1 LA GUERRA FREDDA La situazione socio
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1 LA GUERRA FREDDA La situazione socio
LA GUERRA FREDDA La situazione socio-politica internazionale Alla fine della seconda guerra mondiale venne a crearsi una profonda contrapposizione tra i due blocchi internazionali: l'Occidente cioè gli Stati Uniti d'America e loro alleati, i cosiddetti “Paesi amici” in particolare l'Europa occidentale (Inghilterra, Francia, Italia, ecc.) e l'Oriente definito spesso anche come “il Blocco comunista” ovvero l'Unione Sovietica e i cosiddetti “Paesi satelliti” dove vennero insediati Governi filo-sovietici (Polonia, Bulgaria, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, ecc.). L'affinità politico-istituzionale tra USA ed Europa diede origine nel 1949 all'alleanza con il Patto Atlantico il cui strumento di difesa militare si concretizzò nella NATO (North Atlantic Treaty Organization) cui aderirono 12 paesi. Nel 1955 in contrapposizione alla NATO l'Unione sovietica diede vita al Patto di Varsavia che a Mosca aveva il comando supremo delle forze armate di tutti i paesi a lei “alleati”. Questa contrapposizione veniva idealmente divisa da quella che, per lunghi anni, fu la “cortina di ferro”. Nonostante i due blocchi avessero combattuto insieme e vinto contro il nemico comune cioè la Germania di Hitler e relativi alleati, tra cui l'Italia, le notevoli e contrapposte diversità ideologiche sul piano politico, economico e sociale hanno dato origine a una profonda divisione con momenti di grande tensione, allarme e paura di nuovi conflitti armati, che spesso tenne il mondo intero con il fiato sospeso. Questa situazione fu definita appunto “guerra fredda” ed è durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un conflitto militare diretto. La contrapposizione tra i due Blocchi occidentale e orientale Nel conflitto strategico tra Stati Uniti e Unione Sovietica uno degli elementi principali fu la supremazia tecnologica come il miglioramento e il rafforzamento di armi di distruzione di massa d'inaudita potenza, come la Bomba H realizzata dall'America che, per alcuni anni, ebbe il primato in questo settore e il progresso in campo spaziale. La guerra fredda si concretizzò di fatto nelle preoccupazioni riguardanti le armi nucleari; da entrambe le parti veniva l'auspicio che la loro semplice esistenza fosse un deterrente sufficiente a impedire la guerra vera e propria. In effetti non era da escludere che la guerra nucleare globale potesse scaturire da conflitti su piccola scala, e ognuno di questi aumentava le preoccupazioni che ciò potesse verificarsi. Questa tensione influì significativamente non solo sulle relazioni internazionali, ma anche sulla vita delle persone in tutto il mondo. Durante tutta la guerra fredda gli arsenali nucleari delle due superpotenze vennero aggiornati e arricchiti con investimenti di ingenti capitali. Di conseguenza la tensione tra i due blocchi si è acuita nella misura in cui ciascuno aumentava il proprio arsenale distruttivo. Si è trattato in ogni caso, per fortuna, di una “guerra combattuta” attraverso una competizione in altri numerosi campi decisamente “più pacifici” quali: spaziale, ideologico, psicologico, tecnologico e sportivo, quasi come una enorme reciproca sfida a definire quale fosse il “migliore” tra i due o meglio il più potente. 1 La corsa agli armamenti e l’equilibrio del terrore In un primo momento l'America, che aveva già sperimentato la bomba atomica per porre fine alla guerra contro il Giappone, ebbe un certo sopravvento, che si esaurì nel 1945 quando anche l’URSS riuscì a costruire la sua prima bomba nucleare. Il fatto destò molta preoccupazione nei governi occidentali nel timore che lo scontro ideologico e politico potesse trasformarsi in un diretto conflitto nucleare tra le due potenze e quindi potesse inesorabilmente distruggere l'intero pianeta. Di qui la corsa alla ricerca e alla produzione di armamenti sempre più micidiali in una proliferazione tale da incutere ulteriori paure tra i due schieramenti. Tuttavia la reciproca consapevolezza della enormità distruttiva delle armi accumulate indusse i rispettivi governi a riflettere seriamente sui rischi e i pericoli e quindi a porre