E se cominciassimo dalle biblioteche? di Marinella Pomarici

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E se cominciassimo dalle biblioteche? di Marinella Pomarici
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E se cominciassimo dalle biblioteche?
di Marinella Pomarici
Perché parlare di biblioteche in un paese in
cui pochi leggono? E’ giusto o addirittura
necessario investire nelle biblioteche di
pubblica lettura, in tempi così tristi e bui
come quelli di oggi ? Dice Antonella Agnoli
“Nella crisi, la biblioteca è un’ancora di
salvezza per i ceti più deboli, i giovani che
non riescono a trovare un lavoro, i bambini
che hanno bisogno di crescere in un ambiente
stimolante e di fare esperienze culturali che in
famiglia non potrebbero avere”. E ancora
affinché “la cultura diventi davvero una
risorsa energetica abbiamo “bisogno di una
società che pensa e che ama pensare.” (Le
piazze del sapere, 2009). Ecco il problema è
tutto qui.
Oggi con l’aumento delle povertà e del
degrado urbano, con l’altissimo tasso di
evasione scolastica soprattutto nel Sud Italia e
la scomparsa dei tradizionali centri di
aggregazione sociale (resistono solo le
parrocchie che fanno quello che possono) si
sente più che mai il bisogno di biblioteche
sociali, che mirino alla formazione e al
potenziamento delle abilità personali –
informatiche, linguistiche, di lettura –per
consentire agli utenti di accedere in modo
sempre più qualificato e consapevole al
mondo della conoscenza e dell’informazione,
un fattore che oggi rappresenta il vero
discrimine fra inclusione ed esclusione
sociale.
Tutte le biblioteche dovrebbero promuovere
corsi di alfabetizzazione informatica e offrire
un servizio internet gratuito, per permettere
,ad esempio, agli immigrati di rimanere in
contatto con le loro famiglie, ai disoccupati
per cercare lavoro, agli anziani, e non solo, di
accedere ai servizi, spesso soltanto on-line,
offerti, se non imposti dall’amministrazione
pubblica: si veda il recente esempio delle
numerose famiglie non in grado di iscrivere
telematicamente i figli a scuola o di scaricare
il CUD.
Per molti di questi cittadini le biblioteche
dovrebbero diventare luoghi accoglienti e
amichevoli in grado di offrire servizi
molteplici e favorire il contatto tra le persone,
in un tempo storico in cui la solitudine è
diventata un problema di massa e la presenza
di individui provenienti da altre culture e da
altre lingue un dato strutturale . A Rotterdam,
nella Biblioteca Centrale, ad esempio, nel
grande atrio, famosa è la scacchiera gigante su
cui i giocatori passeggiano per spostare i
pezzi in plastica, mentre gli osservatori
guardano dalle panchine vicine: eccellente
strumento per mettere in comunicazione
persone che non si conoscono e che parlano
lingue diverse.
Nelle biblioteche sociali, fatte di spazi
accoglienti , colorati, comode poltrone,
morbidi tappeti e pouf per i bambini, tavoli e
sedie con lampade per lo studio, caffè e punti
di ristoro, il semplice cittadino può chiedere
informazioni per la sua vita quotidiana, può
leggere i quotidiani e le riviste, i bambini
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con le mamme possano trovare libri e giochi ,
i ragazzi possono leggere i libri, ascoltare la
musica, vedere un film, usare i propri PC
portatili.
Nelle biblioteche sociali ci sono naturalmente
i libri, ma a vista sugli scaffali,( anche in
lingua per gli extracomunitari) ci sono
postazioni informatiche dove si può fare
ricerca, ci sono gruppi di lettura per leggere
insieme
un
libro
,ci
sono
corsi
sull’alimentazione o sul giardinaggio, ci sono
materiali (libri, dvd…) per imparare le lingue,
ci sono uffici informagiovani.
