Capitolo_14_Il_nuovo_ordine_mondiale
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capitolo le date e i fatti luglio 1944 A Bretton Woods gli alleati concordano gli scenari economid del dopoguerra 1945 A Jalta (febbraio) e a Potsdam (luglio) gli alleati e l'Unione Sovietica definiscono le rispettive zone d'influenza aprile-giugno 1945 La conferenza di San Frandsco dà vita all'Organizzazione delle nazioni unite marzo-aprile 1947 Alla conferenza di Mosca l'intesa fra alleati e sovietid si rompe sul problema della Germania marzo 1947 Gli Stati Uniti intervengono in Greda per allontanare i comunisti dal potere 1947 Viene varato il piano di aiuti agli stati europei che prende il nome dal segretario di stato americano Marshall 15 agosto 1947 Viene proclamata l'indipendenza dell'India, che si divide in Unione indiana e Pakistan 1948 La Iugoslavia di Tito viene espulsa dal Cominform 1948 I sovietid attuano il blocco di Berlino, cui gli alleati rispondono con un ponte aereo 14 maggio 1948 Viene proclamato lo Stato di Israele e inizia il primo conflitto arabo-israeliano 1949 Viene sottoscritto il patto atlantico, che si dà come organizzazione militare la Nato 1949 I comunisti di Mao unificano la Cina sotto il loro controllo 1954 La sconfitta dei francesi a Dien Bien Phu sandsce l'indipendenza del Vietnam 487 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolalismo Gli scenari economici dopo la guerra I costi umani e i danni economici Gli effetti economici della guerra sono profondamente diversi in Europa e negli Stati Uniti le popolazioni europee sono tormentate daHinfIazione e dalla scarsità di risorse alimentari La fine dell'immane conflitto apriva per l'Europa e per il mondo intero un periodo caratterizzato da gravissimi problemi economici, politici e sociali. Il luttuoso bilancio della guerra si chiudeva con decine di milioni di vittime, militari e civili, con immense devastazioni, con la rovina o il profondo dissesto dei sistemi economici e degli assetti istituzionali di molti dei paesi belligeranti, in particolare di quelli sconfitti. [Urss fu il paese più colpito sotto il profilo umano ed economico, con circa venti milioni di morti (il 12% della popolazione prebellica) e con più di 1500 città e 70000 villaggi rurali rasi al suolo. Gli Stati Uniti, invece, uscirono dal conflitto con un'economia rinvigorita e con crediti di guerra per miliardi di dollari. Non si dimentichi che, a fronte delle enormi perdite e devastazioni degli altri paesi, il territorio statunitense e la sua popolazione civile erano rimaSli lontani dal conflitto. In Europa, nei paesi vinti e in quelli vincitori, la guerra aveva prosciugato il patrimonio pubblico, distruggendo risorse economiche equivalenti al reddito nazionale di diversi anni. Le conseguenze furono uno squilibrio profondo della bilancia dei pagamenti con l'estero, soprattutto verso gli Stati Uniti, e anche, come era avvenuto già alla fine della Prima guerra mondiale, una eccezionale crescita dell'inflazione dovuta all'inevitabile aumenLO delle banconote stampate e messe in circolazione per far fronte alle spese militari La Clisi era aggravata dal fatto che gli apparati produttivi europei erano stati in gran parte danneggiati o distrutti; in tutti i paesi europei la produzione industriale oscillava tra un quarto e la metà rispetto al triennio 1937-39 Inoltre i bombardamemi delle città e dei gangli vitali dei paesi belligeranti avevano inferto danni pesantissimi al patrimonio immobiliare e soprattutto alla rete dei trasporti. In questo quadro, la ristrettezza dell'offerta e l'enorme quantità di cartamoneta circolante fecero esplodere l'inflazione nei primi mesi postbellici i prezzi si moltiplicarono di oltre cinquanta volte rispetto al periodo prebellico Inflazione e scarsità di risorse alimentari e di beni primari si scalicarono sulle popolazioni, aggravando le loro condizioni materiali fino ai limiti della sopravvivenza fisica I:egemonia economica degli Stati Uniti la forza delf economia americana fa del dollaro la moneta di riferimento negli scambi internazionali RICORDA CHE Fino agli anni trenta del XXsecolo la moneta di riferimento internazionale era stata la sterlina 488 Alla fine della guerra gli Stati UniLi, che non avevano subìto danni sul proprio territorio, avevano accresciuto il prodùtto nazionale lordo di due terzi e la loro produzione industriale costituiva quasi i due terzi di quella dell'intero pianeta Grazie alla neutralità dei primi anni di guerra, la macchina produttiva americana aveva conosciuto un potenziamento notevolissimo, sotto lo stimolo della domanda di materiale industriale e bellico di molti paesi coinvolti nel conflitto. Queste commesse, pagate in oro, andarono a rimpinguare i forzieri di Fort Knox, la sede dei depositi aurei statunitensi. Dopo il diretto ingresso di Washington nel conflitto, lo sviluppo produttivo si intensificò ultniormente Inoltre gli Stati Uniti non dovettero fronteggiare nel 1945 gli angosciosi problemi della ricostruzione che a lungo attanagliarono i paesi che erano stati teatro del conflitto. Con un apparato produttivo in perfetta efficienza, una disoccupazione ridotta al minimo, enormi riserve auree che facevano da contraltare alle esangui finanze delle altre potenze, il dollaro - in un quadro di monete erose da una forte inflazione - si affermò come la valuta di gran lunga più solida Tuttavia la sproporzione fra la ricchezza e la capacità produttiva concentrate negli Usa e l'enonnità delle distruzioni che avevano prostrato le economie dei paesi europei e del Giappone era tale da far temere lo scoppio di una virulenta e generalizzata crisi mondiale. Capitolo 14, 11nuovo ordine mondiale ., Due uomini seduti sulle rovine di Berlino. Le città e gli apparati industriali della Germania pagarono un prezzo altissimo per l'accanita resistenza alle forze alleate imposta al paese da Hitler, tanto che la prodigiosa rinascita economica del dopoguerra fu possibile solo grazie agli aiuti americani. Nasce urieconomia mondiale improntata al libero scambio nessi In questo contesto, la necessità di ricostruire un'economia mondiale aperta e improntata al libero mercato era particolarmente sentita dagli Stati Uniti per due ragioni [ondamentali: perché, data l'i.nusitata concentrazione di capacità produttive, un'eventuale limitazione alle loro esportazioni avrebbe potuto generare una nuova crisi di sovrapproduzione, più devastante ancora di quella del 1929; e perché la segmentazione del sistema economico in enLità nazionali chiuse e in competizione fra loro, che aveva carattelizzato gli anni trenta, era considerata una delle cause della guerra appena conclusa. Pertanto, per riaLtivare il commercio internazionale, era necessario ancorare gli scambi a un sistema di pagamento stabile e condiviso, specie dopo che la sterlina aveva definitivamente perso il suo ruolo di moneta internazionale. Libero mercato e centralità del dollaro Instabilità internazionale prodotta dal protezionismo Enorme potenziale. produttivo statu nitense Scelta del libero scambio Ingenti risorse auree statunitensi Unificazione del mercato mondiale 489 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo Nel secondo dopoguerra, come già nel primo, si registrò un netto abbassamento dei livelli produttivi, con difficoltà per le popolazioni nel reperire alimenti e generi di prima necessità. Nella foto la coda davanti a una rivendita di pane nel 1946. Gli accordi di Bretton Woods: la centralità del dollaro nelle transazioni internazionali Con gli accordi di Bretton Woods viene ufficializzato il ruologuida delf economia statunitense Il nuovo ordine economico favorisce fintegrazione dei sistemi economici capitalistici RICORDA CHE Dopo la Prima guerra mondiale era prevalso, nella politica internazionale statunitense, un indirizzo isolazionista 490 Già prima della guerra si era posto il problema della ricerca di nuovi mezzi di pagamento internazionale a supporto di una crescita progressiva degli scambi e delle transazioni finanziarie. A tale fine fu indetta nel luglio del 1944 la conferenza di Bretton Woods, nel New Hampshire, cui parteciparono i rappresentanti dei 44 paesi impegnati nella guerra contro l'Asse. Per decisione unanime il dollaro assurse al rango di moneta di riserva e di mezzo di pagamento internazionale, accettato e riconosciuto da tutti i sottoscrittori dell'accordo, da affiancare all'oro. Il valore della moneta americana venne ancorato all'oro mediante un rapporto fisso di 34 dollari per oncia di fino; stabilito con il dollaro il livello di cambio di ciascuna moneta, questa veniva automaticamente ancorata all'oro. In pratica, da allora il mondo utilizzò il dollaro come mezzo di pagamento internazionale; in cambio Washington si impegnò a convertire a vista la sua moneta in oro, sulla base del valore fissato, ogni qualvolta una banca centrale ne avesse fatto richiesta. Con questi accordi, gli Stati Uniti accettarono di svolgere una leadership mondiale che già si era profilata, nei fatti, dopo la Prima guerra mondiale. Gli Usa divenivano garanti della stabilità monetaria internazionale, ponendo termine alla lunga fase del disordine economico e monetario degli anni venti e trenta. Quest'ultimo aveva avuto origine dal tramonto della centralità della sterlina cui non si era accompagnato un effettivo ruolo-guida del dollaro per le tendenze isolazioniste prevalenti nell'amministrazione statunitense. [assunzione consapevole e condivisa di questa leadership non fu priva di conseguenze. In virtù degli accordi di Bretton Woods, infatti, si verificarono due fenomeni significativi: da un lato il rafforzamento della moneta americana man mano che la ricostruzione delle economie europee accelerava e che l'impetuoso aumento delle transazioni e degli scambi internazionali faceva crescere la domanda di mezzi di pagamento; dall'altro, un'ancor più stretta integrazione dei sistemi economici capitalistici, nella forma però di una subalternità nei confronti dell'economia statunitense. Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale Gli accordi danno vita a istituzioni economiche mondiali con il compito di favorire lo sviluppo Gli accordi di Bretton Woods non si limitarono a ridefinire un nuovo sistema monetario imperniato sul dollaro; dettero vita anche ad alcune nuove istituzioni economiche attraverso le quali gli Stati Uniti si misero nelle condizioni di poter controllare le dinamiche finanziarie e orientare le politiche economiche degli altri paesi dell'''area del dollaro". La principale di queste istituzioni fu il Fondo monetario internazionale (Fmi), con sede a Washington, finalizzato a riattivare i meccanismi finanziari ogni volta che questi si fossero inceppati in qualche area del mondo. Il compito precipuo del Fondo era di assicurare la stabilità dei cambi fra le diverse valute utilizzando il proprio capitale, con il quale provvedeva a erogare prestiti ai governi in momentanea difficoltà economica. Il capitale del Fondo era costituito da oro, dollari e valute depositate da ogni paese aderente secondo quote differenziate, in rapporto alle quali i paesi fondatori detenevano i diritti di voto. Poiché gli Stati Uniti versarono una quota superiore a quella di Gran Bretagna e Urss insieme - Mosca si ritirò poi dal Fmi -, essi si garantirono il controllo operativo dell'ente. Visto che il Fmi concedeva - e concede tuttora - prestiti solo dietro l'obbligo di osservanza delle direttive e dei vincoli da esso stesso imposti, il governo americano ebbe nelle mani un fortissimo strumento di pressione nei confronti dei paesi economicamente più deboli, attraverso il quale era in grado di condizionare le loro politiche economiche. Con l'obiettivo esplicito di favorire la cooperazione internazionale fu creata in quell'occasione anche la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, megli.o nota come Banca mondiale, con il compito di predisporre le risorse per il decollo produttivo delle aree più arretrate; il suo operato però non riuscì mai ad accorciare le distanze fra le periferie del mondo e il suo centro industrializzato. verifica breve o Quali erano le diverse condizioni economiche degli stati usciti dal conflitto? f) Quale moneta si affermò come punto di riferi- mento internazionale? e Su quale cordi di Bretton Woods? principio si fondò l'economia mondiale del dopoguerra? 0 Quali istituti O Che cosa venne stabilito con gli ac- internazionali vennero fondati in campo economico? Il nuovo ordine nelle relazioni internazionali La costruzione di un nuovo ordine mondiale fondato sul bipolarismo Usa-Urss Le potenze vincitrici concordano le linee politiche della ricostruzione Il nuovo sistema monetario costituiva l'elemento saliente di un inedito assetto dei rapporti internazionali.; aveva dunque una forte valenza politica e si inseriva nel difficile processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale dopo il crollo dei fascismi. Gli sconvolgimenti e le distruzioni belliche ponevano infatti sul tappeto problemi di grande portata e di assai complessa soluzione oltre alle questioni di riorganizzazione territoriale del vecchio continente, dell'Asia e dell'Africa, era necessario porre le basi di nuovi ordinamenti politici Le istanze di libertà e di democrazia sostenute dai governi alleati nella lotta contro il nazifascismo, ispiratrici dei vari movimenti di liberazione, sollecitavano profonde trasformazioni politiche e sociali. Già prima della fine del conflitto, come abbiamo già accennato, le forze alleate si erano incontrate a Jalta (febbraio 1945) e successivamente a Potsdam (luglio 1945) per delineare i futuri scenari politici del globo. Nella definizione di questi ultimi giocarono un ruolo decisivo due fattori i nuovi rapporti di forza tra le grandi potenze che la guerra 491 La prima riunione delle Nazioni unite, tenutasi a Londra nel 1949, e la bandiera dell'istituzione. Rispetto alla Società delle nazioni, di cui prendeva ilposto, la nuova organizzazione può contare su poteri maggiori net regolare i conflitti internazionaLi, anche se a lungo, nel periodo della guerra fredda, ha sofferto delle conseguenze del diritto di veto riconosciuto alle due grandi potenze_ La guerra segna il definitivo declino delfegemonia mondiale dell'Europa aveva contribuito a delineare e la dislocazione dei contingenti militari delle potenze in campo che nelle ultime fasi della guerra si erano preoccupate, oltre che di combattere il nemico comune, di assumere il controllo di intere aree, per precostituire i futuri assetti geopolitici del mondo. Di grandissima lilevanza ai fini della successiva cristallizzazione delle sfere di influenza si era rivelato infatti l'incontro di Teheran fra Roosevelt, Churchill e Stalin del novembre 1943, dove Roosevelt aveva prospettato la teoria dei "quattro poliziotti", ossia delle quattro maggiori potenze come garanti del mantenimento dell'ordine internazionale, e Churchill e Stalin avevano proceduto alla ripartizione delle zone di occupazione dei rispettivi eserciti, la presenza dei quali avrebbe poi nei faLti determinato l'appartenenza del paese occupato all'una o all'altra sfera di influenza. La guerra aveva determinato il definitivo affermarsi di alcuni sostanziali mutamenti negli equilibri geopolitici, che si erano già delineati nei decenni precedenti. InnanzituLLo il compiuto declino dell'Europa come continente-guida a livello planetario. La guerra restituiva un'Europa martoriata, per cinque anni terreno del più spaventoso conflitto militare della storia, indebitata, impovelita, divisa tra una zona occidentale controllata dagli Stati Uniti e una zona orientale dall'Unione Sovietica. [Europa divisa tra Usa e Urss era lo specchio fedele del nuovo sistema di relazioni internazionali che si era affermato con la guerra: un sistema bipolare fondato sul confronto tra le due grandi potenze vincitrici, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica, portatrici non solo di interessi strategici divergenti, ma di due sistemi politici e ideologici contrapposti e di due modelli economici antitetici. Se, infatti, all'egemonia statunitense era funzionale un'economia mondiale aperta, fondata sul libero mercato, alla costruzione dell'egemonia sovietica era funzionale uno spazio economico chiuso, che ruotasse intorno alle esigenze del paese-guida del mondo socialista. La nascita deIYOnu Viene costituito fOnu, un organismo sovranazionale posto a garanzia delle relazioni internazionali 492 [organismo che doveva controbilanciare la crescente contrapposizione fra le due superpotenze era l'Organizzazione delle nazioni unite (Onu) , l'ultimo frutto della collaborazione antinazista del tempo di guerra Le premesse ideologiche per la nascita dell'Onu furono poste da Roosevelt e Churchill nell'incontro dell'agosto 1941 allargo di Terranova, dove sotLoscrissero la Carta atlantica, una dichiarazione di princìpi che affermava la volontà di lotta antinazista, riprendeva i "Quattordici punti" di Wilson e affermava la libertà di commercio e di navigazione e il diritto dei popoli a vivere «liberi dal timore e dal bisogno» Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale RICORDA CHE I "Quattordici punti" di Wilson indicavano le condizioni per una pace duratura dopo la Grande guerra, rivendicando il principio di autodetermi nazione dei popoli Nella conferenza di San Francisco (25 aprile-26 giugno 1945) fu sottoscritta da cinquanta paesi la Carta delle nazioni unite elaborata dalle quattro maggiori potenze (Usa, Urss, Gran Bretagna e Francia), con cui si costituiva un nuovo organismo internazionale finalizzato al mantenimento della sicurezza collettiva. I poteri effettivi furono concentrati nell'organo esecutivo, il Consiglio di sicurezza, dove erano rappresentate come "membri permanenti" le quattro potenze vincitrici più la Cina, ciascuna dotata di potere di veto nell'approvazione delle risoluzioni. Il segretariato generale aveva funzioni amministrative, mentre l'assemblea dei paesi membri poteva proporre risoluzioni che dovevano però passare al vaglio del Consiglio di sicurezza. [evoluzione della guerra fredda vide prevalere nell'Onu lo scontro fra le due maggiori superpotenze, che in molte occasioni avrebbero paralizzato la capacità decisionale dell'Onu facendo largo uso del diritto di veto. La conferenza di Parigi e i trattati di pace Nella conferenza di pace gli interessi delle due superpotenze divergono Urss e Polonia ottengono vantaggi territoriali, tItalia perde parte dei suoi territori Nella ridefinizione dell'ordine internazionale gli interessi delle due superpotenze divergevano su molti fronti. [Urss intendeva innanzitutto tutelarsi dalla rinascita di una Germania forte e minacciosa e garantirsi una cintura di paesi affini in Europa orientale; gli Usa volevano invece estendere il più possibile l'area delle democrazie capitalistiche in un'economia mondiale aperta, ed erano dunque massimamente interessati alla ricostruzione delle maggiori aree industriali, e in primo luogo dei paesi vinti, Germania e Giappone. Queste divergenze caratterizzarono il contesto nel quale si svolse a Parigi, tra il luglio e l'ottobre del 1946, la conferenza internazionale che approntò i trattati di pace con Italia, Romania, Finlandia, Ungheria e Bulgaria, ex alleate della Germania, firmati successivamente nel febbraio 1947. Dalla conferenza soltanto l'Urss ottenne significativi vantaggi territoriali, mentre i confini delle altre potenze vincitrici rimasero sostanzialmente inalterati. [Urss riguadagnò i confini dell'Impero russo alla vigilia della Prima guerra mondiale, con la riconquista dal Giappone delle isole Curili e della parte meridionale della penisola di Sakhalin a oriente; con il recupero dei paesi baltici, della Bessarabia, delle regioni polacche cedute nel 1921 e di parte della Finlandia -la Carelia -, che aveva assunto i caratteri di stato sovrano solo nel 1917. La Polonia fu risarcita a spese della Germania, a cui sottrasse la Prussia orientale, la Slesia e la Pomerania; il nuovo confine tedesco-polacco venne fissato provvisoriamente lungo la linea dei fiumi Oder e Neisse a ovest e del fiume Bug a est, anche se la sua ratifica definitiva venne fissata soltanto quarant'anni dopo. Nel frattempo, però, milioni di tedeschi emigrarono per rimanere all'interno dei confini della Germania. [Italia, a