Capitolo_14_Il_nuovo_ordine_mondiale

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Capitolo_14_Il_nuovo_ordine_mondiale
capitolo
le date e i fatti
luglio 1944 A Bretton Woods gli
alleati concordano gli scenari
economid del dopoguerra
1945 A Jalta (febbraio)
e a Potsdam (luglio) gli alleati
e l'Unione Sovietica definiscono
le rispettive zone d'influenza
aprile-giugno 1945 La conferenza
di San Frandsco dà vita
all'Organizzazione delle nazioni
unite
marzo-aprile 1947 Alla conferenza
di Mosca l'intesa fra alleati
e sovietid si rompe
sul problema della Germania
marzo 1947 Gli Stati Uniti
intervengono in Greda
per allontanare i comunisti
dal potere
1947 Viene varato il piano
di aiuti agli stati europei che
prende il nome dal segretario
di stato americano Marshall
15 agosto 1947 Viene
proclamata l'indipendenza
dell'India, che si divide in
Unione indiana e Pakistan
1948 La Iugoslavia di Tito
viene espulsa dal Cominform
1948 I sovietid attuano il
blocco di Berlino, cui gli alleati
rispondono con un ponte aereo
14 maggio 1948 Viene
proclamato lo Stato di Israele
e inizia il primo conflitto
arabo-israeliano
1949 Viene sottoscritto il patto
atlantico, che si dà come
organizzazione militare la Nato
1949 I comunisti di Mao
unificano la Cina sotto il loro
controllo
1954 La sconfitta dei francesi
a Dien Bien Phu sandsce
l'indipendenza del Vietnam
487
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolalismo
Gli scenari economici dopo la guerra
I costi umani e i danni economici
Gli effetti economici
della guerra sono
profondamente diversi
in Europa e negli Stati
Uniti
le popolazioni europee
sono tormentate
daHinfIazione e dalla
scarsità di risorse
alimentari
La fine dell'immane conflitto apriva per l'Europa e per il mondo intero un periodo caratterizzato da gravissimi problemi economici, politici e sociali. Il luttuoso bilancio della
guerra si chiudeva con decine di milioni di vittime, militari e civili, con immense devastazioni, con la rovina o il profondo dissesto dei sistemi economici e degli assetti istituzionali di molti dei paesi belligeranti, in particolare di quelli sconfitti. [Urss fu il paese più
colpito sotto il profilo umano ed economico, con circa venti milioni di morti (il 12% della popolazione prebellica) e con più di 1500 città e 70000 villaggi rurali rasi al suolo.
Gli Stati Uniti, invece, uscirono dal conflitto con un'economia rinvigorita e con crediti di guerra per miliardi di dollari. Non si dimentichi che, a fronte delle enormi perdite e devastazioni degli altri paesi, il territorio statunitense e la sua popolazione civile
erano rimaSli lontani dal conflitto.
In Europa, nei paesi vinti e in quelli vincitori, la guerra aveva prosciugato il patrimonio pubblico, distruggendo risorse economiche equivalenti al reddito nazionale di
diversi anni. Le conseguenze furono uno squilibrio profondo della bilancia dei pagamenti con l'estero, soprattutto verso gli Stati Uniti, e anche, come era avvenuto già
alla fine della Prima guerra mondiale, una eccezionale crescita dell'inflazione dovuta
all'inevitabile aumenLO delle banconote stampate e messe in circolazione per far fronte alle spese militari
La Clisi era aggravata dal fatto che gli apparati produttivi europei erano stati in gran
parte danneggiati o distrutti; in tutti i paesi europei la produzione industriale oscillava
tra un quarto e la metà rispetto al triennio 1937-39 Inoltre i bombardamemi delle città
e dei gangli vitali dei paesi belligeranti avevano inferto danni pesantissimi al patrimonio immobiliare e soprattutto alla rete dei trasporti.
In questo quadro, la ristrettezza dell'offerta e l'enorme quantità di cartamoneta circolante fecero esplodere l'inflazione nei primi mesi postbellici i prezzi si moltiplicarono
di oltre cinquanta volte rispetto al periodo prebellico Inflazione e scarsità di risorse alimentari e di beni primari si scalicarono sulle popolazioni, aggravando le loro condizioni materiali fino ai limiti della sopravvivenza fisica
I:egemonia economica degli Stati Uniti
la forza delf economia
americana fa del dollaro
la moneta di riferimento
negli scambi
internazionali
RICORDA CHE
Fino agli anni trenta del XXsecolo
la moneta di riferimento internazionale era stata la sterlina
488
Alla fine della guerra gli Stati UniLi, che non avevano subìto danni sul proprio territorio, avevano accresciuto il prodùtto nazionale lordo di due terzi e la loro produzione
industriale costituiva quasi i due terzi di quella dell'intero pianeta
Grazie alla neutralità dei primi anni di guerra, la macchina produttiva americana aveva conosciuto un potenziamento notevolissimo, sotto lo stimolo della domanda di
materiale industriale e bellico di molti paesi coinvolti nel conflitto. Queste commesse,
pagate in oro, andarono a rimpinguare i forzieri di Fort Knox, la sede dei depositi aurei
statunitensi. Dopo il diretto ingresso di Washington nel conflitto, lo sviluppo produttivo si intensificò ultniormente Inoltre gli Stati Uniti non dovettero fronteggiare nel
1945 gli angosciosi problemi della ricostruzione che a lungo attanagliarono i paesi che
erano stati teatro del conflitto.
Con un apparato produttivo in perfetta efficienza, una disoccupazione ridotta al minimo, enormi riserve auree che facevano da contraltare alle esangui finanze delle altre
potenze, il dollaro - in un quadro di monete erose da una forte inflazione - si affermò
come la valuta di gran lunga più solida Tuttavia la sproporzione fra la ricchezza e la capacità produttiva concentrate negli Usa e l'enonnità delle distruzioni che avevano prostrato le economie dei paesi europei e del Giappone era tale da far temere lo scoppio di
una virulenta e generalizzata crisi mondiale.
Capitolo 14, 11nuovo ordine mondiale
.,
Due uomini seduti sulle rovine di
Berlino. Le città e gli apparati industriali della Germania pagarono un
prezzo altissimo per l'accanita resistenza alle forze alleate imposta al
paese da Hitler, tanto che la prodigiosa
rinascita economica del dopoguerra fu
possibile solo grazie agli aiuti americani.
Nasce urieconomia
mondiale improntata al
libero scambio
nessi
In questo contesto, la necessità di ricostruire un'economia mondiale aperta e improntata al libero mercato era particolarmente sentita dagli Stati Uniti per due ragioni [ondamentali: perché, data l'i.nusitata concentrazione di capacità produttive, un'eventuale
limitazione alle loro esportazioni avrebbe potuto generare una nuova crisi di sovrapproduzione, più devastante ancora di quella del 1929; e perché la segmentazione del
sistema economico in enLità nazionali chiuse e in competizione fra loro, che aveva carattelizzato gli anni trenta, era considerata una delle cause della guerra appena conclusa. Pertanto, per riaLtivare il commercio internazionale, era necessario ancorare gli
scambi a un sistema di pagamento stabile e condiviso, specie dopo che la sterlina
aveva definitivamente perso il suo ruolo di moneta internazionale.
Libero mercato e centralità del dollaro
Instabilità
internazionale prodotta
dal protezionismo
Enorme potenziale.
produttivo statu nitense
Scelta del libero
scambio
Ingenti
risorse auree
statunitensi
Unificazione
del mercato mondiale
489
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
Nel secondo dopoguerra, come
già nel primo, si registrò un netto abbassamento dei livelli produttivi,
con difficoltà per le popolazioni nel reperire alimenti e generi di prima necessità. Nella foto la coda davanti a
una rivendita di pane nel 1946.
Gli accordi di Bretton Woods:
la centralità del dollaro nelle transazioni internazionali
Con gli accordi
di Bretton Woods viene
ufficializzato il ruologuida delf economia
statunitense
Il nuovo ordine
economico favorisce
fintegrazione dei
sistemi economici
capitalistici
RICORDA CHE
Dopo la Prima guerra mondiale era
prevalso, nella politica internazionale statunitense, un indirizzo
isolazionista
490
Già prima della guerra si era posto il problema della ricerca di nuovi mezzi di pagamento internazionale a supporto di una crescita progressiva degli scambi e delle transazioni
finanziarie. A tale fine fu indetta nel luglio del 1944 la conferenza di Bretton Woods, nel
New Hampshire, cui parteciparono i rappresentanti dei 44 paesi impegnati nella guerra
contro l'Asse. Per decisione unanime il dollaro assurse al rango di moneta di riserva e di
mezzo di pagamento internazionale, accettato e riconosciuto da tutti i sottoscrittori dell'accordo, da affiancare all'oro. Il valore della moneta americana venne ancorato all'oro
mediante un rapporto fisso di 34 dollari per oncia di fino; stabilito con il dollaro il livello di cambio di ciascuna moneta, questa veniva automaticamente ancorata all'oro. In
pratica, da allora il mondo utilizzò il dollaro come mezzo di pagamento internazionale;
in cambio Washington si impegnò a convertire a vista la sua moneta in oro, sulla base
del valore fissato, ogni qualvolta una banca centrale ne avesse fatto richiesta.
Con questi accordi, gli Stati Uniti accettarono di svolgere una leadership mondiale che
già si era profilata, nei fatti, dopo la Prima guerra mondiale. Gli Usa divenivano garanti della stabilità monetaria internazionale, ponendo termine alla lunga fase del disordine economico e monetario degli anni venti e trenta. Quest'ultimo aveva avuto origine
dal tramonto della centralità della sterlina cui non si era accompagnato un effettivo
ruolo-guida del dollaro per le tendenze isolazioniste prevalenti nell'amministrazione
statunitense.
[assunzione consapevole e condivisa di questa leadership non fu priva di conseguenze. In virtù degli accordi di Bretton Woods, infatti, si verificarono due fenomeni significativi: da un lato il rafforzamento della moneta americana man mano che la ricostruzione delle economie europee accelerava e che l'impetuoso aumento delle transazioni e degli scambi internazionali faceva crescere la domanda di mezzi di pagamento;
dall'altro, un'ancor più stretta integrazione dei sistemi economici capitalistici, nella
forma però di una subalternità nei confronti dell'economia statunitense.
