggettata, in via transitoria, al consueto sistema delle quote. 147 Così, per esempio, nel caso del Progetto “Sviluppo Formazione e Lavoro dei migranti” le associazioni titolari della raccolta di domanda di lavoro relativa a degli abbinamenti datore di lavoro/lavoratore andati a buon fine, sono tenute a fornire un supporto circa: la sottoscrizione del contratto individuale di lavoro così come previsto all’art. 30, comma 2 lettera b) del DPR n. 394/99; la presentazione della richiesta nominativa di autorizzazione al lavoro alla Direzione Provinciale del Lavoro; la richiesta di nulla osta alla Questura territorialmente competente; la richiesta di visto d’ingresso e di soggiorno. 6.5 L’inclusione socio-lavorativa degli immigrati formati Attraverso la formazione nei Paesi d’origine sarebbe auspicabile promuovere una proficua integrazione tra interventi di “politica attiva del lavoro” e azioni di natura più strettamente sociale, così da evitare di considerare l’importante risorsa costituita dai lavoratori non comunitari in termini di pura forza lavoro. Giocherebbe senz’altro un ruolo di primo piano il coinvolgimento diretto nel progetto di soggetti erogatori di servizi di ospitalità, allo scopo di assicurare, in prima istanza, accoglienza ed assistenza ai nuovi arrivati e di garantire loro la possibilità di usufruire di una sistemazione abitativa stabile, grazie alla sottoscrizione di apposite convenzioni fra enti locali, soggetti pubblici e privati membri della partnership. In definitiva, bisognerebbe operare in modo tale da riuscire a sviluppare una solida rete territoriale a supporto dell’inclusione sociale, oltre che dell’inserimento lavorativo degli immigrati non comunitari. E’ interessante notare come in tutte le esperienze rilevate a livello nazionale sia sempre possibile ravvisare, fra le azioni da realizzare, un esplicito richiamo alla necessità di attivare misure di sostegno volte a favorire una crescente inclusione sociale e, più in particolare, all’esigenza di fornire un’adeguata soluzione alloggiativa ai beneficiari diretti degli interventi, visto anche quanto previsto dalla normativa vigente in ordine all’obbligo, da parte del datore di lavoro, di provvedere, contestualmente alla sottoscrizione del contratto di lavoro, all’alloggio e al biglietto di rientro nel Paese d’origine del lavoratore non comunitario che s’intenderebbe assumere. Il Progetto “Edil Futuro”, ad esempio, include tra le attività previste: L’attivazione di apposite convenzioni tra enti pubblici, enti edili e singole imprese per la messa a disposizione di alloggi al fine di garantire un’adeguata sistemazione abitativa degli immigrati. 148 La proposta progettuale “Grandi Opere” dedica un intero paragrafo alla questione dell’accoglienza: Per realizzare grandi opere infrastrutturali vengono allestiti cantieri nelle zone dove sono previste le lavorazioni. Questi cantieri spesso si trovano in località lontane da centri abitati e anche per questa ragione sono dotati di mensa e di alloggi per il personale. Negli ultimi anni gli alloggi hanno avuto una evoluzione qualitativa, raggiungendo standard di buon livello. Si tratta di prefabbricati con riscaldamento e, in diversi casi climatizzazione estiva. Le camere possono essere singole o a due, tre e quattro letti e con una dotazione di un bagno ogni 2/3 persone. In diversi casi, come in Emilia Romagna per i cantieri TAV e della variante di valico della A1, gli alloggiamenti sono stati realizzati seguendo le specifiche prescrizioni appositamente emanate da Regioni, Aziende Sanitarie Locali e Comuni. Nel caso i cantieri non siano dotati di alloggi, o che questi non siano un numero sufficiente, le aziende utilizzano appartamenti o foresterie. Ai lavoratori immigrati sono forniti questi trattamenti di alloggio e di vitto, con uno standard di qualità analogo a quello che viene fornito ai lavoratori italiani, riconoscendo pienamente quanto previsto dalla normativa vigente sull'alloggio del lavoratore immigrato. Il Progetto “Sviluppo Formazione e Lavoro dei migranti” prevede invece specifici interventi di sostegno per facilitare l’inserimento socio lavorativo dei beneficiari diretti dell’iniziativa. Tali interventi si concretizzano nella possibilità di usufruire di un pacchetto di agevolazioni comprendente: rimborso parziale (50%) dei costi di viaggio per l’ingresso in Italia, voucher che finanzia l’acquisto di un servizio di accompagnamento socio-lavorativo, voucher che finanzia l’acquisto di un servizio di ospitalità, voucher che finanzia la frequenza di un percorso formativo. Più nel dettaglio, il servizio di accompagnamento socio-lavorativo prevede: • accoglienza al momento dell’arrivo in Italia e accompagnamento presso l’alloggio; • prima informazione circa i servizi disponibili sul territorio e le modalità di fruizione; • informazione sui diritti e doveri del lavoratore; • organizzazione della mobilità casa-luogo di lavoro; • supporto nello svolgimento delle pratiche per il permesso di soggiorno; • interventi di mediazione rispetto a difficoltà di interazione nel contesto sociale e lavorativo sia su richiesta del lavoratore che del datore di lavoro; • colloqui di monitoraggio con il