east 45_La resistenza del regime

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east 45_La resistenza del regime
Siria
La resistenza del regime Momigliano
D
2011, quando le forze locali di Daraa aprirono il fuoco
su un gruppo di manifestanti che chiedevano la liberazione di alcuni ragazzini detenuti a causa di scritte
anti-governative. Da quel momento la violenza è stata
in aumento costante, anche se non esponenziale, tanto
che i disordini cominciano ad assumere i lineamenti
di una vera e propria guerra intorno al febbraio dell’anno successivo, con il noto bombardamento di Homs
(le Nazioni Unite cominceranno a utilizzare il termine
“guerra civile” soltanto molto più tardi). Alcuni osservatori, forse un po’ troppo ingenui, avevano creduto
che la caduta di Bashar al Assad fosse vicina già lo
scorso luglio, quando i ribelli misero a segno un colpo
di grande impatto, facendo esplodere una bomba nel
ella guerra di guerriglia Henry Kissinger
diceva che “un esercito la perde se non vince, i
guerriglieri la vincono se non perdono”. Della guerra
in genere Hafiz al-Assad, padre e demiurgo del regime
siriano che di Kissinger fu un improbabile estimatore
(così almeno parrebbe, leggendo la biografia di Patrick
Seale), sosteneva che “i risultati che non si ottengono con la violenza possono essere ottenuti con una
violenza maggiore”. Sotto alcuni aspetti, entrambe le
“massime” bene descrivono l’attuale situazione sul
campo in Siria. Che, a detta di molti analisti, è sostanzialmente uno stallo militare.
Le rivolte sono esplose, con un leggero ritardo rispetto agli altri moti nei paesi arabi, nel marzo del
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TURCHIA
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e c’è una cosa, dunque, che bisogna imparare dal
passato recente è che ogni vittoria dei ribelli (e da
allora ce n’è stata più di una!) non significa che la dittatura sia prossima allo sfacelo. Tuttavia c’è un aspetto
per cui l’attentato di luglio ha segnato un punto di non
ritorno. In breve, ha dimostrato che i ribelli avevano
una padronanza magistrale nell’utilizzo degli ordigni
esplosivi. Dal punto di vista delle truppe governative,
questo significa trovarsi, per la prima volta, in una situazione di vulnerabilità grave. Come spiega C. J. Chivers,
analista di armamenti per il New York Times: “Quanto
Indicatori politici
Siria
100
massimo
rischio
Al-Hasakeh
Aleppo
S
Political Risk & Country Analysis - UniCredit
90
89
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Sicurezza
di Anna
imparentato con uno dei leader dell’Esercito siriano libero, Abdul Razzak Tlass): ogni volta che un nome di
rilievo voltava le spalle al regime, si apriva un coro di
entusiasti che annunciavano la prossima sconfitta di
Assad. La realtà, tuttavia, è che nei fatti il regime di Damasco ha saputo assorbire i colpi più duri, fossero essi
militari, politici o mediatici, uscendone ogni volta indebolito ma pur sempre in piedi.
Efficacia governativa
resistere bene agli attacchi. Uno stallo militare e politico che aumenta le tensioni.
bel mezzo di una riunione delle alte sfere del regime a
Damasco. L’attentato costò la vita, tra gli altri, ad Assef
Shawkat, cognato di Bashar (aveva sposato la sorella
maggiore di lui, Bushra), e considerato il braccio duro
del regime, insieme a Maher al Assad.