Fantascienza? No, di certo. Così è Sala Borsa
a Bologna o la Biblioteca di San Giovanni a
Pesaro o le tante piccole ma interessantissime
biblioteche come la San Giorgio di Pistoia.
Ed anche biblioteche di pubblica lettura più
tradizionali, come la rete delle Biblioteche
civiche di Torino, offrono mille attività per la
promozione della lettura e mettono
a
disposizione dei propri utenti giornali, riviste,
ebook, musica e video e perfino una serie di
professionisti – dall’avvocato all’architetto-
che, in maniera gratuita, offrono la propria
consulenza.
Trasformazioni socioculturali
L’evoluzione delle biblioteche pubbliche in
Europa è la conseguenza delle trasformazioni
socioculturali in atto. In realtà, se è vero che
le public library nascono in ambiente
anglosassone, protestante (e chi non ricorda i
tanti romanzi inglesi che hanno come
protagonisti
bibliotecarie,
biblioteche
circolanti…?), già da molto tempo governi e
bibliotecari si sono interrogati sulla crisi delle
biblioteche e della lettura di fronte all’impatto
prima con la televisione e poi con internet.
Ormai in tutta Europa, negli Stati Uniti, in
Giappone,
ecc
…
le
pubbliche
amministrazioni
sono
attente
alle
trasformazioni sociali, alla crescita del
numero dei pensionati, delle casalinghe, degli
stranieri
e
costruiscono/attrezzano
le
biblioteche per venire incontro ai nuovi
bisogni: biblioteche di questo tipo di sono
state uno strumento di politica urbanistica per
intervenire in zone difficili, degradate o in
mano alla criminalità organizzata.
Queste strutture devono essere in primo luogo
belle, attraenti, accoglienti e soprattutto
polifunzionali,
come
quelle
prima
descritte,per trasformarsi veramente in luoghi
culturali polivalenti.
Certo la biblioteca di pubblica lettura non può
essere la panacea di tutti i mali ma
sicuramente può contribuire al miglioramento
della qualità della vita di una città.
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In Germania, nella regione di Magdeburgo,
la riqualificazione di uno dei quartieri più
disagiati del territorio passa attraverso
la condivisione della cultura.
Nel sobborgo di Salbke, famoso come tanti
altri dell’ex Germania dell’Est per la sua
decadenza urbana e sociale, con un numero
eccessivo di disoccupati e di spazi inquinati
non utilizzati, è nata infatti una grande
biblioteca all’aperto, realizzata con la
partecipazione di tutti gli abitanti e nel
rispetto
dei
criteri
di risparmio, di
recupero dei materiali e di efficienza
energetica. L’Open Air Library è anche un
esempio di quei processi partecipativi di cui
parla l’Agnoli nella Biblioteca che vorrei
2014):
un vero e proprio polo di
aggregazione
e simbolo
di
rinascita all’indomani della caduta del muro
di Berlino.
Il progetto, realizzato da un gruppo di
architetti, ha deciso di dare nuova linfa vitale
al quartiere, creando una vera e propria oasi
della cultura, basata sulla filosofia
dello sharing, cioé della condivisione di
memorie e di esperienze.
Tutti i cittadini hanno partecipato alla sua
realizzazione dall’inizio alla fine. Nel 2009,
sulla scia dell’entusiasmo creato dalla riuscita
dell’esperimento, entrarono in gioco i
professionisti dello studio Karo Architekten
che, aiutati dalla comunità e dai finanziamenti
del governo federale, realizzarono un nuovo
modello di biblioteca, che oggi accoglie ben
30 mila libri ed è aperta 24 ore su 24.
Per la sua costruzione sono state
utilizzate piastrelle prefabbricate provenienti
dalla demolizione di un vecchio edificio
industriale.
Le scaffalature, essendo la struttura
completamente all’aperto, sono state ricavate
da nicchie in una parete molto spessa, così da
consentire alle persone di leggere immerse
nel verde. Ci sono anche una caffetteria ed un
piccolo palcoscenico dove si svolgono recite
scolastiche e concerti.
