bungee jumper - Oratorio don Bosco

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bungee jumper - Oratorio don Bosco
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BUNGEE JUMPER
- A TUTTI QUELLI CHE OSERANNOSOMMARIO
Controcorrente: quando il pensiero divergente cambia il mondo……… 2
Artisticamente controcorrente………………………………………….. 3
Un uomo che cambiò la vita di molte persone…………………………. 4
Una divergenza high-tech......................................................................... 5
Mi chiamo Rigoberta Menchù …………………………………………. 6
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CONTROCORRENTE
QUANDO IL PENSIERO DIVERGENTE CAMBIA IL MONDO
Ci siamo mai posti il problema di andare controcorrente? Ne abbiamo mai trovato la forza?
Controcorrente può avere varie interpretazioni ma la chiave di lettura che le accomuna tutte è il
coraggio di cambiare, di non omologarsi, di rendersi partecipi al cambiamento e di arricchire la
varietà di idee, opinioni, usi e piaceri che colorano la nostra società!
Controcorrente vuol dire donare un pezzettino della propria personalità a chi ci circonda per un
arricchimento comune.
Controcorrente è il coraggio di affermarsi per ciò che si è, è la generosità e l'altruismo di proporsi
come esempio per gli altri, la determinazione e la forza d'animo di rompere le regole per dar
spazio all'innovazione, per contribuire al continuo evolversi di una mentalità collettiva!
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ARTISTICAMENTE CONTROCORRENTE
Antoni Gaudì fu un famoso architetto spagnolo, vissuto tra il 1852 e il 1926. Studiò e lavorò per
tutta la vita a Barcellona, dove eresse la sua opera più importante: la Sagrada Familia. Per lui fu la
più grande impresa, ma per decenni si vide solamente la facciata. Egli sosteneva: "Abbiamo
realizzato una facciata completa della chiesa perché la sua importanza renda impossibile abbandonare
l'impresa". Non è forse l'essere tenaci ciò che ci porterà lontani? Nonostante molti critici lo
definiscono un 'genio folle e solitario', CONTROCORRENTE per il suo stile innovativo, ribelle,
privo di regole, Gaudì fu un uomo dal carattere introverso ed eremita, ma fu allo stesso tempo
fedelmente legato a Dio; è infatti lui stesso a dire che nelle sue opere ' tutto è frutto della Provvidenza,
inclusa la mia partecipazione come architetto'. Un uomo dalla personalità bizzarra ed arzigogolato,
insomma un vero e proprio artista.
Con l'esempio di Gaudì notiamo quanto ogni nuova corrente e ogni artista d’avanguardia porti
avanti la propria battaglia antiaccademica e, contro il vecchio, proponga una radicale alternativa
alle esperienze precedenti, colpevoli di non aver trovato una base di ripartenza soddisfacente.
Gaudì personifica per eccellenza l'anticonformista artistico in una Spagna ai margini della cultura
europea e, in una città, Barcellona, dove imperversavano stili ed influenze diverse. Egli riuscì ad
imprimere tratti tanto caratterizzanti da permettere alla città di offrire architetture uniche e
inconfondibili.
Non bisogna cadere nell’errore di pensare a lui come genio isolato dal mondo, egli respira infatti
tutta la fervida attività culturale delle capitali europee.
E’ stato il precursore nell'utilizzo di nuovi materiali: preferì l'impiego di mattoni, pietre e vetro
mentre l'acciaio e il ferro venivano adoperati solo dove non era possibile sostituirli; il suo
linguaggio proponeva elementi sempre nuovi: colonnati, camini a forma di fungo, mosaici in
ceramica, smalti colorati, archi di tipo
parabolico, iperbolico ed elicoidale;
giochi di luce sapientemente studiati,
sculture di ispirazione naturalistica e
costante attenzione nell’integrare
l'edificio con ambiente circostante.
La morbidezza delle curve nelle sue
opere imitava la natura perché per lui
"gli edifici erano esseri viventi,
organici".
Artista impareggiabile nella storia
dell’arte è stato capace di inventare
forme architettoniche uniche
mescolando tecniche di avanguardia e capacità artigianali. Quando nessuno avrebbe mai osato,
ammorbidisce i profili, crea linee delicate e sinuose, riempie le architetture di riflessi di luce. Il
colore con il quale “dipinge” le sue architetture diventerà patrimonio linguistico dei più grandi
artisti spagnoli che gli sono succeduti.
Gaudì si rese parte del cambiamento e, grazie al coraggio di esporre le sue idee anticonformiste, è
stato capace di vedere la propria città sotto una luce diversa e di imprimere la sua personalità
lungo le sue mura.
