Netsuke - La Galliavola
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Netsuke - La Galliavola
Arte Orientale n. 4 - Gennaio 2008 Netsuke La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com [email protected] Cari amici, con questo nuovo numero la nostra pubblicazione si avvicina al “giro di boa”: ad aprile sarà già passato un anno dall’uscita del numero zero. Per l’occasione mi piacerebbe riuscire ad organizzare una giornata per ritrovarsi in galleria e consentire ai nostri lettori di conoscersi e, perchè no, scambiare le proprie idee, avanzare magari qualche nuova proposta o suggerimento e fare un po’ il punto della situazione per valutare l’impatto che il nostro bollettino ha avuto sulle persone interessate ai netsuke. La prima bozza di un programma di massima potrebbe iniziare con un momento di approfondimento, nella tarda mattinata di un sabato, in cui il nostro esperto potrebbe illustrarci, con un breve commento e con le spiegazioni del caso, alcuni pezzi inediti e di alto livello provenienti da una collezione privata non in vendita; in seguito si potrebbero visionare le recenti acquisizioni e consultare i numerosi volumi della bibliografia sui netsuke presenti in galleria. Penso possa essere un gratificante momento di confronto, di interessanti conoscenze e acquisizione di nuove informazioni sull’argomento che ci accomuna. Attendo, naturalmente, i vostri commenti in merito all’evento che vi sarà comunque segnalato con debito anticipo. In questo numero troverete la seconda parte dell’interessante articolo sui netsuke doppiamente funzionali. Apriamo una digressione a proposito dell’articolo del numero scorso per scusarci con l’autore e con i nostri lettori per alcuni refusi tipografici che in parte hanno alterato il significato del testo. Anche per l’oggetto straordinario si riprende l’argomento del precedente numero sui netsuke in hornbill proseguendo nella pubblicazione di altri pezzi della splendida LUB Collection. Per quanto riguarda l’andamento del mercato, riportiamo il resoconto di una piacevole chiacchierata con il signor Asnaghi a commento dei risultati di un’asta svoltasi a Stoccarda; come sempre, le proposte del mese della nostra galleria e l’ormai consueta posta dei lettori che risulta essere sempre fonte di nuovi stimoli e curiosità completeranno il nostra bollettino. Colgo ovviamente l’occasione per augurarvi, anche se in ritardo, un sereno 2008. Un caro saluto Roberto Gaggianesi Hanno collaborato a questo numero: Bruno Asnaghi, Carla Gaggianesi, Roberto Gaggianesi, Sara Orsolini, Anna Rossi Guzzetti. In copertina e ultima di copertina: Ippocampo. Sashi netsuke, metà secolo XV III, non firmato. Altezza mm 95. Avorio con buona patina. Il netsuke doppiamente funzionale Parte II di Bruno Asnaghi Yatate Netsuke Potremmo considerarlo una stilografica ante litteram? Per l’uso principale che assolveva direi di si. Gli artisti nipponici, per la sua interpretazione, ricorsero idealmente ad alcuni vegetali: zucchette, cetrioli, baccelli di leguminose, ecc. Hyotan (Zucchetta) Nelle parti tondeggianti era Yatate in sentoku a forma di zucchetta, ricavato il Kobako, una cavità per inizi secolo XIX. riporvi il Sumi, inchiostro di china in tavoletta. Nella parte più allungata del “vegetale” era allogato il Fudè o Pitzu, pennellino. I due contenitori, nella loro parte visibile, erano ben dissimulati da fogliame, peduncoli e viticci. I medesimi conferivano al netsuke grande naturalezza ed in pratica facilitavano l’apertura e la chiusura degli alveoli. Solitamente lo Yatate era espresso nelle tipiche leghe: sentokushakudo o shibuichi. Allo Yatate poteva collegarsi un Nurimono - scatoletta in laccacontenente foglietti di carta di riso per l’occorrenza. Nio - Bin Netsuke Nio è la zucchetta detta del pellegrino, a doppia fiaschetta. Nio - Bin in lacca Questa tipologia di netsuke pluriuso, apparve nei primi anni del rossa. Tsuishu con