In Colombia, a Medellin, che è stata capitale
del traffico di droga, accanto ad altri
interventi pubblici infrastrutturali, l’architetto
Giancarlo Mazzanti ha
progettato la
Biblioteca España proprio per creare, in un
quartiere
particolarmente
violento
e
pericoloso, un luogo dedicato alla formazione
e all’incontro, per la rinascita sociale
dell’area. Mediateca e ludoteca insieme ad
attività di ogni genere fanno della Biblioteca
un luogo molto amato dai ragazzi.
Nel Burundi, la biblioteca di Muyinga, una
sorta di “corridoio porticato” al riparo dalle
forti piogge e dal sole, è luogo di incontri, di
riposo, di conversazione, uno spazio
veramente sociale, dove si costruiscono le
relazioni comunitarie.
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La doppia altezza sul lato della strada ha dato
la possibilità di creare uno spazio dedicato ai
lettori più piccoli, con un angolo in legno
pensato per sedersi in modo informale, anche
durante letture collettive di classe.
Questo spazio è sormontato da un’enorme
amaca di corda, un soppalco, dove i bambini
possono sognare con i libri che stanno
leggendo.
Per contro nella nostra società, che si suol
definire “della conoscenza”, l’esclusione non
solo è sociale, ma anche culturale: alcuni
soggetti o interi gruppi sociali sono
impossibilitati ad accedere al sapere,
all’informazione, alla fruizione culturale e di
conseguenza anche alla vita sociale ed
economica.
Le istituzioni culturali, come le biblioteche
sociali, possono dunque trasformarsi in
“agenti di coesione sociale”, capaci di
favorire la nascita e il consolidamento di
relazioni significative e di rafforzare il senso
di appartenenza alla comunità. Ma per fare
ciò, esse devono necessariamente modificare
la propria offerta e organizzazione in modo da
favorire il protagonismo culturale di fasce
sempre più ampie della popolazione,
moltiplicando le occasioni di scambio e
confronto.
Le biblioteche di pubblica lettura, diffuse in
maniera capillare sul territorio, sembrano
particolarmente adatte ad assumere tale ruolo.
Antonella Agnoli definendo le biblioteche
«Le piazze del sapere» ha voluto proprio
sottolineare questo loro nuovo e necessario
ruolo: luoghi che siano in grado di migliorare
la qualità delle relazioni tra le persone perché
la povertà è anche povertà di relazioni, di
tempo, di cultura. Le biblioteche sono
l’ultimo luogo di condivisione libero e
gratuito. (Agnoli 2009)
Esempi di Biblioteche di nuova concezione
all’estero e in Italia: investimenti pubblici e
privati
Fin dagli anni ’70 in Francia, per superare il
carattere conservativo delle Biblioteche, è
stato lanciato un grande programma nazionale
“Mediateque”, mentre agli inizi degli anni
2000 a Londra, nella municipalità di Tower
Hamlets, un quartiere di 215.000 abitanti
dove il 50% sono immigrati, al posto delle
vecchie piccole e poco frequentate biblioteche
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di quartiere, sono nati gli Ideas Stores,
progettati in colori vivaci all’interno di un
centro commerciale, con accesso facile dalla
strada, con un personale che non resta
immobile dietro i banconi, con orario
continuat , anche il sabato e la domenica e con
punti di ristoro. Tra i responsabili del
programma l’italiano Sergio Dogliani.