sua volta, fu privata delle isole del Dodecaneso, restituite alla Grecia, di una parte della Venezia-Giulia, passata alla Iugoslavia, mentre Trieste fu per ilmomento considerata "territorio libero". [Italia dovette inoltre rinunciare alla sovranità sull'Albania e alle colonie africane, mantenendo però in Somalia un mandato di amministrazione fiduciaria. La conferenza di Mosca e la spartizione della Germania: finizio della guerra fredda I rapporti fra le due superpotenze si rompono sul problema della Germania I contrasti tra le grandi potenze nella definizione del nuovo assetto geopolitico non tardarono a manifestarsi: nella conferenza di Mosca, che si tenne nel marzo-aprile 1947, si ruppe definitivamente la collaborazione fra le potenze occidentali e l'Urss. Gli attriti furono accentuati dal problema della Germania che, dapprima divisa in quattro zone (di pertinenza sovietica, statunitense, britannica e francese), fu poi (1949-50) spezzata in due stati a causa dell'accorpamento delle tre zone "occidentali": la Repubblica federale con capitale Bonn, sotto l'influenza occidentale, e la Repubblica democratica con capitale Pankow, un sobborgo di Berlino, sotto l'influenza sovietica. Sorte analoga toccò a Berlino, occupata dalle truppe sovietiche nel maggio 1945, inizialmente divisa in quattro settori e successivamente in una zona orientale e in una oc493 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo La divisione della Germania NORVEGIA Al termine della Seconda guerra mondiale la Germania venne divisa in quattro zone controllate da americani, sovietid, francesi e inglesi. I territori situati a est del fiume Oder vennero invece posti sotto l'amministrazione polacca La capitale Berlino venne a sua volta divisa in quattro settori sottoposti al controllo delle potenze vindtrid. Nel 1947 ['assetto della Germania si modificò di nuovo. Le tre zone anglofranco-americane si fusero in un'unica compagine amministrativa. Nel 1949 poi si costituirono la Repubblica democratica e la Repubblica federale. o Mosca· UNIONE SOVIETICA FRANCIA S . PORTOGAlLO Lisbona . SPAGNA "'- , cl Madrid '" «>"l __ ~D Roma. Confini del 1947 D D ~ITA~IA Territori tedeschi acquisiti dalla Polonia Tirana. ALBANI~ Acquisizioni territoriali dell'Urss o o Zone di occupazione "GRECIA. o c::] RICORDA CHE In Grecia le organizzazioni comuniste avevano guidato l'attività di resistenza, guadagnando popolarità nell'opinione pubblica 494 •• o ~ Inizia la guerra fredda e ciascuna superpotenza impone la propria linea politica alla sua sfera d'influenza O\:URCHIA &<Atene ~ .. o Q cl G D D Americana Britannica (1945-1955) D D Francese Sovietica cidentale. Il Giappone venne privato di ogni possedimento coloniale e del diritto di ricostituire un proprio esercito, mentre una vasta area del Pacifico si veniva trasformando in una sorta di protettorato americano. Dopo la conferenza di Mosca assunse contorni sempre più netti quello scontro che venne poi chiamato "guerra fredda" e che vide fronteggiarsi da un lato gli Stati Uniti e le potenze occidentali, dall'altro l'Unione Sovietica e i paesi a essa legati. In ciascuna delle sfere di influenza le superpotenze favorirono o imposero il sorgere di governi e sistemi politici affini ai propri. Come vedremo fra breve, l'Europa orientale fu oggetto negli anni 1946-48 di una rapida sovietizzazione, un processo che fece dire nel 1946 a Winston Churchill che una «cortina di ferro» - un'immaginaria linea di demarcazione dal Baltico all'Adriatico - stava calando a dividere l'Europa. Harry Truman, divenuto presidente degli Stati Uniti alla morte di Roosevelt e assai meno orientato del suo predecessore a una politica di conciliazione, accolse dal suo collaboratore George Kennan l'idea che fosse necessaria una politica di "contenimento" del supposto espansionismo sovietico: gli Usa, per impedire che l'Urss potesse inserirsi, con intenti destabilizzanti, nelle zone non comprese nella sua sfera d'influenza, si assunsero il compito di sostenere, in qualunque parte del mondo, i governi e i movimenti politici anticomunisti. Questa linea, definita "dottrina Truman", prese corpo già nel marzo 1947 in Grecia, dove infuriava una guerra civile fra lo schieramento comunista e quello filomonarchico e conservatore. Dopo il disimpegno della Gran Bretagna, infatti, gli Usa decisero di intervenire per liquidare la resistenza comunista, che godeva di un vasto consenso popolare per aver guidato la Resistenza al nazismo ed era riuscita a formare un governo rivoluzionario in Epiro. Dopo aspri combattimenti, il governo rivoluzionario fu rovesciato; la monarchia mise fuori legge il Partito comunista e instaurò un governo autoritario destinato a durare per tutti gli anni cinquanta. Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale Il dibattito sulla guerra fredda A quale superpotenza sono imputabili le maggiori responsabilità per la guerra fredda? E soprattutto, quando iniziò la guerra fredda? Dopo la fine del secondo conflitto mondiale o già con la nascita del comunismo in Russia? Il Filoamericani e filosovietici La storiografia sulla guerra fredda, sviluppatasi copiosa fin dagli anni cinquanta del Novecento, ha a lungo risentito dei condizionamenti politici e ideologici che rappresentavano un elemento costitutivo essenziale dello stesso oggetto di indagine. Tranne poche eccezioni, come l'opera di A. Fontaine, Storia della guerra fredda (1965-67), di taglio squisitamente divulgativo e cronachistico, e come la sintesi di J.B. Duroselle, Storia diplomatica dal 1919al 1970 (1971), attenta soprattutto a fornire una ricostruzione dettagliata delle vicende diplomatiche internazionali, tutti gli altri contributi si sono connotati per molto tempo in base alla precisa scelta di campo, a favore degli Usa oppure dell'Urss, adottata dai rispettivi autori. Gli ortodossi e i revisionisti Poiché la produzione storiografica è stata prevalentemente statunitense, essa è stata in seguito classificata "ortodossa" quando esprimeva tesi vicine a quelle ufficiali del governo degli Stati Uniti, o come "revisionista" quando se ne distaccava in modo più o meno netto. Per la prima corrente le cause del conflitto risiederebbero nelle mire espansionistiche di Stalin e nel tentativo dell'Urss, coerentemente perseguito fin dalla rivoluzione d'ottobre, di esportp.re il comunismo nel mondo; cosicché il momento d'inizio della guerra fredda sarebbe addirittura da collocare nel 1917. Per la seconda, le responsabilità graverebbero invece in maggior misura sul governo statunitense e sul suo disegno volto a recuperare al sistema di mercato le aree occupate dal potere sovietico durante e dopo la Seconda guerra mondiale. I due capiscuola della prima linea interpretativa, che ebbe fra l'altro il pregio di portare alla luce una ricchissima documentazione inedita, furono W.H.McNeil e H. Feis. Il filone revisionista, alimentato per lo più dai primi studiosi di matrice marxista che poterono accedere agli archivi statunitensi, fu inaugurato da w.A. Williams e da D.F.Fleming, il quale, con argomentazioni perfettamente speculari rispetto a quelle degli storici "ortodossi", accettò l'idea di retrodatare l'inizio del conflitto al 1917. Le loro tesi furono riprese e variamente sviluppate in primo luogo da G. Alperovitz, che vide nella decisione di impiegare la bomba atomica contro il Giappone anche una misura per prevenire l'intervento sovietico nelle operazioni belliche del Pacifico e quindi per limitarne la futura influenza sull'intera zona. Questa rigida contrapposizione ideologica fra ortodossi e revisionisti ha investito anche singoli aspetti e momenti della guerra fredda, come la dottrina Truman, il piano Marshall, il problema della Germania, la guerra di Corea e la nascita del movimento dei paesi non allineati. Persino la fase della coesistenza e della distensione suscitò un vivace dibattito fra gli studiosi circa la credibilità della nuova politica pacifista statunitense e sovietica. economici, riconducendo con ciò il tema della guerra fredda entro i confini della storia delle relazioni internazionali e favorendo altresì il superamento della linea interpretativa che ruotava intorno all'idea-cardine dello scontro fra due sistemi politici, sociali ed economici contrapposti. .. Una riflessione più equilibrata Lasciata alle spalle la fase di crisi più acuta fra i due blocchi, quando quasi ogni opera di ricostruzione storica finiva con il subire il pesante condizionamento del clima politico esistente, questa tendenza più "realistica" si è estesa anche allo studio della politica estera e della strategia diplomatica dell'Urss. Sono apparsi allora lavori, come quello di A.B. Ulam, sicuramente più equilibrati e fondati su una profonda conoscenza delle fonti sovietiche che, fra l'altro, hanno dedicato ampio spazio alle dinamiche interne e internazionali attraverso le quali l'Urss giunse al ruolo di seconda potenza mondiale. Una grande fioritura di studi vi è stata infine negli anni ottanta e novanta del Novecento in coincidenza con la crisi e poi con il crollo del sistema di potere sovietico. In particolar modo le opere di G. Mammarella e di C. Pinzani contengono una prima riflessione critica sugli sconvolgenti avvenimenti degli anni 1989-91, che hanno definitivamente chiuso il capitolo della guerra fredda. Il I postrevisionisti Soltanto a partire dagli anni settanta del Novecento si è fatta strada fra gli studiosi statunitensi una nuova tendenza, definita "postrevisionista", che ha gradualmente superato gli elementi polemici del decennio precedente respingendo l'idea di una responsabilità unilaterale degli Usa nella genesi della guerra fredda e sottoponendo a un più attento vaglio critico l'atteggiamento tenuto dall'Urss. Fra i maggiori esponenti di questa impostazione storiografica, che ha inquadrato il conflitto come aspetto centrale di un più complesso rapporto fra «due superpotenze in un sistema globale» (E. di Nolfo), figura D. Yergin. Egli ha contribuito in modo determinante a spostare l'accento più sugli aspetti diplomatici del conflitto che non su quelli Per riflettere ~ ~ Quali erano gli argomenti tradizionali della posizione storiografica "ortodossa" sulla guerra fredda? Quali novità caratterizzano il contributo degli storici "postrevisionisti"? 