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale
Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale
Gli accordi danno vita a
istituzioni economiche
mondiali con il compito
di favorire lo sviluppo
Gli accordi di Bretton Woods non si limitarono a ridefinire un nuovo sistema monetario imperniato sul dollaro; dettero vita anche ad alcune nuove istituzioni economiche
attraverso le quali gli Stati Uniti si misero nelle condizioni di poter controllare le dinamiche finanziarie e orientare le politiche economiche degli altri paesi dell'''area del dollaro". La principale di queste istituzioni fu il Fondo monetario internazionale (Fmi),
con sede a Washington, finalizzato a riattivare i meccanismi finanziari ogni volta che
questi si fossero inceppati in qualche area del mondo.
Il compito precipuo del Fondo era di assicurare la stabilità dei cambi fra le diverse valute utilizzando il proprio capitale, con il quale provvedeva a erogare prestiti ai governi
in momentanea difficoltà economica. Il capitale del Fondo era costituito da oro, dollari e valute depositate da ogni paese aderente secondo quote differenziate, in rapporto
alle quali i paesi fondatori detenevano i diritti di voto. Poiché gli Stati Uniti versarono
una quota superiore a quella di Gran Bretagna e Urss insieme - Mosca si ritirò poi dal
Fmi -, essi si garantirono il controllo operativo dell'ente. Visto che il Fmi concedeva
- e concede tuttora - prestiti solo dietro l'obbligo di osservanza delle direttive e dei vincoli da esso stesso imposti, il governo americano ebbe nelle mani un fortissimo strumento di pressione nei confronti dei paesi economicamente più deboli, attraverso il
quale era in grado di condizionare le loro politiche economiche.
Con l'obiettivo esplicito di favorire la cooperazione internazionale fu creata in quell'occasione anche la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, megli.o nota
come Banca mondiale, con il compito di predisporre le risorse per il decollo produttivo delle aree più arretrate; il suo operato però non riuscì mai ad accorciare le distanze
fra le periferie del mondo e il suo centro industrializzato.
verifica breve
o Quali erano
le diverse condizioni economiche degli stati usciti dal conflitto? f) Quale moneta si affermò come punto di riferi-
mento internazionale?
e Su quale
cordi di Bretton Woods?
principio si fondò l'economia mondiale del dopoguerra?
0 Quali istituti
O Che cosa
venne stabilito con gli ac-
internazionali vennero fondati in campo economico?
Il nuovo ordine nelle relazioni
internazionali
La costruzione di un nuovo ordine mondiale fondato sul
bipolarismo Usa-Urss
Le potenze vincitrici
concordano le linee
politiche della
ricostruzione
Il nuovo sistema monetario costituiva l'elemento saliente di un inedito assetto dei rapporti internazionali.; aveva dunque una forte valenza politica e si inseriva nel difficile
processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale dopo il crollo dei fascismi. Gli
sconvolgimenti e le distruzioni belliche ponevano infatti sul tappeto problemi di grande portata e di assai complessa soluzione oltre alle questioni di riorganizzazione territoriale del vecchio continente, dell'Asia e dell'Africa, era necessario porre le basi di
nuovi ordinamenti politici Le istanze di libertà e di democrazia sostenute dai governi alleati nella lotta contro il nazifascismo, ispiratrici dei vari movimenti di liberazione,
sollecitavano profonde trasformazioni politiche e sociali.
Già prima della fine del conflitto, come abbiamo già accennato, le forze alleate si erano
incontrate a Jalta (febbraio 1945) e successivamente a Potsdam (luglio 1945) per delineare i futuri scenari politici del globo. Nella definizione di questi ultimi giocarono un
ruolo decisivo due fattori i nuovi rapporti di forza tra le grandi potenze che la guerra
491
La prima riunione delle Nazioni unite, tenutasi a Londra
nel 1949, e la bandiera dell'istituzione. Rispetto alla Società delle
nazioni, di cui prendeva ilposto, la
nuova organizzazione può contare
su poteri maggiori net regolare i
conflitti internazionaLi, anche se a
lungo, nel periodo della guerra
fredda, ha sofferto delle conseguenze del diritto di veto riconosciuto alle due grandi potenze_
La guerra segna
il definitivo declino
delfegemonia mondiale
dell'Europa
aveva contribuito a delineare e la dislocazione dei contingenti militari delle potenze in
campo che nelle ultime fasi della guerra si erano preoccupate, oltre che di combattere il
nemico comune, di assumere il controllo di intere aree, per precostituire i futuri assetti
geopolitici del mondo. Di grandissima lilevanza ai fini della successiva cristallizzazione
delle sfere di influenza si era rivelato infatti l'incontro di Teheran fra Roosevelt,
Churchill e Stalin del novembre 1943, dove Roosevelt aveva prospettato la teoria dei
"quattro poliziotti", ossia delle quattro maggiori potenze come garanti del mantenimento dell'ordine internazionale, e Churchill e Stalin avevano proceduto alla ripartizione
delle zone di occupazione dei rispettivi eserciti, la presenza dei quali avrebbe poi nei faLti determinato l'appartenenza del paese occupato all'una o all'altra sfera di influenza.
La guerra aveva determinato il definitivo affermarsi di alcuni sostanziali mutamenti negli equilibri geopolitici, che si erano già delineati nei decenni precedenti. InnanzituLLo
il compiuto declino dell'Europa come continente-guida a livello planetario.
La guerra restituiva un'Europa martoriata, per cinque anni terreno del più spaventoso
conflitto militare della storia, indebitata, impovelita, divisa tra una zona occidentale
controllata dagli Stati Uniti e una zona orientale dall'Unione Sovietica.
[Europa divisa tra Usa e Urss era lo specchio fedele del nuovo sistema di relazioni internazionali che si era affermato con la guerra: un sistema bipolare fondato sul confronto tra le due grandi potenze vincitrici, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica,
portatrici non solo di interessi strategici divergenti, ma di due sistemi politici e ideologici contrapposti e di due modelli economici antitetici. Se, infatti, all'egemonia statunitense era funzionale un'economia mondiale aperta, fondata sul libero mercato, alla costruzione dell'egemonia sovietica era funzionale uno spazio economico chiuso, che
ruotasse intorno alle esigenze del paese-guida del mondo socialista.
La nascita deIYOnu
Viene costituito fOnu,
un organismo
sovranazionale posto a
garanzia delle relazioni
internazionali
492
[organismo che doveva controbilanciare la crescente contrapposizione fra le due superpotenze era l'Organizzazione delle nazioni unite (Onu) , l'ultimo frutto della collaborazione antinazista del tempo di guerra
Le premesse ideologiche per la nascita dell'Onu furono poste da Roosevelt e Churchill
nell'incontro dell'agosto 1941 allargo di Terranova, dove sotLoscrissero la Carta atlantica, una dichiarazione di princìpi che affermava la volontà di lotta antinazista, riprendeva i "Quattordici punti" di Wilson e affermava la libertà di commercio e di navigazione e il diritto dei popoli a vivere «liberi dal timore e dal bisogno»
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale
RICORDA CHE
I "Quattordici punti" di Wilson indicavano le condizioni per una pace duratura dopo la Grande guerra,
rivendicando il principio di autodetermi nazione dei popoli
Nella conferenza di San Francisco (25 aprile-26 giugno 1945) fu sottoscritta da cinquanta paesi la Carta delle nazioni unite elaborata dalle quattro maggiori potenze (Usa,
Urss, Gran Bretagna e Francia), con cui si costituiva un nuovo organismo internazionale
finalizzato al mantenimento della sicurezza collettiva. I poteri effettivi furono concentrati
nell'organo esecutivo, il Consiglio di sicurezza, dove erano rappresentate come "membri
permanenti" le quattro potenze vincitrici più la Cina, ciascuna dotata di potere di veto
nell'approvazione delle risoluzioni. Il segretariato generale aveva funzioni amministrative,
mentre l'assemblea dei paesi membri poteva proporre risoluzioni che dovevano però passare al vaglio del Consiglio di sicurezza. [evoluzione della guerra fredda vide prevalere
nell'Onu lo scontro fra le due maggiori superpotenze, che in molte occasioni avrebbero
paralizzato la capacità decisionale dell'Onu facendo largo uso del diritto di veto.
La conferenza di Parigi e i trattati di pace
Nella conferenza di pace
gli interessi delle due
superpotenze divergono
Urss e Polonia
ottengono vantaggi
territoriali, tItalia perde
parte dei suoi territori
Nella ridefinizione dell'ordine internazionale gli interessi delle due superpotenze divergevano su molti fronti. [Urss intendeva innanzitutto tutelarsi dalla rinascita di una Germania
forte e minacciosa e garantirsi una cintura di paesi affini in Europa orientale; gli Usa volevano invece estendere il più possibile l'area delle democrazie capitalistiche in un'economia
mondiale aperta, ed erano dunque massimamente interessati alla ricostruzione delle maggiori aree industriali, e in primo luogo dei paesi vinti, Germania e Giappone.
Queste divergenze caratterizzarono il contesto nel quale si svolse a Parigi, tra il luglio e
l'ottobre del 1946, la conferenza internazionale che approntò i trattati di pace con
Italia, Romania, Finlandia, Ungheria e Bulgaria, ex alleate della Germania, firmati successivamente nel febbraio 1947.
Dalla conferenza soltanto l'Urss ottenne significativi vantaggi territoriali, mentre i
confini delle altre potenze vincitrici rimasero sostanzialmente inalterati. [Urss riguadagnò i confini dell'Impero russo alla vigilia della Prima guerra mondiale, con la riconquista dal Giappone delle isole Curili e della parte meridionale della penisola di
Sakhalin a oriente; con il recupero dei paesi baltici, della Bessarabia, delle regioni polacche cedute nel 1921 e di parte della Finlandia -la Carelia -, che aveva assunto i caratteri di stato sovrano solo nel 1917.
La Polonia fu risarcita a spese della Germania, a cui sottrasse la Prussia orientale, la
Slesia e la Pomerania; il nuovo confine tedesco-polacco venne fissato provvisoriamente
lungo la linea dei fiumi Oder e Neisse a ovest e del fiume Bug a est, anche se la sua ratifica definitiva venne fissata soltanto quarant'anni dopo. Nel frattempo, però, milioni
di tedeschi emigrarono per rimanere all'interno dei confini della Germania.
