"Il futuro dei castelli": Intervento Baricchi
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"Il futuro dei castelli": Intervento Baricchi
"Il futuro dei castelli": Intervento Baricchi Atti della Tavola rotonda "IL FUTURO DEI CASTELLI. Dalla conoscenza al recupero" Restauro 2002 - Ferrara, 05/04/2002 Il recupero dei castelli matildici: un modello d'intesa per la gestione delle risorse Walter Baricchi, coordinatore dell'accordo di programma per il recupero dei castelli matildici La denominazione "castelli matildici" identifica un complesso di beni molto eterogeneo, distribuito su area vasta, diretta espressione di un singolare e per certi versi eccezionale sistema fortificato creato dalla dinastia di stirpe longobarda dei Canossa a partire tra il 950, data di fondazione del famoso castello di Canossa, e il 1115, anno della morte della contessa Matilde di Canossa. È un sistema radicato sul territorio, dominio di questa casata, che al momento della sua massima espansione si estende dalle rive del lago di Garda sino all'alto Lazio. Pur essendo signori anche di città molto importanti come Mantova, Modena, Ferrara, Firenze, i Canossa, come in genere i feudatari del tempo, sono di matrice sostanzialmente rurale ed è proprio nel territorio extraurbano che si fissa questa rete di fortificazioni ancora in gran parte da esplorare ed indagare. Rilevante è la sua funzione strategica poiché in questo scacchiere per tutto il XII secolo si confrontano e si scontrano i protagonisti delle lotte per le investiture; qui si risolvono le partite decisive -politiche e militari- del lungo conflitto che vede contrapporsi papato e impero e di conseguenza qui si decidono le sorti di buona parte dell'Europa dei secoli successivi. La provincia di Reggio è il cuore del potere militare dei Canossa: nell'Appennino reggiano sorgono i capisaldi delle linee difensive a controllo dei valichi transalpini attraverso i quali passa buona parte del flusso di comunicazioni e di commerci tra l'Europa continentale e l'Italia peninsulare; a questi si rapportano, nella bassa pianura, i castelli costruiti lungo la riviera del Po, arteria vitale dei commerci fluviali tra le città poste sulla via Emilia e l'Adriatico. Gli studi sui castelli matildici o canossani presentano alcuni contributi di rilievo, si ricordi in particolare quelli di Aldo Settia per quanto riguarda i rapporti dei castelli con il sistema territoriale e le vicende della famiglia dei Canossa, e quelli dell'architetto Franca Manenti Valli per le originali letture ed interpretazioni dei loro impianti e caratteri architettonici. Di queste architetture lontane nel tempo molto rimane ancora da approfondire, soprattutto sugli aspetti riguardanti le diverse soluzioni d'impianto adottate e le influenze che queste possono avere avuto per la successiva evoluzione della architettura fortificata medievale. Alla morte della contessa Matilde buona parte di questo immenso patrimonio è stato dismesso o è andato in rovina, sia per eventi bellici che per naturale degrado, originando un rilevante numero di ruderi e siti archeologici. L'interesse per il recupero di queste strutture inizia verso la fine degli anni '80 del Novecento e ha un momento particolarmente importante con i progetti FIO (Fondi Investimento Occupazione), promossi dal Ministero per i Beni Culturali. I finanziamenti ottenuti hanno consentito di attivare in ambito locale una prima intesa, sostenuta dalla provincia di Reggio Emilia, per coordinare una serie di progetti rivolti al "Restauro e valorizzazione di pievi, castelli, insediamenti nelle terre dei Canossa", con i quali è stato possibile avviare il recupero del castello di Carpineti. Un nuovo progetto territoriale è ripresentato nel 1991 in concorso alla ex-legge 160/1988 gestita dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, avente obiettivo il "Recupero ambientale e Architettonico dell' ambito matildico". Si tratta di esperienze limitate che, tuttavia, hanno consentito di sensibilizzare gli enti locali per superare localismi e particolarismi. Questo obiettivo è stato pienamente raggiunto nel 1997 quando è stata concepita una nuova intesa, sottoscritta con un accordo di programma a valenza triennale (1998-2000), denominato "Piano di riqualificazione e valorizzazione del sistema dei castelli matildici e del loro contesto ambientale-paesaggistico", che ha riunito la provincia di Reggio Emilia, la società Matilde di Canossa -società di promozione d'area derivata da un'apposita legge regionale (L.R.44/89)- la Comunità Montana e sette comuni: Montecchio Emila, Quattro Castella, San Polo d'Enza, Canossa, Carpineti, Casina e Castellarano; ed ha, inoltre, ricevuto l'adesione della Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio dell'Emilia, della C.C.I.A.A., della Curia vescovile di Reggio Emilia e Guastalla, delle Associazioni di categoria come la C.N.A. L'accordo ha consentito di definire una progettazione strategica d'area vasta, aggiornando e coordinando i progetti iniziati negli anni precedenti sia per quanto concerne gli aspetti della gestione economico-finanziaria, sia per l'individuazione delle priorità di intervento, considerati la disponibilità pubblica o le condizioni manutentive dei beni, sia infine per le potenzialità che il loro recupero potevano