N etsuke - La Galliavola

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N etsuke - La Galliavola
Arte Orientale
n. 5 - Aprile 2008
Netsuke
La Galliavola Arte Orientale
Via Borgogna, 9 - 20122 Milano
tel. +39 0276007706 - fax. +39 0276007708
www.lagalliavola.com [email protected]
Cari amici
con questo numero festeggiamo il primo anniversario del nostro bollettino e lo dico con
una certa fierezza ed orgoglio, condivisi pienamente anche dalla nostra redazione, nella
speranza soprattutto che anche voi, che mi avete spinto a cimentarmi in questa avventura, vi sentiate partecipi di questa mia soddisfazione.
L’incontro in galleria che avevo preannunciato per la primavera è rinviato al mese di
novembre in concomitanza con un avvenimento che considero straordinario, per Milano e per l’ Italia, e che quindi deve essere giustamente valorizzato: una mostra dedicata esclusivamente al netsuke che il Museo Poldi Pezzoli ha intenzione di allestire
appunto da novembre a marzo esponendo una collezione privata di circa 360 pezzi ricevuta recentemente in lascito e supportata anche da un certo numero di pezzi provenienti dal Victoria and Albert Museum di Londra e dal Linden Museum di Stoccarda.
Sarà sicuramente un’occasione unica e diretta che permetterà, oltre che di ammirare un
numero consistente di pezzi, anche di poterli collocare in una contesto di unicità, dal
momento che fanno parte di una sola collezione, e penetrare lo spirito di chi l’ha assemblata, il cammino percorso, le sue preferenze, le sue scelte …e perché no, le sue titubanze.
Io ne sono entusiasta e spero di poter organizzare, in concerto con la Direzione del
Museo, una visita guidata che ci farà sentire un po’ “a casa nostra”!
In questo numero troverete una nota di Bruno Asnaghi sui Sashi-netsuke, che completa
la mirabile serie dei suoi articoli sulle forme e sull’uso del netsuke. Proponiamo un resoconto, un po’ particolare, di un’asta londinese tenutasi lo scorso novembre presentandola secondo una nuova ottica di approfondimento. Come sempre le proposte del
mese della nostra galleria, ed un articolo, primo di una serie, che vuole porre l’accento
sulla valenza intrinseca dei personaggi raffigurati nei netsuke, iniziando dai Sennin.
Presentiamo quindi una acquisizione della Galleria che riteniamo molto significativa,
quasi l’oggetto straordinario del mese, una copia del testo base della storia del netsuke,
il Brockhaus con dedica dell’autore. Rimandiamo pertanto al prossimo numero, per
motivi di spazio, la posta dei lettori e a tale proposito vorrei ancora una volta ringraziare tutti quanti voi che con telefonate, lettere, e-mail o personalmente, continuate a
dimostrare il vostro interesse ed il vostro compiacimento per il bollettino, grazie veramente di cuore ! Un caro saluto
Roberto Gaggianesi
Hanno collaborato a questo numero: BRUNO ASNAGHI, CARLA GAGGIANESI, ROBERTO GAGGIANESI, ANNA ROSSI GUZZETTI.
Fotolito e stampa: Grafiche San Patrignano, Ospedaletto di Coriano, Rimini
In copertina e ultima di copertina: Rara e grottesca rappresentazione di uomo straniero abbigliato
come un pescatore di corallo. Avorio marino con leggera patina color crema ed inserti in corallo rosso.
Altezza cm 11,5. Senza firma ma sicuramente attribuibile a Shugetsu, Hogen Higuchi, artista nato
ad Osaka nel secolo XVIII. Un nestsuke quasi identico è presente nelle collezioni del British Museum
ed è considerato pezzo di notevole importanza.
Appuntamento di primavera 2008
Inaugurazione
Martedì 20 maggio 2008
Ore 18
La Galliavola Arte Orientale
Via Borgogna 9
Milano
Sashi-gata e obi-hasami
di Bruno Asnaghi
Salmone essicato. Avorio scuro. Firmato Jugyoku.
Soggetto di notevole fattura e reso anche nei minimi dettagli.
Lunghezza cm 14,3. Lugano, Collezione LUB.
Queste interpretazioni Netsuke confrontate a quelle precedentemente illustrate, appaiono inusuali.
La loro particolarità, più che nella forma, sta nel modo in cui si portavano.