Sq. Linci
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UN UOMO CHE CAMBI0' LA VITA DI MOLTE PERSONE
Dicono che il mondo stia diventando un’insieme di persone che dicono e fanno tutti la stessa cosa.
In effetti è vero,il mondo è cambiato dal tempo degli antichi Romani,delle popolazioni Greche o
semplicemente senza andare troppo lontani, dai tempi dei nostri nonni, in cui la gente si trovava
magari in piazza,o in luoghi comuni dove ognuno esprimeva il proprio pensiero,quando ancora ne
avevano tutti uno. Già,perché la società odierna pecca proprio in questo,ossia nella mancanza di
un proprio pensiero,sempre più tendiamo ad unirci al pensiero collettivo,spesso essendo anche
inconsapevoli di ciò ma facendolo solo perché “anche gli altri lo fanno”. Così facendo vengono
eliminate le possibilità di dialogo,o di confronto.
Sebbene questo enorme cambiamento, troviamo
comunque nella storia persone che per un’originalità di
pensiero,ossia perché hanno avuto il coraggio di
dividersi dal pensiero collettivo vendo definiti con un
pensiero “controcorrente”,hanno cambiato il mondo.
Queste persone sono per esempio artisti particolarmente
fantasiosi,politici,giovani. Ma quello che può colpire è la
presenza di queste persone anche nell'ambito
religioso,infatti c'è stato un grande uomo che ha
cambiato la chiesa il cui nome è Papa Giovanni Paolo II
detto anche Paolo Wojtyla. Egli nacque in Polonia il 18
Maggio del 1920 da una famiglia modesta. Condusse
una vita semplice,tra studi classici e scavi nelle cave per
estrarre pietre fino a quando il 1 Novembre del 1946
venne nominato sacerdote e poi il 16 Ottobre del 1978
venne eletto Papa. Il suo papato fu uno tra i più lunghi
di tutti i tempi poiché durò per ben 27 anni. Fu un Papa rivoluzionario,cambiò il mondo delle
chiesa con piccole azioni ma significative:infatti instaurò un dialogo con il popolo ebraico e con
diversi rappresentanti di varie religioni,fu il primo ad uscire dal vaticano e a viaggiare molto,ebbe
un instancabile spirito missionario. Lavorò per i giovani che stabilì la “giornata della gioventù”
nel 1985,é venuto a contatto con le più alte cariche dello stato (come capi di stato e primi ministri) e
morì in Vaticano il 2 Aprile del 2005.
Abbiamo scelto questo grande uomo per parlare del problema di “globalizzazione” del nostro
modo perché i giovani d'oggi hanno molti ideali “pubblicizzati” dai “mass media” come
cantanti,attori dimenticandosi così di persone molto più vicine a loro che con piccoli e semplici
gesti,senza grandi ambizioni sono riusciti a cambiare un' mondo così vasto com'è quello della
chiesa.
Sq. Pantere
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UNA DIVERGENZA HIGH-TECH
La nostra esistenza è spesso determinata e cambiata da numerose innovazioni, viviamo delle idee
di personaggi che sono stati in grado di evidenziarsi in un mondo apparentemente omologato e
uniforme. Idee capaci di andare controcorrente e di rivoluzionare gli schemi a cui il nostro mondo
sembra dover, in un certo senso, sottostare.
Una di queste figure che si sono rese celebri grazie
alla loro determinazione è per Steve Jobs: il
fondatore della Mela, l'uomo che ha creato il
marchio simbolo della nostra era digitale,
rivoluzionato la telefonia mobile e l'informatica,
reso la Apple la prima azienda high-tech al mondo.
Egli ha dato il meglio di se stesso nel campo
dell'innovazione tecnologica, nel suo talento di
comunicatore e venditore, fino a diventare il capo
di una sorta di "religione" con seguaci in tutto il
mondo. Ha imposto delle trasformazioni più profonde nella tecnologia già esistente. Ha imposto
una mentalità diversa, capace di influenzarci tutti, determinata da un pensiero divergente e in
grado di rompere gli scogli di questa società, capace di segnalarsi anche se innovata e fuori dagli
schemi.
Fu un ragazzo davvero “bislacco”, Steve. Mollò gli studi pagati dai genitori adottivi al college di
Portland, in Oregon, dopo pochissimi mesi di frequenza. Se ne partì per un viaggio in India, tornò,
e si mise a frequentare solo le lezioni che gli interessavano. Ovvero, pensate un po’, i corsi di
calligrafia. Chissà cosa ne avrebbe pensato, di quel ragazzino, il genitore italiano medio.
Probabilmente lo avrebbe definito un fallito.
