PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO 31 Dicembre

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PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO 31 Dicembre
Aprile 2016
PILLAR III
INFORMATIVA AL PUBBLICO
31 Dicembre 2015
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Aprile 2016
INDICE
PREMESSA .......................................................................................................................................3
OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO.....................................................................5
AMBITO DI APPLICAZIONE ............................................................................................................40
FONDI PROPRI ................................................................................................................................41
REQUISITI DI CAPITALE .................................................................................................................49
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE ............................................................................55
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI E RETTIFICHE ..............................................57
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL
METODO STANDARDIZZATO E USO DELLE ECAI .......................................................................63
TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO ..........................................................65
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO .....................................................................................66
RISCHIO OPERATIVO .....................................................................................................................67
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI
NEGOZIAZIONE...............................................................................................................................69
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI NON INCLUSE NEL
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE................................................................................................70
ATTIVITÀ VINCOLATE E NON VINCOLATE ...................................................................................74
ESPOSIZIONI IN POSIZIONI VERSO LA CARTOLARIZZAZIONE ..................................................75
LEVA FINANZIARIA.........................................................................................................................76
POLITICA DI REMUNERAZIONE .....................................................................................................81
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PREMESSA
La disciplina in materia di vigilanza prudenziale bancaria è stata significativamente rivista, con
effetto a partire dal 1° gennaio 2014, mediante l’emanazione in ambito comunitario della direttiva
Capital Requirements Directive IV (CRD IV) e del regolamento Capital Requirements Regulation
(CRR), che recepiscono, nel quadro normativo dell’Unione Europea, gli standard definiti dal
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (c.d. framework Basilea 3). L’attuale normativa
introduce, fra l’altro, requisiti volti a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock
derivanti da tensioni finanziarie ed economiche, a migliorare la gestione del rischio e la
governance nonché a rafforzare la trasparenza e l’informativa delle banche.
Il Regolamento è direttamente applicabile negli ordinamenti nazionali, senza necessità di
recepimento, e costituisce il cosiddetto Single Rulebook; la disciplina contenuta nella Direttiva
richiede, invece, di essere recepita nelle fonti del diritto nazionale. Alla normativa comunitaria si
sono aggiunte le disposizioni emesse dalla Banca d’Italia per dare attuazione e agevolare
l’applicazione della nuova disciplina comunitaria, nonché al fine di realizzare una complessiva
revisione e semplificazione della disciplina di vigilanza delle banche. In particolare la Circolare
della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le
banche”, fra l’altro, recepisce le norme della CRD IV, indica le modalità con cui sono state
esercitate le discrezionalità nazionali attribuite dalla disciplina comunitaria alle autorità nazionali e
delinea un quadro normativo completo, organico, razionale e integrato con le disposizioni
comunitarie di diretta applicazione, in modo da agevolarne la fruizione da parte degli operatori.
La nuova regolamentazione prudenziale rimane articolata sui cosiddetti “Tre Pilastri”:
- Primo Pilastro – è stato rafforzato attraverso una definizione maggiormente armonizzata del
capitale e più elevati requisiti di patrimonio. In aggiunta al sistema dei requisiti patrimoniali
volti a fronteggiare i rischi di credito, controparte, mercato e operativo, è ora prevista
l’introduzione di un limite alla leva finanziaria. Sono altresì previsti nuovi requisiti e sistemi di
supervisione del rischio di liquidità, incentrati su una regola di equilibrio strutturale a più lungo
termine (Net Stable Funding Ratio – NSFR) e su un requisito di liquidità a breve termine
(Liquidity Coverage Ratio – LCR)
- Secondo Pilastro – richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo
dell’adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica (Processo ICAAP – Internal Capital
Adequacy Assessment Process), rimettendo all’autorità di vigilanza il compito di verificare
l’affidabilità e la coerenza dei relativi risultati e di adottare, ove la situazione lo richieda, le
opportune misure correttive. Sono inoltre rafforzati i requisiti regolamentari concernenti gli
assetti di governo societario e il sistema di controllo interno degli intermediari, come fattore
determinante per la stabilità delle singole istituzioni e del sistema finanziario nel suo insieme
- Terzo Pilastro – definisce i contenuti dell’informazione al pubblico e la disciplina per la
diffusione di informazioni trasparenti e standardizzate al mercato sull’adeguatezza
patrimoniale e sui rischi. E’ stato rivisto per introdurre, fra l’altro, requisiti di trasparenza
concernenti le esposizioni verso cartolarizzazioni, maggiori informazioni sulla composizione
del capitale regolamentare e sulle modalità con cui la banca calcola i ratios patrimoniali
E’ responsabilità della banca assicurare la completezza, la correttezza e la veridicità delle
informazioni pubblicate.
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La stesura dell’Informativa al Pubblico è realizzata attraverso la collaborazione delle diverse unità
organizzative e delle strutture interessate nel governo e nell’esecuzione dei processi,
coerentemente con le attribuzioni previste dalla normativa interna al fine di:
- produrre adeguate informazioni sulla capital adequacy, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche
generali dei sistemi preposti alla loro identificazione, misurazione e gestione
- valutare se l’informativa trasmetta esaurientemente ai partecipanti al mercato l’effettivo profilo
di rischio della banca
- permettere un approccio strutturato alla verifica dell’affidabilità e della corretta esecuzione dei
processi di produzione, elaborazione e diffusione delle informazioni
Il presente documento segue le disposizioni normative sopra richiamate e ripercorre tutti gli
articoli della Parte Otto della CRR, ove ritenute applicabili.
Tutti gli importi indicati nelle tabelle dell’Informativa, salvo se non espressamente indicato, sono
esposti in migliaia di euro.
Sulla base dell’art. 433 della CRR, le banche pubblicano le informazioni al pubblico previste dalla
normativa comunitaria almeno su base annua, congiuntamente ai documenti di bilancio. E’
lasciata comunque facoltà alle banche di pubblicare alcune o tutte le informazioni più
frequentemente.
Banca ITB ha ritenuto di mantenere la medesima frequenza di pubblicazione del Pillar III
adottata in riferimento alla precedente regolamentazione (annuale).
Banca ITB pubblica l’Informativa al Pubblico attraverso il sito internet www.bancaitb.it.
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OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO
Una corretta gestione dei rischi all’interno di qualsiasi società rappresenta una leva di carattere
strategico per poter assicurare il raggiungimento degli obiettivi di remunerazione e creazione di
valore per i vari portatori di interesse (azionisti, dipendenti, clienti). Tali obiettivi, per altro,
devono essere raggiunti in ottica di medio-lungo periodo, garantendo nel tempo la sostenibilità
degli stessi. La presenza di rischi di varia natura risulta insita, infatti, in qualsiasi attività di impresa
e gli stessi rischi assumono particolari caratteristiche a seconda del tipo di attività svolta.
Un efficace presidio dei rischi consente a Banca ITB di salvaguardare il patrimonio aziendale,
assicurando al tempo stesso la massima efficacia ed efficienza nella conduzione della Società.
A tale proposito la Società ha organizzato il proprio Sistema di Controlli Interni in coerenza con
il generale principio di proporzionalità, richiamato dalle Disposizioni di Vigilanza, tenendo conto
sia delle proprie dimensioni, sia del grado di complessità organizzativa ed operativa.
Lo scopo è quello di attuare un efficace sistema di gestione dei rischi in grado di identificare,
misurare e controllare i rischi assunti per garantire solidità e redditività alla Società, mediante
l’organizzazione di presidi e regole condivisi dal Consiglio di Amministrazione e dal Management
della banca.
Coerentemente a quanto previsto dalle disposizioni regolamentari emanate sia a livello nazionale
che a livello europeo (Circolari della Banca d’Italia n. 285/2013 e n. 263/2006, Direttiva
2013/36/UE – c.d. CRD IV, Regolamento UE n. 575/2013 – c.d. CRR), elementi cardine
adottati dalla banca per strutturare il proprio modello di gestione dei rischi sono rappresentati dai
Processi ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process) e RAF (Risk Appetite Framework) i
quali, adeguatamente coordinati e raccordati tra di loro e con il Processo di Pianificazione
Strategica, permettono alla banca una consapevole assunzione, ex-ante, dei profili di rischio
obiettivo, in funzione dell’appetito al rischio dichiarato dagli Organi aziendali, e coerentemente a
profili di rischio-rendimento che, come detto, devono essere sostenibili in un orizzonte di mediolungo periodo.
Da questo punto di vista particolare rilevanza, comune sia al Processo ICAAP che al Processo
RAF, assume l’identificazione dei rischi ai quali la banca è o potrebbe essere esposta da un punto
di vista prospettico (c.d. mappatura dei rischi). Tale identificazione viene svolta in modo analitico,
tenendo conto di differenti aspetti, fra i quali: il contesto normativo di riferimento, il modello di
business ed operativo della banca, gli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione.
In ambito RAF, e successivamente rivisto in sede di Processo ICAAP, coerentemente a quanto
previsto in via minimale delle Disposizioni di Vigilanza per le banche1, Banca ITB ha identificato
come rilevanti i seguenti rischi2:
- Rischio di credito e controparte
- Rischio di mercato
- Rischio operativo
- Rischio di concentrazione (single-name e geo-settoriale)
- Rischio di tasso d’interesse sul portafoglio bancario
1
Cfr. Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 – Titolo III, Capitolo I – Processo di controllo prudenziale,
Allegato A ed Allegato A al Titolo IV, Capitolo 3 della stessa 285 – “Il Sistema dei Controlli Interni”.
2
Alla luce dell’attuale operatività della banca il profilo di esposizione ai rischi di trasferimento, base e cartolarizzazioni risulta
essere nullo.
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-
Rischio di liquidità
Rischio strategico
Rischio reputazionale
Rischio paese
Rischio residuo
Rischio di leva finanziaria eccessiva
Rischio derivante da operatività con soggetti collegati
Rischio derivante da assetti partecipativi
Rischio da attività vincolate
le cui modalità di misurazione, gestione e controllo verranno descritte all’interno della presente
Informativa.
In ottemperanza a quanto indicato dagli Organi di Vigilanza, Banca ITB ha inoltre posto in essere
soluzioni organizzative volte a:
- assicurare la necessaria separatezza tra le funzioni operative e quelle di controllo per evitare
situazioni di conflitto di interesse nell’assegnazione delle competenze
- consentire di identificare, misurare e monitorare adeguatamente tutti i rischi assunti o
assumibili nei diversi segmenti operativi
- stabilire attività di controllo a ogni livello operativo e consentire l’univoca e formalizzata
individuazione di compiti e responsabilità, in particolare nei compiti di controllo e di
correzione delle irregolarità riscontrate
- assicurare sistemi informativi affidabili che garantiscano disponibilità, integrità e riservatezza
- implementare idonee procedure di reporting ai diversi livelli direzionali ai quali sono attribuite
funzioni di controllo e gestione
- garantire che le anomalie riscontrate dalle unità operative, dalla Funzione di revisione interna o
da altri addetti ai controlli siano tempestivamente portate a conoscenza di livelli appropriati
dell’azienda e gestite con immediatezza attraverso opportuni processi di escalation
- consentire la registrazione di ogni fatto di gestione e, in particolare, di ogni operazione con
adeguato grado di dettaglio, assicurandone la corretta attribuzione sotto il profilo temporale
I processi di gestione dei rischi sono supportati da una struttura organizzativa comprendente i tre
livelli di controllo previsti dall’architettura dei Controlli Interni.
I controlli di linea, o di primo livello, vengono effettuati all’interno delle singole Funzioni.
L’attività di tali organi è disciplinata da un’articolata normativa interna, costantemente aggiornata
ed allineata alla normativa esterna.
I controlli di secondo livello vengono assicurati dalle attività di monitoraggio e reporting
effettuate dalla Funzione Risk Management e dalla Direzione Affari Societari e Compliance.
I controlli di terzo livello sono stati affidati alla Direzione di Internal Audit.
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RISCHIO DI CREDITO
a) Aspetti generali
La politica del credito della banca si caratterizza per una forte focalizzazione sul comparto dei
piccoli operatori economici, delle piccole e medie imprese e delle famiglie, con particolare
riferimento agli esercenti di generi di monopolio. L’offerta creditizia della banca si concentra su
tre tipologie di prodotti maggiormente rispondenti alle necessità della clientela a cui si rivolge:
- concessione di scoperti per elasticità di cassa
- erogazione di finanziamenti con rimborso rateale
- rilascio di fideiussioni
Banca ITB dispone di un insieme di strumenti e processi per un corretto presidio dei rischi che
assicura un’elevata qualità del portafoglio e un controllo costante delle esposizioni. In particolare,
con riferimento al rischio di credito, Banca ITB persegue strategie e politiche indirizzate:
- a contenere il rischio di insolvenza, mediante un’efficiente selezione dei singoli affidati e
un’accurata analisi del merito creditizio
- al raggiungimento di un equilibrio sostenibile e coerente con l’appetito per il rischio e la
creazione di valore
- a limitare il rischio di concentrazione delle esposizioni su singole controparti o aree
geografiche, mediante un’attenta azione di diversificazione del portafoglio
- al controllo costante del portafoglio, mediante l’utilizzo di procedure informatiche e attraverso
un’attività di sorveglianza sistematica delle posizioni che presentano anomalie, al fine di
identificare tempestivamente potenziali sintomi di deterioramento
L’assunzione del rischio di credito è regolamentata da linee guida interne attraverso le quali si
attribuiscono alle posizioni di responsabilità le facoltà necessarie per l’espletamento delle funzioni
loro attribuite, in coerenza con i principi organizzativi di delega e controllo ed in accordo con le
deleghe attribuite dal Consiglio di Amministrazione. In particolare, le facoltà in materia di
concessione del credito sono definite in funzione della tipologia di controparte (Privati e Small
Business, Imprese, Banche, Gruppi Bancari ed Intermediari Vigilati) e del grado rischio
dell’operazione posta in essere (es.: cassa e assimilabile, presenza di garanzia).
Banca ITB si uniforma ai requisiti qualitativi e quantitativi previsti per la gestione del rischio di
credito secondo il modello standardizzato (rif. Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17
dicembre 2013).
b) Aspetti organizzativi
Il Consiglio di Amministrazione definisce le politiche di gestione del credito compatibili con le
dimensioni e la propensione al rischio della banca, nonché della diffusione della cultura del
rischio all’interno delle strutture organizzative. Inoltre si assicura che il grado di formazione sulle
politiche creditizie del personale sia adeguato.
Il piano e le condizioni economiche, la definizione dei budget commerciali, i metodi di
misurazione dei risultati delle Funzioni e dei singoli dipendenti tengono conto del profilo rischiorendimento di ciascun cliente o prodotto. Lo sviluppo di nuovi prodotti avviene a valle di una
valutazione del profilo di rischio di credito dello stesso che è incorporata nel pricing per ottenere
un profilo di rischio consapevole e proporzionato ai benefici economici attesi.
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Tutti i processi riguardanti il rischio di credito (istruttoria, erogazione, monitoraggio, gestione del
recupero, gestione delle politiche di accantonamento e svalutazione) sono definiti dal
regolamento interno e sono periodicamente sottoposti a verifica. Oltre ai documenti citati i
“Manuali Operativi” riferiti alle singole procedure informatiche consentono la gestione sia
dell’intero processo di approvazione che il perfezionamento delle varie tipologie di linee di
credito. E’ in essere un sistema di reporting periodico verso le Funzioni interessate, l’Alta
Direzione e verso gli Organi Sociali che hanno potere di deliberare sulla politica di gestione del
rischio di credito.
Il modello di gestione si basa sulla separazione delle attività di “Gestione e Controllo di linea” e
di “Controllo di secondo livello”, in carico a Funzioni ed Uffici differenti.
In particolare:
- la Funzione Credito contribuisce alla formulazione degli indirizzi e degli obiettivi di politica
creditizia garantendo la qualità degli impieghi mediante la definizione ed il presidio di regole e
processi di erogazione, revisione e monitoraggio di 1° livello. In caso di anomalie attiva e
monitora il processo di recupero (Early Collection), avvalendosi ove necessario di outsourcer
specializzati. In base alle proprie autonomie effettua valutazioni sulla perdita di valore dei
crediti per la definizione delle svalutazioni analitiche e, in ultima istanza, valuta operazioni di
passaggio a perdita o di saldo e stralcio
- l’Ufficio Contenzioso, facente parte della Direzione Legale, svolge attività legate al recupero
pre-legale e legale di posizioni problematiche: valuta e propone azioni giudiziali e stragiudiziali
volte alla tutela del credito dell’istituto, effettua valutazioni sulla perdita di valore dei crediti
per la definizione delle svalutazioni analitiche e, in ultima istanza, propone e motiva alle
Funzioni di competenza il passaggio a sofferenza, il passaggio a perdita oppure operazioni di
saldo e stralcio
- la Funzione Risk Management:
• guida il processo di calcolo delle svalutazioni collettive dei crediti in collaborazione con la
Funzione Amministrazione e Bilancio. Banca ITB utilizza un modello interno, definito
“Net Roll Rates”, che applica all’esposizione di fine mese una svalutazione forfettaria
crescente e proporzionale all’anzianità di scaduto sulla base dello scivolamento atteso
dell’esposizione in classi di scaduto superiori. Il modello prevede percentuali di
svalutazione differenti a seconda della tipologia di esposizione (Portafoglio “Rotativo” e
“Close End”). Tale modello in particolare prevede di:
▪ calcolare la probabilità che una posizione passi ad uno stato di impagato e/o
sconfinante maggiore o uguale a 270 giorni
▪ applicare il tasso di Loss Given Default gestionale ai coefficienti calcolati al punto
precedente
• definisce, in collaborazione con le Funzioni preposte, le linee guida da adottare e le
attività da compiere al fine di garantire una corretta e tempestiva gestione delle
svalutazioni analitiche
• effettua controlli periodici di 2° livello sull’andamento del Portafoglio Retail
predisponendo una reportistica mensile
• sulle attività svolte effettua reporting periodico verso gli Organi Societari
- la Direzione Affari Societari e Compliance valuta e dà indicazioni in merito ad una sana
gestione del rischio di conformità alle normative interne ed esterne in merito alla concessione,
monitoraggio e recupero del credito
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c) Sistemi di gestione, misurazione e controllo
Il Consiglio di Amministrazione ha definito limiti operativi specifici per il processo di erogazione,
calibrando le facoltà di delibera per fasce di importi o tipologia di controparti.
Il processo creditizio è regolamentato per fasi, con il fine di identificare i criteri per la gestione del
rischio, le attività da porre in essere per la corretta applicazione dei criteri, le unità deputate allo
svolgimento delle citate attività e le procedure a supporto delle stesse.
L’articolazione per fasi e l’attribuzione delle attività alle diverse strutture organizzative sono
effettuate avendo come obiettivo la funzionalità del processo, ossia la sua idoneità a conseguire
gli obiettivi prefissati (efficacia) e la sua capacità a realizzarli a costi congrui (efficienza).
Nel seguito si riporta la sintesi dei processi di autorizzazione degli sconfini, erogazione,
monitoraggio di primo e secondo livello, di recupero e di contenzioso.
Processo di autorizzazione degli sconfini
Un elemento che può portare ad esposizioni creditizie non trascurabili sono gli sconfini su conto
corrente derivanti da SDD (Sepa Direct Debit) creditori che le Tabaccherie ricevono più volte
alla settimana, il cui taglio è spesso superiore a euro 10.000. Tali eventi sono ricorrenti su questo
tipo di clientela poiché legati alla velocità di rotazione del circolante crescente ed a tempi di
regolamento con i fornitori in costante diminuzione. In caso di mancanza di disponibilità sul
conto corrente l’addebito è bloccato ed evidenziato da un’apposita procedura informatica (eventi
anomali).
La gestione di questo tipo di eventi è affidata a figure differenziate secondo deleghe proporzionali
all’esposizione potenziale, ed è tipicamente svolta dall’Ufficio Gestori: l’operatore analizza
giornalmente tutte le posizioni con richiesta di addebiti su conto corrente non capiente, contatta
il cliente per la copertura dell’addebito e traccia su applicativo aziendale il contatto e l’eventuale
autorizzazione dello sconfino temporaneo.
Processo di erogazione
Le linee di credito ed i finanziamenti sono richiesti direttamente dal cliente (clientela al dettaglio).
Ad ogni richiesta fa seguito un processo di analisi e valutazione creditizia da parte dell’Ufficio
Gestori che avvia una fase di istruttoria per analizzare elementi formali, sostanziali, di
accertamento e verifica (visure, Prima Informazione Centrale Rischi, andamento rapporti in
essere con la banca nel caso già cliente). Tali elementi sono variabili in funzione della tipologia di
cliente e tipologia di richiesta (ditte individuali, società di persone o di capitale).
Tutte le richieste per essere approvate devono essere valutate da un proponente e da un
deliberante identificati in due soggetti appartenenti a Unità Organizzative differenti.
Il proponente, identificato con la figura del Gestore, è responsabile del corretto e completo
espletamento della fase istruttoria durante la quale effettua l’indagine e l’accertamento della
solvibilità del cliente, provvedendo al caricamento della pratica sugli applicativi dell’istituto ed al
completamento della documentazione e delle informazioni, prima della presentazione al
deliberante per l’adozione della decisione.
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Il deliberante (organo collegiale o individuale munito, ai sensi del documento “Facoltà di
Autonomia Gestionale”, di poteri deliberativi in materia di erogazione del credito), minimamente
identificato con la figura dell’analista crediti, è responsabile del corretto esercizio e del rispetto dei
limiti di delega: sulla base dei dati e delle informazioni raccolte, conclude l’iter assumendo una
decisione che può estrinsecarsi nell’adesione parziale o totale alla proposta oppure in un suo
rifiuto.
Si riporta di seguito un riepilogo delle banche dati attualmente utilizzabili a tale scopo:
- Cerved
- Ribes
- Centrale dei Rischi di Banca d’Italia
- CRIF
- Centrale di Allarme Interbancaria
- Experian – Indicatori
- Liste Antiterrorismo e PEP (Persone Politicamente Esposte)
- Visure Ipocatastali
- Visure Camerali
- Elenco Parti Correlate e Soggetti Collegati
La tipologia delle linee di credito accordate riflette la specifica operatività del cliente: ad esempio
affidamenti in conto per elasticità di cassa proporzionale al volume d’affari gestito piuttosto che
un finanziamento per sostenere gli investimenti effettuati.
Nel modello di business di Banca ITB, la valutazione del rischio di credito e l’adeguamento
continuo del sistema di valutazione interno rappresentano aspetti essenziali nella definizione di
un percorso di crescita sostenibile nel medio lungo periodo.
Per un approccio integrato al controllo del rischio di credito, Banca ITB ha intrapreso, nel corso
del 2015, un progetto per l’implementazione di un nuovo processo di valutazione delle richieste
in ingresso, basato sull'utilizzo di modelli statistici di previsione del rischio (modelli di scoring),
congiunto alle attività di analisi della Funzione Crediti.