XIX secolo ed ebbe successo come contenitore di essenze finiture in oro, profumate. primo quarto Anche al Nio-Bin si poteva allegare un Sagemono. Per la sua esedel secolo XIX. 3 cuzione si preferì la lacca Tsuishu, ma alcuni di questi netsuke furono fatti in ferro damaschinato e decorato con leghe preziose ed anche oro. Questo trattamento è detto Nuonomé Zogan. Huichi Bukuro netsuke I frammenti metallici delle antiche armi da fuoco venivano scolpiti e decorati dal Kanemonoshi, l’incisore-decoratore di spade ed ammenicoli vari in uso ai Samurai. Kirin Hakutaku Ingyo in avorio, seconda metà secolo XVIII. Il risultato Sotto la base, ideogramma personalizzato era un artiprobabilmente in Tensho. stico netsuke dalla doppia funzione, perché gli veniva collegata la borsa del tabacco. Ingyo netsuke L’Ingyo è un netsuke sigillo ed è già citato nel Soken Kish (1781), ma il suo uso risalirebbe tra la metà e l’ultimo quarto del ‘600 ed era comune tra le alte classi sociali e gli artisti nipponici. Chimera Ingyo in avorio, probabilmente del secolo XVII. 4 Baku con il guardiano. Netsuke in avorio di forma triangolare. L’originale himotoshi è posto tra le zampe e la proboscide, il secondo è alla base. Scuola di Kyoto. Ultimo quarto del secolo XVII. Il sigillo serviva a convalidare atti legali oppure per l’autentica di pitture, stampe ed altri oggetti di valore artistico. Al momento dell’acquisto il proprietario faceva incidere oltre al proprio nome o lo Zukumi o anche il personale Kakihan. Il carattere ideografico Tensho, detto anche notarile, parrebbe sia stato il più ambito. Le sembianze di un Ingyo spaziano da quelle di un Kirin-Hakutaku a quelle di un ShiShi o del Baku. Ho avuto modo di notare un Ingyo-Garuda. A questo genere di netsuke veniva collegato un Inro provvisto di Sumi o più spesso la ceralacca. Come materiale per questo tipo di netsuke fu preferito l’avorio. Tra questa tipologia dei pluriuso, forse, è fondato ritenere chel’Ingyo sia stata una prerogativa di un’utenza privilegiata rispetto ad altri citati. Credo che con l’attuale presentazione dei sei soggetti descritti possa concludertsi la rassegna dei netsuke dalla doppia funzione. Kara shi-shi o Cane di Fo. Netsuke in avorio. Probabilmente il committente ha rinunciato all’incisione dell’ideogramma privilegiando due himotoshi. Scuola di Kyoto. Ultimo quarto del secolo XVII. 5 Hornbill da collezione I segni dello zodiaco Parte seconda Come anticipato nel precedente numero, vi presentiamo un’ulteriore selezione di alcuni pezzi in hornbill provenienti dalla Collezione LUB, prodotti da Rishinsai Kangyoku (Tokyo, 1944) e che raffigurano i segni dello zodiaco. La lepre, che corrisponde agli anni 1927-19391951-1987, è il sesto animale dello zodiaco cinese ed è considerata un animale porta fortuna. E’ realizzata in forma compatta, con le zampe Lepre (Usagi). Netsuke in hornbill, posteriori a ridosso del corpo e le lunghe firmato Rinshinsai Kangyoku. orecchie ben aderenti alla schiena, probaLunghezza cm 5, peso gr 20. bilmente per motivi tecnici dovuti al massimo Lugano, collezione LUB. sfruttamento del materiale a disposizione. La colorazione arancio dell’hornbill si nota soprattutto in prossimità del muso ed è stata sfruttata per rendere gli occhi. La capra è il settimo animale dello zodiaco ed è legata agli anni 1931-1943-19551991. Si tratta di un animale che i carvers giapponesi hanno desunto dalla tradizione cinese, dove simboleggia la pietà filiale, poiché la capra venne introdotta in Giappone dagli olandesi solo nel XVII secolo. Kangyoku Rishinsai la rappresenta accovacciata sulle zampe, con lunghe corna ritorte e con folta pelliccia definita calligraficamente nei dettagli del manto ondulato. Capra (Hitsuji o Yagi). Netsuke in hornbill, Il bue, ottavo animale dello zodiaco firmato Rinshinsai Kangyoku. che corrisponde agli anni 1937-1949Lunghezza cm 6,7, peso gr 45. Lugano, collezione LUB. 1961-1997, è