La lunghezza varia tra i 15 e i 19 centimetri per il
Sashi-gata, mentre per l’Obi-hasami corrispondeva
all’altezza dell’Obi maschile, 9-10 centimetri.
Il Sashi-gata si allacciava con il cordonetto, reggente
un sagemono, tramite un essenziale appiglio (braccia allungate, branchie o viticci) a seconda del soggetto interpretato. Collegato in questo modo il
netsuke dondolava tra l’Obi e il Kimono.
I temi interpretativi erano assai limitati: Daruma Ashinaga e Tenaga e il mondo degli Oni per le figurazioni antropomorfe; per quelle zoomorfe si preferivano pesci - polpi- ippocampi e alcuni insetti. Il
mondo vegetale era rappresentato da: zucchine, peperoncini o bambù. Per l’esecuzione erano usati il
legno, il corno di cervidi, molto meno l’avorio.
Sashi netsuke, raffigurante drago
marino con Sacra Tama. Legno.
Non firmato, inizio XIX secolo,
Lunghezza cm 17,5.
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Obihasami-netsuke. Corno
di cervo. Non firmato,
inizio secolo XIX.
Lunghezza cm 10,3.
Obihasami raffigurante
Tenaga in atto di afferrare
con le lunghe braccia
un polpo. Corno di cervo.
Tokyo, Asakusa, 1870 ca.
Altezza cm 14,6.
Obihasami raffigurante
una scimmia dal corpo
molto allungato.
Corno di cervo.
Tokyo, Asakusa, 1870 ca.
Altezza cm 14,6.
L’Obi-hasami si pensa che sia il più essenziale tra le
fogge del netsuke, la sua linea richiama quella della
lettera C.
L’Obi copriva la parte allungata dell’Hasami, all’esterno sopra e sotto facevano capolino la parti curvate. In quella superiore poteva essere raffigurata una
testina di animale o di un essere mitologico-fantastico, oppure un soggetto floreale.
Quella inferiore, solitamente, era priva di fregi di decoro.
L’Obi-hasami è stato realizzato frequentemente in
corno o in ossi di cervidi. Il cordoncino veniva fissato
alla curva inferiore della C.
Come per gli altri netsuke, anche all’Hasami si collegava un Sagemono. Serpente attorcigliato
Pur nella sua semplicità, è un net- sul ramo di un vecsuke ambito dai collezionisti perché
chio albero. Avorio
raramente reperibile.
scuro. Firmato
Con questa presentazione pensiamo Chounsai Jugyoku,
Yamada (1848di concludere la rassegna dedicata
1853). Lugano,
alle diverse tipologie di quest’arte
Collezione
LUB .
dell’antico Giappone.
Fiori di pruno su ramo di
bamboo. Avorio di Tokata
con intarsi in oro, rubino,
zaffiro e smeraldo, firmato
Hideyuki, artista contemporaneo. Altezza cm 12.
Lugano, Collezione LUB.
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I modelli che ispirarono i netsukeshi
Gama Sennin
Secondo le credenze popolari orientali i Sennin, figure di
asceti dalla vita irreprensibile, sono considerati come semi-divinità e dotati di poteri soprannaturali caratterizzati nello specifico dalla capacità di vedere e conoscere il passato, il presente
ed il futuro.
I Sennin, che possono appartenere indifferentemente all’uno o
all’altro sesso, sono molto numerosi e di varie derivazioni, nella
maggioranza dei casi di origine Taoista, ma anche di provenienza
indiana e solo in alcuni casi creazioni giapponesi .
I più ricorrenti e rappresentati sono otto, tramandati dalle leggende cinesi come “gli otto geni taoisti” o “Pa-sien”, in cinese
letteralmente “immortale”, conosciuti più semplicemente come
gli “Otto Immortali”; vengono riprodotti in vari materiali e
spesso modellati in biscuit con gli smalti della Famiglia Rosa o
Verde, accompagnati a Shou
Lao, in giapponese Fukurokujo,
uno dei sette dei della buona fortuna e dell’immortalità.
Fig. 1 - Gama Sennin. Oltre a questi vanno ricordati i
più noti sia cinesi che giapponesi
Legno di bosso.
che sono: Gama, Chokwaro, BaNon firmato, prima
metà secolo XIX.
shiko, Tekkai, Bushishi, Koreijin,
Altezza mm 89. Già
Kinkò, Tobosaku, Okyò, Rokò,
collezione Tamanini.