Processo di monitoraggio di primo livello
La Funzione Crediti analizza indicatori di criticità provenienti da banche dati esterne (Experian,
Cerved, banche dati pubbliche, ecc.) e dagli archivi interni alla banca, al fine di monitorare il
comportamento dei clienti in Banca ITB e presso il sistema bancario. In particolare, si effettua la
valutazione di una serie di estrazioni che evidenziano:
- la posizione complessiva del cliente, compresi i saldi negativi del conto corrente e gli sconfini
rispetto al fido concesso
- i ritardi sui pagamenti dei finanziamenti rateali
- l’elenco delle pratiche inserite negli stati “in osservazione” (posizioni bonis con sconfini tra 30
e 60 giorni) ed “alto rischio” (posizioni bonis con sconfini tra 60 e 90 giorni)
- le informazioni di tipologia andamentale (es.: numero ed importo delle movimentazioni in
dare ed in avere, numero degli insoluti di alimentazione, numero di eventi anomali riscontrati e
di quelli non autorizzati)
- il dettaglio delle garanzie
- il dettaglio degli indicatori di Experian
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- le posizioni per le quali nell’arco del mese si è registrato un protesto e/o un pregiudizievole
(fonte Cerved)
Nel secondo semestre del 2015 è stata avviata una riorganizzazione dei processi di credito che ha
portato ad una revisione del processo di gestione del credito della banca. In particolare, il
processo di monitoraggio e gestione dei crediti è stato rivisto al fine di raggiungere standard di
efficacia ed efficienza rispondenti al nuovo assetto organizzativo della banca.
Una fase fondamentale di tale attività di revisione è consistita nell’analisi e ricalibratura dei
parametri di gestione del processo di monitoraggio e gestione del credito. Nello specifico i
parametri oggetto di ricalibratura sono stati:
- Indicatori di anomalia
- Classificazione gestionale ed assegnazione del credito
- Azioni e approcci per la definizione delle strategie di gestione
Le nuove implementazioni sia da un punto di vista informatico, sia da un punto di vista
organizzativo, troveranno utilizzo sin dai primi mesi del 2016 e coinvolgeranno le seguenti Unità
Organizzative:
- Area Commerciale
- Funzione Crediti
- Ufficio Contenzioso
Processo di monitoraggio di secondo livello
La Funzione Risk Management analizza la qualità del credito e le dinamiche delle esposizioni a
rischio lungo le fondamentali direttrici regolamentari e gestionali, calcolando indicatori sintetici di
rischio (es.: andamento dei Tassi di default interni calcolati a livello di portafoglio e per tipologia
di esposizione) rappresentandone l’evoluzione nel tempo, al fine di predisporre piani d’azione
necessari a mitigare ed evitare i fattori di rischio.
I principali indicatori interni, utilizzati nel monitoraggio di secondo livello, sono i seguenti:
- Tasso di default, inteso come quota di portafoglio a default (il default viene identificato nel
raggiungimento di 90+ giorni di sconfino continuativo e nell’Inadempienza probabile)
- Tasso di sofferenza
- Tassi di ingresso in sconfino continuativo a 10 e 90 giorni
- Tassi di ingresso in sofferenza
- Recovery Rates su posizioni in sconfino continuativo a 10, 90 e 270 giorni
Si effettua, con cadenza annuale, un analisi di backtesting relativa al rating andamentale ed alle
garanzie raccolte.
Infine, si valuta l’efficienza e l’efficacia del processo di erogazione e si effettua il reporting della
svalutazione forfettaria mostrando l’andamento nel tempo dei tassi di copertura dell’intero
portafoglio.
d) Attività finanziarie deteriorate
La classificazione delle attività deteriorate avviene sulla base di un processo continuo che, a
partire dalla concessione iniziale, si esplica in attività di monitoraggio tese alla pronta
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individuazione di eventuali anomalie sia per quanto riguarda la conduzione dei rapporti, che sotto
il profilo strutturale, con focalizzazione particolare sulla dinamica nel tempo del giudizio del
merito creditizio del cliente.
La banca ha predisposto procedure operative e strumenti informatici che, con particolare
riferimento alle esposizioni deteriorate, favoriscono una gestione coerente con i profili di rischio
rilevati. I provvedimenti che scaturiscono dalle citate attività di monitoraggio sono differenziati a
seconda del grado di anomalia riscontrato. La riammissione in bonis delle partite classificate tra le
attività deteriorate avviene in seguito alla positiva valutazione delle capacità finanziarie del cliente
che, superate le criticità che avevano condotto alla classificazione, si ritiene pienamente in grado
di assolvere ai propri obblighi nei confronti della banca.
Si segnala, inoltre, il completo recepimento delle disposizioni della Circolare n. 272 del 30 luglio
2008 – 7° aggiornamento, emanata da Banca d’Italia, con riferimento alle classificazioni
normative del credito ed in particolare alle nuove definizioni di Non-Performing Exposures
(NPE).
L’adempimento di tale dettato ha comportato l’adozione, per i crediti deteriorati, delle seguenti
classificazioni:
- Sofferenze
- Inadempienze probabili (“unlikely to pay”)
- Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate
Contestualmente, sono state dismesse le classificazioni precedenti e non coerenti, ed in
particolare:
- Incaglio
- Incaglio oggettivo
E’ stato inoltre pienamente recepito il dettato normativo anche in riferimento alle nuove
definizioni di Esposizioni oggetto di concessioni (c.d. misure di Forbearance), introdotte dagli
«Implementing Technical Standards» (ITS) e adottati da parte della Commissione Europea, con la
contestuale dismissione della classificazione di Ristrutturate.
La banca in tale ottica ha predisposto procedure operative e strumenti informatici idonei alla
corretta gestione ed al coerente aggiornamento delle esposizioni ai nuovi dettami normativi.
Le analisi condotte ex post sulle posizioni classificate tra le attività finanziarie deteriorate hanno
confermato la piena congruità delle rettifiche di valore iscritte in bilancio.
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RISCHIO DI CONTROPARTE
a) Aspetti generali
Rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati
strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa.
Tale rischio è, quindi, una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le
transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al
momento dell'insolvenza.
b) Aspetti organizzativi
Conformemente alle Disposizioni di Vigilanza in materia, la banca si è dotata di adeguati presidi
organizzativi, funzionali al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo del rischio di
controparte che prevedono il coinvolgimento, in termini di attribuzione di ruoli e responsabilità,
di diverse funzioni aziendali. Più in particolare, Banca ITB ha definito un modello di gestione
basato sulla separazione delle attività di gestione e controllo di linea dalle attività di controllo di
secondo livello, assegnandole ad attori differenti.
In aggiunta agli aspetti appena descritti, la banca si è altresì dotata di specifiche politiche inerenti
la gestione del rischio di controparte che si basano sui seguenti principali elementi:
- declinazione della propensione al rischio nei confronti delle singole tipologie di controparte
- definizione di limiti operativi specifici, sia con riferimento alle controparti accettate, sia con
riferimento alle tipologie di operazioni ammissibili (in particolare, con specifico riferimento
alla possibilità di porre in essere operazioni di PCT attivi e passivi con controparti vigilate)
- restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili, in termini di strumenti ammissibili
- deleghe operative
c) Sistemi di gestione, misurazione e controllo
In ottica di misurazione del rischio di controparte Banca ITB fa ricorso alle metodologie
standardizzate previste dalla normativa per le banche di classe 3 ICAAP.
Il processo di monitoraggio di primo livello è responsabilità della funzione operativa che pone in
essere operazioni che possono generare esposizioni soggette a tale fattispecie di rischio, ed è
disciplinato in apposita documentazione interna.
La Funzione Risk Management, in relazione all’attività di controllo di 2° livello, provvede al
monitoraggio indipendente dei limiti operativi e di propensione al rischio vigenti, ed in caso di
superamento degli stessi provvede a darne tempestiva informativa all’Amministratore Delegato e
Direttore Generale e, alla prima occasione utile, al Consiglio di Amministrazione e al Collegio
Sindacale.
In virtù della tipica operatività che caratterizza la Banca, il livello di esposizione a tale fattispecie
di rischio nel corso del 2015 è stato pressoché assente.
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RISCHIO OPERATIVO
a) Aspetti generali
La banca definisce il rischio operativo come il rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o
dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni.
Nell’accezione di Banca ITB il rischio operativo comprende anche i rischi informatici, legale e di
compliance, la gestione dei quali avviene integrandone i processi di rilevazione, monitoraggio e
controllo nel framework di gestione dei rischi operativi, a recepimento di quanto proposto dalle
Disposizioni di Vigilanza Prudenziale per le banche. Non sono invece inclusi quelli strategici e di
reputazione.
L’implementazione di un sistema di censimento, monitoraggio e analisi degli eventi di rischio
operativo è ritenuto rilevante data l’operatività specifica della banca. In tal senso Banca ITB ha
deciso prudenzialmente di implementare un insieme strutturato di processi, funzioni e risorse per
l’identificazione, la valutazione ed il controllo dei rischi operativi, volto ad assicurare un’efficace
azione di prevenzione ed attenuazione dei rischi stessi. Si precisa inoltre che le attività di
censimento, monitoraggio ed analisi hanno anche ad oggetto i rischi reputazionali (o di altra
natura) derivanti da eventi di rischio operativo.
Inoltre, per pervenire ad un approccio integrato alla gestione ed al controllo dei rischi operativi,
Banca ITB ha avviato un progetto finalizzato all’adozione di una soluzione di Enterprise
Governance Risk e Compliance (E-GRC), che garantisca una visione integrata dei processi di
Organizzazione, Compliance, Internal Audit e di gestione dei rischi operativi.
b) Aspetti organizzativi
Banca ITB presidia i rischi operativi attraverso un’idonea organizzazione aziendale con linee di
competenze e responsabilità definite, in grado di assicurare la separatezza dei ruoli tra le funzioni
di controllo e quelle operative; la gestione dei rischi operativi è definita in specifiche Policy e
procedure interne.
Ogni Funzione ha la responsabilità di gestire in modo proattivo i rischi operativi generati dalle
proprie attività definendo opportuni processi e controlli. Inoltre, ogni Funzione deve fornire
supporto alla Funzione Risk Management per le attività di individuazione, monitoraggio e
mitigazione del rischio per i processi nei quali sono coinvolte.
La Funzione Risk Management ha il compito di garantire un presidio continuativo ed
indipendente sui rischi operativi, minimizzandone l’impatto sul Conto Economico tramite
opportune attività di mitigazione.
In particolare ha il compito di:
- gestire il processo di mappatura dei rischi operativi, individuando periodicamente le
metodologie e gli strumenti più idonei
- gestire il processo di raccolta degli eventi di rischio operativo, supportando l’attività di
rilevazione e classificazione degli stessi e garantendone la qualità attraverso sistematiche
verifiche sui dati rilevati
- effettuare il monitoraggio e reporting degli indicatori di rischio operativo al fine di prevenire
potenziali eventi di rischio operativo
- effettuare analisi ex post degli eventi di perdita e analisi di scenario volte a proporre lo sviluppo
di eventuali azioni correttive al fine di mitigare i rischi assunti
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- proporre all’Amministratore Delegato e Direttore Generale le coperture assicurative atte a
mitigare i rischi operativi
c) Sistemi di gestione, misurazione e controllo
Il presidio dei rischi operativi all’interno di Banca ITB è garantito tramite la gestione nel continuo
delle seguenti macro-attività.
- L’identificazione e la classificazione: il primo compito del sistema di gestione è una corretta
classificazione dei rischi e delle attività, in modo da:
• creare una mappa dei rischi presenti in Banca ITB e poterli stimare
• facilitare la comunicazione dei dati di rischio operativo, grazie ad informazioni normalizzate
secondo una classificazione condivisa
La classificazione segue le linee guida fornite da Basilea II.
- Il monitoraggio: dopo una classificazione dei rischi è necessario misurare sia la frequenza con cui
si manifestano i rischi sia il loro impatto economico. Le informazioni sono sia di tipo contabile
che gestionale. La raccolta delle informazioni gestionali ha l’obiettivo di arrivare alla migliore
comprensione possibile dei processi che hanno generato le perdite, per facilitare
l’individuazione delle possibili azioni di mitigazione.
- Le azioni di mitigazione: in base ai risultati forniti dalle attività di monitoraggio, è possibile
adottare misure di contenimento adeguate alle situazioni:
• revisione dei processi e/o sistemi per ridurre la frequenza con cui si manifestano gli eventi
di rischio operativo o l’impatto economico di ogni singolo evento
• definizione di processi e/o sistemi per ridurre la frequenza con cui si manifestano gli eventi
di rischio operativo o l’impatto economico di ogni singolo evento
• trasferimento del rischio insito nei processi e/o sistemi (e non eliminabile con una loro
revisione) tramite forme di assicurazione
Le Funzioni sono tenute a svolgere tali attività secondo gli standard definiti nelle Policy aziendali
e in specifiche procedure interne.
d) Tecniche di mitigazione del rischio
Banca ITB, in linea con i principi definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria in
materia di gestione del rischio operativo, ha adottato una metodologia di identificazione e
classificazione del rischio stesso; inoltre ha stipulato opportune coperture assicurative al fine di
minimizzare/mitigare l’eventuale impatto a Conto Economico di eventi di rischio operativo.
Mappatura dei processi, controlli e rischi
La mappatura dei processi, controlli e rischi è svolta periodicamente ed è aggiornata nel corso
dell’anno ad ogni variazione significativa delle attività svolte.
Scopo di tale attività è di mappare i processi aziendali identificandone i rischi associati ed i
principali controlli di primo livello per arrivare alla definizione e manutenzione di una matrice
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rischi-controlli (RCM - Risk Control Matrix), utilizzata nella definizione dei rischi delle procedure
operative aziendali.
Raccolta Eventi Operativi
E’ previsto un processo di raccolta degli eventi operativi, sia di natura contabile sia gestionale, al
fine di individuare impatti a conto economico o inefficienze di processo.
Il processo di raccolta è stato attivato nel 1° semestre del 2010, viene svolto periodicamente ed
effettuato in collaborazione con ciascuna Funzione aziendale.
Gli eventi operativi, che possono portare ad una perdita diretta a Conto Economico, possono
essere interni (conseguenti ad errori e/o inadeguatezza di sistemi, persone, processi) o esterni (per
esempio le frodi non compiute da dipendenti, i disastri naturali, gli atti vandalici e di terrorismo,
gli incidenti e il rischio sistemico).
L’adozione di una soluzione Enterprise Governance Risk e Compliance (E-GRC) consentirà, con
particolare riferimento al perimetro dei rischi operativi, di ristrutturare ed ottimizzare il processo
di segnalazione e raccolta degli eventi operativi, con conseguente impatto positivo in termini di
misurazione e governabilità del profilo di rischio.
Contestualmente al processo di raccolta è prevista una reportistica sintetica sugli eventi operativi
atta a mostrarne l’andamento, la numerosità e l’impatto economico nel corso dell’anno.
Indicatori di rischio operativo
E’ stato definito, implementato ed automatizzato un sistema di monitoraggio di indicatori, i Key
Operational Risk Indicators (KORI). Si tratta di indicatori quantitativi di rischio operativo,
informatico e reputazionale, definiti per area aziendale, atti a prevenire o ridurre i potenziali
impatti in termini di entità o probabilità.
Nel 2015 la banca ha integrato il sistema dei KORI con un nuovo set di indicatori dedicati al
monitoraggio del rischio informatico, recependo in tal modo le indicazioni della Circolare della
Banca d’Italia n. 263/2013 (15° aggiornamento del 2 luglio 2013, poi confluito all’interno della
Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013). In tal modo, la banca ha proceduto al
consolidamento del sistema di monitoraggio integrando aspetti legati ai livelli di affidabilità e
disponibilità dei servizi rivolti alla clientela occasionale, per mezzo dei quali ottenere una stima
dell’ammontare dei “mancati ricavi” derivati da eventi di interruzione dell’erogazione dei servizi
di incasso e pagamento (rischio informatico), nonché di comprendere gli aspetti di maggiore
criticità del processo di erogazione al fine di mitigarne i rischi inerenti.
Tali indicatori vengono diffusi alla struttura aziendale attraverso reportistica periodica.
Monitoraggio conti transitori e conti di debito/credito
E’ prevista l’esecuzione di controlli di secondo livello dei conti transitori e dei conti di
debito/credito della banca. I controlli di primo livello su tali conti sono effettuati dalla Funzione
Amministrazione e Bilancio e segnalati alla Funzione Risk Management secondo modalità
concordate.
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Il controllo consiste nella verifica di eventuali importi sospesi sui conti transitori e di
debito/credito utilizzati dalla banca, identificando l’anzianità di tali saldi, e nella pubblicazione
mensile di un file contenente il dettaglio degli stessi.
Business Continuity e Disaster Recovery
E’ previsto un piano di continuità operativa con lo scopo di garantire la sicurezza dei singoli,
ridurre al minimo l’impatto di un disastro per l’organizzazione, garantire il continuo
soddisfacimento degli impegni statutari, fornire un livello di attività accettabile fino al ripristino
delle normali operazioni, ridurre al minimo il calo di utili.
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RISCHIO DI MERCATO
a) Aspetti generali e sistemi di gestione, misurazione e controllo
Nel corso dell’esercizio 2015 non sono state effettuate operazioni sul portafoglio di trading,
pertanto Banca ITB per il periodo di riferimento non è risultata esposta a rischio di mercato.
Ciò è stato frutto di una precisa politica aziendale, formalizzata all’interno del RAS 2015-2017.
Per altro, all’interno del medesimo documento, e della struttura di limiti operativi da esso
derivanti, la banca ha altresì previsto di operare esclusivamente con titoli denominati in valuta
euro, indipendentemente dal portafoglio contabile di allocazione (AFS, HTM, HFT, ecc.),
riducendo notevolmente la possibilità di assumere rischi di cambio.
Il rispetto delle politiche di RAS, in termini di Risk Appetite e correlati limiti operativi, è stato
oggetto di periodico monitoraggio da parte della Funzione Risk Management.
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RISCHIO DI LIQUIDITÀ
a) Strategie e processi per la gestione dei rischi
Banca ITB risulta esposta al rischio di liquidità, non solo in relazione alle attività di impiego e
raccolta a fini creditizi, ma in particolare in relazione ai servizi di pagamento offerti ai clienti.
La liquidità gestita deriva essenzialmente dall’attività svolta sui conti correnti e sui servizi di
incasso e pagamento offerti; tale liquidità è allocata per ciò che concerne l’eccedenza
sull’interbancario in depositi con un orizzonte temporale a breve termine, ovvero attraverso
l’investimento in titoli di stato emessi da paesi della zona euro e denominati nella medesima
divisa. Tali titoli, caratterizzati da elevati livelli di qualità creditizia e pronta liquidabilità su mercati
attivi, possono essere altresì utilizzati come collaterale per ottenere liquidità dalla Banca Centrale
Europea. La struttura dei flussi impiegati in termini di scadenze ed importi consente di limitare il
rischio liquidità con un equilibrato rientro dalle posizioni in essere, fermo restando la capacità
della banca di finanziarsi nel breve periodo.
b) Aspetti organizzativi
Il rischio liquidità è gestito dalla Direzione Finanza che opera tramite strumenti tali da ottimizzare
il profilo di rischio/rendimento assunto e procedure idonee a garantire il costante equilibrio dei
flussi di cassa attuali e prospettici, secondo metodologie e limiti definiti dall’organo di gestione
della banca stessa attraverso specifiche Policy.
La Funzione Risk Management, anche sul rischio di liquidità, effettua un controllo di secondo
livello indipendente attraverso opportuni indicatori di rischio e metodologie di misurazione
secondo quanto previsto dalla normativa interna.
c) Sistemi di gestione, misurazione e controllo
Banca ITB pone particolare attenzione alla politica di gestione della liquidità con l’obiettivo di
garantire un livello di liquidità adeguato e bilanciato ed assicurare l’equilibrio dei flussi di cassa
attesi nel breve periodo, attraverso la contrapposizione delle entrate e delle uscite monetarie. In
attuazione a tale intento è previsto che:
- la banca provveda a mantenere un sistema informativo adeguato al monitoraggio della liquidità
- lo sviluppo e la gestione delle politiche commerciali, creditizie e finanziarie debbano essere
coordinate allo scopo di mantenere un equilibrato profilo di liquidità
- la strategia di gestione del rischio di liquidità sia accuratamente comunicata all’intera
organizzazione ed in particolare alle strutture che conducono attività aventi impatto sulla
liquidità
- gli impatti di ogni nuovo prodotto sulla liquidità debbano essere verificati
- esista un livello adeguato di attività prontamente liquidabili tale da consentire l’operatività
ordinaria e il superamento delle prime fasi di un eventuale shock sulla liquidità specifica o di
Sistema
- venga effettuata la valutazione e il monitoraggio di indicatori capaci di cogliere tensioni
derivanti da crisi di liquidità di Sistema
- venga mantenuto il documento chiamato “Contingency Liquidity Plan” che descrive in modo
chiaro i ruoli e le responsabilità attribuiti alle Funzioni in occasione di crisi di liquidità, le
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azioni e le metodologie adottabili, le eventuali fonti e strategie di reperimento della liquidità
utili al superamento delle crisi stesse
La banca, al fine di finanziare le proprie attività alle condizioni di tasso di mercato e di rimanere
nelle condizioni di far fronte agli impegni di pagamento in caso di crisi di liquidità, basa la propria
strategia su due principi: la gestione della liquidità di breve termine e la gestione della liquidità
strutturale.
Il primo, la gestione della liquidità di breve, mira a garantire la continuità operativa della banca a
far fronte agli impegni di pagamento per cassa previsti e imprevisti tramite il mantenimento di un
rapporto sostenibile tra i flussi di liquidità in entrata e uscita. La banca a questo scopo utilizza un
sistema di gestione e controllo della “Position Keeping” che permette il monitoraggio real-time
delle entrate e delle uscite monetarie.
Il secondo, la gestione della liquidità strutturale, il cui obiettivo è mantenere un adeguato rapporto
tra passività e attività a medio/lungo termine finalizzato ad evitare pressioni sulle fonti, attuali e
prospettiche, a breve termine.
Ai fini della misurazione del rischio di liquidità a breve termine, sono prodotti dalla Direzione
Finanza reports giornalieri di cash flows che vengono confrontati con le riserve disponibili di
liquidità e verificati i limiti di liquidità stabiliti dal Consiglio di Amministrazione, coerentemente al
documento di RAS approvato annualmente.
La liquidità strutturale è misurata e pianificata periodicamente attraverso l’elaborazione di
previsioni di crescita commerciali di impieghi e raccolta con la clientela, coerentemente con gli
obiettivi di budget e limiti imposti, in funzione delle politiche di rischio annuali.
Il monitoraggio della situazione della liquidità è stato affidato, secondo le relative competenze e
funzioni, alla Direzione Finanza e alla Funzione Risk Management. Esso consiste nell’analisi,
classificazione e gestione dei cash flow per tutte le scadenze e nella verifica dei limiti secondo la
frequenza stabilita (giornaliera per la liquidità a breve e mensile per la liquidità strutturale.)
Il modello di gestione si basa sulla separazione delle attività di gestione e controllo di linea dalle
attività di controllo di secondo livello che sono assegnate a funzioni differenti.
La funzione di gestione effettua l’attività di controllo di competenza, monitorando giornalmente i
flussi reali e attesi, e provvede ad attivare opportuni processi di escalation in caso di anomalie. In
assenza di anomalie sono previsti processi di reporting periodico verso l’Alta Direzione.
