Netsuke - La Galliavola

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Netsuke - La Galliavola
Arte Orientale
n. 4 - Gennaio 2008
Netsuke
La Galliavola Arte Orientale
Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708
www.lagalliavola.com [email protected]
Cari amici,
con questo nuovo numero la nostra pubblicazione si avvicina al “giro di boa”: ad
aprile sarà già passato un anno dall’uscita del numero zero.
Per l’occasione mi piacerebbe riuscire ad organizzare una giornata per ritrovarsi in
galleria e consentire ai nostri lettori di conoscersi e, perchè no, scambiare le proprie
idee, avanzare magari qualche nuova proposta o suggerimento e fare un po’ il punto
della situazione per valutare l’impatto che il nostro bollettino ha avuto sulle persone
interessate ai netsuke.
La prima bozza di un programma di massima potrebbe iniziare con un momento di
approfondimento, nella tarda mattinata di un sabato, in cui il nostro esperto
potrebbe illustrarci, con un breve commento e con le spiegazioni del caso, alcuni
pezzi inediti e di alto livello provenienti da una collezione privata non in vendita; in
seguito si potrebbero visionare le recenti acquisizioni e consultare i numerosi volumi
della bibliografia sui netsuke presenti in galleria.
Penso possa essere un gratificante momento di confronto, di interessanti conoscenze
e acquisizione di nuove informazioni sull’argomento che ci accomuna.
Attendo, naturalmente, i vostri commenti in merito all’evento che vi sarà comunque
segnalato con debito anticipo.
In questo numero troverete la seconda parte dell’interessante articolo sui netsuke
doppiamente funzionali. Apriamo una digressione a proposito dell’articolo del
numero scorso per scusarci con l’autore e con i nostri lettori per alcuni refusi
tipografici che in parte hanno alterato il significato del testo.
Anche per l’oggetto straordinario si riprende l’argomento del precedente numero sui
netsuke in hornbill proseguendo nella pubblicazione di altri pezzi della splendida
LUB Collection.
Per quanto riguarda l’andamento del mercato, riportiamo il resoconto di una
piacevole chiacchierata con il signor Asnaghi a commento dei risultati di un’asta
svoltasi a Stoccarda; come sempre, le proposte del mese della nostra galleria e l’ormai
consueta posta dei lettori che risulta essere sempre fonte di nuovi stimoli e curiosità
completeranno il nostra bollettino. Colgo ovviamente l’occasione per augurarvi,
anche se in ritardo, un sereno 2008.
Un caro saluto
Roberto Gaggianesi
Hanno collaborato a questo numero: Bruno Asnaghi, Carla Gaggianesi, Roberto
Gaggianesi, Sara Orsolini, Anna Rossi Guzzetti.
In copertina e ultima di copertina: Ippocampo. Sashi netsuke, metà secolo XV III, non firmato.
Altezza mm 95. Avorio con buona patina.
Il netsuke doppiamente funzionale
Parte II
di Bruno Asnaghi
Yatate Netsuke
Potremmo considerarlo una
stilografica ante litteram? Per l’uso
principale che assolveva direi di si.
Gli artisti nipponici, per la sua
interpretazione, ricorsero idealmente ad alcuni vegetali: zucchette,
cetrioli, baccelli di leguminose, ecc.
Hyotan (Zucchetta)
Nelle parti tondeggianti era
Yatate in sentoku a forma di zucchetta,
ricavato il Kobako, una cavità per
inizi secolo XIX.
riporvi il Sumi, inchiostro di china
in tavoletta. Nella parte più
allungata del “vegetale” era allogato
il Fudè o Pitzu,
pennellino.
I due contenitori, nella loro parte visibile, erano ben dissimulati da fogliame, peduncoli e viticci. I
medesimi conferivano al netsuke grande naturalezza ed in pratica
facilitavano l’apertura e la chiusura degli alveoli.
Solitamente lo Yatate era espresso nelle tipiche leghe: sentokushakudo o shibuichi.
Allo Yatate poteva collegarsi un Nurimono - scatoletta in laccacontenente foglietti di carta di riso per l’occorrenza.
Nio - Bin Netsuke
Nio è la zucchetta detta del pellegrino, a doppia fiaschetta.
Nio - Bin in lacca
Questa tipologia di netsuke pluriuso, apparve nei primi anni del
rossa. Tsuishu con
XIX secolo ed ebbe successo come contenitore di essenze finiture in oro,
profumate.
primo quarto
Anche al Nio-Bin si poteva allegare un Sagemono. Per la sua esedel secolo XIX.