Chinnan.
In questa prima parte parleremo del Gama Sennin: il
Sennin con la rana (gama infatti significa rana).
E’ il Sennin Taoista How Sien-song (in giapponese Kosensei) che viveva sulle montagne in compagnia di
un’enorme rana a tre zampe o come più spesso rappresentato, di un grande rospo.
Fig. 2 - Gama Sennin che cavalca
Una leggenda narra che Kosensei fosse un mercante
un batrace. Legno di ciliegio.
di droghe magiche o forse un alchimista, e che avesse
Firmato Shugetsu IV,
la facoltà di assumere le sembianze di un batrace ogni
secolo XIX. Altezza mm 59.
volta che veniva a contatto con l’acqua.
Già collezione Tamanini.
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Fig. 3 - Gama Sennin
che tiene una rana
sulla pancia. Avorio con
intarsi in corno nero
nelle pupille degli occhi.
Firmato Yoshinaga,
seconda metà
secolo XVIII.
Altezza mm 108.
Fig. 4 - Gama Sennin
che tiene una rana
sulla pancia ed una sulla
spalla. Avorio con intarsi
in corno nero
nelle pupille degli occhi.
Non firmato, prima
metà secolo XVIII.
Altezza mm 110.
Si racconta anche che Kosensei un giorno
trovò sulla montagna una rana (ma leggete pure rospo) molto malata che curò:
una volta guarita la rana si rivelò un demone dedito alle scienze occulte e che,
per riconoscenza, lo iniziò ai misteri alchemici rivelandogli formule segrete.
Un’altra versione parla invece di un certo
Bagen che seguiva Kosensei lungo le
sponde di un lago dove il saggio abitualmente faceva il bagno e che ricevette dall’asceta una pillola magica che lo
trasformava in rana per poterlo meglio seguire oppure, a vostra scelta, per punirlo della
sua indiscrezione.
Solitamente Gama Sennin, Kosensei, è raffigurato come un
vecchio venerabile, calvo, con una lunga barba, vestito con
un mantello di foglie, con in mano un bastone e una rana
a tre zampe o un rospo preferibilmente sulla spalla (vedi
figg. 1 e 5) ma anche su varie parti del corpo come sul ventre (vedi figg. 3 e 4) o ai suoi piedi.
Ci sono altre posture particolari che rappresentano Gama
Sennin trasportato a cavallo di un enorme Batrace (vedi fig.
5) o altre nell’atto di dare una pillola (magica) ad una rana
che altri non è che il povero Bagen .
Nel prossimo numero ci occuperemo di Chokwaro: il Sennin della zucchetta magica.
Fig. 5 - Gama Sennin che regge sulle spalle un enorme batrace.
Legno. Firmato Toyokazu, metà secolo XIX. Altezza mm 48.
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Le proposte di primavera
Maschera del teatro No raffigurante Ko-Beshimi. Legno di bosso. Non firmata, metà secolo XIX. Bellissima patina, altezza mm 51. Una maschera simile è pubblicata in PATRIZIA JIRKA SCHMITZ, Netsuke, The Trumpf Collection, Stoccarda, 2000, pp. 228-229, n.
89, fra i top lot della collezione.
Proposta a euro 1.500.
Islander con ramo di corallo. Netsuke in corno e pietre dure. Non firmato, secolo XIX, altezza mm 35.
Raffigurazione di un uomo delle isole,
realizzata in corno e impreziosita da
applicazioni in madreperla, corallo,
malachite e rame.
Un netsuke classico che non dovrebbe
mai mancare in una collezione; questo esemplare, in particolare, è curioso
per la presenza, sul verso, della riproduzione di un netsuke, completo di Inro e Ojime, sorretto dalla cintura in vita.
Proposto a euro 1.800.
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Shoki. Netsuke in avorio, firmato Tama,
secolo XIX, altezza mm 56. Lo Shoki,
come vuole la tradizione, è rappresentato
in compagnia di un Oni che tiene sotto
braccio, mentre la creatura dispettosa
tenta di slacciare il nastro che ferma il copricapo. Ampi himotoshi sul retro e buona
patina. La firma apposta sotto un piede è
di Tama, un carver di buon livello del
XIX secolo citato in NEIL DAVEY, Netsuke, pag. 536, n. 2845.
Proposto a euro 2.000.