qui raffigurato accovac- 6 ciato, in un momento di riposo dal lavoro nei campi, come suggerisce la lunga corda che imbriglia il suo muso e si snoda lungo il corpo mollemente abbandonato. L’animale è simbolo della primavera e dell’agricoltura. Il topo, nono animale dello zodiaco, identifica gli anni 1936-1948-19601996. Il roditore ha una grande e lunga coda sulla quale si appoggia, mentre divora quello che sembra Topo (nezumi). Netsuke in hornbill, firmato Rinshinsai Kangyoku. Lunghezza cm 6,4, peso gr 36. Lugano, collezione LUB. soggetto molto utilizzato dai netsukeshi per l’elegante forma sinuosa delle sue spire che permette agli artisti di effettuare molte variazioni sul tema. Mentre il serpente morto è simbolo di cattivo presagio, quello vivo è visto in oriente come un potente porta fortuna e, secondo la simbologia buddhista, è la rappresentazione della sensualità. Il rettile è raffigurato attorcigliato su se stesso e con le scaglie che ne ricoprono il corpo rese con grande realismo. Bue (ushi). Netsuke in hornbill, firmato Rinshinsai Kangyoku. Lunghezza cm 5,6, peso gr 23. Lugano, collezione LUB essere un chicco di riso, come vuole una delle iconografie più rappresentative dell’animale. In Giappone, il topo è considerato simbolo dell’abbondanza, poiché vive dove si trovano le scorte di cereali. Nonostante i topi siano divoratori di preziose riserve alimentari, i giapponesi li considerano animali portafortuna. Il serpente corrisponde agli anni 1929-1941-1953-1989 ed è un Serpente (Hebi). Netsuke in hornbill, firmato Rinshinsai Kangyoku. Lunghezza cm 6, peso gr 25. Lugano, collezione LUB. 7 Le proposte di gennaio Cieco (O-Bakè) Netsuke in avorio, non firmato, secolo XVIII, altezza mm 93 (supporto aggiunto). L’uomo è raffigurato con fattezze da storpio, come si può notare dalla spalla sinistra disassata a suggerire una gobba, il volto contrito in un’espressione facciale quasi grottesca, con un occhio socchiuso e l’altro deforme. In mano il cieco regge un ventaglio e un bastone di bambù col quale si fa strada. O-Bakè era un goblin la cui iconografia tipica prevedeva che fosse ritratto con la lingua fuori dalla bocca ad indicare un occhio cieco e sporgente. Sul retro, ampi gli himotoshi, tipici dell’epoca. L’esemplare proviene dalla collezione H.J. Hunt, esponente di una famiglia di mercanti di the attivi in Giappone intorno al 1870. Proposto a 2.800 euro. Hannya. Netsuke in bronzo a patina scura, non firmato, metà sec. XIX, mm 50. Maschera del teatro No dalle fattezze diaboliche, ampia bocca aperta in un ghigno satanico e volto segnato da profondi solchi. I dettagli anatomici sono definiti con particolare cura. La leggenda narra che la giovane Hannya fosse una splendida ragazza tramutatasi in demone in seguito ad una delusione d’amore. Proposto a 1.400 euro. 8 Cesto con pesce. Netsuke in avorio tinto, firmato entro cartiglio ovale Korejuki, secolo XIX. Altezza mm 18, larghezza mm 49. In una cesta col coperchio lavorato a traforo, di mirabile fattura, appena scostato è posto un pesce, bottino di un pescatore, finemente reso nei dettagli delle squame che lo ricoprono e che si intravede appena sotto al coperchio. Proposto a 1.900 euro. Oni nascosto in una scatola. Netsuke in legno, non firmato, metà secolo XIX; altezza mm 26, larghezza mm 41. Oni è il termine giapponese generico per identificare i demoni, entità a cui la superstizione attribuisce tutti i mali fisici e morali e sono rappresentati sotto molteplici aspetti poiché, secondo la tradizione, il male si può nascondere ovunque. Sono solitamente caratterizzati da testa quadrata su cui si trovano due piccole corna, da larga bocca munita di zanne e da lunghi artigli al posto delle mani e dei piedi e spesso raffigurati in situazioni umoristiche e grottesche, come se l’artista volesse esorcizzare la paura mediante l’ironia. Sovente sono accompagnati da uno Shoki, l’acerrimo nemico, oppure