L`ultima trovata del governo: la “cultura” Rom nei

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L`ultima trovata del governo: la “cultura” Rom nei
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76
ANNO LXIII N.81
GIOVEDì 09.04.2015
SECOLODITALIA.IT
EDITORIALE
L’ultima trovata del governo: la “cultura” Rom nei programmi scolastici
Poveri studenti! Non bastavano le innumerevoli “educazioni (alla corretta alimentazione,
alla sicurezza stradale, alla legalità, alla solidarietà, alla sessualità – etero, omo, gender – e
via elencando)” loro imposte da una malintesa modernità della scuola. No, non bastavano perché alla fine ce n’è sempre un
inventore più alla moda capace di scovare l’ultima tendenza del politically correct e di elevarla immediatamente al rango di materia di
studio. E così ora è il turno di «uno spazio dedicato alle minoranze, per allontanare l’idea
che gli “zingari” sono solo quelli che rubano,
che portano via i bambini e che fanno accattonaggio».
di Lando Chiarini
Un’idea a dir poco luminosa, per altro non
partorita da un docente o ad un dirigente ministeriale qualsiasi ma nientepopodimeno
che dalla consigliera di Renzi in materia di Pari
opportunità, Giovanna Martelli, che l’ha snocciolata in occasione della Giornata internazionale dei Rom. Vista la fonte, si può star
tranquilli che la “luminosa idea” passerà col risultato di assottigliare ulteriormente quel che
resta dei programmi tradizionali a vantaggio
di quelli “moderni”. Basterà tagliare un altro
“pezzo” della Gerusalemme liberata o eliminare dai programmi di storia la Rivoluzione
francese e sostituirli con nozioni sugli usi e
consumi dei Rom per incassare l’orgogliosa
certezza di aver innaffiato a dovere la democratica coscienza dei cittadini di domani. Che,
poi, tutto questo, nella competizione ormai
globale fra saperi, servirà a poco o a niente,
è solo un trascurabile dettaglio. Vuoi mettere
l’impatto formativo di un moderno flash mob
pro-ambiente con la vecchia Festa degli Alberi? Oppure vogliamo confrontare una
dotta lezione sul rispetto delle minoranze (etniche, sessuali, religiose) con il solito canto
della Divina Commedia o della triste poesia
di un Leopardi? Suvvia, sarebbe come voler
far gareggiare in velocità una biga romana
con una Ferrari.
PRIMO PIANO
LAURA BOLDRINI E IL PD: «METTETEVELO
IN TESTA, I ROM NON SONO UN PROBLEMA»
di Francesco Signoretta
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Basta dire che i rom devono avere gli
stessi diritti ma soprattutto gli stessi doveri degli italiani per essere messo davanti
a un plotone di esecuzione formato dagli
esponenti del Pd, da Laura Boldrini e dalle
anime buone della sinistra. Basta dire...
SERENI, LANZILLOTTA O FEDELI AL POSTO
DI DELRIO. AQUILANTI SEGRETARIO GENERALE
di Domenico Labra
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Per la corsa alla poltrona di sottosegretario alla presidenza la Boschi e Lotti, i due
più fedeli arcieri di messer Matteo, sembra siano stati accantonati: non sarà uno
di loro il prescelto. Le terga sulla poltrona
lasciata libera dal buon Graziano...
MARINE LE PEN ALLA ROTTURA DEFINITIVA
CON JEAN-MARIE: «VUOLE NUOCERMI»
di Viola Longo
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Marine e Jean-Marie Le Pen sono arrivati
alle battute finali, tanto che la presidente
del Front National ha annunciato che si
opporrà alla candidatura del padre alla
presidenza della Regione Paca, Provenza-Alpi-Costa Azzurra, dove...
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LAURA BOLDRINI E IL PD: «METTETEVELO
IN TESTA, I ROM NON SONO UN PROBLEMA»
di Francesco Signoretta
Basta dire che i rom devono avere
gli stessi diritti ma soprattutto gli
stessi doveri degli italiani per essere messo davanti a un plotone
di esecuzione formato dagli esponenti del Pd, da Laura Boldrini e
dalle anime buone della sinistra.
