N etsuke - La Galliavola
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N etsuke - La Galliavola
Arte Orientale n. 5 - Aprile 2008 Netsuke La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com [email protected] Cari amici con questo numero festeggiamo il primo anniversario del nostro bollettino e lo dico con una certa fierezza ed orgoglio, condivisi pienamente anche dalla nostra redazione, nella speranza soprattutto che anche voi, che mi avete spinto a cimentarmi in questa avventura, vi sentiate partecipi di questa mia soddisfazione. L’incontro in galleria che avevo preannunciato per la primavera è rinviato al mese di novembre in concomitanza con un avvenimento che considero straordinario, per Milano e per l’ Italia, e che quindi deve essere giustamente valorizzato: una mostra dedicata esclusivamente al netsuke che il Museo Poldi Pezzoli ha intenzione di allestire appunto da novembre a marzo esponendo una collezione privata di circa 360 pezzi ricevuta recentemente in lascito e supportata anche da un certo numero di pezzi provenienti dal Victoria and Albert Museum di Londra e dal Linden Museum di Stoccarda. Sarà sicuramente un’occasione unica e diretta che permetterà, oltre che di ammirare un numero consistente di pezzi, anche di poterli collocare in una contesto di unicità, dal momento che fanno parte di una sola collezione, e penetrare lo spirito di chi l’ha assemblata, il cammino percorso, le sue preferenze, le sue scelte …e perché no, le sue titubanze. Io ne sono entusiasta e spero di poter organizzare, in concerto con la Direzione del Museo, una visita guidata che ci farà sentire un po’ “a casa nostra”! In questo numero troverete una nota di Bruno Asnaghi sui Sashi-netsuke, che completa la mirabile serie dei suoi articoli sulle forme e sull’uso del netsuke. Proponiamo un resoconto, un po’ particolare, di un’asta londinese tenutasi lo scorso novembre presentandola secondo una nuova ottica di approfondimento. Come sempre le proposte del mese della nostra galleria, ed un articolo, primo di una serie, che vuole porre l’accento sulla valenza intrinseca dei personaggi raffigurati nei netsuke, iniziando dai Sennin. Presentiamo quindi una acquisizione della Galleria che riteniamo molto significativa, quasi l’oggetto straordinario del mese, una copia del testo base della storia del netsuke, il Brockhaus con dedica dell’autore. Rimandiamo pertanto al prossimo numero, per motivi di spazio, la posta dei lettori e a tale proposito vorrei ancora una volta ringraziare tutti quanti voi che con telefonate, lettere, e-mail o personalmente, continuate a dimostrare il vostro interesse ed il vostro compiacimento per il bollettino, grazie veramente di cuore ! Un caro saluto Roberto Gaggianesi Hanno collaborato a questo numero: BRUNO ASNAGHI, CARLA GAGGIANESI, ROBERTO GAGGIANESI, ANNA ROSSI GUZZETTI. Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano, Ospedaletto di Coriano, Rimini In copertina e ultima di copertina: Rara e grottesca rappresentazione di uomo straniero abbigliato come un pescatore di corallo. Avorio marino con leggera patina color crema ed inserti in corallo rosso. Altezza cm 11,5. Senza firma ma sicuramente attribuibile a Shugetsu, Hogen Higuchi, artista nato ad Osaka nel secolo XVIII. Un nestsuke quasi identico è presente nelle collezioni del British Museum ed è considerato pezzo di notevole importanza. Appuntamento di primavera 2008 Inaugurazione Martedì 20 maggio 2008 Ore 18 La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna 9 Milano Sashi-gata e obi-hasami di Bruno Asnaghi Salmone essicato. Avorio scuro. Firmato Jugyoku. Soggetto di notevole fattura e reso anche nei minimi dettagli. Lunghezza cm 14,3. Lugano, Collezione LUB. Queste interpretazioni Netsuke confrontate a quelle precedentemente illustrate, appaiono inusuali. La loro