PROGRAMMA DI LATINO svolto dal Prof. Chiaffredo Edoardo Bussi

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PROGRAMMA DI LATINO svolto dal Prof. Chiaffredo Edoardo Bussi
PROGRAMMA DI LATINO
svolto dal Prof. Chiaffredo Edoardo Bussi
nella classe II D nell'A.S. 2015-16
Manuale in uso: Angelo ed Emanuela Diotti, Plane discere. Teoria; Lezioni di lingua e letteratura
latina, voll. 1 e 2.
Argomenti di morfologia (verbale e nominale) e analisi logica:
Sostantivi: ripasso delle 5 declinazioni, incluse le eccezioni;
Pronomi: declinazione pronominale, pronome relativo (ripasso); aggettivi e pronomi dimostrativi
(hic, iste, ille, idem, ipse); is e suoi usi; aggettivi e pronomi interrogativi. Considerando dunque il
programma svolto nell'intero biennio, gli e le studenti sono tenuti a conoscere la morfologia di tutti i
pronomi, esclusi gli indefiniti.
Aggettivi: ripasso delle due classi di aggettivi; morfologia del comparativo; secondo termine di
paragone, comparativo assoluto e comparatio compendiaria (ovvero 2^ termine di paragone
sottinteso).
Verbi: il congiuntivo dei verbi: coniugazione completa, attiva e passiva, tutti i tempi; infinito attivo
e passivo, presente, passato e futuro; imperativo, presente e futuro; participio futuro; verbi irregolari
e difettivi: fero (con i suoi diversi significati e costrutti sintattici); sum e composti di sum; fio, fis,
factus sum, fieri; diatesi deponente (ripasso).
Argomenti di sintassi:
proposizioni indipendenti al congiuntivo: esortativo e ottativo; apodosi del periodo ipotetico (da
riprendere);
proposizioni secondarie con l'indicativo: ripasso delle causali e temporali; in particolare, dum +
indicativo; ut + indicativo;
proposizioni secondarie con il congiuntivo: finali (con ut, ne, quo), consecutive, completive;
relative al congiuntivo, con valore finale e consecutivo (o ristrettivo-caratterizzante); distinzione tra
causali all'indicativo e causali al congiuntivo; cum narrativo; interrogative indirette; cenni al
periodo ipotetico (da riprendere)
uso dell'infinito: proposizioni infinitive (ripasso); costruzione personale e impersonale del verbo
fero + infinito; confronto con l'inglese to be said; costruzione personale e impersonale del verbo
videor + infinito (da approfondire);
uso del participio: perifrastica attiva; participio futuro con valore finale; participio congiunto e
participio attributivo; ablativo assoluto;
usi del relativo: nesso relativo, anticipazione o prolessi del relativo, omissione del dimostrativo;
uso dei casi: i genitivi di colpa e pena; il dativo di possesso (ripasso); il doppio dativo;
Gli argomenti fin qui elencati sono stati studiati con approfondita esercitazione, sia a casa, sia in
classe, anche con modalità a gruppo (cooperative learning); in particolare, oltre ai testi proposti dal
manuale di esercizi, sono stati affrontati alcuni testi di autore, da intendersi anche come approccio
alla letteratura; tra questi, i seguenti si ritengono i più interessanti:
Vangelo di Matteo, cap. 25, 1-13 e concetto di parabola;
le preghiere: pater noster e requiem aeternam;
Passio Perpetuae et Felicitatis, capp. 2-3; 4 (da scalam auream in poi);
Fedro, I, 1; 2; 10; 15;
Marziale, epigrammi I, 10; 110; 115
Catullo, carme 3 (vv. 1-5); 10 (vv. 1-8)
Cicerone, Pro Sestio 142; De amicitia 20 (con adattamenti); Cat. IV, 21 (con adattamenti);
Vitruvio, Proemio del De architectura.
Plinio il Giovane, Epist. III, 14, 1-5; VIII, 16; Paneg. 88 (fino a magnos libertos): testi sul tema
degli schiavi e dei liberti.
Cesare, Bel. Gal. VII, 4
Sono stati letti inoltre numerosi testi di Eutropio, che tuttavia non si riportano in questo pur breve
canone.
Tutti questi testi, ma più di tutti quelli cristiani, di Marziale, Catullo, Plinio e Vitruvio sono stati letti
non solo in prospettiva linguistica, ma anche come fonte storica, in prospettiva interdisciplinare.
