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Capitolo 3
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Biblioteconomia e istituti bibliotecari
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Sommario
1. La Biblioteconomia: definizione e oggetto della materia. - 2. Compiti e tipologia delle biblioteche. 3. Le biblioteche italiane.
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1 LA BIBLIOTECONOMIA: DEFINIZIONE E OGGETTO DELLA MATERIA
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Il termine Biblioteconomia deriva dalle parole biblioteca («deposito di libri», dal
greco biblion = «libro» e teke = «scrigno», «deposito») e nomos (in greco «legge»,
«regola»). Essa è dunque «l’insieme delle norme che regolano la vita delle biblioteche»
(GUERRIERI) e, come disciplina, «studia l’organizzazione e il funzionamento delle
biblioteche» (MANFRÉ).
Secondo Manfré, compito della Biblioteconomia è quello di studiare:
— la catalogazione dei libri, cioè i vari tipi di cataloghi e le norme per la loro compilazione;
— la classificazione, cioè i vari metodi di suddivisione dei libri per classi;
— la collocazione, cioè i vari metodi di collocazione dei libri (per formato, per materie etc.) e le «segnature» che indicano tale collocazione sui libri stessi e sulle
schede del catalogo;
— la conservazione e la tutela del patrimonio librario;
— l’acquisto dei libri e gli altri canali (ad esempio le donazioni) attraverso cui essi
giungono in biblioteca;
— l’amministrazione della biblioteca;
— l’organizzazione della biblioteca e i servizi che essa deve offrire agli utenti;
— l’edilizia e l’arredamento della biblioteca, sia per scopi estetici e funzionali che ai
fini della conservazione e della tutela del patrimonio librario.
2 COMPITI E TIPOLOGIA DELLE BIBLIOTECHE
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Secondo le definizioni fornite dal Grande dizionario della lingua italiana (UTET),
per «biblioteca» deve intendersi il «luogo (sala, edificio) adibito alla custodia dei
libri, al loro ordinamento e schedatura, alla loro pronta consultazione», ovvero
una «raccolta più o meno vasta e sistematica di libri (sia d’uso pubblico, sia d’uso
privato)».
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È compito di ogni biblioteca «raccogliere documenti (1), ordinarli, descriverli nel
modo più atto a favorire la più ampia diffusione dell’informazione in essi contenuta»
(COEN PIRANI) e tutto il lavoro del bibliotecario deve essere svolto in funzione del
pubblico a cui è destinato.
Oggi, infatti, diversamente che nel passato, si tende giustamente a privilegiare l’aspetto
dell’informazione e del servizio piuttosto che quello della conservazione, anche se
un’accurata e corretta conservazione del documento è necessaria per garantirne una
migliore diffusione.
In linea generale, comunque, va detto che, in base ai loro compiti e alle rispettive
funzioni, le biblioteche si raggruppano in tre categorie principali:
— biblioteche generali di conservazione e di ricerca;
— biblioteche di ricerca specializzata;
— biblioteche di pubblica lettura.
Tale suddivisione, però, non dev’essere recepita in maniera troppo rigida, giacché
«molte sono le biblioteche che devono far fronte a compiti diversi, che mettono a disposizione del pubblico settori di ricerca accanto a settori di pubblica lettura», mentre,
d’altra parte, «raramente anche in piccole biblioteche di pubblica lettura manca un
settore di conservazione» (COEN PIRANI).
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2.1 Biblioteche generali di conservazione e di ricerca
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Fanno parte di questa categoria le grandi biblioteche nazionali, che hanno il compito di documentare la cultura del loro paese. Tra queste sono da segnalare in Italia,
oltre alle varie biblioteche nazionali, la nazionale centrale di Firenze e la nazionale
centrale di Roma.
Sono biblioteche generali di ricerca e conservazione in genere tutte le biblioteche
storiche, le cui origini risalgono ai secoli passati e che conservano manoscritti antichi e moderni e materiale librario di gran pregio. Si segnalano, tra queste, le biblioteche delle più antiche università, come quelle di Oxford, Parigi e, in Italia, di Bologna, Padova etc.