lavoratore rispetto all’andamento del suo inserimento nell’ambiente di lavoro e nel contesto sociale (almeno una volta al mese); 149 • individuazione di una soluzione abitativa stabile e supporto nell’espletamento delle procedure di locazione. Il servizio ha una durata di tre mesi. L’importo del voucher per il finanziamento è fissato in € 900, comprensivo di oneri e imposte. Il servizio di ospitalità prevede l’alloggio per un periodo pari ad un mese presso una struttura alberghiera o extralberghiera (agriturismo, bed & breakfast, presso famiglia) o in unità abitative arredate (appartamento, residence). L’importo del voucher per il finanziamento del servizio è fissato fino a un massimo di € 370, comprensivo di oneri e imposte. Infine, il servizio formativo prevede formazione linguistica e professionale. I corsi potranno avere una durata da 40 ad 80 ore. L’attività dovrà essere svolta entro un periodo massimo di tre mesi dalla data d’ingresso in Italia e dovrà prevedere moduli di lingua italiana, socializzazione, sicurezza, specializzazione2. L’importo del voucher per il finanziamento del servizio è fissato in € 1.200 per i corsi di durata pari a 80 ore e in 600 € per i corsi di durata pari a 40 ore, comprensivo di oneri e imposte. Al fine di portare a conoscenza di ciascun potenziale beneficiario l’opportunità di fruire di tali servizi, l’Agenzia Veneto Lavoro darà adeguata informazione circa la possibilità di richiedere l’erogazione dei voucher e le modalità di presentazione delle domande a tutti i lavoratori per i quali sarà effettuato un abbinamento con un datore di lavoro secondo la procedura fissata dal regolamento di attuazione delle attività di inserimento socio-lavorativo promosse dal progetto. Analogamente a quanto previsto dall’esperienza veneta, appare decisamente coerente con l’approccio che s’intende sostenere la pianificazione, accanto alla formazione da realizzare in regione, di un apposito percorso di accompagnamento al lavoro. Si potrebbe pensare quindi alla progettazione di una prima fase formativa, di carattere teorico e specificatamente tarata sui fabbisogni occupazionali delle imprese coinvolte nel progetto, articolandola nello svolgimento di più moduli: • formazione linguistica, integrativa delle conoscenze già acquisite e mirata a fornire anche nozioni di italiano tecnico; • normativa sulla sicurezza e sul lavoro; • formazione tecnico professionale. 2 Nel caso dei corsi di durata pari a 40 ore potrà essere escluso il modulo di specializzazione. 150 A seguire, si suggerisce la programmazione di una seconda fase, di carattere pratico, da concretizzarsi attraverso la realizzazione di attività di stage/tirocinio in azienda con prospettive di regolare inserimento lavorativo. Ciò, oltre a rivelarsi indubbiamente funzionale all’acquisizione di specifiche abilità pratiche, potrebbe contribuire a ridurre l’eventuale margine di diffidenza dei soggetti datoriali nei confronti di lavoratori stranieri che non si conoscono personalmente e che, a seguito dell’approvazione della legge Bossi-Fini, non godono più di alcuna “sponsorizzazione”. E’ proprio contestualmente a questa ulteriore fase formativa che si evidenzia l’opportunità di prevedere l’affiancamento di un tutor che operi per: • la creazione di un data-base curricolare per la gestione delle informazioni relative ai corsisti e la conseguente redazione di curricula individuali; • l’elaborazione di piani personalizzati d’inserimento lavorativo sulla base dei requisiti posseduti dai candidati; • la presa di contatti e l’organizzazione di colloqui aziendali in vista degli stage/tirocini formativi; • l’accompagnamento in azienda. Diversi sono gli interventi realizzati nel contesto regionale umbro che hanno previsto percorsi formativi più o meno strutturati secondo la logica anzidetta. Si possono ricordare, ad esempio, oltre ai “Corsi di orientamento di base per immigrati”, i Progetti “Dedalo Umbria”, “I.O. Impresa e Occupazione” e “Rete per l’adozione professionale degli immigrati”3. In ognuna di queste esperienze è stata prevista una formazione in aula, da svolgere mediante lezioni frontali articolate in più moduli, seguita da un’ulteriore fase di inserimento formativo/lavorativo in azienda, tramite stages/tirocini, supportata da un’attività di tutoraggio dei corsisti ad opera di personale specializzato. In particolare, il progetto “Rete per l’adozione professionale degli immigrati” prevede l’accompagnamento di ciascun partecipante da parte di un pensionato professionalmente congedatosi dalla stessa azienda di riferimento, se possibile, in qualità di “mentore”. . 3 Vedi Cap. 3. 