Di volta in volta, durante la correzione in classe dei passi d’autore, sono state dunque accennate
notizie di storia della letteratura, per inquadrare meglio gli autori di volta in volta tradotti; si è
riflettuto, a partire da tali brani, su questioni esistenziali, filosofiche, sapienziali-moraliste, religiose,
giuridiche. Si è prestato spazio ad argomenti di mitologia. Si è cercato cioè, nei limiti delle
possibilità scolastiche, di inserire il lavoro all’interno del concetto, sebbene adeguatamente
semplificato, di Altertumwissenschaft (cioè, conoscenza complessiva della civiltà classica).
Si auspica dunque che gli e le studenti, dopo aver tradotto un brano significativo (per quanto,
eventualmente, ridotto) siano in grado di commentarlo adeguatamente da un punto di vista
contenutistico (con basilari ed elementari conoscenze letterarie e filosofiche), oltre che
grammaticale-sintattico.
Si è posta molta attenzione all’apprendimento e alla conoscenza di un adeguato numero di parole
dai testi, che vadano a comporre un lessico di base sufficiente a orientarsi sul senso di un testo letto
a prima vista. Per tale ragione, sono state svolte frequentemente osservazioni di etimologia ed
esercitazioni di uso del dizionario.
L’approccio al testo latino deve essere guidato da un metodo razionale, che ponga al centro della
comprensione la costruzione sintattica, ma che contestualmente valorizza l’abilità e il piacere di
ciascuno nell’elaborare una traduzione personale, in base anche alla propria sensibilità linguistica e
letteraria; ne consegue anche che di un brano non esiste una sola traduzione giusta e tutte le altre
sbagliate, ma (entro certi limiti) molte traduzioni possibili, che si differenziano per precisione e
ricchezza in italiano. La traduzione deve essere un piacere conoscitivo, non un’ansia generata da
codici mal decifrabili.
A tutti gli studenti e alle loro famiglie si augura una serena estate di riposo e, eventualmente, un
proficuo recupero delle lacune.
L'Insegnante
I rappresentanti degli studenti
Car* ragazz*,
quale esercitazione di latino per l'estate vi affido la traduzione di alcuni brani del De
amicitia ciceroniano e del VI libro di Eutropio. Si tratta di testi significativi, di autori
che, come ricordate, abbiamo già affrontato anche durante l'anno scolastico; questi
testi, in particolare, potranno costituire un ponte con il lavoro di latino della III.
Alcune note di approfondimento sono state pensate per aiutarvi ad affrontare il testo
e la sua analisi con più consapevolezza e a capirne e contestualizzarne meglio il
significato. Il testo ciceroniano è, ovviamente, più complesso e ricco, per cui anche più
denso di note.
Conto, durante l'anno, di caricare sulla mia pagna di Cicerone al computer alcune
esercitazioni che possano ancor meglio aiutarvi e rendervi consapevoli; ve ne
informerò per mail.
Buone vacanze a voi e alle vostre famiglie!
Chiaffredo Bussi
CICERONE, DE AMICITIA
Il De amicitia, ultima opera filosofica del grande oratore, è il trattato in cui Cicerone
tratta della virtù dell'amicizia sotto forma di dialogo. Cicerone immagina che il
vecchio Lelio, noto uomo politico del tempo, riferisca conversando con i suoi giovani
generi (Caio Fannio e Quinto Muzio Scevola) il pensiero di Scipione l'Emiliano (il
vincitore della III guerra punica) sull'amicizia.
• All'inizio dell'opera Cicerone ci presenta la figura di Quinto Muzio Scevola, che
ritiene proprio maestro e guida mentre muoveva i propri primi passi nell'attività
politica e dal quale egli ebbe molto da imparare durante la sua giovinezza, fra
l'89 e l'84 a.C. Cicerone dunque premette all'opera il ricordo commosso e grato
del suo maestro.
Q. Mucius augur multa narrare de C. Laelio socero suo memoriter et iucunde solebat nec dubitare
illum in omni sermone appellare sapientem; ego autem a patre ita eram deductus ad Scaevolam
sumpta virili toga, ut, quoad possem et liceret, a senis latere numquam discederem; itaque multa ab
eo prudenter disputata, multa etiam breviter et commode dicta memoriae mandabam fierique
studebam eius prudentia doctior. Quo mortuo me ad pontificem Scaevolam contuli, quem unum
nostrae civitatis et ingenio et iustitia praestantissimum audeo dicere. Sed de hoc alias; nunc redeo ad
augurem.
a) Sumpta virili toga: abl. assoluto; b) quoad: congiunzione (non confondere con quod);
c) disputata, dicta: participi sostantivati.