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cuzione si preferì la lacca Tsuishu, ma alcuni
di questi netsuke furono fatti in ferro
damaschinato e decorato con leghe preziose ed
anche oro. Questo trattamento è detto
Nuonomé Zogan.
Huichi Bukuro netsuke
I frammenti metallici delle antiche armi da
fuoco venivano scolpiti e decorati dal
Kanemonoshi, l’incisore-decoratore di spade
ed ammenicoli vari
in uso ai Samurai.
Kirin Hakutaku
Ingyo in avorio, seconda metà secolo XVIII. Il risultato
Sotto la base, ideogramma personalizzato era un artiprobabilmente in Tensho.
stico netsuke dalla
doppia funzione, perché gli veniva collegata la
borsa del tabacco.
Ingyo netsuke
L’Ingyo è un netsuke sigillo ed è già citato nel Soken Kish (1781), ma il suo uso
risalirebbe tra la metà e l’ultimo quarto del ‘600 ed era comune tra le alte classi sociali
e gli artisti nipponici.
Chimera
Ingyo in avorio,
probabilmente
del secolo XVII.
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Baku con il guardiano.
Netsuke in avorio
di forma triangolare.
L’originale himotoshi
è posto tra le zampe
e la proboscide,
il secondo è alla base.
Scuola di Kyoto.
Ultimo quarto
del secolo XVII.
Il sigillo serviva a convalidare atti legali oppure per l’autentica di pitture, stampe ed
altri oggetti di valore artistico. Al momento dell’acquisto il proprietario faceva
incidere oltre al proprio nome o lo Zukumi o anche il personale Kakihan. Il carattere
ideografico Tensho, detto anche notarile, parrebbe sia stato il più ambito. Le
sembianze di un Ingyo spaziano da quelle di un Kirin-Hakutaku a quelle di un ShiShi o del Baku. Ho avuto modo di notare un Ingyo-Garuda. A questo genere di
netsuke veniva collegato un Inro provvisto di Sumi o più spesso la ceralacca. Come
materiale per questo tipo di netsuke fu preferito l’avorio.
Tra questa tipologia dei pluriuso, forse, è fondato ritenere chel’Ingyo sia stata una
prerogativa di un’utenza privilegiata rispetto ad altri citati. Credo che con l’attuale
presentazione dei sei soggetti descritti possa concludertsi la rassegna dei netsuke dalla
doppia funzione.
Kara shi-shi o
Cane di Fo.
Netsuke in avorio.
Probabilmente il
committente ha
rinunciato all’incisione
dell’ideogramma
privilegiando due
himotoshi. Scuola di
Kyoto. Ultimo quarto
del secolo XVII.
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Hornbill da collezione
I segni dello zodiaco
Parte seconda
Come anticipato nel precedente numero, vi
presentiamo un’ulteriore selezione di alcuni
pezzi in hornbill provenienti dalla Collezione
LUB, prodotti da Rishinsai Kangyoku (Tokyo,
1944) e che raffigurano i segni dello zodiaco.
La lepre, che corrisponde agli anni 1927-19391951-1987, è il sesto animale dello zodiaco
cinese ed è considerata un animale porta
fortuna.
E’ realizzata in forma compatta, con le zampe
Lepre (Usagi). Netsuke in hornbill,
posteriori a ridosso del corpo e le lunghe
firmato Rinshinsai Kangyoku.
orecchie ben aderenti alla schiena, probaLunghezza cm 5, peso gr 20.
bilmente per motivi tecnici dovuti al massimo
Lugano, collezione LUB.
sfruttamento del materiale a disposizione. La
colorazione arancio dell’hornbill si nota
soprattutto in prossimità del muso ed è stata sfruttata per rendere gli occhi.
La capra è il settimo animale dello zodiaco ed è legata agli anni 1931-1943-19551991. Si tratta di un animale che i
carvers giapponesi hanno desunto
dalla tradizione cinese, dove
simboleggia la pietà filiale, poiché la
capra venne introdotta in Giappone
dagli olandesi solo nel XVII secolo.
Kangyoku Rishinsai la rappresenta
accovacciata sulle zampe, con lunghe
corna ritorte e con folta pelliccia
definita calligraficamente nei dettagli
del manto ondulato.
Capra (Hitsuji o Yagi). Netsuke in hornbill,
Il bue, ottavo animale dello zodiaco
firmato Rinshinsai Kangyoku.
che corrisponde agli anni 1937-1949Lunghezza cm 6,7, peso gr 45.