fine a un equilibrio del terrore, durato ormai anche troppo e tale da cambiare notevolmente le relazioni internazionali. Si avvia tuttavia un periodo chiamato di “deterrenza o anche “dissuasione” ” dove le minacce di scontri diretti e frontali tra i due blocchi si spostano su altri campi e obiettivi, comunque al di fuori dei loro Paesi. Scoppiano quindi alcune guerre che vedono sempre coinvolte le due superpotenze a sostegno di una parte o dell'altra degli schieramenti motivate dalle diverse vedute ideologiche. I conflitti della “guerra fredda” Nel contesto sopra descritto abbiamo i seguenti conflitti: la guerra di Corea Il blocco comunista, con anche la Cina, appoggia la Corea del Nord mentre la strategia militare americana sostiene la Corea del Sud. Il conflitto si aggrava al punto di fare temere l'origine di un vero e proprio conflitto mondiale. la crisi di Cuba All’inizio del 1959, Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara posero fine alla dittatura di Fulgenico Batista, sostenuta dagli americani e instaurarono una repubblica democratica socialista appoggiata dall’URSS. Gli USA, in seguito a questo fatto e agli armamenti nucleari che si stavano accumulando su un’isola cubana da parte della Russia, imposero un embargo contro Cuba e minacciarono un'invasione. Scoppiò un gravissimo conflitto e per sei terribili giorni (16-21 ottobre 1962) il mondo fu nuovamente spaventato per il rischio di un conflitto atomico. Un accordo all'ultimo minuto tra il primo ministro russo Krusciov e il Presidente americano Kennedy pose fine al pericolo. I russi ritirarono i missili e gli americani rinunciarono all'invasione dell'isola. la guerra del Vietnam E' stato uno tra i più drammatici e lunghi conflitti combattuto tra il 1960 (data della costituzione del Fronte di Liberazione Nazionale filo-comunista) e il 30 aprile 1975 (caduta di Saigon), prevalentemente nel territorio del Vietnam del Sud. Gli opposti schieramenti sono stati le forze insurrezionali filo-comuniste, sorte in opposizione al 2 governo autoritario filo-americano a sua volta costituito nel Vietnam del Sud. Nonostante la partecipazione degli USA, con un enorme dispendio di armi e di vite umane, questa guerra terminò con la sconfitta dei sud-vietnamiti e quindi con l’intero paese nelle mani dei comunisti. La competizione nello spazio Gli USA, comunque, mantennero sempre una certa superiorità tecnologica, superiorità che venne seriamente minacciata nel 1957 con la “conquista dello spazio” mediante la messa in orbita da parte dei sovietici dello Sputnik, il primo satellite artificiale in orbita attorno alla terra. In seguito a questo gli USA reagirono e così si creò una ferrea competizione anche sotto questo aspetto. Mentre la Russia conquista per prima lo spazio, l'America conquista la luna alla quale risponde sempre la Russia con l'invio di numerosi satelliti telecomandati e con la realizzazione della stazione orbitante nello spazio. Pure ancora in clima di “guerra fredda” questo fatto determina forti investimenti in questo settore da entrambi le parti. In definitiva, mentre le due superpotenze competono nello spazio, si spera che si allentino le reciproche contrapposizioni a terra! Le prime rivoluzioni al sistema comunista Il sistema politico istituzionale comunista impone ai cosiddetti “Paesi Satelliti” cioè quelli che, al termine del conflitto mondiale, sono confluiti sotto l'influenza dell'Unione Sovietica, forme di Governo autoritarie e reprime qualsiasi tentativo si ribellione. Abbiamo quindi i seguenti tentativi insurrezionali: la rivoluzione ungherese nel 1956, subito repressa con l'intervento militare del “Patto di Varsavia”. Nel 1968 abbiamo la cosiddetta “primavera di Praga” ovvero un tentativo di rivoluzione a Praga dove il segretario del partito comunista ha cercato di instaurare un regime socialista “più umano” concedendo sostanziali cambiamenti anche intellettuali e maggiori libertà. L'insurrezione non è durata molto. Circa otto mesi dopo il suo inizio le truppe russe entrarono in città e soffocarono con le armi la rivolta per instaurare nuovamente un regime autoritario. Quasi subito dopo è stata la volta della Polonia con il leader Lech Wałesa fondatore del sindacato Solidarnosc, la prima organizzazione sindacale indipendente dal blocco sovietico che ha messo in atto una lunga serie di scioperi. Anche questo tentativo venne ostacolato in ogni modo dall'Unione Sovietica ma, attraverso il movimento operaio cattolico, seguito da una certa resistenza “pacifica” e dopo una lunga e difficile stagione di confronto col regime comunista, il movimento giunse alla guida della Polonia, portando a termine una rivoluzione pacifica che, muovendo da comuni radici cattoliche, restituì la libertà al popolo polacco. 