151 Terminato il percorso formativo si passerà all’inserimento lavorativo dei soggetti ritenuti idonei dalle imprese, con sottoscrizione di un regolare contratto di lavoro e la possibilità, per i neoassunti, di una formazione permanente e di un’ulteriore specializzazione in costanza di rapporto di lavoro. Così, ad esempio, fra le azioni proposte dal Progetto “Grandi Opere” si rinviene una formazione, da realizzarsi in Italia in 3 moduli di 32 ore ciascuno. Il primo sarà finalizzato al trasferimento di competenze relative alla prevenzione e sicurezza, compresi i corsi previsti dalla l.626/1994. Il secondo riguarderà la qualità, l’organizzazione del lavoro e specifiche tecniche operative relative alle lavorazioni. Questi primi 2 moduli saranno svolti all’arrivo del lavoratore in Italia, mentre il terzo modulo di formazione permanente ed ulteriore specializzazione si svolgerà durante il primo anno di lavoro. I progetti formativi saranno realizzati sulla base di accordi che vedranno Obiettivo Lavoro Formazione e le Scuole Edili dell’Emilia Romagna occuparsi della formazione prevista in Italia. Dall’esperienza piemontese del Progetto “Safe Integration” si è inoltre appreso che l’inserimento lavorativo dei soggetti ritenuti idonei avverrà tramite un contratto di apprendistato, prevedendo anche in questo caso l’opportunità di una formazione continua, contestualmente all’attività lavorativa in azienda. Altre indicazioni utili sono reperibili nel “Progetto per il reperimento e la formazione di manodopera extracomunitaria per il settore delle costruzioni della provincia di Parma”, laddove viene previsto il trasferimento in Italia di 50 persone tra coloro che hanno frequentato il modulo linguistico nel Paese d’origine, come prima tranche sperimentale dell’iniziativa4: L’accoglienza per la prima fase è considerata in 90 giorni, che corrispondono alla durata del modulo formativo di primo ingresso con l’aggiunta dei primi 30 giorni di lavoro, in quanto lo stipendio comincerà ad essere percepito al termine del primo mese effettivamente lavorato. Per tale periodo occorre dunque prevedere il mantenimento delle persone presso il centro di accoglienza e i vari trasferimenti al centro di formazione. Il modulo formativo di primo ingresso è inteso come approccio al lavoro di operaio edile e permette di far prendere coscienza ai partecipanti del livello organizzativo delle imprese del settore, dei ruoli e dei compiti nel rispetto delle normative e della contrattazione collettiva. 4 E’ oggetto dell’iniziativa: il trasferimento via aerea delle persone dal loro paese all’Italia, il trasferimento dall’aeroporto alla città di accoglienza e la loro sistemazione in casa albergo costituita da monolocali con servizio ed angolo cottura (trattasi di strutture di accoglienza per studenti universitari). 152 Esso affronta tematiche generali e specifiche del settore edile con un ordine che potrebbe essere sintetizzato come segue: a) modulo iniziale di recupero delle abilità di base con aggancio al modulo linguistico; b) modulo di acquisizione di abilità professionali di base per garantire un primo inserimento al livello più basso; c) modulo di cognizioni trasversali atte a garantire un miglior inserimento in un programma formativo di medio termine. L’articolazione del corso (320 ore da svolgere in 5 mesi circa) si basa su una parte teorica, d’aula, ed una parte pratica, di laboratorio e cantiere/scuola, ispirandosi ad una metodologia di apprendimento diretto e partecipativo. Al termine della formazione di ingresso i partecipanti verranno assunti come operai di primo livello presso le imprese della provincia aderenti all’iniziativa. Da qui cominceranno a percepire uno stipendio regolare e pertanto i costi di gestione alloggi e vitto saranno a loro completo carico, ma sotto la gestione dell’Ente promotore che ne dovrà garantire funzionalità ed equità. Per questo periodo è previsto un percorso di formazione modulare finalizzato al raggiungimento, da parte dei corsisti, delle competenze professionali assimilabili alla specializzazione contrattuale dell’edilizia. Il progetto prevede tre annualità: al termine della prima, oltre al modulo d’ingresso, si sarà realizzato un modulo di approfondimento tematico equiparabile alla qualifica del contratto; la seconda dovrà terminare con un modulo di perfezionamento corrispondente alla specializzazione contrattuale; alla fine del terzo anno, invece, si sarà svolto un modulo di approfondimento tematico a scelta dei partecipanti. I corsi si svolgeranno fuori dall’orario di lavoro nel rispetto della logica della formazione continua permanente e personalizzata. 6.6 La promozione di meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, la disseminazione e l’attività di monitoraggio e valutazione Per conferire ad un percorso formativo per immigrati nei Paesi d’origine una valenza ed una funzionalità che vadano oltre il singolo progetto specifico, si potrebbe ipotizzare la predisposizione di un sistema operativo a livello regionale per una più razionale ed efficiente organizzazione sia della domanda che dell’offerta di lavoro straniero, affidandone la gestione ad uno dei potenziali soggetti della partnership, in collaborazione con i Centri per l’Impiego. A tal fine, tutte le informazioni e i dati raccolti su entrambi i versanti, quello delle imprese e quello dei lavoratori stranieri non comunitari in cerca di occupazione, potrebbero essere sistematizzati sotto forma di banche dati interattive, aperte ed aggiornabili, da mettere in rete attraverso la creazione di un portale informatico, mediante cui attivare una rete virtuale di possibili contatti e relazioni fra tutti i soggetti interessati. 