Accademia del Barolo, 12 produttori da tre anni insieme per portare

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Accademia del Barolo, 12 produttori da tre anni insieme per portare
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A ritmo di export di Adriano Moraglio
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Ultimi post 12 MAGGIO 2014 ­ 10:12 Commenti (0)
Accademia del Barolo, 12 produttori da tre anni insieme per portare il loro vino nel mondo. Nel mirino, Cina, Singapore, Emirati Arabi ­ foto Consolidare la presenza nei mercati dove il Barolo è già venduto e affermarsi in nuove aree del mondo verso un target di consumatori di alto profilo. L'"Accademia del Barolo" ­ questo il nome dell'organizzazione che ha messo insieme, ormai da tre anni, dodici produttori (il gruppo nella prima foto al fondo dell'articolo), presieduti da Gianni Gagliardo (nella seconda foto) ­ ha l'internazionalizzazione nella sua ragion d'essere. E nel mirino, ora e sempre di più, ci sono Paesi lontani, non solo geograficamente parlando ma soprattutto nei gusti, come Cina, Singapore ed Emirati Arabi. Le aziende che partecipano all'Accademia sono: Azelia, Cordero di Montezemolo, Damilano, Michele Chiarlo, Poderi Luigi Einaudi, Poderi Gianni Gagliardo, Franco M. Martinetti, Pio Cesare, Prunotto, Luciano Sandrone, Paolo Scavino e Vietti. L 'Accademia è reduce da un evento mondiale ma giocato "in casa": la quindicesima edizione dell'Asta del Barolo svoltasi ieri nel comune che dà il nome al vino. Quest'anno la conduzione è stata affidata a Marco Berry, volto noto della televisione e apprezzato illusionista ed escapologo, che ha battuto all'asta lotti eccezionali di Barolo, annate storiche e magnum dei produttori dell'Accademia. All'asta hanno partecipato anche Singapore, Dubai e Hong Kong grazie ai collegamenti in diretta e sono arrivati a Barolo appassionati da tutto il mondo. Il Barolo è una Docg piemontese, dalla provincia di Cuneo, che nasce dal vitigno Nebbiolo, la cui voce export si aggira gia' intorno al 90% dell'intero giro d'affari. Nel 2013 le vendite complessive di Barolo sono state stimate intorno ai 140 milioni. Il restante 10% smerciato in Italia, include però anche l'acquisto di Barolo nel nostro Paese da parte di stranieri, pertanto la percentuale di consumo da parte di consumatori esteri è stata l'anno scorso ben più alta del 90 per cento. I principali Paesi in cui il Barolo è diffuso sono il Nord Europa, la Svizzera, la Germania, gli Stati Uniti, Canada e Giappone. Il Barolo può davvero essere considerato un gioiello del made in Italy e un campione dell'export. E' l'eccellenza espressa da un fazzoletto di terra, che interessa undici piccoli comuni, ma che sta facendo grande l'Italia del vino nel mondo. La zona di produzione ­ 1.800 ettari a Nebbiolo da Barolo, 12 milioni di bottiglie l'anno ­ comprende l'intero territorio comunale di Barolo, di Castiglione Falletto e di Serralunga d'Alba e parte dei comuni di Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d'Alba, Novello, Roddi e Verduno. Il Barolo è prodotto da 350 famiglie, un tempo contadini, oggi imprenditori agricoli che sono stati in grado, con il loro prodotto, di Accademia del Barolo, 12 produttori da tre anni insieme per portare il loro vino nel mondo. Nel mirino, Cina, Singapore, Emirati Arabi ­ foto Reynaldi (cosmesi naturale), globalizzata con prodotti "concepiti" per l'estero ­ foto ­ Caffo: Elisir San Marzano Borsci, un salvataggio e un rilancio dal "sapore" estero ­ foto e video ­ Farmaceutici Procemsa (integratori alimentari), il "conto terzi" che da' forza ai big del settore (e a se' stesso) ­ foto ­ Negli Usa i prodotti "finto italiani" diventano sfida e opportunita' per l'export del vero food tricolore ­ Il caso Parma Snaidero: dall’India all’Estremo Oriente e sempre più in Europa, ecco gli orizzonti delle cucine made in Friuli. E sei novità al Salone del Mobile – foto ­ Kléral (prodotti per parrucchieri) in 65 Paesi. "Il segreto? Duemila voli in 15 anni" ­ foto ­ Categorie agricoltura alimentare ambiente automotive chimica design economia reale edilizia energia Engineering Film formazione Giochi Hi­tech Ict internazionalizzazione legno/arredo meccanica moda nautica sanità Scienza Sport Televisione tessile Web/Tecnologia Weblog 111005