La funzione di controllo di 2° livello effettua controlli indipendenti a frequenza ridotta rispetto
alla funzione di gestione, ed in caso di anomalie procede ad attivare opportuni processi di
escalation. Inoltre effettua reporting periodico verso l’Alta Direzione e il Consiglio di
Amministrazione. A partire da giugno 2013 gli indicatori di crisi sistemica sono monitorati con
frequenza giornaliera attraverso un sistema di alert integrato nella suite Bloomberg in modo da
rilevare e segnalare tempestivamente i superamenti delle relative soglie di attenzione per tutti gli
indicatori identificati.
Inoltre, la banca si avvale di un set di indicatori sintetici mirati ad evidenziare eventuali criticità
legate alla gestione della liquidità e di una Maturity Ladder gestionale (analoga a quella con
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scadenze contrattuali, ma con alcuni aggiustamenti deterministici effettuati per meglio descrivere
l’operatività della banca).
Il principale dispositivo di presidio e controllo concernente il rischio di liquidità è rappresentato
dal calcolo e monitoraggio del Liquidity Coverage Ratio. Per altro, da questo punto di vista, ed
avvalendosi della suite Ermas di Prometeia, nel corso del 2015 la banca ha implementato il
calcolo dell’indicatore regolamentare dell’LCR, recependo le indicazioni normative emanate a
livello comunicatorio attraverso il Regolamento Delegato UE 2015/61, in termini di “requisito di
copertura della liquidità per gli enti creditizi” (indicatore che è andato ad aggiungersi a quello già
precedentemente calcolato in base alle specifiche previste all’interno della CRR). Tale applicativo
consente altresì alla banca di adempiere all’invio dei relativi flussi di vigilanza sia sulla base del
precedente framework (CRR e matrice LY), sia sulla base del nuovo. Infine la banca, per
prevenire eventuali crisi di liquidità Specifica o di Sistema, ha predisposto un sistema di indicatori
capaci di cogliere eventuali tensioni sulle variabili a rischio, provvedendo nel corso del 2015
all’aggiornamento del Contingency Funding Plan. Il monitoraggio è effettuato sia dalla Direzione
Finanza sia dalla Funzione Risk Management e in caso di anomalie rilevanti, vengono attivate le
procedure descritte all’interno del piano di Contingency suddetto.
d) Tecniche di mitigazione del rischio di liquidità
Banca ITB, diversamente dalle tradizionali banche commerciali, ha afflussi di liquidità costanti
provenienti dai servizi di incasso e pagamento offerti ai clienti e, pertanto, cerca di ottimizzare il
rendimento impiegando sull’interbancario le eccedenze di liquidità con scadenze normalmente
parametrate all’andamento dei tassi sui mercati interbancari o, in alternativa, in titoli di stato
utilizzabili eventualmente come collaterale in operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema.
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RISCHIO REPUTAZIONALE
Banca ITB, essendo dedicata ad una specifica categoria di clientela (Tabaccai), risulta esposta a
questo rischio in modo rilevante, con conseguente possibile flessione degli utili o del fatturato
derivanti da percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti,
azionisti, investitori o autorità di vigilanza.
Nell’accezione di Banca ITB, questo rischio può risultare dall’incapacità della banca di gestire
efficacemente gli altri tipi di rischio. Pertanto, ai fini del sistema dei Controlli Interni, il rischio
reputazionale viene considerato come strettamente correlato ai rischi operativi e come tale esso
viene integrato e gestito nel framework dei rischi operativi. Per Banca ITB, si ritiene che tale
rischio sia legato fondamentalmente a tre classi di soggetti:
- Clientela Occasionale: un elemento fondamentale di misura del rischio (e sotto un certo punto
di vista anche del rischio informatico) verso tale classe si ritiene sia legato alla disponibilità e
fruibilità dei servizi di incasso e pagamento offerti
- Clienti Tabaccai: si ritiene che la misura della soddisfazione di questa classe di soggetti sia
fondamentale per il modello di business adottato dalla banca
- Partner Commerciali: la reputazione di Banca ITB è di vitale importanza nei confronti di
Partner Commerciali, infatti la qualità dei servizi offerti e l’attenzione ai controlli hanno
consentito alla banca di sviluppare diversi servizi innovativi (Voucher INPS, ecc.) ed essere
considerata come un interlocutore di rilievo su diversi tavoli (e.g. AGID)
La continuità del servizio è garantita da un piano di Business Continuity e Disaster Recovery,
aggiornato con frequenza annuale e comunque a seguito di cambiamenti tecnico-organizzativi
rilevanti.
Sull’affidabilità e disponibilità dei servizi rivolti alla clientela occasionale, inoltre, con l’obiettivo di
stimare l’ammontare dei “mancati ricavi” derivati da eventi di interruzione dell’erogazione dei
servizi di incasso e pagamento (rischio informatico), nonché di comprendere gli aspetti di
maggiore criticità del processo di erogazione, al fine di mitigarne i rischi inerenti è stato
sviluppato un modello di misurazione interna a fini gestionali.
I differenti processi di controllo in essere (monitoraggio reclami/cause legali, tempi di gestione e
risoluzione delle problematiche, ecc.) non hanno evidenziato criticità rilevanti, tuttavia, per
migliorare ulteriormente il presidio in termini di rischio reputazionale complessivo, si reputa
importante continuare nell’evoluzione e rafforzamento delle attività di controllo esistenti.
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RISCHIO DI CONCENTRAZIONE SINGLE-NAME
Il rischio di concentrazione è presidiato e controllato attraverso le metodologie previste dalla
Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 e successivi aggiornamenti ed è
monitorato con la periodicità legata al Processo ICAAP.
Le tecniche di misurazione di tale rischio previste dalla normativa di riferimento sono
rappresentate dal calcolo dell’indice Herfindahl per la classe di portafoglio bancario riferito alla
imprese.
=
∑=1 2
∑=1 2
dove i rappresenta il gruppo di controparti connesse i-esimo
L’assorbimento di capitale è effettuato calcolando il Granularity Adjustment (GA).
= ∗ ∗ =1
In particolare:
- C rappresenta il valore della costante di proporzionalità, funzione dei parametri regolamentari
(ρ, PD, LGD). Tale costante è calibrata sulla base di ρ=18%, LGD=45% e PD definita, in
un’ottica prudenziale, come il massimo tra 0,5% e la media degli ultimi 3 anni del tasso di
ingresso in sofferenza rettificata
- H è l’indice di Herfindahl
- EAD è l’esposizione complessiva del gruppo di controparti connesse
La tipicità del modello di business che caratterizza Banca ITB la porta ad operare, quasi
esclusivamente, nei confronti di controparti omogenee individuabili in PMI, rappresentate da
piccoli rivenditori di generi di monopolio (Tabaccherie). Trattasi nella maggior parte dei casi di
imprese individuali o società di persone (Sas, Snc) che, in fase di portafogliazione Basilea,
vengono allocate all’interno delle esposizioni al dettaglio.
Nella sostanza, all’interno del portafoglio imprese ad oggi viene classificata la sola esposizione nei
confronti di Poste Italiane. Si tratta di una esposizione che fa riferimento ad un deposito
funzionale all’erogazione del servizio di ricarica di carte prepagate «Postepay», offerto alla
clientela occasionale ed effettuato da Banca ITB in collaborazione con Poste stessa. Per sua
natura tale tipologia di esposizione non si ritiene significativa ai fini del calcolo di concentrazione
single-name, rendendone di fatto impossibile la quantificazione.
Da un punto di vista prudenziale la banca ha pertanto ritenuto opportuno procedere comunque
al calcolo del rischio di concentrazione single-name secondo l’approccio della Granularity
Adjustment (GA), calibrandolo sul portafoglio delle esposizioni al dettaglio.
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RISCHIO DI CONCENTRAZIONE GEO-SETTORIALE
Ai fini del calcolo del Requisito Patrimoniale a fronte del rischio di concentrazione geo-settoriale,
la banca effettua periodicamente un calcolo del Capitale Interno per tale categoria di rischio,
seguendo la proposta metodologica ABI proposta dal “Laboratorio Rischio di Concentrazione”,
in collaborazione con PWC.
Tale metodologia è in grado di cogliere gli effetti sul Capitale Interno per il rischio di credito delle
variazioni della concentrazione settoriale misurata dall’indice di Herfidahl e in termini relativi
rispetto ad un ipotetico “caso-base”.
In particolare, nel modello si prevede la stima di un eventuale “add-on” di capitale rispetto al
modello standardizzato ASRF (Asymptotic Single Risk Factor), definito in funzione
dell’indicatore Herfindahl (Hs) calcolato a livello di settore industriale.
i
I settori industriali identificati dal Gruppo di Lavoro sono sette, di cui tre settori “non corporate”
(amministrazioni pubbliche, società finanziarie diverse da istituzioni finanziarie monetarie,
famiglie consumatrici). Per quanto riguarda invece le famiglie produttrici e le società non
finanziarie, sono state definite quattro macrocategorie: agricoltura, industria, edilizia e servizi.
La banca si caratterizza per una concentrazione dei propri impieghi prossima al 100% nel settore
dei “Servizi”: la classificazione marginale negli altri settori è legata alla classificazione originaria
dei dati anagrafici relativi ai codici Ateco, Sae e Rae presenti nel sistema della clientela di
riferimento.
La banca recepisce la metodologia proposta dall’Abi e definisce l’add-on (λ) di capitale come
valore massimo tra:
- l’add-on quantificato applicando la metodologia Abi e utilizzando come Hs di benchmark il
dato relativo al portafoglio Nazionale
- l’add-on quantificato come media ponderata dei coefficienti di ricarico ottenuti applicando la
metodologia Abi e utilizzando come Hs di benchmark i dati relativi ai portafogli settoriali
distinti per macro aree geografiche
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RISCHIO TASSO DI INTERESSE (SU PORTAFOGLIO BANCARIO)
Banca ITB ha adottato politiche di gestione che le hanno permesso di contenere i rischi di tasso
sul portafoglio bancario sotto soglie significative. Infatti la banca, nell’ambito delle ordinarie
operazioni di raccolta e impiego, ha operato principalmente con esposizioni a vista o a breve
termine.
La metodologia di misurazione di tale rischio attualmente implementata in Banca ITB si articola
nelle attività previste dalla normativa esterna (Allegato C del Titolo III, Capitolo I della Circolare
della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013) ed interna (Policy in materia di rischio di tasso e
Policy in materia di Risk Appetite Framework).
In modo particolare, le fasi seguite per giungere alla determinazione dell’indicatore di rischio,
oggetto di monitoraggio periodico da parte della banca, sono:
- determinazione delle “valute rilevanti” (si ricorda che Banca ITB nel corso del 2015 non ha
operato con valute diverse dall’“Euro”)
- classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali secondo le specifiche contenute
all’interno dell’allegato C del Titolo III, Capitolo I della Circolare della Banca d’Italia n.
285/2013, ad eccezione delle passività relative ai conti funzionali alla fornitura di servizi
prestati a favore delle Tabaccherie (conti tecnici collegati ai servizi INPS, ricariche telefoniche,
bolli auto, ecc.). Tali esposizioni infatti si riferiscono a conti correnti poco sensibili o
insensibili ad eventuali shock di tasso sia in base alla natura ed all’utilizzo degli stessi, sia
perché indicizzati a tasso fisso. Tali passività vengono allocate sulla fascia a vista, oggetto di
ponderazione allo 0%
- verifica del rispetto del limite normativo previsto per l’indicatore di rischio calcolato con il
metodo del Supervisory Test (shock parallelo della curva dei tassi pari a +/- 200 b.p., senza
vincolo di non negatività dei tassi in caso di scenario al ribasso):
Indicatore di rischio tasso (Supervisory Test) ≤ 20% * Fondi propri
Per il calcolo invece del Capitale Interno a fronte del rischio di tasso, ai fini ICAAP la banca fa
riferimento alla metodologia dei percentili, opportunamente implementata dalla Funzione Risk
Management che utilizza, quale fonte dati ufficiale per la determinazione delle relative curve di
riferimento, la suite Bloomberg. Attraverso tale metodologia, prevista anch’essa all’interno
dell’allegato C della Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013, l’assorbimento
patrimoniale viene calcolato prendendo a riferimento come shock di tasso il 99° percentili, in
caso di rialzo tassi, o il 1° percentile, in caso di ribasso dei tassi, sulla base di quanto
empiricamente osservato nel corso di 12 mesi per un periodo di osservazione complessivo di 6
anni. Il collocamento delle varie poste di attivo e passivo sulle varie fasce dello scadenziere
avviene, invece, con le medesime modalità previste dal modello del Supervisory Test (cfr. a
quanto sopra illustrato). Stante quanto recentemente osservato sul mercato, anche per
l’applicazione di questo modello si è ritenuto opportuno non prevedere il vincolo di non
negatività dei tassi in caso di scenario al ribasso.
Questa tipologia di rischio è gestita da un punto di vista operativo dalla Direzione Finanza con
l’ausilio di idonei strumenti informatici e di processi specifici.
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Inoltre, la Funzione Risk Management svolge un’attività indipendente di monitoraggio del rischio
di tasso e, con periodicità mensile, fornisce informazioni sul Capitale Interno relativo al rischio di
tasso e sulla sensibilità del margine di interesse a diversi scenari di shock.
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RISCHIO STRATEGICO
Banca ITB risulta esposta a cambiamenti del contesto operativo, sia in relazione alla possibile
mancata o parziale realizzazione degli scenari definiti in sede di pianificazione strategica, sia a
possibili decisioni aziendali errate in rapporto all’evoluzione dell’ambiente competitivo.
Tale rischio è gestito attraverso un rafforzamento dei controlli nella stesura puntuale del Piano
Strategico e di Budget e l’attuazione di un tempestivo e continuo monitoraggio nel corso
dell’esercizio circa l’evoluzione delle grandezze economiche e patrimoniali stimate.
Il rischio è mitigato anche grazie alla presenza di una struttura in grado di valutare
tempestivamente la rispondenza dei risultati della gestione con gli obiettivi e le linee guida del
piano, nonché di cogliere scostamenti significativi rispetto al piano e di adottare in tempi stretti le
opportune correzioni.
Inoltre, ove ritenuto opportuno, Banca ITB ha investito risorse per garantire la presenza di
Management con esperienza e conoscenza del settore al quale la banca si rivolge.
La Funzione Risk Management, in base al principio di proporzionalità, non ha eseguito attività di
controllo specifiche su tale tipologia di rischio.
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RISCHIO DI LEVA FINANZIARIA ECCESSIVA
La banca, essendo esposta teoricamente a tale rischio ha incluso nel Processo RAF 2016-2018
l’indicatore di leverage ratio, per misurare la leva finanziaria attuale e prospettica in relazione alle
attività svolte, conformemente a quanto previsto all’art. 429 della CRR.
Nel corso del 2015 è stato invece effettuato, in via continuativa, il monitoraggio trimestrale di un
indicatore di leva finanziaria, coerentemente alla frequenza prevista in sede di monitoraggio del
Risk Appetite 2015 della banca.
Per altro, da questo punto di vista l’attività di presidio a fronte di questa fattispecie di rischio
viene altresì realizzata attraverso il monitoraggio di indicatori relativi alla complessiva struttura
finanziaria e di liquidità della banca, che permettono di governare con il dovuto anticipo
problematicità ascrivibili ad eventuali squilibri tra attività e passività (ad esempio attraverso la
costruzione di indicatori di funding gap per differenti fonti di raccolta/impiego, nonché indici di
equilibrio gestionale su differenti orizzonti temporali).
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RISCHIO ATTIVITÀ VINCOLATE
Il rischio derivante da attività vincolate è connesso al potenziale incremento delle stesse derivante
da situazioni di tensione rilevanti (ad esempio aumento dei requisiti di margine).
Da questo punto di vista la principale funzione aziendale deputata alla gestione del rischio è
individuabile nella Direzione Finanza che, attraverso la propria attività di gestione della tesoreria,
incide sullo stesso. Rilevano, in modo particolare, attività di raccolta collateralizzata, oltre ad
impieghi in titoli caratterizzati da differenti livelli di liquidabilità, con haircut e volatilità diversi.
La Funzione Risk Management pone in essere attività di controllo di secondo livello che, in base
al principio di proporzionalità e perseguendo una visione integrata di rischi tra loro connessi,
vengono espletate all’interno della reportistica relativa al rischio di liquidità.
In sede di RAF, la banca ha definito poi le tipologie di titoli acquistabili nell’ambito del
portafoglio di proprietà, limitandone il perimetro a titoli di stato di emissione governativa
europea e caratterizzati da elevati livelli di standing creditizio. Tale aspetto attenua il rischio, per la
banca, di incorrere in situazioni di stress legate al rischio emittente, a seguito di un declassamento
dei relativi rating e contestuale innalzamento degli haircut applicati.
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Aprile 2016
RISCHIO PAESE
Tale fattispecie di rischio è rappresentato dalla possibilità, per la banca, di incorrere in perdite
causate da eventi che si verificano in un paese diverso dall’Italia. Stante l’operatività di carattere
domestico che contraddistingue l’Istituto, per Banca ITB il rischio paese corrisponde al rischio
sovrano, vale a dire l’insolvenza di un emittente nazionale del quale la banca detiene titoli
governativi in portafoglio.
Da questo punto di vista, sia in termini di funzione che gestisce in prima istanza questo profilo di
rischio, sia in termini di presidi ed attività di controllo implementate dalla banca quale forma di
mitigazione, valgono le medesime considerazioni formulate a proposito del rischio derivante da
attività vincolate (cfr. paragrafo precedente).
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Aprile 2016
RISCHIO RESIDUO
Banca ITB non fa ricorso a strumenti di attenuazione del credito elegibili in ottica prudenziale per
cui, da quest’ultimo punto di vista, non ne ottiene alcun beneficio, con conseguente azzeramento
del relativo profilo di rischio.
Tuttavia, da un punto di vista prettamente gestionale, la banca raccoglie, laddove ritenuto
opportuno, strumenti di garanzia a protezione della propria posizione creditizia.
Periodicamente, la Funzione Risk Management conduce analisi di backtesting sulla capacità di
recupero in base alla tipologia di garanzie esistenti, oltre ad effettuare un monitoraggio in merito
ai relativi stock.
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RISCHIO OPERATIVITÀ SOGGETTI COLLEGATI
La disciplina prudenziale, di cui al Titolo V Capitolo 5 della Circolare della Banca d’Italia n.
263/2006, stabilisce limiti prudenziali per le attività di rischio nei confronti di soggetti collegati e
la necessità di adottare apposite procedure deliberative “al fine di preservare la corretta
allocazione delle risorse e tutelare adeguatamente i terzi da condotte espropriative” con riguardo
alle operazioni con soggetti collegati; specifiche indicazioni in materia di assetti organizzativi e
Controlli Interni sono indirizzate al rispetto degli obblighi di prevenzione e gestione dei conflitti
di interesse, agli obblighi di censimento dei soggetti collegati e di controllo dell’andamento delle
esposizioni verso tali soggetti.
Ai sensi delle Disposizioni, il Consiglio di Amministrazione ha disciplinato, attraverso appositi
riferimenti normativi interni, i limiti prudenziali e le procedure deliberative applicabili,
rispettivamente, all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni nei confronti dei
soggetti collegati, allo scopo di preservare la correttezza formale e sostanziale di tutte le
operazioni con tali soggetti, nonché ad assicurare l’integrità dei relativi processi decisionali da
condizionamenti esterni.
Nell’ambito di tale profilo di rischio, particolare rilevanza è stata data alle attività di controllo
poste in essere da parte della Direzione Affari Societari e Compliance e della Funzione Risk
Management, ciascuna per le rispettive competenze.
In particolare la Direzione Affari Societari e Compliance verifica periodicamente il rispetto della
classificazione delle operazioni poste in essere, mentre alla Funzione Risk Management è
demandata la periodica verifica in merito al rispetto dei limiti prudenziali tempo per tempo
vigenti.
La Direzione Internal Audit, infine, nell’ambito dei propri controlli di terzo livello verifica la
conoscenza, la corretta applicazione e il pieno recepimento delle Policy interne da parte delle
funzioni operative e di controllo.
In ambito di operatività nei confronti di soggetti collegati, in sede di RAF sono stati definiti
appositi limiti in termini di massima esposizione accordabile nei confronti di controparti vigilate,
opportunamente tarati al perimetro dei soggetti collegati. Come detto, tali limiti sono oggetto di
periodico monitoraggio da parte della Funzione Risk Management.
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RISCHIO ASSETTI PARTECIPATIVI
Rappresenta il rischio conseguente un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti
partecipativi in imprese non finanziarie.
A presidio di tale fattispecie di rischio la banca ha previsto apposite Policy interne in materia di
investimenti e rischi di mercato. In particolare, tale documento definisce come “Portafoglio
Strategico” quello contenente strumenti finanziari, tipicamente titoli di capitale, detenuti allo
scopo di beneficiare sul medio lungo periodo di partecipazioni in società con le quali la banca
intrattiene rapporti commerciali o di fornitura di servizi.
La Policy prevede che il “Portafoglio Strategico” può essere movimentato solo in base alle
decisioni strategiche del Consiglio di Amministrazione o dell’Amministratore Delegato/Direttore
Generale, nei limiti dei mandati e poteri tempo per tempo vigenti.
Con periodicità giornaliera la Funzione Amministrazione e Bilancio trasmette alla Funzione Risk
Management un apposito report, con evidenza dei titoli facenti parte del portafoglio di proprietà
della banca, ivi incluse eventuali partecipazioni. Si evidenzia che Banca ITB, alla data del presente
documento, non detiene partecipazioni in base a quanto disciplinato nella Circolare della Banca
d’Italia n. 285/2013, Parte terza, Capitolo I “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi
bancari”.
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GOVERNO SOCIETARIO
Le Disposizioni di Vigilanza di Banca d’Italia in materia di organizzazione e Governo Societario
prevedono che le banche si dotino di un assetto organizzativo e di governo societario efficace, al
fine di assicurare le condizioni necessarie per una sana e prudente gestione.
Banca ITB ha delineato il proprio sistema di Governo Societario, che permette di monitorare e
valutare con continuità le strategie aziendali e le politiche di gestione e controllo dei rischi tipici
dell’attività bancaria.
Linee generali degli assetti organizzativi e di governo societario
La Società ha scelto di conservare un Modello di Amministrazione e Controllo tradizionale, che la
caratterizza fin dalla sua costituzione e che garantisce una precisa distinzione delle funzioni di
supervisione strategica, di gestione e di controllo, evitando così sovrapposizioni di ruoli.
