Questo processo farsa ai Khmer rossi

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Questo processo farsa ai Khmer rossi
Quasi due milioni di morti in cinque anni. Padre François Ponchaud ripercorre in prima persona la storia della Cambogia, dai Khmer rossi al
processo in corso ad alcuni capi della guerriglia. Un processo a cui si è
Questo processo farsa
ai Khmer rossi
GIUSTIZIA
di Francesca Lancini
sempre opposto, definendolo “un’ingiustizia internazionale”. Sia perché tardivo sia perché destinato a ridare una verginità ai molti che hanno come obiettivo…
ono passati quasi trent’anni dalla fine
del regime dei Khmer rossi (19751979) e dieci dalla morte del loro capo
supremo Pol Pot, ma il processo a pochi
anziani dirigenti della guerriglia è partito
solo pochi mesi fa. La Cambogia è una ferita aperta nelle pagine di storia del
Ventesimo secolo: il tribunale cambogiano
sostenuto dalle Nazioni Unite servirà davvero a fare giustizia di un milione e
700.000 morti massacrati, affamati e
annientati dai lavori forzati? Ne parla in
esclusiva a east Padre François Ponchaud,
che viveva in Cambogia dal 1964 e che è
stato l’ultimo straniero a lasciare l’ambasciata di Francia dopo la presa di Phom
Penh da parte dei Khmer rossi, e il primo a
denunciarne i crimini ai media internazionali, tra cui “Le Monde”, e nel libro
Cambodge, année Zéro (1977). Grande
conoscitore della lingua e della cultura
Khmer, Ponchaud è tornato come missionario in Cambogia nel 1993, quando i guerriglieri Khmer rossi erano ancora attivi nel
nord del Paese, al confine con la Thailandia.
Solo a fine anni Novanta, e con la morte di
Pol Pot (1998), la Cambogia è stata pacificata, anche se le è rimasta una pesante eredità
di guerra.
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Dopo trent’anni hanno arrestato solo cinque
persone: il processo ai Khmer rossi ha
ancora un valore?
No. Mi sono sempre opposto a questo
processo perché è una forma di ingiustizia
internazionale. Ciò che hanno fatto i Khmer
rossi è mostruoso, ma adesso se la prendono
con dei vinti senza aver fatto niente quando
erano al potere. Giudicare solo i Khmer
rossi prova che questo processo è una farsa:
Nixon e Kissinger, che hanno rovesciato più
di 237.000 tonnellate di bombe sulla
Cambogia senza alcuna ragione, sono sempre in libertà. Chi dunque oserà giudicare
questi terroristi e assassini internazionali
rappresentati dai governi degli Stati Uniti
negli ultimi 50 anni? È troppo facile prendersela con uomini che non sono più al
potere, quando si sapeva ciò che accadeva
nelle giungle cambogiane. Se non fosse così,
dovremmo rifiutarci di pagare le tasse che
consentono di mantenere i servizi segreti.
Oggi si giudicano 5 persone, ma si dimenticano i dirigenti attuali della Cambogia che
sono ex Khmer rossi e che stanno creando
tutte le condizioni oggettive per una nuova
esplosione di violenza. Fortunatamente per
loro, il contesto politico e militare internazionale è cambiato.
GIUSTIZIA
Qual è la vera posizione del governo
cambogiano?
Si dice che servono 114 milioni di dollari per far durare il processo fino al 2011.
Ma la parte cambogiana non vuole e punta
i piedi: non ha ancora versato la sua quota
per la prima fase delle udienze. Questo
processo può soddisfare solo le “anime
belle” dell’Occidente. I Khmer delle campagne cambogiane hanno superato la loro
sofferenza attraverso l’oblio. Rianimare le
sofferenze è malsano. Se si volesse essere
giusti bisognerebbe giudicare anche i piccoli capi che hanno ucciso, ma a quel
punto si riattiverebbe la guerriglia. Questo
processo non aiuterà neppure a conoscere
il passato, perché nessuno dei dirigenti
dirà la verità: secondo la mentalità Khmer,
se lo facessero perderebbero la faccia.