153 Inoltre, l’individuazione delle buone pratiche eventualmente sperimentate e la loro conseguente disseminazione tra un numero di soggetti quanto più ampio possibile è un obiettivo certamente prioritario per un progetto formativo. Oltre all’organizzazione di seminari e workshops informativi, convegni e conferenze, potrebbe risultare particolarmente efficace la predisposizione di un apposito sito internet dedicato alla presentazione e descrizione dell’iniziativa. Così è stato fatto, per esempio, nell’ambito del Progetto “Safe Integration”, al quale è stato dedicato un intero sito internet: www.safeintegration.com. Visitando invece il sito dell’Agenzia Lombardia Lavoro, www.agenzialavorolombardia.it, si potrà trovare un’intera pagina dedicata alla descrizione del Programma per la mobilità geografica dei lavoratori, che include il Progetto “World Job”. Monitoraggio in itinere e valutazione ex post, infine, sono azioni imprescindibili ed integranti di qualsiasi intervento progettuale. Di qui la necessità di prevedere un apposito comitato incaricato di compiere tali attività. 154 Allegato 4 Indicazioni per la progettazione di attività di istruzione e formazione professionale per gli immigrati nei Paesi d’origine: schema sintetico 1. Individuazione dei Paesi stranieri e costituzione della partnership Sviluppare rapporti di collaborazione tra soggetti pubblici e privati, locali ed extranazionali, per la progettazione e l’implementazione di interventi finalizzati a favorire l’inserimento lavorativo mirato e l’inclusione sociale di immigrati non comunitari nel contesto regionale, attraverso la promozione di azioni in rete multiple ed integrate. Azioni: 1.1 Creare un network territoriale composto da soggetti pubblici e privati, operanti sia in ambito locale che extranazionale Î Individuare i soggetti locali disposti ad aderire alla partnership; Î Individuare i Paesi stranieri da coinvolgere nel progetto; Î Individuare le rispettive controparti locali da includere nella partnership; Î Formulare e sottoscrivere dichiarazioni di intenti. 1.2 Formalizzare il sistema di relazioni e scambi tra i potenziali soggetti della partnership. Î Predisporre e sottoscrivere documenti formali e sostanziali. 2. Identificazione dei fabbisogni occupazionali locali e delle imprese disponibili ad un loro coinvolgimento nel progetto Identificare i fabbisogni occupazionali e formativi espressi dalle imprese locali, orientati e/o orientabili alla componente dei lavoratori non comunitari, al fine di individuare un gruppo di professionalità particolarmente richieste ma non coperte dal mercato del lavoro regionale. 155 Azioni: 2.1 Effettuare una corretta analisi di contesto sul mercato del lavoro a livello nazionale e regionale, con particolare riguardo alle variabili concernenti la componente dei lavoratori non comunitari. Î Analizzare i dati statistici di riferimento a disposizione (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Excelsior, Caritas, CPI, Direzioni regionali e provinciali del lavoro, ecc). 2.2 Realizzare un’indagine focalizzata sui fabbisogni occupazionali e formativi espressi dalle imprese locali, con particolare riguardo alla componente dei lavoratori non comunitari. Î Identificare un gruppo di imprese locali da coinvolgere nell’indagine; Î Costruire un modello di rilevazione (questionario) da sottoporre alle imprese identificate, finalizzato ad evidenziare la domanda di lavoro rivolta alla componente dei lavoratori non comunitari e ad individuare le imprese disponibili ad un loro coinvolgimento diretto nel progetto. 3. Identificazione dei beneficiari diretti e realizzazione dei percorsi formativi all’estero Attivare corsi finalizzati a creare i presupposti per un adeguato inserimento lavorativo ed una crescente integrazione sociale a favore di immigrati non comunitari interessati a trasferirsi in regione con prospettive di stabilizzazione. Azioni: 3.1 Preselezione nei Paesi d’origine. Î Individuare l’ente deputato alla preselezione dei candidati e alla realizzazione dei percorsi formativi nei paesi d’origine; Î Individuare un gruppo di candidati potenzialmente idonei a ricoprire i profili professionali richiesti. 156 3.2 Preformazione, orientamento e selezione nei Paesi d’origine. Î Predisporre e realizzare corsi ad hoc; Î Selezionare i candidati ritenuti idonei in base agli esiti dei corsi di preformazione e orientamento. 3.3 Predisporre e sbrigare le pratiche burocratiche per l’arrivo. Î Attivare, in via transitoria, la procedura ordinaria per la regolazione dei flussi d’ingresso tramite l’attuale sistema delle quote; 4. Inclusione socio-lavorativa di immigrati non comunitari Offrire stabilità occupazionale in funzione della crescita professionale dei lavoratori non comunitari, coniugando interventi di natura socio-assistenziale con quelli specificamente rivolti alla formazione e al lavoro, al fine di promuovere una maggior integrazione sia in ambito lavorativo che sociale. Azioni: 4.1 Prima accoglienza/assistenza e inserimento abitativo. Î Sottoscrivere apposite convenzioni per l’attivazione di una rete di servizi a supporto dei nuovi entrati. 4.2 Formazione e accompagnamento al lavoro. Î Predisporre specifici percorsi formativi professionalizzanti e personalizzati. 