MAfia_origini - Auguri da tutta la Vivi Don Bosco
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MAfia_origini - Auguri da tutta la Vivi Don Bosco
MA COS’E’ LA MAFIA? Origini, diffusione e sistemi di lotta Si tratta di una associazione criminale nata in Sicilia nel XIX secolo, che si è trasformata in seguito in un’organizzazione affaristico-criminale diffusa in tutto il mondo. Oggi con questo termine si indicano associazioni criminali operanti soprattutto in Turchia, in Russia e in diversi altri paesi che prima facevano parte dell’Unione Sovietica, in Giappone, in Colombia e in altri paesi del Sud America, spesso in associazione tra loro per la gestione di lucrosi traffici internazionali, quali quello del traffico di droga e di armi, e nel controllo dell’immigrazione clandestina nei paesi europei (i nuovi “mercanti di uomini”). Le origini Il fenomeno mafioso si sviluppò nel sistema economico proprio della Sicilia occidentale, basato sullo sfruttamento del latifondo. Questo sistema, ancora di stampo feudale, era organizzato secondo una struttura a piramide che prevedeva un vertice costituito dal proprietario terriero, una base estesa di contadini che lavoravano direttamente la terra, ed un centro composto da un’articolata gerarchia di “vassalli”, affittuari e subaffittuari, intermediari, ecc., che controllava l’andamento dei lavori, la quantità e la qualità dei raccolti, la riscossione di affitti e gabelle. Questa sorta di “classe media” già utilizzata dall’aristocrazia siciliana in funzione antiborbonica, venne usata contro la classe bracciantile e contadina allo scopo di conservare i privilegi aristocratici minacciati dalle leggi dello Stato unitario, tendenti a ridurre l’estensione dei latifondi. Sfruttando la diffusa ostilità verso un’autorità statale lontana e staccata dalla situazione siciliana, la Mafia si trasformò, diventando un organismo sostitutivo dell’ordine legale, e intervenne nell’amministrazione della giustizia e nella gestione dell’economia, avviando una serrie di attività al limite della legalità(o del tutto illegali) da cui gli affiliati e le loro famiglie traevano sostentamento. Da qui si sviluppò anche la struttura della mafia siciliana- simile per molti aspetti alla ‘ndrangheta calabrese e alla camorra campanaorganizzata per “famiglie” o “cosche”, autonome e parallele, composte da un 1 numero relativamente basso di componenti e guidate da uno o più capi. Lo spirito mafioso poggiava su di un rigido codice d’onore e sull’omertà1; i conflitti, le contese, i reati, andavano regolati all’interno della comunità, facendo ricorso alla mediazione, ma anche all’intimidazione e alla violenza. I rapporti con le autorità dello Stato venivano condannati e veniva punito soprattutto, anche con la morte, il passaggio di informazioni alla giustizia. Fenomeno sottovalutato Negli ultimi decenni del XIX sec., la debolezza delle istituzioni dello Stato unitario –fortemente voluta del resto dalle classi dirigenti siciliane, mafiose e non- causò un inarrestabile processo di infiltrazione mafiosa negli apparati secolo, grazie al controllo dell’emigrazione in America; infatti se da una parte la mafia gestì l’emigrazione clandestina e procurò, attraverso propri canali, sistemazione e lavoro agli emigrati, dall’altra stabilì una vera e propria testa di ponte sul continente americano, che non tardò a cerare una serie di lucrose attività criminali. Il primo a sferrare un vero e proprio attacco alla criminalità mafiosa fu il Prefetto Cesare Mori, DATA , investito di poteri eccezionali da Mussolini: l’azione repressiva del governo fascista in realtà non servì ad estirpare le cause del fenomeno mafioso, favorendone anzi la commistione con una classe politica che prosperava nel sottogoverno e che si sarebbe ancor più diffusa dopo il crollo del fascismo. Mafia e politica pubblici e amministrativi e nel tessuto socioeconomico, processo che è andato consolidandosi dopo la seconda guerra mondiale. Per molto tempo il fenomeno mafioso fu sottovalutato dallo Stato, che si limitò ad alcune inchieste parlamentari sulle condizioni del Mezzogiorno –in particolare quella di Sonnino e Fianchetti, La Sicilia nel 1876- che non ebbero alcun seguito pratico. Un altro decisivo salto di qualità fu compiuto dalla mafia tra il XIX e il XX Il rapporto tra mafia e mondo politico si concretizzò all’indomani del secondo conflitto mondiale, con l’infiltrazione di rappresentanti delle cosche mafiose nel potere locale e in seguito anche nazionale. In quegli anni la mafia visse un’ulteriore trasformazione diventando sempre più ramificata ed efficiente: oltre a controllare un ampio serbatoio elettorale, utilizzato per ottenere dai politici locali e nazionali attenzioni e favori, estese la propria sfera di influenza ad altre attività, come appalti e concessioni edilizie, usura, mercato di manodopera, consorzi, dopo che in tempo di guerra aveva monopolizzato il contrabbando e la gestione delle forniture militari. Dopo aver concesso uno strumentale sostegno al 2 separatismo siciliano , in funzione 1 Omertà=obbligo del silenzio per coloro che vengono in contatto con “cose della mafia” 2 separatismo siciliano= 2 essenzialmente antistatale, la mafia scese in campo con il centro politico nazionale, interpretando efficacemente