[Italia, a sua volta, fu privata delle isole del Dodecaneso, restituite alla Grecia, di una parte della Venezia-Giulia, passata alla Iugoslavia, mentre Trieste fu per ilmomento considerata "territorio libero". [Italia dovette inoltre rinunciare alla sovranità sull'Albania e alle
colonie africane, mantenendo però in Somalia un mandato di amministrazione fiduciaria.
La conferenza di Mosca e la spartizione della Germania:
finizio della guerra fredda
I rapporti fra le due
superpotenze si
rompono sul problema
della Germania
I contrasti tra le grandi potenze nella definizione del nuovo assetto geopolitico non tardarono a manifestarsi: nella conferenza di Mosca, che si tenne nel marzo-aprile 1947,
si ruppe definitivamente la collaborazione fra le potenze occidentali e l'Urss.
Gli attriti furono accentuati dal problema della Germania che, dapprima divisa in quattro zone (di pertinenza sovietica, statunitense, britannica e francese), fu poi (1949-50)
spezzata in due stati a causa dell'accorpamento delle tre zone "occidentali": la
Repubblica federale con capitale Bonn, sotto l'influenza occidentale, e la Repubblica
democratica con capitale Pankow, un sobborgo di Berlino, sotto l'influenza sovietica.
Sorte analoga toccò a Berlino, occupata dalle truppe sovietiche nel maggio 1945, inizialmente divisa in quattro settori e successivamente in una zona orientale e in una oc493
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
La divisione
della Germania
NORVEGIA
Al termine della Seconda guerra mondiale la Germania venne divisa in quattro zone controllate da americani, sovietid, francesi e inglesi. I territori situati a est del fiume Oder vennero invece posti sotto l'amministrazione polacca La capitale Berlino venne a sua
volta divisa in quattro settori sottoposti al controllo delle potenze vindtrid.
Nel 1947 ['assetto della Germania si
modificò di nuovo. Le tre zone anglofranco-americane si fusero in un'unica
compagine amministrativa. Nel 1949
poi si costituirono la Repubblica democratica e la Repubblica federale.
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Mosca·
UNIONE
SOVIETICA
FRANCIA
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Confini del 1947
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Territori tedeschi acquisiti dalla Polonia
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Acquisizioni territoriali dell'Urss
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Zone di occupazione
"GRECIA.
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RICORDA CHE
In Grecia le organizzazioni comuniste avevano guidato l'attività di
resistenza, guadagnando popolarità nell'opinione pubblica
494
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Inizia la guerra fredda
e ciascuna superpotenza
impone la propria linea
politica alla sua sfera
d'influenza
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Americana
Britannica
(1945-1955)
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Francese
Sovietica
cidentale. Il Giappone venne privato di ogni possedimento coloniale e del diritto di ricostituire un proprio esercito, mentre una vasta area del Pacifico si veniva trasformando in una sorta di protettorato americano.
Dopo la conferenza di Mosca assunse contorni sempre più netti quello scontro che
venne poi chiamato "guerra fredda" e che vide fronteggiarsi da un lato gli Stati Uniti e
le potenze occidentali, dall'altro l'Unione Sovietica e i paesi a essa legati.
In ciascuna delle sfere di influenza le superpotenze favorirono o imposero il sorgere di
governi e sistemi politici affini ai propri. Come vedremo fra breve, l'Europa orientale
fu oggetto negli anni 1946-48 di una rapida sovietizzazione, un processo che fece dire nel 1946 a Winston Churchill che una «cortina di ferro» - un'immaginaria linea di
demarcazione dal Baltico all'Adriatico - stava calando a dividere l'Europa. Harry
Truman, divenuto presidente degli Stati Uniti alla morte di Roosevelt e assai meno
orientato del suo predecessore a una politica di conciliazione, accolse dal suo collaboratore George Kennan l'idea che fosse necessaria una politica di "contenimento" del
supposto espansionismo sovietico: gli Usa, per impedire che l'Urss potesse inserirsi,
con intenti destabilizzanti, nelle zone non comprese nella sua sfera d'influenza, si assunsero il compito di sostenere, in qualunque parte del mondo, i governi e i movimenti politici anticomunisti.
Questa linea, definita "dottrina Truman", prese corpo già nel marzo 1947 in Grecia,
dove infuriava una guerra civile fra lo schieramento comunista e quello filomonarchico e conservatore. Dopo il disimpegno della Gran Bretagna, infatti, gli Usa decisero di
intervenire per liquidare la resistenza comunista, che godeva di un vasto consenso popolare per aver guidato la Resistenza al nazismo ed era riuscita a formare un governo rivoluzionario in Epiro. Dopo aspri combattimenti, il governo rivoluzionario fu rovesciato; la monarchia mise fuori legge il Partito comunista e instaurò un governo autoritario destinato a durare per tutti gli anni cinquanta.
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale
Il dibattito
sulla guerra fredda
A quale superpotenza sono
imputabili le maggiori
responsabilità per la guerra
fredda? E soprattutto, quando
iniziò la guerra fredda? Dopo
la fine del secondo conflitto
mondiale o già con la nascita
del comunismo in Russia?
Il Filoamericani e filosovietici
La storiografia sulla guerra fredda,
sviluppatasi copiosa fin dagli anni cinquanta del Novecento, ha a lungo risentito dei condizionamenti politici e ideologici che rappresentavano un elemento
costitutivo essenziale dello stesso oggetto di indagine. Tranne poche eccezioni,
come l'opera di A. Fontaine, Storia della
guerra fredda (1965-67), di taglio squisitamente divulgativo e cronachistico, e
come la sintesi di J.B. Duroselle, Storia
diplomatica dal 1919al 1970 (1971), attenta soprattutto a fornire una ricostruzione dettagliata delle vicende diplomatiche internazionali, tutti gli altri contributi si sono connotati per molto tempo
in base alla precisa scelta di campo, a favore degli Usa oppure dell'Urss, adottata
dai rispettivi autori.
Gli ortodossi e i revisionisti
Poiché la produzione storiografica è
stata prevalentemente statunitense, essa
è stata in seguito classificata "ortodossa"
quando esprimeva tesi vicine a quelle
ufficiali del governo degli Stati Uniti, o
come "revisionista" quando se ne distaccava in modo più o meno netto.
Per la prima corrente le cause del conflitto risiederebbero nelle mire espansionistiche di Stalin e nel tentativo dell'Urss,
coerentemente perseguito fin dalla rivoluzione d'ottobre, di esportp.re il comunismo nel mondo; cosicché il momento d'inizio della guerra fredda sarebbe addirittura da collocare nel 1917. Per la seconda, le responsabilità graverebbero invece
in maggior misura sul governo statunitense e sul suo disegno volto a recuperare al sistema di mercato le aree occupate
dal potere sovietico durante e dopo la Seconda guerra mondiale.
I due capiscuola della prima linea interpretativa, che ebbe fra l'altro il pregio
di portare alla luce una ricchissima documentazione inedita, furono W.H.McNeil e H. Feis. Il filone revisionista, alimentato per lo più dai primi studiosi di
matrice marxista che poterono accedere
agli archivi statunitensi, fu inaugurato da
w.A. Williams e da D.F.Fleming, il quale,
con argomentazioni perfettamente speculari rispetto a quelle degli storici "ortodossi", accettò l'idea di retrodatare l'inizio del conflitto al 1917.
Le loro tesi furono riprese e variamente sviluppate in primo luogo da G.
Alperovitz, che vide nella decisione di
impiegare la bomba atomica contro il
Giappone anche una misura per prevenire l'intervento sovietico nelle operazioni belliche del Pacifico e quindi per limitarne la futura influenza sull'intera
zona.
Questa rigida contrapposizione ideologica fra ortodossi e revisionisti ha investito anche singoli aspetti e momenti
della guerra fredda, come la dottrina
Truman, il piano Marshall, il problema
della Germania, la guerra di Corea e la
nascita del movimento dei paesi non allineati. Persino la fase della coesistenza
e della distensione suscitò un vivace dibattito fra gli studiosi circa la credibilità
della nuova politica pacifista statunitense e sovietica.
economici, riconducendo con ciò il tema della guerra fredda entro i confini
della storia delle relazioni internazionali
e favorendo altresì il superamento della
linea interpretativa che ruotava intorno
all'idea-cardine dello scontro fra due sistemi politici, sociali ed economici contrapposti.
.. Una riflessione più equilibrata
Lasciata alle spalle la fase di crisi più
acuta fra i due blocchi, quando quasi
ogni opera di ricostruzione storica finiva
con il subire il pesante condizionamento
del clima politico esistente, questa tendenza più "realistica" si è estesa anche
allo studio della politica estera e della
strategia diplomatica dell'Urss.
Sono apparsi allora lavori, come
quello di A.B. Ulam, sicuramente più
equilibrati e fondati su una profonda conoscenza delle fonti sovietiche che, fra
l'altro, hanno dedicato ampio spazio alle
dinamiche interne e internazionali attraverso le quali l'Urss giunse al ruolo di seconda potenza mondiale. Una grande
fioritura di studi vi è stata infine negli
anni ottanta e novanta del Novecento in
coincidenza con la crisi e poi con il crollo del sistema di potere sovietico. In particolar modo le opere di G. Mammarella
e di C. Pinzani contengono una prima riflessione critica sugli sconvolgenti avvenimenti degli anni 1989-91, che hanno
definitivamente chiuso il capitolo della
guerra fredda.
Il I postrevisionisti
Soltanto a partire dagli anni settanta
del Novecento si è fatta strada fra gli studiosi statunitensi una nuova tendenza,
definita "postrevisionista", che ha gradualmente superato gli elementi polemici del decennio precedente respingendo
l'idea di una responsabilità unilaterale
degli Usa nella genesi della guerra fredda
e sottoponendo a un più attento vaglio
critico l'atteggiamento tenuto dall'Urss.
Fra i maggiori esponenti di questa
impostazione storiografica, che ha inquadrato il conflitto come aspetto centrale di un più complesso rapporto fra
«due superpotenze in un sistema globale» (E. di Nolfo), figura D. Yergin. Egli ha
contribuito in modo determinante a
spostare l'accento più sugli aspetti diplomatici del conflitto che non su quelli
Per riflettere
~
~
Quali erano gli argomenti tradizionali
della posizione storiografica
"ortodossa" sulla guerra fredda?
Quali novità caratterizzano
il contributo degli storici
"postrevisionisti"?