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conquistare il mondo, semplicemente concentrandosi sulla qualità. Come stanno andando? Ecco alcuni esempi, scelti tra i dodici produttori collegati all'Accademia. C'e' Prunotto, che utilizza la rete di vendita della Marchesi Antinori ed esporta il suo vino in quasi tutti i paesi del mondo, ma soprattuto in America. L'azienda sta ora "esplorando" l'Asia. Nel 2013 ha fatturato 6,9 milioni contro i 6,7 del 2012. Ha 13 dipendenti e ha venduto 90mila bottiglie. Cordero di Montezemolo, invece, ha venduto nel 2013 per il 70% all'estero con una crescita, in termini di fatturato, del 10% sul 2012. Conta sul lavoro di dieci dipendenti e su altri stagionali. Ha venduto l'anno scorso 240mila bottiglie. I suoi mercati esteri di riferimento sono gli Usa, Germania, Svizzera e Canada. Tra i mercati emergenti, Cina, Thailandia e i Paesi ex­
Urss. C'e' poi Poderi Luigi Einaudi, che vende soprattutto in Usa, Canada, Olanda, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, NorvegIa, Russia, Cina e Giappone. Ha fatturato nel 2013 due milioni di euro, contro gli 1,5 del 2012. Ha dieci dipendenti e ha venduto 230mila bottiglie. La Michele Chiarlo, invece, vende all'estero il 79% del suo prodotto, con un fatturato complessivo che ha sfiorato nel 2013 i dieci milioni. Ha 27 dipendenti e ha venduto circa 1,2 milioni di bottiglie. I mercati dove il suo Barolo è più venduto sono Usa, Giappone, Russia e Svizzera. I mercati che l'azienda sta testando sono Cina, Corea e Brasile. La Franco Martinetti, infine (fatturato 2013, +10 per cento sul 2012, tre dipendenti, 90mila bottiglie) vende soprattutto negli Usa, in Svizzera e in Giappone. Nel mirino ora ci sono Cina, Canada e Brasile. Il vitigno Nebbiolo è un'antica varietà, coltivata in Piemonte da molti secoli. Il suo successo è strettamente legato al Barolo. Fino alla metà del 1800 i vini prodotti con uva Nebbiolo ­ a causa delle basse temperature tipiche del periodo della vendemmia che ne interrompevano la fermentazione ­ tendevano ad avere un gusto dolce, molto distante dai celebri vini dell'epoca prodotti a Bordeaux e in Borgogna. Verso la metà del 1800 la Marchesa Giulia Colbert Falletti di Barolo (che, tra l'altro la Chiesa sta per dichiarare beata per le sue opere di carita' e per la sua fede) chiese all'enologo francese Louis Oudart, chiamato nelle Langhe dal Conte Camillo Benso di Cavour, di migliorare i vini della sua cantina. Dopo una breve indagine, il celebre enologo individuò la causa nelle grossolane tecniche di produzione: la fermentazione non giungeva mai al termine e quindi il vino rimaneva instabile, con un gusto dolce e da bersi in fretta. I risultati convinsero anche Cavour a chiedere a Oudart il suo intervento nella cantina del suo castello di Grinzane e, addirittura, anche il Re Vittorio Emanuele II convertì la sua tenuta di caccia a Serralunga d'Alba alla produzione di questo nuovo vino. Nacque così il Barolo, il vino che ha portato il Piemonte ai più alti livelli dei migliori terroir del mondo. gennaio 2014 dicembre 2013 novembre 2013 ottobre 2013 settembre 2013 agosto 2013 Pagine
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Il Barolo è classificato con la Denominazione d'origine controllata e garantita (Docg), riconosciuta nel 1980; deve maturare per almeno tre anni, dei quali almeno due in botti di legno di castagno o di rovere. Maturato invece per un periodo di almeno cinque anni in cantina, può essere classificato come Barolo Riserva. febbraio 2014 Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.