esprimere nella valorizzazione turistica dell'area matildica. L'azione possibili opportunità di finanziamento, definendo inoltre interventi che consentissero di rimettere in efficienza le architetture riaprendole alla pubblica fruizione. La stima preventiva degli interventi, fissata in 9 milioni di euro, è stata raggiunta all'80% impegnando sia la quota parte investita direttamente dagli enti locali, che utilizzando le risorse provenienti da uno scenario molto vario di leggi: dalla L.R. 6/1989 sulla riqualificazione urbana e recupero degli insediamenti storici, alla L.R.3/93 sul turismo, che l'anno scorso ha avviato un'applicazione speciale proprio dedicata ai castelli. Sono poi da richiamare la L. 1152/1961, direttamente gestita dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, i finanziamenti ottenuti con l'Obiettivo 5/B e l'Obiettivo 2 sulle aree montane, i contributi assegnati dal Giubileo 2000 extra Lazio, quelli derivati dal gioco del lotto sempre gestiti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, infine quelli derivati dalle imposte dell'8 per 1000 che sono dei fondi riservati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poiché ciascuna di queste leggi non è esaustiva e non consente, salvo casi eccezionali, il totale finanziamento delle opere necessarie, si è sviluppata una complessa regia per orientare il mosaico di combinazioni possibili affinché l'investimento del soggetto pubblico riuscisse, per tempi, scadenze, importo e modalità, a richiamare la quota di finanziamento integrativa. Il recente rinnovo dell'Accordo di programma per il triennio 2001-2003 ha allargato l'intesa anche ai comuni di Albinea, Casalgrande, Scandiano e Viano, completando il sistema territoriale pedemontano tra le valli dei fiumi Enza e Secchia. Al recupero dei castelli è stato associato anche il contesto ambientale e paesaggistico; un paesaggio che il compianto Prof. Vito Fumagalli, uno dei massimi studiosi di storia medioevale della nostra regione, riteneva conservasse ancora i tratti e le tipicità del paesaggio medioevale. Connesso al tema del paesaggio è anche considerare la stretta simbiosi dei castelli con le emergenze geologiche: dalla candida rupe arenacea di Canossa alla rossastra rupe ofiolitica di Rossena, per citare gli esempi più significativi. Il cantiere di Canossa è stato in questo caso una esperienza pilota in quanto alla riqualificazione del museo si è accompagnato un impegnativo, per quanto limitato, intervento di consolidamento della rupe, soggetta ad un processo di sfaldamento e rovina che nel corso dei secoli ha fortemente ridimensionato e compromesso l'area della piattaforma originaria. Sono poi da citare altri due interventi singolari: quello inerente la rocca di Montecchio Emilia e l'acquisto del complesso delle Quattro Castella. La rocca di Montecchio Emilia, sede delle istituzioni culturali del Comune, è stata completamente riscoperta grazie soprattutto all'apporto del volontariato locale, che ha consentito il http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/castelli/atti/Baricchi.htm (1 di 2)18/08/2008 18.33.11 "Il futuro dei castelli": Intervento Baricchi rinvenimento di testimonianze uniche quali il sepolcreto alto medioevale, le calcare utilizzate per la produzione della calce per le murature del castello, il mulino interno, le strutture dei primi apprestamenti con l'antica porta di accesso verso il borgo, un pregevole affresco tardo trecentesco. Di grande impegno è invece l'iniziativa intrapresa dal comune di Quattro Castella con l'acquisto della intera proprietà delle Quattro Castella, 1.300.000 mq. di terra distribuita nei quattro famosi colli, su uno dei quali sorge il castello di Bianello, unico superstite delle quattro fortificazioni originarie delle quali rimangono gli affascinanti ruderi. A rafforzare gli impegni del citato accordo di programma si è aggiunta negli ultimi anni l'organizzazione del Circuito delle corti e dei castelli reggiani, finalizzato alla promozione e valorizzazione turistica. Sono da ricordare, inoltre, i rapporti con le Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura- e con l'Università degli Studi di Parma -Facoltà di Ingegneria- con le quali sono state sottoscritte alcune convenzioni d'intesa con il Club Unesco di Reggio Emilia e la Soc. Matilde di Canossa S.p.A., convenzioni che, tramite anche l'assegnazione di borse di studio, hanno permesso di attivare al momento diverse tesi di rilievo e analisi delle architetture fortificate. Infine è opportuno richiamare un aspetto che soffre di gravi carenze: quello della gestione. Non si possono fare diventare tutti i castelli dei musei, né si può d'altra parte svuotarli e congelarli perché i costi del restauro sono rilevanti. Devono, invece, essere gestiti in maniera imprenditoriale con attenzione particolare a quattro problemi principali: le condizioni di sicurezza per l'accesso, le barriere architettoniche, la manutenzione programmata -in quanto solo l'attenzione costante agli interventi manutentivi previene i restauri "pesanti"- e, infine, la determinazione delle soglie di accessibilità e di conseguenza di sostenibilità dei nostri beni culturali architettonici. http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/castelli/atti/Baricchi.htm (2 di 2)18/08/2008 18.33.11