495
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolansmo
nessi
L'inizio della guerra fredda
Unione Sovietica
Stati Uniti
~
Sovietizzazione
dell'Est europeo
~
Dottrina Truman
del "contenimento"
Anticomunismo e ricostruzione: il piano Marshall
Gli Stati Uniti
predispongono un vasto
piano di aiuti ai governi
europei in funzione
anticomunista
Strategia politica ed
economia si saldano nel
piano Marshall
nessi
Necessità di una
ripresa economica
Nello stesso 1947, il presidente Truman - formulando la politica del "contenimento"
nei termini di un sostegno ai "popoli liberi" che non volevano cadere sotto l'influenza
sovietica - dichiarò che gli.Stati Uniti avrebbero osteggiato l'avanzata del comunismo
fornendo aiuti ai governi messi in difficoltà da movimenti che a esso si richiamavano.
Oltre che alla Grecia, Washington fornì aiuti in funzione di stabilizzazione anticomunista anche alla Turchia, che da allora entrò saldamente nell'area filoamericana; nel contempo annunciò un vasto piano di aiuti economici per facilitare l'opera di ricostruzione dei paesi dell'Europa occidentale. Lidea portante di questa operazione consisteva
nella convinzione che la stabilità economica e sociale fosse un validissimo baluardo
contro l'influenza sovietica, che poteva alimentarsi grazie ai forti partiti comunisti
nell'Europa occidentale, come quelli francese e iLaliano, ai consensi acquisiti nella lotta
contro il nazismo e alla situazione di grave disagio sociale provocata dall'inflazione che
devastava le economie europee.
Si profilava dunque un'inedita compenetrazione fra strategia geopolitica e politica economica: gli scopi strategici del contenimento si saldavano alla finalità economica della
ricostruzione delle economie europee, necessaria alla ripresa dell'economia mondiale.
Il piano, chiamato abitualmente "Marshall" dal nome del segretario di stato americano
George MarshaU che lo propose e lo coordinò, ma la cui denominazione ufficiale era
European recovery progmm (Erp), prevedeva l'erogazione ai paesi europei di presLiti a
bassi tassi di interesse (2,5%) o addirittura la concessione di aiuti in forma gratuita. Era
finalizzato a fornire i capitali necessari alla ricostruzione, ad accrescere produttività,
reddiLi e occupazione e ad integrare l'economia europea con quella nordamericana, in
un quadro di libera circolazione dei capitali e delle merci. A coronamento del piano
Marshall, sempre nel 1947, fu firmato infatti un accordo commerciale, il Generai
agreement on tariffs and trade (Gatt), che impegnava i paesi aderenti a mantenere bassi i dazi commerciali e a costituire una vasta area di libero scambio multilaterale, di fatto egemonizzata dalla gigantesca macchina produttiva statunitense.
La strategia del piano Marshall
::no
Marsha~
+
Integrazione dell'Europa nel sistema
economico e politico statunitense
.1.96
Stabilità economica come
baluardo contro il comunismo
CapilOlo 14, Il nuovo ordine mondiale
'•.
Febbraio 1949: la consegna di
sacchi di zucchero a Londra grazie al piano Marshall. Il piano ebbe un
ruolo decisivo nel consentire la ripresa
economica europea dopo il conflitto e
pose anche le basi per un nuovo ordine
economico internazionale, fondato
sulla collaborazione economica fra i
paesi europei e con gli Stati Uniti, in
un clima completamente differente
dall'aspra competitività che aveva caratterizzato gli anni trenta.
Le organizzazioni europee per la cooperazione economica
Il processo
di ricostruzione
favorisce iI costituirsi
di organizzazioni
di cooperazione
economica in Europa
Tra il 1948 e il 1952 le erogazioni del piano Marshall raggiunsero i 14000 milioni di
dollari. La gestione dei fondi Erp rese necessaria la creazione di appositi enti formati da
rappresentanze dei paesi assistiti, come l'Oece (Organizzazione europea per la cooperazione economica), che nel 1961 venne trasformata nell'Ocse (Organizzazione per la
cooperazione economica e lo sviluppo), e l'Eca (Economie cooperation administration), ai
quali i paesi europei rivolgevano le loro richieste di macchinari, generi alimentali, materie prime e capitali. per le imprese finanziate con i fondi Erp
In tal modo il piano Marshall favorì l'inizio di una crescente e duratura cooperazione economica fra i paesi europei: l'integrazione delle economie europee era una
condizione necessaria per una prospera interdipendenza
fra le due sponde
dell'Atlantico Le principali conseguenze di questa politica furono un più stretto
coinvolgimento nelle questioni europee della Gran Bretagna (che, per parte sua, tendeva piuttosto a operare nell'ambito dell'area economica del Commonwealth, dove
ancora vigeva il predominio della sterlina) e soprattutto la rapida ricostruzione dell'economia tedesca, con il superamenLO della storica rivalità franco-tedesca. Intorno
all'asse franco-tedesco nacque infatti la prima istituzione di cooperazione economica
europea: la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca, 1951, tra Francia,
Germania, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda), che rispondeva al fondamentale
obiettivo di favorire la circolazione della risorsa energetica (il carbone) e del prodotto (l'acciaio) più inegualmente distribuiti all'interno delle frontiere. La Ceca, che dichiarò anche l'intenzione di giungere in un futuro all'unità politica, fu il nucleo dei
successivi accordi presi dagli stessi paesi con il trattato di Roma (1957) per la creazione del Mercato comune europeo (Mec).
497
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
Un'immagine curiosa della divi~. sione della Germania: in una
spiaggia nei pressi di Lubecca si offre a
pagamento la vista sul territorio sovietico. La Germania orientale rappresentò il simbolo e il caso più evidente
della spietata logica di potenza che
spinse l'Unione Sovietica a riorganizzare secondo i propri dettami la vita
sociale e politica dei paesi dell'Est europeo.
La costruzione del dominio sovietico neIrEuropa orientale
r:Urss dà il via alla
sovietizzazione
delfEuropa orientale
498
Sotto il profilo politico, come abbiamo accennato, queste iniziative intendevano consolidare i legami tra le democrazie occidentali e tra queste e gli Usa: avviare la ripresa dell'economia era la miglior difesa alla penetrazione del comunismo che nel frattempo si
era imposto in tutta l'Europa orientale.
Tra il 1946 e il 1949, in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania, ai governi di unità nazionale che si erano formati subito dopo la guerra (e nei quali i comunisti condividevano responsabilità di governo con altre forze democratiche), l'Unione
Sovietica sostituì governi autoritari guidati dai partiti comunisti locali; gli altri partiti
vennero sciolti, i diritti democratici soppressi e si avviò la riorganizzazione del sistema
economico sul modello sovietico, realizzando la nazionalizzazione delle imprese, la
collettivizzazione della terra e un sistema politico basato sul partito unico.
Prima in Polonia, dove nel febbraio 1947 le elezioni portarono al governo una coalizione dominata dal Partito comunista che inserì a tappe forzate il paese nel campo sovietico; poi in Romania, dove nell'agosto dello stesso anno il re Michele fu costretto ad
abdicare e venne proclamata la Repubblica popolare romena.
Seguì poi la Cecoslovacchia: nel febbraio 1948 si sfaldò il Fronte nazionale antinazista
che aveva guidato il paese nel primo triennio postbellico, e il Partito comunista, la forza maggioritaria della coalizione, impose un governo diretto da Klement Gottwald che,
sciolti i partiti d'opposizione, allineò rapidamente il paese all'Urss.
Infine l'Ungheria, dove nel 1949 il Partito ungherese dei lavoratori, guidato da Matyas
Rakosi, vinte le elezioni, impose la costituzione della Repubblica popolare sul modello
sovietico.
Nel 1949, con la formazione del Comecon (Consiglio di aiuto economico), fu creata
un'area di scambio fra i paesi dell'Est europeo e l'Urss tendenzialmente chiusa all'esterno e dominata dal rublo, al cui interno fu avviata una rapida industrializzazione secondo il modello sovietico. Due anni prima, nel settembre 1947, era stato fondato il
Cominform, il centro di informazione e di coordinamento dei partiti comunisti, compresi quelli occidentali, che sostituì la Terza internazionale.
Capitolo 14, li nuovo ordine mondlale
Il colpo di stato
di Praga
Le vicende politiche della
Cecoslovacchia dopo la guerra
rappresentarono il sintomo
più evidente e traumatico
del destino che sarebbe
toccato ai paesi dell'est
europeo entrati a far parte
della sfera di influenza
sovietica, e proprio per questo
influirono profondamente
sul clima di contrapposizione
politica interno ad altri paesi,
come l'Italia.
I buoni rapporti
fra Cecoslovacchia e Urss
Che l'Europa fosse irreversibilmente
spezzata in due lo si percepì nei primi
mesi del 1948, quando un colpo di stato
comunista distrusse il tentativo, compiuto dal governo cecoslovacco, di trovare
una via nazionale e democratica al socialismo.
Il Partito comunista cecoslovacco, nel
1945, costituiva una imponente forza popolare: più di un milione di iscritti e il
38% dei voti alle elezioni del maggio
1946. Esso, tuttavia, aveva praticato il rispetto delle regole democratiche, grazie
anche alla popolarità di cui godeva l'Urss
presso i ceti dirigenti della repubblica. In
fondo, con il patto di Monaco del 1938
l'Occidente aveva abbandonato Praga in
balia dei nazisti e solo Mosca era parsa
interessata a offrire solidarietà e protezione a una nazione slava desiderosa di
riprendere un proprio ruolo "regionale"
all'indomani della catastrofe della guerra. Il presidente cecoslovacco Benes, già
durante il conflitto, aveva incontrato Stalin proprio a questo proposito.
I comunisti dalla vittoria
elettorale al colpo di stato
I comunisti, dopo la liberazione, parteciparono al governo di Praga con 8 ministri su 25, tra cui quello degli Interni.
Nel 1946, come si è detto, divennero il
primo partito del paese. 11presidente Benes offrì quindi al leader comunista
Gottwald la presidenza del consiglio. Nel
nuovo governo, il Pcc espresse 9 ministri
su 26. È vero che, insieme al Partito socialdemocratico,
esso controllava
151
seggi parlamentari su 300; ma è vero pure che, nel corso del 1947, i socialdemocratici tesero ad accentuare la propria
autonomia dalle posizioni comuniste,
pur restando in maggioranza.