Ha partecipato a qualche udienza?
No. Non mi hanno invitato. Mi risulta
che finora ci sono state solo due udienze a
cui è stato autorizzato ad assistere solo un
centinaio di persone.
Si parlava del processo già negli anni
Novanta. Quali sono le cause di questo
ritardo?
Il processo è stato chiesto per la prima
volta nel luglio 1994 dai due co-premier
Hu Sen e il principe Ranariddh, che non
riuscivano a vincere militarmente i Khmer
rossi e pensavano ingenuamente che l’Onu
avrebbe fatto il lavoro sporco di arrestarli.
Da quando Ieng Sary (N°3 del regime,
ndr) si è arreso al governo con 3mila
uomini, il 9 agosto 1996, il processo è
diventato inutile e l’Esecutivo cambogiano
ha trascinato in lungo la questione. Tanto
che nel 2002 l’Onu aveva praticamente
gettato la spugna. Sono state Francia,
Giappone e di nuovo le Nazioni Unite a
rilanciare i negoziati che hanno avuto
come risultato “un tribunale cambogiano a
carattere internazionale”. Da allora il
governo cambogiano ha fatto di tutto per
frenare il processo, senza dubbio nella speranza che gli imputati morissero prima del
giudizio.
Adesso chi vuole davvero il processo?
Banalmente, visto che siamo in
Cambogia, tutti quelli che hanno interessi
economici. Più di 300 cambogiani lavorano
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QUESTO PROCESSO FARSA AI KHMER ROSSI
Ma chi sono i responsabili dei massacri?
Solo i capi Khmer rossi?
I responsabili sono innanzitutto coloro
che hanno dato le direttive di sopprimere
una certa classe sociale. Ma sul campo c’erano i piccoli capi che hanno interpretato
queste direttive e ucciso. Il potere era dato
di proposito a ignoranti, emarginati, alcolizzati che hanno poi espresso le loro frustrazioni. Molti responsabili sono stati
uccisi nel 1979, all’arrivo dei soldati vietnamiti, altri sono al potere a Phnom Penh,
altri ancora si trovano nei villaggi e vivo-
no in pace coi contadini. L’intenzione di
arrestarli, per fare giustizia – ripeto – riattiverebbe la guerriglia.
Lei prima accennava ad altre responsabilità…
Sì. Bisogna parlare di tutti gli attori del
dramma cambogiano. Gli Stati Uniti
hanno innescato la guerra del Vietnam,
senza la quale non ci sarebbe stato il regime dei Khmer rossi. La loro spedizione del
maggio-giugno 1970 ha spinto i contadini
verso i Khmer rossi, insieme con i bombardamenti del 1973, e la loro assenza di
visione politica ha impedito il ritorno di
Sihanouk (re e capo di Stato a fasi alterne
dal 1941 al 2004, ndr). I tailandesi, nella
persona del generale Chavalith, hanno
garantito il loro sostegno ai guerriglieri
_Durante la Guerra Fredda la Cambogia era solo una pedina nello scacchiere mondiale, diviso tra Usa e Urss.
Sotto, a destra, le foto delle vittime dei Khmer rossi nel
museo del genocidio a Phnom Penh
Grazia Neri_afp
al tribunale. I giudici hanno un salario
copioso di 6.000 dollari al mese, quando
qui (a Phnom Penh, ndr) un insegnante ne
guadagna da 32 a 34. Il governo accetterà
il processo quando avrà messo tutto sotto
chiave per impedire ogni deriva che rischi
di tirare in ballo i suoi membri. Vuole il
processo anche qualche cambogiano del
ceto borghese, come Youk Chhang, delle
associazioni di difesa dei diritti dell’uomo
per le quali è un mezzo di sostentamento.
GIUSTIZIA
massacri sono
innanzitutto coloro che
hanno dato le direttive
di sopprimere una certa
classe sociale.