particolarità, più che nella forma, sta nel modo in cui si portavano. La lunghezza varia tra i 15 e i 19 centimetri per il Sashi-gata, mentre per l’Obi-hasami corrispondeva all’altezza dell’Obi maschile, 9-10 centimetri. Il Sashi-gata si allacciava con il cordonetto, reggente un sagemono, tramite un essenziale appiglio (braccia allungate, branchie o viticci) a seconda del soggetto interpretato. Collegato in questo modo il netsuke dondolava tra l’Obi e il Kimono. I temi interpretativi erano assai limitati: Daruma Ashinaga e Tenaga e il mondo degli Oni per le figurazioni antropomorfe; per quelle zoomorfe si preferivano pesci - polpi- ippocampi e alcuni insetti. Il mondo vegetale era rappresentato da: zucchine, peperoncini o bambù. Per l’esecuzione erano usati il legno, il corno di cervidi, molto meno l’avorio. Sashi netsuke, raffigurante drago marino con Sacra Tama. Legno. Non firmato, inizio XIX secolo, Lunghezza cm 17,5. 4 Obihasami-netsuke. Corno di cervo. Non firmato, inizio secolo XIX. Lunghezza cm 10,3. Obihasami raffigurante Tenaga in atto di afferrare con le lunghe braccia un polpo. Corno di cervo. Tokyo, Asakusa, 1870 ca. Altezza cm 14,6. Obihasami raffigurante una scimmia dal corpo molto allungato. Corno di cervo. Tokyo, Asakusa, 1870 ca. Altezza cm 14,6. L’Obi-hasami si pensa che sia il più essenziale tra le fogge del netsuke, la sua linea richiama quella della lettera C. L’Obi copriva la parte allungata dell’Hasami, all’esterno sopra e sotto facevano capolino la parti curvate. In quella superiore poteva essere raffigurata una testina di animale o di un essere mitologico-fantastico, oppure un soggetto floreale. Quella inferiore, solitamente, era priva di fregi di decoro. L’Obi-hasami è stato realizzato frequentemente in corno o in ossi di cervidi. Il cordoncino veniva fissato alla curva inferiore della C. Come per gli altri netsuke, anche all’Hasami si collegava un Sagemono. Serpente attorcigliato Pur nella sua semplicità, è un net- sul ramo di un vecsuke ambito dai collezionisti perché chio albero. Avorio raramente reperibile. scuro. Firmato Con questa presentazione pensiamo Chounsai Jugyoku, Yamada (1848di concludere la rassegna dedicata 1853). Lugano, alle diverse tipologie di quest’arte Collezione LUB . dell’antico Giappone. Fiori di pruno su ramo di bamboo. Avorio di Tokata con intarsi in oro, rubino, zaffiro e smeraldo, firmato Hideyuki, artista contemporaneo. Altezza cm 12. Lugano, Collezione LUB. 5 I modelli che ispirarono i netsukeshi Gama Sennin Secondo le credenze popolari orientali i Sennin, figure di asceti dalla vita irreprensibile, sono considerati come semi-divinità e dotati di poteri soprannaturali caratterizzati nello specifico dalla capacità di vedere e conoscere il passato, il presente ed il futuro. I Sennin, che possono appartenere indifferentemente all’uno o all’altro sesso, sono molto numerosi e di varie derivazioni, nella maggioranza dei casi di origine Taoista, ma anche di provenienza indiana e solo in alcuni casi creazioni giapponesi . I più ricorrenti e rappresentati sono otto, tramandati dalle leggende cinesi come “gli otto geni taoisti” o “Pa-sien”, in cinese letteralmente “immortale”, conosciuti più semplicemente come gli “Otto Immortali”; vengono riprodotti in vari materiali e spesso modellati in biscuit con gli smalti della Famiglia Rosa o Verde, accompagnati a Shou Lao, in giapponese Fukurokujo, uno dei sette dei della buona fortuna e dell’immortalità. Fig. 1 - Gama Sennin. Oltre a questi vanno ricordati i più noti sia cinesi che giapponesi Legno di bosso. che sono: Gama, Chokwaro, BaNon firmato, prima metà secolo XIX. shiko, Tekkai, Bushishi, Koreijin, Altezza mm 89. Già Kinkò, Tobosaku, Okyò, Rokò, collezione Tamanini. Chinnan. In questa prima parte parleremo del Gama Sennin: il Sennin con la rana (gama infatti significa rana). E’ il Sennin Taoista How Sien-song (in giapponese Kosensei) che viveva sulle montagne in compagnia di un’enorme rana a tre zampe o come più spesso rappresentato, di un grande rospo. Fig. 2 - Gama Sennin che cavalca Una leggenda narra che Kosensei fosse un mercante un batrace. Legno di ciliegio. di droghe magiche o forse un alchimista, e che avesse Firmato Shugetsu IV, la facoltà di assumere le sembianze di un batrace ogni secolo XIX. Altezza mm 59. volta che veniva a contatto con l’acqua. Già collezione Tamanini. 