basi etologiche di un`adozione responsabile

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basi etologiche di un`adozione responsabile
A cura della Dott.ssa Federica Pirrone, Ph.D
Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e Sanità
Pubblica Veterinaria - Sezione di Biochimica
e Fisiologia Veterinaria, Facoltà di Medicina Veterinaria,
Università degli Studi di Milano
BASI ETOLOGICHE DI UN’ADOZIONE RESPONSABILE
Oggi si parla di zooantropologia, una disciplina relativamente recente ma con un obiettivo di studio
e di ricerca molto antico, la relazione uomo-animale. O meglio, uomo-animale-animale-uomo,
perché il rapporto è in realtà biunivoco e alla zooantropologia si deve proprio l’aver saputo
evidenziare e studiare questa biunivocità, l’esistenza di un dialogo interspecifico continuo dal quale
la specie umana ha molto da imparare. Ed è arrivato il momento che impari a riconoscerlo. La
specie umana, infatti, tende ad essere un po’ miope rispetto a questo, limitando troppo spesso il
proprio campo visivo alla superficie di una relazione basata sul principio dell’utilizzo dell’animale,
che colloca inevitabilmente l’essere umano al centro e gli esseri non-umani intorno, quando non al
di sotto. Come risultato, l’animale domestico si trova oggi sempre più compresso tra
antropocentrismo e antropomorfismo, due tendenze egoistiche dell’uomo, che ora lo utilizza come
strumento di guadagno, ora come proiezione di sé. Il medico veterinario è una figura in grado di
fungere da lente correttiva per questa miopia, contribuendo a rendere più trasparente un rapporto
che tanto trasparente non è. E’ pieno di lati oscuri, invece, che si traducono in quelle migliaia di casi
di abbandono, maltrattamento e speculazione di cui ogni anno gli animali sono vittime e che, a
conferma della natura biunivoca dell’interazione uomo-animale, finiscono per ripercuotersi
negativamente anche sull’essere umano. Pensiamo al fenomeno dell’abbandono degli animali ed al
conseguente randagismo che, soprattutto in questa stagione, acquisiscono un carattere emergenziale
anche alla luce delle serie implicazioni di sanità pubblica ad essi connesse: possibili gravi
aggressioni a persone, ad esempio, piuttosto che trasmissione di agenti di infezione responsabili di
zoonosi. Naturalmente il medico veterinario non può lavorare da solo in questo senso e
fondamentale si rivela la stretta collaborazione con ASL, istituzioni, enti territoriali, associazioni
protezionistiche ed enti cinofili, al fine di sviluppare e promuovere provvedimenti di utilità sociale
ed igienico-sanitaria volti alla costruzione di un corretto rapporto uomo-animale. Anche il comune
cittadino, però, riveste un ruolo centrale ed imprescindibile. Affinché la relazione con l’animale non
risulti fallimentare, essa deve essere per prima cosa responsabile, basata cioè su una profonda
conoscenza degli animali che ci si mette in casa, delle loro necessità fisiologiche ed etologiche, le
quali devono essere rispettate. Bisogna imparare a vedere gli animali per come realmente sono,
esseri senzienti e dotati di una vita ricca e per alcuni aspetti molto vicina alla nostra, ma di fatto
diversi da noi. Il futuro aspirante proprietario di un cane deve sapere che una forte sensibilità verso
gli animali non basta per scegliere di adottarli. Il cane, ad esempio, è un animale sociale e non ha
bisogno, per fare moto, del tapis roulant, non lo vuole. Il cane vuole andare in passeggiata, per
sentire gli odori, per fare incontri. E il proprietario deve assicurargliela. E’ una crudeltà non solo
farlo uscire poco, ma anche strattonarlo nervosamente, magari sgridandolo, appena avvicina il
sofisticatissimo tartufo alla pipì di un conspecifico, che così tante, utilissime informazioni è in
grado di fornirgli sul regno canino che lo circonda. Il mancato rispetto delle esigenze etologiche del
cane è una delle principali cause di insorgenza di patologie comportamentali (ansia da separazione,
aggressività, ecc…) che complicano la convivenza con lui e che rappresentano alcune tra le
principali cause di abbandono. In questo, certamente, il proprietario deve essere educato anche dal
medico veterinario, al quale, però, deve imparare a rivolgersi prima ancora di procedere
all’adozione. Il proprietario, inoltre, deve provvedere, sempre tramite il medico veterinario,
all’identificazione degli animali attraverso il microchip, per varie ragioni: perché questo permette di
conoscere e controllare la popolazione di animali, perché consente la restituzione al proprietario
degli animali smarriti, e perché produce l’effetto di scoraggiarne l’abbandono che, lo ricordiamo,
oggi è un reato punito anche con la reclusione. Ancora, il proprietario, attraverso l’intervento del
medico veterinario, deve contribuire al contenimento demografico, ossia al controllo della
riproduzione animale mediante sterilizzazione chirurgica. Sterilizzazione chirurgica verso la quale,
però, l’opinione pubblica nutre tuttora troppe, ingiustificate perplessità. E va quindi educata e
sensibilizzata su questo aspetto, perché la sterilizzazione è un intervento di routine, che viene
effettuato in anestesia generale di breve durata, è indolore e permette all’animale di recuperare in
brevissimo tempo. Un intervento semplice quanto fondamentale, perché, riducendo il numero di
animali esistenti, riduce anche il numero di potenziali animali abbandonati. Insomma, l’abbandono
è una problematica figlia di una relazione uomo-animale distorta, tutta da rivedere. La correzione di
questa relazione è l’unico strumento per costruire una convivenza che sia per entrambi benefica,
felice e, soprattutto, duratura.