• Cicerone definisce chi è un homo bonus e traccia una distinizione tra amicitia e
propinquitas, cioè tra amicizia e parentela.
Qui ita se gerunt, ita vivunt ut eorum probetur fides, integritas, aequitas, liberalitas, nec sit in eis
ulla cupiditas, libido, audacia, sintque magna constantia, ut ii fuerunt modo quos nominavi, hos
viros bonos putare et appellare debemus, quia sequuntur, quantum homines possunt, naturam
optimam vitae ducem. Sic enim mihi perspicere videor, ita natos esse nos ut inter omnes esset
societas quaedam. [...] Namque hoc praestat amicitia propinquitati, quod ex propinquitate
benevolentia tolli potest, ex amicitia non potest; sublata enim benevolentia amicitiae nomen tollitur,
propinquitatis manet.
a) Quantum homines possunt: per quanto.......; b) naturam optimam vitae ducem:
naturam è compl. ogg., optimam ducem è predic. ogg (optimam al femm. perché riferito
a natura); c) videor: ricorda quale significato ha il passivo di video; traduci in maniera
letterale, poi prova ad aggiustare la traduzione in buon italiano; d) quaedam: agg.
indefinito concordato con societas: "un qualche tipo di alleanza".
• La vera amicizia è un accordo perfetto nelle idee religiose, politiche, morali.
Quanta autem vis amicitiae sit, ex hoc intellegi maxime potest, quod ex infinita societate generis
humani, quam conciliavit ipsa natura, ita contracta res est et adducta in angustum ut omnis caritas
aut inter duos aut inter paucos iungeretur. Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum
humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio; qua quidem haud scio an, excepta
sapientia, nihil melius homini a dis immortalibus datum sit. Divitias alii praeponunt, bonam alii
valetudinem, alii potentiam, alii honores, multi etiam voluptates. Beluarum hoc quidem extremum,
illa autem superiora caduca et incerta, posita non tam in consiliis nostris quam in fortunae
temeritate. Qui autem in virtute summum bonum ponunt, praeclare illi quidem (existimant), sed
haec ipsa virtus amicitiam et gignit et continet nec sine virtute amicitia esse ullo pacto potest. Iam
virtutem ex consuetudine vitae sermonisque nostri interpretemur nec eam, ut quidam docti,
verborum magnificentia metiamur.
a) Qua: nesso relativo, ablativo: che funzione logica ha? b) Excepta sapientia: ablativo
assoluto; c) individua nel paragrafo le proposizioni interrogative indirette; d) individua
i congiuntivi esortativi.
• Le virtù dell'amicizia: l'amico è colui con cui puoi gioire di ciò che hai, a cui puoi
confidare di tutto, che ti aiuta a sopportarele avversità perché vive le tue
difficoltà come se fossero le sue.
Talis igitur inter viros amicitia tantas opportunitates habet quantas vix possum dicere. Principio qui
potest esse vita 'vitalis', ut ait Ennius, quae non in amici mutua benevolentia conquiescit? Quid
dulcius quam habere amicum quocum omnia audeas sic loqui ut tecum? Qui esset tantus fructus in
prosperis rebus, nisi haberes, amicum cum quo illis aeque ac tu ipse gauderet? Res adversas vero
ferre difficile esset sine eo qui illas gravius etiam quam tu ferret. [...] Nam et secundas res
splendidiores facit amicitia et adversas partiens communicansque leviores.
a) Qui = quo modo; esset....nisi haberes: sarebbe....se non avessi (periodo ipotetico).
• Cicerone passa poi a esaminare quali siano i limiti dell'amicizia, in quali casi,
cioè, un amico debba rifiutarsi di seguire un amico, ad esempio qualora venga
richiesto in nome dell'amicizia qualcosa di disonesto.