La Biblioteca Dokk1 di Aarhus in Danimarca,
inaugurata lo scorso 20 giugno 2015, si
estende per 30.000 mq e fa parte del progetto
Urban Mediaspace, attuato con lo scopo di
riqualificare la città. L’ avveniristico progetto
architettonico, in forma di navicella spaziale
proiettata sull’acqua, è caratterizzato dalla
presenza di 3.000 mq di pannelli solari sul
tetto. Qui i cittadini possono prendere in
prestito libri, guardare film, ascoltare musica
e documentari, ritirare il nuovo passaporto o
semplicemente bere un caffè al bar e godere
della vista sul porto. Dokk1.grazie ai suoi
orari di apertura notturni (aperta 24 ore su
24), consente a tutti di poter accedere a
qualsiasi ora della giornata, esibendo la
tessera d'iscrizione.
una villa con un grande parco e una biblioteca
di quasi 7 mila metri quadrati, un vero e
proprio centro culturale, dove poter studiare,
leggere il giornale, giocare con i propri bimbi,
narrare favole e inventare storie.
Le iniziative all'interno della struttura sono
molteplici: dalla lettura per i più piccoli, al
gioco degli scacchi, dall’informagiovani
all’organizzazione di conferenze, di spettacoli
teatrali e di altre mille attività.
A Cavriago, comune di quasi 10.000 abitanti
in
provincia
di
Reggio
Emilia,
l’amministrazione comunale, dopo un’attenta
analisi dei bisogni della comunità, e il
confronto con biblioteche italiane e straniere,
con una scelta coraggiosa ha investito sul
futuro ed è nato Multiplo, un centro culturale
con tante novità per dare molteplici
opportunità di vivere il tempo libero in modo
creativo e stimolante, con un coinvolgimento
forte della cittadinanza attraverso un progetto
di reclutamento di volontari. Si può leggere,
studiare, guardare un film, frequentare un
corso, giocare, suonare uno strumento,
navigare su internet, incontrare amici, godersi
un nuovo parco nel centro del paese.
L’iscrizione al Multiplo è gratuita e aperta a
tutti.
Non solo investimenti pubblici per la
costruzione o il restauro di biblioteche: un
mecenate locale per festeggiare i 100 anni
della sua azienda ha investito nel 2010 5
milioni di euro per la Mediateca Montanari
Memo di Fano che si affianca alla storica
biblioteca Federiciana.
In Italia, soprattutto nel Centro-Nord, esistono
sicuramente esempi di eccellenza: dalla ormai
famosa Sala Borsa di Bologna, che accoglie
anche i barboni alla ricerca di un luogo
accogliente, al Pertini di Cinisello Balsamo,
dove tramontato il sogno industriale, sono
stati investiti dall’amministrazioni comunale
12 milioni di euro per realizzare un museo,
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Una biblioteca multimediale di 1600 mq
complessivi aperti al pubblico di cui 200 mq
dedicati ai bambini e ai ragazzi.
Gli spazi si compongono anche di una sala
per convegni e conferenze, un'aula didattica,
un giardino privato, un punto ristoro e nel
mare di libri, dvd, cd, audiolibri e riviste il
fruitore non è solo ma ben assistito, anche se
vuole informazioni sulle visite nel territorio,
consultare o prendere in prestito libri, film,
ascoltare musica, navigare in internet.
Ma la biblioteca può anche lottare contro
l’abbandono scolastico, creando l’abitudine
alla lettura nei bambini e svolgendo , in
questo, una funzione di supplenza delle
famiglie e della scuola.
Lo fa, eroicamente, la biblioteca delle Balate
fondata da Donatella Natoli a Palermo
nell’indifferenza dei pubblici poteri (Agnoli,
la biblioteca che vorrei).
Le Balate sono l’unica biblioteca dedicata in
maniera specifica ai minori nel centro di
Palermo. Svolge, quindi, un servizio
importante a favore dell’intera città, ma
soprattutto per il quartiere Albergheria, a
ridosso del mercato Ballarò, in un contesto
caratterizzato a partire dagli anni ottanta da un
forte degrado sociale e da elevati tassi di
criminalità, nel quale vivono ancora tante
famiglie povere ed immigrate.
Qui la biblioteca rappresenta un presidio non
solo di cultura ma anche di legalità, “spazio
urbano pacificato” dove tutti, a cominciare dai
bambini, possono trovare non solo libri, ma,
in primo luogo, scambio e accoglienza.