Basta dire che i campi rom non
esistono in quasi nessuna parte
d’Europa e che – un po’ pittorescamente – devono essere rasi al
suolo per ritrovarsi sulle spalle l’accusa di essere intollerante. E il
primo a finire impiccato è Matteo
Salvini, seguito a ruota da tutti gli
esponenti del centrodestra che
hanno condotto le battaglie denunciando i reati commessi dai
nomadi.
La Boldrini spara a zero: «I rom in
Italia sono circa 160mila, di cui la
metà sono italiani e quindi non
possono rappresentare un problema». Già, per la Boldrini non
sono un problema, per chi vive
nelle città sì. E quei residenti che si
trovano a stretto contatto con un
campo rom e che protestano non
possono essere considerati volgari
razzisti. Poi arriva la fucilata di Edoardo Patriarca, deputato del Pd.
LA NOTIZIA
HOLLYWOOD A ROMA?
LA CITTÀ RINGRAZIA:
FA PIÙ IL CINEMA CHE IL COMUNE…
di Priscilla Del Ninno
Parlare sui rom, dice, è «qualunquismo da quattro soldi». E aggiunge: «Diamo una seria
alternativa ai nomadi e si vedrà
che non ci sarà bisogno di buttare
giù alcunché». Per Patriarca, però,
sembra che sia tutta colpa di Salvini che – secondo quanto dice il
deputato Pd – deve periodicamente trovare un nemico, e questa volta lo trova nei Rom e nei
Sinti.
Un altro pronto a fare il giustiziere
è Khalid Chaouki (Pd): «La sterile e
ridicola propaganda di Salvini – sostiene – non hanno certo contribuito a risolvere un problema che
ormai si trascina da anni. Alzare i
toni e alimentare un clima di odio
e intolleranza serve solo a nascondere le colpe dei veri responsabili».
Qualcuno dovrebbe chiedergli
com’è potuto accadere che alle
primarie del Pd c’erano tanti nomadi in fila per votare. Un caso? La
risposta è fin troppo facile.
MATTEO SALVINI: «SULLA MIA VITA PRIVATA NON METTETE BECCO. GIUDICATE LE IDEE»
di Fulvio Carro
Basta con il gossip. La foto del
bacio con Elisa Isoardi, i commenti sulla loro love story, le
ironie vanno rispedite al mittente. «Un conto sono le battaglie politiche su cui vanno
giudicate le persone, un conto
il resto – dice Matteo Salvini, rispondendo a un’ascoltatrice di
Radio Padania – Per quanto riguarda la vita privata non è
compito mio né della signora
metterci becco».
Del resto sono tutte notizie
che alcuni giornali “sparano”
anche per distogliere l’attenzione dagli obiettivi reali del
leader leghista: «I sondaggi lo
dimostrano, siamo arrivati a
soglie impensabili, ma non mi
accontento di crescere, voglio
vincere in Toscana, Veneto, Liguria… voglio che le idee della
Lega arrivino a sostituire quelle
“farlocche” di Renzi e di Alfano».
GIOVEDì 09.04.2015
«Stiamo vivendo la rivolta della
gente perbene», aggiunge Matteo Salvini, sempre a Radio Padania. E invita gli ascoltatori a
scaricare dal sito dell’iniziativa
il modulo «per chiedere asilo
politico e rinunciare alla cittadinanza italiana, visto che il governo Renzi ci discrimina. Non
si possono regalare 1000 euro
a testa a chi sbarca e darne
280 agli italiani che sono invalidi veri».
Il bacio tenero ma casto tra
Matteo Salvini ed Elisa Isoardi
è stato immortalato sulla co-
pertina di Chi. La conduttrice
di A conti fatti su Raiuno e il
leader leghista formano una
coppia ormai da diverso
tempo, come la stessa ex modella ha raccontato in un’intervista rilasciata lo scorso
febbraio allo stesso settimanale. Alla domanda se l’altezza
(un metro e ottanta) le creasse
problemi con i fidanzati la Isoardi ha risposto di no e che il
“suo” Matteo Salvini è più alto
e magro di come appare in tv.
Poi, ha aggiunto, «di un uomo
guardo il cervello».