6 Fig. 3 - Gama Sennin che tiene una rana sulla pancia. Avorio con intarsi in corno nero nelle pupille degli occhi. Firmato Yoshinaga, seconda metà secolo XVIII. Altezza mm 108. Fig. 4 - Gama Sennin che tiene una rana sulla pancia ed una sulla spalla. Avorio con intarsi in corno nero nelle pupille degli occhi. Non firmato, prima metà secolo XVIII. Altezza mm 110. Si racconta anche che Kosensei un giorno trovò sulla montagna una rana (ma leggete pure rospo) molto malata che curò: una volta guarita la rana si rivelò un demone dedito alle scienze occulte e che, per riconoscenza, lo iniziò ai misteri alchemici rivelandogli formule segrete. Un’altra versione parla invece di un certo Bagen che seguiva Kosensei lungo le sponde di un lago dove il saggio abitualmente faceva il bagno e che ricevette dall’asceta una pillola magica che lo trasformava in rana per poterlo meglio seguire oppure, a vostra scelta, per punirlo della sua indiscrezione. Solitamente Gama Sennin, Kosensei, è raffigurato come un vecchio venerabile, calvo, con una lunga barba, vestito con un mantello di foglie, con in mano un bastone e una rana a tre zampe o un rospo preferibilmente sulla spalla (vedi figg. 1 e 5) ma anche su varie parti del corpo come sul ventre (vedi figg. 3 e 4) o ai suoi piedi. Ci sono altre posture particolari che rappresentano Gama Sennin trasportato a cavallo di un enorme Batrace (vedi fig. 5) o altre nell’atto di dare una pillola (magica) ad una rana che altri non è che il povero Bagen . Nel prossimo numero ci occuperemo di Chokwaro: il Sennin della zucchetta magica. Fig. 5 - Gama Sennin che regge sulle spalle un enorme batrace. Legno. Firmato Toyokazu, metà secolo XIX. Altezza mm 48. 7 Le proposte di primavera Maschera del teatro No raffigurante Ko-Beshimi. Legno di bosso. Non firmata, metà secolo XIX. Bellissima patina, altezza mm 51. Una maschera simile è pubblicata in PATRIZIA JIRKA SCHMITZ, Netsuke, The Trumpf Collection, Stoccarda, 2000, pp. 228-229, n. 89, fra i top lot della collezione. Proposta a euro 1.500. Islander con ramo di corallo. Netsuke in corno e pietre dure. Non firmato, secolo XIX, altezza mm 35. Raffigurazione di un uomo delle isole, realizzata in corno e impreziosita da applicazioni in madreperla, corallo, malachite e rame. Un netsuke classico che non dovrebbe mai mancare in una collezione; questo esemplare, in particolare, è curioso per la presenza, sul verso, della riproduzione di un netsuke, completo di Inro e Ojime, sorretto dalla cintura in vita. Proposto a euro 1.800. 8 Shoki. Netsuke in avorio, firmato Tama, secolo XIX, altezza mm 56. Lo Shoki, come vuole la tradizione, è rappresentato in compagnia di un Oni che tiene sotto braccio, mentre la creatura dispettosa tenta di slacciare il nastro che ferma il copricapo. Ampi himotoshi sul retro e buona patina. La firma apposta sotto un piede è di Tama, un carver di buon livello del XIX secolo citato in NEIL DAVEY, Netsuke, pag. 536, n. 2845. Proposto a euro 2.000. Tobosaku con karako. Netsuke in legno di cipresso, non firmato, XVII secolo, altezza mm 70. Tobosaku è uno degli Immortali taoisti realizzato secondo la tipica iconografia che lo vede con la pesca magica dell’immortalità in mano, vestito con ampia e lunga tunica, cranio calvo, sulla nuca lunghi capelli e barba che incornicia