Il potere era dato di
proposito a ignoranti
emarginati, alcolizzati.
Molti dei responsabili
sono stati uccisi, altri
sono tuttora al potere
cambogiani. La Cina, invece, li ha armati e
il Vietnam ha fomentato le divisioni all’interno del regime dei Khmer rossi, soprattutto a partire dal 1977. Come può vedere,
un processo equo andrebbe ben oltre qualche anziano cambogiano.
Qual è stato, in particolare, il ruolo dell’attuale primo ministro Hu Sen che si
dice abbia fatto parte dei ranghi della
guerriglia?
Hu Sen, che oggi ha 54 anni, ne aveva
25 alla fine del regime dei Khmer rossi.
Era troppo giovane per far parte del regime, ma si pensa che fosse capitano e lo si
accusa di crimini all’ospedale di Kompong
Cham nel 1972, che però restano da provare. D’altra parte, diversi suoi consiglieri
erano capi sanguinari come Chéa Chim,
presidente del Senato e capo dello Stato ad
interim. I membri del governo attuale
appartenevano a fazioni diverse a quella di
Pol Pot e sono fuggiti dalle fila dei Khmer
rossi non per ragioni ideologiche, ma per
salvarsi la vita.
Grazia Neri_afp
I responsabili dei
QUESTO PROCESSO FARSA AI KHMER ROSSI
La popolazione cambogiana, invece, è
interessata a questo processo?
No. La popolazione è interessata a ciò
che mangerà il giorno dopo. L’inflazione al
5,7%, secondo il dato ufficiale, in realtà è
al 50% per i prodotti alimentari e la benzina. Sono questi bisogni vitali che interessano alla gente più del giudizio di
anziani che nemmeno conoscono. Anche
chi ha perduto i suoi cari dice che il processo non li farà tornare. La Transcultural
Psychological Organization riporta che i
cambogiani hanno trovato da soli come
curare le loro ferite, in un modo che è
diverso da quello degli occidentali: attraverso l’oblio invece che con il perdono. I
monaci (buddisti, ndr) dicono che voler
giudicare i Khmer rossi significa covare
odio nel cuore.
Noi occidentali spesso non riusciamo a
capire la mentalità cambogiana…
Come, dunque, sono potuti nascere i
Khmer rossi e la loro ideologia?
_Norodom Sihanouk, che è stato re e capo di Stato a fasi
alterne dal 1941 al 2004, qui sotto è ritratto nell’aprile
del 1973 nella valle dei templi tra due leader dei Khmer
rossi
Grazia Neri_AFP
Proprio perché non conosciamo la
mentalità Khmer, lasciamo che si giudichino fra loro, secondo i loro criteri. La
nozione di Diritti dell’Uomo, non spiaccia
agli occidentali, non è universale.
Lasciamo che il Papa creda il contrario, se
ciò lo diverte. La vita, l’amore e la morte
non hanno lo stesso contenuto affettivo e
psicologico ovunque. Qui il concetto di
persona non esiste. “Le buone e le cattive
azioni seguono l’uomo come la sua
ombra”, senza perdono possibile. Chi ha
fatto un errore politico ha un peso sul suo
karma. Uccidendolo, lo si aiuta a rivivere
in una forma diversa. Ciò è senza dubbio
mostruoso per noi, ma io credo che in
questo pensiero ci sia qualcosa di vero. Il
concetto di karma dovrebbe essere analizzato dai giudici.
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GIUSTIZIA
Come spiegare l’inspiegabile? Sul
piano politico, si era nel contesto della
Guerra Fredda, quando il marxismo-leninismo trionfava. I giovani rivoluzionari
Khmer sono stati adulati in Francia, dove
hanno studiato. I Khmer, in generale, sono
assolutisti, eccessivi e megalomani in
tutto: Angkor (la valle dei templi, ndr) ne
è la prova. I Khmer rossi volevano essere i
migliori comunisti del mondo, superiori ai
vietnamiti. Il loro progetto di sviluppo
non era folle di per sé, ma non avrebbero
dovuto basarlo solo sull’agricoltura e fondare il loro potere sulla forza e sul terrore. La rivoluzione francese è stata il loro
modello, anche se loro rifiutano ogni
punto di riferimento. Non sono stati più
sanguinari di Robespierre o Mussolini.
