La tecnologia uccide la letteratura ? La professoressa di

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La tecnologia uccide la letteratura ? La professoressa di
La tecnologia uccide la letteratura ?
La professoressa di lettere non ha detto una parola durante gli ultimi trenta minuti.
Ha ascoltato la mia relazione senza battere ciglio. Non ha mai, nemmeno una volta,
nemmeno per sbaglio, assentito. Non c’e’ simpatia nel suo sguardo. Quando arriva il
momento delle domande capisco finalmente il perche’. La professoressa di lettere ha una
missione da compiere: deve gridare alta la sua denuncia. Quando e’ il suo turno si alza in
piedi e mi dice: “ma lei lo sa che la tecnologia sta uccidendo la letteratura ?!”
La sua non e’ una domanda. E’ una specie di proclama. E’ il manifesto di tutti
coloro che difendono i “buoni valori” contro i nuovi barbari armati di computer e
diavolerie elettroniche. La professoressa dice “letteratura” ma intende “libro”. Lo capisco
dopo un primo momento di confusione e mi sintonizzo sulla sua lunghezza d’onda: ella
teme che la diffusione su larga scala di computer portatili e dispositivi palmari portera’
alla scomparsa dei libri di carta e con essi della letteratura.
E’ una paura del tutto infondata. E vi spiego perche’.
Innanzitutto questa paura si fonda su di un asserto sbagliato:
il libro non e’ un oggetto tecnologico, il computer si’.
Niente di piu’ falso. Il libro e’ uno degli esempi piu’ belli e piu’ riusciti di
tecnologia. A partire dal libro manoscritto fino al libro stampato, tutto in questo oggetto
e’ frutto di tecnologia. Il termine “tecnologia” procede da “tecnica” che, come ricorda il
dizionario Zingarelli, e’ “qualsiasi forma di attivita’ umana volta, sfruttando le
conoscenze e le acquisizioni della scienza, alla creazione di nuovi mezzi, strumenti,
congegni, apparati che migliorino le condizioni di vita dell’uomo stesso”. Non vi e’ alcun
dubbio che il libro sia un “mezzo”, uno “strumento” che ha migliorato di gran lunga
(favorendo la diffusione della letteratura) le condizioni di vita dell’uomo. Ergo il libro e’
un prodotto della tecnica e quindi un dispositivo tecnologico per eccellenza, ne’ piu’ ne’
meno di quanto lo sia il computer.
Grazie alla spendida invenzione di Guttemberg (la stampa a caratteri mobili) i
libri si sono diffusi ben oltre le biblioteca dei monasteri per giungere anche nelle case
della gente meno abbiente. Oggi, grazie ad Internet ed ai computer i libri potranno
diffondersi anche nelle zone piu’ remote (e povere) del pianeta. E’ questo uno degli
aspetti piu’ belli e positivi della globabilizzazione: letteratura mondiale e’ a disposizione
di una parte sempre piu’ grande dell’umanita’. Sin da oggi io posso accedere dalla mia
abitazione a testi che fino a pochi anni fa erano custoditi solo nelle biblioteche delle
capitali dei paesi occidentali. Tra breve lo potranno fare anche gli studenti africani o
indiani, in poco tempo e con costi ridotti.
Quanto alla scomparsa del libro: non c’e’ da temere. Come osserva acutamente
Neil Gershenfeld (fisico, direttore del gruppo “Fisica e Media” ai Media Lab del MIT) un
libro tradizionale ha alcuni evidenti vantaggi rispetto ad ogni forma di testo elettronico.
Per esempio: “si accende istantaneamente senza aspettare tempi di caricamento”, “ha un
display ad alta risoluzione e con ottimo contrasto”, “permette di accedere in maniera non
sequenziale ad ogni sua parte”, “permette l’inserimento di annotazioni permanenti, senza
alcuno sforzo, in ogni sua parte”, “non richiede batterie per funzionare”, “ha una struttura
resistente a urti e manomissioni”, “non richiede alcuna manutenzione” (liberamente tratto
da “When Things Start to Think”, N. Gershenfeld, Owl Books, New York 1999).
Non tema professoressa, i suoi libri vivranno ancora a lungo, proprio perche’ sono
dispositivi altamente tecnologici: lunga vita alla letteratura!