Alcuni avevano letto in quell’attentato un punto di
non ritorno, pensando che, se i ribelli erano in grado di
colpire all’interno del “cerchio magico” del clan Assad
(che assai più dei ministeri è il vero centro di potere) i
giorni del regime erano contati: oggi Shawkat, domani
Maher, dopodomani Bashar... Questa logica, tuttavia, si
è rivelata errata: sono passati mesi e l’apparato di potere
e militare siriano, per quanto colpito nel profondo, ha
dimostrato di essere più “duro a morire” del previsto. Il
medesimo ragionamento si potrebbe applicare al troppo
facile entusiasmo con cui sono state accolte alcune defezioni eccellenti tra i ranghi politici e militari, a cominciare da quella di Manaf Tlass, l’affascinante generale
sunnita che fu amico d’infanzia di Bashar (figlio di uno
storico collaboratore di Hafiz, Moustafà Tlass, è anche
Stabilità politica
Le azioni militari dei ribelli in Siria sono organizzate ed efficaci, ma l’esercito di Assad sembra
Raqqa
Dayr al-Zur
SIRIA
Deserto Siriaco
LIBANO
P. Desmazes/AFP/Getty Images
185.180 Km2
22.530.746 (stima 2011)
22,3 anni
Musulmana sunnita 74%, altri musulmani
16%, Cristiana 10%, ebrei
forma di governo Repubblica sotto un regime autoritario
te
Hama
Homs
48
area popolazione età media
religione fra
Mare
Med
Eu
Oronte
Lago Assad
DAMASCO
IRAQ
Qunaytra
Al Suwayda
50
100 km
0
AR. SAUDITA
east . rivista europea di geopolitica
suffragio
capo di stato capo di governo pil inflazione Universale (18 anni)
Bashar al-ASAD (Luglio 2000)
Wael al-HALQI (Agosto 2012)
(nominale) $ 44,2 mld (stima 2012)
32,6% (stima 2012)
numero 45 . dicembre 2012
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minimo
rischio
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Corruzione
Indipendenza
della giustizia
129
109
su 183 Paesi
su 142 Paesi
Il rischio politico è fortemente
deteriorato a causa dei disordini
iniziati a marzo 2011.
Valori di riferimento: primo paese
Norvegia, ultimo paese Somalia
Qualità
della burocrazia
minimo
rischio
3
massimo
rischio
EIU, ONU, WB,WEF, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
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Indicatori politici
89
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Il rischio politico è fortemente
deteriorato a causa dei disordini
iniziati a marzo 2011.
Sicurezza
Efficacia governativa
Stabilità politica
è importante l’utilizzo di ordigni esplosivi
improvvisati? Tutto inizia con perdite
cre50
scenti nelle truppe governative e zone che
diventano off limits, il che obbliga molte
minimo
unità dell’esercito a trascorrere
più tempo
Valori di riferimento: primo paese
rischio
nelle loro basi e meno nelle strade.
QueNorvegia, ultimo paese Somalia
0
sto a sua volta consente all’insurrezione
Indipendenza
Qualità
Corruzione
di crescere e, in una certa misura, di orga- della giustizia
della burocrazia
minimo
massimo
nizzarsi meglio. Il risultato è che129
in pochi
3
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rischio
rischio
mesi l’opposizione è passata, da
una
posizione
militardella
faccenda
è calzante: dalla bomba di Damasco, le
su 142 Paesi
su 183 Paesi
mente disperata, a combattere nel
centro
di
Damasco”.
forze
di
Assad
si sono trovate in una posizione difenEIU, ONU, WB,WEF, Heritage Foundation, Transparency International, Global Peace Index
siva. Il classico teatro di un esercito regolare che deve
fronteggiare insorti bene attrezzati, bravi nell’utilizzo
opo l’attentato che uccise Shawkat, Chivers si era
degli esplosivi, e assai radicati nel territorio (in questo
unito al coro di chi faceva “il conto alla rovescia
caso, in una parte del territorio). Esiste una vasta scuola
per la caduta di Assad” (parole sue) e, in questo, ha sbadi pensiero militare secondo cui questo tipo di situaziogliato. Ma la sua analisi sull’aspetto prettamente tattico
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Indicatori sociali
Business Environment
massimo
rischio
C'è una guerra civile in corso nel paese.
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Disordini sociali
minimo
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Popolazione in carcere
molto
basso
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Distribuzione
della ricchezza
(indice Gini)
187° Congo
179° Eritrea
135° Yemen
Sviluppo umano
Libertà di stampa
Disparità di genere
50
149° Qatar,
Arabia Saudita,
Isole Solomone
% di seggi
su 185 Paesi
(1° Singapore, 185° Rep. Centrafricana)
Maggiori difficoltà:
“Accesso al credito”
e “rispetto dei contratti”
(ogni 100.000 abitanti)
132
176
molto
alto
1
Facilità nel
144 concludere
affari
142° Haiti
occupati da donne
nei Parlamenti nazionali
Fuga di cervelli
35,8
Tasso di
alfabetizzazione
84%
98
Competitività
globale
su 142 Paesi
(1° Svizzera, 142° Chad)
Abbonamenti a
telefoni cellulari
1° Seyshelles (19)
Ultimo Comore (64,3)
63 (ogni 100 persone)
Saldo migratorio (netto)
Utenti di internet
- 55.877
4,6 milioni
139
Libertà
economica
su 179 Paesi
(1° Hong Kong, 179° Corea del Nord)
east . rivista europea di geopolitica
P. Desmazes/AFP/Getty Images
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A. Zavallis/AFP/Getty Images
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massimo
rischio
Political Risk & Country Analysis - UniCredit
ni favoriscono intrinsecamente gli insorti. In altre parole: le guerre di guerriglia non si possono vincere mai, o
quasi, e comunque il prezzo da pagare è altissimo. Gli
americani lo hanno imparato bene in Iraq.