495 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolansmo nessi L'inizio della guerra fredda Unione Sovietica Stati Uniti ~ Sovietizzazione dell'Est europeo ~ Dottrina Truman del "contenimento" Anticomunismo e ricostruzione: il piano Marshall Gli Stati Uniti predispongono un vasto piano di aiuti ai governi europei in funzione anticomunista Strategia politica ed economia si saldano nel piano Marshall nessi Necessità di una ripresa economica Nello stesso 1947, il presidente Truman - formulando la politica del "contenimento" nei termini di un sostegno ai "popoli liberi" che non volevano cadere sotto l'influenza sovietica - dichiarò che gli.Stati Uniti avrebbero osteggiato l'avanzata del comunismo fornendo aiuti ai governi messi in difficoltà da movimenti che a esso si richiamavano. Oltre che alla Grecia, Washington fornì aiuti in funzione di stabilizzazione anticomunista anche alla Turchia, che da allora entrò saldamente nell'area filoamericana; nel contempo annunciò un vasto piano di aiuti economici per facilitare l'opera di ricostruzione dei paesi dell'Europa occidentale. Lidea portante di questa operazione consisteva nella convinzione che la stabilità economica e sociale fosse un validissimo baluardo contro l'influenza sovietica, che poteva alimentarsi grazie ai forti partiti comunisti nell'Europa occidentale, come quelli francese e iLaliano, ai consensi acquisiti nella lotta contro il nazismo e alla situazione di grave disagio sociale provocata dall'inflazione che devastava le economie europee. Si profilava dunque un'inedita compenetrazione fra strategia geopolitica e politica economica: gli scopi strategici del contenimento si saldavano alla finalità economica della ricostruzione delle economie europee, necessaria alla ripresa dell'economia mondiale. Il piano, chiamato abitualmente "Marshall" dal nome del segretario di stato americano George MarshaU che lo propose e lo coordinò, ma la cui denominazione ufficiale era European recovery progmm (Erp), prevedeva l'erogazione ai paesi europei di presLiti a bassi tassi di interesse (2,5%) o addirittura la concessione di aiuti in forma gratuita. Era finalizzato a fornire i capitali necessari alla ricostruzione, ad accrescere produttività, reddiLi e occupazione e ad integrare l'economia europea con quella nordamericana, in un quadro di libera circolazione dei capitali e delle merci. A coronamento del piano Marshall, sempre nel 1947, fu firmato infatti un accordo commerciale, il Generai agreement on tariffs and trade (Gatt), che impegnava i paesi aderenti a mantenere bassi i dazi commerciali e a costituire una vasta area di libero scambio multilaterale, di fatto egemonizzata dalla gigantesca macchina produttiva statunitense. La strategia del piano Marshall ::no Marsha~ + Integrazione dell'Europa nel sistema economico e politico statunitense .1.96 Stabilità economica come baluardo contro il comunismo CapilOlo 14, Il nuovo ordine mondiale '•. Febbraio 1949: la consegna di sacchi di zucchero a Londra grazie al piano Marshall. Il piano ebbe un ruolo decisivo nel consentire la ripresa economica europea dopo il conflitto e pose anche le basi per un nuovo ordine economico internazionale, fondato sulla collaborazione economica fra i paesi europei e con gli Stati Uniti, in un clima completamente differente dall'aspra competitività che aveva caratterizzato gli anni trenta. Le organizzazioni europee per la cooperazione economica Il processo di ricostruzione favorisce iI costituirsi di organizzazioni di cooperazione economica in Europa Tra il 1948 e il 1952 le erogazioni del piano Marshall raggiunsero i 14000 milioni di dollari. La gestione dei fondi Erp rese necessaria la creazione di appositi enti formati da rappresentanze dei paesi assistiti, come l'Oece (Organizzazione europea per la cooperazione economica), che nel 1961 venne trasformata nell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo), e l'Eca (Economie cooperation administration), ai quali i paesi europei rivolgevano le loro richieste di macchinari, generi alimentali, materie prime e capitali. per le imprese finanziate con i fondi Erp In tal modo il piano Marshall favorì l'inizio di una crescente e duratura cooperazione economica fra i paesi europei: l'integrazione delle economie europee era una condizione necessaria per una prospera interdipendenza fra le due sponde dell'Atlantico Le principali conseguenze di questa politica furono un più stretto coinvolgimento nelle questioni europee della Gran Bretagna (che, per parte sua, tendeva piuttosto a operare nell'ambito dell'area economica del Commonwealth, dove ancora vigeva il predominio della sterlina) e soprattutto la rapida ricostruzione dell'economia tedesca, con il superamenLO della storica rivalità franco-tedesca. Intorno all'asse franco-tedesco nacque infatti la prima istituzione di cooperazione economica europea: la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca, 1951, tra Francia, Germania, Italia, Belgio, Lussemburgo e Olanda), che rispondeva al fondamentale obiettivo di favorire la circolazione della risorsa energetica (il carbone) e del prodotto (l'acciaio) più inegualmente distribuiti all'interno delle frontiere. La Ceca, che dichiarò anche l'intenzione di giungere in un futuro all'unità politica, fu il nucleo dei successivi accordi presi dagli stessi paesi con il trattato di Roma (1957) per la creazione del Mercato comune europeo (Mec). 497 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo Un'immagine curiosa della divi~. sione della Germania: in una spiaggia nei pressi di Lubecca si offre a pagamento la vista sul territorio sovietico. La Germania orientale rappresentò il simbolo e il caso più evidente della spietata logica di potenza che spinse l'Unione Sovietica a riorganizzare secondo i propri dettami la vita sociale e politica dei paesi dell'Est europeo. La costruzione del dominio sovietico neIrEuropa orientale r:Urss dà il via alla sovietizzazione delfEuropa orientale 498 Sotto il profilo politico, come abbiamo accennato, queste iniziative intendevano consolidare i legami tra le democrazie occidentali e tra queste e gli Usa: avviare la ripresa dell'economia era la miglior difesa alla penetrazione del comunismo che nel frattempo si era imposto in tutta l'Europa orientale. Tra il 1946 e il 1949, in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania, ai governi di unità nazionale che si erano formati subito dopo la guerra (e nei quali i comunisti condividevano responsabilità di governo con altre forze democratiche), l'Unione Sovietica sostituì governi autoritari guidati dai partiti comunisti locali; gli altri partiti vennero sciolti, i diritti democratici soppressi e si avviò la riorganizzazione del sistema economico sul modello sovietico, realizzando la nazionalizzazione delle imprese, la collettivizzazione della terra e un sistema politico basato sul partito unico. Prima in Polonia, dove nel febbraio 1947 le elezioni portarono al governo una coalizione dominata dal Partito comunista che inserì a tappe forzate il paese nel campo sovietico; poi in Romania, dove nell'agosto dello stesso anno il re Michele fu costretto ad abdicare e venne proclamata la Repubblica popolare romena. Seguì poi la Cecoslovacchia: nel febbraio 1948 si sfaldò il Fronte nazionale antinazista che aveva guidato il paese nel primo triennio postbellico, e il Partito comunista, la forza maggioritaria della coalizione, impose un governo diretto da Klement Gottwald che, sciolti i partiti d'opposizione, allineò rapidamente il paese all'Urss. Infine l'Ungheria, dove nel 1949 il Partito ungherese dei lavoratori, guidato da Matyas Rakosi, vinte le elezioni, impose la costituzione della Repubblica popolare sul modello sovietico. Nel 1949, con la formazione del Comecon (Consiglio di aiuto economico), fu creata un'area di scambio fra i paesi dell'Est europeo e l'Urss tendenzialmente chiusa all'esterno e dominata dal rublo, al cui interno fu avviata una rapida industrializzazione secondo il modello sovietico. Due anni prima, nel settembre 1947, era stato fondato il Cominform, il centro di informazione e di coordinamento dei partiti comunisti, compresi quelli occidentali, che sostituì la Terza internazionale. Capitolo 14, li nuovo ordine mondlale Il colpo di stato di Praga Le vicende politiche della Cecoslovacchia dopo la guerra rappresentarono il sintomo più evidente e traumatico del destino che sarebbe toccato ai paesi dell'est europeo entrati a far parte della sfera di influenza sovietica, e proprio per questo influirono profondamente sul clima di contrapposizione politica interno ad altri paesi, come l'Italia. I buoni rapporti fra Cecoslovacchia e Urss Che l'Europa fosse irreversibilmente spezzata in due lo si percepì nei primi mesi del 1948, quando un colpo di stato comunista distrusse il tentativo, compiuto dal governo cecoslovacco, di trovare una via nazionale e democratica al socialismo. Il Partito comunista cecoslovacco, nel 1945, costituiva una imponente forza popolare: più di un milione di iscritti e il 38% dei voti alle elezioni del maggio 1946. Esso, tuttavia, aveva praticato il rispetto delle regole democratiche, grazie anche alla popolarità di cui godeva l'Urss presso i ceti dirigenti della repubblica. In fondo, con il patto di Monaco del 1938 l'Occidente aveva abbandonato Praga in balia dei nazisti e solo Mosca era parsa interessata a offrire solidarietà e protezione a una nazione slava desiderosa di riprendere un proprio ruolo "regionale" all'indomani della catastrofe della guerra. Il presidente cecoslovacco Benes, già durante il conflitto, aveva incontrato Stalin proprio a questo proposito. I comunisti dalla vittoria elettorale al colpo di stato I comunisti, dopo la liberazione, parteciparono al governo di Praga con 8 ministri su 25, tra cui quello degli Interni. Nel 1946, come si è detto, divennero il primo partito del paese. 