Hollywood torna ad affacciarsi sulle
rive del Tevere: e i cittadini romani ringraziano. Non già per cinefilia o spirito imprendtoriale, ma perché le
major di turno, pur di girare in condizioni ottimali, arrivano persino a ottemperare a tutte le mancanze
dell’amministrazione capitolina e, per
esempio, a lastricare il manto stradale di una delle zone di Roma che, è
notorio, è una buca a cielo aperto. E
infatti, mentre Cleopatra, il kolossal
del 1963 considerato la pellicola più
costosa della storia, fece scalpore
anche per la love story tra Richard
Burton ed Elizabeth Taylor, l’unico
gossip sull’ultimo 007 riguarda l’incidente capitato a Daniel Craig, che «ha
sbattuto la testa mentre guidava la
sua Aston Martin, “courtesy of” una
delle buche delle strade romane».
Non solo: nel caso degli ultimi ciak del
nuovo 007, una letteratura popolare
tempestivamente accreditata racconta persino che la produzione a
stelle e strisce del kolossal americano
avrebbe addirittura pensato di risarcire con un “bonus disturbo” i residenti di un quartiere della capitale
interessato dalle riprese notturne.
Ma quando mai un abitante della
città eterna si è visto accudire e coccolare in questo modo dal Campidoglio?
Dunque, grazie ai benefici fiscali per
le produzioni straniere, le major tornano a girare in Italia e a rinverdire gli
antichi fasti spettacolari dell’epoca
dei calzari girati a Cinecittà, con un
vantaggio recirpoco: le produzioni
d’oltreoceano in trasferta nel Bel
Paese risparmiano, e le location cittadine interessate dalle riprese ringraziano per la boccata d’ossigeno che
spesso il cinema torna a dispensare,
e non solo in termini di visibilità sociale e riscontro culturale. A scriverlo,
allora, è soprattutto il New York
Times, in un articolo in evidenza sulla
prima pagina del quotidiano statunitense. Lo scorso anno, riporta il Nyt
citando dati del ministero della Cultura, «l’Italia ha incassato 167 milioni
di euro da 53 film stranieri girati nella
Penisola», tornata ad essere nuovamente competiva.
Il riferimento è al Tax Credit cinematografico dedicato ai progetti stranieri, che garantisce un beneficio pari
al 25% di quanto speso in Italia.
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GIOVEDì 09.04.2015
SERENI, LANZILLOTTA O FEDELI AL POSTO DI DELRIO.
AQUILANTI SEGRETARIO GENERALE
di Domenico Labra
Per la corsa alla poltrona di sottosegretario alla presidenza la
Boschi e Lotti, i due più fedeli
arcieri di messer Matteo, sembra siano stati accantonati: non
sarà uno di loro il prescelto. Le
terga sulla poltrona lasciata libera dal buon Graziano Delrio
saranno però sicuramente rosa.
E daranno il via ad altre nomine. Mentre il segretario generale sarà una mezza sorpresa.
La scelta di Renzi dovrebbe cadere su una tra Marina Sereni,
Linda Lanzillotta e Valeria Fedeli, tre attuali vicepresidenti di
Camera e Senato. Così pare
abbia già deciso Matteuccio, ansioso di non far entrare in competizione i due suoi più stretti
collaboratori. Più attenzione per
il segretario generale.
Molto meglio lasciare ciascuno
dei due dove sta, e scegliere altrove il nuovo sottosegretario.
Tra donne, il che non guasta, e
svuotandone un po’ la figura e il
ruolo rispetto a Delrio. Ma anzitutto chiamando alla guida del
Palazzo un nuovo segretario generale di comprovata abilità e fiducia. I bene informati hanno
infatti fatto sapere (ne parla am-
piamente il sito Dagospia) che
mai più, Matteo, “farà l’errore
clamoroso di inizio governo,
quando ha lasciato a Delrio
mano completamente libera
nello scegliere il segretario generale di palazzo Chigi. Lo sventurato scelse tale Bonaretti
Mauro da Reggio Emilia, esperto
forse come city manager di un
comune emiliano, ma inesperto
nella gestione pratica del palazzo più rognoso d’Italia. Un
marziano goffo nei palazzi romani, che trasloca oggi a Porta
Pia senza lasciare il minimo rimpianto”. In arrivo a piazza Colonna ci sarebbe perciò uno di
cui Renzi si fida. Uno che arriva
dal ministero di madonna Boschi: Paolo Aquilanti, capo del
dipartimento dei rapporti con il
Parlamento. E’ un funzionario
della commissione Affari Costituzionali del Senato in distacco
alla presidenza del Consiglio, ha
55 anni. Più volte è stato citato
da Dagospia come l’eminenza
tecnica delle riforme genziane.