Scimus magna etiam discidia et plerumque iusta nasci, cum aliquid ab amicis quod rectum non
esset postularetur, ut aut libidinis ministri aut adiutores essent ad iniuriam; quod qui recusaverunt,
quamvis honeste id facerent, ius tamen amicitiae deserere arguebantur ab iis quibus obsequi
denegaverunt. [...] Quam ob rem id primum videamus, si placet, quatenus amor in amicitia progredi
debeat. Numne, si Coriolanus habuit amicos, ferre contra patriam arma illi cum Coriolano
debuerunt? [....] Haec igitur lex in amicitia sanciatur, ut neque rogemus res turpes nec faciamus
rogati. Turpis enim excusatio est cum in ceteris peccatis, tum si homo contra rem publicam se amici
causa fecisse fateatur. Etenim eo loco locati sumus ut nos longe prospicere oporteat futuros casus rei
publicae. (37 riga)
a) Aliquid: soggetto di postularetur, pronome indefinito neutro, significa "qualcosa";
b) quod: compl. ogg. di recusaverunt: che uso del relativo rintracci in quod? E nel
successivo qui?; c) quatenus: fino a che punto? che tipo di proposizione introduce?; d)
controlla sul manuale di storia di Roma repubblicana chi fu Coriolano e che cosa fece;
e) rogati: participio congiunto; f) cum...tum: correlati: così...come; g) oporteat: verbo
impersonale: sul dizionario cerca oportet; regge l'infinitiva nos prospicere.
• Questo è dunque il consiglio da dare ai boni cives: nessuno si ritenga così
condizionato dall'amicizia da non allontanarsi da un amico che operi contro lo
Stato. Gli esempi storici lo dimostrano.
Id igitur bonis praecipere debemus: si in eius modi amicitias ignari casu inciderint, ne existiment ita
se alligatos ut ab amicis in magna re publica peccantibus non discedant; improbis autem poenam
statuamus, nec vero minor iis qui secuti erunt alterum, quam iis qui ipsi fuerint impietatis duces.
Quis clarior in Graecia Themistocle, quis potentior? qui cum imperator bello Persico servitute
Graeciam liberavisset propterque invidiam in exsilium expulsus esset, ingratae patriae iniuriam non
tulit, quam ferre debuit, fecit idem, quod xx annis ante apud nos fecerat Coriolanus. His adiutor
contra patriam inventus est nemo; itaque mortem sibi duo homines clarissimi consciverunt.
a) quam: introduce il secondo termine di paragone, che qui è una proposizione intera
(una pena non minore per questi che...., piuttosto che per quelli che....); b) qui: nesso
relativo o anticipazione/prolessi del relativo?; c) imperator: predicativo del soggetto;
d) tulit, ferre: fero è qui usato nel significato di "sopportare": quali sono gli altri
significati di questo verbo?; nemo = nessuno, nomin. Sing.
EUTROPIO LIBRO VI
Vi propongo ora il racconto storico della guerra civile tra Cesare e Pompeo nelle parole
di Eutropio. È un testo che sarà molto utile per affrontare lo studio dei Commentarii
di Cesare, De bello gallico e De bello civili.
[19] Hinc iam bellum civile successit exsecrandum et lacrimabile, quo praeter calamitates, quae in
proeliis acciderunt, etiam populi Romani fortuna mutata est. Caesar enim rediens ex Gallia victor
coepit poscere alterum consulatum atque ita ut sine ullo dubio ei deferretur. Contradictum est a
Marcello consule, a Bibulo, a Pompeio, a Catone, et iussus est, dimissis exercitibus, ad urbem
redire. Propter quam iniuriam ab Arimino, ubi milites congregatos habebat, adversum patriam cum
exercitu venit. Consules cum Pompeio senatusque omnis atque universa nobilitas ex urbe fugerunt
et in Graeciam venerunt. Apud Epirum, Macedoniam, Achaiam Pompeio duce senatus contra
Caesarem bellum paravit.
a) Iussus est: controlla la costruzione sul dizionario: riesci a trovare qualche
costruzione simile in inglese?; costruzione personale o impersonale? b) quam: che uso
del relativo è?; c) Pompeio duce: ablativo assoluto nominale: controlla sul manuale.
[20] Caesar vacuam urbem ingressus dictatorem se fecit. Inde Hispanias petiit. Ibi Pompeii
exercitus validissimos et fortissimos cum tribus ducibus, L. Afranio, M. Petreio, M. Varrone,
superavit. Inde regressus in Graeciam transiit, adversum Pompeium dimicavit. Primo proelio victus
est et fugatus, evasit tamen, quia nocte interveniente Pompeius sequi noluit, dixitque Caesar nec
Pompeium scire vincere et illo tantum die se potuisse superari. Deinde in Thessalia apud
Palaeopharsalum productis utrimque ingentibus copiis dimicaverunt. Pompei acies habuit XL milia
peditum, equites in sinistro cornu sexcentos, in dextro quingentos, praeterea totius Orientis auxilia,
totam nobilitatem, innumeros senatores, praetorios, consulares et illos qui magnorum iam bellorum
victores fuissent. Caesar in acie sua habuit peditum non integra XXX milia, equites mille.