Il "caso"
cecoslovacco sembrava testimoniare la
possibilità di una "via democratica"
al
socialismo, costruita attraverso il consenso e il rispetto delle regole liberali.
Fu un'illusione di breve durata. Nel
febbraio 1948, Gottwald, d'accordo con
l'ambasciatore
russo a Praga, Zorin,
compì un colpo di stato che decapitò la
classe dirigente cecoslovacca: un'élite di
grande cultura e di solida tradizione tanto liberale quanto socialista. Gottwald,
grazie all'accordo con il socialdemocratico filocomunista Fierlinger, riuscì, con
manifestazioni di piazza ben organizzate, a far dimettere il governo di coalizione. Ne costituì poi uno nuovo, a guida
comunista, facendo pressioni sul presidente della repubblica Benes. A quel
punto, la Cecoslovacchia era pronta per
un cambio di regime, che si consumò
senza spargimenti di sangue, anche in
virtù del largo seguito di cui godevano
comunisti e socialdemocratici:
solo )an
Masaryk, figlio del fondatore della repubblica ed ex ministro degli Esteri, morì
il 25 febbraio 1948, precipitando dalla finestra del suo studio in circostanze mai
chiarite. rI democratico Benes, piuttosto
che firmare la nuova Costituzione, ispirata al modello delle "democrazie popolari", diede le dimissioni.
Le ripercussioni
degli awenimenti di Praga
La fine delle libertà in Cecoslovacchia e l'affermazione del modello dittatoriale bolscevico rappresentò un trauma per una parte della sinistra: l'idea
che si potesse uscire dallo schema dell'ormai incombente "guerra fredda" declinava, lasciando il posto a un irrigidimento della geografia e della politica. Il
continente era spaccato in due, e i cecoslovacchi si trovavano nella sfera d'influenza sovietica. Nulla, di conseguenza, poteva essere tentato per salvaguardare la loro libertà.
Il presidente
cecoslovacco
Benes
si dimise
dopo il colpo
di stato
comunista.
Per riflettere
~
~
Attraverso quali fasi il Partito
comunista giunse al potere in
Cecoslovacchia?
Quali furono le ripercussioni
internazionali di quanto avvenuto
a Praga?
499
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
la sola Iugoslavia
conserva una posizione
autonoma nei confronti
di Mosca
[alleanza con gli Stati
Uniti influisce sul clima
politico interno dei paesi
occidentali
Solo in Iugoslavia la lotta dei partigiani comunisti guidati da Tito, che da soli avevano
liberato il paese dall'occupazione nazifascista, portò alla formazione di uno stato socialista estraneo al "blocco di Mosca", in aperta rottura con lo stalinismo e intenzionato a
seguire un proprio modello di sviluppo sottratto all'egemonia sovietica. Nel 1945 fu
proclamata la Repubblica federativa iugoslava, che assicurava alle repubbliche di
Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Macedonia e Montenegro uguali diritti,
riuscendo a contemperare l'aspirazione egemonica serba, che aveva alimentato la politica autoritaria della monarchia, con il separatismo croato e l'autonomismo delle repubbliche del sud. Nel 1948 l'''eresia'' di Tito fu apertamente denunciata da Stalin, che
espulse la Iugoslavia dal Cominform. All'interno Tito cercò di costruire un originale
modello di socialismo che rifiutava il centralismo e il burocratismo sovietico, combinando la struttura istituzionale federalista con il principio dell'autogestione economica.
Nell'Europa occidentale l'egemonia statunitense si tradusse in forti ingerenze nella
politica interna dei diversi stati. Il caso greco è il più emblematico, ma anche quello
italiano (che analizzeremo nella prossima unità), dove operava il più grande partito
comunista dell'Occidente, è significativo del nuovo clima internazionale. In Italia,
infatti, la caduta dei governi di unità nazionale ereditati dall'esperienza della lotta di
liberazione, con l'estromissione delle sinistre dal governo nel maggio 1947, l'affermazione di governi centristi, la vittoria elettorale della Democrazia cristiana il 18
aprile 1948, furono eventi fortemente condizionati dalla presenza statunitense, che
attraverso pressioni più o meno occulte orientò la politica interna italiana. La stessa
sopravvivenza dei regimi fascisti in Spagna e in Portogallo che, seppur non coinvolti nel conflitto, certamente non rappresentavano quei valori democratici e liberali in
nome dei quali gli alleati avevano condotto la guerra, non fu affatto casuale. Al contrario, essa si dimostrò funzionale al mantenimento dello status quo nell'Occidente
europeo, impedendo l'affermarsi delle forze antifasciste iberiche dominate dai movimenti comunisti e socialisti.
La crisi di Berlino e la nascita della Nato:
verso un mondo diviso
Dopo il blocco sovietico
di Berlino gli Stati Uniti
promuovono il patto
aÙantico
I socialcomunisti
vengono esclusi
dai governi europei
500
[equilibrio bipolare dovette superare momenti critici e tentativi di forzare gli equilibri
fra i due blocchi. Il secondo aperto tentativo, dopo la crisi greca, si verificò a Berlino
tra l'aprile 1948 e il maggio 1949, quando le truppe sovietiche chiusero le vie d'accesso alla città (che, si ricordi, era situata in territorio tedesco-orientale) per costringere le
forze anglo-americane, private così dei collegamenti con l'esterno, ad abbandonare la
parte ovest. In questa occasione, la guerra da "fredda" rischiò di diventare "calda". Un
ponte aereo organizzato dagli occidentali per rifornire le popolazioni intrappolate nel
blocco sovietico fece fallire l'atto di aggressione del governo di Mosca.
Divisi dalla cortina di ferro, i due blocchi andavano progressivamente definendo, nei
rispettivi ambiti di dominio, organismi di cooperazione politica e militare. La crisi di
Berlino sollecitò gli Stati Uniti a promuovere, nell'aprile 1949, una nuova alleanza militare, il patto atlantico, inizialmente sottoscritto da dodici stati, che si diede come
braccio armato la Nato (North atlantic treaty organization, cui aderirono Usa, Canada,
Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Italia, Norvegia, Danimarca,
Islanda e Portogallo e, più tardi, Grecia e Turchia), che impegnava i paesi firmatari alla
difesa reciproca e ad accettare la protezione militare americana.
Alla fine degli anni quaranta, le crescenti frizioni tra i due blocchi ebbero pesanti ripercussioni sulla vita interna dei vari paesi. Le coalizioni politiche sorte nei paesi occidentali all'indomani della fine del conflitto e nelle quali erano confluite tutte le forze democratiche e socialiste che avevano guidato l'opposizione al nazifascismo si sfaldarono
e vennero sostituite da governi marcatamente filoamericani, fondati sull'esplicita rottura con le forze di ispirazione socialcomunista. D'altro canto quest'ultime si attestarono
Capitolo 14
Nel 1948-49 la parte occidentale
di Berlino viene rifornita attraverso un ponte aereo_ La crisi di Berlino segnò la definitiva rottura della fragile intesa raggiunta fra le due grandi
potenze nelle fasi finali del conflitto, e
il prevalere di una logica di contrapposizione bipolare suggellata dall'istituzione della Nato, ['alleanza politicomilitare fra gli stati dell'Europa occidentale e gli Stati Uniti in funzione antisovietica.
Negli Stati Uniti si
scatena una campagna
anticomunista
su una posizione di rigida difesa del modello sovietico che contribuì a lacerare il sistema politico dei paesi occidentali In Gran Bretagna i laburisti, al governo dopo le elezioni del 1945 e promotori di una serie di riforme sociali, intorno al 1950 lasciarono ai
conservatori la guida del paese Nella Repubblica federale tedesca il governo, saldamente nelle mani del cancelliere cristianodemocratico Konrad Adenauer, assunse fin
dall'inizio un dichiarato atteggiamento anticomunista
Negli Stati Uniti la pressione delle correnti politiche più conservatrici, dette "maccartiste" dal nome del loro più acceso ispiratore, il senatore Joseph McCarthy, portò alla
promulgazione di una serie di misure restrittive dell'attività sindacale e politica. Prese
corpo così una campagna intimidatoria nei confronti degli esponenti dei movimenti di
sinistra e della cultura di orientamento marxista.
Nel blocco comunista, Stalin operò in modo da omologare il più possibile i sistemi politici ed economici dei paesi satelliti al modello sovietico, reprimendo ogni autonomia
come pure ogni sforzo per delineare "vie nazionali" al socialismo. Soltanto la Iugoslavia
riuscì a dar viLaa una società socialista al di fuori del controllo dell'Urss, perseguendo
una politica autonoma sul piano interno e internazionale.
verifica breve
o In
quaLe incontro fra Le grandi potenze
suL ruoLo internazionaLe
deLL'Europa?
vennero
e Attraverso
biamenti territoriaLi previsti daLLa conferenza
definiti gLi equiLibri deL dopoguerra?
quaLi tappe si giunse aLLafondazione
di pace?
e QuaLe sorte
paese europeo fu appLicata per La prima voLta La "dottrina
Truman"?
deLLeeconomie degLi stati occidentaLi? Cl) In quaLi circostanze
f) QuaLe cambiamento
deLL'Onu? O QuaLi furono i principaLi cam-
ebbe La Germania dopo La conferenza
O Con
quaLe strumento
avvenne La costituzione
produsse La guerra
di Mosca?
gLi Stati Uniti intervennero
0 In
quaLe
a sostegno
deL patto atLantico?
501
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
La decolonizzazione
e in Africa
in Asia
Lifine degli imperi coloniali europei
Nel dopoguerra riprende
la spinta nazionalista
e indipendenti sta
delle colonie
Il destino del mondo
non industrializzato
è coinvolto nello scontro
planetario fra Usa
e Urss
La fine della Seconda guerra mondiale accentuò il declino dell'Europa, prostrata dalla
prova bellica. Questa tendenza aveva preso corpo proprio negli anni del primo conflitto' che aveva consegnato agli Stati Uniti l'egemonia economica. A essa, però, non si era
affiancata una sostanziale egemonia politica, perché Francia e Gran Bretagna avevano
mantenuto un ruolo centrale nel sistema delle relazioni internazionali e l'Europa era rimasta, pur fra molte difficoltà, il baricentro degli equilibri planetari.