A partire dall’Espositum e dai
meccanismi con cui Matteuccio
ha sbaragliato migliaia di emendamenti dell’opposizione a colpi
di regolamento.
concreti degli italiani». «Se Renzi –
ha concluso – vuole essere un
presidente del Consiglio serio, invece di sbracciarsi per discutere
la prossima settimana in aula una
cosa come la legge elettorale, che
serve solo a risolvere i problemi
dei partiti con le minoranze interne, sostenga la proposta di
Fratelli d’Italia di portare immediatamente in Parlamento l’abolizione dell’Imu agricola».
Dopo la chiarezza di Giorgia Meloni arriva un’altro giudizio che
definire severo è rire poco sul
Def. Non usa perifrasi nel suo giudizio anche il governatore del Veneto, Luca Zaia: «È un’assoluta
porcheria perché le tasse sono
aumentate. Hanno dato 80 euro
ai cittadini per poi ritrovarci che lo
stesso giorno, lo stesso governo
ha aumentato l’Iva e si è inventato
una nuova tassa che é la Tasi. Nel
concreto la somma di questi due
aumenti vale molto, molto di più
degli 80 euro dati». Ancora: «Le
tasse sono aumentate e si taglia
ai comuni e agli enti pubblici:
prova ne sia che anche in Regione Veneto c’è una proposta di
tagli nella sanità da 240 milioni di
euro. Da un lato ci dicono che
siamo i migliori in Italia, dall’altro
ci tagliano le risorse».
GIORGIA MELONI: «SUL DEF RENZI SI CONFERMA FIGLIO DI VANNA MARCHI»
di Augusta Cesari
Ancora “scintille” sul Documento
di Economia e Finanza, bocciato
da sindaci “amici” di Renzi, come
Fassino e Chiamparino e smascherato dalle opposizioni come
la solita trovata mediatica del premier che rigira il “lavoro sporco” di
aumentare le tasse agli enti locali.
«Con il Def, Renzi si conferma il figlio segreto di Vanna Marchi. Il
presidente del Consiglio vada a
spiegare che questo governo non
ha messo nuove tasse agli agricoltori, alle partite Iva e ai cittadini
ai quali sono stati tassati i fondi
della previdenza integrativa e il
Tfr».
Il giudizio è della presidente di
Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a
Bari, a margine della presentazione della proposta di legge per
abolire l’Imu agricola. Efficace il
paragone con la regina delle televendite taroccate evocato dalla
Meloni. Non è la prima volta che
la leader di FdI usa questa similitudine, direttamente proporzionale, del resto, ai bluff che Renzi
di far passare, prendendo in giro
tutti: «Il governo Renzi si conferma un governo di cantastorie:
bravissimi a vendere le pentole
ma non a risolvere i problemi
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GIOVEDì 09.04.2015
MARINE LE PEN ALLA ROTTURA DEFINITIVA
CON JEAN-MARIE: «VUOLE NUOCERMI»
di Viola Longo
Marine e Jean-Marie Le Pen
sono arrivati alle battute finali, tanto che la presidente
del Front National ha annunciato che si opporrà alla
candidatura del padre alla
presidenza della Regione
Paca, Provenza-Alpi-Costa
Azzurra, dove si vota a dicembre.
La notizia è stata anticipata
dalla Bfm tv, ma poi confermata da un comunicato ufficiale che la stessa Marine Le
Pen ha postato sul suo profilo Twitter, dove ha annun-
ciato anche «con profonda
tristezza» la volontà di riunire rapidamente l’ufficio
politico del partito.
La riunione si terrà il 17
aprile, con la precisa intenzione di sbarrare la strada al
decano e fondatore del Fn.
Secondo Marine, il padre «è
entrato in una spirale compresa fra la strategia di fare
terra bruciata e il suicidio
politico.
Il Front national – ha proseguito – non vuole essere
preso in ostaggio dalle sue
volgari provocazioni». «È una
crisi senza precedenti, il suo
obiettivo è nuocermi», ha
aggiunto poi la presidente
del Fn.