Tobosaku con karako. Netsuke in
legno di cipresso, non firmato, XVII
secolo, altezza mm 70. Tobosaku è
uno degli Immortali taoisti realizzato secondo la tipica iconografia che
lo vede con la pesca magica dell’immortalità in mano, vestito con
ampia e lunga tunica, cranio calvo,
sulla nuca lunghi capelli e barba che
incornicia il volto. In questo esemplare è accompagnato da un bambino. E’ un classico netsuke adattato:
la statuetta votiva cinese del 1600 è
stata convertita in netsuke prima
utilizzando gli himotoshi naturali
ricavati tra le due figure, in seguito,
per motivi sconosciuti, tramite due
fori praticati sulla schiena. E’ indubbiamente un pezzo di grande fascino sia per la patina
d’epoca che per la particolarità del soggetto.
Proposto a 1.800 euro.
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Simbologia del netsuke
Leggende in asta
Martedì 6 novembre 2007 a Londra, la casa d’aste Bonhams in New Bond Street ha messo in asta 63 netsuke di
una collezione formata tra il 1964 ed il 1967 curata da W.
W. Winkworth, noto esperto londinese.
La collezione, di buon livello qualitativo e gusto, è andata quasi interamente dispersa con risultati come al solito altalenanti e con diverse sorprese sia al ribasso che al
rialzo.
Non è però di questo aspetto che vogliamo parlare in questo resoconto bensì, con la limitazione che ci impone lo
spazio concessoci, vorremmo commentare alcuni “pezzi”
in rapporto al significato sia leggendario che simbolico che
assumono nell’iconografia giapponese.
Iniziamo con il lotto 56: Macrosephalous Bakemono, netBakemono
suke in legno di bellissima patina, firmato Yusen, XIX
Lotto n. 56
secolo, altezza cm 6, stimato 1200-1400 euro e venduto
a circa 7800 euro (siamo a Londra, le transazioni si svolgono in lire sterline, abbiamo quindi provveduto ad un cambio indicativo).
La figura è sicuramente curiosa: un fantasma con una grossa testa, uno sguardo bieco
derivante da un enorme occhio spalancato di vetro e l’altro socchiuso, in equilibrio instabile su una sola gamba, davvero inquietante!
In effetti è Bakemono, letteralmente “cosa trasformata”, che in Giappone è il termine
generico
usato per indicare i
fantasmi, gli spettri e tutte le altre
apparizioni fantastiche che però, in
genere, vengono
rappresentate prive
delle estremità inferiori in quanto
Gruppo di ciechi
immerse nella nebLotto n. 58
10
bia, nell’acqua o nelle nuvole dove fluttuano.
Il nostro è, da questo punto di vista, particolare,
avendo appunto i piedi in evidenza, uno sul quale appoggia e uno piegato verso il corpo, intento forse a
qualche passo di danza grottesca, quindi potrebbe o dovrebbe essere classificato nella categoria dei “personaggi
fantastici”.
Il n. 58 è un gruppo di tre ciechi su un tronco, netsuke
in legno di bosso, firmato Awataguchi, Edo, XVIII secolo, lungo cm 9,5. Stimato 2900-3600 euro e aggiudicato a circa 8400.
Lo accomuniamo al n. 62, figura di cieco in equilibrio su uno zoccolo, netsuke in legno di bella patina,
non firmato, XIX secolo, altezza cm 13,3, stimato
1400-2200 euro e venduto a circa 1600 euro. Entrambi i netsuke hanno come soggetto i ciechi, prediletti dai carver giapponesi che li ritraevano nelle più
disparate situazioni, dediti a guadagnarsi da vivere
mendicando, come musicanti, come massaggiatori oppure, come il nostro n. 58, in gruppo, in atteggiamento divertente.
Dobbiamo sicuramente raccontarvi la storiella con
morale che narra di un elefante indiano portato in
Cieco
Giappone e che incuriosì un gruppo di ciechi che iniLotto n. 62
ziò a toccarlo per poterne
comprendere la forma. Le varie parti del pachiderma davano a seconda dei casi delle suggestioni molto diverse
infatti al tatto le zampe davano l’idea di un tronco d’albero, per quelli che toccavano le zanne di un pugnale e
per quelli che toccavano la proboscide di un serpente.
Una grande confusione!
La morale suggerita è quella di non trarre giudizi in base
alle singole parti ma tener conto dell’insieme.