il ruolo anticomunista che le veniva assegnato sull’isola. La mafia fu infatti in prima linea nella repressione violenta delle proteste contadine e dell’attività dell’opposizione e dei sindacati; sua fu ad esempio l’organizzazione della strage di Portella delle Ginestre (1947), attuata dagli uomini di Salvatore Giuliano, che causò undici morti e sessantacinque feriti tra i braccianti riuniti per festeggiare il Primo Maggio. Cosa Nostra Il periodo della guerra determinò cambiamenti anche per altre ragioni: già dal 1943 avevano cominciato a rientrare in Sicilia i mafiosi italo-americani. Il fenomen o si era radicato negli Stati Uniti sulla scia delle emigrazi oni di fine Ottocento, aveva prosperato durante il proibizionismo3 e si era strutturato in una potente organizzazione criminale con diramazioni internazionali: i legami con Cosa Nostra (il nome della mafia americana) portarono la mafia siciliana ad allargare i propri interessi e la propria sfera d’azione, trasformando successivamente l’isola nel più importante centro mediterraneo per il 3 proibizionismo= traffico internazionale di armi e di droga. In Sicilia le cosche locali si radicarono nel nuovo tessuto del parastato e degli enti regionali che offrivano nuove occasioni di potere e ricchezza. Si moltiplicarono nel frattempo violenze e crimini di stampo mafioso e sanguinosi regolamenti di conti che testimoniavano della guerra tra le cosche per la supremazia e per il controllo del territorio. Fu in questo periodo che si parlò per la prima volta di una “commissione” o “cupola”4, con compiti di coordinamento e mediazione tra le varie cosche, e che la mafia adottò una nuova e più strutturata organizzazione. Le antiche cosche legate ad un ferreo “codice d’onore” lasciarono il posto alla nuova “mafia imprenditrice”, che operava nel commercio della droga, nella prostituzione e nei sequestri, divenendo sempre più feroce. La lotta alla mafia Ma la sfida allo Stato, sempre più scoperta e sfrontata, iniziò a generare una serie di contromisure: dal 1962 venne istituita la prima Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla mafia in Sicilia (la Commissione antimafia), che tuttavia non produsse risultati apprezzabili; per rendere più efficaci le isure di prevenzione furono varate nuove leggi che introdussero il reato di “associazione di stampo mafioso” e che definirono giuridicamente il delitto di mafia (1982). Strumenti più efficaci vennero forniti alle forze dell’ordine e alla magistratura, come ad esempio la possibilità di sequestrare i patrimoni dei mafiosi e di sciogliere i Consigli 4 cupola= 3 Comunali e Provinciali sospettati di collusione5. Venne quindi esercitato un maggiore controllo sul riciclaggio del denaro6e si rafforzarono gli apparati repressivi:nacque nel 1982 l’Alto Commissariato per la lotta alla mafia e nel 1983 venne istituita una nuova Commissione Parlamentare Antimafia, tuttora in funzione. Tutte queste misure culminarono nel 1986 nel “maxiprocesso” istruito contro la mafia dal giudice Giovanni Falcone. Intanto si era scatenata una violenta lotta contro i rappresentanti del governo, investigatori e agenti delle forze dell’ordine, giudici, uomini politici e sindacalisti, comuni cittadini: nel corso degli anni Ottanta e nei primi Novanta furono uccisi, tra gli altri, il deputato democristiano Piersanti Mattarella, il giudice Rocco Chinnici, il giornalista Giuseppe Fava, direttore del giornale “I Siciliani” cui ha collaborato anche Antonio Roccuzzo (che abbiamo incontrato a scuola durante la Carovana antimafie), il giudice Rosario Livatino. 5 6 Infine, con l’omicidio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (1992), che con più successo avevano combattuto contro la mafia, la sfida delle cosche raggiunse il suo apice. Venne in seguito realizzata una serie di atti di ritorsione nei confronti di rappresentanti del potere locale e nazionale, colpevoli di aver “tradito” il patto stretto in precedenza: gli omicidi del deputato della Democrazia Cristiana Salvo Lima e degli esattori Nino e Ignazio Salvo confermarono l’intreccio, indagato e denunciato proprio da Falcone, tra mafia e politica. Nel 1991, grazie ad una più stretta cooperazione a livello internazionale ed alla legislazione sui pentiti, si ottennero buoni risultati, anche grazie all’istituzione di una Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e di una Direzione Nazionale Antimafia (DNA). Altrettanto decisiva fu l’influenza dell’opinione pubblica, mobilitatasi soprattutto dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino. collusione= riciclaggio= 4 Le rivelazioni dei “pentiti”, o “collaboratori di giustizia” (tra cui di determinante portata furono quelle dell’ex boss Tommaso Buscetta), e l’azione investigativa condotta dal Procuratore di Palermo Giancarlo Caselli (che ha partecipato all’incontro della Carovana antimafie nella nostra scuola il 14 ottobre scorso), hanno condotto negli ultimi tempi all’arresto di famosi boss latitanti come Salvatore Riina e Nitto Santapaola. Il fenomeno del pentitismo, tuttavia, ha suscitato accese polemiche. La Redazione ringrazia la prof. Giuriato per il materiale fornito Film consigliati: - M.T.Giordana “ I cento passi” “Giovanni Falcone” - M. Placido - F.F.Coppola “Il Padrino” - R. Torre “Angela” 5