4.3 Selezione finale a carico delle imprese. Î Realizzare colloqui individuali mirati a verificare la possibilità di stages/tirocini con prospettive d’inserimento lavorativo in azienda. 157 4.4 Assunzione dei soggetti ritenuti idonei. Î Sottoscrivere un regolare contratto di lavoro. 4.5 Formazione permanente ed ulteriore specializzazione. Î Programmare corsi di riqualificazione da svolgere in costanza di rapporto di lavoro. 5. Promozione di meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro straniero Promuovere meccanismi a livello regionale atti a facilitare l’incontro e il raccordo fra la domanda e l’offerta di lavoro straniero. Azioni: 5.1 Avviare la predisposizione di un sistema operativo a livello locale per una più razionale ed efficiente raccolta e gestione sia della domanda che dell’offerta di lavoro straniero. Î Attivare una banca dati/osservatorio dei profili professionali richiesti dalle imprese locali; Î Attivare una banca dati dei profili/competenze degli immigrati non comunitari in cerca di occupazione nel contesto regionale; Î Creare un portale informatico con le banche dati suddette. 6. Identificazione delle buone pratiche e disseminazione Identificare le azioni integrate e le buone pratiche, tanto sul versante della formazione che su quello dell’integrazione sociale, e renderle conoscibili ad un numero quanto più esteso possibile di soggetti. Azioni: 6.1 Diffusione delle attività realizzate e dei risultati conseguiti. Î Messa in rete di un sito internet, organizzazione di seminari e workshops informativi, conferenze, ecc. 158 7. Implementazione del sistema di monitoraggio e valutazione Implementare il sistema di monitoraggio e valutazione in itinere ed ex post al fine di verificare la rispondenza dei risultati ottenuti con quelli attesi. Azioni: 7.1 Monitoraggio continuo e valutazione finale dell’intervento. Î Costituzione di un comitato incaricato di compiere periodiche attività di verifica e la valutazione finale dell’intervento. Le fasi del percorso progettuale proposto 159 7. Considerazioni di sintesi Riportiamo, in questo capitolo conclusivo, alcune considerazioni che sintetizzano quanto esposto nelle pagine precedenti. Gli aspetti normativi Le disposizioni contenute nella legge Bossi-Fini (Cap. 1) si propongono di riorganizzare profondamente l’impianto complessivo dei precedenti testi legislativi sulla materia dell’immigrazione dei cittadini extraeuropei. Tra le innovazioni principali introdotte dalla legge si segnalano sicuramente l’inasprimento del contrasto dell’immigrazione clandestina (intensificazione delle misure repressive, previsione di una nuova disciplina per l’espulsione, obbligatorietà della rilevazione delle impronte digitali, ecc.) e il fatto che la regolarizzazione degli ingressi venga subordinata all’esistenza di un contratto di lavoro e dunque di un effettivo svolgimento di un’attività lavorativa “sicura e lecita”. Tuttavia, nella Bossi-Fini, accanto a misure di carattere più spiccatamente “sanzionatorio”, è contenuta anche un’interessante e innovativa disposizione. L’art. 19, infatti, che sostituisce il vecchio art. 23 del testo unico sull’immigrazione (d.lgs. 286/1998), prevede la possibilità di organizzare corsi di formazione e istruzione nei Paesi di origine, finalizzati all’inserimento lavorativo mirato nel territorio italiano. Alla realizzazione di tali programmi, che devono essere approvati dal Ministero del lavoro e dell’Istruzione, possono partecipare le Regioni, gli Enti locali, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e datori di lavoro, gli enti ed associazioni operanti da almeno tre anni nel settore dell’immigrazione e gli organismi internazionali specializzati nel trasferimento in Italia di lavoratori extracomunitari e nel loro inserimento nei Paesi di origine. La partecipazione a tali programmi costituisce titolo preferenziale ai fini dell’accesso in Italia per motivi di lavoro. E’ stato segnalato, tuttavia, il ritardo nell’adozione del regolamento che dovrà dare attuazione alle disposizioni contenute nella legge Bossi-Fini. Infatti, allo stato attuale, la bozza di regolamento attuativo della legge è stata predisposta dal Governo, ma bocciata in sede di Conferenza Stato-Regioni dalle Regioni stesse e all’esame, al momento in cui si scrive, del Consiglio di Stato. La maggiore perplessità in ordine alla interpretazione e alla applicazione 161 della normativa in esame riguarda soprattutto la mancanza di previsione di una copertura finanziaria delle attività di formazione nei paesi d’origine. L’inserimento lavorativo degli immigrati Per quanto riguarda l’inserimento lavorativo degli immigrati (Cap. 2), sono emerse delle linee comuni riconducibili ad alcuni aspetti principali. Sia in Umbria che in tutto il territorio nazionale (di più al Nord), l’incidenza della manodopera immigrata nel mercato del lavoro è crescente, a dimostrazione dell’importanza dell’apporto degli stranieri per la nostra economia. Gli immigrati risultano occupati in settori ben specifici: agricoltura (braccianti); servizi alberghieri, ristorativi e turistici; edilizia (muratori); servizi di pulizia; assistenza ad anziani e malati; collaborazione ad attività domestiche. La qualifica professionale