E di «rottura finale e definitiva» ha parlato, anche lui su
Twitter, il vicepresidente del
Fn, Florian Philippot. «Verranno prese delle decisioni»,
ha aggiunto Philippot.
La presa di posizione di Marine, giunta dopo una lunga
serie di dissapori, è stata
provocata da un’ultima intervista al giornale di
estrema destra Rivarol in cui
il padre ha difeso il mare-
sciallo Petain, che fu il capo
della Francia collaborazionista durante la Seconda
guerra mondiale. In precedenza, l’anziano fondatore
del Fn, che oggi, a 86 anni,
è presidente onorario del
partito, aveva definito «un
dettaglio della storia» le camere a gas.
«Madame Le Pen deve porsi
la questione di sapere se
quello che fa è utile agli interessi che pretende di servire», è stato il commento a
caldo di Jean-Marie, ai microfoni della radio Rtl.
L’ISIS “CHIAMA” I JIHADISTI TUNISINI. DECINE DI ARRESTI IN SPAGNA E TURCHIA
di Valeria Gelsi
Un appello ai jihadisti tunisi a
unirsi ai combattimenti in
Libia, per poi «liberare la Tunisia dai tiranni». È il contenuto
di un nuovo video divulgato
dall’Isis. Il filmato, che dura
quasi tre minuti, comprende
immagini dell’attacco all’ambasciata iraniana a Tripoli del febbraio scorso. Intanto, sia
dall’Europa sia dalla Turchia arrivano notizie di decine di fiancheggiatori e foreign fighters
pronti ad agire per il Califfato.
Sono dieci i sospetti terroristi
fermati dalla polizia spagnola
in Catalogna, nel nordest del
Paese, per presunti legami con
attività jihadiste e con l’Isis. Le
autorità hanno reso noto che
gli arresti sono avvenuti in cinque città della regione, incluso
il capoluogo Barcellona. Circa
360 agenti della polizia regionale hanno preso parte a 13
perquisizioni in una delle più
grandi operazioni nella regione
contro il terrorismo islamico.
L’esercito turco, poi, ha reso
noto che negli ultimi giorni ha
fermato decine di persone sul
confine con la Siria, mentre
cercavano di raggiungere il
gruppo armato dell’Isis. Fra gli
arrestati vi sono numerosi
stranieri, fra i quali un uomo
con passaporto svizzero e 15
cittadini cinesi.
Le autorità turche hanno inoltre espulso due persone con
passaporto russo, anche loro
fermate al confine. Le operazioni di controllo del confine
da parte della Turchia hanno
trovato un nuovo slancio negli
ultimi mesi, dopo che l’Occidente aveva accusato Ankara
di tollerare il passaggio di “autostrade della jihad” sul proprio territorio.
GIOVEDì 09.04.2015
PD ALLA FRUTTA: BIGLIETTO EXPO IN CAMBIO
DELLA TESSERA. ED È PUTIFERIO, DI RISATE
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di Corrado Vitale
Il Pd è proprio arrivato alla
frutta: per raccattere iscritti, i dirigenti milanesi dei democrat
hanno avuto la bella idea di offrire un biglietto dell’Expo ai
nuovi iscritti. Paghi uno e prendi
due: sembra di rivedere il vecchio spot pubblicitario del detersivo Dash interpretato negli
anni Sessanta e Settanta dall’indimenticabile Mike Bongiorno.
E poi dicono che, con il nuovo
corso renziano, il Pd non è più il
partito delle tessere. Marketing
politico, diranno i tanti politologi
al seguito del fiorino magico. In
realtà si tratta dell’ennesima
puntata, la più grottesca, della
crisi del partito principale della
sinistra. Tant’è che nel resto del
mondo politico si moltiplicano
le reazioni divertite. E scoppia
l’ennesimo putiferio, questa
volta di risate.
