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LA FUNZIONE DI COORDINAMENTO NELLE ORGANIZZAZIONI: RESPONSABILITA', COMPETENZE E STRUMENTI DI MANAGEMENT Pavia, 8 novembre 2014 A cura di: Dott.ssa Annalisa Pennini [email protected] Che cos'è oggi l'attività di coordinamento Funzioni del coordinatore “Fino a ieri suonavi il flauto o facevi il chirurgo; oggi ti trovi a gestire persone che fanno queste cose” H. Mintzberg, 2010 Ruolo e funzioni del coordinatore Fayol - funzioni manageriali: ● programmazione ● organizzazione ● comando ● coordinamento ● controllo Ruolo e funzioni del coordinatore Mintzberg - ruoli manageriali: 3 tipologie di ruoli diversi, che comprendono altre sottoclassificazioni, strutturando il tutto in 10 ruoli: ● Interpersonali: figura rappresentativa – guida – collegamento ● Informativi: collettore – divulgatore – portavoce ● Decisionali: imprenditore – gestore di problemi – allocatore di risorse - negoziatore Investitura o autorità formale sull'unità organizzativa Ruoli intrapersonali - figura rappresentativa (figurehead) - guida (leader) - collegamento (liaison) Ruoli informativi - collettore informazioni (monitor) - divulgatore di informazioni (disseminator) - portavoce (spokesperson) Ruoli decisionali - imprenditore (enterpreneur) - gestore di problemi (disturbance handler) - allocatore di risorse (resource allocator) - negoziatore (negotiator) I ruoli del manager secondo Mintzberg; da Mintzberg, 1990, con modifiche Ruolo e funzioni del coordinatore Mintzberg: se si chiede a un manager quello che fa, probabilmente risponderà che "pianifica, organizza, coordina e controlla", ma se si va a vedere quello che fa, tutto diventa meno definito, difficilmente esprimibile a parole. Tre fronti di attività Tre fronti di attività La gestione delle informazioni: - da vicino, da lontano, verso l'esterno, verso l'interno - funzione strategica perchè è la base delle decisioni, dei progetti, delle strategie, delle valutazioni Tre fronti di attività La gestione delle persone e con le persone: - guidare i collaboratori - esercitare la leadership - agire bilanciando autorità formale e autorevolezza - aiutare la crescita - facilitare il cambiamento - gestione del gruppo e dei conflitti - definizione e potenziamento della cultura di riferimento Tre fronti di attività La gestione dell'azione: Il fare del coordinatore è un FAR FARE, muovendo risorse, coinvolgendo persone, elaborando dati e informazioni Vicino alla realtà, ma non troppo per evitare di essere sommersi dai micro-problemi Tre fronti di attività Equilibrio dei tre livelli: La gestione dei tre livelli deve essere in equilibrio dinamico L'azione è indispensabile quanto la riflessione Operare verso l'interno è utile quanto farlo all'esterno Un esempio […] Quel giorno Fabienne aveva alcune attività sull’agenda, ma per lo più sembrava occuparsi di quello che accadeva in reparto, riempiendo i momenti di pausa con questioni amministrative come la pianificazione dei turni. Lo schema, il ritmo e lo stile mi apparvero con evidenza fin dal momento in cui arrivai. Fabienne si ergeva – ma direi quasi si “librava” – al centro di tutto, per lo più all’interno del reparto, mentre le persone e le attività vorticavano intorno a lei. Era quasi impossibile anche solo registrare tutte le interazioni, perché per la maggior parte, almeno nella prima parte della giornata, duravano pochi secondi – un’osservazione su questo, una domanda su quello, una richiesta su quell’altro. Un esempio Tutto sembrava fluire insieme, via via che le domande da una parte si trasformavano in risposte dall’altra – a proposito del personale, delle medicazioni di un paziente, della pianificazione degli interventi e delle dimissioni e così via. […] Un momento Fabienne discuteva con un chirurgo di un problema relativo a una fasciatura; il momento dopo, stava registrando i dati della tessera sanitaria di un paziente; poi riorganizzava i turni sulla lavagna e recuperava in casella le note delle infermiere; dopo usciva dalla stanza per parlare con qualcuno in accettazione; quindi andava in corsia da un paziente che aveva la febbre, e intanto faceva diverse telefonate alle infermiere del turno serale per sapere se qualcuno quel giorno potesse sostituire una collega assente. […] Come diceva lei stessa, parlando di sé, il reparto aveva bisogno “di qualcuno che conosca il traffico e sappia come dirigerlo”. (Tratto da: Mintzberg H., Il lavoro manageriale, Franco Angeli, Milano 2010, pp. 258261. La gestione manageriale come cura diffusa. Fabienne Lavoie, infermiera caposala. Northwest, Jewish General Hospital [Montreal, 24 febbraio 1993]). Riflessioni sul ruolo di coordinamento: competenze specialistiche e competenze manageriali Funzioni del coordinatore Due domande cruciali: 1. Quanto deve essere presente la competenza clinica nell’attività di coordinamento? 