richiesta è bassa o medio-bassa. In Umbria, gli stranieri che cercano lavoro (in maniera regolare, tramite l’iscrizione ai Centri per l’Impiego) sono in prevalenza persone con età superiore a 30 anni e senza titolo di studio, iscritti da oltre un anno. Grazie ai risultati dell’indagine campionaria dell’Irres/Aur, del 2001, si sono evidenziate, in un quadro di precarietà e marginalità quanto mai significativo, migliori condizioni di lavoro per gli uomini rispetto alle donne (più occupati e più “stabili”), unite, comunque, ad una quota molto consistente di immigrati che denunciano di percepire una retribuzione insufficiente. C’è da considerare che l’occupazione assume per l’immigrato un’importanza estrema, in quanto è una delle cause principali dell’emigrazione ed uno dei fattori di legittimazione sociale, di accesso ai diritti civili e di integrazione nel Paese d’accoglienza. L’inserimento degli immigrati nel mondo del lavoro, attualmente, si limita ad impieghi a bassa qualificazione; tuttavia i lavoratori stranieri occupano ormai un ruolo fondamentale ed insostituibile per la nostra economica, che con il tempo potrà anche espandersi a professioni più qualificate. La formazione per gli immigrati già residenti in Umbria Dall’attività di rilevazione condotta per esplorare la formazione per gli immigrati già presenti in Umbria (Cap. 3) è emerso che in Umbria, sono in atto da tempo interventi formativi il cui obiettivo principale è l’integrazione degli immigrati. Le attività prevalenti dei corsi rivolti agli 162 stranieri hanno riguardato principalmente la mediazione culturale, l’alfabetizzazione linguistica, l’orientamento giuridico e la formazione finalizzata all’inserimento lavorativo e all’ottenimento di una qualifica professionale. Le parti coinvolte nella progettazione e realizzazione dei corsi sono stati soggetti pubblici e del Terzo Settore (associazioni di categoria, sindacati, Comuni, Province, cooperative, associazioni, enti di formazione, ecc.). I risultati attesi, stando a quanto espresso dai soggetti contattati, si sono, in linea generale, realizzati: da quelli più semplici (l’apprendimento della lingua italiana, il recupero scolastico, la qualifica professionale) a quelli di più ampio raggio (la progettazione di azioni di auto-impiego, lo scambio di conoscenze professionali tra autoctoni ed immigrati, la formazione di operatori dediti al lavoro di orientamento per gli extracomunitari). Le difficoltà che si sono verificate nell’attuazione dei corsi rivolti ad immigrati sono state soprattutto di ordine pratico-organizzativo, ma è stato di ostacolo, molto spesso, anche la mancata conoscenza della lingua italiana e, in alcuni casi, la dispersione degli allievi. L’elevata adesione degli extracomunitari a percorsi di formazione rivolti alla generalità della popolazione (quindi anche a cittadini italiani) ha portato gli enti erogatori ad ideare misure particolari di attenzione nei loro confronti. In molti casi sono state pensate e realizzate attività di sostegno linguistico, assistenza per la presentazione e il rinnovo dei documenti necessari alla permanenza in Italia e collaborazioni con centri ed associazioni locali che si occupano di immigrati. Potenzialità e nodi critici della formazione nei paesi d’origine Dalle interviste svolte ai testimoni privilegiati, è stato possibile ricavare una serie di interessanti considerazioni circa la “fattibilità” dell’attivazione di percorsi formativi per immigrati nei paesi d’origine (Cap. 4). Innanzitutto, gli enti coinvolti nella ricognizione hanno espresso in maniera generalizzata un giudizio negativo della Bossi-Fini nel suo complesso, non solo da un punto di vista strettamente tecnico-giuridico, ma anche e soprattutto sotto un profilo più squisitamente politico-ideale. Tuttavia, nell’ambito di un quadro normativo ritenuto poco funzionale e soprattutto “punitivo” nei confronti dei migranti, la possibilità di organizzare percorsi formativi nei paesi d’origine sembra riscuotere, nella nostra regione, un apprezzamento di massima. 163 L’articolo 19 della Bossi-Fini sembrerebbe porsi come un’opportunità potenzialmente interessante da sviluppare e sfruttare a favore sia degli immigrati che del contesto d’accoglienza: - rappresenta un importante strumento di flessibilità rispetto al rigido sistema delle quote e un buon tentativo per sperimentare meccanismi atti a facilitare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro straniero e promuovere politiche congiunte fra l’Italia ed i Paesi di provenienza degli immigrati; - costituisce una chance importante per quanti siano intenzionati a trasferirsi nel nostro Paese con prospettive di stabilizzazione. Le attività di istruzione e formazione professionale rappresentano infatti una valida modalità per l’ingresso degli immigrati in Italia ed una vera e propria necessità ai fini del successivo inserimento nel mondo del lavoro, visti i molteplici ostacoli che si frappongono al riconoscimento dei rispettivi titoli di studio; - l’attivazione di percorsi mirati e rispondenti alle reali esigenze del mercato del lavoro locale riduce il margine di rischio connesso al fallimento del progetto migratorio e costituisce un