11presidente Benes offrì quindi al leader comunista Gottwald la presidenza del consiglio. Nel nuovo governo, il Pcc espresse 9 ministri su 26. È vero che, insieme al Partito socialdemocratico, esso controllava 151 seggi parlamentari su 300; ma è vero pure che, nel corso del 1947, i socialdemocratici tesero ad accentuare la propria autonomia dalle posizioni comuniste, pur restando in maggioranza. Il "caso" cecoslovacco sembrava testimoniare la possibilità di una "via democratica" al socialismo, costruita attraverso il consenso e il rispetto delle regole liberali. Fu un'illusione di breve durata. Nel febbraio 1948, Gottwald, d'accordo con l'ambasciatore russo a Praga, Zorin, compì un colpo di stato che decapitò la classe dirigente cecoslovacca: un'élite di grande cultura e di solida tradizione tanto liberale quanto socialista. Gottwald, grazie all'accordo con il socialdemocratico filocomunista Fierlinger, riuscì, con manifestazioni di piazza ben organizzate, a far dimettere il governo di coalizione. Ne costituì poi uno nuovo, a guida comunista, facendo pressioni sul presidente della repubblica Benes. A quel punto, la Cecoslovacchia era pronta per un cambio di regime, che si consumò senza spargimenti di sangue, anche in virtù del largo seguito di cui godevano comunisti e socialdemocratici: solo )an Masaryk, figlio del fondatore della repubblica ed ex ministro degli Esteri, morì il 25 febbraio 1948, precipitando dalla finestra del suo studio in circostanze mai chiarite. rI democratico Benes, piuttosto che firmare la nuova Costituzione, ispirata al modello delle "democrazie popolari", diede le dimissioni. Le ripercussioni degli awenimenti di Praga La fine delle libertà in Cecoslovacchia e l'affermazione del modello dittatoriale bolscevico rappresentò un trauma per una parte della sinistra: l'idea che si potesse uscire dallo schema dell'ormai incombente "guerra fredda" declinava, lasciando il posto a un irrigidimento della geografia e della politica. Il continente era spaccato in due, e i cecoslovacchi si trovavano nella sfera d'influenza sovietica. Nulla, di conseguenza, poteva essere tentato per salvaguardare la loro libertà. Il presidente cecoslovacco Benes si dimise dopo il colpo di stato comunista. Per riflettere ~ ~ Attraverso quali fasi il Partito comunista giunse al potere in Cecoslovacchia? Quali furono le ripercussioni internazionali di quanto avvenuto a Praga? 499 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo la sola Iugoslavia conserva una posizione autonoma nei confronti di Mosca [alleanza con gli Stati Uniti influisce sul clima politico interno dei paesi occidentali Solo in Iugoslavia la lotta dei partigiani comunisti guidati da Tito, che da soli avevano liberato il paese dall'occupazione nazifascista, portò alla formazione di uno stato socialista estraneo al "blocco di Mosca", in aperta rottura con lo stalinismo e intenzionato a seguire un proprio modello di sviluppo sottratto all'egemonia sovietica. Nel 1945 fu proclamata la Repubblica federativa iugoslava, che assicurava alle repubbliche di Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Macedonia e Montenegro uguali diritti, riuscendo a contemperare l'aspirazione egemonica serba, che aveva alimentato la politica autoritaria della monarchia, con il separatismo croato e l'autonomismo delle repubbliche del sud. Nel 1948 l'''eresia'' di Tito fu apertamente denunciata da Stalin, che espulse la Iugoslavia dal Cominform. All'interno Tito cercò di costruire un originale modello di socialismo che rifiutava il centralismo e il burocratismo sovietico, combinando la struttura istituzionale federalista con il principio dell'autogestione economica. Nell'Europa occidentale l'egemonia statunitense si tradusse in forti ingerenze nella politica interna dei diversi stati. Il caso greco è il più emblematico, ma anche quello italiano (che analizzeremo nella prossima unità), dove operava il più grande partito comunista dell'Occidente, è significativo del nuovo clima internazionale. In Italia, infatti, la caduta dei governi di unità nazionale ereditati dall'esperienza della lotta di liberazione, con l'estromissione delle sinistre dal governo nel maggio 1947, l'affermazione di governi centristi, la vittoria elettorale della Democrazia cristiana il 18 aprile 1948, furono eventi fortemente condizionati dalla presenza statunitense, che attraverso pressioni più o meno occulte orientò la politica interna italiana. La stessa sopravvivenza dei regimi fascisti in Spagna e in Portogallo che, seppur non coinvolti nel conflitto, certamente non rappresentavano quei valori democratici e liberali in nome dei quali gli alleati avevano condotto la guerra, non fu affatto casuale. Al contrario, essa si dimostrò funzionale al mantenimento dello status quo nell'Occidente europeo, impedendo l'affermarsi delle forze antifasciste iberiche dominate dai movimenti comunisti e socialisti. La crisi di Berlino e la nascita della Nato: verso un mondo diviso Dopo il blocco sovietico di Berlino gli Stati Uniti promuovono il patto aÙantico I socialcomunisti vengono esclusi dai governi europei 500 [equilibrio bipolare dovette superare momenti critici e tentativi di forzare gli equilibri fra i due blocchi. Il secondo aperto tentativo, dopo la crisi greca, si verificò a Berlino tra l'aprile 1948 e il maggio 1949, quando le truppe sovietiche chiusero le vie d'accesso alla città (che, si ricordi, era situata in territorio tedesco-orientale) per costringere le forze anglo-americane, private così dei collegamenti con l'esterno, ad abbandonare la parte ovest. In questa occasione, la guerra da "fredda" rischiò di diventare "calda". Un ponte aereo organizzato dagli occidentali per rifornire le popolazioni intrappolate nel blocco sovietico fece fallire l'atto di aggressione del governo di Mosca. Divisi dalla cortina di ferro, i due blocchi andavano progressivamente definendo, nei rispettivi ambiti di dominio, organismi di cooperazione politica e militare. La crisi di Berlino sollecitò gli Stati Uniti a promuovere, nell'aprile 1949, una nuova alleanza militare, il patto atlantico, inizialmente sottoscritto da dodici stati, che si diede come braccio armato la Nato (North atlantic treaty organization, cui aderirono Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Italia, Norvegia, Danimarca, Islanda e Portogallo e, più tardi, Grecia e Turchia), che impegnava i paesi firmatari alla difesa reciproca e ad accettare la protezione militare americana. Alla fine degli anni quaranta, le crescenti frizioni tra i due blocchi ebbero pesanti ripercussioni sulla vita interna dei vari paesi. Le coalizioni politiche sorte nei paesi occidentali all'indomani della fine del conflitto e nelle quali erano confluite tutte le forze democratiche e socialiste che avevano guidato l'opposizione al nazifascismo si sfaldarono e vennero sostituite da governi marcatamente filoamericani, fondati sull'esplicita rottura con le forze di ispirazione socialcomunista. D'altro canto quest'ultime si attestarono Capitolo 14 Nel 1948-49 la parte occidentale di Berlino viene rifornita attraverso un ponte aereo_ La crisi di Berlino segnò la definitiva rottura della fragile intesa raggiunta fra le due grandi potenze nelle fasi finali del conflitto, e il prevalere di una logica di contrapposizione bipolare suggellata dall'istituzione della Nato, ['alleanza politicomilitare fra gli stati dell'Europa occidentale e gli Stati Uniti in funzione antisovietica. Negli Stati Uniti si scatena una campagna anticomunista su una posizione di rigida difesa del modello sovietico che contribuì a lacerare il sistema politico dei paesi occidentali In Gran Bretagna i laburisti, al governo dopo le elezioni del 1945 e promotori di una serie di riforme sociali, intorno al 1950 lasciarono ai conservatori la guida del paese Nella Repubblica federale tedesca il governo, saldamente nelle mani del cancelliere cristianodemocratico Konrad Adenauer, assunse fin dall'inizio un dichiarato atteggiamento anticomunista Negli Stati Uniti la pressione delle correnti politiche più conservatrici, dette "maccartiste" dal nome del loro più acceso ispiratore, il senatore Joseph McCarthy, portò alla promulgazione di una serie di misure restrittive dell'attività sindacale e politica. Prese corpo così una campagna intimidatoria nei confronti degli esponenti dei movimenti di sinistra e della cultura di orientamento marxista. Nel blocco comunista, Stalin operò in modo da omologare il più possibile i sistemi politici ed economici dei paesi satelliti al modello sovietico, reprimendo ogni autonomia come pure ogni sforzo per delineare "vie nazionali" al socialismo. Soltanto la Iugoslavia riuscì a dar viLaa una società socialista al di fuori del controllo dell'Urss, perseguendo una politica autonoma sul piano interno e internazionale. verifica breve o In quaLe incontro fra Le grandi potenze suL ruoLo internazionaLe deLL'Europa? vennero e Attraverso biamenti territoriaLi previsti daLLa conferenza definiti gLi equiLibri deL dopoguerra? quaLi tappe si giunse aLLafondazione di pace? e QuaLe sorte paese europeo fu appLicata per La prima voLta La "dottrina Truman"? deLLeeconomie degLi stati occidentaLi? Cl) In quaLi circostanze f) QuaLe cambiamento deLL'Onu? O QuaLi furono i principaLi cam- ebbe La Germania dopo La conferenza O Con quaLe strumento avvenne La costituzione produsse La guerra di Mosca? gLi Stati Uniti intervennero 0 In quaLe a sostegno deL patto atLantico? 