Lugano, collezione LUB.
1961-1997, è qui raffigurato accovac-
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ciato, in un momento di riposo dal
lavoro nei campi, come suggerisce la
lunga corda che imbriglia il suo
muso e si snoda lungo il corpo
mollemente abbandonato. L’animale
è simbolo della primavera e
dell’agricoltura.
Il topo, nono animale dello zodiaco,
identifica gli anni 1936-1948-19601996. Il roditore ha una grande e
lunga coda sulla quale si appoggia,
mentre divora quello che sembra
Topo (nezumi). Netsuke in hornbill,
firmato Rinshinsai Kangyoku.
Lunghezza cm 6,4, peso gr 36.
Lugano, collezione LUB.
soggetto molto utilizzato dai netsukeshi per l’elegante forma sinuosa delle sue
spire che permette agli artisti di
effettuare molte variazioni sul tema.
Mentre il serpente morto è simbolo di
cattivo presagio, quello vivo è visto in
oriente come un potente porta fortuna
e, secondo la simbologia buddhista, è la
rappresentazione della sensualità.
Il rettile è raffigurato attorcigliato su se
stesso e con le scaglie che ne ricoprono il
corpo rese con grande realismo.
Bue (ushi). Netsuke in hornbill,
firmato Rinshinsai Kangyoku.
Lunghezza cm 5,6, peso gr 23.
Lugano, collezione LUB
essere un chicco di riso, come vuole
una delle iconografie più rappresentative dell’animale. In Giappone,
il topo è considerato simbolo
dell’abbondanza, poiché vive dove si
trovano le scorte di cereali.
Nonostante i topi siano divoratori di
preziose riserve alimentari, i giapponesi li considerano animali portafortuna.
Il serpente corrisponde agli anni
1929-1941-1953-1989 ed è un
Serpente (Hebi). Netsuke in hornbill,
firmato Rinshinsai Kangyoku.
Lunghezza cm 6, peso gr 25.
Lugano, collezione LUB.
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Le proposte di gennaio
Cieco (O-Bakè) Netsuke in avorio, non
firmato, secolo XVIII, altezza mm 93
(supporto aggiunto).
L’uomo è raffigurato con fattezze da
storpio, come si può notare dalla spalla
sinistra disassata a suggerire una gobba,
il volto contrito in un’espressione facciale
quasi grottesca, con un occhio socchiuso e
l’altro deforme. In mano il cieco regge un
ventaglio e un bastone di bambù col
quale si fa strada. O-Bakè era un goblin
la cui iconografia tipica prevedeva che
fosse ritratto con la lingua fuori dalla
bocca ad indicare un occhio cieco e
sporgente.
Sul retro, ampi gli himotoshi, tipici
dell’epoca. L’esemplare proviene dalla
collezione H.J. Hunt, esponente di una
famiglia di mercanti di the attivi in
Giappone intorno al 1870.
Proposto a 2.800 euro.
Hannya. Netsuke in bronzo a patina
scura, non firmato, metà sec. XIX, mm 50.
Maschera del teatro No dalle fattezze
diaboliche, ampia bocca aperta in un
ghigno satanico e volto segnato da profondi
solchi. I dettagli anatomici sono definiti
con particolare cura. La leggenda narra che
la giovane Hannya fosse una splendida
ragazza tramutatasi in demone in seguito
ad una delusione d’amore.
Proposto a 1.400 euro.
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Cesto con pesce.
Netsuke in avorio tinto,
firmato entro cartiglio
ovale Korejuki, secolo
XIX. Altezza mm 18,
larghezza mm 49.
In una cesta col coperchio lavorato a traforo, di mirabile fattura, appena scostato è
posto un pesce, bottino
di un pescatore, finemente reso nei dettagli delle squame che lo ricoprono e che si intravede
appena sotto al coperchio.
Proposto a 1.900 euro.
Oni nascosto in una scatola. Netsuke in legno, non firmato,
metà secolo XIX; altezza mm 26, larghezza mm 41.