Fabio Rampelli, capogruppo di
Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale mette in risalto l’aspetto
miseramente grottesco dell’iniziativa piddina. “Una tessera del
Pd per visitare l’Expo: il Partito
Democratico di Milano sembra
afflitto da una pericolosa tendenza assolutistica, simile a
quella di Re Sole quando diceva
Lo Stato sono io . Sfiorano il ridicolo: cosa non si fa per raccattare qualche tessera in più. Se è
una strategia di marketing politico, consigliamo di cambiare
consulenti”. Una simile, ghiotta
occasione non se la poteva far
scappare Beppe Grillo: “Il Pd ha
perso 400.000 iscritti in un
anno, gliene sono rimasti
100.000. Per promuovere il tesseramento hanno avuto un’idea
geniale: compra la tessera Pd e
ti diamo il biglietto per entrare
gratis a Expo. Due pacchi al
prezzo di uno”. Il leader pentastellato ricorda che il Pd è
l’unico partito a Milano ad essere rivenditore ufficiale dei biglietti per Expo 2015. “Venghino
siori venghino! Dopo il successo
strepitoso dell’abbinata tessera
Pd – Unità (fallita), ora arriva tes-
sera Pd – Expo. La sfiga ci vede
bene, il Pd ancora meglio”.
Chi non ha voglia di scherzare è
Sel, che presenterà una interrogazione parlamentare. Lo annuncia il deputato
Franco
Bordo. “Al di là dell’opportunità
che un partito di governo si inventi una promozione di vendita per incentivare l’iscrizione al
partito, al posto di puntare sulla
propria proposta politica e programmatica, ho verificato che
questa iniziativa contravviene a
molti dei punti contrattuali e regolamentari che disciplinano
l’attività di vendita dei biglietti
dell’Esposizione Universale di
Milano e l’utilizzo del logo Expo
2015. Al governo, membro della
Società Expo, chiediamo – conclude Bordo – di verificare la legittimità di questa iniziativa e la
sua eventuale sospensione”.
Ironizza anche Paolo Ferrero,
segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. “L’offerta promozionale
del Pd di Milano che regala un
buono sconto per entrare all’Expo ai giovani che prendono
la tessera del Pd mi pare coerente con il decadimento di
quel partito, che non ha più
niente di sinistra: a quando il tre
per due?”.
ciato a Renzi da “Area Riformista”, corrente guidata dal capogruppo Roberto Speranza.
Il documento non cerca di nascondere e neppure di minimizzare le tensioni interne. Anzi, a
chiare lettere dice che «all’orizzonte si profila un altro, enorme
rischio: una frattura dentro il
Pd». È un pericolo reale che rischia di rendere impraticabile il
già accidentato percosso riformatore. Il tono conciliativo del
documento non impedisce di riscontravi propositi bellicosi.
«Nessuno di noi – scrivono infatti
i parlamentari di Area Riformista
– vuole veti, ricatti, ultimatum
come pure siamo convinti che la
parola scissione non debba far
parte del vocabolario del Pd.
Questa rottura non possiamo
permettercela. Riflettiamo. Però
attenzione, perché le riforme devono poggiarsi su un terreno
largo. E questo terreno si è già ristretto. È solo la maggioranza a
fare le riforme. E se anche un
pezzo del Pd non ci sta, rendiamo quel disegno essenziale
più debole e non più forte».
Speranza e i suoi vogliono riaprire la partita sulla legge elettorale facendo leva sul punto più
controverso (ed impopolare) del
testo, quello delle liste bloccate
che – con l’unica eccezione del
partito che si aggiudicherebbe il
premio di maggioranza – riempirebbe la Camera di deputati nominati. È un punto che Renzi
ritiene ormai accattato ma che la
minoranza interna giudica evidentemente utile a scompaginare i piani del premier: «È per
noi prioritaria – è scritto infatti
nel documento – l’esigenza di ridurre il numero dei nominati tra
i partiti che non prendono il premio di maggioranza». Tocca ora a
Renzi fare in modo che la patata
bollente dell’Italicum non si si
trasformi nella polpetta avvelenata di una scissione nel Pd.
ITALICUM, LA MINORANZA INTERNA VUOLE MODIFICHE. PD A RISCHIO SCISSIONE
di Giacomo Fabi
Se la spina nel fianco di Berlusconi ha il faccione da eterno ragazzo di Raffaele Fitto, l’incubo di
Renzi si chiama Italicum, la
nuova legge elettorale che a
breve dovrebbe trovare la definitiva approvazione alla Camera.
Almeno nelle intenzioni del premier. Che non corrispondono,
tuttavia, a quelle dell’intero Pd.