3 I comunisti presenti nei vari Stati al di fuori del blocco sovietico, come in Italia, non approvarono questi interventi repressivi. I protagonisti della coesistenza pacifica Negli anni '60 a fronte di questa situazione si devono ricordare tre personaggi che diedero inizio a un primo tentativo di “disgelo” della Guerra fredda. Nikita S. Krusciov è stato il primo Presidente dell'URSS che, il 15 settembre 1959, si è recato in America per incontrare l'allora Presidente americano Eisenhower. Giunto all'aeroporto di Washington è stato accolto da Eisenhower e i suoi ministri e consiglieri con tutti i riguardi e gli onori riservati a un Capo di Stato. In segno di particolare distinzione venne posto un tappeto rosso, largo 62 metri, e teso fino al scaletta dell’aereo nell'intento di mettere a proprio agio Krusciov ovvero di dare l’impressione di trovarsi come a casa sua. Questo storico incontro segna un primo avvicinamento tra le due Superpotenze. In politica interna Krusciov, da una parte favorisce la politica delle riforme, particolarmente mettendo a confronto i due blocchi in chiave di competizione economica, dall'altra vuole appurare quale, tra i due sistemi, sarebbe stato il migliore, cioè quello capace di assicurare al popolo il più alto grado di benessere. Inoltre Krushëv ebbe anche il coraggio di rompere il prolungato silenzio e segreto per denunciare al mondo intero gli errori e i crimini commessi dal suo predecessore Stalin. Kennedy attuò una politica estera, avviando un confronto dialettico con L'URSS, senza tuttavia mai rinunciare a difendere gli interessi americani nel mondo. Giovanni XXIII infine aprì i suoi più importanti documenti allargando l'indirizzo non più solamente alla gerarchie ecclesiastiche, come da secoli avveniva, ma a tutti gli “uomini di buona volontà” . Non solo ma con il Concilio Vaticano II, ebbe il merito di rinnovare l’atteggiamento sociale e la politica internazionale della chiesa. Infine si adoperò molto per la pace dove, con l’enciclica “Pacem in terris”, sostenne “l’inevitabile necessità della pace per il cammino umano”. L'avvio del disarmo nucleare Durante tutta la guerra fredda gli arsenali nucleari delle due superpotenze aumentarono costantemente. Si dovrà arrivare all'ultimo decennio della guerra fredda (1979-1989) nel quale, sulla spinta anche della stessa pubblica opinione mondiale, vennero negoziati una serie di accordi, denominati accordi SALT, (Strategic Arms Limitation Talks - Trattato per la limitazione degli armamenti strategici) che portarono a sostanziali riduzioni del numero di ordigni strategici. In ogni caso nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) vi fu un costante controllo nella contrapposizione tra una corsa al riarmo apparentemente irrefrenabile e continui tentativi di controllo degli armamenti negoziati tra USA ed URSS. 4 Grandi cambiamenti in URSS Dal 1965 al 1985 si apre un ventennio nell'Unione sovietica di profonda crisi economica e di stagnazione. Questo fatto, unitamente alle ribellioni di alcuni Paesi satelliti come sopra detto, provocò un indebolimento della Russia sulla scena internazionale. Venne quindi nominato Segretario Generale del Partito Comunista dell'Unione sovietica, in realtà il capo assoluto, M. Gorbaciov con il compito preciso di portare una ventata di rinnovamento al sistema. La riforma doveva arrivare dall'alto. Il gruppo dirigente lanciò quindi tre parole d'ordine: Glasnost (“trasparenza”); Uskorenie (“accelerazione” dello sviluppo economico); Perestrojka (“ristrutturazione” del sistema politico sovietico). Seppure non facile, si doveva in ogni caso coniugare un riformismo economico con una liberalizzazione civile. A questo già non