2. Chi è un manager? Possibili risposte 1. Quanto deve essere presente la competenza clinica nell’attività di coordinamento? Clinica e management: alcune possibili risposte E' utile, addirittura indispensabile in diverse occasioni, possedere e mantenere in una certa misura competenze cliniche distintive della professione al fine di orientare le pratiche, le tecniche, le procedure dell’unità operativa coordinata. Tali conoscenze dovrebbero essere strumentali a influenzare, supervisionare, rappresentare istanze professionali, ma non così specifiche e approfondite come si richiede a un professionista specialista. Tali competenze diventano uno strumento per “far lavorare”. Clinica e management: alcune possibili risposte Il livello di competenze specialistiche richiesto al coordinatore è quello che consente il “collegamento” fra le attività, le persone, le risorse; cioè quello che consente di “leggere” i contesti e i loro cambiamenti. La coniugazione della matrice specialistica con quella gestionale rende unica la figura. Non vi è pertanto una misura, perché la differenza fra le professioni e fra i contesti organizzativi è così ampia da non permettere di poter quantificare l’una o l’altra competenza. Di sicuro il possesso di un mix di competenze clinico-gestionali è la base per poter affrontare la complessità organizzativa dei servizi sanitari odierni. Clinica e management: alcune possibili risposte Una competenza tecnica almeno sufficiente è implicita in molti esempi di sviluppo, di offerta di feedback, d'influenzamento e trascinamento [...]. In effetti è difficile immaginare che si possa fare un eccellente lavoro come manager [...] senza le conoscenze tecniche necessarie agli stessi subordinati [...]. Tuttavia, le competenze che distinguono i migliori capi non sono identificabili in una maggiore conoscenza tecnica ma piuttosto in una maggior misura di competenze manageriali. Spencer e Spencer (2003) Ancora competenze ... Un manager che ne sa di clinica … Un clinico che ne sa di management ... Possibili risposte 2. Chi è un manager? Clinica e management: alcune possibili risposte I manager non sono solamente i dirigenti ad alti livelli di responsabilità organizzativa e gestionale, ma chiunque nella sua attività professionale, faccia leva su qualcun/qualcos'altro per ottenere un risultato. Clinica e management: alcune possibili risposte L'obiettivo complessivo e finale non cambia, fra gli operatori e i manager, in quanto entrambi tendono al raggiungimento del risultato, in termini di quantità, qualità, appropriatezza, etc.; ma cambia la prospettiva. Per gli operatori il lavoro deve essere fatto con le modalità previste e la misurazione della realtà è data dal tempo-risorse personali. Per i manager il lavoro deve comunque essere fatto con le modalità previste, ma la misurazione della realtà è data dal tempo-risorse del team. Clinica e management: alcune possibili risposte "Un conto è guidare un automobile e un conto è dirigere il traffico". Cosa fanno i manager La natura intrinseca e ineliminabile del lavoro manageriale, fa si che il lavoro sia svolto: - ad un ritmo sostenuto, frenetico; - con interruzioni continue, frammentazione e discontinuità; con azioni varie e brevi; - mescolando azioni importanti con altre più semplici senza ordine (apparentemente) riconoscibile; - usando molta comunicazione orale o informale, in un flusso continuo di informazioni; - (spesso) in solitudine; - in modo intangibile; - cercando non "sapere tutto", ma di fare in modo che ci sia qualcuno che sappia tutto; - portandosi a casa alcuni problemi irrisolti. Natura intrinseca del lavoro manageriale . Cosa significa "creare condizioni organizzative" Creare condizioni organizzative Significa: - staccarsi dal “fare” per “far fare” - esercitare una forma di potere - lavorare dietro le “quinte” - avere connessioni in alto, in basso, di lato Creare condizioni organizzative L’assunzione della responsabilità è decisiva nell’esercizio dell’autorità e nella scelta delle forme