sotto la leggendaria pioggia di fagioli sacri abbrustoliti, mentre fuggono precipitosamente, nascondendosi sotto un cappello, un coperchio, un masso, oppure - come in questo caso sotto una scatola. E’ tradizione il primo giorno dell’anno lanciare dei fagioli per scacciare gli spiriti dalla casa secondo l’antica usanza chiamata Oni Yarai o Tsuina. Questo esemplare con una bella patina, ha gli himotoshi ben ricavati nella parte sottostante dove conserva ancora i numeri di inventario della precedente collezione privata di cui faceva parte. Un esemplare che interpreta la stessa leggenda è pubblicato in Netsuke, di NEIL K. DAVEY, pag 156, n. 465. Proposto a 2.500 euro. 9 Libri Ci vengono spesso richieste dai nostri lettori informazioni circa una bibliografia essenziale sui netsuke e per questo ci siamo attivati per reperire presso librerie specializzate o collezionisti che ne posseggano in duplice copia dei testi da mettere a disposizione di chi li volesse acquistare. Spesso si tratta di volumi non più in commercio o difficilmente reperibili sul mercato e riteniamo quindi che possa essere un servizio in più che il bollettino può offrire agli interessati, una opportunità e non certo un commercio che esula del tutto dai nostri interessi. I volumi che attualmente siamo in grado di proporre sono i seguenti: Netsuke di NEIL K. DAVEY, Collectors netsuke di RAYMOND BUSHELL, l’introvabile testo Netsuke - Collezione Tamanini e The animal in Far Eastern Art di T. VOLKER. Per chi fosse interessato, i volumi sono disponibili in Galleria. Neil K. Davey, Netsuke, 1974, Sotheby Parke Bernet Publ. Limited. Volume di 563 pagine con testo in inglese; oltre 1300 pezzi rappresentati, 1200 illustrazioni in bianco e nero e 300 di firme di artisti, glossario terminologico e 2500 nomi di carvers riportati anche in caratteri nipponici. RAYMOND BUSHELL, Collectors’ netsuke, 1971, Weatherhill-Walker, New York e Tokyo. Volume di 199 pagine con testo in inglese, 700 illustrazioni a colori, glossario e indice dettagliati. 10 Netsuke. Collezione Tamanini, Novara, 1996, La Galliavola. Volume di 130 pagine con testo in italiano e inglese, 139 illustrazioni colori. T. VOLKER, The animal in Far Eastern Art, 1975, Leida, Brill. Volume di 190 pagine con testo in inglese, 98 illustrazioni in bianco e nero. La posta dei lettori Tori oppure Ondori? Nello scorso numero, nella rubrica in cui proponiamo oggetti straordinari, è stato pubblicato un gallo ed a fianco nella didascalia la sua traduzione in giapponese Tori. Ci è stato fatto notare da Bruno Asnaghi come questo termine sia improprio in quanto la corretta traduzione dovrebbe essere On-dori in quanto Tori identifica il portale di ingresso dei templi Shinto. Abbiamo quindi pensato di girare la domanda al collezionista che ci ha fornito i dati tecnici dei pezzi in hornbill il quale ci ha risposto affermando che in effetti, da un punto di vista purista-idiomatico-traduttivo, il termine esatto sarebbe Ondori, ma avendo il vocabolo Tori anche il significato di uccello in generale spesso viene utilizzato per identificare anche il gallo. Siamo grati pertanto ad entrambi per le precisazioni perchè questo ci fornisce la misura dell’interesse che sta destando la nostra pubblicazione anche sulla terminologia che il giapponese, lingua particolarmente complessa, spesso presenta e perchè ogni puntualizzazione non può altro che arricchire le conoscenze nostre e dei lettori. 