In virtù di tale Modello:
- il Consiglio di Amministrazione ha l’amministrazione della Società (art. 18 Statuto) ed è
investito di tutti i poteri per l’ordinaria e la straordinaria amministrazione, salvo quanto
normativamente è riservato all’Assemblea (art. 9 Statuto)
- al Collegio Sindacale competono, in particolare, le funzioni di vigilanza e di controllo in ordine
all’osservanza della legge, dei regolamenti e dello Statuto, al rispetto dei principi di corretta
amministrazione, all’adeguatezza dell’assetto organizzativo e contabile e del loro concreto
funzionamento, all’adeguatezza e funzionalità del Sistema dei Controlli Interni, con particolare
riguardo al controllo dei rischi, alla proposta motivata in merito al conferimento dell’incarico
di Revisione Legale dei conti alla Società di Revisione Legale e ad ogni altro atto o fatto
previsto dalla legge (art. 24 Statuto) l’Assemblea dei Soci esprime, con l’esercizio del potere
deliberativo, la volontà sociale, in coerenza con le previsioni di Legge (art. 7 Statuto) e svolge
le attività di approvazione e vigilanza sulle politiche di remunerazione e incentivazione
adottate dalla banca
- ad una Società di Revisione Legale dei conti esterna, iscritta nell’apposito registro, è affidato
l’incarico della revisione legale sui conti della Società
Motivazioni a fondamento della scelta adottata
Il “Sistema Tradizionale”, che è il Modello di amministrazione storicamente affermatosi in Italia,
riflette una chiara strategia di articolazione delle attribuzioni di governo societario, delineando
un’equilibrata distribuzione di competenze e responsabilità tra l’organo decisionale (Assemblea
dei Soci), l’organo amministrativo e di direzione strategica (Consiglio di Amministrazione) e
l’Organo di Controllo (Collegio Sindacale).
La scelta di strutturare il Governo Societario di Banca ITB secondo un Modello di
Amministrazione e Controllo Tradizionale, è stata dettata da molteplici fattori.
Di seguito si illustrano i principali elementi che hanno suggerito di adottare il Modello
“Tradizionale”:
- La Società è dotata di una struttura proprietaria caratterizzata da una compagine sociale
semplice. Questa caratteristica rende il Modello Tradizionale più idoneo a garantire
l’immediatezza nell’operatività aziendale, favorita anche dalla possibilità, riconosciuta dalla
legge e dallo Statuto, che il Consiglio di Amministrazione deleghi alcuni poteri
all’Amministratore Delegato che agisce nei limiti e con le modalità determinate dalle specifiche
Deleghe, e riferisce periodicamente al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale
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- la possibilità di disporre della revisione legale dei conti effettuata anche da parte di un soggetto
esterno alla Società, affidandolo ad una Società di Revisione Legale dei conti iscritta
nell’apposito registro
- la maggiore corrispondenza all’esperienza e alla cultura dei propri Soci, ed in genere del
mercato italiano, consentono di individuare il Modello Tradizionale come il più “naturale” per
gli investitori italiani che hanno con esso una consolidata familiarità e quello che è preso a
riferimento e largamente prevalente nel mercato e, rispetto al quale, si è formata una
elaborazione completa ed approfondita da parte della giurisprudenza e della dottrina, pur nel
quadro delle modificazioni che nel corso del tempo a questo Modello sono state apportate dal
legislatore
- un assetto societario semplice caratterizzato dall’assenza di società controllate
- una dimensione operativa contenuta e una sperimentata adeguatezza nella gestione
dell’impresa e nell’efficacia dei controlli, ha portato a ritenere che il Modello Tradizionale
favorisca una corretta dialettica interna tempestiva fra tutti gli Organi apicali della banca ed, in
particolare, tra i soggetti coinvolti nel Sistema dei Controlli
- il Modello Tradizionale garantisce, inoltre, un equilibrio tra i diversi poteri, consentendo alla
Società di perseguire le strategie pianificate e creare valore per gli azionisti e garantendo il
raggiungimento degli obiettivi di sana e prudente gestione
- la constatazione che l’adozione di un modello dualistico o monistico renderebbe più
complessa la separazione dei ruoli di controllo e di amministrazione, come invece richiesto da
Banca d’Italia
Da ultimo, il Modello Tradizionale è stato riconosciuto dalla dottrina, anche successivamente
all’introduzione dei Modelli c.d. “alternativi”, come quello meglio in grado di assicurare
funzionalità e governo adeguato alla società, come è del resto confermato anche dal fatto che nel
sistema bancario sono pochissime le banche, tutte comunque di grande dimensione, che hanno
adottato il modello alternativo dualistico.
La stessa Banca d’Italia sottolinea la particolare adeguatezza dei Modelli alternativi per le banche
che operano sul mercato internazionale, circostanza questa, allo stato, non riferibile a Banca ITB.
Motivazione della categoria in cui si colloca la banca
Banca ITB ha effettuato un’autovalutazione per individuare correttamente il proprio profilo
dimensionale, al fine di conformarsi a quanto prescritto dalle Disposizioni di Vigilanza, tenendo
conto del Principio di Proporzionalità che risulta essere centrale sia per l’individuazione delle
misure attuative dei Principi Generali contenuti nelle Disposizioni di Vigilanza, sia in merito alla
gestione dei rischi.
A tal fine sono stati presi in considerazione i seguenti elementi:
I
Il valore dell’attivo risultante dallo Stato Patrimoniale
II
La complessità dell’attività svolta
III
La struttura proprietaria
I.
Sulla base del parametro riferito all’attivo dello Stato Patrimoniale alla data del 31 dicembre
2015 Banca ITB rientra nelle categoria delle banche di minori dimensioni, secondo quanto
indicato dalle Disposizioni di Vigilanza
II. In relazione alla complessità operativa si evidenzia che Banca ITB non ha una propria
struttura di agenzie o filiali territoriali. I servizi di Banca ITB sono forniti quasi
esclusivamente mediante tecniche di stipulazione contrattuale a distanza, prevalentemente
nei confronti della particolare tipologia di clientela rappresentata dai Titolari di esercizi
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commerciali, ubicati su tutto il territorio nazionale che agiscono sotto forma di
“microimpresa”, nell’esercizio della loro attività imprenditoriale. Tramite il Terminale
installato negli esercizi vengono erogati i servizi di pagamento ai cittadini. Tale
configurazione ha conseguenze anche sotto il profilo contabile. Risulta infatti preponderante
l’incidenza delle commissioni nella composizione dei ricavi e sono generate sia dai conti
correnti dei clienti “tabaccai” che dai servizi dedicati alla clientela occasionale
III. Con riferimento alla struttura proprietaria si rileva una limitata compagine sociale che non
ricorre al mercato del capitale di rischio
Numero dei componenti degli organi collegiali, caratteristiche e incarichi detenuti in
altre società od enti
Il Consiglio di Amministrazione, alla data di approvazione del bilancio dell’esercizio chiuso al 31
dicembre 2015 risulta essere composto da 10 componenti, oltre al Presidente, di cui 8 risultano
essere non esecutivi e indipendenti, in ottemperanza delle previsioni statutarie che richiedono che
almeno un quarto dei componenti possieda il requisito di indipendenza.
Nel 2015 il Consiglio di Amministrazione ha approvato una versione aggiornata del proprio
Regolamento di funzionamento nel quale sono elencati i requisiti necessari per assumere la carica,
i compiti attribuiti all’Organo amministrativo e i poteri del Presidente.
Di seguito si riporta l’elenco degli Amministratori e dei Componenti del Collegio Sindacale in
carica alla data di redazione del presente Documento e il numero degli incarichi esecutivi e non,
ricoperti dagli stessi in altre Società o Enti
Incarichi di
Amministratore
Esecutivo
Incarichi di
Amministratore
non Esecutivo
Membro del
Collegio dei
Sindaci
Altri incarichi
in Enti
TOTALE
CARICHE
Ing. Rosario Bifulco
(Presidente)
3
9
0
0
12
Dott. Francesco
Sebastiano Marrara
(Consigliere Delegato)
0
0
0
0
0
Dott. Paolo Gambarini
(Consigliere)
1
6
0
0
7
Ing. Luis Alfonso Egido
Gálvez (Consigliere)
1
3
0
0
4
Cav. Giovanni Risso
(Consigliere)
9
1
0
0
10
Dott. Stefano Bartoli
(Consigliere)
5
2
0
0
7
Dott. Marco Sala
(Consigliere)
1
1
0
1
3
Dott. Gabriele Besacchi
(Consigliere)
0
0
0
0
0
Dott. Giovanni Gilli
(Consigliere)
0
4
0
2
6
Dott. Andrea Bignami
(Consigliere)
1
0
8
0
9
Nome
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Prof. Lorenzo Caprio
(Sindaco Effettivo Presidente)
0
2
1
0
3
Prof. Paolo Flavio
Mondini (Sindaco
Effettivo)
0
0
0
0
0
Dott.ssa Veronica De
Angeli (Sindaco Effettivo)
0
0
5
0
5
Al fine di garantire che gli Amministratori possano dedicare alla loro funzione un tempo
adeguato ed evitare che un eccessivo numero di incarichi possa limitare l’effettiva attività
dell’Organo amministrativo, l’Assemblea dei Soci di Banca ITB ha formalizzato un “Regolamento
Cumulo Incarichi Amministrativi” che disciplina il numero massimo di incarichi di
Amministratore o di Sindaco che possono essere assunti da un Amministratore della Società.
Poiché anche la composizione del Consiglio di Amministrazione assume un rilievo centrale per
l’efficace assolvimento dei compiti previsti dalla Legge, dalle Disposizioni di Vigilanza e dallo
Statuto, nel Consiglio di Amministrazione di Banca ITB sono presenti competenze e
professionalità opportunamente diversificate tra i vari componenti.
Altre informazioni
Comitati
Banca ITB non ha attualmente istituito Comitati all’interno del Consiglio di Amministrazione e
non ha previsto politiche o piani di successione agli Amministratori.
Composizione del Consiglio di Amministrazione
La banca intende dare concreta attuazione ad una politica di diversità nella selezione dei membri
dell’organo di gestione in fase del prossimo rinnovo del Consiglio di Amministrazione.
Modello di Organizzazione e Gestione ex D. Lgs. 231/2001
La banca si è dotata di un Modello di Organizzazione e Gestione ai sensi del D. Lgs. 231/2001, e
successive modifiche e integrazioni, in materia di responsabilità amministrativa delle società per i
reati commessi dai propri dipendenti e collaboratori; tale modello è stato istituito e approvato dal
Consiglio di Amministrazione del 26 novembre 2015 e sarà aggiornato in relazione all’evoluzione
della struttura della banca e della normativa di riferimento.
Codice Etico
La banca si è dotata di un Codice Etico, approvato dal Consiglio di Amministrazione, a conferma
della volontà di affermare sempre con maggior efficacia i principi etici fondamentali che devono
permeare ogni processo lavorativo ed ogni comportamento di chi collabora con la banca stessa.
Il Codice viene consegnato a tutti i dipendenti in fase di assunzione e viene diffuso tra i
fornitori/collaboratori esterni della banca. È presente sul sito internet della banca nell’area
“Corporate Governance”.
Flussi informativi sui rischi nei confronti dell’organo di gestione
La circolazione di informazioni tra gli Organi Sociali e all’interno degli stessi rappresenta una
condizione imprescindibile affinché siano effettivamente realizzati gli obiettivi di efficienza della
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gestione ed efficacia dei controlli, anche al fine di poter garantire la sana e prudente gestione di
Banca ITB per mezzo del contenimento dei rischi aziendali.
Le risultanze dei controlli alimentano un sistema di reporting e di flussi informativi che ha come
destinatari gli Organi aziendali, le Direzioni aziendali di controllo, le Autorità di Vigilanza e la
Società di Revisione Legale, secondo una periodicità e con i contenuti previsti dalla
regolamentazione di settore e dalla normativa interna, come definita con specifico “Regolamento
dei flussi informativi” approvato dal Consiglio di Amministrazione.
Le informazioni che vengono scambiate all’interno di Banca ITB, tra le diverse funzioni aziendali
e tra gli Organi societari, possono essere raggruppate in due macro categorie:
- Flussi informativi, che consentono ai destinatari di essere informati su un determinato evento
- Report riepilogativi, che permettono ai destinatari di disporre di una visione complessiva su
determinati aspetti, solitamente a seguito dello svolgimento di specifiche attività ricognitive
Il Regolamento individua:
- tempi, forme e contenuti della documentazione che deve essere trasmessa ai singoli
componenti degli Organi, ritenuta necessaria per l’adozione delle delibere sulle materie
all’ordine del giorno
- il contenuto minimo dei flussi informativi periodici, con particolare riferimento a quelli relativi
alle varie tipologie di rischio rilevanti e agli eventuali scostamenti dei consuntivi rispetto alle
strategie definite
- i soggetti/le Direzioni tenute alla redazione e trasmissione della documentazione periodica
Il Consiglio di Amministrazione viene periodicamente informato sull’andamento della gestione e
sull’adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile e del Sistema dei Controlli
Interni.
In linea generale, il Consiglio di Amministrazione, in relazione alla loro fonte, è interessato dai
seguenti flussi informativi:
- da parte del Collegio Sindacale, in ordine all’efficienza ed adeguatezza del Sistema dei Controlli
Interni, all’adeguatezza della Direzione Affari Societari e Compliance, alle eventuali irregolarità
riscontrate ed alle misure correttive per porvi rimedio
- da parte dell’Amministratore Delegato e Direttore Generale, in ordine al generale andamento
della gestione e del livello dei rischi correlato a ciascuna area operativa, all’attività svolta, allo
stato di attuazione ed avanzamento del Piano Industriale, all’andamento del portafoglio e
dell’attività relativa al portafoglio titoli di proprietà, sulle operazioni con parti correlate
- da parte della Direzione incaricata della Compliance, in ordine all’attività svolta, con
indicazione delle verifiche effettuate e delle eventuali carenze riscontrate
- da parte della Direzione Internal Audit, in ordine all’attività svolta ed al programma di attività
per l’anno successivo, al monitoraggio dei rischi, con indicazione dei problemi riscontrati e
dell’attività di follow-up
da parte della Funzione Risk Management in ordine al Processo ICAAP e ai principali rischi
aziendali
In particolare, in adempimento dei flussi informativi previsti dal Regolamento interno, nonché
nell’esercizio degli obblighi informativi connessi all’esercizio delle deleghe conferite dal Consiglio
stesso sono previsti i seguenti flussi informativi:
- Trimestralmente vengono presentate informative in merito:
• all’andamento generale della gestione della Società e sulla sua prevedibile evoluzione
• alle attività finanziarie della Società e alla situazione dei relativi rischi
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• all’esercizio delle facoltà accordate all’Amministratore Delegato e Direttore Generale,
nell’ambito delle linee guida per acquisto titoli per il portafoglio di proprietà deliberate dal
Consiglio stesso
- Con cadenza almeno annuale vengono predisposte:
• la Relazione sulle attività svolte dalla Direzione Internal Audit
• la Relazione sull’attività svolta dalla Direzione Affari Societari e Compliance
• la Relazione sull’attività svolta dalla Direzione Risk Management e Antiriciclaggio
• la Relazione sul Sistema dei Controlli Interni funzionali all’informativa finanziaria
- Infine, con cadenza almeno annuale, il Consiglio viene aggiornato sull’esposizione della
Società verso le diverse tipologie di rischio
Le Relazioni e le informative sopra richiamate sono altresì rese al Collegio Sindacale in occasione
della partecipazione dei suoi componenti alle riunioni del Consiglio di Amministrazione.
Le Relazioni periodiche predisposte dalle strutture di Internal Audit, Affari Societari e
Compliance e Risk Management e Antiriciclaggio sono inoltre trasmesse direttamente all’Organo
di Controllo.
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AMBITO DI APPLICAZIONE
Gli obblighi di informativa del presente documento si riferiscono a Banca ITB, banca individuale,
la quale non appartiene ad un gruppo bancario e non detiene partecipazioni di maggioranza o di
collegamento in altre società.
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FONDI PROPRI
I Fondi propri e le attività ponderate per il rischio al 31 dicembre 2015 sono stati determinati in
base alla nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nella
Direttiva 2013/36/UE (CRD IV) e nel Regolamento (UE) 575/2013 (CRR) del 26 giugno 2013,
che traspongono nell’Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza
bancaria (cd. framework Basilea 3), e sulla base delle Circolari della Banca d’Italia n. 285 e n. 286
(emanate nel corso del 2013) e successivi aggiornamenti..
I Fondi propri rappresentano il principale strumento di valutazione dell’Organo di Vigilanza in
merito alla stabilità e solidità dell'istituto di credito nei confronti dell'intero sistema creditizio e
finanziario. É inoltre il primo presidio a fronte dei principali requisiti patrimoniali.
Le nuove norme hanno trovato applicazione dal 1° gennaio 2014 e prevedono l’introduzione del
nuovo framework regolamentare in maniera graduale, attraverso un periodo transitorio, in genere
fino al 2017, durante il quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili
integralmente nel Common Equity impattano sul Capitale primario di classe 1 solo per una quota
percentuale.
A tal riguardo la banca ha esercitato la facoltà, prevista nella Circolare della Banca d’Italia n. 285
del 17 dicembre 2013 Parte Seconda – Capitolo 14 – Sezione II – Paragrafo 2, che consente di
non includere in alcun elemento dei Fondi propri profitti o perdite non realizzati relativi alle
esposizioni verso le amministrazioni centrali classificate nella categoria “Attività finanziarie
disponibili per la vendita” dello IAS 39 approvato dall'Unione Europea.
- Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1)
Gli strumenti di CET1 che intervengono nella determinazione del patrimonio di base si
compongono di:
• Capitale versato
• Riserve:
▪ Utili o perdite portati a nuovo
▪ Utili o perdita di periodo
• Altre componenti di conto economico accumulate (OCI)
Le detrazioni sono rappresentate da:
• Altre attività immateriali importo al lordo dell’effetto fiscale
Rettifiche derivanti dalle disposizioni previste dal regime transitorio:
• Regime transitorio – impatto su CET1
- Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1)
Non ci sono dati da segnalare.
- Capitale di classe 2 (Tier 2 – T2)
Non ci sono dati da segnalare.
Gli unici strumenti di Capitale primario di classe 1, di Capitale aggiuntivo di classe 1 e di Capitale
di classe 2 emessi dall’ente inclusi nei Fondi propri sono rappresentate esclusivamente dalle azioni
di Banca ITB, il cui valore nominale per azione è di 1 euro per un totale di n. azioni pari a
25.120.000.
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La tabella seguente fornisce il dettaglio degli elementi che compongono i Fondi propri al 31
dicembre 2015, secondo lo schema previsto dall’allegato VI del Regolamento di Esecuzione (UE)
n. 1423/2013 della Commissione.
Capitale primario di classe 1 (CET1) : strumenti e riserve
1
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
di cui: azioni ordinarie
2
Utili non distribuiti
Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve, includere gli
3
utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile)
3a
Fondi per rischi bancari generali
Importo degli elementi amm iss ibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3, e le relative riserve
4
sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale primario di classe 1
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1
gennaio 2018
5
Interes si di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato)
Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi
5a
prevedibili
6
Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari
Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari
7
Rettifiche di valore s upplementari (importo negativo)
8
Attività imm ateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo)
9
Campo vuoto nell'UE
Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da
10
differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte
le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo)
Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di
11
cassa
12
Importi negativi risultati dal calcolo degli importi delle perdite attes e
Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (im porto
13
negativo)
Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di
14
credito
15
Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo)
Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o
16
indirettamente (im porto negativo)
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
17
dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca
concepita per aumentare artificialmente i Fondi propri dell'ente (importo negativo)
18
19
20
20a
20b
20c
20d
21
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente direttamente o indirettam ente, quando l'ente non ha un investimento significativo
in tali soggetti (importo s uperiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte
am missibili) (im porto negativo)
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento
significativo in tali soggetti (im porto superiore alla s oglia del 10% e al netto di posizioni
corte amm issibili) (importo negativo)
Campo vuoto nell'UE
Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che pos siedono i requisiti per ricevere un
fattore di ponderazione del rischio pari al 1.250%, quando l'ente opta per la deduzione
di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (im porto negativo)
di cui: posizioni vers o la cartolarizzazione (im porto negativo)
di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo)
Attività fiscali differite che derivano da differenze tem poranee (importo superiore alla soglia
del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di
cui all'art.38, paragrafo 3) (importo negativo)
Importi soggetti
al trattamento preregolamento (UE)
Importo alla data
N.575/2013 o
dell'informativa importo residuo
prescritto dal
Regolamento
(UE) N.575/2013
25.120
25.120
(500)
0
0
0
(113)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
5.856
0
30.363
0
0
(1.091)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
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0
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0
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0
0
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0
0
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Aprile 2016
22
0
0
0
0
24
25
25a
Im porto che supera la soglia del 15% (importo negativo)
di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali
s oggetti
Campo vuoto nell'UE
di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee
Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo)
0
0
0
0
0
0
25b
Tributi prevedibili relativi agli elem enti del capitale primario di classe 1 (importo negativo)
0
0
0
0
0
0
0
0
(27)
0
0
0
0
0
23
Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi
26
s oggetti a trattamento pre-CRR
Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli
26a
467 e 468
di cui: … filtro per perdite non realizzate
di cui: utili non realizzati su titoli di debito em essi da amministrazioni centrali appartenenti
all'Unione Europea
Im porto da dedurre dal o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai filtri
26b
e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
di cui: …
Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale
27
aggiuntivo di classe 1 dell'ente (importo negativo)
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1)
28
29
Capitale primario di classe 1 (CET1)
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti
30
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
31
di cui: class ificati com e patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile
32
di cui: class ificati com e passività ai sensi della disciplina contabile applicabile
Im porto degli elementi am missibili di cui all'articolo 484, paragrafo 4, e le relative riserve
33
s ovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale aggiuntivo di classe 1
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1
gennaio 2018
Capitale di classe 1 am missibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato
34
(com presi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) em esso da filiazioni e
detenuto da terzi
35
di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a elim inazione progressiva
36
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari
Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o
37
indirettam ente (importo negativo)
Strumenti di capitale aggiuntivo di class e 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
38
dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca
concepita per aumentare artificialmente i Fondi propri dell'ente (im porto negativo)
39
40
41
41a
41b
41c
Strumenti di capitale aggiuntivo di class e 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
direttam ente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali
s oggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di pos izioni corte am missibili)
(importo negativo)
Strumenti di capitale aggiuntivo di class e 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
direttam ente o indirettam ente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti
(importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo
negativo)
Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi
s oggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva
ai sensi del regolam ento (EU) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)
Im porti residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal
capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del
regolamento (UE) n. 575/2013
di cui voci che vanno dettagliate linea per linea, ad es. perdite nette di periodo rilevanti,
attività imm ateriali, carenze di accantonam enti per le perdite attese, ecc.
Im porti residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal
capitale di classe 2 durante il periodo transitorio ai s ensi dell'articolo 475 del regolamento
(UE) n. 575/2013
Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in
s trumenti di capitale di classe 2, investimenti non significativi detenuti direttamente nel
capitale di altri soggetti del settore finanziario , ecc.