efficace strumento di inserimento e di integrazione; - una specifica formazione professionale fornisce alle imprese una carta in più da giocare per vedere soddisfatte le loro esigenze di personale estero qualificato, riducendo significativamente le difficoltà di reperimento dello stesso e mettendo a disposizione un certo quantitativo di lavoratori stranieri con un titolo preferenziale ed una preparazione immediatamente fruibile, poiché calibrata sui fabbisogni formativi espressi dalle imprese stesse. Ad un più attento esame, però, l’art. 19 delle Bossi-Fini finisce col rivelarsi un’opportunità certamente non facile da realizzare. Le difficoltà riguardano soprattutto aspetti di carattere pratico connessi ad una sua effettiva applicazione: - la mancanza, come detto, di un regolamento attuativo che fornisca indicazioni precise sulle modalità da seguire sotto il profilo tecnico-operativo e sui margini di discrezionalità entro cui ci si potrebbe muovere, soprattutto da un punto di vista economico-finanziario; - la complessità delle procedure da seguire per l’attivazione di questo tipo di iniziative: dalla stipula degli accordi e delle intese fra Stati, all’attivazione dei contatti per la creazione di una rete di soggetti operanti a livello locale, nazionale ed internazionale; - i molteplici problemi che si pongono in ordine all’attivazione di corsi di istruzione e formazione professionale in Paesi lontani e stranieri, nonché l’ammontare dei costi complessivi; 164 - la funzionalità degli interventi in questione e i loro effettivi risvolti all’interno del mondo del lavoro: trattandosi di iniziative piuttosto articolate e complesse da realizzare, sono ipotizzabili solo in relazione a fabbisogni occupazionali di tipo strutturale. Molto spesso, le imprese si trovano a dover colmare le loro esigenze di manodopera in tempi brevi ed in questi casi risulta ovviamente impensabile il ricorso al tipo di attività di cui all’articolo 19. In sostanza, appare senza dubbio condivisibile la finalità generale di questa specifica parte della legge, vale a dire la ricerca di canali ulteriori che consentano l’inserimento lavorativo degli immigrati extracomunitari nel territorio nazionale; dubbi sorgono, invece, in merito alla concreta attuazione della normativa. Da questo punto di vista, non resta che attendere l’emanazione delle disposizioni integrative, auspicando un coinvolgimento forte e diretto delle Regioni. Le esperienze in corso in altre regioni Attraverso una ricognizione sull’esistenza di progetti di formazione per immigrati nei paesi d’origine, condotta a livello regionale e nazionale (Cap. 5), è stato possibile evidenziare che in Umbria, non esistono progetti-pilota che prefigurino la realizzazione di attività di questo tipo. La situazione è differente a livello nazionale, dove, sebbene in misura ancora circoscritta solo a poche Regioni, è stato possibile individuare alcune interessanti sperimentazioni. I progettipilota individuati sono: - il Progetto “Mobilità Formazione e Lavoro dei Migranti” (Veneto); - il Progetto “World Job” (Lombardia); - il “Progetto per il reperimento e la formazione di manodopera extracomunitaria per il settore delle costruzioni della provincia di Parma” (Emilia-Romagna); - il Progetto “Grandi Opere” (Emilia Romagna); - il Progetto “Safe Integration” (Piemonte); - il Progetto “Edil Futuro” (Piemonte). Si tratta di progetti che, in un certo senso, anticipano le disposizioni della Bossi-Fini, prevedendo l’ingresso, entro il sistema delle quote autorizzate, di lavoratori stranieri preformati nei rispettivi Paesi d’origine e da impiegare nelle aziende italiane in base ai fabbisogni occupazionali espressi dalle stesse. 165 Le indicazioni progettuali A partire dalle esperienze già in atto nelle altre regioni, da alcuni interessanti progetti di formazione messi in campo in Umbria per gli immigrati, dai suggerimenti tratti dalle interviste ai testimoni privilegiati e da un’attenta lettura della nuova normativa, si è ritenuto utile fornire, a chiusura della ricerca, alcune indicazioni per la concreta progettazione di interventi formativi per gli immigrati nei paesi d’origine (Cap. 6). In particolare, a nostro avviso, le azioni costitutive di un progetto del genere dovrebbero riguardare: - l’individuazione dei paesi stranieri e costituzione della partnership; - l’identificazione dei fabbisogni occupazionali locali e delle imprese disponibili ad un coinvolgimento nel progetto; - l’identificazione dei beneficiari diretti e realizzazione dei percorsi formativi all’estero; - l’inclusione socio-lavorativa degli immigrati; - la promozione di meccanismi di incontro tra domanda e offerta di lavoro straniero; - l’identificazione delle buone pratiche e la disseminazione; - l’implementazione del sistema di monitoraggio e valutazione. 