il volto. In questo esemplare è accompagnato da un bambino. E’ un classico netsuke adattato: la statuetta votiva cinese del 1600 è stata convertita in netsuke prima utilizzando gli himotoshi naturali ricavati tra le due figure, in seguito, per motivi sconosciuti, tramite due fori praticati sulla schiena. E’ indubbiamente un pezzo di grande fascino sia per la patina d’epoca che per la particolarità del soggetto. Proposto a 1.800 euro. 9 Simbologia del netsuke Leggende in asta Martedì 6 novembre 2007 a Londra, la casa d’aste Bonhams in New Bond Street ha messo in asta 63 netsuke di una collezione formata tra il 1964 ed il 1967 curata da W. W. Winkworth, noto esperto londinese. La collezione, di buon livello qualitativo e gusto, è andata quasi interamente dispersa con risultati come al solito altalenanti e con diverse sorprese sia al ribasso che al rialzo. Non è però di questo aspetto che vogliamo parlare in questo resoconto bensì, con la limitazione che ci impone lo spazio concessoci, vorremmo commentare alcuni “pezzi” in rapporto al significato sia leggendario che simbolico che assumono nell’iconografia giapponese. Iniziamo con il lotto 56: Macrosephalous Bakemono, netBakemono suke in legno di bellissima patina, firmato Yusen, XIX Lotto n. 56 secolo, altezza cm 6, stimato 1200-1400 euro e venduto a circa 7800 euro (siamo a Londra, le transazioni si svolgono in lire sterline, abbiamo quindi provveduto ad un cambio indicativo). La figura è sicuramente curiosa: un fantasma con una grossa testa, uno sguardo bieco derivante da un enorme occhio spalancato di vetro e l’altro socchiuso, in equilibrio instabile su una sola gamba, davvero inquietante! In effetti è Bakemono, letteralmente “cosa trasformata”, che in Giappone è il termine generico usato per indicare i fantasmi, gli spettri e tutte le altre apparizioni fantastiche che però, in genere, vengono rappresentate prive delle estremità inferiori in quanto Gruppo di ciechi immerse nella nebLotto n. 58 10 bia, nell’acqua o nelle nuvole dove fluttuano. Il nostro è, da questo punto di vista, particolare, avendo appunto i piedi in evidenza, uno sul quale appoggia e uno piegato verso il corpo, intento forse a qualche passo di danza grottesca, quindi potrebbe o dovrebbe essere classificato nella categoria dei “personaggi fantastici”. Il n. 58 è un gruppo di tre ciechi su un tronco, netsuke in legno di bosso, firmato Awataguchi, Edo, XVIII secolo, lungo cm 9,5. Stimato 2900-3600 euro e aggiudicato a circa 8400. Lo accomuniamo al n. 62, figura di cieco in equilibrio su uno zoccolo, netsuke in legno di bella patina, non firmato, XIX secolo, altezza cm 13,3, stimato 1400-2200 euro e venduto a circa 1600 euro. Entrambi i netsuke hanno come soggetto i ciechi, prediletti dai carver giapponesi che li ritraevano nelle più disparate situazioni, dediti a guadagnarsi da vivere mendicando, come musicanti, come massaggiatori oppure, come il nostro n. 58, in gruppo, in atteggiamento divertente. Dobbiamo sicuramente raccontarvi la storiella con morale che narra di un elefante indiano portato in Cieco Giappone e che incuriosì un gruppo di ciechi che iniLotto n. 62 ziò a toccarlo per poterne comprendere la forma. Le varie parti del pachiderma davano a seconda dei casi delle suggestioni molto diverse infatti al tatto le zampe davano l’idea di un tronco d’albero, per quelli che toccavano le zanne di un pugnale e per quelli che toccavano la proboscide di un serpente. Una grande confusione! La morale suggerita è quella di non trarre giudizi in base alle singole parti ma tener conto dell’insieme. Possiamo senza dubbio far seguire un altro esempio, con il lotto n. 64, presentato come mendicante cieco (il termine usato da Bonhams ci sembra troppo riduttivo e affrettato), in legno di bosso, firmato Jobun, Edo, tardo XVIII secolo, altezza cm 