facile compito si doveva aggiungere la ormai insostenibilità dei finanziamenti destinati alla corsa agli armamenti applicando una drastica riduzione degli stessi per favorire la modernizzazione del paese. Furono quindi definite tre linee d'azione fondamentali: l'attenuazione della tensione EstOvest attraverso un disarmo negoziato con gli Stati Uniti; la risoluzione dei conflitti regionali e l'intensificazione degli scambi commerciali con l'estero. In questa linea di interventi Gorbaciov riuscì ad imporre e fare valere la propria personalità sulla scena internazionale. Infatti, una nuova politica estera caratterizzata verso la pacificazione ottenne il consenso accordato alla riunificazione della Germania. 1989: le rivoluzioni pacifiche nei Paesi dell'Est e la caduta del muro di Berlino In concomitanza con la politica di riforme portata avanti dall'Unione Sovietica, nel 1989, nell'arco di pochi mesi, le popolazioni degli Stati dell'Est (Paesi satelliti) sono insorte scendendo nelle piazze a centinaia di migliaia per chiedere riforme, libertà, democrazia e libere elezioni. Nel volgere di brevissimo tempo, il mondo intero ha assistito, per così dire “in diretta” alla televisione e sulla stampa, al crollo dei regimi comunisti. Segno indubbio della grande crisi che attraversava il comunismo reale. Si è visto dapprima la Polonia che, dopo un decennio di lotte e conflitti sociali, portate avanti apertamente o clandestinamente dal movimento sindacale Solidarnosc, nato al di fuori del sindacato ufficiale del Partito con alla guida Lech Walesa, ha ottenuto libere elezioni. A seguire quindi l’Ungheria (liberatasi dalla dittatura filo-russa) che il 10 settembre 1989 aprì i suoi confini con l’Austria nonostante i tentativi di impedimento della DDR (Repubblica Democratica Tedesca). Nel frattempo decine di migliaia di tedeschi dell’est erano già affluiti in Ungheria nei giorni precedenti in attesa di questo evento. Nell’ottobre del 1989 è la volta della Repubblica Democratica Tedesca dove gli eventi precipitarono particolarmente in seguito alle costanti e mai terminate manifestazioni di massa che stupirono il mondo intero. Nel tentativo di porre fine all'insurrezione, il Governo approvò una riforma molto ampia della legge sui viaggi all’estero. Questo fatto 5 indusse ulteriormente le masse, già in sommossa, a scavalcare il tanto temuto e odiato muro, il “muro della vergogna”, dove per lunghi anni molti avevano perso la vita solamente per avere osato attraversarlo clandestinamente per fare visita o ricongiungersi con i propri familiari. Dopo quarant'anni gli abitanti di Berlino Est ed Ovest poterono finalmente incontrarsi. Rimanevano in ogni caso i risvolti politici, vale a dire la presenza di due Stati tedeschi che ormai ritenevano indispensabile la riunificazione. Solo dopo trattative non facili tra USA, URSS, Francia e Gran Bretagna e dopo il “sì” definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione era libera. Nel 1990 la DDR si auto scioglieva e le regioni della DDR furono annesse alla Repubblica Federale Tedesca (cioè Germania dell'Ovest). E' seguita poi l'insurrezione della Cecoslovacchia (oggi divisa in due Stati indipendenti per loro scelta). E' stata per così dire una nuova “primavera di Praga”, senza l'incubo o la paura dell'invasione dei carri armati sovietici come era accaduto nel 1968. E' seguita quindi la Bulgaria e da ultimo la Romania, dove a Bucarest la rivolta fu molto violenta con gravissimi fatti di repressione da parte del regime dittatoriale di Ceausescu. Anche in questo paese l'insurrezione terminò con la deposizione e la morte del dittatore. Una sola persona poteva avere dei meriti sulla fine della guerra fredda: Gorbaciov che con la sua politica riuscì a porre fine alla situazione politica, ma anche economica di tutti i Paesi satelliti e a ristabilire una pace mondiale più sicura. Da allora tuttavia i conflitti sono continuati e continuano ad essere assai diffusi in molte regioni del mondo. I meriti, ma anche i ”rischi” di Gorbaciov sono stai certamente molti e le scelte spesso coraggiose nel perseguire una vera e propria rivoluzione pacifica nell'Unione Sovietica. Per questi motivi gli è stato assegnato il premio Nobel per la pace. 6