166 Bibliografia essenziale Ambrosini M. 2001 La fatica di integrarsi. Immigrati e lavoro in Italia, Il Mulino, Bologna 2004 Molti rischi, poche tutele, in www.lavoce.info AUL 2002a Rapporto sulle professioni in Umbria, AUL, Perugia 2002b Storia e tendenze del mercato del lavoro in Umbria nell’ultimo decennio, AUL, Perugia 2003 Il mercato del lavoro in Umbria nel 2002, AUL, Perugia 2004 Rapporto sulle professioni in Umbria, AUL, Perugia Caritas 2003 Dossier Statistico Immigrazione, Nuova Anterem, Roma Castelli N. 2003 Politiche dell’immigrazione e accesso al lavoro nella legge Bossi-Fini in Lavoro e Diritto, n. 2 Dondi G. 2001 Immigrazione e lavoro: riflessione e spunti critici, Cedam, Padova Ludovico G. 2002a Titoli di prelazione (rectius di precedenza) per la chiamata al lavoro e per l’ingresso dei lavoratori autonomi in Leggi e Lavoro, n. 6 2002b La disciplina del lavoro immigrato extracomunitario dopo le modifiche previste dalla legge n. 189 del 2002, in Il Lavoro nella giurisprudenza, n. 11 167 2003 Politiche migratorie e flussi d’ingresso per motivi di lavoro, in Leggi e Lavoro, n. 6 Geraci S. - Marinetti B. 2003 Politiche locali per il diritto alla salute degli immigrati in Geraci S. - Marinetti B. (a cura di), Il Diritto alla salute degli immigrati: scenario nazionale e politiche locali, Nuova Anterem, Roma Marini R. 2000 Convivenza interetnica e politiche pubbliche locali, IRRES, Perugia Marini R. (a cura di) 2004 Immigrazione e società multiculturale. Processi di integrazione, politiche pubbliche e atteggiamenti dei cittadini in Umbria, FrancoAngeli, Milano Michelini G. 2003 Lavoro autonomo, stagionale, sportivo degli stranieri extracomunitari secondo la legge 30 luglio 2002, n. 189. La formazione ed istruzione professionale in AA.VV., Il nuovo diritto dell’immigrazione, Ipsoa, Milano Miele R. - Carbone A. 2002 Immigrazione Asilo e Cittadinanza in Gli Stranieri. Rassegna di studi, giurisprudenza e legislazione, n. 4 Montanari A. 2003 La normativa comunitaria sull’immigrazione: ritardi (politici) e debolezze (strategiche) in Leggi e Lavoro, n. 6 Ottaviano P. 2003 168 ll Lavoro degli extracomunitari in www.filodiritto.it Pugliese E. 2002 L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Il Mulino, Bologna Vestrelli A. 2002 Il fenomeno migratorio nell’epoca post-coloniale: aree, direzioni, fattori, percorsi, qualità e dimensioni in Italia, paper 169 Principali riferimenti legislativi a livello nazionale e regionale Normativa nazionale Legge 30 dicembre 1986, n. 943 “Norme in materia di collocamento e trattamento dei lavoratori extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine” Legge 28 febbraio 1990, n. 39 “Norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e di soggiorno dei cittadini extracomunitari già presenti nel territorio dello Stato” Legge 6 marzo 1998, n. 40 “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione del cittadino straniero” d.lgs 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’ immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” Legge 30 luglio 2002, n. 189 “Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo” Normativa regionale Legge regionale 15 maggio 1987, n. 26 “Disciplina degli interventi a favore dei lavoratori emigrati e loro familiari” Legge regionale 10 aprile 1990, n. 18 “Interventi a favore degli immigrati extracomunitari” 170 Legge regionale 23 gennaio 1997, n. 3 “Riorganizzazione della rete di protezione sociale regionale e riordino delle funzioni socio assistenziali” Delibera del Consiglio Regionale 18 novembre 2003, n. 343 “Programma regionale triennale 2003 – 2005 e quinto programma regionale annuale di iniziative concernenti l’immigrazione ai sensi dell’articolo 45 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286” Delibera del Consiglio Regionale 26 febbraio 2002, n. 192 “Quarto programma regionale di iniziative concernenti l’immigrazione ai sensi dell’articolo 45 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286: definizione dei criteri di assegnazione delle risorse e degli obiettivi, delle priorità e delle linee d’indirizzo per la predisposizione e l’attivazione degli interventi” 171 Numeri precedenti 1. Dimensioni politiche e sociali del federalismo 2. Elementi sulla situazione socio-economica dell’Umbria (1997-2002) 3. I giovani e lo sport. Un’indagine tra gli studenti delle scuole medie superiori dell’Umbria 4. Indagine sulle elezioni politiche e amministrative in Italia e in Umbria 5. Prime riflessioni sullo sviluppo locale 6. Note sulla situazione socio-economica dell’Umbria (1995-2003) 7. Progetto Ateliers Méditerranéens de l’Aménagement du Territoire (AMAT) – Cagliari 18-19 settembre 2003 8. Aree di sviluppo omogenee e/o integrate. Approcci e metodologie 9. Progetto Ateliers Méditerranéens de l’Aménagement du Territoire (AMAT) – Montpellier 17-18 novembre 2003 10. Un’analisi di sfondo per Bastia Umbra 11. Progetto Ateliers Méditerranéens de l’Aménagement du Territoire (AMAT) – Siviglia 15-16 gennaio 2004 12. Progetto Ateliers Méditerranéens de l’Aménagement du Territoire (AMAT) – Firenze 26-27 febbraio 2004 13. Progetto Ateliers Méditerranéens de l’Aménagement du Territoire (AMAT) – Murcia 22-23 aprile 2004 14. Ufficio relazioni con il pubblico del Comune di Foligno. Indagine sulla customer satisfaction 15. L’Umbria nord-est. Indicatori socio economici e progettualità 16. Elementi per una normativa del sistema integrato delle aree naturali protette in Umbria 17. Le aree naturali protette in Umbria. Verso una riorganizzazione sistemica 18. Todi e i suoi circuiti del paesaggio