di pratica del potere. Voler coordinare senza assumersi la responsabilità di esercitare il potere è un compito impossibile. Voler negare la propria influenza derivante dalla posizione asimmetrica e il potere necessario per coordinare, per quanto partecipativa sia la forma di esercizio del potere prescelta, vuol dire pretendere di eliminare l’ambiguità presente in ogni relazione asimmetrica e, quindi, voler negare i conflitti in essa connaturati. Vuol dire negare che l’autorità sia necessaria, perché richiesta in ogni relazione asimmetrica in cui viga il gioco autonomia-dipendenza. Non si può coordinare senza affrontare ed elaborare la possibilità e il vincolo (ecco l’ambiguità) connaturati a ogni forma di esercizio del potere. Morelli U., De Togni M.G., (a cura di) Coordinatori infe rm ie ris tici – Com pe te nz e e qualità ne lle re laz ioni di cura, Edizioni Guerini, Milano 2010, p. 24 Creare condizioni organizzative Attenzione a: - evidenze scientifiche - sicurezza dei pazienti - sicurezza dei collaboratori Creare condizioni organizzative Gap di produttività Professionista #5 Produttività Professionista #4 Produttività Professionista #3 Produttività Professionista #1 Professionista #2 Produttività Gap complessivo dei singoli professionisti Produttività Gap complessivo dell'unità operativa Creare condizioni organizzative Funzione operativa: Funzione gestionale (leva): Creare condizioni organizzative Il coordinatore crea condizioni organizzative, sviluppa la qualità, aumenta la produzione secondo quattro modalità: 1. lavorando direttamente e quindi partecipando alla produzione 2. facendo fulcro sui collaboratori secondo la funzione "enzima" 3. facendo leva sui collaboratori secondo la funzione delega 4. creando standard di processo e risultato Creare condizioni organizzative Le funzioni del management sono quelle espresse dal cosidetto quadro POLC: 1. planning (pianificare) 2. organizing (organizzare) 3. leading (guidare) 4. controlling (controllare) Planning Significa: Esplicitare in anticipo quello che un sistema organizzativo deve fare in un certo tempo, affinchè tutte le azioni svolte nel periodo prefissato siano dirette a determinati obiettivi Calamandrei C., Orlandi C., La dirigenza infermieristica – Manuale per la formazione dell'infermiere con funzioni manageriali, McGrawHill, Milano, 2008 Planning Comprende una serie di attività: - acquisizione di dati e analisi della situazione - previsione degli scenari futuri in cui ci si troverà ad operare - definizione degli obiettivi e delle strategie per raggiungerli - formulazione di piani di azione - assegnazione di risorse e definizione delle modalità di impiego Organizing E' l'attività di predisposizione di quanto serve per arrivare ai risultati definiti in fase di pianificazione. E' una funzione di gestione che comporta la definizione di quali/quante risorse servono e delle modalità per utilizzarle. E' la regia di quanto pianificato. E' una delle attività centrali delle posizioni di coordinamento, in quanto organizzare significa stabilire relazioni tra persone e mezzi per arrivare a un obiettivo. Organizing Comprende diverse tipologie di attività: - programmare le attività in base alle risorse - gestire risorse umane e materiali - applicare norme e procedure - gestire i flussi informativi - stabilire e mantenere relazioni - risolvere problemi operativi Leading E' la funzione attraverso la quale l'organizzazione viene orientata in progress al raggiungimento degli obiettivi. Si tratta di azioni e strategie per guidare l'organizzazione dove si era deciso in fase di pianificazione. Leading Comprende diverse tipologie di attività: - attribuzione e delega - divisione del lavoro e delle responsabilità - leadership e influenza sui comportamenti - promozione della motivazione - promozione del miglioramento continuo - sviluppo della cultura Controlling E' la funzione che permette di verificare che i risultati ottenuti siano congruenti con gli obiettivi programmati. La „tenuta sotto controllo“ può riguardare il grado di raggiungimento degli obiettivi o la coerenza dei processi con norme o standard di riferimento. Controlling Comprende diverse tipologie di attività: - analisi die risultati attraverso il confronto con parametri dati, cioè indicatori e standard - monitoraggio del rispetto die tempi e delle modalità stabilite - monitoraggio dei costi e delle risorse impiegate Le responsabilità organizzative