Oni è il termine giapponese generico per identificare i
demoni, entità a cui la superstizione attribuisce tutti i
mali fisici e morali e sono rappresentati sotto molteplici
aspetti poiché, secondo la tradizione, il male si può
nascondere ovunque. Sono solitamente caratterizzati da testa
quadrata su cui si trovano due piccole corna, da larga bocca
munita di zanne e da lunghi artigli al posto delle mani e dei piedi e spesso raffigurati in
situazioni umoristiche e grottesche, come se l’artista volesse esorcizzare la paura mediante
l’ironia. Sovente sono accompagnati da uno Shoki, l’acerrimo nemico, oppure sotto la
leggendaria pioggia di fagioli sacri abbrustoliti, mentre fuggono precipitosamente,
nascondendosi sotto un cappello, un coperchio, un masso, oppure - come in questo caso sotto una scatola. E’ tradizione il primo giorno dell’anno lanciare dei fagioli per scacciare
gli spiriti dalla casa secondo l’antica usanza chiamata
Oni Yarai o Tsuina.
Questo esemplare con una bella patina, ha gli himotoshi
ben ricavati nella parte sottostante dove conserva ancora i
numeri di inventario della precedente collezione privata
di cui faceva parte.
Un esemplare che interpreta la stessa leggenda è pubblicato
in Netsuke, di NEIL K. DAVEY, pag 156, n. 465.
Proposto a 2.500 euro.
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Libri
Ci vengono spesso richieste dai nostri lettori informazioni circa una bibliografia
essenziale sui netsuke e per questo ci siamo attivati per reperire presso librerie
specializzate o collezionisti che ne posseggano in duplice copia dei testi da mettere a
disposizione di chi li volesse acquistare. Spesso si tratta di volumi non più in
commercio o difficilmente reperibili sul mercato e riteniamo quindi che possa essere
un servizio in più che il bollettino può offrire agli interessati, una opportunità e non
certo un commercio che esula del tutto dai nostri interessi.
I volumi che attualmente siamo in grado di proporre sono i seguenti:
Netsuke di NEIL K. DAVEY, Collectors netsuke di RAYMOND BUSHELL, l’introvabile testo
Netsuke - Collezione Tamanini e The animal in Far Eastern Art di T. VOLKER.
Per chi fosse interessato, i volumi sono disponibili in Galleria.
Neil K. Davey, Netsuke, 1974,
Sotheby Parke Bernet Publ. Limited.
Volume di 563 pagine con testo in inglese;
oltre 1300 pezzi rappresentati,
1200 illustrazioni in bianco e nero e
300 di firme di artisti,
glossario terminologico e
2500 nomi di carvers
riportati anche in caratteri nipponici.
RAYMOND BUSHELL, Collectors’ netsuke, 1971,
Weatherhill-Walker, New York e Tokyo.
Volume di 199 pagine con testo in inglese,
700 illustrazioni a colori,
glossario e indice dettagliati.
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Netsuke. Collezione Tamanini,
Novara, 1996, La Galliavola.
Volume di 130 pagine
con testo in italiano e inglese,
139 illustrazioni colori.
T. VOLKER, The animal in Far Eastern Art,
1975, Leida, Brill.
Volume di 190 pagine
con testo in inglese,
98 illustrazioni in bianco e nero.
La posta dei lettori
Tori oppure Ondori?
Nello scorso numero, nella rubrica in cui proponiamo oggetti straordinari, è stato
pubblicato un gallo ed a fianco nella didascalia la sua traduzione in giapponese Tori.
Ci è stato fatto notare da Bruno Asnaghi come questo termine sia improprio in
quanto la corretta traduzione dovrebbe essere On-dori in quanto Tori identifica il
portale di ingresso dei templi Shinto.
Abbiamo quindi pensato di girare la domanda al collezionista che ci ha fornito i dati
tecnici dei pezzi in hornbill il quale ci ha risposto affermando che in effetti, da un
punto di vista purista-idiomatico-traduttivo, il termine esatto sarebbe Ondori, ma
avendo il vocabolo Tori anche il significato di uccello in generale spesso viene
utilizzato per identificare anche il gallo.
Siamo grati pertanto ad entrambi per le precisazioni perchè questo ci fornisce la
misura dell’interesse che sta destando la nostra pubblicazione anche sulla
terminologia che il giapponese, lingua particolarmente complessa, spesso presenta e
perchè ogni puntualizzazione non può altro che arricchire le conoscenze nostre e dei
lettori.
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Aste invernali:
stagione freddina sotto tutti i punti di vista
2500 Una bella mattina del novembre
2500a
milanese, sole, cielo terso, il salotto
della galleria, un buon caffè e il
signor Asnaghi col quale conversare
per il nostro solito incontro del
sabato mattina. L’argomento è lì, sul
tavolo: il catalogo dell’asta Nagel
che si è tenuta il 13 novembre a
Stoccarda e della quale abbiamo
avuto i risultati tramite internet.