501 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo La decolonizzazione e in Africa in Asia Lifine degli imperi coloniali europei Nel dopoguerra riprende la spinta nazionalista e indipendenti sta delle colonie Il destino del mondo non industrializzato è coinvolto nello scontro planetario fra Usa e Urss La fine della Seconda guerra mondiale accentuò il declino dell'Europa, prostrata dalla prova bellica. Questa tendenza aveva preso corpo proprio negli anni del primo conflitto' che aveva consegnato agli Stati Uniti l'egemonia economica. A essa, però, non si era affiancata una sostanziale egemonia politica, perché Francia e Gran Bretagna avevano mantenuto un ruolo centrale nel sistema delle relazioni internazionali e l'Europa era rimasta, pur fra molte difficoltà, il baricentro degli equilibri planetari. Un sintomo evidente di questo mutamento storico fu l'impetuosa ripresa di quella spinta nazionalista e indipendentista nei paesi colonizzati che già si era manifestata fra le due guerre e che, sul finire degli anni quaranta, accelerò in modo irreversibile, sino a condurre, nel giro di un ventennio, al crollo definitivo degli imperi coloniali europei. Prima di descrivere i caratteri generali di questo fenomeno, chiamato "decolonizzazione", occorre delineare il contesto internazionale in cui poté verificarsi. [Europa, che tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento era riuscita ad assumere il controllo dell'Asia e dell'Africa attraverso l'avventura coloniale, a suggello di un dominio politico ed economico incontrastato, dopo la guerra si vide costretta a consegnare nelle mani di Usa e Urss il ruolo di perni dell'equilibrio internazionale. In questo quadro, il mondo non industrializzato cominciò a emergere come attore politico indipendente. Tuttavia la rapida stabilizzazione delle rispettive sfere di influenza consentì a Usa e Urss di estendere la loro competizione anche su quelle aree del mondo in cui nascevano entità statuali nuove e di collocazione strategica ancora incerta. Una delle caratteristiche della guerra fredda, del resto, fu proprio che le due superpotenze non si impegnarono mai in uno scontro diretto, ma si affrontarono indirettamente in numerosi conflitti locali, nelle aree "periferiche" del pianeta, allo scopo di allargare le loro rispettive zone di influenza Il processo di decolonizzazione si intrecciò dunque con l'estensione a nuovi continenti della logica bipolare, con pesanti conseguenze sul processo di sviluppo dei paesi ex coloniali. Coscienza anticoloniale e movimenti nazionalisti nei paesi afro-asiatici Il conflitto aveva causato un aumento della pressione delle potenze sulle colonie RICORDA CHE I paesi coloniali erano spesso monoesportatori di materie prime non lavorate 502 [erosione del controllo dei paesi europei sui propri imperi coloniali fu accelerata da un complesso di fattori. Anzitutto va detto che le spinte anticoloniali si erano già intensificate con la crisi degli anni trenta. Il crollo dei prezzi delle materie prime, che per molti paesi coloniali costituivano la principale voce nelle esportazioni e la base stessa dell'economia, aveva avuto pesanti ripercussioni, impedendo l'accumulo di risorse per lo sviluppo di un'industria locale e aggravando il saccheggio di materie prime da parte dei paesi dominanti. In molti paesi afro-asiatici questa situazione favorì la formazione di partiti nazionalisti con venature anticapitalistiche più o meno marcate. Pur molto diversificati fra loro, tali movimenti erano riconducibili a un unico denominatore comune: l'aspirazione a rientrare in possesso delle risorse del proprio paese e, più in generale, la diffusione di una più matura coscienza anticoloniale. La guerra acuì le pressioni delle grandi potenze sulle proprie colonie. Ancor più che nel primo conflitto mondiale, le potenze coloniali mobilitarono le risorse umane e materiali delle loro colonie arruolando e inviando uomini di tutto il mondo a combattere in Europa per scopi a essi ignoti, con l'aggravante, rispetto a venticinque anni prima, che la guerra stessa venne portata anche in paesi del tutto estranei alle ragioni del conflitto: dall'Africa all'Estremo Oriente, alle isole del Pacifico. Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale La cerimonia dell'indipendenza dell'India, nell'agosto 1947. Per quanto fosse stata lungamente preparata nei decenni precedenti, l'indipendenza del paese non ebbe solo esiti pacifici: con la 'separazione di India e Pakistan ebbero inizio esodi e scontri fra la popolazione indù e quella musulmana. Del clima di contrapposizione re· ligiosa cadde vittima lo stesso Gandhi, ucciso da un fanatico indù. la debolezza delle potenze coloniali favorisce i movimenti nazionalisti e indipendentisti Alla fine del conflitto, con le potenze coloniali esauste dal punto di vista militare e produttivo, i rapporti di forza si spostarono a vantaggio delle colonie In Asia, in particolare, la debolezza del predominio europeo si era palesata durante l'occupazione da parte del Giappone, che si era sostituito agli europei in tutto il Sud-est asiatico. La lotta antigiapponese, condotta accanto alle potenze alleate, rafforzò i movimenti nazionalisti e indipendentisti, consolidandone l'aspirazione all'autodeterminazione, del resto proclamata dalle stesse potenze in lotta come principio ispiratore dello scontro con il nazifascismo. Va aggiunto infine che contribuì al processo di decolonizzazione anche la consapevolezza, da parte delle potenze europee, che i costi di governo superavano ormai i vantaggi economici che il dominio coloniale poteva garantire. Come dimostrarono con chiarezza i decenni successivi, il controllo delle risorse e delle materie prime poteva infatti essere garantito anche senza un dominio diretto, facile bersaglio di ogni lotta nazionale. [indipendenza Il movimento nazionalista, guidato da Gandhi, consegue findipendenza delflndia delfIndia: modernizzazione e conflitti religiosi La prima fase della decolonizzazione ebbe come teatro l'Asia. In India, colonia inglese, si consolidò il movimento nazionalista e indipendentista che dagli anni venti era guidato dal mahatma Gandhi 0868-1948) Gandhi, come sappiamo, si era guadagnato l'indiscussa leadership del movimento dirigendo le lipetute campagne di disubbidienza civile improntate al metodo della non violenza e fondate sull'unità religiosa degli induisti e dei musulmani Parallelamente all'azione di Gandhi si organizzò la mobilitazione sociale degli operai e dei contadini promossa dal Partito del congresso. Le esigenze di mobilitazione bellica della Gran Bretagna avevano largamente coinvolto le risorse della sua più grande colonia, stimolando la crescita della produzione e dell'attività commerciale locale e rafforzandone la borghesia commerciale. Durante la guerra, in un'India martoriata dalle rivolte popolari e dalle carestie, la Gran Bretagna si dimostrò sempre meno in grado di resistere alle pressioni indipendentiste. Scarcerato Gandhi nel 1944, le trattative per l'indipendenza tra il Partito del congresso e il governo inglese si fecero più intense, finché, il 15 agosto 1947, fu proclamata l'indipendenza del paese 503 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolartsmo La divisione di India e Pakistan ...r'UNIONE ~ Diu L'indipendenza segnò anche la divisione dell'India in due stati, in base alla confessione religiosa della maggioranza dei loro cittadini: l'India induista e il Pakistan musulmano. Quesfultimo, diviso in due aree ai capi estremi del territorio dell'Unione indiana, si sarebbe a sua volta separato, dando origine allo Stato del Bangladesh (già Pakistanorientale). INDI ,bS.urat \. Bombay(o ma e r \ golf G11a,, del o Bengala Arabico Bangalore \ Il! " ° !4 Cl! ì c o e a '" o n !CEYb:ON ColomboO Unione indiana e Pakistan si separano per motivi religiosi Nehru guida la modernizzazione delfIndia q. n d i a n o o India portoghese fino al 1961 Più esattamente in quell'occasione venne proclamata la nascita di due stati, l'Unione indiana e il Pakistan, sulla base rispettivamente della prevalenza della cultura religiosa induista e di quella musulmana. Questo assetto territoriale tentava di risolvere i conflitti tra induisti e musulmani che negli anni della guerra erano riemersi con estrema virulenza e che neanche il carisma di Gandhi era riuscito a placare; anzi, proprio il mahatma ne fu la vittima più illustre, cadendo assassinato il 30 gennaio 1948 per mano di un fanatico indù. In realtà i confini tracciati risultarono estremamente labili: nelle regioni settentrionali dell'India e nel Pakistan gli odi religiosi riesplosero in una serie continua di violenti conflitti, acuiti anche dal fatto che il Pakistan era stato diviso in due territori - il Pakistan occidentale e il Pakistan orientale (o Bengala) - separati tra loro da centinaia di chilometri di territorio indiano. Questi scontri trovarono in parte una soluzione nell'esodo, di proporzioni bibliche, che vide i cittadini indiani di religione musulmana trasferirsi in Pakistan e i cittadini pakistani di religione indù emigrare in India: quasi venti milioni di persone, fra terribili sofferenze e lutti, attraversarono in opposte direzioni la frontiera indo-pakistana. La modernizzazione dell'India divenne il programma del Partito del congresso, che trovò nel principale discepolo di Gandhi,]awaharlal Nehru (1889-1964), il leader capace di realizzarla con determinazione e grande intelligenza politica. Nel 1950 vennero aboliti i 560 regni di origine feudale in cui era diviso il paese e venne promulgata una Costituzione di stampo occidentale che fece dell'India la più popolosa democrazia parlamentare del mondo; pochi anni dopo furono soppresse la poligamia e le caste e venne riconosciuta la parità tra i sessi. Lo stato si fece inoltre promotore di un intenso processo di industrializzazione e di sviluppo dell'agricoltura. India e Pakistan ebbero destini diversi: la prima, nonostante i drammatici squilibri sociali, sviluppò sotto la guida di Nehru solide istituzioni democratiche e riuscì a mante- Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale nere una posizione di equidistanza rispetto alle due superpotenze; mentre il Pakistan, incapace di trovare stabilità politica, fu travagliato da violenLe dittature militari e, per la sua posizione strategica prospiciente la Cina e prossima all'Urss, venne rapidamente attratto nell'orbita statuniLense Il declino del colonialismo nel Sud-est asiatico: tlndocina la decolonizzazione nel Sud-est asiatico è fortemente conflittuale Prima della fine degli anni cinquanta, in Asia, ottennero !'indipendenza anche Ceylon e Birmania (dalla Gran Bretagna), Filippine (dagli Stati Uniti), Corea (dal Giappone), Indonesia (dall'Olanda) Le lotte di liberazione nazionale furono talvolta assai aspre, soprattutto quando a guidarle furono forze comuniste, come nel caso della Malesia, la colonia inglese che dovette soslenere una lunga guerriglia (1948-53) prima di veder riconosciuta !'indipendenza nel 1957; o dell'In do cina , dove