11 Aste invernali: stagione freddina sotto tutti i punti di vista 2500 Una bella mattina del novembre 2500a milanese, sole, cielo terso, il salotto della galleria, un buon caffè e il signor Asnaghi col quale conversare per il nostro solito incontro del sabato mattina. L’argomento è lì, sul tavolo: il catalogo dell’asta Nagel che si è tenuta il 13 novembre a Stoccarda e della quale abbiamo avuto i risultati tramite internet. Le premesse del signor Asnaghi già le conosco, ma ad evitare equivoci, me le ripete: Non si possono dare giudizi definitivi su netsuke in fotografia, manca la indispensabile suggestione tattile, le percezione delle patine e, quasi sempre, la proporzione, non facilmente individuabile attraverso riproduzioni che non rispettano le dimensioni degli oggetti. Accettate le dovute premesse, cominciamo a sfogliare il catalogo che è corposo ed elegante, ben 172 lotti tra netsuke, inro e kiseruzutsu, ben impaginato e i cui pezzi sono stati riprodotti con almeno tre differenti immagini su fondo nero. Il primo lotto è il numero 2500, è un netsuke in avorio che rappresenta una giovane donna, firmato Mitsuhiro (1810-1875), stimato 8.000/12.000 euro e prezzo di aggiudicazione è 10.000 ai quali vanno aggiunti ben il 33% di diritti d’asta e quindi circa 13.300 euro totali. Il mio gradito ospite, che rifiuta l’appellativo di “esperto” ritenendo più corretto quello di “collezionista e storico”, mi fa notare che il netsuke in questione appartiene a quel genere di erotismo esplicito eseguito ad uso degli occidentali. Per essere un Mitsuhiro afferma, trovo la fattura alquanto grossolana: piedi smisurati, mani appena abbozzate, seni mancanti delle rotondità, viso appiattito. Nell’himotoshi manca la profondità nel primo (dove dovrebbe alloggiare il nodo della cordicella). La firma, da sola, non dice niente. Sulla quotazione raggiunta concordiamo che, quasi sicuramente, la firma ha fatto da “specchietto” per qualche collezionista poco attento. 2509 12 Niente male, comunque, per essere il commento solo del primo lotto! La mattinata si preannuncia interessante! Lotto 2509, netsuke in avorio, gruppo di cinque conchiglie, firmato Okatomo, XIX secolo, stima 2.000/2.500 euro, rimasto invenduto. Ritorniamo al netsuke esaminato in 2503 precedenza e l’Asnaghi sbotta Erotismo sì, ma d’altra classe e gusto! Altra sensibilità! E’ un classico esempio dell’ambiguità artistica espressa da un Maestro. Il pezzo è rimasto invenduto anche se la quotazione mi sembra (dato i tempi) equa, rispetto alla qualità del netsuke. Sarà stato capito il messaggio nel suo insieme? Ritorniamo quindi indietro nelle pagine, al lotto 2503. Kiseruzutsu in legno con senryuzutsu (o borsa per il tabacco) in pelle di serpente e pipa in bambù, XIX secolo, stimato 2.200/2.500 euro, rimasto invenduto. Ci meravigliamo entrambi del negativo risultato d’asta: quale ne sarà stato il motivo? A prima vista l’insieme è ragguardevole, di grande effetto e il prezzo - tutto sommato accessibile, ma ad un attento esame ecco il motivo che potrebbe 2507 aver determinato il rifiuto dei compratori: le scaglie del serpente, non sembrano essere intagliate nel legno ma essere state applicate al “fusto” ed ottenute con altro materiale, forse lacca. Si notano, in alcuni punti, i salti e le mancanze di questo materiale. E questo solo nella parte visibile fotografata! Ecco che viene confermato quanto già detto in precedenza: la visione d’asta è indispensabile! Lotto 2507, Netsuke in avorio, Seiôbo o “La Regina delle Fate”, XVII secolo, valutato 15.000/20.000 euro, rimasto invenduto. Il mio interlocutore ed io ci scambiamo subito un’occhiata perplessa circa i motivi che potrebbero aver influito sulla non vendita effettuata: il prezzo di richiesta, la datazione attribuita al pezzo. Sul primo nessun commento, ognuno è libero di richiedere il prezzo che vuole (salvo poi non trovare acquirenti!), sul secondo motivo Asnaghi azzarda un’ipotesi interessante: Ho l’impressione, vista la troppo rigidità della figura, il viso inespressivo, direi rozzo, non degno della Regina delle Fate e, non da ultimo, la posizione degli himotoshi che sembrano essere stati ricavati in tempi posteriori, che sia stata adattata a netsuke una statuetta cultuale cinese. Nulla di strano, capitava. E nulla di male! Comunque l’insieme non può giustificare un prezzo 13 2570 di stima così elevato. Naturalmente, a parer mio. Approvo. Eccoci