Ciò che colpisce è che il loro regime si sia
imposto nella seconda metà del Ventesimo
secolo. Tutt’ora, del resto, persiste in
Cambogia la concezione che il capo di
Stato ha potere di vita e di morte sul suo
popolo. La terra di Cambogia gli appartiene, come a un padre e a una madre.
Il Processo
Sihanouk si è sempre fatto chiamare
“Monsieur papa”.
E la comunità internazionale ha creato il
contesto…
Durante la Guerra Fredda la Cambogia
era solo una pedina nello scacchiere mondiale spaccato fra Usa e URSS. Nel 1975
l’Occidente (di sinistra, ndr) ha applaudito
la vittoria dei Khmer rossi, perché secondo
loro era una sconfitta dell’imperialismo
americano. I giornalisti hanno mentito in
modo insopportabile sulla Cambogia dal
1970 al 1975, e soprattutto Jean Lacouture
(“Le Monde”, “France Soir”, “Nouvel
Observateur”, ndr).
La Cina ha armato i Khmer rossi per evitare che la Cambogia diventasse un protettorato americano come il Laos e l’Europa
vi si è allineata. Quando sono andato a
testimoniare alla Commissione dei Diritti
dell’Uomo, il 15 settembre 1978, nessuno
sembrava credermi. Non bisognava dispiacere alla Cina, il grande protettore, l’immenso mercato potenziale. E dopo la cadu-
Khmer rossi arrestati finora
Grazia Neri_AFP
Tribunale formato da una maggioranza di giudici
locali e da una minoranza di giudici stranieri,
giudicherà casi di genocidio e crimini contro
l’umanità
Budget disponibile 53,6 milioni di dollari, in gran
parte grazie alle donazioni straniere
Durata almeno tre anni, a partire dal 2008
Kaing Khek Eav direttore del centro di tortura S-21.
In detenzione preventiva dal 1999 e incarcerato dal
TE il 23 agosto 2007.
Nuon Chea 82 anni, malato. N°2 e ideologo del
regime e autore di purghe. Arrestato il 19
settembre 2007.
Ieng Sary 82 anni, malato. N°3 del regime e
ministro degli Affari Esteri.
Khieu Thirith 75 anni, malata mentale moglie di
Ieng Sary. Ministra degli Affari Sociali al tempo dei
Khmer rossi, arrestata con il marito il 12 novembre
2007.
Khieu Samphan 76 anni, malato. Capo dello Stato
dei Khmer rossi. Arrestato il 19 novembre 2007, qui
nella foto in un momento della sua comparsa
davanti alla Corte della Cambogia a Phonm Penh
Chhit Chhoeun detto Ta Mok (“il macellaio”).
Arrestato il 6 marzo 1999 e deceduto in prigione il
21 luglio 2006.
Secondo l’Onu mancano ancora due anziani
dirigenti da arrestare, ma non si conoscono i nomi.
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QUESTO PROCESSO FARSA AI KHMER ROSSI
ta dei Khmer rossi, nel ’79, quando i soldati vietnamiti sono entrati a Phnom Penh,
l’Europa oltre ad allinearsi alla Cina, ha
riarmato i Khmer rossi e bloccato ogni
informazione che li potesse nuocere. Fino
a che, il 17 giugno 1982 a Kuala Lumpur,
guidata dalla Francia, ha obbligato i nazionalisti di Son Sann, i monarchici di
Sihanouk e i Khmer rossi rappresentati da
Khieu Samphan, a formare un governo di
coalizione. “Coalizione disonorevole” dirà
Sihanouk.
Cosa fa adesso Sihanouk, dopo aver
lasciato il regno al figlio Sihamoni il 29
ottobre 2004?