Un sintomo evidente di questo mutamento storico fu l'impetuosa ripresa di quella
spinta nazionalista e indipendentista nei paesi colonizzati che già si era manifestata
fra le due guerre e che, sul finire degli anni quaranta, accelerò in modo irreversibile, sino a condurre, nel giro di un ventennio, al crollo definitivo degli imperi coloniali europei. Prima di descrivere i caratteri generali di questo fenomeno, chiamato "decolonizzazione", occorre delineare il contesto internazionale in cui poté verificarsi.
[Europa, che tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento era riuscita ad assumere il controllo dell'Asia e dell'Africa attraverso l'avventura coloniale, a suggello di un
dominio politico ed economico incontrastato, dopo la guerra si vide costretta a consegnare nelle mani di Usa e Urss il ruolo di perni dell'equilibrio internazionale.
In questo quadro, il mondo non industrializzato cominciò a emergere come attore politico indipendente. Tuttavia la rapida stabilizzazione delle rispettive sfere di influenza
consentì a Usa e Urss di estendere la loro competizione anche su quelle aree del mondo in cui nascevano entità statuali nuove e di collocazione strategica ancora incerta.
Una delle caratteristiche della guerra fredda, del resto, fu proprio che le due superpotenze non si impegnarono mai in uno scontro diretto, ma si affrontarono indirettamente in numerosi conflitti locali, nelle aree "periferiche" del pianeta, allo scopo di allargare le loro rispettive zone di influenza
Il processo di decolonizzazione si intrecciò dunque con l'estensione a nuovi continenti
della logica bipolare, con pesanti conseguenze sul processo di sviluppo dei paesi ex coloniali.
Coscienza anticoloniale e movimenti nazionalisti
nei paesi afro-asiatici
Il conflitto aveva causato
un aumento della
pressione delle potenze
sulle colonie
RICORDA CHE
I paesi coloniali erano spesso monoesportatori di materie prime
non lavorate
502
[erosione del controllo dei paesi europei sui propri imperi coloniali fu accelerata da un
complesso di fattori. Anzitutto va detto che le spinte anticoloniali si erano già intensificate
con la crisi degli anni trenta. Il crollo dei prezzi delle materie prime, che per molti paesi coloniali costituivano la principale voce nelle esportazioni e la base stessa dell'economia, aveva avuto pesanti ripercussioni, impedendo l'accumulo di risorse per lo sviluppo di un'industria locale e aggravando il saccheggio di materie prime da parte dei paesi dominanti.
In molti paesi afro-asiatici questa situazione favorì la formazione di partiti nazionalisti
con venature anticapitalistiche più o meno marcate. Pur molto diversificati fra loro, tali movimenti erano riconducibili a un unico denominatore comune: l'aspirazione a
rientrare in possesso delle risorse del proprio paese e, più in generale, la diffusione di
una più matura coscienza anticoloniale.
La guerra acuì le pressioni delle grandi potenze sulle proprie colonie. Ancor più che nel
primo conflitto mondiale, le potenze coloniali mobilitarono le risorse umane e materiali delle loro colonie arruolando e inviando uomini di tutto il mondo a combattere in
Europa per scopi a essi ignoti, con l'aggravante, rispetto a venticinque anni prima, che
la guerra stessa venne portata anche in paesi del tutto estranei alle ragioni del conflitto:
dall'Africa all'Estremo Oriente, alle isole del Pacifico.
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale
La cerimonia dell'indipendenza
dell'India, nell'agosto 1947. Per
quanto fosse stata lungamente preparata nei decenni precedenti, l'indipendenza del paese non ebbe solo esiti pacifici: con la 'separazione di India e
Pakistan ebbero inizio esodi e scontri
fra la popolazione indù e quella musulmana. Del clima di contrapposizione re·
ligiosa cadde vittima lo stesso Gandhi,
ucciso da un fanatico indù.
la debolezza delle
potenze coloniali
favorisce i movimenti
nazionalisti
e indipendentisti
Alla fine del conflitto, con le potenze coloniali esauste dal punto di vista militare e produttivo, i rapporti di forza si spostarono a vantaggio delle colonie In Asia, in particolare,
la debolezza del predominio europeo si era palesata durante l'occupazione da parte del
Giappone, che si era sostituito agli europei in tutto il Sud-est asiatico. La lotta antigiapponese, condotta accanto alle potenze alleate, rafforzò i movimenti nazionalisti e indipendentisti, consolidandone l'aspirazione all'autodeterminazione, del resto proclamata
dalle stesse potenze in lotta come principio ispiratore dello scontro con il nazifascismo.
Va aggiunto infine che contribuì al processo di decolonizzazione anche la consapevolezza, da parte delle potenze europee, che i costi di governo superavano ormai i vantaggi economici che il dominio coloniale poteva garantire. Come dimostrarono con
chiarezza i decenni successivi, il controllo delle risorse e delle materie prime poteva infatti essere garantito anche senza un dominio diretto, facile bersaglio di ogni lotta nazionale.
[indipendenza
Il movimento
nazionalista, guidato da
Gandhi, consegue
findipendenza delflndia
delfIndia: modernizzazione e conflitti religiosi
La prima fase della decolonizzazione ebbe come teatro l'Asia. In India, colonia inglese,
si consolidò il movimento nazionalista e indipendentista che dagli anni venti era guidato dal mahatma Gandhi 0868-1948)
Gandhi, come sappiamo, si era guadagnato
l'indiscussa leadership del movimento dirigendo le lipetute campagne di disubbidienza civile improntate al metodo della non violenza e fondate sull'unità religiosa degli induisti e dei musulmani Parallelamente all'azione di Gandhi si organizzò la mobilitazione sociale degli operai e dei contadini promossa dal Partito del congresso.
Le esigenze di mobilitazione bellica della Gran Bretagna avevano largamente coinvolto
le risorse della sua più grande colonia, stimolando la crescita della produzione e dell'attività commerciale locale e rafforzandone la borghesia commerciale. Durante la
guerra, in un'India martoriata dalle rivolte popolari e dalle carestie, la Gran Bretagna si
dimostrò sempre meno in grado di resistere alle pressioni indipendentiste. Scarcerato
Gandhi nel 1944, le trattative per l'indipendenza tra il Partito del congresso e il governo inglese si fecero più intense, finché, il 15 agosto 1947, fu proclamata l'indipendenza del paese
503
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolartsmo
La divisione
di India e Pakistan
...r'UNIONE
~
Diu
L'indipendenza segnò anche la divisione dell'India in due stati, in
base alla confessione religiosa della maggioranza dei loro cittadini:
l'India induista e il Pakistan musulmano. Quesfultimo, diviso in
due aree ai capi estremi del territorio dell'Unione indiana, si sarebbe a sua volta separato, dando origine allo Stato del Bangladesh (già
Pakistanorientale).
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Unione indiana e
Pakistan si separano per
motivi religiosi
Nehru guida
la modernizzazione
delfIndia
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India portoghese fino al 1961
Più esattamente in quell'occasione venne proclamata la nascita di due stati, l'Unione
indiana e il Pakistan, sulla base rispettivamente della prevalenza della cultura religiosa induista e di quella musulmana. Questo assetto territoriale tentava di risolvere i conflitti tra induisti e musulmani che negli anni della guerra erano riemersi con estrema virulenza e che neanche il carisma di Gandhi era riuscito a placare; anzi, proprio il mahatma ne fu la vittima più illustre, cadendo assassinato il 30 gennaio 1948 per mano di un
fanatico indù.
In realtà i confini tracciati risultarono estremamente labili: nelle regioni settentrionali
dell'India e nel Pakistan gli odi religiosi riesplosero in una serie continua di violenti
conflitti, acuiti anche dal fatto che il Pakistan era stato diviso in due territori - il
Pakistan occidentale e il Pakistan orientale (o Bengala) - separati tra loro da centinaia
di chilometri di territorio indiano.
Questi scontri trovarono in parte una soluzione nell'esodo, di proporzioni bibliche, che
vide i cittadini indiani di religione musulmana trasferirsi in Pakistan e i cittadini pakistani di religione indù emigrare in India: quasi venti milioni di persone, fra terribili sofferenze e lutti, attraversarono in opposte direzioni la frontiera indo-pakistana.
La modernizzazione dell'India divenne il programma del Partito del congresso, che
trovò nel principale discepolo di Gandhi,]awaharlal Nehru (1889-1964), il leader capace di realizzarla con determinazione e grande intelligenza politica.
Nel 1950 vennero aboliti i 560 regni di origine feudale in cui era diviso il paese e venne promulgata una Costituzione di stampo occidentale che fece dell'India la più popolosa democrazia parlamentare del mondo; pochi anni dopo furono soppresse la poligamia e le caste e venne riconosciuta la parità tra i sessi. Lo stato si fece inoltre promotore di un intenso processo di industrializzazione
e di sviluppo dell'agricoltura.
India e Pakistan ebbero destini diversi: la prima, nonostante i drammatici squilibri sociali, sviluppò sotto la guida di Nehru solide istituzioni democratiche e riuscì a mante-
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale
nere una posizione di equidistanza rispetto alle due superpotenze; mentre il Pakistan,
incapace di trovare stabilità politica, fu travagliato da violenLe dittature militari e, per la
sua posizione strategica prospiciente la Cina e prossima all'Urss, venne rapidamente attratto nell'orbita statuniLense
Il declino del colonialismo nel Sud-est asiatico: tlndocina
la decolonizzazione
nel Sud-est asiatico
è fortemente conflittuale
Prima della fine degli anni cinquanta, in Asia, ottennero !'indipendenza anche Ceylon
e Birmania (dalla Gran Bretagna), Filippine (dagli Stati Uniti), Corea (dal Giappone),
Indonesia (dall'Olanda) Le lotte di liberazione nazionale furono talvolta assai aspre,
soprattutto quando a guidarle furono forze comuniste, come nel caso della Malesia, la
colonia inglese che dovette soslenere una lunga guerriglia (1948-53) prima di veder riconosciuta !'indipendenza nel 1957; o dell'In do cina , dove la Francia si oppose con la
forza alla lotta per l'indipendenza guidata dal comunista Ho Chi Minh (nome di battaglia di Nguyen Ai Quoc) e coronata dal successo dopo la vittoria militare di Dien Bien
Phu (1954) Subito dopo il ritiro dell'esercito francese, alla conferenza di Ginevra,
l'Indocina fu divisa in tre stati: Laos, Cambogia e Vietnam.