2.2 Biblioteche di ricerca specializzata
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Poiché neppure le più grandi biblioteche generali possono custodire tutto lo scibile
in ogni materia, esistono le biblioteche di ricerca specializzata, che limitano il loro
interesse a singoli campi del sapere, offrendo però una documentazione approfondita nel settore specifico. Un esempio è la biblioteca del CNR (Consiglio nazionale
delle ricerche) a Roma, che si occupa di tutto quanto si pubblica, in Italia e all’estero, nel campo scientifico. Fra le straniere si può citare, come esempio, la National
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(1) Il termine «documento» è usato per indicare non solo il libro, il periodico e, in genere, tutto il materiale a stampa
e manoscritto, ma anche microfilm, fotografie, dischi, nastri magnetici e qualunque supporto informativo che possa
essere custodito in una biblioteca.
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Library of Medicine di Washington, la quale, tra l’altro, pubblica l’Index Medicus, il
più completo strumento bibliografico nel campo della medicina.
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2.3 Biblioteche di pubblica lettura
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Sono le public libraries, aperte a tutti gli utenti di qualsiasi livello culturale. Compito
di queste biblioteche è anche quello di «esercitare un’azione di richiamo verso il
pubblico meno portato alla lettura» (COEN PIRANI). Biblioteche di questo tipo sono,
per esempio, le biblioteche comunali.
A proposito di questo tipo di istituti bibliotecari, vale la pena riportare quanto afferma il Manifesto dell’UNESCO del 1949, in cui si legge che «La biblioteca pubblica
deve offrire a ragazzi, giovani e adulti, uomini e donne, la possibilità e l’incoraggiamento a:
— esercitare una continua azione di autoeducazione;
— tenersi aggiornati sul progresso in ogni campo del sapere;
— esercitare la propria libertà di espressione ed assumere un’attitudine costruttivamente critica nei riguardi di ogni pubblicazione;
— essere migliore cittadino, in senso sociale e politico, del proprio paese e del mondo;
— essere più efficiente nelle proprie attività quotidiane;
— sviluppare le proprie capacità creative e di apprezzamento dell’arte e della letteratura;
— contribuire al progresso del sapere;
— usare il tempo libero per promuovere il benessere personale e quello sociale. […]
Quale istituzione democratica gestita dal popolo per il popolo, la biblioteca pubblica
deve essere:
— costituita e gestita sotto l’egida della legge;
— finanziata interamente o prevalentemente da fondi pubblici;
— aperta al libero uso e con pari diritti a tutti i membri della comunità, senza distinzione di occupazione, fede, classe, o razza».
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3 LE BIBLIOTECHE ITALIANE
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L’attuale distribuzione delle biblioteche sul territorio italiano non è molto diversa
da quella che si riscontrava negli Stati pre-unitari, per cui mentre alcune città o
regioni concentrano un gran numero di importanti istituti, altre ne sono carenti.
Negli ultimi decenni si è cercato di porre rimedio a questo stato di cose «istituendo
biblioteche in ogni capoluogo di provincia che ne fosse privo e mobilitando le risorse
delle amministrazioni provinciali e comunali, delle accademie, delle società scientifiche», ma nonostante ciò continua ad esistere «una rete irregolare di grandi biblioteche pubbliche: sia per la distribuzione sul territorio nazionale, sia per la consistenza
rispetto al centro in cui si trovano» (COEN PIRANI).
Dal 1930 è attiva l’Associazione italiana biblioteche (AIB), il cui scopo è quello di
sostenere lo sviluppo organico degli istituti bibliotecari e creare un servizio bibliotecario efficiente in ambito amministrativo, biblioteconomico e tecnologico. Organi
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dell’AIB sono: il «Bollettino d’informazioni» e «AIB/notizie», mentre, sul piano nazionale, il Convegno annuale organizzato dall’Associazione rappresenta un significativo momento d’incontro e di dibattito.
In base al censimento effettuato nel 2002 dall’ICCU (l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, facente capo
al Ministero per i beni e le attività culturali), in Italia esistono 15.280 biblioteche, il
47% delle quali costituito da biblioteche pubbliche. A dispetto delle ridotte dimensioni territoriali, la regione che, in rapporto alla popolazione, dispone del maggior
numero di istituti è la Valle d’Aosta (49,8 biblioteche ogni 100mila abitanti), seguita
dal Trentino (42,3), mentre chiudono la classifica due regioni meridionali, Campania e Puglia, rispettivamente con 16,9 e 15,3 biblioteche ogni 100mila abitanti.