la Francia si oppose con la forza alla lotta per l'indipendenza guidata dal comunista Ho Chi Minh (nome di battaglia di Nguyen Ai Quoc) e coronata dal successo dopo la vittoria militare di Dien Bien Phu (1954) Subito dopo il ritiro dell'esercito francese, alla conferenza di Ginevra, l'Indocina fu divisa in tre stati: Laos, Cambogia e Vietnam. Quest'ultimo fu a sua volta diviso in due parti, all'altezza del 1]0 parallelo: il Yietnam del sud, con un governo cattolico sostenuto dagli Stati Uniti, e il Yietnam del nord, dove si insediò un governo comunista guidato da Ho Chi Minh, che aspirava alla riunificazione del paese Si posero così le premesse del conflitto che sarebbe infuriato negli anni sessanta fra i guerriglieri vietnamiti Ci vietcong) e l'esercito degli Stati Uniti. La resistenza cinese alfinvasione giapponese e la rivoluzione comunista Nazionalisti e comunisti uniti sostengono la resistenza cinese contro il Giappone Terminato il conflitto i nazionalisti riaprono la guerra civile, vinta dai comunisti Tra le lotte anticoloniali di quel pniodo, quella cinese assunse caratteristiche del tutto particolari, per le conseguenze che ebbe sul successivo processo di decolonizzazione e per le dimensioni e la posizione geografica di quel paese. Tra le grandi epopee resistenziali che segnarono la storia della Seconda guerra mondiale, un posto d'eccezione occupa la resistenza cinese all'invasione giapponese Essa, si può dire, costituì una sorta di guerra nella guerra, che anticipò l'inizio del conflitto mondiale (l'esercito giapponese aveva invaso la Cina già nel luglio 1937, occupando Pechino) e che si concluse solo nell'agosto 1945 con la capitolazione del Giappone Uno scontro decennale, che vide impegnati l'esercito nazionalista del Guomindang di Chiang Kai-shek e le forze comuniste di Mao Zedong nazionalisti e comunisti, che si erano combattuti aspramente nel corso del decennio precedente, unirono le loro forze contro l'invasore giapponese. Furono però i comunisti a combaLtere con maggiore efficacia l'esercito nemico, adottando la tecnica della guerriglia grazie al determinante aiuto di gran parte della popolazione e conferendo alla loro azione il carattere di lotta nazionale. Terminato il conflitto, Chiang Kai-shek, che godeva dell'appoggio americano, ruppe l'unità d'azione con i comunisti, riaprendo la guerra civile. La condotta della guerra aveva però rafforzato le forze comuniste, che si erano radicate nel paese così profondamente da apparire ormai come l'unica vera forza nazionale. Tra il 1946 e il 1949 i comunisti avanzarono da nord, dove si erano insediati fin dal tempo della "lunga marcia" (1934-35) guadagnandosi il consenso delle masse contadine con la riforma agraria e la redistribuzione delle terre, e occuparono una provincia dopo l'altra. tamminisLrazione e l'esercito di Chiang erano in completo disfacimenLo corruzione, inettitudine, dura repressione poliziesca, saccheggi ai danni della popolazione ne minavano le fondamenta e privavano il governo ufficiale di ogni sostegno popolare e di ogni prestigio Interi reparti dell'esercito passarono nelle file comuniste, finché nell'autunno del 1949 la Cina fu unificata sotto il controllo di Mao, con l'eccezione dell'iso505 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo La battaglia di Dien Bien Phu La sconfitta sul campo delle forze francesi a Dien Bien Phu fu un evento carico di significati simbolici, il segno che la guerriglia indipendentista poteva avere ragione delle forze di una potente nazione industriale. Una svolta storica Dien Bien Phu è una località del Vietnam settentrionale, ai confini con il Laos, dove nel 1954 si svolse una lunga battaglia tra le forze comuniste del Vietminh e le truppe dell'esercito coloniale francese. Il suo nome è passato alla storia perché i francesi, dopo la bruciante sconfitta subìta in questa occasione, furono costretti a sedersi al tavolo della pace e a riconoscere l'indipendenza del Vietnam. Ma la vittoria del Vietminh a Dien Bien Phu assunse ben presto un significato che trascendeva la storia dei due paesi impegnati nello scontro. Essa fu un segnale per i popoli che ancora si trovavano sotto il dominio coloniale: l'esercito di popolo di un piccolo paese, povero e privo di risorse, era riuscito a sconfiggere militarmente le truppe di occupazione di una grande potenza industriale. La strategia del generale Giap La battaglia di Dien Bien Phu si può considerare il coronamento della strategia militare elaborata dal comandante delle forze vietnamite Vo Nguyen Giap. Egli partiva dalla convinzione che solo attraverso "una guerra di lunga durata", che fosse stata in grado di mobilitare tutta la popolazione, si sarebbe potuto sconfiggere un nemico superiore sul piano tecnologico ed economico. La guerriglia contro i francesi era incominciata fin dal 1946, dopo il mancato riconoscimento della Repubblica del Vietnam, proclamata da Ho Chi Minh il 2 settembre 1945. L'iniziativa strategica, inizialmente in mano al corpo di spedizione francese, a partire dal 1950 era passata gradualmente nelle mani del Vietminh, che era riuscito a ricostituire un'armata popolare, organizzata per divisioni e dotata anche di armamento pesante, grazie all'aiuto della Cina di Mao. Verso il 1953, nonostante la superiorità numerica delle sue forze (circa 230 000 uomini, che operavano tuttavia su un territorio ostile e difficile da controllare, a fronte di 125 000 soldati dell'esercito comunista), il comando francese era ormai costretto alla difensiva. Costituì pertanto una serie di piazzeforti fortificate, una delle quali fu appunto situata nella valle di Dien Bien Phu. La decisione di conquistare il campo trincerato di Dien Bien Phu impose al Vietminh di passare dalla guerra di movimento a una guerra di posizione, nella quale i francesi erano favoriti, almeno sulla carta. • Un esito imprevisto Contrariamente a ogni previsione, la battaglia si risolse invece a favore del Vietminh, grazie soprattutto alla sua capacità di mobilitare decine di migliaia di uomini, non solo nei combattimenti diretti contro il nemico, ma anche nell'azione di supporto logistico all'attacco. Si trattava infatti di rifornire in modo continuativo di viveri, armi e munizioni un esercito composto da cinque divisioni. Fu il successo di quello che il comandante in capo delle forze francesi definì spregiativamente il «formicaio umano». Questo "formicaio" spianò colline, aprì strade, gettò ponti, trasportò spesso a spalla, su biciclette o altri mezzi rudimentali, come carri trainati da buoi, centinaia di tonnellate di viveri e di materiale. Solo una grande tensione politica e ideologica poteva permettere di mobilitare per lungo tempo una massa di questo genere. Il Vietminh ne era consapevole e anche per questo, prima della battaglia, decise di dare avvio alla riforma agraria stabilendo la distribuzione della terra ai contadini. In tal modo il soldato-contadino vietnamita sapeva che avrebbe combattuto non solo per l'indipendenza del suo paese, ma anche per l'acquisizione di una migliore condizione sociale. La battaglia di Dien Bien Phu era iniziata nel dicembre 1953. Il 7 maggio 1954 il generale Cristian De Castries, comandante della piazzaforte, fu costretto a chiedere la resa. Con lui furono fatti prigionieri circa IO 000 uomini. Prigionieri francesi dopo Dien Bien Phu. Per riflettere --+ --+ 506 In che cosa consisteva la strategia elaborata da Giap per la guerriglia indipendentista? Per quale aspetto l'esito della battaglia di Dien Bien Phu può essere detto sorprendente? Capitolo 14, Il nuovo ordine mondlale • Le truppe vittoriose dell'Armata rossa entrano a Pechino nel 1949. Il prestigio e l'autorità del Partito comunista cinese furono legati in primo luogo al ruolo svolto dall'Armata rossa nella guerra di indipendenza dal Giappone, oltre che alla capacità della dirigenza comunista di organizzare in modo originale la vita dei centri fondamentali della società cinese, i villaggi contadini. la di Formosa (Taiwan), dove Chiang Kai-shek riuscì a rifugiarsi con i suoi seguaci dando vita a uno stato autonomo, la Repubblica della Cina nazionalista, riconosciuto dagli Usa e titolare di un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il lO ottobre del 1949 venne proclamata la Repubblica popolare cinese. La vittoria della rivoluzione comunista in Cina esercitò un'indubbia influenza sui ceti intellettuali e nazionalisti di molte colonie e accelerò il processo di decolonizzazione che, come vedremo, negli anni cinquanta e sessanta assunse ritmi ancora più intensi. La questione mediorientale e le divisioni del mondo islamico In Medio Oriente fidentità musulmana dà forza ai movimenti nazionalistici RICORDA CHE A seguito della guerra mondiale e della dissoluzione dell'Impero ottomano, la Società delle nazioni aveva affidato il Medio Oriente a Francia e Gran Bretagna attraverso dei mandati Il mondo arabo presenta divisioni interne, da cui traggono profitto le potenze occidentali Se in Estremo Oriente i movimenti nazionalisti di orientamento comunista giocarono un ruolo rilevante nel processo di decolonizzazione, nel Medio Oriente furono piuttosto l'islamismo e l'identità musulmana ad alimentare le aspirazioni indipendentiste e anticolonialiste. Anche quest'area, di grande importanza economica e strategica, subì le dinamiche dell'equilibrio bipolare ciascuna delle superpotenze cercò di diventare l'interlocutore privilegiato dei nazionalismi arabi, temendone al tempo stesso - soprattutto gli Usa - il radicalismo politico e la volontà di sottrarre il controllo delle risorse dell'area, in primo luogo del petrolio, alle imprese multinazionali Già negli anni venti, la Gran Bretagna, che con la Francia rappresentava la maggiore potenza coloniale mediorientale, aveva dovuto riconoscere l'autonomia dell'Iraq e dell'Egitto, anche se di [aLLO era riuscita a mantenere il controllo politico-economico di questi sLati.Nel secondo dopoguerra il processo di liberazione dalla tutela coloniale si estese all'intera zona: ottennero così.l'indipendenza il Libano e la Siria dalla Francia, la Transgiordania dalla Gran Bretagna, con i paesi arabi, Arabia Saudita, Yemen, Oman