Quest'ultimo fu a sua volta diviso in due parti, all'altezza del 1]0 parallelo: il
Yietnam del sud, con un governo cattolico sostenuto dagli Stati Uniti, e il Yietnam
del nord, dove si insediò un governo comunista guidato da Ho Chi Minh, che aspirava alla riunificazione del paese Si posero così le premesse del conflitto che sarebbe
infuriato negli anni sessanta fra i guerriglieri vietnamiti Ci vietcong) e l'esercito degli
Stati Uniti.
La resistenza cinese alfinvasione giapponese e la rivoluzione
comunista
Nazionalisti e comunisti
uniti sostengono
la resistenza cinese
contro il Giappone
Terminato il conflitto
i nazionalisti riaprono
la guerra civile, vinta dai
comunisti
Tra le lotte anticoloniali di quel pniodo, quella cinese assunse caratteristiche del tutto
particolari, per le conseguenze che ebbe sul successivo processo di decolonizzazione e
per le dimensioni e la posizione geografica di quel paese.
Tra le grandi epopee resistenziali che segnarono la storia della Seconda guerra mondiale, un posto d'eccezione occupa la resistenza cinese all'invasione giapponese
Essa, si può dire, costituì una sorta di guerra nella guerra, che anticipò l'inizio del
conflitto mondiale (l'esercito giapponese aveva invaso la Cina già nel luglio 1937, occupando Pechino) e che si concluse solo nell'agosto 1945 con la capitolazione del
Giappone Uno scontro decennale, che vide impegnati l'esercito nazionalista del
Guomindang di Chiang Kai-shek e le forze comuniste di Mao Zedong nazionalisti e
comunisti, che si erano combattuti aspramente nel corso del decennio precedente,
unirono le loro forze contro l'invasore giapponese. Furono però i comunisti a combaLtere con maggiore efficacia l'esercito nemico, adottando la tecnica della guerriglia
grazie al determinante aiuto di gran parte della popolazione e conferendo alla loro
azione il carattere di lotta nazionale.
Terminato il conflitto, Chiang Kai-shek, che godeva dell'appoggio americano, ruppe
l'unità d'azione con i comunisti, riaprendo la guerra civile. La condotta della guerra
aveva però rafforzato le forze comuniste, che si erano radicate nel paese così profondamente da apparire ormai come l'unica vera forza nazionale. Tra il 1946 e il 1949 i comunisti avanzarono da nord, dove si erano insediati fin dal tempo della "lunga marcia"
(1934-35) guadagnandosi il consenso delle masse contadine con la riforma agraria e
la redistribuzione delle terre, e occuparono una provincia dopo l'altra.
tamminisLrazione e l'esercito di Chiang erano in completo disfacimenLo corruzione,
inettitudine, dura repressione poliziesca, saccheggi ai danni della popolazione ne minavano le fondamenta e privavano il governo ufficiale di ogni sostegno popolare e di
ogni prestigio Interi reparti dell'esercito passarono nelle file comuniste, finché nell'autunno del 1949 la Cina fu unificata sotto il controllo di Mao, con l'eccezione dell'iso505
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
La battaglia
di Dien Bien Phu
La sconfitta sul campo delle
forze francesi a Dien Bien Phu
fu un evento carico di
significati simbolici, il segno
che la guerriglia
indipendentista poteva avere
ragione delle forze di una
potente nazione industriale.
Una svolta storica
Dien Bien Phu è una località del Vietnam settentrionale, ai confini con il Laos,
dove nel 1954 si svolse una lunga battaglia tra le forze comuniste del Vietminh e
le truppe dell'esercito coloniale francese.
Il suo nome è passato alla storia perché i
francesi, dopo la bruciante sconfitta subìta in questa occasione, furono costretti a
sedersi al tavolo della pace e a riconoscere l'indipendenza del Vietnam. Ma la
vittoria del Vietminh a Dien Bien Phu assunse ben presto un significato che trascendeva la storia dei due paesi impegnati nello scontro. Essa fu un segnale
per i popoli che ancora si trovavano sotto
il dominio coloniale: l'esercito di popolo
di un piccolo paese, povero e privo di risorse, era riuscito a sconfiggere militarmente le truppe di occupazione di una
grande potenza industriale.
La strategia del generale Giap
La battaglia di Dien Bien Phu si può
considerare il coronamento della strategia militare elaborata dal comandante
delle forze vietnamite Vo Nguyen Giap.
Egli partiva dalla convinzione che solo
attraverso "una guerra di lunga durata",
che fosse stata in grado di mobilitare tutta la popolazione,
si sarebbe potuto
sconfiggere un nemico superiore sul piano tecnologico ed economico. La guerriglia contro i francesi era incominciata fin
dal 1946, dopo il mancato riconoscimento della Repubblica del Vietnam, proclamata da Ho Chi Minh il 2 settembre 1945.
L'iniziativa strategica, inizialmente
in
mano al corpo di spedizione francese, a
partire dal 1950 era passata gradualmente nelle mani del Vietminh, che era
riuscito a ricostituire un'armata popolare, organizzata per divisioni e dotata anche di armamento
pesante, grazie all'aiuto della Cina di Mao. Verso il 1953,
nonostante la superiorità numerica delle
sue forze (circa 230 000 uomini, che operavano tuttavia su un territorio ostile e
difficile da controllare, a fronte di 125 000
soldati dell'esercito
comunista), il comando francese era ormai costretto alla
difensiva. Costituì pertanto una serie di
piazzeforti fortificate, una delle quali fu
appunto situata nella valle di Dien Bien
Phu. La decisione di conquistare il campo trincerato di Dien Bien Phu impose al
Vietminh di passare dalla guerra di movimento a una guerra di posizione, nella
quale i francesi erano favoriti, almeno
sulla carta.
• Un esito imprevisto
Contrariamente
a ogni previsione, la
battaglia si risolse invece a favore del
Vietminh, grazie soprattutto alla sua capacità di mobilitare decine di migliaia di
uomini, non solo nei combattimenti
diretti contro il nemico, ma anche nell'azione di supporto logistico all'attacco. Si
trattava infatti di rifornire in modo continuativo di viveri, armi e munizioni un
esercito composto da cinque divisioni.
Fu il successo di quello che il comandante in capo delle forze francesi definì
spregiativamente
il «formicaio umano».
Questo "formicaio" spianò colline, aprì
strade, gettò ponti, trasportò spesso a
spalla, su biciclette o altri mezzi rudimentali, come carri trainati da buoi,
centinaia di tonnellate di viveri e di materiale. Solo una grande tensione politica e ideologica poteva permettere
di
mobilitare per lungo tempo una massa
di questo genere. Il Vietminh ne era consapevole e anche per questo, prima della battaglia, decise di dare avvio alla
riforma agraria stabilendo la distribuzione della terra ai contadini. In tal modo il soldato-contadino
vietnamita sapeva che avrebbe combattuto non solo
per l'indipendenza
del suo paese, ma
anche per l'acquisizione di una migliore
condizione sociale. La battaglia di Dien
Bien Phu era iniziata nel dicembre 1953.
Il 7 maggio 1954 il generale Cristian De
Castries, comandante della piazzaforte,
fu costretto a chiedere la resa. Con lui
furono fatti prigionieri circa IO 000 uomini.
Prigionieri francesi
dopo Dien Bien Phu.
Per riflettere
--+
--+
506
In che cosa consisteva la strategia
elaborata da Giap per la guerriglia
indipendentista?
Per quale aspetto l'esito della
battaglia di Dien Bien Phu può
essere detto sorprendente?
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondlale
•
Le truppe vittoriose dell'Armata rossa entrano a
Pechino nel 1949. Il prestigio e
l'autorità del Partito comunista
cinese furono legati in primo
luogo al ruolo svolto dall'Armata rossa nella guerra di indipendenza dal Giappone, oltre
che alla capacità della dirigenza comunista di organizzare in
modo originale la vita dei centri fondamentali della società
cinese, i villaggi contadini.
la di Formosa (Taiwan), dove Chiang Kai-shek riuscì a rifugiarsi con i suoi seguaci dando vita a uno stato autonomo, la Repubblica della Cina nazionalista, riconosciuto dagli
Usa e titolare di un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il lO ottobre del 1949 venne proclamata la Repubblica popolare cinese. La vittoria
della rivoluzione comunista in Cina esercitò un'indubbia influenza sui ceti intellettuali
e nazionalisti di molte colonie e accelerò il processo di decolonizzazione che, come vedremo, negli anni cinquanta e sessanta assunse ritmi ancora più intensi.
La questione mediorientale e le divisioni del mondo islamico
In Medio Oriente
fidentità musulmana dà
forza ai movimenti
nazionalistici
RICORDA CHE
A seguito della guerra mondiale e
della dissoluzione dell'Impero ottomano, la Società delle nazioni
aveva affidato il Medio Oriente a
Francia e Gran Bretagna attraverso
dei mandati
Il mondo arabo presenta
divisioni interne, da cui
traggono profitto
le potenze occidentali
Se in Estremo Oriente i movimenti nazionalisti di orientamento comunista giocarono
un ruolo rilevante nel processo di decolonizzazione, nel Medio Oriente furono piuttosto l'islamismo e l'identità musulmana ad alimentare le aspirazioni indipendentiste e
anticolonialiste. Anche quest'area, di grande importanza economica e strategica, subì le
dinamiche dell'equilibrio bipolare ciascuna delle superpotenze cercò di diventare l'interlocutore privilegiato dei nazionalismi arabi, temendone al tempo stesso - soprattutto gli Usa - il radicalismo politico e la volontà di sottrarre il controllo delle risorse dell'area, in primo luogo del petrolio, alle imprese multinazionali
Già negli anni venti, la Gran Bretagna, che con la Francia rappresentava la maggiore
potenza coloniale mediorientale, aveva dovuto riconoscere l'autonomia dell'Iraq e
dell'Egitto, anche se di [aLLO
era riuscita a mantenere il controllo politico-economico di
questi sLati.Nel secondo dopoguerra il processo di liberazione dalla tutela coloniale si
estese all'intera zona: ottennero così.l'indipendenza il Libano e la Siria dalla Francia, la
Transgiordania dalla Gran Bretagna, con i paesi arabi, Arabia Saudita, Yemen, Oman
e altri sLati minori del golfo Persico Insieme agli stati arabi della '2osta mediterranea
dell'Aflica, diedero vita nel 1945 alla Lega araba nell'intento di rafforzare il mondo
arabo nei confronti delle grandi potenze dell'Occidente industrializzato.