L’accesso alla biblioteca è completamente
libero e gratuito, così come la fruizione e il
prestito dei libri che consentono di scegliere
fra oltre tremila volumi.
Le attività del mattino sono dedicate a
progetti con le classi di scuole materne,
elementari e medie, mentre nel pomeriggio si
svolgono laboratori che spaziano dalla danza
al teatro, dalla pittura alla musica. Si
aggiungono poi incontri di lettura ad alta
voce, rivolti anche agli adulti, al fine di
portare in biblioteca anche i genitori dei
bambini.
Tutto questo è reso possibile dall’impegno dei
tanti volontari che lavorano al progetto
gratuitamente. La Biblioteca Le Balate non
ha, infatti, a disposizione grandi risorse
economiche. Tutte le attività e i materiali
sono finanziati con donazioni private
(Unipolis con il progetto culturability e
crowdfunding ).
Formazione del personale Questione degli
orari.
“Finché nella maggior parte delle comunità
esiste una biblioteca dotata di bibliotecari
formati e aggiornati, l’accesso individuale alla
nostra cultura condivisa non è determinata da
quanto denaro si ha in tasca”. scrive Palfrey in
Bibliotech
E’ infatti
necessario
un
bibliotecario di tipo nuovo, una sorta di
mediatore culturale, come dice l’Agnoli, in
grado di svolgere un ruolo di consulenza
proattiva e di prevedere i bisogni di chi
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accede alla biblioteca. Scrive Palfrey in
Bibliotech..” I bibliotecari di consulenza, che
trascorrono le giornate a scoprire tutto ciò che
è disponibile in moltissime discipline e che
sanno come cercarlo, possono fornire un
ottimo servizio agli studenti e agli altri utenti
della biblioteca. In un mondo in cui le
potenziali fonti informative sono decisamente
variabili per qualità e rilevanza, la
competenza di base dei bibliotecari ‒ in
quanto guide alle risorse migliori ‒ può
rivelarsi impagabile”
Una biblioteca all’altezza delle richieste della
società di domani non potrà permettersi di
funzionare secondo le abitudini del settore
pubblico italiano, senza tenere maggiormente
conto delle necessità dei cittadini. Di fronte a
una pressione estrema degli impegni
lavorativi e familiari sul terreno del tempo
libero, le biblioteche devono fare di tutto per
accogliere chi ha pochi momenti per venirci e
restare quindi aperte la sera, il sabato e la
domenica.
Il successo degli Ideas store, prima che nel
brand, negli edifici, o negli arredi, risiede
nelle 71 ore settimanali di apertura, con soli 8
(otto!) giorni di chiusura in tutto l’anno.
Agnoli (le piazze del sapere,) D’altronde già
nel 1971 a Dublino le Biblioteche di pubblica
lettura erano aperte fino alle ore 22,00 proprio
per venire incontro alle esigenze degli
studenti!.
Un tempo, nelle biblioteche pubbliche vi
erano veri e propri bibliotecari militanti , ma
oggi, con i pensionamenti e l’assenza di
investimenti da parte delle pubbliche
amministrazioni
nella
formazione
di
bibliotecari di tipo nuovo, spesso si trovano,
soprattutto al sud, solo impiegati non
qualificati che provengono da altri servizi.
Oggi è necessario non un “custode” di beni
culturali per un’elite- dice Dogliani- in
un’intervista concessa a Biblioteche oggi, già
nel dicembre 2008, ma un “ facilitatore”, per
aiutare un bambino a scegliere libri meno
conosciuti, ma forse più belli, per far
incontrare due persone appassionate dello
stesso autore, per aiutare una ricerca in
Internet, per spiegare a un anziano come farsi
la casella di posta elettronica per scrivere al
nipote, che fa l’Erasmus a Barcellona, e
dedicare qualche minuto all’immigrato che
vuole parlare con la propria famiglia in Perù
attraverso Skype.