e altri sLati minori del golfo Persico Insieme agli stati arabi della '2osta mediterranea dell'Aflica, diedero vita nel 1945 alla Lega araba nell'intento di rafforzare il mondo arabo nei confronti delle grandi potenze dell'Occidente industrializzato. Questa composita realtà geopolitica, apparentemente omogenea per credo religioso e per tradizione storica, era in realtà profondamente divisa al suo interno, soprattutto per la frattura tra musulmal1i sciiti e sunniti, in aperto contrasto tra loro soprattutto in Iraq e a loro volta divisi in una miriade di sette percorse da atavici odi reciproci. Queste distinzioni avevano importanti ricadute sul piano dei comportamenti politi507 UdA 4, La Seconda guena mondiale e la naSClta del bipolarismo ci per gli integralisLi sciiti non era concepibile nessun patteggiamento con il nemico "infedele", mentre per i sunniti era possibile a determinate condizioni ammettere la "riconciliazione" . Su queste divisioni fecero leva gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e le grandi potenze europee, tutti intenzionati a esercitare una qualche forma di controllo su un'area dello scacchiere internazionale decisiva per la produzione del petrolio e del gas naturale, fonti di energia indispensabili per lo sviluppo economico planetario Si riprodusse così nello scenario mediorientale la contrapposizione bipolare; Siria, Egitto e Iraq, con regimi di tipo socialista, si avvicinarono all'orbita dell'Urss e fecero ricorso al suo supporto tecnico e militare, mentre le monarchie tradizionaliste come la Giordania e l'Arabia Saudita entrarono nell'orbita statunitense. Del sistema di alleanze filoccidentale in Medio Oriente divenne un pilastro il nuovo Stato di Israele. La costituzione dello Stato di Israele A seguito delf emigrazione si forma una forte comunità ebraica in Palestina RICORDA CHE Con la dichiarazione Balfour del 1917 la Gran Bretagna aveva riconosciuto il diritto degli ebrei a un "focolare nazionale" in Palestina Gli ebrei proclamano la nascita dello Stato di Israele e i paesi arabi scatenano ilprin10 conflitto TInuovo Stato di Israele si trova nella necessità di difendersi dai paesi arabi confinanti 508 Dalla fine della Prima guerra mondiale la Palestina era sLata amministrata dalla Gran Bretagna sotto forma di mandato della Società delle nazioni, mandaLo che la Gran Bretagna conservava ancora nel secondo dopoguerra. La Palestina nel 1945 era abitata da circa l 200000 arabi e da poco più di mezzo milione di ebrei che fra le due guerre e durante il periodo delle più feroci persecuzioni naziste erano immigrati dall'Europa con la speranza di ricostruire un proprio stato nella "terra promessa", secondo l'ispirazione del movimento sionista. Ciò suscitò un profondo risentimento tra gli arabi che vedevano nella presenza sionista una minaccia alla loro stessa sopravvivenza Nel 1947 l'Onu deliberò la creazione di due stati autonomi, uno ebraico e uno palestinese, ma la possibilità di una composizione politica era già allora compromessa dagli squilibri e dalle tensioni presenti nell'area. Il rapido incremento demografico dovuto all'immigrazione ebraica aveva infatti alterato senza rimedio l'economia della popolazione locale, che considerava sempre più i nuovi arrivati alla stregua di invasori, reagendo con attentati e azioni di guerriglia. Gli ebrei, d'altro canto, senza tenere conto della situazione di faLto, rivendicavano diritti originari che il tempo aveva ormai cancellato, mentre frange più estremiste assumevano atteggiamenti tanto prevaricanti da innescare con gli arabi un conflitto che la Gran Brelagna non era più in grado di controllare. Nel maggio 1948 gli eventi accelerarono il loro corso Londra annunciò allora la propria intenzione di ritirarsi dalla Palestina entro il 15 maggio e il capo del governo provvisorio ebraico, David Ben Gurion, il 14 maggio proclamò unilateralmente lo Stato di Israele, subito riconosciuto da Usa e Urss. Il conflitto arabo-israeliano che immediatamente ne seguì (maggio 1948-gennaio 1949) vide la sconfitta della Lega araba e l'estensione dello Stato di Israele oltre i confini fissati dall'Onu; i palestinesi, per la prima volta esuli dalla loro terra, lasciarono in 900000 il paese, riparando nei paesi vicini, in Libano e soprattutto in Giordania, dove furono ammassati in campi profughi. Buona parte degli esuli palestinesi appartenevano agli strati più dinamici di una società tutt'altro che arretrata, e andarono quindi a formare l'inteIlighentia della maggior parte. dei paesi arabi limitrofi. Restarono invece i contadini poveri, confinati nelle terre meno fertili. Intere generazioni furono condannate a non conoscere la pace e a crescere tra distruzioni e miseria, con la guerra come sola fonte e ragione di vita. Nemmeno l'esistenza dello Stato ebraico si rivelò agevole circondato da paesi arabi, dovette destinare quote ingenti del bilancio nazionale a scopi militari e mantenere un'elevata percentuale di popolazione attiva arruolata nell'esercito TutLavia Israele poté contare sempre su ininterrotti e considerevoli flussi finanziari provenienti dalle comunità ebraiche sparse in tutto il mondo, nonché sul diretto aiuto Capitolo 14, Il nuovo ordine mondiale • Il primo presidente del neonato Stato di Israele, Chaim Weizmann, si reca a votare accompagnato da un soldato. Con l'istituzione dello Stato di Israele si insediava in una zona tradizionalmente arretrata uno stato dotato di un moderno sistema costituzionale e di un'avanzata organizzazione sociale ed economica. Anche questi fattori di superiorità contribuirono all'intolleranza dei paesi arabi nei confronti del nuovo stato_ di Washington, che ne fece un proplio punto di forza nello scacchiere mediorientale Va inoltre considerato che l'immigrazione ebraica fu generalmente di notevole livello culturale e professionale, di gran lunga superiore a quello della popolazione arabo-palestinese. Queste condizioni consentirono a Israele di divenire una potenza tecnologicamente ed economicamente avanzata, all'interno di un'area segnata dalle eredità coloniali e dal sOLtosviluppo La lenta decolonizzazione africana: nomadismo e rivalità tribali lo scarso dinamismo politico e la mancanza di interesse americano spiegano i ritardi delfindipendenza africana Se gli.anni quaranta videro l'intera Asia coloniale in movimento nella difficile conquista della propria indipendenza, nel continente africano il controllo europeo rimase più solido, e fino alla metà degli anni cinquanta il processo di decolonizzazione non si avviò. Uno dei motivi di questo ritardo fu lo scarso dinamismo politico dei movimenti anticoloniali. africani rispetto a quelli asiatici, guidati da gruppi dirigenti più colti e preparati che esprimevano anche il più elevato grado di sviluppo raggiunto dalle culture asiatiche rispetto a quelle dell'Ahica nera. Inoltre la lontana collocazione geografica delle colonie asiatiche ne aveva reso sempre più problematico il controllo da parte di nazioni che, smarrita con la guerra ogni egemonia mondiale, apparivano sempre più ciò che realmente erano, potenze di media grandezza dal prestigio irrimediabilmente in declino. Un altro elemento decisivo giocò a favore dell'indipendenza dell'Asia rispetto all'Africa !'interesse del governo americano a sostituirsi agli europei, come presenza strategica, in Asia e nel Pacifico; con il controllo della Corea del sud, del Giappone sconfitto, delle Filippine, delle Hawaii, di Guam e Okinawa, gli Usa fronteggiavano le coste continentali asiatiche, chiudendole in un anello sostenuto da un formidabile dispositivo militare che garantiva il dominio dell'oceano Pacifico [Africa, invece, restò una faccenda sostanzialmente europea, per il momenLO estranea alle strategie di controllo planetario del colosso americano. 509 UdA 4, La Seconda guerra mondiale e la nascita del bipolarismo [arretratezza sociale viene solo in alcuni casi compensata daUopera di grandi personalità locali nessi Lo scarto temporale con il quale si manifestò la decolonizzazione del continente nero dipese inoltre dalle intrinseche caratteristiche delle società africane, nelle quali la variegata articolazione etnica e tribale, con il suo inevitabile corollario di antagonismi, in parte fomentati dagli stessi colonizzatori, si combinava con la diffusa presenza del modo di vita nomade, risalente a tempi remoti. Ciò spiega per esempio perché la civiltà dell'Africa mediterranea, sedentaria e di cultura musulmana, rivendicò la propria indipendenza in anticipo rispetto all'Africa subsahariana. l movimenti nazionalisti che presero le mosse negli anni cinquanta furono legati all'azione di forti personalità locali formatesi però in Occidente: in Gran Bretagna Jomo Kenyatta, il padre del Kenia indipendente; negli Stati Uniti Kwame Nkrumah (Ghana) e Nnamdi Azikiwe (Nigeria); in Francia Leopold Senghor (Senegal). Essi furono l'espressione del lento emergere di nuovi ceti più moderni, maggiormente consapevoli delle enormi difficoltà e delle contraddizioni in cui si dibattevano i popoli africani, per i quali l'indipendenza significava anche fare i conti con le proprie tradizioni culturali locali da un lato e con la cultura occidentale dall'altro. La lenta decolonizzazione africana Scarso interesse strategico degli Stati Uniti »- Saldo controllo europeo ~ ~ Ritardo ne~ decoloniz~azione Africa ~ Arretratezza socioeconomica »- Assenza di élite culturali e politiche verifica breve o Quali furono ne? le ripercussioni della guerra sul mondo coloniale? e Quale dissidio interno e Da quale continente ebbe inizio il processo di decolonizzazio- si manifestò in India all'indomani dell'indipendenza? O Quali aspetti ebbe il programma di moderniz- zazione del paese promosso da Nehru? Ci) Come fu riordinato il territorio dell'Indocina con l'indipendenza? dei rapporti fra nazionalisti e comunisti in Cina durante e dopo la guerra? dipendentistici fu l'evoluzione carattere specifico presentarono i movimenti in- dell'area medi orientale? Q Quale fu l'effetto immediato della costituzione dello Stato di Israele? Cl) Quali furono i fattori di ritardo nella decolonizzazione dell'Africa? 510 8 Quale 0 Quale