Attualmente Sihanouk passa la maggior
parte del suo tempo in Cina, dove farebbe
dei film. Non ha più alcun potere sulla
Cambogia.
Rimane, però, una delle figure politiche
più ambigue del Ventesimo secolo…
Sihanouk è un Khmer che sfugge alle
nostre categorie occidentali: qui non è
tutto bianco o nero, e non bisogna mai
perdere la faccia, né farla perdere a qualcun altro. Si è lanciato nella guerra nel
1970 (coi Khmer rossi, ndr) per vendicarsi
delle umiliazioni che gli avevano inflitto
quelli che l’avevano deposto (il filoamericano Lon Nol e suoi seguaci, ndr). Ciò è
molto Khmer: ci si vendica, anche se si
arriva al punto di suicidarsi, per lavare
l’onore beffeggiato. I fattori personali
sono importanti. Bisogna guardare, però,
anche all’aspetto politico: è il solo dirigente cambogiano degli ultimi 40 anni che ha
avuto una visione globale della politica
mondiale e una visione politica del suo
Paese. È stato un patriota che ha amato
profondamente la Cambogia e ha detestato ogni ingerenza straniera. Ciò gli americani non l’hanno capito e hanno cercato di
destabilizzarlo dall’inizio degli anni
Sessanta, affinché li appoggiasse nella
guerra del Vietnam. Nel ’75 e nel ’79 è
andato all’Onu a difendere un regime che
considerava inaccettabile, ma migliore dell’occupazione americana o di quella vietnamita.
Sihanouk era cosciente della sua funzione reale e pensava di essere infallibile,
ma non è stato così.
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Chi è François Ponchaud
Nato nell’Alta Savoia nel 1939, François
Ponchaud entra al seminario delle Missioni
Straniere di Parigi (MEP) nel ’57. Tornato dal
servizio militare in Algeria, nel ’64 è ordinato
prete e parte per la Cambogia. Dopo tre anni
di studio della lingua cambogiana, si occupa
di piccole parrocchie nelle campagne e di
quella di Kompong Cham, terza città del
Paese. Dopo essere stato arrestato dai
Vietcong, torna a Phnom Penh per tutto il
periodo della guerra civile (1970-’75). Il 7
maggio 1975, dopo l’arrivo dei Khmer rossi
nella capitale, come traduttore del viceconsole è l’ultimo a lasciare l’ambasciata
francese, dove si erano rifugiati molti
stranieri. Di ritorno a Parigi lavora per il
servizio d’informazione del MEP e comincia a
raccogliere tutta la documentazione
disponibile sui Khmer rossi. Il 15 ottobre
scrive il primo articolo in cui parla di “una
rivoluzione generata da dolori spaventosi”. A
dicembre compone il primo dossier e a
febbraio denuncia su “Le Monde” l’uccisione
di 800.000 persone. Un giornalista del
quotidiano francese gli consiglia di scrivere
un libro, Cambogia, anno zero, pubblicato nel
’77 e tradotto in sette lingue (in italiano da
Sonzogno). Negli anni successivi visita i
rifugiati cambogiani in vari Paesi e traduce il
Nuovo Testamento in khmer. Nel ’93 torna a
Phnom Penh, dove tuttora vive.
Faceva il bello e il cattivo tempo. Nel
1970 si è alleato ai Khmer rossi pensando
di poter continuare a fare il re e imporre il
suo potere, ma si è sbagliato. A partire dal
’73 i Khmer rossi hanno fatto una propaganda contro di lui e nel ’75 non l’hanno
autorizzato a rientrare subito nel suo
Paese per preparare la popolazione a fare a
meno di lui.
Alcuni dicono che i crimini dei Khmer
rossi sono stati un genocidio.
È d’accordo?
No. Non c’è stato un genocidio, ma crimini contro l’umanità, crimini di guerra e
massacro di massa. Non c’è stato lo sterminio di un’etnia. Parlare di “genocidio” è
un abuso di linguaggio e una deriva deplorevole.

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