I dati fino ad oggi controllati dall’Istituto, riferibili a oltre 12.000 enti, permettono
di stabilire, per le biblioteche italiane, la seguente articolazione tipologica:
— due biblioteche nazionali centrali (quelle di Roma e Firenze);
— 5.292 biblioteche pubbliche, di cui quasi 4.900 gestite dagli enti locali;
— 3.422 biblioteche specializzate, riservate a un singolo settore di conoscenza;
— 1.297 biblioteche di cultura generale;
— 2.145 biblioteche d’insegnamento superiore (in particolare, universitarie).
Unitamente alle due biblioteche nazionali centrali, sono specialmente quelle comunali ad essere a disposizione di tutti i cittadini, poiché solo il 2,7% di esse prevede
ingressi riservati, mentre questa quota, per gli istituti specializzati e per quelli universitari, arriva a toccare punte del 58 e del 64 per cento.
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Tempi di apertura delle biblioteche italiane
(dati espressi in percentuale)
Meno di
6 ore
Da 6 a
12 ore
Da 12 a
18 ore
Da 18 a
40 ore
—
—
—
—
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Tipologia
Nazionali
Istituti d’insegnamento
superiore
F ASCE ORARIE
40 ore
e oltre
100
4,1
14,3
42,6
22,8
20,5
26,1
4,5
3,1
9,5
14,7
34,7
7,1
Importanti non
specializzate
0,2
4,1
14,2
50,5
21,4
Totale
6,7
13,8
17,1
34,0
9,7
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Specializzate
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1,0
12,9
Pubbliche
19,6
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N.B. Per il 18,7% delle biblioteche non sono disponibili dati sull’apertura.
Fonte: ICCU (gennaio 2002)
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Fra i servizi offerti all’utenza spicca quello relativo al prestito dei volumi, praticato
da oltre il 62% degli enti, mentre assai più ridotto risulta il prestito interbibliotecario, che interessa poco più del 10% degli istituti.
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Nel complesso le biblioteche censite dall’ICCU conservano oltre 284 milioni di
testi, comprensivi di manoscritti, materiali audiovisivi, documenti elettronici e documenti musicali a stampa, mentre i libri veri e propri ammontano a più di 213 milioni. Una parte considerevole di questo patrimonio è ospitata nelle biblioteche nazionali, ma anche la dotazione di quelle comunali appare tutt’altro che trascurabile,
come dimostra il fatto che ben 1.337 luoghi di lettura di spessore locale detengono
una quantità di volumi compresa tra le 5.000 e le 10.000 unità.
Per quanto attiene agli istituti pubblici, in particolare, vale anche la pena prendere in
considerazione il rapporto sulla situazione italiana pubblicato nel luglio 2002, a
cura di Elena Boretti, nella «Sezione biblioteche pubbliche» dell’IFLA (The International Federation of Library Associations and Institutions) alla pagina http://
www.ifla.org/VII/s8/annual/country.htm, relativa ai cosiddetti «Country reports» (riguardante, cioè, la situazione nei singoli Stati), da cui si possono evincere i migliori
livelli di prestazione raggiunti dalle biblioteche italiane:
— superficie: da 0,5 a 0,7 mq ogni 10 abitanti;
— apertura: da 40 a 60 ore settimanali;
— dotazione di personale: da 0,7 a 1,2 unità ogni 2.000 abitanti;
— spesa: da 12,9 a 18,07 euro pro capite;
— dotazione documentaria: da 2 a 3 volumi pro capite;
— dotazione di periodici: da 10 a 15 titoli correnti ogni 1.000 abitanti;
— incremento della dotazione documentaria: da 200 a 250 acquisti annui ogni
1.000 abitanti;
— impatto: dal 25% al 40% di iscritti sulla popolazione residente;
— prestito: da 1,5 a 2,5 prestiti pro capite;
— indice di circolazione (calcolato sul posseduto degli ultimi 10 anni): da 0,7 a 1,5
prestiti all’anno per volume posseduto.
Di seguito vengono riportate le notizie più significative sulle principali biblioteche
pubbliche statali attualmente operanti in Italia.
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• Biblioteca nazionale centrale di Firenze
Costituita nel 1861 dalla fusione della biblioteca Magliabechiana con la Palatina,
fondata dai granduchi toscani della Casa di Lorena, fu notevolmente ampliata dall’ultimo di essi, Leopoldo II. Nel 1935 fu trasferita in un nuovo edificio sulla riva
destra dell’Arno appositamente costruito dall’architetto Bazzani. Vi è conservato
uno dei maggiori patrimoni bibliografici italiani, composto da più di quattro milioni di libri a stampa, oltre 24.000 manoscritti, 3.660 incunaboli.