Anzi, più si avvicina il voto finale
e più crescono i distinguo e la
tentazione di regolare una volta
per tutte i conti interni. Che il
vaso stia lì per lì per traboccare
lo conferma indirettamente l’appello («Non dividiamo il Pd») lan-
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HILLARY CLINTON DIFENDE LE FEMMINISTE,
LA CINA LA STRONCA: “FATTI GLI AFFARI TUOI”
GIOVEDì 09.04.2015
di Giorgio Sigona
La Cina ha respinto le critiche
che le sono state rivolte dall’ exsegretario di Stato americano
Hillary Clinton per la detenzione
di cinque femministe. Una portavoce del ministero di Pechino
ha sostenuto in un breifing per
la stampa che si tratta di “problemi interni” della Cina. «La
Cina – ha detto la portavoce,
Hua Chunying – è uno Stato di
diritto. I dipartimenti interessati
si occuperanno di questi casi
seguendo la legge». Clinton ha
fermato in un messaggio su
twitter che «la detenzione delle
attiviste in Cina deve finire, è un
fatto imperdonabile». Le cinque
donne sono state arrestate
poco prima dell’ 8 marzo, la
giornata internazionale della
donna, per la quale avevano in
programma iniziative di propa-
ganda contro la violenza sessuale. La liberazione delle attiviste, accusate di aver «sollevato
polemiche e disturbato l’ordine
pubblico», erano state chieste
anche dalla Gran Bretagna e
dall’ambasciatrice Usa all’Onu
Samantah Power.
Le attiviste arrestate sono Wei
Tingting, Li Tingting, Wang Man,
Zheng Churan e Wu Rongrong e
sono molto conosciute in Cina
dove hanno fondato un gruppo
per la difesa dei diritti delle
donne. Se condannate rischiano
fino a tre anni di prigione. Ma c’è
di più: l’azione della polizia contro le femministe si inserisce in
una «stretta» che ha coinvolto
tutte le organizzazioni sociali indipendenti.
PROF TURCA NEI GUAI PER UN PUPAZZO DI NEVE: È UN “NUDO DI DONNA”, INDAGATA
di Liliana Giobbi
zione ha annunciato l’avvio di
una inchiesta senza precisare,
sottolinea Hurriyet online, quali
siano i «valori sociali» che la insegnante avrebbe offeso. L’opposizione denuncia la crescente
islamizzazione del paese sotto il
governo del presidente Recep
Tayyip Erdogan, in particolare
nella scuola pubblica. L’inchiesta
aperta contro l’insegnante di Karanmarmaras, Cilem Sakine Coskun, interviene mentre sono
ancora in corso forti polemiche
dopo la morte di un altro docente, Halil Serkan Oz, ritenuto
un ottimo professore, stroncato
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (AD)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
Una insegnante di educazione
fisica turca si trova indagata per
presunta «violazione dei valori
sociali». L’accusa: ha posato per
una foto con i propri allievi accanto ad un pupazzo di neve
che rappresentava una donna
«nuda», con dei sassolini neri al
posto dei capezzoli e dell’ombelico, riferisce la stampa di Ankara. Il pupazzo di neve era
appena stato realizzato dai ragazzi della scuola superiore
Nurhak Anadolu di Kahramanmaras.
Il ministero della Pubblica istru-
Fondatore
Franz Turchi
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23.02.76
da un infarto dopo essere stato
aggredito verbalmente dal governatore della provincia di Yalova, che gli rimproverava di
vestirsi in modo casual e di portare barba e capelli lunghi. Le
due vicende, ha accusato il sindacato della scuola Egitim- Sen,
«sono manifestazioni dello
stesso oscurantismo».
Non solo il pupazzo di neve. C’è
un’altra polemica, sempre in
Turchia, e riguarda Internet.
«Censura gigantesca», «democrazia dimezzata»: la stampa indipendente turca si scaglia
contro il blocco di Twitter, Face-
book e Youtube, e le minacce a
Google, scattati per ordine della
procura di Istanbul. L’accesso
alle tre reti sociali è stato bloccato per costringerle a oscurare
siti e account che riproducevano la fotografia di un procuratore
preso
in
ostaggio
minacciato con una pistola alla
tempia dai suoi due sequestratori. Google è stato minacciato
a sua volta di oscuramento se
non blocca i siti che riprendono
la foto. Le tre reti sociali si sono
piegate e sono ridiventate raggiungibili dopo alcune ore in
Turchia.
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