del coordinatore delle professioni sanitarie La responsabilità delle persone e delle organizzazioni . Le responsabilità organizzative del coordinatore Quattro macro-aree di responsabilità: - gestione delle risorse umane - gestione delle risorse economiche - gestione dei flussi informativi - gestione dei progetti Responsabilità ... una riflessione Sfera di influenza Sfera di coinvolgimento Analisi di uno strumento utile per la gestione delle priorità e delle azioni organizzative: la matrice di Eisenhower Uso del tempo – Matrice di Eisenhower Attività urgenti - importanti Hanno la priorità, sono essenziali e da affrontare immediatamente, spesso in prima persona. Un possibile segnale che qualcosa non va nell'organizzazione è la preponderanza di attività urgenti-importanti. Un'appropriata pianificazione può ridurre notevolmente questo tipo di attività. Attività non urgenti - importanti Rientrano fra le attività proattive, riguardano il miglioramento del servizio e la realizzazione degli obiettivi prefissati. Possono essere rimandate in quanto non urgenti. E' necessario trovare una mediazione con il tempo dedicato a quelle urgenti per poterle portare avanti. Attività urgenti - non importanti Provengono da pressioni od ordini esterni o di superiori. Il carattere dell'urgenza è eterdodeterminato. Per chi le esegue non hanno importanza, ma vengono fatte per evitare discussioni o conflitti. Attività non urgenti - non importanti Non hanno alcun tipo di priorità. Possono essere attribuite ad altri o addiritura eliminate. Priorità per tipologia di attività La priorità va fissata sulle attività importanti, sia urgenti che no, con precedenza alle prime. Gli altri due tipi di attività non urgenti dovrebbero essere ridotti o eliminati. Per concludere ... Il coordinatore: ciò che è e ciò che potrebbe essere Vale nella misura in cui è capace di sistemare le cose ragionando a modo suo Lavora a ritmo serrato È tormentato da ciò che potrebbe fare e da ciò che deve fare Deve imparare a esercitare la propria superficialità con competenza Partecipa solo quando la partecipazione ha un valore tangibile Ama l’informazione corrente Deve essere ovunque Non adotta mai lo stesso approccio per un giorno intero Mantiene l’omeostasi per tenere l’organizzazione nella direzione giusta Cura i confini dell’organizzazione Deve rafforzare la cultura Deve affinare la capacità di riflettere mentre lavora Deve spesso fingersi sicuro di sé È importante nella misura in cui aiuta le altre persone a essere importanti Deve sviluppare un’elevata tolleranza al disordine Deve dividere le sue informazioni privilegiate con altre persone È imperfetto, ma i suoi difetti non sono fatali Deve impegnarsi nell’autosviluppo (apprendimento continuo, autodiagnosi e autogestione) Deve essere consapevole (di tutto quello indicato sopra!) Affermazioni tratte e adattate da Mitzberg H., Il lavoro manageriale, Franco Angeli, Milano 2010 Bibliografia essenziale - Barbieri G., Pennini A., Le responsabilità del coordinatore delle professioni sanitarie, McGraw-Hill, Milano, 2011 - Pennini A., Strumenti di management per i coordinatore delle professioni sanitarie, McGraw-Hill, Milano, 2013 - Barbieri G., Pennini A., Le responsabilità dell'infermiere, Carocci, Roma, 2013 - Pennini A., Autonomia e collaborazione. Gli ambiti di interventi di infermieristico, McGrawHill, Milano, 2014 - Donabedian A., Il Maestro e le margherite. La qualità dell'assistenza sanitaria secondo secondo Avedis Donabedian, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2010 - Carofiglio G., L'arte del dubbio, Sellerio Editore, Palermo, 2007 - Martini M., Pelati C., La gestione del rischio clinico, McGraw-Hill, Milano, 2011 - Calamandrei C., Orlandi C., La dirigenza infermieristica, Milano, McGraw-Hill, 2009, 3a ed. Calamandrei C., Pennini A., La leadership in campo infermieristico, McGraw-Hill, 2006 Mintzberg H., Il lavoro manageriale in pratica, FrancoAngeli, Milano, 2014 Mintzberg H., Il lavoro manageriale, FrancoAngeli, Milano, 2010 Lavalle T., Dirigere le risorse umane, Carocci Faber, Roma, 2003 Marra F., Le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie – Aspetti contrattuali e management, FrancoAngeli, Milano, 2010 Vanzetta M., Vallicella F., Caldana P., La gestione delle risorse umane – strumenti operativi per le professioni sanitarie, McGraw-Hill, Milano, 2008 Covey S. R., Le 7 regole per avere successo, FrancoAngeli, Milano, 2005