Le premesse del signor Asnaghi già
le conosco, ma ad evitare equivoci,
me le ripete: Non si possono dare
giudizi definitivi su netsuke in fotografia, manca la indispensabile suggestione tattile, le
percezione delle patine e, quasi sempre, la proporzione, non facilmente individuabile
attraverso riproduzioni che non rispettano le dimensioni degli oggetti.
Accettate le dovute premesse, cominciamo a sfogliare il catalogo che è corposo ed
elegante, ben 172 lotti tra netsuke, inro e kiseruzutsu, ben impaginato e i cui pezzi
sono stati riprodotti con almeno tre differenti immagini su fondo nero.
Il primo lotto è il numero 2500, è un netsuke in avorio che rappresenta una giovane
donna, firmato Mitsuhiro (1810-1875), stimato 8.000/12.000 euro e prezzo di
aggiudicazione è 10.000 ai quali vanno aggiunti ben il 33% di diritti d’asta e quindi
circa 13.300 euro totali.
Il mio gradito ospite, che rifiuta l’appellativo di “esperto” ritenendo più corretto
quello di “collezionista e storico”, mi fa notare che il netsuke in questione appartiene
a quel genere di erotismo esplicito eseguito ad uso degli occidentali. Per essere un
Mitsuhiro afferma, trovo la fattura alquanto grossolana: piedi smisurati, mani appena
abbozzate, seni mancanti delle rotondità, viso appiattito.
Nell’himotoshi manca la profondità nel primo (dove
dovrebbe alloggiare il nodo della cordicella). La firma, da
sola, non dice niente.
Sulla quotazione raggiunta concordiamo che, quasi
sicuramente, la firma ha fatto da “specchietto” per
qualche collezionista poco attento.
2509
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Niente male, comunque, per essere il
commento solo del primo lotto!
La
mattinata
si
preannuncia
interessante!
Lotto 2509, netsuke in avorio, gruppo
di cinque conchiglie, firmato Okatomo, XIX secolo, stima 2.000/2.500
euro, rimasto invenduto.
Ritorniamo al netsuke esaminato in
2503
precedenza e l’Asnaghi sbotta Erotismo
sì, ma d’altra classe e gusto! Altra sensibilità! E’ un classico esempio dell’ambiguità artistica
espressa da un Maestro. Il pezzo è rimasto invenduto anche se la quotazione mi sembra
(dato i tempi) equa, rispetto alla qualità del netsuke. Sarà stato capito il messaggio nel suo
insieme?
Ritorniamo quindi indietro nelle pagine, al lotto 2503. Kiseruzutsu in legno con
senryuzutsu (o borsa per il tabacco) in pelle di serpente e pipa in bambù, XIX secolo,
stimato 2.200/2.500 euro, rimasto invenduto.
Ci meravigliamo entrambi del negativo risultato d’asta: quale ne sarà stato il motivo?
A prima vista l’insieme è ragguardevole, di grande effetto e il prezzo - tutto sommato accessibile, ma ad un attento esame ecco il motivo che potrebbe
2507
aver determinato il rifiuto dei compratori: le scaglie del serpente,
non sembrano essere intagliate nel legno ma essere state applicate al
“fusto” ed ottenute con altro materiale, forse lacca. Si notano, in
alcuni punti, i salti e le mancanze di questo materiale. E questo solo
nella parte visibile fotografata! Ecco che viene confermato quanto
già detto in precedenza: la visione d’asta è indispensabile!
Lotto 2507, Netsuke in avorio, Seiôbo o “La Regina delle Fate”,
XVII secolo, valutato 15.000/20.000 euro, rimasto invenduto.
Il mio interlocutore ed io ci scambiamo subito un’occhiata perplessa
circa i motivi che potrebbero aver influito sulla non vendita
effettuata: il prezzo di richiesta, la datazione attribuita al pezzo. Sul
primo nessun commento, ognuno è libero di richiedere il prezzo che
vuole (salvo poi non trovare acquirenti!), sul secondo motivo
Asnaghi azzarda un’ipotesi interessante: Ho l’impressione, vista la
troppo rigidità della figura, il viso inespressivo, direi rozzo, non degno
della Regina delle Fate e, non da ultimo, la posizione degli himotoshi che
sembrano essere stati ricavati in tempi posteriori, che sia stata adattata
a netsuke una statuetta cultuale cinese. Nulla di strano, capitava.
E nulla di male! Comunque l’insieme non può giustificare un prezzo
13
2570
di stima così elevato. Naturalmente, a parer mio. Approvo.