Questo ragionamento è valido soprattutto a lungo
termine, ed è anzi probabile che una guerra di counterinsurgency finisca col logorare il regime nel profondo,
forse anche causandone eventualmente il collasso. Ma
nel medio-breve periodo l’apparato di Assad ha dimostrato di sapersi adattare a questo nuovo contesto. In più
di un’occasione l’esercito ha saputo sfruttare le debolezze dei ribelli, riconoscendo le proprie e rimandando lo
scontro aperto, come accaduto per esempio nelle prime
fasi della battaglia di Aleppo. Questo lo schema, a ripetizione: i ribelli conquistano una città o un quartiere,
l’esercito si ritira, ma poi riconquista il territorio. A questo punto, gli insorti passano al contrattacco, gli uomini
di Assad pure. E così, ancora, daccapo.
L’esercito governativo, certo, è sempre più debole.
Ma ha anche dimostrato una rara capacità di adattamento al nuovo teatro di scontro. Come fa notare l’analista libanese Emile Hokayem: “Le forze del regime
numero 45 . dicembre 2012
sono spossate, a corto di risorse, in difficoltà e indebolite da defezioni e diserzioni. Ma hanno anche adattato
la loro strategia militare di conseguenza, abbandonando le aree più insidiose, dove non hanno speranza di
costringere la popolazione ad amare o temere gli Assad. L’aviazione è stata utile, da questo punto di vista,
terrorizzando i civili e prendendo di mira grandi raggruppamenti di ribelli”.
L’impiego massiccio dell’aviazione infatti è stato,
negli ultimi mesi, uno dei punti distintivi della strategia del regime. Secondo alcuni, un segno della disperazione di una dittatura morente e di conseguenza
pronta a tutto; secondo altri semplicemente l’ennesima dimostrazione della filosofia Assad: dove non può
la violenza, può una violenza maggiore. Resta da chiedersi quanto a lungo il regime potrà bombardare massicciamente il suo stesso territorio: presumibilmente è
una scelta che si rivelerà controproducente a lungo termine, ma che nel breve (e forse anche medio) periodo
sta pagando. Infatti è un terreno su cui gli insorti sono
in posizione di debolezza. Proprio per questo è stato
ipotizzato da alcuni che, data la situazione, il modo
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In conclusione, lo status quo è difficilmente sostenibile a lungo termine.
Ma, fino a quando il regime manterrà la sua capacità di adattamento militare e fino a quando l’opposizione resterà tanto frammentata, Assad ha buone possibilità di restare in piedi ancora per un lungo periodo.
Molto, in questa guerra per procura, dipenderà anche
da chi, tra Russia, Iran e paesi sunniti, si stancherà per
primo, ammesso e non concesso che una delle parti si
stanchi. Parafrasando Kissinger, questo non è il tipo di
guerra che un esercito regolare può vincere. Ma non è
detto per questo che gli insorti ne escano vincitori. .
P. Desmazes/AFP/Getty Images
più efficace di sostenere i ribelli è quello di fornire loro
armi di contraerea (il messaggio, è lecito supporre, è
rivolto a nazioni come Qatar, Turchia e Arabia Saudita, già coinvolte in diversa misura in un conflitto per
procura contro Iran e Russia). Tuttavia lo stesso Hokayem mette in guardia dai facili entusiasmi: “L’idea
di un collasso improvviso dell’esercito davanti a una
contraerea è improbabile”, in larga misura perché le
forze dell’opposizione sono troppo divise per poterne
fare un utilizzo efficace. L’analista libanese stima che
“soltanto la metà dei gruppi armati operano sotto la
guida nominale dell’Esercito Siriano Libero”.
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east . rivista europea di geopolitica