6, stimato 3600-4300 euro e Mendicante cieco venduto a circa 10.800. Lotto n. 64 11 Il pezzo è un “classico” e noi ne abbiamo pubblicato uno simile nel mese di settembre nella rubrica delle proposte della galleria. In tale occasione avevamo preso in considerazione, come iconografia, quella del massaggiatore del quale si era soliti saggiare la forza collocando davanti all’ingresso di casa una pesante pietra che il tapino doveva sollevare prima della prestazione. Tutta un’altra interpretazione invece quella che individua il nostro ometto, non alle prese con un macigno ma con il proprio scroto, affetto da una imbarazzante e fastidiosa orchite, ma ognuno è libero di interpretarlo nell’uno o nell’altro verso… Ritorniamo ora al n. 61, Lottatore di Sumo, netsuke in legno, Lottatore di Sumo. firmato Masanao, Ise, XIX secolo, altezza cm 5,7, stimato 2200Lotto n. 61 2900 euro e venduto a circa 9400 euro. Il Sumo, letteralmente “lotta”, faceva parte della scienza guerriera dell’antico Giappone della quale anche oggi mantiene evidenti tratti rituali, come in origine. Si possono distinguere tre epoche nella storia della lotta giapponese: la prima, dal III secolo a.C. al XIII d.C., in cui il Sumo era considerato un rito scintoista ed in cui l’esito finale era considerato come il volere degli dei. Si demandava al Sumo, per esempio, l’indicazione astrale per la costruzione di un tempio o addirittura per la successione al trono. Alla morte dell’imperatore Montoku (858 d.C.), Kereito, uno dei due figli del sovrano defunto, fu eletto imperatore semplicemente in seguito all’esito di una lotta in cui il suo lottatore prevalse su quello del fratello. Durante il secondo periodo il Sumo diventa un vero e proprio combattimento cruento tra guerrieri tanto che, durante l’epoca feudale, dal XIII al XVI secolo, la lotta si praticava senza un “dohjo” (il ring) né un “gyo-yi” (l’arbitro) e si concludeva con la morte di uno dei contendenti, fino a giungere al periodo moderno, dove la lotta giapponese si trasforma in un divertimento pubblico praticato da professionisti. Lasciamo ora i combattimenti e ammiriamo invece questo delicato netsuke sicuramente poco rappresentato e forse, per questo motivo, oggetto di molta attenzione da parte dei collezionisti che desiderano averlo nella propria collezione: si tratta del lotto n. 65, Genso e Yokihi, netsuke in legno di bosso, non firmato, inizi del XIX secolo, altezza cm 9,2, stiGenso e Yokihi. mato 11.000 euro e venduto a circa 32.500. Lotto n. 65 12 La leggenda narra di Genso, imperatore della dinastia Tang (618-907 d.C.) che si infatuò dell’ex moglie di suo figlio, Yokihi e la volle a tutti i costi come concubina, trascurando gli affari di stato. Pare che la giovane donna fosse un’abile suonatrice di flauto e l’iconografia tipica della coppia di innamorati è proprio quella con lei che delizia l’imperatore col suono del flauto. Il lotto n. 66 è altrettanto inusuale e, come vedrete, ha avuto la stessa sorte del precedente: la Songoku che uccide uno shishi. scimmia Songoku che uccide uno shishi, netsuke Lotto n. 66 in legno, firma illeggibile, XIX secolo, altezza cm 5,1, stimato 5.700-7.200 euro e aggiudicato a circa 27.500 euro. La leggenda, poco conosciuta, è narrata nella novella “Saiyuki” e si riferisce al sacerdote cinese Sanzo Hoshi che andò in India, dove rimase per 17 anni, accompagnato da un demone, dal cinghiale Chohakkai e, appunto, da Songoku, la scimmia. Tra i personaggi fantastici più conosciuti troviamo invece Yama-Uba nei lotti 89 e 114. Il primo, è un netsuke in avorio, firmato Okakoto, Kyoto, inizi del XIX secolo, altezza cm 6,7 valutato 3600-4300 euro e aggiudicato a circa 7300 euro. Il lotto 114 Yama Uba con Kintoki, è un netsuke in legno, firmato Tametaka, Nagoya, XVIII secolo, altezza cm 5,4, stimato 11.000-14.000 euro e venduto a