Ingressus: participio congiunto, attributivo o sostantivato? Attenzione alla diatesi!
[21] Numquam adhuc Romanae copiae in unum neque maiores neque melioribus ducibus
convenerant, totum terrarum orbem facile subacturae, si contra barbaros ducerentur. Pugnatum
tamen est ingenti contenzione; ad postremum Pompeius victus est et castra eius direpta sunt. Ipse
fugatus Alexandriam petiit, ut a rege Aegypti, cui tutor a senatu datus erat propter iuvenilem eius
aetatem, acciperet auxilia. Qui fortunam magis quam amicitiam secutus occidit Pompeium, caput
eius et anulum Caesari misit. Quo conspecto Caesar etiam lacrimas fudisse dicitur, tanti viri intuens
caput et generi quondam sui.
a) Subacturae: come puoi efficacemente rendere questo participio futuro?; B) qui:
che uso del relativo è?; Caesar dicitur fudisse: controlla la costruzione sul dizionario:
riesci a trovare qualche costruzione simile in inglese?; costruzione personale o
impersonale?
[22] Mox Caesar Alexandriam venit. Ipsi quoque Ptolomaeus parare voluit insidias, quia eius causa
bellum regi inlatum est. Victus in Nilo periit inventumque est corpus eius cum lorica aurea. Caesar,
Alexandria potitus, regnum Cleopatrae dedit, Ptolomaei sorori, cum qua consuetudinem stupri
habuerat. Rediens inde Caesar Pharnacen, Mithridatis Magni filium, qui Pompeio auxilio apud
Thessaliam venerat, rebellantem in Ponto et multas populi Romani provincias occupantem vicit
acie, postea ad mortem coegit.
Potitus: participio congiunto, attributivo o sostantivato? Attenzione alla diatesi! Che
caso regge?
[23] Inde Romam regressus tertio se consulem fecit cum M. Aemilio Lepido, qui ei magister
equitum fuerat. Inde in Africam profectus est, ubi infinita nobilitas cum Iuba, Mauretaniae rege,
bellum reparaverat. Duces autem Romani erant P. Cornelius Scipio ex genere antiquissimo
Scipionis Africani, M. Petreius, Q. Varus, M. Porcius Cato, L. Cornelius Faustus, Sullae dictatoris
filius. Contra hos commisso proelio, post multas dimicationes victor fuit Caesar. Cato, Scipio,
Petreius, Iuba ipsi se occiderunt. Faustus, Sullae quondam dictatoris filius, Pompeii gener, a
Caesare interfectus est.
Regressus: participio congiunto, attributivo o sostantivato? Attenzione alla diatesi!
[24] Post annum Caesar Romam regressus quarto (per la quarta volta) se consulem fecit et statim ad
Hispanias est profectus, ubi Pompeii filii, Cn. Pompeius et Sex. Pompeius, ingens bellum
praeparaverant. Multa proelia fuerunt, ultimum apud Mundam civitatem, in quo adeo Caesar paene
victus est, ut fugientibus suis se voluerit occidere, ne post tantam rei militaris gloriam in potestatem
adulescentium, natus annos sex et quinquaginta, veniret. Denique reparatis suis vicit. Ex Pompeii
filiis maior occisus est, minor fugit.
[25] Inde Caesar bellis civilibus toto orbe conpositis Romam rediit. Agere insolentius coepit et
contra consuetudinem Romanae libertatis. Cum ergo et honores ex sua voluntate praestaret, qui a
populo antea deferebantur, nec senatui ad se venienti adsurgeret aliaque regia et paene tyrannica
faceret, coniuratum est in eum a sexaginta vel amplius senatoribus equitibusque Romanis. Praecipui
fuerunt inter coniuratos duo Bruti ex eo genere Bruti, qui primus Romae consul fuerat et reges
expulerat, et C. Cassius et Servilius Casca. Ergo Caesar, cum senatus die inter ceteros venisset ad
curiam, tribus et viginti vulneribus confossus est.
Insolentius: aggettivo o avverbio? C'è il secondo termine di paragone o è sottinteso?