arrivati ad uno dei “top lots” dell’asta, il 2570, un netsuke in avorio, Kirin, XVIII secolo, non firmato, senza stima (ma …stima a richiesta o semplice dimenticanza?) Venduto a 52.000 euro, compresi i diritti d’asta. Il pezzo è sicuramente di ottima qualità, slanciato, ottimi himotoshi e, dalle foto, bella patina. Il prezzo pagato, naturalmente ci induce a discutere, ma probabilmente la provenienza del netsuke da diverse collezioni private ha indotto i pretendenti a farsi una gara al limite del sensato. Un netsuke in legno, un topo firmato Masanao, XIX secolo, è il lotto 2576 stimato 4.500/5.000 euro e venduto a 6.000 euro. E’ un bel topo, concordiamo, un esempio di un buon rapporto qualità-prezzo: le provenienze sono buone, qualche pubblicazione non guasta, l’intaglio, la meticolosità nella realizzazione del pelo e una firma “accettabile”, giustificano il prezzo. Il lotto 2595 è curioso: netsuke in 2576 legno e avorio, un cesto con Goblins, tardo XIX secolo, stimato 4.000/6.000 e venduto a 6.650 euro. Asnaghi coglie subito l’allusione alla leggenda del “Passero dalla lingua tagliata”. Il netsuke è di buona fattura e un collezionista potrebbe in effetti esserne stato incuriosito per la leggenda. La provenienza è Barry Davies, un buon mercante di Londra, ma forse un po’ poco per giustificare 2595 completamente il prezzo. Sfogliamo il catalogo, ma la lingua (e la penna) di Asnaghi batte dove il dente duole ed ecco il lotto 2606, netsuke in avorio, Jurôjin con la gru, non firmato, XVIII secolo, valutato 7.000/9.000 euro e aggiudicato per 7.400 euro. “Troppo!” esclama Asnaghi. Ritorniamo al commento fatto al lotto 2507, La Regina delle Fate, per notare che anche questo netsuke probabilmente rientra nella categoria di quelli adattati. 14 2606 In effetti la base sembra troppo larga, proprio come dovrebbe essere quella di una statuetta, gli himotoshi non sono stati fotografati ….dimenticanza? Il collezionista acquirente li avrà sicuramente ritenuti idonei e noi ci crediamo. Lotto 2649, netsuke in avorio Handaka Sonja, XVIII secolo, stimato 20/22.000 euro, andato invenduto. Asnaghi mi fa notare che il Rakam Handaka Sonja è solitamente rappresentato con attributi che possono essere la scodella dalla quale esce un drago o una nube, oppure la perla sacra sempre con il drago o comunque seduto su una roccia. Nessuno di questi elementi sembrano essere presenti, unico attributo evidente nella parte posteriore è uno scacciamosche infilato nella cintura, attributo che non risulta fare parte di questo Rakam. L’incerta attribuzione del pezzo e una valutazione francamente eccessiva hanno sicuramente contribuito a far si che il netsuke non sia stato sufficientemente apprezzato. Il tempo è volato, vorremmo soffermarci su tanti altri pezzi, uno perché curioso, l’altro eccessivamente costoso, l’altro ancora piacevole, ma rimandiamo tutto a sabato prossimo. Aggiungo solo, a conclusione di questa interessante chiacchierata (spero lo sia stata anche per voi) una considerazione da mercante: questo tipo di vendite ci fanno riflettere sulle nuove casa d’asta che si affacciano sul mercato e vogliono prevalere su altre a qualsiasi costo, anche a quello di non essere più punti di riferimento per valutazioni e confronti coi collezionisti; i pezzi vengono sempre più accettati con le attribuzioni e valutazioni indicate dai venditori, la casa d’aste accetta passivamente pur di non lasciarli passare alla concorrenza. Ne deriva così che nell’asta che abbiamo commentato su 172 lotti ne sono rimasti invenduti ben 111, circa il 65%. Non è un flop? I costi chi li paga? Cosa si nasconde dietro al mondo, peraltro sempre più diffuso, delle case d’asta, improvvisate o di tradizione che siano? Asnaghi mi guarda perplesso e con un leggero sorriso conclude: Io mi interesso solo di netsuke, il resto…. 2649 15 La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com [email protected]