Questa composita realtà geopolitica, apparentemente omogenea per credo religioso e
per tradizione storica, era in realtà profondamente divisa al suo interno, soprattutto
per la frattura tra musulmal1i sciiti e sunniti, in aperto contrasto tra loro soprattutto
in Iraq e a loro volta divisi in una miriade di sette percorse da atavici odi reciproci.
Queste distinzioni avevano importanti ricadute sul piano dei comportamenti politi507
UdA 4, La Seconda guena mondiale e la naSClta del bipolarismo
ci per gli integralisLi sciiti non era concepibile nessun patteggiamento con il nemico
"infedele", mentre per i sunniti era possibile a determinate condizioni ammettere la
"riconciliazione" .
Su queste divisioni fecero leva gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e le grandi potenze europee, tutti intenzionati a esercitare una qualche forma di controllo su un'area dello
scacchiere internazionale decisiva per la produzione del petrolio e del gas naturale,
fonti di energia indispensabili per lo sviluppo economico planetario Si riprodusse così
nello scenario mediorientale la contrapposizione bipolare; Siria, Egitto e Iraq, con regimi di tipo socialista, si avvicinarono all'orbita dell'Urss e fecero ricorso al suo supporto tecnico e militare, mentre le monarchie tradizionaliste come la Giordania e
l'Arabia Saudita entrarono nell'orbita statunitense. Del sistema di alleanze filoccidentale in Medio Oriente divenne un pilastro il nuovo Stato di Israele.
La costituzione dello Stato di Israele
A seguito
delf emigrazione si
forma una forte
comunità ebraica
in Palestina
RICORDA
CHE
Con la dichiarazione Balfour del
1917 la Gran Bretagna aveva riconosciuto il diritto degli ebrei a un
"focolare nazionale" in Palestina
Gli ebrei proclamano
la nascita dello Stato
di Israele e i paesi arabi
scatenano ilprin10
conflitto
TInuovo Stato di Israele
si trova nella necessità
di difendersi dai paesi
arabi confinanti
508
Dalla fine della Prima guerra mondiale la Palestina era sLata amministrata dalla Gran
Bretagna sotto forma di mandato della Società delle nazioni, mandaLo che la Gran
Bretagna conservava ancora nel secondo dopoguerra. La Palestina nel 1945 era abitata
da circa l 200000 arabi e da poco più di mezzo milione di ebrei che fra le due guerre
e durante il periodo delle più feroci persecuzioni naziste erano immigrati dall'Europa
con la speranza di ricostruire un proprio stato nella "terra promessa", secondo l'ispirazione del movimento sionista.
Ciò suscitò un profondo risentimento tra gli arabi che vedevano nella presenza sionista una minaccia alla loro stessa sopravvivenza Nel 1947 l'Onu deliberò la creazione di due stati autonomi, uno ebraico e uno palestinese, ma la possibilità di una
composizione politica era già allora compromessa dagli squilibri e dalle tensioni presenti nell'area.
Il rapido incremento demografico dovuto all'immigrazione ebraica aveva infatti alterato senza rimedio l'economia della popolazione locale, che considerava sempre più i
nuovi arrivati alla stregua di invasori, reagendo con attentati e azioni di guerriglia. Gli
ebrei, d'altro canto, senza tenere conto della situazione di faLto, rivendicavano diritti
originari che il tempo aveva ormai cancellato, mentre frange più estremiste assumevano atteggiamenti tanto prevaricanti da innescare con gli arabi un conflitto che la Gran
Brelagna non era più in grado di controllare.
Nel maggio 1948 gli eventi accelerarono il loro corso Londra annunciò allora la propria intenzione di ritirarsi dalla Palestina entro il 15 maggio e il capo del governo provvisorio ebraico, David Ben Gurion, il 14 maggio proclamò unilateralmente lo Stato di
Israele, subito riconosciuto da Usa e Urss.
Il conflitto arabo-israeliano che immediatamente ne seguì (maggio 1948-gennaio
1949) vide la sconfitta della Lega araba e l'estensione dello Stato di Israele oltre i confini fissati dall'Onu; i palestinesi, per la prima volta esuli dalla loro terra, lasciarono in
900000 il paese, riparando nei paesi vicini, in Libano e soprattutto in Giordania, dove
furono ammassati in campi profughi.
Buona parte degli esuli palestinesi appartenevano agli strati più dinamici di una società
tutt'altro che arretrata, e andarono quindi a formare l'inteIlighentia della maggior parte.
dei paesi arabi limitrofi. Restarono invece i contadini poveri, confinati nelle terre meno
fertili. Intere generazioni furono condannate a non conoscere la pace e a crescere tra distruzioni e miseria, con la guerra come sola fonte e ragione di vita.
Nemmeno l'esistenza dello Stato ebraico si rivelò agevole circondato da paesi arabi,
dovette destinare quote ingenti del bilancio nazionale a scopi militari e mantenere
un'elevata percentuale di popolazione attiva arruolata nell'esercito
TutLavia Israele poté contare sempre su ininterrotti e considerevoli flussi finanziari
provenienti dalle comunità ebraiche sparse in tutto il mondo, nonché sul diretto aiuto
Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale
•
Il primo presidente del neonato
Stato di Israele, Chaim Weizmann,
si reca a votare accompagnato da un
soldato. Con l'istituzione dello Stato di
Israele si insediava in una zona tradizionalmente arretrata uno stato dotato
di un moderno sistema costituzionale
e di un'avanzata organizzazione sociale
ed economica. Anche questi fattori di
superiorità contribuirono all'intolleranza dei paesi arabi nei confronti del
nuovo stato_
di Washington, che ne fece un proplio punto di forza nello scacchiere mediorientale
Va inoltre considerato che l'immigrazione ebraica fu generalmente di notevole livello
culturale e professionale, di gran lunga superiore a quello della popolazione arabo-palestinese. Queste condizioni consentirono a Israele di divenire una potenza tecnologicamente ed economicamente avanzata, all'interno di un'area segnata dalle eredità coloniali e dal sOLtosviluppo
La lenta decolonizzazione africana:
nomadismo e rivalità tribali
lo scarso dinamismo
politico e la mancanza
di interesse americano
spiegano i ritardi
delfindipendenza
africana
Se gli.anni quaranta videro l'intera Asia coloniale in movimento nella difficile conquista
della propria indipendenza, nel continente africano il controllo europeo rimase più solido, e fino alla metà degli anni cinquanta il processo di decolonizzazione non si avviò.
Uno dei motivi di questo ritardo fu lo scarso dinamismo politico dei movimenti anticoloniali. africani rispetto a quelli asiatici, guidati da gruppi dirigenti più colti e preparati che esprimevano anche il più elevato grado di sviluppo raggiunto dalle culture
asiatiche rispetto a quelle dell'Ahica nera. Inoltre la lontana collocazione geografica
delle colonie asiatiche ne aveva reso sempre più problematico il controllo da parte di
nazioni che, smarrita con la guerra ogni egemonia mondiale, apparivano sempre più
ciò che realmente erano, potenze di media grandezza dal prestigio irrimediabilmente
in declino.
Un altro elemento decisivo giocò a favore dell'indipendenza dell'Asia rispetto all'Africa
!'interesse del governo americano a sostituirsi agli europei, come presenza strategica, in
Asia e nel Pacifico; con il controllo della Corea del sud, del Giappone sconfitto, delle
Filippine, delle Hawaii, di Guam e Okinawa, gli Usa fronteggiavano le coste continentali asiatiche, chiudendole in un anello sostenuto da un formidabile dispositivo militare che garantiva il dominio dell'oceano Pacifico [Africa, invece, restò una faccenda sostanzialmente europea, per il momenLO estranea alle strategie di controllo planetario
del colosso americano.
509
UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo
[arretratezza sociale
viene solo in alcuni casi
compensata daUopera di
grandi personalità locali
nessi
Lo scarto temporale con il quale si manifestò la decolonizzazione del continente nero
dipese inoltre dalle intrinseche caratteristiche delle società africane, nelle quali la variegata articolazione etnica e tribale, con il suo inevitabile corollario di antagonismi, in
parte fomentati dagli stessi colonizzatori, si combinava con la diffusa presenza del modo di vita nomade, risalente a tempi remoti. Ciò spiega per esempio perché la civiltà
dell'Africa mediterranea, sedentaria e di cultura musulmana, rivendicò la propria indipendenza in anticipo rispetto all'Africa subsahariana.
l movimenti nazionalisti che presero le mosse negli anni cinquanta furono legati all'azione di forti personalità locali formatesi però in Occidente: in Gran Bretagna Jomo
Kenyatta, il padre del Kenia indipendente; negli Stati Uniti Kwame Nkrumah (Ghana)
e Nnamdi Azikiwe (Nigeria); in Francia Leopold Senghor (Senegal). Essi furono l'espressione del lento emergere di nuovi ceti più moderni, maggiormente consapevoli
delle enormi difficoltà e delle contraddizioni in cui si dibattevano i popoli africani, per
i quali l'indipendenza significava anche fare i conti con le proprie tradizioni culturali
locali da un lato e con la cultura occidentale dall'altro.
La lenta decolonizzazione africana
Scarso interesse
strategico degli
Stati Uniti
»-
Saldo controllo
europeo
~
~
Ritardo ne~
decoloniz~azione
Africa
~
Arretratezza
socioeconomica
»-
Assenza
di élite culturali
e politiche
verifica breve
o Quali furono
ne?
le ripercussioni della guerra sul mondo coloniale?
e Quale dissidio interno
e Da quale
continente ebbe inizio il processo di decolonizzazio-
si manifestò in India all'indomani dell'indipendenza?
O Quali aspetti
ebbe il programma di moderniz-
zazione del paese promosso da Nehru? Ci) Come fu riordinato il territorio dell'Indocina con l'indipendenza?
dei rapporti fra nazionalisti e comunisti in Cina durante e dopo la guerra?
dipendentistici
fu l'evoluzione
carattere specifico presentarono i movimenti in-
dell'area medi orientale? Q Quale fu l'effetto immediato della costituzione dello Stato di Israele? Cl) Quali furono i
fattori di ritardo nella decolonizzazione dell'Africa?
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8 Quale
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