Im porto da dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di clas se 1 in relazione ai
filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
di cui: … eventuale filtro per perdite non realizzate
di cui: … eventuale filtro per utili non realizzati
di cui: …
0
0
(1.118)
29.246
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
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Aprile 2016
Deduzioni am missibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di class e 2 dell'ente
(im porto negativo)
43
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
44
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
45
Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1)
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
46
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
Importo degli elementi amm iss ibili di cui all'articolo 484, paragrafo 5, e le relative riserve
47
sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva del capitale di classe 2
Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 1
gennaio 2018
Strumenti di Fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (com presi
48
gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella
riga 5 o nella riga 34) emess i da filiazioni e detenuti da terzi
49
di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
50
Rettifiche di valore s u crediti
51
Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari
Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari
Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettam ente e
52
prestiti subordinati (importo negativo)
42
53
54
54a
54b
55
56
56a
56b
56c
57
58
59
59a
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario
detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata
reciproca concepita per aumentare artificialm ente i Fondi propri dell'ente (importo negativo)
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario
detenuti direttam ente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo
in tali soggetti (importo s uperiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte
am missibili) (im porto negativo)
di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie
di cui partecipazioni esistenti prima del 1° gennaio 2013 e soggette alle disposizioni
transitorie
Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario
detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento
significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo)
Rettifiche regolam entari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a
trattam ento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a elim inazione progressiva ai sensi
del regolam ento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)
Importi res idui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale
prim ario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento
(UE) n. 575/2013
di cui voci che vanno dettagliate linea per linea, ad es. perdite nette di periodo rilevanti,
attività imm ateriali, carenze di accantonamenti per le perdite attese, ecc.
Importi res idui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale
aggiuntivo di classe 1 durante il periodo trans itorio ai sensi dell'articolo 475 del
regolamento (UE) n. 575/2013
di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in
strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1, investimenti non significativi detenuti
direttam ente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario, ecc.
Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle
deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
di cui: … eventuale filtro per perdite non realizzate
di cui: … eventuale filtro per utili non realizzati
di cui: …
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2)
Capitale di classe 2 (T2)
Capitale totale (TC = T1 + T2)
Attività ponderate per il rischio in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e
trattam enti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolam ento (UE) n.
575/2013 (ossia im porti residui CRR)
di cui: elementi non dedotti dal capitale primario di classe 1 (regolamento (UE) n. 575/2013
importi res idui) (voci da dettagliare linea per linea, ad es. attività fiscali differite che si
bas ano sulla redditività futura al netto delle relative pas sività fiscali, strumenti propri di
capitale primario di classe 1 detenuti indirettamente, ecc.)
di cui: elementi non dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 (regolamento (UE) n.
575/2013 importi residui) (voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni
incrociate reciproche in strumenti di capitale di classe 2, investim enti non significativi
detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del s ettore finanziario, ecc.)
0
0
0
0
29.246
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
29.246
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
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Aprile 2016
Elementi non dedotti dagli elementi di capitale di classe 2 (regolam ento (UE) n. 575/2013
importi residui) (voci da dettagliare linea per linea, ad es. strumenti propri di capitale di
classe 2 detenuti indirettam ente, investimenti non significativi nel capitale di altri soggetti
del settore finanziario detenuti indirettamente, investimenti significativi nel capitale di altri
soggetti del settore finanziario detenuti indirettamente, ecc.)
60
Totale delle attività ponderate per il rischio
Coefficienti e riserve di capitale
61
Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
62
Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
63
Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio)
Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale
primario di classe 1 a norma dell'articolo 92, paragrafo 1, lettera a), requisiti della
riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di
64
capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza
sistemica (riserva di capitale degli G-SII o O-SII), in percentuale dell'importo
dell'esposizione al rischio)
65
di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale
66
di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica
67
di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico
di cui: Riserva di capitale dei Global Systemically Important Institutions (G-SII - enti a
67a rilevanza sistemica a livello globale) o degli Other Systemically Important Istitutions (OSII - enti a rilevenza sistemica)
Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo
68
dell'esposizione al rischio)
69
[non pertinente nella normativa UE]
70
[non pertinente nella normativa UE]
71
[non pertinente nella normativa UE]
Coefficienti e riserve di capitale
Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando
72
l'ente non ha un investimento s ignificativo in tali soggetti (im porto inferiore alla soglia del
10% e al netto di posizioni corte ammissibili)
73
74
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investim ento s ignificativo in tali
soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte amm issibili)
0
0
113.175
0
25,84%
25,84%
25,84%
0%
0%
0%
7,00%
0%
2,50%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
12,94%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0%
0
0
0
0
Campo vuoto nell'UE
0
Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia
75
del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di
104
cui all'articolo 38, paragrafo 3)
Massimali applicabili per l'inclusione di accantonamenti nel capitale di classe 2
Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di class e 2 in relazione alle esposizioni
76
0
soggette al metodo standardizzato (prim a dell'applicazione del massimale)
Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di class e 2 nel
77
0
quadro del metodo standardizzato
Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di class e 2 in relazione alle esposizioni
78
0
soggette al metodo basato sui rating interni (prima dell'applicazione del m assimale)
Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di class e 2 nel
79
0
quadro del metodo basato sui rating interni
Strumenti di capitale soggetti a eliminazione progressiva (applicabile soltanto tra il 1° gennaio 2013 e il 2° gennaio 2022)
Attuale m assimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 s oggetti a eliminazione
80
0
progressiva
Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento
81
0
del massim ale dopo i rim borsi e le scadenze)
Attuale massim ale s ugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a
82
0
eliminazione progressiva
Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del m assimale
83
0
(superamento del massimale dopo i rimbors i e le scadenze)
Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione
84
0
progressiva
Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del m assimale (superamento del
0
85
m assimale dopo i rimborsi e le s cadenze)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Banca d’Italia, a conclusione del processo periodico di revisione e di valutazione prudenziale
(SREP), ha previsto per Banca ITB i seguenti coefficienti patrimoniali (che includono il requisito
della riserva di capitale pari a 2,5%):
- CET1 ratio pari a
8,3%
- Tier 1 ratio pari a
10,3%
- Total capital ratio pari a 12,9%
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Aprile 2016
Patrimonio dell'impresa: composizione
Importo 2015
Voci/Valori
1. Capitale
2. Sovrapprezzi di emissione
3. Riserve
- di utili
a) legale
b) statutaria
c) azioni proprie
d) altre
- altre
4. Strumenti di capitale
5. (Azioni proprie)
6. Riserve da valutazione:
- Attività finanziarie disponibili per la vendita
- Attività materiali
- Attività immateriali
- Copertura di investimenti esteri
- Copertura dei flussi finanziari
- Differenze di cambio
- Attività non correnti in via di dismissione
- Utili (perdite) attuariali relativi a piani previdenziali a benefici definiti
- Quote delle riserve da valutazione relative alle partecipate valutate al patrimonio netto
- Leggi speciali di rivalutazione
7. Utile (perdita) d'esercizio
Totale
Importo 2014
25.120
0
25.120
0
(500)
(500)
2
0
0
(501)
0
0
0
(113)
27
0
0
0
0
0
0
(140)
0
0
8.619
(3.915)
(3.915)
2
0
0
(3.916)
0
0
0
(364)
7
0
0
0
0
0
0
(371)
0
0
3.415
33.126
24.256
Pagina 46 of 84
Aprile 2016
La composizione dei Fondi propri di Banca ITB al 31 dicembre 2015 è sintetizzata nella tavola
sottostante.
Fondi propri
Totale 2015
A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima
dell’applicazione dei filtri prudenziali
Totale 2014
29.246
22.961
0
0
0
0
29.246
22.961
D. Elementi da dedurre dal CET1
0
0
E. Regime transitorio – Impatto su CET1 (+/-)
0
0
29.246
22.961
0
0
0
0
H. Elementi da dedurre dall’AT1
0
0
I. Regime transitorio – Impatto su AT1 (+/-)
0
0
L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I)
0
0
M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti
del regime transitorio
0
0
0
0
N. Elementi da dedurre dal T2
0
0
O. Regime transitorio – Impatto su T2 (+/-)
0
0
P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O)
0
0
29.246
22.961
di cui strum enti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie
B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-)
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/B)
F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C– D +/- E)
G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da
dedurre e degli effetti del regime transitorio
di cui strum enti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie
di cui strum enti di T2 oggetto di disposizioni transitorie
Q. Totale Fondi propri (F + L + P)
Pagina 47 of 84
Aprile 2016
Capitale primario di Classe 1 (CET1)
Totale 2015
Totale 2014
25.120
0
(500)
8.619
(2.763)
(113)
30.363
0
(1.091)
Capitale
Riserve:
Utile o perdita portati a nuovo
Utile o perdita di periodo
Dividendi in dis tribuzione
Altre componenti di conto econom ico accum ulate (OCI)
Capitale primario di Classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari
Capitale primario di Classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari
Altre imm obilizzazioni im materiali
Attivita fis cali differite che dipendono dalla redditività futura e che non derivano da differenze
temporanee
Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1)
Totale delle rettifiche nel periodo transitorio (CET1)
Capitale primario di classe 1 (CET1) - Totale
25.120
0
(3.915)
3.415
0
(364)
24.256
0
(902)
0
(1.927)
(1.091)
(27)
29.246
(2.829)
1.535
22.961
Riconciliazione dello Stato Patrimoniale contabile con riconduzione agli elementi dei Fondi propri
Dati contabili
VOCI DELL'ATTIVO
Perimetro di
bilancio
30. Attività finanziarie valutate al fair value
120. Attività immateriali, di cui:
avviamento
altre immobilizzazioni immateriali
130. Attività fiscali differite, di cui principalmente:
affrancamenti multipli dell'avviamento
attività fiscali differite che si basano sulla redditività futura e non derivano da
differenze temporanee al netto delle relative passività fiscali differite
Perimetro
prudenziale
0
1.091
0
1.091
1.156
0
0
1.091
0
1.091
0
0
0
0
Dati contabili
VOCI DEL PASSIVO E DEL PATRIMONIO NETTO
Perimetro di
bilancio
2.423
2.381
43
(113)
27
(140)
0
0
0
(500)
25.120
8.619
80. Passività fiscali
130.
160.
180.
200.
a) correnti
b) differite
Riserve da valutazione, di cui principalmente:
riserve da valutazione di titoli disponibili per la vendita
riserve da valutazione TFR
riserve da valutazione delle perdite attuariali nette
altri elementi positivi - leggi speciali di rivalutazione
differenze di cambio
Riserve
Capitale
Utile (Perdita) di periodo (+/-)
Totale Fondi propri
Perimetro
prudenziale
2.423
2.381
43
(113)
0
(140)
0
0
0
(500)
25.120
8.619
Am montari rilevanti
ai fini dei Fondi
propri
0
(1.091)
0
(1.091)
0
0
0
Am montari rilevanti
ai fini dei Fondi
propri
0
0
0
(140)
0
(140)
0
0
0
(500)
25.120
5.856
29.246
Pagina 48 of 84
Aprile 2016
REQUISITI DI CAPITALE
La banca monitora con cadenza mensile i profili di rischio relativi al proprio attivo e la propria
dotazione patrimoniale. Obiettivo delle analisi è la verifica del rispetto dei coefficienti
patrimoniali in un’ottica attuale e prospettica, nonché di eventuali tensioni sulla disponibilità di
patrimonio libero (patrimonio eccedente i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi assunti).
Il requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito è correlato alla crescita degli attivi. Il
requisito a fronte dei rischi di mercato non è presente data l’assenza di operatività su portafoglio
di trading. La dinamica del rischio operativo risulta essere strettamente correlata con l’evoluzione
del margine di intermediazione della banca osservato nel corso del tempo, in quanto costituisce
l’elemento principale per la determinazione dell’indicatore rilevante da utilizzarsi nell’ambito del
metodo BIA (Basic Indicator Approach).
La banca, per il 2015, ed in linea con i precedenti esercizi, presenta indicatori di CET 1 Ratio
(Common Equity Tier 1) e Total Capital Ratio significativamente superiori ai limiti di vigilanza.
La normativa di secondo pilastro dispone inoltre che le banche, utilizzando anche metodologie
proprietarie, valutino la propria adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, ampliando la
gamma dei rischi da computare rispetto al primo pilastro.
Il Processo di definizione dell’ICAAP per Banca ITB è disciplinato dalla “Policy in materia di
ICAAP” e dalla “Policy in materia di Risk Appetite Framework”, riviste ed aggiornate dal
Consiglio di Amministrazione con periodicità quanto meno annuale. Entrambe i documenti
descrivono i principali aspetti riguardanti i rispettivi processi, oltre a declinare gli specifici ruoli e
responsabilità delle funzioni aziendali coinvolte.
Con particolare riferimento al Processo ICAAP, le cui linee guida sono state appena revisionate e
deliberate dal Consiglio di Amministrazione, nell’ambito delle attività relative alla produzione del
Resoconto ICAAP 2015, lo stesso si compone delle seguenti attività:
Individuazione dei rischi rilevanti
L'individuazione dei rischi rilevanti in ambito RAF è propedeutica all’identificazione del
perimetro dei rischi da considerare nel Processo ICAAP. L’attività viene eseguita dalla Funzione
Risk Management e dalla Direzione Affari Societari e Compliance, tenendo in considerazione le
caratteristiche di tutti i processi della banca e con il coinvolgimento delle funzioni interessate dal
processo.
L’attività viene effettuata con cadenza annuale, con eventuale rivalutazione “ad evento”, in caso
di cambiamenti rilevanti a livello organizzativo e/o strategico.
L’Amministratore Delegato e Direttore Generale propone al Consiglio di Amministrazione, per
l’approvazione, i rischi rilevanti individuati e mappati.
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Aprile 2016
Definizione/Variazione linee guida ICAAP
Le linee guida del Processo, sono predisposte dalla Funzione Risk Management con la
collaborazione delle Direzioni e Funzioni coinvolte (Pianificazione e Controllo di Gestione,
Organizzazione, Amministrazione e Bilancio, Affari Societari e Compliance, Credito e Finanza).
L’Amministratore Delegato e Direttore Generale della banca propone al Consiglio di
Amministrazione, per l’approvazione, le linee guida del processo (nonché ogni eventuale
successiva variazione).
Le linee guida del processo vengono aggiornate dalla Funzione Risk Management con cadenza
minima annuale o “ad evento” in caso di cambiamenti rilevanti a livello organizzativo e/o
strategico.
Misurazione dei rischi e calcolo del Capitale Interno
Banca ITB, tenendo conto della complessità organizzativa e delle dimensioni del business,
definisce periodicamente le metodologie di misurazione che intende adottare ai fini di
determinare il Capitale Interno per i rischi assunti.
L’attività di definizione dei modelli di misurazione/valutazione compete alla Funzione Risk
Management e viene svolta con cadenza annuale o comunque quando si ritiene opportuno variare
le modalità di misurazione e valutazione del rischio. Per i rischi “non misurabili” vengono
condotte analisi di valutazione di natura qualitativa e l’utilizzo di appositi indicatori.
In quanto banca di classe 3, Banca ITB utilizza le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali
regolamentari a fronte dei rischi compresi nel Primo Pilastro (il metodo standardizzato per i rischi
di credito e per quelli di mercato, il metodo di base per i rischi operativi). Relativamente ai rischi
non inclusi nel Primo Pilastro, si utilizzano algoritmi semplificati e per gli eventuali altri rischi si
predispongono sistemi di controllo e attenuazione adeguati.
L’Amministratore Delegato e Direttore Generale propone al Consiglio di Amministrazione, per
l’approvazione, i modelli di misurazione o valutazione individuati dalla Funzione Risk
Management.
Integrazione dei rischi e calcolo del Capitale Interno complessivo
Banca ITB determina il Capitale Interno complessivo secondo un approccio “building block”
semplificato, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi del Primo
Pilastro, il Capitale Interno relativo agli altri rischi rilevanti.
La Funzione Risk Management effettua il calcolo del Capitale Interno complessivo attraverso le
seguenti fasi:
- misurazione dei rischi rilevanti “quantitativi” (per i quali è possibile giungere ad una
misurazione numerica del profilo di rischio per la banca, con conseguente accantonamento
di Capitale Interno) e valutazione quali-quantitativa della altre tipologie di rischio
(misurabili non quantitativi, valutabili)
- determinazione del Capitale Interno relativamente al singolo rischio rilevante individuato
- calcolo del Capitale Interno complessivo tramite la somma dei singoli requisiti calcolati
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Aprile 2016
La Funzione Risk Management, con la collaborazione della Funzione Pianificazione Strategica,
della Funzione Controllo di Gestione e la Funzione Amministrazione e Bilancio, effettua il
calcolo del Capitale Interno complessivo con periodicità minima semestrale (con eventuale
rivalutazione “ad evento” in caso di cambiamenti rilevanti a livello organizzativo e/o strategico) e
provvede a fornire opportuna informativa agli Organi Societari.
In particolare, la Funzione Amministrazione e Bilancio è responsabile del calcolo e della
comunicazione dei dati di consuntivo relativi alle grandezze utili al calcolo del Capitale Interno, la
Funzione Pianificazione Strategica è invece responsabile della fornitura dei dati previsionali e di
budget-piano.
Stress Test
Banca ITB effettua prove di stress per una migliore valutazione della propria esposizione ai rischi,
dei relativi sistemi di attenuazione e controllo e dell’adeguatezza del Capitale Interno.
Per prove di stress si intendono le tecniche quantitative e qualitative con le quali la banca valuta la
propria vulnerabilità ad eventi eccezionali ma plausibili. Si effettua la distinzione tra “Analisi di
sensibilità” (valutazione degli effetti di eventi specifici sui rischi della banca) e “Analisi di
scenario” (valutazione degli effetti di movimenti congiunti di variabili economico-finanziarie in
ipotesi di scenari avversi).
La conduzione di prove di stress consente di utilizzare analisi di tipo “what if” per quantificare
l’esposizione al rischio in circostanze avverse con una contestuale valutazione del corrispondente
Capitale Interno necessario per la sua copertura oppure di altri interventi per ridurre o attenuare il
rischio ed, inoltre, di effettuare una verifica del risultato e dell’accuratezza dei modelli di
valutazione del rischio.
Banca ITB effettua prove di stress appropriate in relazione alla natura di ciascuno dei fattori di
rischio rilevanti per la propria operatività. Nella definizione delle prove di stress la banca prende
in considerazione i costi paragonati ai benefici della costruzione di scenari particolarmente
articolati e complessi, nei quali sono numerosi gli effetti di correlazione tra fattori di rischio.
In quanto banca di classe 3, Banca ITB effettua analisi di sensibilità rispetto ai principali rischi
assunti, tra i quali almeno il rischio di credito, il rischio di concentrazione del portafoglio crediti e
il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario. Per effettuare le prove di stress su questi
ultimi due rischi la banca fa riferimento alle metodologie semplificate illustrate dalla normativa
(Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013, Titolo III, Capitolo I, Allegati B e C).
In assenza di eventi innovativi o straordinari per la banca, la definizione degli scenari di stress test
è rivista con cadenza annuale in funzione della tipologia e della materialità del rischio oggetto di
stress.
Calcolo del Capitale Economico
Nel caso di assunzione di rischi specifici o di variazioni significative del contesto di riferimento,
Banca ITB determina dei buffer aggiuntivi di capitale, da sommare al Capitale Interno al fine di
determinare un Capitale Economico.
A tal fine è necessario procedere quindi al calcolo delle seguenti tipologie di Buffer:
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Aprile 2016
- Buffer Interni
Si tratta di capitale aggiuntivo che può essere determinato per ciascuna tipologia di rischio
rilevante, sia in funzione delle grandezze considerate nella definizione del “Risk Appetite” e
della “risk tolerance” sia in funzione della presenza di Corrective Action Plan (CAP)
identificati nell’ambito del sistema dei controlli.
- Buffer da Stress Test
Banca ITB effettua prove di stress per una più efficace ed accurata valutazione della propria
esposizione ai rischi, dei relativi sistemi di attenuazione e controllo e dell’adeguatezza del
Capitale Interno. L’esito degli stress test comporta in sintesi il calcolo di una variazione di
Capitale Interno e di risorse patrimoniali legati agli scenari ipotizzati.
La Funzione Risk Management effettua, con periodicità minima annuale, il calcolo del Capitale
economico sommando i buffer aggiuntivi di capitale al Capitale Interno complessivo e “ad
evento” in caso di cambiamenti rilevanti a livello organizzativo e/o strategico. Inoltre, provvede a
fornire opportuna informativa dei calcoli effettuati agli Organi di Vertice.
La determinazione del capitale economico complessivo è il frutto di un processo organizzativo
che costituisce parte integrante della gestione aziendale e contribuisce a determinare le strategie e
l’operatività corrente della banca.
Calcolo delle Risorse Finanziarie Disponibili
Ai sensi delle Disposizioni di Vigilanza Prudenziale, l’aggregato dei Fondi propri è determinato
sulla base di quanto previsto dalla Circolare della Banca d’Italia n. 285/2013 e dalla CRR . Tale
aggregato è quindi calcolato come somma di componenti positivi e negativi, in base alla loro
qualità patrimoniale. Le componenti positive sono nella piena disponibilità della banca in modo
da poter essere utilizzate senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali.
I Fondi propri per Banca ITB sono essenzialmente costituiti da componenti del Common Equity
Tier 1, vale a dire le risorse patrimoniali di più elevata qualità.
In sede di autovalutazione interna in termini di adeguatezza patrimoniale (Processo ICAAP), la
banca definisce l’aggregato delle Risorse Finanziarie Disponibili come somma tra i Fondi propri
identificati secondo la vigilanza prudenziale e gli utili di esercizio maturati e non distribuiti
secondo la politica di dividendo definita.
Controllo sulla composizione dei Fondi propri e delle Risorse Finanziarie Disponibili
Utilizzando i componenti di alcune metriche definite in ambito RAF, la banca procede alla
valutazione delle grandezze patrimoniali, verificandone altresì la composizione in coerenza con i
requisiti Basilea 3 (fully loaded), l’ICAAP e con il RAF stesso.
Riconciliazione delle Risorse Finanziarie Disponibili con i Fondi propri
A valle della fase riferita al calcolo delle Risorse Finanziarie Disponibili, la banca procede ad una
riconciliazione tra le medesime Risorse (chiamate di seguito anche “Risorse Patrimoniali”) e
l’aggregato regolamentare dei Fondi propri. In particolare, viene spiegato l’utilizzo a fini di
copertura del Capitale Economico di strumenti patrimoniali non computabili nei Fondi propri.
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L’attività di riconciliazione si declina nelle seguenti fasi:
- valutazione delle risorse patrimoniali: sono definite le modalità con le quali si intende
computare le risorse patrimoniali della banca per far fronte ai rischi rilevanti
- confronto tra capitale economico e risorse patrimoniali: ai fini di una valutazione
dell’adeguatezza del capitale, il capitale economico è sottoposto a confronto con le Risorse
Finanziarie Disponibili della banca, con l’obiettivo di evidenziare e quantificare situazioni di
eccedenza o deficit di capitale
Valutazione dell’adeguatezza patrimoniale
La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale compete all’Amministratore Delegato e Direttore
Generale, con il supporto della Funzione Risk Management e della Funzione Amministrazione e
Bilancio, e viene condotta con criteri analoghi a quelli stabiliti per il Primo Pilastro, valutando se il
Capitale Economico sia coperto da adeguate Risorse Patrimoniali della banca.
I dati di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale vengono successivamente sottoposti
dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale al Consiglio di Amministrazione.
Nel caso in cui dalle evidenze di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale emergessero esigenze
di intervento, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale propone al Consiglio di
Amministrazione, per l’approvazione, eventuali piani correttivi.