I fondi principali che compongono la biblioteca sono:
— i libri del Biscioni, che fu uno dei primi bibliotecari della Laurenziana e che
riguardano soprattutto la storia civile e letteraria di Firenze;
— la libreria Gaddi, riguardante le origini della letteratura italiana;
— il fondo sul Rinascimento proveniente dalla biblioteca Strozzi e dalla biblioteca
dell’Accademia della Crusca.
Fanno inoltre parte delle sue raccolte i fondi delle librerie Palatina e Lotaringia;
quelli delle librerie di Giovanni Lanni e del senatore Carlo Strozzi; le carte leopar-
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diane cedute da Luigi De Sinner nel 1858; la collezione Guicciardini, ricca di materiale sulla Riforma in Italia; la raccolta dantesca della biblioteca Nencini, di cui
faceva parte un’interessante raccolta di opere di Petrarca; il carteggio foscoliano;
documenti di notevole rilevanza per la storia del Risorgimento etc.
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• Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II di Roma
Nacque nel 1873, dall’unione di tutte le biblioteche (circa sessanta) dei conventi
soppressi a Roma e riunite nella biblioteca Major dei Gesuiti nel grande edificio del
Collegio Romano. Anche se in seguito all’unione di tutte queste biblioteche si determinò un gran numero di duplicati e di opere di teologia oppure a carattere religioso,
la Biblioteca nazionale fu notevolmente arricchita da fondi manoscritti, fra i quali: il
fondo Sessoriano, proveniente dal convento di S. Croce in Gerusalemme; un gruppo
di codici provenienti dall’abbazia di Nonantola; altri provenienti dall’abbazia di
Farfa, dal convento dei Francescani dell’Aracoeli e dal convento di San Silvestro a
Montecavallo.
Il notevole aumento del materiale librario verificatosi in questo secolo (grazie anche
alla legge sul deposito obbligatorio degli stampati, di cui la Biblioteca nazionale
centrale di Roma gode insieme alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze) ha reso
necessaria la costruzione di una nuova sede nella zona del Castro Pretorio, aperta al
pubblico nel 1975.
Dei fondi moderni hanno importanza, oltre alla Biblioteca storica del Risorgimento, ora divenuta autonoma, la raccolta paleografica, la bibliografica, la teatrale, quella delle pubblicazioni periodiche, quella di letteratura cino-giapponese e di letteratura araba. Conserva, inoltre, un discreto fondo di opere di politica e di diritto amministrativo e una serie di libri, opuscoli e pubblicazioni varie sul duello.
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• Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli
Fu fondata da Carlo III di Borbone, che, diventato re di Napoli, fece trasportare qui
da Parma la biblioteca Farnese. Nella città partenopea la biblioteca fu accresciuta da
collezioni private, da biblioteche di corporazioni religiose soppresse e dai libri che vi
pervenivano in base alla legge sul deposito obbligatorio degli stampati per il Regno
di Napoli, di cui godevano sia la nazionale che la Brancacciana (2). Nel 1922 fu
inclusa in essa proprio la biblioteca Brancacciana, ricca di opere sulla storia di
Napoli, costituita dal cardinale Brancacci che l’aveva aperta al pubblico nel 1690. Si
unirono poi alla Biblioteca nazionale altri importanti fondi: quelli della Biblioteca di
San Giacomo, della Biblioteca Provinciale e della Biblioteca di San Martino, più l’Officina dei papiri ercolanesi, che si era costituita al tempo di Carlo III.
Nel 1924 la biblioteca, ulteriormente accresciuta da numerosi doni e lasciti, tra i quali
quello del conte Edoardo Lucchesi Palli, passò nel Palazzo reale. Oggi la Biblioteca
nazionale di Napoli è la maggiore biblioteca italiana dopo le due nazionali centrali di
Roma e Firenze. Possiede più di un milione e mezzo di volumi a stampa, 11.000
C
(2) Risulta dai documenti che, di tutte le opere che si stampavano nel Regno, due esemplari dovevano essere
consegnati alla Biblioteca reale e due alla biblioteca Brancacciana.