circa 18.000 euro. Yama- Uba letteralmente “ vecchia della montagna” (Yama - montagna, Uba - vecchia donna), un essere generalmente benevolo che indica il cammino ai viaggiatori perduti oppure li aiuta a trasportare i fardelli troppo pesanti, è sovente rappresentata dagli artisti giapponesi con un cesto di frutta, mentre allatta un grosso bambino, attorniata da piccoli animali o anche da un orso, un coniglio, una scimmia, o un cinghiale (come nel nostro 114). E’ la madre adottiva di Kintoki, erculeo eroe giapponese, figlio di un “ronin”, perso sulla montagna AshiGara e ritrovato da Yama Uba che lo allevò insieme agli animali della foresta. Una versione opposta dipinge invece Yama Uba come un vero e proprio mostro dall’aspetto di una vecchia strega con una larga bocca in mezzo al cranio e per giunta con i capelli che all’occorrenza si trasformavano in orrendi serpenti. Naturalmente il suo nutrimento preferito erano le carni ed il sangue dei neonati. Credo che per la Yama Uba della nostra collezione sceglieremo senz’altro la prima verYama Uba. sione! Lotto n. 89 13 Il lotto n. 91 è un animale mitologico conosciuto e di cui abbiamo già parlato in precedenza ma, è tanto rappresentato e ambito dai collezionisti che riteniamo di doverlo riproporre. Kirin, netsuke in avorio, non firmato, XVIII secolo, altezza cm 8,5, stimato 14.000-22.000 euro e venduto a circa 32.500 euro. Kirin è una creatura fantastica dotata di poteri magici che scaturiscono dal corno sul suo capo e che occupa un posto importante nella mitologia Taoista. L’antica tradizione cinese vuole che il Yama Uba. nome dell’animale derivi dall’unione dei termini Lotto n. 114 K’i (animale di sesso maschile) e Lin (animale di sesso femminile). L’iconografia tipica è quella che vede la creatura con le zampe di cavallo, il corpo di cervo, la testa di drago e la coda leonina dello Shishi. In Oriente esistono molte leggende sugli unicorni, questa, che è indiana, è quella che ci sembra che più si avvicini alla figura di Kirin. Narra di un bambino nato con corpo umano, ma gambe di cervo e sulla testa un corno con poteri magici. Un giorno, a causa della pioggia battente, il giovane scivolò e ruppe il vaso che stava trasportando. Adirato per l’accaduto, ordinò alla divinità della pioggia che non piovesse mai più e, utilizzando i suoi poteri, la richiesta venne esaudita. Per questo maleficio la terra subì un lungo periodo di siccità e di carestia. Il re di Benares, venuto a conoscenza del motivo per cui non pioveva più, offrì una ricompensa a chiunque riuscisse a privare l’unicorno dei suoi poteri magici: una cortigiana, insieme a dei suoi amici, riuscì a sedurre lo strano personaggio che perse temporaneamente i suoi poteri . Fu allora che iniziò a piovere abbondantemente e la cortigiana portò trionfalmente l’unicorno al palazzo del re dove venne imprigionato e liberato solo dopo aver promesso di non danneggiare mai più gli uomini coi suoi poteri. Sono in genere ragioni molto diverse quelle che ci inducono a scegliere un netsuke anziché un altro, sicuramente una è quella di aver riconosciuto il personaggio Kirin. Lotto n. 91 rappresentato. 14 ALBERT BROCKHAUS Netsuke Lipsia 1905 Volume di grande formato con rilegatura cartonata nera Testo di 482 pagine 272 disegni in bianco e nero 53 tavole con disegni colorati a mano Siamo orgogliosi di aver acquisito per la Galleria questa edizione originale del Brockhaus, un testo che, come ben sapete, ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto cardine per lo studio del netsuke. E stato pubblicato nel 1905 a Lipsia ed abbiamo avuto la fortuna di trovarne una copia con dedica autografa dello stesso Albert Brockhaus. La Galliavola Arte Orientale Via Borgogna, 9 - 20122 Milano tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708 www.lagalliavola.com [email protected]