Napoli
In Italia grande esperta di biblioteche è
Antonella Agnoli, autrice de Le piazze del
sapere, caro sindaco parliamo di biblioteche
e la biblioteca che vorrei, chiamata più volte
anche al capezzale napoletano, purtroppo
senza positive conseguenze.. La biblioteca
che vorrebbe l’autrice è luogo accessibile
dove a contare sono elementi come la luce,
l’acustica, gli arredi, la segnaletica, l’empatia
dei bibliotecari, è un luogo di libera
consultazione del sapere che appare
particolarmente necessario nell’era della
nuova povertà e dei tagli ai consumi culturali.
Discorso quanto mai adatto al caso
napoletano dove le 14 Biblioteche comunali
rappresentano una vera e propria rete
territoriale che attraversa la città e le sue
contraddizioni. Queste biblioteche potrebbero
essere vissute come luoghi della quotidianità,
tutti i giorni e con orari prolungati, come
laboratori civici in cui si forma la coscienza
collettiva di una città che conserva una sua
forte identità culturale.
Gli spazi dovrebbero essere belli ed
accoglienti , amichevoli ed attraenti proprio
per offrirsi agli abitanti del quartiere come
luoghi di incontro
in primo luogo.
Attualmente, invece,
le
Biblioteche
Comunali sono ignorate dai più, quasi solo al
servizio di studenti alla ricerca di spazi dove
studiare, non certo punto di riferimento per
le attività culturali legate al libro e alla lettura,
né luoghi dove prendere in prestito i libri,
leggerli o consultare giornali che, invece, non
arrivano più in abbonamento.
Le nostre biblioteche hanno un patrimonio
librario obsoleto, gli ultimi acquisti risalgono
al 2006, con un’organizzazione del lavoro
che non ha motivato gli impiegati (che non
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sono quasi mai bibliotecari di professione)
inchiodandoli ad una routine quotidiana,
senza rapporti con il territorio.
Non hanno Wi-Fi né postazioni internet.
Hanno orari molto ridotti, chiuse il sabato e la
domenica, aperte di mattina e solo alcune fino
alle ore 19,00. Inoltre aver posto le
biblioteche comunali alle dirette dipendenze
delle municipalità (organi in grave crisi di
identità) ne ha sicuramente peggiorato il
funzionamento. Solo sporadicamente sono
state destinatarie di progetti per la
promozione della lettura che hanno portato in
biblioteca i bambini delle scuole vicine.
Ogni biblioteca ha un piccolissimo settore
dedicato alla letteratura per l’infanzia, invece
la Biblioteca per ragazzi di San Giovanni a
Teduccio, inaugurata nel 2010, ha circa 2000
volumi ma anch’essa è pressoché ignorata dal
quartiere e chiude alle 13,00. Comunque
interventi sporadici, anche se generosi, non
risolvono i problemi strutturali . Alcune delle
Biblioteche comunali sono chiuse da molti
anni con i libri negli scatoloni come
l’Angiulli alla Sanità, mentre la Biblioteca di
San Pietro a Patierno è aperta solo per il
prestito, la biblioteca Mazzacurati a Bagnoli,
collocata nei locali della Municipalità, si è da
poco riaperta al pubblico ma con orario
ridotto e con la catalogazione in via di
completamento.
Una risorsa sprecata che pure aveva un
passato glorioso, vero luogo d’incontro del
quartiere animato da un’associazione di
volontariato che aveva dato il nome alla
biblioteca , poi donata al comune, per molti
anni chiusa e da pochi anni riaperta solo la
mattina, senza più quella ricchezza di attività
che la contraddistingueva.
La Napoli che è e che sarà può essere
disegnata a partire dalle sue Biblioteche, che
una generazione di funzionari del Comune
degli anni ’70 aveva creato per offrire ai
quartieri della città il bene prezioso della
lettura e della conoscenza, indispensabile in
ogni processo di formazione di una comunità
che voglia essere consapevole, plurale ed
inclusiva.
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