Possiamo senza dubbio far seguire un altro esempio, con
il lotto n. 64, presentato come mendicante cieco (il termine usato da Bonhams ci sembra troppo riduttivo e affrettato), in legno di bosso, firmato Jobun, Edo, tardo
XVIII secolo, altezza cm 6, stimato 3600-4300 euro e
Mendicante cieco
venduto a circa 10.800.
Lotto n. 64
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Il pezzo è un “classico” e noi ne abbiamo pubblicato uno simile nel mese di settembre nella rubrica delle proposte della
galleria. In tale occasione avevamo preso in considerazione,
come iconografia, quella del massaggiatore del quale si era soliti saggiare la forza collocando davanti all’ingresso di casa una
pesante pietra che il tapino doveva sollevare prima della prestazione. Tutta un’altra interpretazione invece quella che individua il nostro ometto, non alle prese con un macigno ma
con il proprio scroto, affetto da una imbarazzante e fastidiosa
orchite, ma ognuno è libero di interpretarlo nell’uno o nell’altro verso…
Ritorniamo ora al n. 61, Lottatore di Sumo, netsuke in legno,
Lottatore di Sumo.
firmato Masanao, Ise, XIX secolo, altezza cm 5,7, stimato 2200Lotto n. 61
2900 euro e venduto a circa 9400 euro. Il Sumo, letteralmente
“lotta”, faceva parte della scienza guerriera dell’antico Giappone della quale anche oggi
mantiene evidenti tratti rituali, come in origine.
Si possono distinguere tre epoche nella storia della lotta giapponese: la prima, dal III secolo a.C. al XIII d.C., in cui il Sumo
era considerato un rito scintoista ed in cui l’esito finale era considerato come il volere degli dei. Si demandava al Sumo, per
esempio, l’indicazione astrale per la costruzione di un tempio o
addirittura per la successione al trono. Alla morte dell’imperatore Montoku (858 d.C.), Kereito, uno dei due figli del sovrano
defunto, fu eletto imperatore semplicemente in seguito all’esito
di una lotta in cui il suo lottatore prevalse su quello del fratello.
Durante il secondo periodo il Sumo diventa un vero e proprio
combattimento cruento tra guerrieri tanto che, durante l’epoca
feudale, dal XIII al XVI secolo, la lotta si praticava senza un
“dohjo” (il ring) né un “gyo-yi” (l’arbitro) e si concludeva con
la morte di uno dei contendenti, fino a giungere al periodo moderno, dove la lotta giapponese si trasforma in un divertimento
pubblico praticato da professionisti.
Lasciamo ora i combattimenti e ammiriamo invece questo
delicato netsuke sicuramente poco rappresentato e forse, per
questo motivo, oggetto di molta attenzione da parte dei collezionisti che desiderano averlo nella propria collezione: si
tratta del lotto n. 65, Genso e Yokihi, netsuke in legno di
bosso, non firmato, inizi del XIX secolo, altezza cm 9,2, stiGenso e Yokihi.
mato 11.000 euro e venduto a circa 32.500.
Lotto n. 65
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La leggenda narra di Genso, imperatore della dinastia Tang (618-907 d.C.) che si infatuò dell’ex
moglie di suo figlio, Yokihi e la volle a tutti i costi
come concubina, trascurando gli affari di stato. Pare
che la giovane donna fosse un’abile suonatrice di
flauto e l’iconografia tipica della coppia di innamorati è proprio quella con lei che delizia l’imperatore
col suono del flauto.
Il lotto n. 66 è altrettanto inusuale e, come vedrete, ha avuto la stessa sorte del precedente: la
Songoku che uccide uno shishi.
scimmia Songoku che uccide uno shishi, netsuke
Lotto n. 66
in legno, firma illeggibile, XIX secolo, altezza cm
5,1, stimato 5.700-7.200 euro e aggiudicato a circa 27.500 euro.
La leggenda, poco conosciuta, è narrata nella novella “Saiyuki” e si riferisce al sacerdote
cinese Sanzo Hoshi che andò in India, dove rimase per 17 anni, accompagnato da un
demone, dal cinghiale Chohakkai e, appunto, da Songoku, la scimmia.
Tra i personaggi fantastici più conosciuti troviamo invece Yama-Uba nei lotti 89 e 114.