Produzione del Resoconto ICAAP
L’attività di produzione del Resoconto ICAAP è effettuata dalla Funzione Risk Management con
la collaborazione delle Funzioni Pianificazione Strategica, Amministrazione e Bilancio e altre
Funzioni aziendali eventualmente impattate. Il contenuto informativo è conforme allo schema di
riferimento indicato dalla normativa (Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013,
Titolo III, Capitolo I, Allegato D).
L’Amministratore Delegato e Direttore Generale propone al Consiglio di Amministrazione, per
l’approvazione, il Resoconto ICAAP e provvede ad inoltrarlo a Banca d’Italia, unitamente alle
delibere del Collegio Sindacale e alle relazioni della Direzione Internal Audit nelle quali si sono
espressi sul Processo ICAAP, secondo le rispettive competenze ed attribuzioni.
Le analisi sugli impatti patrimoniali a fini ICAAP confermano un livello di patrimonializzazione
significativamente superiore ai requisiti normativi.
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Esposizioni creditizie per classe
31/12/2015
31/12/2014
VALORE
VALORE
REQUISITI
VALORE
VALORE
REQUISITI
ESPOSIZIONE PONDERATO PATRIMONIALI ESPOSIZIONE PONDERATO PATRIMONIALI
125.036
508
41
52.781
634
51
a) esposizioni verso am ministrazioni centrali o banche centrali
0
0
0
0
0
0
b) esposizioni verso am ministrazioni regionali o autorità locali
0
0
0
0
0
0
c) esposizioni verso organismi del settore pubblico
0
0
0
0
0
0
d) esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo
0
0
0
0
0
0
e) esposizioni verso organizzazioni internazionali
56.925
11.269
902
70.927
14.097
1.128
f) esposizioni verso enti
3.679
3.679
294
3.835
3.835
307
g) esposizioni verso im prese
11.400
6.936
555
14.676
9.015
721
h) esposizioni al dettaglio
176
62
5
0
0
0
i) esposizioni garantite da ipoteche su beni im mobili
200
200
16
606
639
51
j) esposizioni in stato di default
0
0
0
0
0
0
k) esposizioni associate a un rischio particolarmente elevato
0
0
0
0
0
0
l) esposizioni sotto form a di obbligazioni garantite
0
0
0
0
0
0
m) elementi che rappresentano posizioni verso la cartolarizzazione
n) esposizioni verso enti e im prese con una valutazione del merito
0
0
0
0
0
0
di credito a breve termine
o) esposizioni sotto form a di quote o di azioni in organismi di
0
0
0
0
0
0
investimento collettivi (OIC)
41
41
3
14
14
1
p) esposizioni in strum enti di capitale
29.178
29.127
2.330
9.515
9.425
754
q) altre posizioni
TOTALE RISCHIO DI CREDITO
226.635
51.823
4.146
152.355
37.659
3.013
ATTIVITÀ RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE
Nella tavola sopra rappresentata è evidenziata l’esposizione al netto delle svalutazioni, i relativi
valori ponderati (RWA) e il requisito patrimoniale per ogni classe regolamentare di attività.
Adeguatezza patrimoniale
Importi non ponderati
Im porti ponderati/requisiti
Categorie/Valori
2015
A. ATTIVITÀ DI RISCHIO
A.1 Ris chio di credito e di controparte
1. Metodologia standardizzata
2. Metodologia basata sui rating interni
2.1 Base
2.2 Avanzata
3. Cartolarizzazioni
B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA
B.1 Rischio di credito e di controparte
B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito
B.3 Rischio di regolamento
B.4 Rischi di m ercato
1. Metodologia standard
2. Modelli interni
3. Rischio di concentrazione
B.5 Rischio operativo
1. Metodo base
2. Metodo standardizzato
3. Metodo avanzato
B.6 Altri elementi del calcolo
B.7 Totale requisiti prudenziali
C. ATTIVITÀ DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA
C.1 Attività di ris chio ponderate
C.2 Capitale prim ario di classe 1/Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio)
C.3 Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio)
C.4 Totale Fondi propri/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio)
0
226.635
0
0
0
0
2014
0
152.355
0
0
0
0
2015
2014
0
51.823
0
0
0
0
0
37.659
0
0
0
0
4.146
0
0
0
0
0
0
4.908
4.908
0
0
0
9.054
3.013
0
0
0
0
0
0
3.671
3.671
0
0
0
6.684
113.175
25,84%
25,84%
25,84%
83.550
27,49%
27,49%
27,49%
La banca presenta un Tier 1 ratio al 31 dicembre 2015 pari al 25,84%.
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ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE
Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad
oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della
transazione stessa.
Il rischio di controparte grava sulle seguenti tipologie di transazione:
- strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC)
- operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o
assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT)
- operazioni con regolamento a lungo termine (operazioni LST)
Tale rischio è, quindi, una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le
transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al
momento dell'insolvenza.
Per gli strumenti derivati OTC (tranne i derivati creditizi riconosciuti nell’ambito degli strumenti
di mitigazione del rischio di credito) il rischio di controparte comprende non solo il rischio di
insolvenza ma anche il rischio di perdite che possono derivare dagli aggiustamenti al valore di
mercato degli stessi a seguito del deterioramento del merito creditizio delle controparti (c.d.
rischio di CVA).
Per la banca, avuto riguardo all’ordinaria operatività, il rischio di controparte si verifica
potenzialmente per la seguente tipologia di transazioni: operazioni pronti contro termine attive e
passive su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e
finanziamenti con margini (operazioni SFT – Security Financing Transactions).
La banca non fa invece solitamente ricorso all’utilizzo di strumenti derivati finanziari a copertura
del portafoglio bancario e creditizio negoziati fuori borsa (OTC – Over The Counter).
In ottica di misurazione di tale fattispecie di rischio, Banca ITB fa ricorso alle metodologie
standardizzate previste dalla normativa per le banche di classe 3 ICAAP.
Conformemente alle Disposizioni di Vigilanza in materia, la banca si è dotata di adeguati presidi
organizzativi, funzionali al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo del rischio di
controparte che prevedono il coinvolgimento, in termini di attribuzione di ruoli e responsabilità,
di diverse funzioni aziendali. Più in particolare, Banca ITB ha definito un modello di gestione
basato sulla separazione delle attività di gestione e controllo di linea dalle attività di controllo di
secondo livello, assegnandole ad attori differenti.
Il processo di monitoraggio di primo livello è responsabilità della funzione operativa che pone in
essere operazioni che possono generare esposizioni soggette a tale fattispecie di rischio ed è
disciplinato in apposita documentazione interna.
La Funzione Risk Management, in relazione all’attività di controllo di 2° livello, provvede al
monitoraggio indipendente dei limiti operativi e di propensione al rischio vigenti ed in caso di
superamento degli stessi provvede a darne tempestiva informativa all’Amministratore Delegato e
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Aprile 2016
Direttore Generale e, alla prima occasione utile, al Consiglio di Amministrazione e al Collegio
Sindacale.
In tale ambito, le politiche inerenti la gestione del rischio di controparte si basano sui seguenti
principali elementi:
- declinazione della propensione al rischio nei confronti delle singole tipologie di controparte
- definizione di limiti operativi specifici, sia con riferimento alle controparti accettate, sia con
riferimento alle tipologie di operazioni ammissibili (in particolare, con specifico riferimento
alla possibilità di porre in essere operazioni di PCT attivi e passivi con controparti vigilate)
- restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili, in termini di strumenti ammissibili
- deleghe operative
Per quanto concerne le politiche relative alle garanzie ed alle valutazioni concernenti il rischio di
controparte la banca, ad oggi, non ricorre all’utilizzo di garanzie e accordi di compensazione
riconosciute ai fini CRM per l’attenuazione del rischio di controparte.
In virtù dell’operatività posta in essere, alla data del 31 dicembre 2015 la banca non ha assunto
esposizioni a fronte del rischio di controparte.
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RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI E
RETTIFICHE
I crediti sono costituiti da attività finanziarie verso clientela e banche, non quotate in un mercato
attivo e con pagamenti fissi o comunque determinabili; sono iscritti alla data, successiva alla
sottoscrizione del contratto, che normalmente coincide con la data di erogazione alla controparte.
Successivamente all’iniziale rilevazione, ove ne sussistano i presupposti, i crediti sono valutati al
costo ammortizzato che, utilizzando il metodo dell’interesse effettivo, consente di distribuire
l’effetto economico di costi/proventi relativi alla singola operazione durante tutta la vita residua
attesa del credito.
Qualora si riscontri un deterioramento del merito creditizio tale da far ritenere non probabile che
vengano puntualmente onorati gli impegni contrattuali del cliente nei confronti della banca, si
procede, se confermate le criticità emerse in una sede di monitoraggio, alla classificazione della
posizione tra i crediti deteriorati,salvo il caso in cui la classificazione avvenga in maniera
automatica al verificarsi delle condizioni previste dalla normativa di Banca d’Italia in tema di
esposizioni scadute-deteriorate (Past-due).
I crediti deteriorati sono suddivisi nelle seguenti categorie:
Sofferenze: il complesso delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” nei confronti di un soggetto
in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente
equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca. Sono
escluse le esposizioni la cui situazione di anomalia sia riconducibile a profili attinenti al rischio
Paese
Inadempienze probabili (“unlikely to pay”): la classificazione in tale categoria è il risultato del giudizio
della banca circa l’improbabilità che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il
debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie.
Tale valutazione va operata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali importi (o rate)
scaduti e non pagati.
Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: esposizioni per cassa, diverse da quelle classificate tra le
sofferenze o le inadempienze probabili, che, alla data di riferimento della segnalazione, sono
scadute o sconfinanti.
Rientrano inoltre in tale categoria tutti i rapporti garantiti da immobili ed accesi a controparti al
dettaglio che, alla data di riferimento, risultano scaduti o sconfinati in via continuativa da oltre 90
giorni, così come definiti della Circolare della Banca d’Italia n. 272/2008 in tema di segnalazioni
di vigilanza.
Ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali, i crediti deteriorati (classificati nel portafoglio di
vigilanza “Esposizioni in stato di Default”) vengono valutati facendo riscorso alla metodologia
standardizzata.
Contestualmente alle classificazioni del credito deteriorato appena esposte, vengono applicate le
definizioni di Forbearance (misure di tolleranza o concessione) introdotte dagli «Implementing
Technical Standards» (ITS) e adottati da parte della Commissione Europea.
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Secondo tali principi vengono dette “Forborne” le esposizioni creditizie per le quali siano state
concesse modifiche delle condizioni contrattuali o un rifinanziamento totale o parziale, a causa
delle difficoltà finanziarie del debitore, che potrebbero determinare una perdita per il finanziatore.
Non è detto che il debitore si sia già rivelato effettivamente inadempiente.
L’identificazione di tali esposizioni è quindi vincolata al verificarsi di specifiche condizioni relative
alla presenza di difficoltà del “debitore” nel ripagamento del debito, associate ad azioni gestionali
da parte dell’Istituto finalizzate al superamento di tali difficoltà (misure di forbearance).
Le misure di “Forbearance” possono essere concesse in relazione sia a linee Performing che a linee
Non Performing.
Almeno alla chiusura di ogni bilancio annuale e di situazione infrannuale, viene effettuata una
valutazione della perdita di valore su tutto il portafoglio crediti, per individuare evidenze oggettive
di una potenziale perdita di valore, conseguente ad eventi occorsi dopo la loro iscrizione.
Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienza
probabile, scaduto deteriorato secondo le regole di Banca d’Italia. In particolare, la banca
provvede ad effettuare una stima di perdita di valore collettiva, sui crediti in generale, anche ove
non siano emersi segni di deterioramento. La stima della perdita attesa viene determinata tenendo
conto di serie storiche, ove presenti, e di altri elementi osservabili alla data della valutazione (ad
esempio, il numero di giorni di sconfino continuativo, il numero di rate arretrate nei prestiti, ecc.).
Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee; le rettifiche di valore determinate
collettivamente vengono poi contabilmente imputate nel Conto Economico. Oltre a quanto
sopra descritto, nei casi in cui vengano rilevate ulteriori evidenze di una possibile perdita di
valore, vengono effettuate svalutazioni analitiche.
Le svalutazioni analitiche avvengono sulla base dei flussi di cassa attesi, del valore di presumibile
realizzo delle garanzie che assistono il credito e dei costi che potrebbero essere sostenuti a fronte
di un’eventuale attività di recupero coatto; tali voci vengono attualizzate al saggio di interesse in
vigore al momento della classificazione tra i crediti deteriorati, se i tempi previsti per l’incasso di
detti flussi monetari sono superiori ai 12 mesi.
Totale
Altre esposizioni
non deteriorate
Esposizioni scadute
non deteriorate
Inadempienze
probabili
Sofferenze
Portafogli/qualità
Esposizioni scadute
deteriorate
Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità
creditizia (valori di bilancio)
1. Attività finanziarie disponibili per la vendita
0
0
0
0
113.969
113.969
2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
0
0
0
0
0
0
3. Crediti vers o banche
0
0
0
0
56.925
56.925
4. Crediti vers o clientela
0
106
94
203
15.032
15.435
5. Attività finanziarie valutate al fair value
0
0
0
0
0
0
6. Attività finanziarie in corso di dismissione
0
0
0
0
0
0
Totale 2015
0
106
94
203
185.926
186.329
Totale 2014
0
235
371
590
123.644
124.840
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Totale
(esposizione netta)
1. Attività finanziarie disponibili per la vendita
2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
3. Crediti verso banche
4. Crediti verso clientela
5. Attività finanziarie valutate al fair value
6. Attività finanziarie in corso di dismis sione
113.969
0
56.925
15.235
0
0
113.969
0
56.925
15.435
0
0
(29)
186.129
186.329
(36)
124.234
124.840
0
0
0
200
0
0
Rettifiche di
portafoglio
Esposizione
lorda
Attività non deteriorate
Esposizione
netta
Portafogli/qualità
Rettifiche
specifiche
Esposizione
lorda
Attività deteriorate
Esposizione
netta
Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia
(valori lordi e netti)
0
0
0
1.411
0
0
0
0
0
(1.211)
0
0
113.969
0
56.925
15.264
0
0
Totale 2015
1.411
(1.211)
200
186.158
Totale 2014
1.491
(885)
606
124.270
0
0
0
(29)
0
0
Non vengono forniti i dati medi in quanto i dati di fine periodo riportati sono rappresentativi
delle esposizioni al rischio della banca durante il periodo di riferimento.
Le principali esposizioni sono verso banche, controparti al dettaglio (Tabaccherie) e imprese
connesse all’attività svolta da Banca ITB relativa all’erogazione di servizi di incasso e pagamento
rivolti alla clientela occasionale.
I valori sopra riportati corrispondono a quelli indicati nella parte E della Nota Integrativa nelle
tabelle A.1.1 e A.1.2 di pari oggetto.
Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio)
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni
A.2 Inadempienze probabili
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni
A.4 Esposizioni non deteriorate
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni
TOTALE A
B. Esposizioni "fuori bilancio"
0
0
0
0
0
0
X
X
0
0
X
B.2 Inadempienze probabili
0
B.3 Altre attività deteriorate
0
B.4 Esposizioni non deteriorate
0
TOTALE B
0
TOTALE (A + B) 2015 113.969
TOTALE (A + B) 2014
34.978
0
0
X
0
0
0
X
X
0
0
0
0
X
X
0
0
0
0
0
0
X
X
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
X
0
0
0
0
0
0
0
0
X
0
0
0
X
X
0
0
0
0
X
X
0
0
0
0
0
0
X
Imprese
non
finanziarie
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
X
0
0
0
0
0
0
0
0
X
0
0
0
X
X
0
0
0
0
X
X
0
0
0
0
0
0
X
X
0
0
X
0
0
X
0
0
X
0
0
0
0
0
0
0
0
X
0
0
0
X
X
0
0
0
0
0
0
20
20
14.993
18.638
0
0
X
0
(1.211)
(885)
X
X
0
0
(29)
(36)
0
0
0
0
462
314
0
0
X
0
0
0
X
X
0
0
(0)
0
X
(1.211)
0
X
Rettifiche valore di portafoglio
Rettifiche valore specifiche
0
0
0
0
0
0
0
0
106
40
94
15
14.773
1.155
14.973
0
X
(699)
0
(313)
(77)
(199)
(13)
X
Esposizione netta
Rettifiche valore di portafoglio
Altri
soggetti
Rettifiche valore specifiche
Esposizione netta
Rettifiche valore specifiche
Esposizione netta
X
Rettifiche valore di portafoglio
Società di
assicurazione
Rettifiche valore di portafoglio
Rettifiche valore specifiche
Esposizione netta
Rettifiche valore specifiche
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
B.1 Sofferenze
0
0
0
0
0
0
113.969
0
113.969
0
Esposizione netta
Rettifiche valore di portafoglio
Rettifiche valore specifiche
Esposizione netta
Espos izioni/Controparti
Società
finanziarie
Rettifiche valore di portafoglio
Altri enti
pubblici
Governi
X
X
(29)
(8)
(29)
0
0
0
0
0
0
0
462
0
462
0
0
0
0
0
0
0
X
0
0
X
X
X
(0)
0
(0)
0
I valori riportati corrispondono a quelli indicati nella parte E della Nota Integrativa nella tabella
B.1 di pari oggetto.
Pagina 59 of 84
Aprile 2016
Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (valore di bilancio)
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
TOTALE A
RESTO
DEL
MONDO
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Esposizione netta
ASIA
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Esposizioni/Aree geografiche
AMERICA
Rettifiche valore
complessive
ALTRI
PAESI
EUROPEI
ITALIA
0
106
94
129.204
129.404
(699)
(313)
(199)
(29)
(1.240)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
20
20
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
TOTALE (A + B) 2015
129.424
(1.240)
0
0
0
0
0
0
0
0
TOTALE (A + B) 2014
53.930
(921)
0
0
0
0
0
0
0
0
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Inadempienze probabili
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate
TOTALE B
I valori riportati corrispondono a quelli indicati nella parte E della Nota Integrativa nella tabella
B.2 di pari oggetto.
Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso banche (valore di bilancio)
RESTO
DEL
MONDO
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Esposizione netta
ASIA
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Esposizioni/Aree geografiche
AMERICA
Rettifiche valore
complessive
ALTRI
PAESI
EUROPEI
ITALIA
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
0
0
0
56.925
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
TOTALE A
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
56.925
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
B.2 Inadempienze probabili
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
TOTALE B
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
TOTALE (A + B) 2015
56.925
0
0
0
0
0
0
0
0
0
TOTALE (A + B) 2014
71.093
0
0
0
0
0
0
0
0
0
I valori riportati corrispondono a quelli indicati nella parte E della Nota Integrativa nella tabella
B.3 di pari oggetto.
Pagina 60 of 84
Aprile 2016
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie
Voci/ Scaglioni temporali
Attività per cassa
A.1
A.2
A.3
A.4
Titoli di Stato
Altri titoli di debito
Quote O.I.C.R.
Finanziam enti
- Banche
- Clientela
Passività per cassa
B.1 Depositi e conti correnti
- Banche
- Clientela
B.2 Titoli di debito
B.3 Altre passività
Operazioni "fuori bilancio"
C.1 Derivati finanziari con scam bio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.2 Derivati finanziari senza scam bio di capitale
- posizioni lunghe
- posizioni corte
C.3 Depositi e finanziam enti da ricevere
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.4 Im pegni irrevocabili a erogare fondi
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.5 Garanzie finanziarie rilasciate
C.6 Garanzie finanziarie ricevute
C.7 Derivati creditizi con scam bio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.8 Derivati creditizi senza scam bio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
A vista
37.508
0
0
0
37.508
24.176
13.332
173.538
64.955
0
64.955
0
108.583
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Da
Da
Da
Da
oltre
oltre
oltre
oltre
1 giorno 7 giorni 15 giorni 1 mese
a
a
a
fino a
7 giorni 15 giorni 1 m ese 3 m esi
10.008
0
0
0
10.008
10.000
8
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
0
0
0
2
0
2
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
64
0
0
0
64
0
64
20
20
0
20
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
31.661
0
0
0
31.661
31.500
161
30
30
0
30
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Da
oltre
3 mesi
fino a
6 mesi
219
0
0
0
219
0
219
89
89
0
89
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Da
oltre
6 m esi
fino a
1 anno
45.444
45.000
0
0
444
0
444
4.475
4.475
0
4.475
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Da
oltre
1 anno
fino a
5 anni
56.216
55.000
0
0
1.216
0
1.216
1.300
0
0
0
0
1.300
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Oltre 5
anni
10.145
10.000
0
0
145
0
145
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Durata
indeterminata
Valuta di denominazione: Euro
578
0
0
0
578
578
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
I valori esposti corrispondono a quelli indicati nella parte E della Nota Integrativa nella tabella
della sezione 3 “Rischio di liquidità”.
Pagina 61 of 84
Aprile 2016
Rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti: composizione
Rettifiche di valore
Riprese di valore
Altre
Operazioni/Componenti reddituali
Cancellazioni
Specifiche
Di
portafoglio
Specifiche
Di
portafoglio
A
A
B
Totale 2015 Totale 2014
B
A. Crediti verso banche
- Finanziamenti
- Titoli di debito
B. Crediti verso clientela
Crediti deteriorati acquistati
- Finanziamenti
- Titoli di debito
Altri crediti
- Finanziamenti
- Titoli di debito
0
0
0
(134)
0
0
0
(134)
(134)
0
0
0
0
(1.092)
0
0
0
(1.092)
(1.092)
0
0
0
0
0
0
X
X
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
402
0
0
0
402
402
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
370
0
X
X
370
370
0
0
0
0
(453)
0
0
0
(453)
(453)
0
0
0
0
(273)
0
0
0
(273)
(273)
0
C. Totale
(134)
(1.092)
0
0
402
0
370
(453)
(273)
Legenda:
A: Da interessi
B: Altre riprese
I valori riportati corrispondono a quelli indicati nella parte C della Nota Integrativa nella tabella
8.1 di pari oggetto.
Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Casuali/Categorie
A. Esposizione lorda iniziale
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
B. Variazioni in aumento
B.1 ingressi da esposizioni in bonis
B.2 tras ferimenti da altre categorie di espos izioni deteriorate
B.3 altre variazioni in aumento
C. Variazioni in diminuzione
C.1 us cite verso esposizioni in bonis
C.2 cancellazioni
C.3 incassi
C.4 realizzi per cess ioni
C.5 perdite da cess ione
C.6 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate
C.7 altre variazioni in diminuzione
D. Esposizione lorda finale
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
Sofferenze
462
0
279
97
0
182
0
(42)
(20)
0
0
(22)
0
0
699
0
Inadempienze
probabili
0
0
503
466
0
18
19
(190)
0
(31)
0
0
(159)
0
313
0
Es posizioni
scadute
deteriorate
59
0
310
310
0
0
0
(170)
0
(95)
0
0
(59)
(16)
199
0
I valori riportati corrispondono a quelli indicati nella parte E della Nota Integrativa nella tabella
A.1.8 di pari oggetto.