Eccoci arrivati ad uno dei “top lots” dell’asta, il 2570, un
netsuke in avorio, Kirin, XVIII secolo, non firmato, senza
stima (ma …stima a richiesta o semplice dimenticanza?)
Venduto a 52.000 euro, compresi i diritti d’asta.
Il pezzo è sicuramente di ottima qualità, slanciato, ottimi
himotoshi e, dalle foto, bella patina. Il prezzo pagato,
naturalmente ci induce a discutere, ma probabilmente la
provenienza del netsuke da diverse collezioni private ha
indotto i pretendenti a farsi una gara al limite del sensato.
Un netsuke in legno, un topo firmato Masanao, XIX secolo,
è il lotto 2576 stimato 4.500/5.000 euro e venduto a 6.000
euro.
E’ un bel topo, concordiamo, un
esempio di un buon rapporto
qualità-prezzo: le provenienze
sono buone, qualche pubblicazione non guasta, l’intaglio, la
meticolosità nella realizzazione
del pelo e una firma “accettabile”,
giustificano il prezzo.
Il lotto 2595 è curioso: netsuke in
2576
legno e avorio, un cesto con
Goblins, tardo XIX secolo, stimato 4.000/6.000 e
venduto a 6.650 euro. Asnaghi coglie subito l’allusione
alla leggenda del “Passero dalla lingua tagliata”. Il netsuke
è di buona fattura e un collezionista potrebbe in effetti
esserne stato incuriosito per la leggenda. La provenienza è
Barry Davies, un buon mercante di Londra, ma forse un
po’ poco per giustificare
2595
completamente il prezzo.
Sfogliamo il catalogo, ma la lingua (e la penna) di Asnaghi
batte dove il dente duole ed ecco il lotto 2606, netsuke in
avorio, Jurôjin con la gru, non firmato, XVIII secolo,
valutato 7.000/9.000 euro e aggiudicato per 7.400 euro.
“Troppo!” esclama Asnaghi. Ritorniamo al commento fatto
al lotto 2507, La Regina delle Fate, per notare che anche
questo netsuke probabilmente rientra nella categoria di
quelli adattati.
14
2606
In effetti la base sembra troppo larga, proprio come
dovrebbe essere quella di una statuetta, gli himotoshi non
sono stati fotografati ….dimenticanza?
Il collezionista acquirente li avrà sicuramente ritenuti
idonei e noi ci crediamo.
Lotto 2649, netsuke in avorio Handaka Sonja, XVIII
secolo, stimato 20/22.000 euro, andato invenduto. Asnaghi
mi fa notare che il Rakam Handaka Sonja è solitamente
rappresentato con attributi che possono essere la scodella
dalla quale esce un drago o una nube, oppure la perla sacra
sempre con il drago o comunque seduto su una roccia.
Nessuno di questi elementi sembrano essere presenti, unico
attributo evidente nella parte posteriore è uno scacciamosche infilato nella cintura, attributo che non risulta fare
parte di questo Rakam.
L’incerta attribuzione del pezzo e una
valutazione francamente eccessiva
hanno sicuramente contribuito a far si
che il netsuke non sia stato sufficientemente apprezzato.
Il tempo è volato, vorremmo soffermarci su tanti altri pezzi, uno
perché curioso, l’altro eccessivamente costoso, l’altro ancora
piacevole, ma rimandiamo tutto a sabato prossimo.
Aggiungo solo, a conclusione di questa interessante chiacchierata
(spero lo sia stata anche per voi) una considerazione da mercante:
questo tipo di vendite ci fanno riflettere sulle nuove casa d’asta
che si affacciano sul mercato e vogliono prevalere su altre a
qualsiasi costo, anche a quello di non essere più punti di
riferimento per valutazioni e confronti coi collezionisti; i pezzi
vengono sempre più accettati con le attribuzioni e valutazioni
indicate dai venditori, la casa d’aste accetta passivamente pur di
non lasciarli passare alla concorrenza.
Ne deriva così che nell’asta che abbiamo commentato su 172 lotti
ne sono rimasti invenduti ben 111, circa il 65%.
Non è un flop? I costi chi li paga?
Cosa si nasconde dietro al mondo, peraltro sempre più diffuso,
delle case d’asta, improvvisate o di tradizione che siano?
Asnaghi mi guarda perplesso e con un leggero sorriso conclude:
Io mi interesso solo di netsuke, il resto….
2649
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La Galliavola Arte Orientale
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