Il primo, è un netsuke in avorio, firmato Okakoto, Kyoto, inizi del XIX secolo, altezza
cm 6,7 valutato 3600-4300 euro e aggiudicato a circa 7300 euro. Il lotto 114 Yama
Uba con Kintoki, è un netsuke in legno, firmato Tametaka, Nagoya, XVIII secolo, altezza cm 5,4, stimato 11.000-14.000 euro e venduto a circa 18.000 euro.
Yama- Uba letteralmente “ vecchia della montagna” (Yama - montagna, Uba - vecchia
donna), un essere generalmente benevolo che indica il cammino ai viaggiatori perduti
oppure li aiuta a trasportare i fardelli troppo pesanti, è sovente rappresentata dagli artisti giapponesi con un cesto di frutta, mentre allatta un grosso
bambino, attorniata da piccoli animali o anche da un orso,
un coniglio, una scimmia, o un cinghiale (come nel nostro
114). E’ la madre adottiva di Kintoki, erculeo eroe giapponese, figlio di un “ronin”, perso sulla montagna AshiGara e ritrovato da Yama Uba che lo allevò insieme agli
animali della foresta.
Una versione opposta dipinge invece Yama Uba come un
vero e proprio mostro dall’aspetto di una vecchia strega
con una larga bocca in mezzo al cranio e per giunta con i
capelli che all’occorrenza si trasformavano in orrendi serpenti. Naturalmente il suo nutrimento preferito erano le
carni ed il sangue dei neonati. Credo che per la Yama Uba
della nostra collezione sceglieremo senz’altro la prima verYama Uba.
sione!
Lotto n. 89
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Il lotto n. 91 è un animale mitologico conosciuto
e di cui abbiamo già parlato in precedenza ma, è
tanto rappresentato e ambito dai collezionisti che
riteniamo di doverlo riproporre.
Kirin, netsuke in avorio, non firmato, XVIII secolo, altezza cm 8,5, stimato 14.000-22.000 euro
e venduto a circa 32.500 euro.
Kirin è una creatura fantastica dotata di poteri
magici che scaturiscono dal corno sul suo capo e
che occupa un posto importante nella mitologia
Taoista. L’antica tradizione cinese vuole che il
Yama Uba.
nome dell’animale derivi dall’unione dei termini
Lotto
n. 114
K’i (animale di sesso maschile) e Lin (animale di
sesso femminile). L’iconografia tipica è quella che vede la creatura con le zampe di cavallo, il corpo di cervo, la testa di drago e la coda leonina dello Shishi.
In Oriente esistono molte leggende sugli unicorni, questa, che è indiana, è quella
che ci sembra che più si avvicini alla figura di Kirin. Narra di un bambino nato con
corpo umano, ma gambe di cervo e sulla testa un
corno con poteri magici. Un giorno, a causa della
pioggia battente, il giovane scivolò e ruppe il vaso che
stava trasportando. Adirato per l’accaduto, ordinò alla
divinità della pioggia che non piovesse mai più e, utilizzando i suoi poteri, la richiesta venne esaudita. Per
questo maleficio la terra subì un lungo periodo di siccità e di carestia.
Il re di Benares, venuto a conoscenza del motivo per
cui non pioveva più, offrì una ricompensa a chiunque
riuscisse a privare l’unicorno dei suoi poteri magici: una
cortigiana, insieme a dei suoi amici, riuscì a sedurre lo
strano personaggio che perse temporaneamente i suoi
poteri . Fu allora che iniziò a piovere abbondantemente
e la cortigiana portò trionfalmente l’unicorno al palazzo del re dove venne imprigionato e liberato solo
dopo aver promesso di non danneggiare mai più gli uomini coi suoi poteri.
Sono in genere ragioni molto diverse quelle che ci inducono a scegliere un netsuke anziché un altro, sicuramente una è quella di aver riconosciuto il personaggio
Kirin.
Lotto n. 91
rappresentato.
14
ALBERT BROCKHAUS
Netsuke
Lipsia 1905
Volume di grande formato
con rilegatura cartonata nera
Testo di 482 pagine
272 disegni in bianco e nero
53 tavole con disegni
colorati a mano
Siamo orgogliosi di aver acquisito per la Galleria questa edizione originale del
Brockhaus, un testo che, come ben sapete, ha rappresentato e rappresenta tuttora un punto cardine per lo studio del netsuke. E stato pubblicato nel 1905
a Lipsia ed abbiamo avuto la fortuna di trovarne una copia con dedica autografa dello stesso Albert Brockhaus.
La Galliavola Arte Orientale
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