Pagina 62 of 84
Aprile 2016
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI
PORTAFOGLI
ASSOGGETTATI
AL
METODO
STANDARDIZZATO E USO DELLE ECAI
Banca ITB determina il requisito in base al metodo Standardizzato, che, in estrema sintesi,
prevede la ponderazione delle esposizioni creditizie in base all’inclusione in uno dei portafogli
regolamentari, definiti in relazione alle caratteristiche del soggetto finanziato o dell’operazione
perfezionata con il cliente, cui il Comitato di Basilea riconosce omogenei profili di rischiosità.
Sull’ammontare complessivo così determinato (RWA – Risk Weighted Assets, Attivi Ponderati
per il Rischio) si quantifica il requisito patrimoniale, pari all’8% degli RWA. Tale metodologia, in
particolare, attribuisce alle controparti retail ed alle operazioni garantite da immobili un
trattamento favorevole in virtù della minore rischiosità implicita.
La metodologia contempla altresì ponderazioni differenti in funzione di una valutazione del
merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito
(ECAI) ovvero da agenzie di credito alle esportazioni (ECA) riconosciute ai fini prudenziali sulla
base di quanto previsto dal Regolamento (UE) 575/2013. Banca ITB, tenendo conto delle
proprie caratteristiche operative, ha deciso di non adottare tali valutazioni.
In virtù della scelta operata, per i portafogli nei quali rientrano le esposizioni verso
“amministrazioni centrali e banche centrali” ed “intermediari vigilati (enti)” si fa riferimento ai
diversi fattori di ponderazione previsti dalla normativa per la metodologia standardizzata, come
segue:
- le esposizioni verso le “amministrazioni centrali e le banche centrali” di Stati membri
dell’Unione Europea, denominate nella valuta locale, sono ponderate a zero se la
corrispondente provvista è denominata nella medesima valuta
- le esposizioni nei confronti di “intermediari vigilati (enti)” avente sede in uno degli Stati
membri dell’Unione Europea, denominate nella valuta locale, ed aventi durata residua pari o
inferiore a tre mesi, sono ponderate al 20%
Pagina 63 of 84
Aprile 2016
Distribuzione delle esposizioni per classe di merito creditizio e per classe regolamentare di attività
Classe di
merito
creditizio
a) es pos izioni verso o garantite da amministrazioni centrali o banche centrali
0%
100%
250%
b) es pos izioni verso o garantite da amministrazioni regionali o autorità locali
c) esposizioni vers o o garantite da organismi del settore pubblico
d) es pos izioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo
e) es pos izioni verso o garantite da organizzazioni internazionali
f) esposizioni vers o o garantite da enti
0%
20%
g) es pos izioni verso o garantite da impres e
100%
h) es pos izioni al dettaglio
i) esposizioni garantite da ipoteche s u beni immobili
j) esposizioni in s tato di default
75% (*)
35%
100%
150%
k) esposizioni as sociate a un ris chio particolarmente elevato
l) esposizioni sotto forma di obbligazioni garantite
m) elementi che rappresentano posizioni vers o la cartolarizzazione
n) es pos izioni verso enti e imprese con una valutazione del merito di credito a
breve termine
o) es pos izioni s otto forma di quote o di azioni in organismi di investimento
collettivi (OIC)
p) es pos izioni in strumenti di capitale
100%
q) altre posizioni
0%
100%
TOTALE RISCHIO DI CREDITO
Esposizione Esposizione
con
senza
Esposizioni
attenuazione attenuazione dedotte dai
del rischio di del rischio di fondi propri
credito
credito
125.036
125.036
0
124.682
124.682
0
251
251
0
103
103
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
56.925
56.925
0
578
578
0
56.347
56.347
0
3.679
3.679
0
3.679
3.679
0
11.400
11.400
0
11.400
11.400
0
176
176
0
200
200
0
200
200
0
0
0
0
0
0
0
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0
0
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0
0
0
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0
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41
41
29.178
50
29.127
226.635
41
41
29.178
50
29.127
226.635
0
0
0
0
0
0
(*) Relativamente al segmento delle esposizioni al dettaglio, per le esposizioni rientranti nella definizione di PMI, si
applica il fattore di sostegno (0,7619) ai sensi del Regolamento (UE) 575/2013, art. 501.
Banca ITB non si avvale di tecniche di mitigazione del rischio di credito ai fini del computo degli
assorbimenti determinati a fini prudenziali, pertanto le informazioni riportate nella presente
tabella, relative alle esposizioni “con” e “senza” attenuazione del rischio di credito sono le
medesime.
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Aprile 2016
TECNICHE
CREDITO
DI
ATTENUAZIONE
DEL
RISCHIO
DI
La politica dei crediti della banca è improntata alla massima attenzione nell’allocazione del credito
e selettività delle iniziative e dei prenditori. Il processo valutativo del merito di credito è in primo
luogo teso ad analizzare la capacità autonoma del prenditore di generare con la gestione
dell’attività tipica flussi finanziari idonei a sostenere il servizio del debito.
Rientrano nell’ambito delle tecniche di mitigazione del rischio quegli elementi che contribuiscono
a ridurre la perdita che la banca andrebbe a sopportare in caso di default della controparte; esse
comprendono, in particolare, le garanzie e le forme tecniche di affidamento (accordare ai clienti
forme di finanziamento adeguate alle effettive esigenze e capacità di rimborso, in termini di
importo e modalità – ad esempio finanziamenti a medio lungo termine piuttosto che a breve –
rappresentano di per sé forme di attenuazione del rischio assunto).
Per alcune tipologie di concessioni e per alcune controparti, la banca acquisisce garanzie con lo
scopo di mitigare il rischio assunto. Tale strategia è stata perseguita attraverso l’acquisizione di
garanzie personali (in particolare fideiussioni) a fronte di richieste di particolare rilevanza,
indipendentemente dagli impatti ai fini patrimoniali.
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Aprile 2016
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI MERCATO
La banca, alla luce dell’operatività posta in essere nel corso del 2015, non ha assunto rischi di
mercato.
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Aprile 2016
RISCHIO OPERATIVO
Ai fini regolamentari, per la determinazione del requisito patrimoniale per i rischi operativi viene
adottata la metodologia base BIA (Basic Indicator Approach). Tale metodologia prevede che il
requisito patrimoniale sia calcolato applicando un coefficiente regolamentare (15%) ad un
indicatore del volume di operatività aziendale definito all’art. 316 del Regolamento (UE) n.
575/2013.
Banca ITB ha definito il quadro complessivo per la gestione dei rischi operativi, stabilendo i
processi organizzativi per la misurazione, la gestione ed il controllo degli stessi. Il monitoraggio
dei rischi operativi di Banca ITB è assicurato dalla Funzione Risk Management che è responsabile
dello sviluppo delle metodologie per la misurazione dei rischi e per il trattamento dei dati di
perdita e di predisporre i conseguenti strumenti di reporting.
Banca ITB ha implementato un insieme strutturato di processi, funzioni e risorse per
l’identificazione, la valutazione e il controllo degli stessi, volto ad assicurare un’efficace azione di
prevenzione ed attenuazione dei rischi medesimi. Il sistema di governance aziendale prevede che
ogni Funzione abbia la responsabilità di gestire in modo proattivo i rischi operativi generati dalle
proprie attività, definendo opportuni processi e controlli; la Funzione di Risk Management, poi,
garantisce un presidio continuativo ed indipendente sui rischi operativi, che nell’accezione di
Banca ITB includono anche i rischi informatico e di compliance, minimizzandone l’impatto sul
Conto Economico tramite opportune attività di controllo. In particolare, la normativa interna
prevede un sistema di controllo basato sulle seguenti attività:
- l’identificazione e la classificazione dei rischi stessi attraverso una mappatura dettagliata dei
rischi operativi, della loro natura, dei potenziali impatti in termini di frequenza e gravità e dei
controlli atti a mitigarne gli effetti. Tale processo è svolto periodicamente da tutte le funzioni
aziendali e coadiuvato dalla Funzione Risk Management
- un processo di raccolta degli eventi operativi con la misurazione della frequenza con cui si
manifestano i rischi e del relativo impatto economico. Le informazioni che vengono raccolte
sono sia di tipo contabile sia gestionale. La raccolta delle informazioni gestionali permette una
migliore comprensione dei processi che hanno generato le anomalie ed è finalizzata
all’individuazione di interventi, sia a livello procedurale sia a livello di sistemi informativi, atti a
limitarne eventuali impatti organizzativi o contabili. Le informazioni di natura contabile (quali
ad esempio perdite, recuperi, accantonamenti o smobilizzo fondi), oltre a fornire informazioni
fondamentali per lo sviluppo di controlli mirati alla riduzione dei rischi rilevanti, sono
archiviate e registrate in sistemi informativi dedicati
- l’utilizzo di indicatori di rischio operativo, informatico e di compliance, principalmente
focalizzati sui processi più rilevanti, il cui monitoraggio potrebbe evitare - o semplicemente
segnalare preventivamente l’accadimento di - eventuali eventi di rischio operativo. Gli
indicatori di rischio sono definiti e sviluppati dalla Funzione Risk Management. Le relative
soglie di attenzione sono identificate e condivise con le Funzioni aziendali e sottoposte a
revisione periodica
- lo svolgimento di analisi specifiche, effettuate dalla Funzione Risk Management, su iniziativa o
su richiesta delle Funzioni aziendali, mirate all’individuazione di eventuali aree di
miglioramento relative a processi o sistemi
- definizione di opportune azioni di mitigazione sulla base dei risultati forniti dalle attività
sopracitate, quali la revisione dei processi, lo sviluppo dei sistemi adottati o l’adozione di
politiche assicurative specifiche
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Aprile 2016
- un sistema di reporting verso l’Alta Direzione, il Consiglio di Amministrazione e il Collegio
Sindacale tale da garantire l’assunzione consapevole dei rischi operativi ed il contenimento
degli stessi entro i limiti operativi definiti
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Aprile 2016
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE
INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE
NON
L’esposizione in strumenti di capitale della banca al 31 dicembre 2015 è rappresentata
dall’investimento, effettuato nel 2010, per l’acquisto di n. 13.739 azioni pari allo 0,055% del
capitale sociale di Sec Servizi S.C.p.A., società di outsourcing del sistema informativo contabile
della banca e dall’acquisto, effettuato nel 2015, di n. 8 azioni di S.W.I.F.T. S.c.r.l. pari allo 0,109%
del capitale sociale.
Le azioni sono classificate nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita” e sono
valutate al costo di acquisto in quanto il relativo fair value non può essere valutato in modo
attendibile.
Esposizioni su strumenti di capitale
Valore di
bilancio
Valore di
mercato
Fair value
Utili
A. Titoli di capitale
A.1 Quotati
A.1.1 Azioni
A.1.2 Strumenti innovativi di capitale
A.2 Non Quotati
A.2.1 Azioni
A.2.2 Strumenti innovativi di capitale
A.2.3 Altri titoli di capitale
Titoli di capitale (A.1+A.2)
B. O.I.C.R
B.1 Quotati
B.1.1 Di diritto italiano
B.1.2 Di altri s tati UE
B.1.3 Di stati non UE
B.2 Non Quotati
B.2.1 Di diritto italiano
B.2.2 Di altri s tati UE
B.2.3 Di stati non UE
Titoli O.I.C.R. (B.1+B.2)
C. Strumenti derivati su titoli di capitale
C.1 Quotati
C.1.1 Valore pos itivo
C.1.2 Valore negativo
C.2 Non Quotati
C.2.1 Valore pos itivo
C.2.2 Valore negativo
Plusvalenze e m inus valenze
non realizzate e is critte a
stato patrimoniale
Utili e perdite realizzati e
impairment
Perdite
Plus valenze
Minus valenze
0
0
0
41
41
0
0
41
0
0
0
N.R
N.R
0
0
0
0
0
0
N.R
N.R
0
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0
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0
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0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
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Aprile 2016
ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE
SULLE POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI
NEGOZIAZIONE
Banca ITB adotta la definizione normativa di rischio di tasso di interesse sul banking book,
secondo cui il rischio in oggetto è: “il rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla
negoziazione: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse”. Il rischio di tasso di interesse è
generato quindi dagli sbilanci rivenienti dall’attività caratteristica come conseguenza di differenza
nelle scadenze e dei periodi di ridefinizione delle condizioni di tasso di interesse delle poste attive
e passive.
La politica di gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è volta alla stabilizzazione
del margine di interesse sul portafoglio bancario, mantenendo uno sbilancio tendenzialmente
contenuto.
Banca ITB ha previsto nella propria struttura la definizione di una Direzione Finanza deputata
all’individuazione, in base agli scenari di mercato, degli indirizzi di tipo strategico (attenendosi ai
limiti imposti da specifiche Policy interne) in grado di orientare decisioni circa:
- la struttura finanziaria delle attività e delle passività della banca
- il livello di rischio di tasso complessivamente assunto (es. contenimento dello sbilancio entro
determinati limiti)
- le politiche di funding e di posizionamento dei flussi di liquidità a scadenza in modo da ridurre
eventuali mismatch sul portafoglio bancario
La gestione operativa del rischio di tasso di interesse sul banking book è attribuita alla Direzione
Finanza, nell’ambito delle autonomie assegnate da una specifica linea guida ed in ottemperanza
agli indirizzi strategici, nonché agli obiettivi di rischio annualmente definiti in ambito RAF.
Nell’attività di gestione la Direzione Finanza si avvale di un modello rappresentativo del rischio
tasso (implementato all’interno della suite Ermas-Prometeia) basato sulla visualizzazione lungo
l’asse temporale delle operazioni per scadenza di riprezzamento, al fine di evidenziare eventuali
squilibri fra attivo e passivo. La Direzione Finanza si occupa inoltre di proporre al Consiglio di
Amministrazione gli interventi ritenuti necessari a migliorare il profilo complessivo in termini di
rischio di tasso (e di liquidità strutturale) e di realizzare operativamente tali interventi.
Nell’ambito del processo di controllo e gestione dei rischi e di valutazione dell’adeguatezza
patrimoniale a consuntivo e prospettica, la Funzione Risk Management:
- sviluppa le metodologie di misurazione del rischio di tasso di interesse sul banking book
secondo la normativa tempo per tempo vigente
- monitora il rispetto dei limiti esplicitati dal Consiglio di Amministrazione attraverso la
normativa interna
- predispone reporting con frequenza quantomeno trimestrale per il monitoraggio del rischio di
tasso in relazione ai limiti definiti in ambito di Processo ICAAP e Processo RAF
Di seguito viene fornita la classificazione per fascia di vita residua delle esposizioni per cassa che
concorrono a determinare l’esposizione al rischio tasso di banking book in coerenza con quanto
effettuato a fini ICAAP.
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Aprile 2016
Fascia temporale
Attivo
Posizione
netta
Passivo
A vista e a revoca
40.548
(108.700)
(68.152)
Da 1 giorno a 1 mese
11.460
(17.043)
(5.583)
Da oltre 1 mese a 3 mesi
31.500
(1.651)
29.849
Da oltre 3 mesi a 6 mesi
30.000
(2.521)
27.479
Da oltre 6 mesi a 1 anno
46.468
(9.339)
37.129
0
(9.728)
(9.728)
Da oltre 2 anni a 3 anni
35.000
(11.028)
23.972
Da oltre 3 anni a 4 anni
0
(9.728)
(9.728)
Da oltre 4 anni a 5 anni
0
(9.728)
(9.728)
Da oltre 5 anni a 7 anni
0
0
0
Da oltre 7 anni a 10 anni
0
0
0
Da oltre 10 anni a 15 anni
0
0
0
Da oltre 15 anni a 20 anni
0
0
0
Oltre 20 anni
0
0
0
194.976
(179.465)
15.511
Da oltre 1 anno a 2 anni
Totale
La classificazione è stata effettuata utilizzando i dati forniti dalla suite ERMAS attraverso una
metodologia di misurazione di tale rischio che si articola nelle attività previste dalla normativa
esterna (Allegato C del Titolo III, Capitolo I della Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17
dicembre 2013) ed interna (Policy in materia di rischio tasso e Policy in materia di ICAAP):
- determinazione delle “valute rilevanti” (si ricorda che Banca ITB nel corso del 2015 non ha
operato con valute diverse dall’“Euro”)
- classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali secondo le specifiche contenute
dell’allegato C del Titolo III, Capitolo I della Circolare della Banca d’Italia n. 285/2013, ad
eccezione delle passività relative ai conti funzionali alla fornitura di servizi prestati a favore
delle Tabaccherie (conti tecnici collegati ai servizi INPS, ricariche telefoniche, bolli auto, ecc.).
Tali esposizioni infatti si riferiscono a conti correnti poco sensibili o insensibili a eventuali
shock di tasso sia in base alla natura e all’utilizzo degli stessi, sia perché indicizzati a tasso fisso.
Tali passività vengono allocate sulla fascia a vista, oggetto di ponderazione allo 0%.
La banca provvede quindi al calcolo dell’indicatore di rischio previsto dalla normativa, utilizzando
il metodo del Supervisory Test (shock parallelo della curva dei tassi pari a +/- 200 b.p., senza
vincolo di non negatività dei tassi in caso di scenario al ribasso), e a raffrontarlo alla propria
dotazione patrimoniale:
Indicatore di rischio tasso (Supervisory Test) ≤ 20% * Fondi propri
Per il calcolo invece del Capitale Interno a fronte del rischio di tasso, ai fini ICAAP la banca fa
riferimento alla metodologia dei percentili, opportunamente implementata dalla Funzione Risk
Management che utilizza, quale fonte dati ufficiale per la determinazione delle relative curve di
riferimento, la suite Bloomberg. Attraverso tale metodologia, prevista anch’essa all’interno
dell’Allegato C della Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013, l’assorbimento
patrimoniale viene calcolato prendendo a riferimento come shock di tasso il 99° percentili, in
caso di rialzo tassi, o il 1° percentile, in caso di ribasso dei tassi, sulla base di quanto
empiricamente osservato nel corso di 12 mesi per un periodo di osservazione complessivo di 6
anni. Il collocamento delle varie poste di attivo e passivo sulle varie fasce dello scadenziere
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Aprile 2016
avviene, invece, con le medesime modalità previste dal modello del Supervisory Test (cfr. a
quanto sopra illustrato). Stante quanto recentemente osservato sul mercato, anche per
l’applicazione di questo modello si è ritenuto opportuno non prevedere il vincolo di non
negatività dei tassi in caso di scenario al ribasso.
Questa tipologia di rischio è gestita da un punto di vista operativo dalla Direzione Finanza con
l’ausilio di idonei strumenti informatici e di processi specifici.
Inoltre, la Funzione Risk Management svolge un’attività indipendente di monitoraggio del rischio
e con periodicità mensile, fornisce informazioni sul Capitale Interno relativo al rischio tasso oltre
a misure in termini di sensibilità del margine di interesse a diversi scenari di shock.
Ipotesi di Scenario
La metodologia per la determinazione dello stress test, comune a tutti i seguenti scenari, sfrutta
quanto già sviluppato per la determinazione dell’esposizione al rischio tasso di interesse, che
prevede:
- la classificazione delle voci attive e passive nelle fasce temporali secondo la vita residua o la
data di “riprezzamento”
- la determinazione dell’esposizione netta per fascia
- il calcolo dell’esposizione netta ponderata per fascia mediante il prodotto tra i fattori di
ponderazione e l’esposizione netta
- la determinazione dell’esposizione complessiva per tutte le fasce e le valute rilevanti come
somma delle esposizioni determinate al punto precedente
Dettagli sugli Scenari
1)
2)
3)
4)
+200 / -200 bps su tutte le scadenze
+100 / -100 bps su tutte le scadenze
Flattering twist (+200 bps sulle scadenze fino a 12 mesi e -100 bps su quelle oltre 1 anno)
Steepening twist (-100 bps sulle scadenze fino a 12 mesi e +200 bps su quelle oltre 1
anno)
5) Positive Butterfly (+100 bps sulle scadenze fino a 12 mesi, -100 bps su quelle oltre 1 anno
e fino a 5 anni, +100 bps sulle scadenze oltre i 5 anni)
Capitale Interno in condizioni ordinarie ed esito della simulazione in condizioni di stress
Le metodologie di misurazione del rischio di tasso precedentemente descritte sono calcolate sia a
consuntivo, con riferimento alla data del 31 dicembre 2015, sia in chiave prospettica, su tutto
l’orizzonte temporale previsto nel piano di budget. Nelle tabelle seguenti vengono quindi
riportate le relative misurazioni, con riferimento alla chiusura dell’esercizio 2015.
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Aprile 2016
Capitale Interno - Processo ICAAP (modello dei percentili)
31/12/2015
Scenario di shock bp (99°)
Fascia temporale
Posizione netta
A vista e a revoca
Da 1 giorno a 1 mese
Da oltre 1 mese a 3 mesi
Da oltre 3 mesi a 6 mesi
Da oltre 6 mesi a 1 anno
Da oltre 1 anno a 2 anni
Da oltre 2 anni a 3 anni
Da oltre 3 anni a 4 anni
Da oltre 4 anni a 5 anni
Da oltre 5 anni a 7 anni
Da oltre 7 anni a 10 anni
Da oltre 10 anni a 15 anni
Da oltre 15 anni a 20 anni
Oltre 20 anni
Totale
(68.152)
(5.583)
29.849
27.479
37.129
(9.728)
23.972
(9.728)
(9.728)
0
0
0
0
0
15.511
Tasso
Fattori di
ponderazione
0,00%
0,85%
0,76%
0,74%
0,88%
0,99%
0,94%
0,85%
0,76%
0,60%
0,51%
0,52%
0,53%
0,54%
Scenario di shock bp (1°)
Posizione
netta
ponderata
0,00%
0,03%
0,12%
0,27%
0,62%
1,37%
2,11%
2,61%
2,91%
3,05%
3,38%
4,64%
5,95%
6,98%
0
(2)
36
73
232
(133)
507
(254)
(283)
0
0
0
0
0
Requisito patrimoniale
176
Tasso
0,00%
(1,27%)
(1,37%)
(1,37%)
(1,25%)
(1,39%)
(1,57%)
(1,62%)
(1,62%)
(1,59%)
(1,52%)
(1,60%)
(1,68%)
(1,66%)
Posizione
netta
ponderata
Fattori di
ponderazione
0,00%
(0,05%)
(0,22%)
(0,49%)
(0,89%)
(1,92%)
(3,52%)
(4,98%)
(6,25%)
(8,09%)
(10,05%)
(14,25%)
(18,85%)
(21,53%)
0
3
(65)
(135)
(330)
187
(845)
484
608
0
0
0
0
0
Requisito patrimoniale
(93)
Indicatore di rischio (Supervisory test)
Indicatore di rischio - scenario supervisory test
Capitale interno
31/12/2015
280
Fondi propri
29.246
Indice di rischiosità (soglia di attenzione = 20%)
0,96%
Stress Test - Processo ICAAP
Scenari di stress
Shift parallelo +100bp
Shift parallelo -100bp
Shift parallelo +200bp
Shift parallelo -200bp
Flattering twist
Steepening twist
Positive Butterfly
31/12/2015
140
(140)
280
(280)
1.084
(944)
676
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Aprile 2016
ATTIVITÀ VINCOLATE E NON VINCOLATE
Banca ITB vincola una parte delle proprie attività finanziarie, riferibili a titoli emessi dallo Stato
Italiano, in garanzia per la raccolta da banche centrali. Tali tipologie di garanzie sono poste in
essere per permettere alla banca di accedere a forme di provvista considerate vantaggiose al
momento dell’operazione o perché la costituzione di garanzie reali è condizione standard per
accedere a particolari tipologie di operatività.
