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Il Sole 24 Ore
18 NOVEMBRE 2016
Industria 4.0 e gli impegni che Pechino deve
prendere
Molto più che uno scalo tecnico, l’incontro tra Renzi e Xi Jinping si colloca in un quadro di grandi opportunità per il
sistema Italia rispetto alla Cina. A sostegno di questa valutazione vi sono sia fattori internazionali che dinamiche interne.
Sul fronte internazionale la visita di Xi in Italia testimonia una svolta importante nelle relazioni tra i due Paesi.
Continua pagina 33 Giuliano Noci
Continua da pagina 1 suggerita dalla cadenza sempre più fitta degli incontri che le caratterizza da almeno tre anni a questa
parte e dai cambiamenti in corso a livello internazionale. Sullo sfondo vi è infatti la burrasca che investe il rapporto CinaGermania dopo che il ministro dell’Economia Sigmar Gabriel ha avviato un’inchiesta sulla possibile acquisizione cinese del
produttore di chip Aixtron, mentre una seconda sarebbe in corso sull’offerta di acquisto della divisione led di Osram ad
opera del produttore cinese “Mls”. In secondo luogo vi è Brexit: il Regno Unito e Londra hanno rappresentato una base
naturale di atterraggio degli investimenti (non solo finanziari) cinesi. Un possibile isolamento britannico può raffreddare i
rapporti tra i due Paesi. Vi è poi il Trumpquake, che rende Chimerica - la relazione tra le due superpotenze - sempre più ad
ostacoli.
In tutto questo l’Italia può essere un preziosissimo alleato per la Cina di Xi Jinping. Per la sua vocazione naturale
all’innovazione, che rappresenta ormai la vera priorità del sistema industriale cinese sempre più proiettato verso il New
Normal; per la sua collocazione geografica: centrale nel bacino del Mediterraneo e quindi punto di snodo cruciale per le
merci da e verso la Cina e vicina al grande continente africano su cui la leadership di Pechino sta scommettendo in misura
sempre più rilevante.
In questa prospettiva, l’Italia vede dunque, improvvisamente, aprirsi un binario di dialogo (strategico) estremamente
interessante in grado di riequilibrare l’interscambio con la Cina (38 miliardi di euro di cui solo 10 di export).
Andando, da un lato, incontro alla necessità cinese di elevare il proprio livello tecnologico e di automazione industriale (una
necessità cui l’Italia deve sapere rispondere con le sue eccellenze industriali ma anche con i suoi centri di ricerca);
dall’altro, significa anche essere proattivi nel chiedere in cambio un accesso più agevole al mercato cinese in quei settori che
appaiono essere più chiusi ai nostri produttori per via di barriere regolatorie e/o protezionistiche.
Si tratta, in altri termini, di affermare, avendo un piano chiaro di medio periodo, una prospettiva molto concreta, ben nota ai
Cinesi del resto, del “Do ut des”, e di superare la logica della frammentazione della nostra proposta: dei silos narrativi (le
singole eccellenze) con cui nel passato ci siamo presentati ottenendo il risultato di chiudere, nel breve, interessanti partite
commerciali senza però scaricare a terra il potenziale che possiamo giocare in quell’enorme mercato rappresentato dalle
imprese cinesi in via di trasformazione e dalle centinaia di milioni di individui che rappresentano oggi la classe media.
In concreto, l’Italia deve avviare un percorso di forte integrazione tra politica e business: qui i cinesi sono maestri. Governo
e Ambasciata italiana a Pechino potrebbero definire una sorta di Piano Quinquennale rivolto alla Cina che punti sul seguente
binomio: risposte concrete alle richieste cinesi – è questo ad esempio il caso dello smart manufacturing – ma nel contempo
richiesta di spazi di mercato in ambiti come quelli delle tecnologie ambientali, sanità, agrifood, aerospazio, aeronautica e
smart city, intese in un’accezione allargata: partendo dalle politiche di urbanizzazione per arrivare alla mobilità sostenibile.
Quanto alle opportunità di business, occorre valorizzare al meglio le grandi potenzialità del China-Italy Business Forum
creando magari una cinghia di trasmissione diretta – una task force dedicata - tra Presidenza del Consiglio e comunità del
business italiano: nel quadro di una strategia chiara di dialogo in cui l’Italia ha tutte le possibilità di recuperare il terreno
perduto (soprattutto rispetto alla Germania) facendo leva sul pregiudizio positivo che i cinesi nutrono nei confronti del
sistema Italia.
Anche in questo modo, sarà possibile dar senso compiuto – con nostro vantaggio – all’ambizioso disegno della nuova Via
della Seta tanto caro a Xi Jinping.
Un dialogo che deve però fondarsi su un’interazione intelligente e capace di valorizzare al meglio la reciprocità.
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Giuliano Noci