Eppure, in un garage della California, Steve Jobs crea i computer. Li inventa. Da zero.
Era fuori dagli standard in ogni dettaglio, dalla scelta di presentare personalmente i suoi prodotti
da palchi teatrali, al look ultra minimal, con i suoi jeans e i suoi girocollo neri alla Jean Paul
Sartre. «Il vostro tempo è limitato – disse agli studenti di Stanford nel 2005 -. Non buttatelo vivendo la vita
di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere con i risultati dei pensieri degli
altri. E non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio
di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già cosa voi volete davvero
diventare. Tutto il resto è secondario».
Oggi ci ha abbandonato e lascia all’umanità una testimonianza di come tramite la passione per il
proprio lavoro e credendo sempre e comunque in se stessi si possano ottenere i migliori risultati.
Si sente una profonda connessione con la sua anima ascoltando il suo discorso fatto nel 2005 a
Stanford.
Essendo noi stessi si ottiene la felicità, uscendo fuori dagli schemi impostati si ottiene la libertà,
rispondendo solo al proprio intuito si ottiene la vera soddisfazione.
Remando controcorrente si possono raggiungere obbiettivi anche più soddisfacenti di una
semplice vogata priva di sforzi. Noi stessi possiamo riuscirci, anche semplicemente tramite
elementi come l'appoggio del gruppo, la semplicità, l'umiltà e la disponibilità, con essi riusciremo
a dirigerci controcorrente con successo e senza ricevere grandi dolori.
Sq. Condor
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MI CHIAMO RIGOBERTA MENCHÙ
“Mi chiamo Rigoberta Menchù. Ho ventitré anni. La testimonianza che voglio dare non è qualcosa
che ho imparato da un libro né tantomeno che ho appreso da sola. L’ho imparato assieme al mio
popolo, vorrei insistere su questo.” Dalla biografia di Rigoberta Menchù –Mi chiamo Rigoberta
Menchù- di Elisabeth Burgos (1987).
Rigoberta Menchù Tum nasce a Uspatan, in Guatemala, il 9 Gennaio 1959 in una famiglia indigena
povera vicino a Laj Chimel. La sua storia è la storia di quasi tutti i guatemaltechi poveri. Nella sua
vicenda personale racchiude la condizione di tutto un popolo, quello degli indios del Guatemala:
oppresso, torturato, massacrato. Un popolo che ha visto prima il
colonizzatore spagnolo, poi il nuovo sfruttatore imperialista.
A 5 anni comincia a lavorare come bracciante agricola migrante.
Frequenta alcune scuole cattoliche e in seguito, dopo aver lasciato
la scuola, lavora come attivista contro la violazione dei diritti
umani commessi dalle forze armate guatemalteche durante la
guerra civile che durò dal 1960 al 1996.
Il padre Vicente Menchù il 31 gennaio del 1980 con un gruppo di
indios occupa pacificamente l’Ambasciata Spagnola a Città di
Spagna per richiamare l’attenzione internazionale sulle arbitrarie
espropriazioni
delle
terre
agli
indios
e
sull’oppressione
governativa. Lui e gli altri indigeni vengono massacrati e messi al
rogo. L’anno successivo Rigoberta scappa in Messico e nel 1982
decide di imparare lo spagnolo, lingua dei colonizzatori, arma potente di cui è necessario
impossessarsi, e con l’aiuto dell’antropologa Elisabeth Burgos scrive la sua biografia titolata “Mi
chiamo Rigoberta Menchù” a testimonianza di una vita difficile vissuta da lei e dal suo popolo
sotto dittature repressive e sanguinarie fino al genocidio. La storia di Rigoberta e della sua gente è
uno dei simboli più conosciuti e intensi della battaglia incessante degli oppressi della Terra per
ottenere libertà, pace e rispetto delle proprie usanze e culture. Rigoberta è una donna india, una
contadina; ma non si accontenta di essere questo. Va controcorrente con la sua “voce forte e
chiara” per rivendicare il suo sesso, la sua razza e la sua classe, per rendere visibile il suo popolo;
forte delle sue doti di donna, del suo sapere di india e della sua forza di contadina porta al mondo
intero. Nella sua vicenda personale è maturata la volontà di servire il suo popolo per riscattarlo da
decenni di oppressione, attraverso un impegno fermo ma sempre illuminato dalla scelta della
nonviolenza.
È appunto grazie alla sua forza d’animo e alla sua fermezza morale che nel 1992 riceve il premio
Nobel per la Pace in riconoscimento dei suoi sforzi per la giustizia sociale e la riconciliazione
basata sul rispetto per i diritti delle popolazioni indigene.
Sq. Antilopi