Modello A - Attività
010
Valore
contabile delle
attività
vincolate
Valore equo
delle attività
vincolate
Valore
contabile delle
attività non
vincolate
Valore equo
delle attività
non vincolate
010
040
060
090
Attività dell'ente segnalante
030
Strumenti di capitale
040
Titoli di debito
120
Altre attività
0
0
41
41
1.400
1.400
112.568
112.568
0
0
113.696
0
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Aprile 2016
ESPOSIZIONI
IN
CARTOLARIZZAZIONE
POSIZIONI
VERSO
LA
Banca ITB, alla luce della propria operatività specifica, non risulta essere esposta a tale fattispecie
di rischio. Nel corso del 2015, né tanto meno negli anni passati, non è infatti intervenuta in
operazioni di cartolarizzazione in qualità di originator.
Di più, nell’ambito dell’operatività relativa al portafoglio di proprietà della banca,
indipendentemente dalla sua classificazione contabile (banking book ovvero trading book), non ha
acquistato titoli ABS relativi a cartolarizzazioni di terzi.
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Aprile 2016
LEVA FINANZIARIA
Nell’ambito del framework “Basilea 3”, è stato introdotto, a partire dal 1° gennaio 2015, il
coefficiente di leva finanziaria (leverage ratio), quale requisito supplementare rispetto ai requisiti
patrimoniali basati sul rischio.
Tale indicatore viene sottoposto a misurazione e controllo al fine di perseguire i seguenti
obiettivi:
- vincolare l’espansione delle esposizioni complessive alla disponibilità di un’adeguata base
patrimoniale e contenere, nelle fasi espansive del ciclo economico, il livello di indebitamento
delle banche, contribuendo in tal modo a ridurre il rischio di processi di deleveraging in
situazioni di crisi
- introdurre un presidio aggiuntivo attraverso una misura integrativa semplice e non basata sul
rischio
L’imposizione del requisito regolamentare di leva finanziaria – quale requisito di Primo Pilastro –
avverrà dal 1° gennaio 2018, subordinatamente all’approvazione del Consiglio e del Parlamento
Europeo di una specifica proposta legislativa basata su una relazione che la Commissione
Europea dovrà presentare entro la fine del 2016. Dal 1° gennaio 2015 è entrato in vigore per le
banche l’obbligo di disclosure del proprio indice di leva secondo le previsioni del CRR, così come
modificate dal Regolamento delegato (UE) n. 62/2015 del 10 ottobre 2014.
Il leverage ratio è calcolato come rapporto fra il Capitale di classe 1 (misura di capitale) e il valore
dell’esposizione complessiva. Quest’ultima è la somma dei valori dell'esposizione di tutte le
attività, al netto di eventuali deduzioni di componenti operate sul Capitale di classe 1, e delle
esposizioni fuori bilancio (garanzie ed impegni, derivati, securities financing transaction e
operazioni con regolamento a lungo termine). Il coefficiente è espresso in percentuale, è soggetto
a un limite minimo del 3% (valore di riferimento del Comitato di Basilea) e la frequenza di
monitoraggio è trimestrale.
La banca ha incluso nel Processo RAF 2016-2018 l’indicatore di leverage ratio, per misurare la leva
finanziaria attuale e prospettica in relazione alle attività svolte, conformemente a quanto previsto
all’art. 429 della CRR.
Nel corso del 2015 è stato invece effettuato, in via continuativa, il monitoraggio trimestrale di un
indicatore di leva finanziaria, coerentemente alla frequenza prevista in sede di monitoraggio del
Risk Appetite 2015 della banca.
Per altro, da questo punto di vista l’attività di presidio a fronte di questa fattispecie di rischio
viene altresì realizzata attraverso il monitoraggio di indicatori relativi alla complessiva struttura
finanziaria e di liquidità della banca, che permettono di governare con il dovuto anticipo
problematicità ascrivibili ad eventuali squilibri tra attività e passività (ad esempio attraverso la
costruzione di indicatori di funding gap per differenti fonti di raccolta/impiego, nonché indici di
equilibrio gestionale su differenti orizzonti temporali).
Il Regolamento (UE) 575/2013 concede alle Autorità di Vigilanza dei singoli paesi l’esercizio
delle c.d. “Discrezionalità nazionali” in base a cui, tra l’altro, nel periodo che intercorre fra il 1°
gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, è ammessa la possibilità di calcolare l’indice di leva
finanziaria come dato di fine trimestre, in luogo della media aritmetica semplice delle misure di
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Aprile 2016
leva finanziaria mensili del trimestre di riferimento. Banca d’Italia ha esercitato la sopraccitata
discrezionalità nazionale (cfr. Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013), pertanto
il coefficiente di leva finanziaria di Banca ITB, di seguito esposto, è calcolato avendo a
riferimento i dati di fine trimestre.
Nel calcolo dell’indicatore – quale misura di capitale – sono state utilizzate entrambe le
configurazioni del capitale di classe 1 (Tier 1) di fine periodo previste dalla normativa:
- Tier 1 in regime transitorio, ovvero determinato avendo a riferimento le previsioni di calcolo
pro tempore applicabili nel cosiddetto periodo transitorio, durante il quale le nuove regole
saranno applicate in proporzione crescente
- Tier 1 a regime, ovvero determinato considerando le regole che dovranno essere utilizzate a
regime
Come rappresentato nella seguente tabella, l’indice di leva finanziaria di Banca ITB per l’anno
2015 non varia nei due regimi.
Leverage ratio
Capitale di classe 1 (Tier1) a regim e
31/12/2015
31/12/2014
29.246
21.420
Valore dell'esposizione a regime
227.582
153.248
indicatore di leva finanziaria a regime
12,85%
13,98%
Capitale di classe 1 (Tier1) transitorio
29.246
22.961
Valore dell'esposizione transitorio
227.582
153.248
indicatore di leva finanziaria transitorio
12,85%
14,98%
Le tabelle seguenti forniscono il dettaglio degli elementi che compongono il calcolo del leverage
ratio al 31 dicembre 2015.
Le stesse sono redatte sulla base di quanto previsto dall’ITS EBA 2014/04 predisposto secondo
l’art. 451 del Regolamento (UE) n. 575/2013 e successivamente adottato dalla Commissione
Europea con il Regolamento di esecuzione (UE) n. 200/2016 del 15 febbraio 2016.
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Aprile 2016
Modello LRSum - Riepilogo della riconciliazione tra attività contabili e esposizioni del
coefficiente di leva finanziaria
31/12/2015
1
Attività totali com e da bilancio pubblicato
2
Rettifica per i soggetti cons olidati a fini contabili ma esclusi dall'am bito del consolidam ento regolamentare
0
3
(Rettifica per le attività fiduciarie contabilizzate in bilancio in base alla dis ciplina contabile applicabile m a es clus e dalla
m isura dell’esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria a norma dell’articolo 429, paragrafo 13, del
regolamento (UE) n. 575/2013)
0
4
Rettifica per gli s trumenti finanziari derivati
0
5
Rettifica per le operazioni di finanziam ento tram ite titoli (SFT)
0
6
Rettifica per gli elementi fuori bilancio (convers ione delle esposizioni fuori bilancio in im porti equivalenti di credito)
UE-6a
UE-6b
(Rettifica per le espos izioni infragruppo es clus e dalla misura dell’espos izione com ples siva del coefficiente di leva
finanziaria a norm a dell’articolo 429, paragrafo 7, del regolam ento (UE) n. 575/2013)
(Rettifica per le espos izioni escluse dalla misura dell’esposizione compless iva del coefficiente di leva finanziaria a
norma dell’articolo 429, paragrafo 14, del regolamento (UE) n. 575/2013)
7
Altre rettifiche
8
Esposizione ai fini dell’indice di leva finanziaria
227.705
967
0
(1.091)
0
227.582
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Esposizione del
coefficiente di leva
finanziaria (CRR)
31/12/2015
Modello LRCom - Informativa armonizzata sul coefficiente di leva finanziaria
Esposizioni in bilancio
1
Elementi in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie, ma com prese le garanzie reali)
2
(Im porti delle attività dedotte nella determinazione del capitale di classe 1)
3
Totale Esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e attività fiduciarie) (somma delle righe 1 e 2)
227.705
(1.091)
226.615
Esposizioni in derivati
4
5
Costo di sostituzione connesso a tutte le operazioni in derivati (al netto del m argine di variazione in contante
am missibile)
Maggiorazioni per le potenziali esposizioni future associate a tutte le operazioni su derivati (metodo del valore di
m ercato)
0
0
UE-5a Esposizione calcolata secondo il m etodo dell’esposizione originaria
0
6
Lordizzazione delle garanzie reali fornite su derivati se dedotte dalle attività in bilancio in base alla disciplina contabile
applicabile
0
7
(Deduzione dei crediti per il m argine di variazione in contante fornito in operazioni su derivati)
0
8
(Com ponente CCP esentata delle esposizioni da negoziazione compensate per conto del cliente)
0
9
Importo nozionale effettivo rettificato dei derivati su crediti venduti
0
10
(Com pensazioni nozionali effettive rettificate e deduzione delle m aggiorazioni per i derivati su crediti venduti)
0
11
Totale Esposizioni su derivati (somma delle righe da 4 a 10)
0
Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli
12
Attività SFT lorde (senza rilevamento della compensazione) previa rettifica per le operazioni contabilizzate come vendita
0
13
(Im porti com pensati risultanti dai debiti e crediti in contante delle attività SFT lorde)
0
14
Esposizione al rischio di controparte per le attività SFT
0
Deroga per SFT: esposizione al rischio di controparte ai sensi dell’articolo 429ter, paragrafo 4, e dell'articolo 222 del
regolam ento (UE) n. 575/2013
0
Esposizioni su operazioni effettuate com e agente
0
UE-14a
15
UE-15a (Com ponente CCP esentata delle esposizioni su SFT compensate per conto del cliente)
16
0
Totale Esposizioni su operazioni di finanziamento tramite titoli (somma delle righe da 12 a 15a)
0
Altre esposizioni fuori bilancio
17
Importo nozionale lordo delle esposizioni fuori bilancio
18
(Rettifica per conversione in importi equivalenti di credito)
19
Totale Altre esposizioni fuori bilancio (somma delle righe 17 e 18)
9.591
(8.624)
967
(Esposizioni esentate a norma dell’articolo 429, paragrafi 7 e 14, del regolamento (UE) n. 575/2013 (in e fuori
bilancio))
(Esposizioni infragruppo (su base individuale) esentate a norm a dell’articolo 429, paragrafo 7, del regolamento (UE)
n. 575/2013 (in e fuori bilancio))
0
UE-19b (Esposizioni esentate a norma dell’articolo 429, paragrafo 14, del regolam ento (UE) n. 575/2013 (in e fuori bilancio))
0
UE-19a
Capitale e misura dell'esposizione complessiva
20
Capitale di classe 1
21
Misura dell'esposizione complessiva del coefficiente di leva finanziaria (somma delle righe 3, 11, 16, 19, UE-19a e
UE-19b)
29.246
227.582
Coefficiente di leva finanziaria
22
Coefficiente di leva finanziaria
12,85%
Scelta delle disposizioni transitorie e importo degli elementi fiduciari eliminati
UE-23 Scelta delle disposizioni transitorie per la definizione della m isura del capitale
UE-24 Importo degli elementi fiduciari eliminati ai sensi dell'articolo 429, paragrafo 11, del regolamento (UE) n. 575/2013
transitorio
0
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Modello LRSpl - Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e
esposizioni esentate)
UE-1
Totale Esposizioni in bilancio (esclus i derivati, SFT e esposizioni esentate), di cui:
Esposizione del
coefficiente di leva
finanziaria (CRR)
31/12/2015
227.705
UE-2
esposizioni nel portafoglio di negoziazione
0
UE-3
esposizioni nel portafoglio bancario, di cui:
227.705
UE-4
obbligazioni garantite
UE-5
esposizioni trattate come emittenti sovrani
UE-6
esposizioni verso am ministrazioni regionali, banche m ultilaterali di sviluppo, organizzazioni internazionali e
organismi del s ettore pubblico non trattati com e em ittenti sovrani
UE-7
enti
UE-8
garantite da ipoteche su beni immobili
UE-9
esposizioni al dettaglio
UE-10
imprese
UE-11
esposizioni in s tato di default
UE-12
altre esposizioni (ad es. in strumenti di capitale, cartolarizzazioni e altre attività diverse da crediti)
0
125.036
0
56.925
176
12.348
3.679
200
29.219
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Aprile 2016
POLITICA DI REMUNERAZIONE
a) Processo decisionale
In conformità alla vigente normativa di vigilanza, l’approvazione delle politiche di remunerazione
di Banca ITB è adottata dall’Assemblea dei Soci, su proposta del Presidente del Consiglio di
Amministrazione, che la definisce avvalendosi della collaborazione delle Direzioni Risorse
Umane, Affari Societari e Compliance e Risk Management.
L’assemblea dei Soci è informata con periodicità minima annuale circa l’attuazione delle politiche
di remunerazione con particolare riferimento a rischi, costi e benefici conseguenti.
Gli interventi effettuati sui soggetti in attuazione delle Politiche Retributive non devono essere
limitati a soli adeguamenti economici, ma devono prevedere anche eventuali azioni di sviluppo
professionale e formative.
Tenuto conto di quanto sopra il Consiglio di Amministrazione determina periodicamente le linee
guida di attuazione attraverso specifiche Policy dando mandato all’Amministratore Delegato e
Direttore Generale per la loro esecuzione.
In particolare l’attuazione delle politiche di remunerazione adottate è soggetta a verifica delle
funzioni di controllo interno nell’ambito delle rispettive competenze:
- Affari Societari e Compliance, che è chiamata a verificare la coerenza delle Policy definite con
gli obiettivi di rispetto delle norme, dello statuto nonché del codice etico adottato dalla banca,
al fine di evitare il ricorso a metodi e criteri che possano incentivare comportamenti a rischio
di non conformità normativa
- Risk Management, che ha il compito di supportare il Consiglio di Amministrazione nella
verifica che i sistemi retributivi tengano conto di tutti i rischi assunti dalla banca, secondo
metodologie coerenti con quelle che la banca adotta per la gestione dei rischi a fini
regolamentari e interni e che gli eventuali incentivi sottesi al sistema di remunerazione e
incentivazione della banca siano coerenti con i rischi assunti in ambito RAF
- Internal Audit, che verifica, con frequenza periodica, secondo il piano di audit definito la
rispondenza del sistema remunerativo applicato con la normativa di riferimento e le politiche
approvate
Banca ITB non ha istituito un comitato remunerazioni e non si è avvalsa del supporto di
consulenti esterni per definire le politiche di remunerazione.
b) Modalità attraverso cui è assicurato il collegamento tra la remunerazione e
performance
La Politica di Remunerazione adottata da Banca ITB viene attuata in coerenza con una gestione
aziendale di lungo periodo e in osservanza ad una valutazione dei rischi coerente con le
caratteristiche della Società.
L’obiettivo delle politiche di remunerazione consiste nel pervenire, nell’interesse di tutti gli
Azionisti, a sistemi di remunerazione in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali, collegati con
i risultati della banca, opportunamente corretti per tener conto di tutti i rischi, coerenti con i livelli
di capitale e di liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese e, in ogni caso, tali da evitare
incentivi distorti che possano indurre a violazioni normative o a un’eccessiva assunzione di rischi
per la banca nel suo complesso.
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Aprile 2016
Il collegamento tra remunerazione e performance è assicurato da un sistema di valutazione e
sviluppo del personale caratterizzato da criteri di selettività e da una valutazione delle
performance di ciascun individuo che prevede meccanismi di incentivazione ad esso correlati e
modalità premianti volte a valorizzare il merito a fronte di prestazioni particolarmente distintive
attraverso incisive regole di selettività che tengono conto dei risultati individuali e aziendali.
L’erogazione dei premi è subordinata al processo di valutazione del personale che valuta
competenze possedute e comportamenti agiti attraverso una scala di valutazione permette la
circoscrizione di quelli particolarmente significativi. La performance aziendale sarà valutata
considerando indicatori ponderati al netto dei rischi e che tengano conto delle risorse patrimoniali
per sostenere l’operatività intrapresa.
c) Caratteristiche di maggior rilievo del sistema di remunerazione
I lineamenti delle politiche di remunerazione di Banca ITB prevedono, in linea con quanto
previsto dalla vigente normativa di vigilanza, la suddivisione dell’intera remunerazione tra
componente fissa, variabile e benefits, secondo una rigorosa distinzione.
La componente fissa della retribuzione è quella prevista dal CCNL di riferimento più eventuali
superminimi assorbibili ed è commisurata in funzione dell’esperienza maturata e degli incarichi
assegnati.
A seguito del processo di valutazione delle performance la banca può riconoscere una revisione
della componente retributiva fissa nella misura massima del 30% della stessa.
La componente variabile, qualora presente, può essere di due tipologie:
Retribuzione Variabile Generale o “Premio Aziendale” per tutti i dipendenti e Retribuzione
Variabile Specifica per determinati soggetti per i quali sussistano condizioni distintive.
I benefits aggiuntivi sono forme di retribuzione in natura, comunque soggette al regime fiscale e
contributivo previsto dalla normativa vigente e possono essere frutto di pattuizioni individuali
finalizzati a fidelizzare il dipendente o a riconoscere una particolare prestazione.
La banca non prevede l’erogazione di componenti di remunerazione basati su azioni, opzioni, o
altri strumenti finanziari né sistemi di remunerazione differita in nessuna forma.
d) Rapporto tra componente fissa e variabile della remunerazione
Il rapporto tra la componente fissa e la componente variabile, qualora presente è pari alla
seguente formula:
Retribuzione Variabile (Generale + Specifica) < 100% della Retribuzione Fissa
e) Informazioni sui criteri in virtù dei quali sono concesse opzioni, azioni o altre
componenti variabili delle remunerazioni
La Retribuzione Variabile cosiddetta “Generale”, o “Premio Aziendale” può essere prevista per
tutti i dipendenti in forma progressiva in relazione ad inquadramenti, anzianità e raggiungimento
degli obiettivi aziendali, tenuto conto dei rischi assunti in ambito RAF.
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Si stabilisce che possa essere definita annualmente dall’Assemblea dei Soci a valle della
presentazione dei risultati di bilancio in stretta correlazione con i risultati economici o strategici
conseguiti.
La Retribuzione Variabile Specifica può essere prevista per determinati soggetti per i quali
sussistano condizioni distintive: dipendenti che si distinguono per la qualità del lavoro svolto, che
dimostrano particolari capacità professionali o che hanno svolto compiti al di fuori delle proprie
mansioni (progetti). Per determinare le modalità di definizione della Retribuzione Variabile
Specifica la banca deve dotarsi di uno specifico sistema di incentivazione che tenga conto dei
rischi assunti e dei risultati conseguiti dalla Società, nonché delle prestazioni individuali e della
stabilità dei risultati ottenuti (meccanismo di Malus) applicando contestualmente il meccanismo di
correzione ex post di C law back al momento dell’erogazione della retribuzione variabile specifica.
f) Principali parametri e motivazioni per qualsiasi regime di remunerazione variabile e di
ogni altra prestazione non monetaria
I principali parametri legati ad un’eventuale erogazione della retribuzione variabile sono già
richiamati nel punto “e” della presente informativa.
Si precisa che per l’anno 2015 l’Assemblea dei Soci non ha previsto di distribuire al personale
dipendente componenti variabili di remunerazione o remunerazioni differite, che pertanto per il
periodo in oggetto sono da ritenersi nulle.
Non è stato altresì attivato alcun sistema incentivante e/o premiante. Nel 2016 sono state
considerate e predisposte alcune forme di remunerazione variabile nel rispetto della Circolare
della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 – Titolo IV – Capitolo 2 – Sezione III, che
saranno formalizzate nel nuovo Documento di Politiche di remunerazione anno 2016 e
sottoposte all’approvazione dell’Assemblea.
Nelle Tabelle sottostanti sono rappresentate le remunerazioni fisse e variabili, erogate per l’anno
2015 con il numero dei beneficiari (misurati in Full Time Equivalent medie nell’anno di
riferimento).
Le remunerazioni conteggiate rispecchiano quanto stabilito nella definizione prevista dalla
Circolare della Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013.
g) Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni ripartite per area di business
Area di attività
Nelle Funzioni di Business sono state inserite tutte le Risorse appartenenti all’Area del Chief
Business Officer.
Nelle Funzioni di Staff sono state inserite tutte le Risorse appartenenti all’Area del Chief
Operating Officer, Funzione Amministrazione e Bilancio, Funzione Legale, Direzione Finanza e
Direzione Risorse Umane.
Aree di Attività
Remunerazioni
fisse
Remunerazioni
variabili
Totale
Remunerazioni
Numero
Beneficiari
(in euro)
(in euro)
(in euro)
(FTE medi)
Funzioni di Business
3.559.355
0
3.559.355
71,0
Funzioni di Controllo Interno
1.212.879
0
1.212.879
16,0
Funzioni di Staff
6.433.311
0
6.433.311
114,0
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h) Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni ripartite per Alta Dirigenza e
Componenti Organo con Funzione di Supervisione Strategica
Banca ITB ha individuato le categorie di soggetti le cui attività professionali hanno un impatto
sostanziale sul profilo di rischio della Società.
Nella Tabella sottostante è indicato in dettaglio il numero dei componenti dell’Alta Dirigenza e
dell’Organo con Funzione di Supervisione Strategica, oltre alle remunerazioni ad essi accordate
dalla banca nel 2015.
Alta Dirigenza
Remunerazioni
fisse
Remunerazioni
variabili
Totale
Remunerazioni
(in euro)
(in euro)
(in euro)
Numero
Beneficiari
Presidente dell'organo con funzione di Supervis ione
Strategica
130.000
0
130.000
1,0
Membri dell'organo con funzione di ges tione senza incarichi
es ecutivi
132.834
0
132.834
8,0
Membri dell'organo con funzione di ges tione con incarichi
es ecutivi (Am ministratore Delegato e Direttore Generale)
380.640
0
380.640
1,0
Respons abili e pers onale di livello più elevato delle Funzioni
di Business
480.361
0
480.361
3,0
Respons abili e pers onale di livello più elevato delle Funzioni
di Controllo
598.356
0
598.356
4,0
Respons abili e pers onale di livello più elevato delle Funzioni
di Staff
1.256.545
0
1.256.545
6,0
Non è stata prevista né erogata alcuna forma di remunerazione variabile in nessuna tipologia
(contanti, azioni, strumenti collegati ad azioni e/o altre tipologie) e nemmeno sistemi di
retribuzione differita in nessuna forma.
Non è stato effettuato alcun pagamento per trattamenti di inizio e di fine rapporto durante
l’esercizio 2015.
i) Remunerazioni per High Earners
Nel corso dell’esercizio, la banca non ha avuto personale remunerato con € 1 milione o più per
esercizio.
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