Andare a cercar funghi senza trovare
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Andare a cercar funghi senza trovare
14 S in alute Andare a cercar funghi senza trovare... guai Un fruscio tra le foglie, un sibilo... attenzione! Potrebbe trattarsi di un serpentello innocuo, ma anche di una delle quattro specie di vipere che vivono nei prati e nei boschi del nostro Paese. Benché il veleno della vipera, contrariamente a quanto si crede, ben di rado risulti mortale, vale la pena di sapere come evitare di essere morsi e come comportarsi nel caso ci capitasse questo incidente. Chi pensa che per essere al sicuro basti portare con sé il siero antivipera si sbaglia di grosso! A utunno, stagione di funghi. I cercatori esperti partono baldanzosi, pregustando l’emozione del porcino gigante che lì, mimetizzato tra le foglie, aspetta di esser colto proprio da loro. Molti invece si improvvisano fungaioli e vanno per i boschi un po’ a casaccio, confidando nella buona sorte. E soprattutto questi ultimi corrono il rischio di non saper cosa bisogna fare se ci si imbatte in una vipera, l’unico serpente velenoso presente sul territorio italiano. Essere morsi da una vipera è un evento piuttosto raro, ed è rarissimo che il morso sia mortale: i decessi per questo motivo sono in media 1 all’anno in Italia e non più di 50 in tutta Europa. Tuttavia si tratta di un’evenienza che dev’essere presa in considerazione quando ci si avventura nei prati e nei boschi in collina, e soprattutto in montagna. Poiché la vipera non attacca mai se non si sente minacciata, per evitare incontri troppo ravvicinati con questo rettile bastano pochi accorgimenti: indossare scarponcini, calze pesanti e pantaloni lunghi; battere con un bastone l’erba davanti a sé quando si cammina; non sedersi sulle pietraie; evitare di frugare con le mani tra i cespugli e gli arbusti; non lasciare borse, giacche e maglioni abbandonati per terra. Ad ogni buon conto, è bene avere qualche riferimento per distinguere le vipere dai serpenti innocui. La vipera è lunga meno di un metro (in genere, dai 40 agli 80 cm.), ha una coda corta ed è di colore grigio-marrone, a volte rossastro o giallastro; la testa è piatta e di forma triangolare, più larga del resto del corpo; MORSO DI VIPERA l’occhio presenta una fessura verticale. I luoghi caldi e aridi sono il suo habitat ideale: sotto i 15° si espone difficilmente, quindi i mesi in cui è più probabile incontrarla vanno da Maggio a Settembre. Spesso “alloggia” nella tana abbandonata di una talpa o di un topo e durante il giorno si trova a suo agio nell’erba alta, nelle pietraie, nei cespugli, nelle cavità dei tronchi d’albero. Poiché non è facile esaminare un serpente in attività con una freddezza sufficiente a riconoscerne la specie, in caso di morso è importante osservare i segni dei denti sulla pelle. Il morso di vipera si distingue per la presenza di due piccoli fori distanti 1/2-1 cm., più profondi di altri eventuali segni di denti. Può capitare, però, che l’esemplare in questione abbia perso uno dei due denti veleniferi: in questo caso si vedrà solo un foro più profondo. I serpenti non velenosi lasciano invece una fila di puntini a forma di V, che corrisponde a tutta l’arcata dentaria. I sintomi dovuti al morso della vipera sono ben riconoscibili. Il dolore nel punto interessato è molto intenso e si accompagna a un forte bruciore; spesso compare una chiazza nerastra nella zona di pelle circostante. Nel giro di 15-30 minuti la parte colpita si gonfia e compaiono petecchie (punti emorragici sottocute), ecchimosi e bolle. Entro le 24 ore possono manifestarsi sintomi generali: vomito, diarrea, nausea, crampi addominali, febbre, turbe CENTRO DI MEDIAZIONE FAMILIARE della coagulazione, ipotensione fino allo shock con perdita di coscienza. Queste manifestazioni gravi compaiono più facilmente nei bambini e, nell’adulto, in caso di morsi al collo, alla testa o al viso. Contrariamente a quanto si sente dire, è assolutamente sconsigliato sia incidere la cute e succhiare il sangue che esce dal taglio sia applicare un laccio emostatico a monte del morso: il veleno, infatti, non si diffonde per via ematica ma per via linfatica. Bisogna invece attuare altri provvedimenti. Innanzitutto si deve tranquillizzare il malcapitato ed evitare che si agiti, perché in tal caso viene favorita la diffusione del veleno. Bisogna poi lavare con acqua e sapone e disinfettare la ferita, sfilare eventuali anelli o bracciali e fasciare l’arto a monte del morso con una benda abbastanza stretta da fermare la circolazione linfatica ma non quella del sangue: a questo scopo, si deve verificare che dopo la fasciatura sia ancora avvertibile il polso arterioso a valle. L’arto va quindi steccato come si fa in caso di frattura e dev’essere tenuto il più possibile immobile. Dopodiché, si trasporta difilato la vittima al più vicino Pronto Soccorso, ma senza perdere la calma: ci sono come minimo due ore di tempo prima che il veleno produca effetti irreversibili. Per quanto riguarda il siero antivipera, sarebbe inutile cercarlo in farmacia perché a partire dal 2003 il Mini- stero della Sanità lo ha reso disponibile solo per gli Ospedali. Si tratta di una decisione opportuna per diversi motivi. Innanzitutto il siero va conservato in frigorifero e bastano poche ore a temperatura ambiente per renderlo inutilizzabile. In secondo luogo il siero si è dimostrato poco efficace se iniettato intramuscolo o sottocute, mentre può esercitare il suo effetto se viene somministrato per iniezione endovenosa lenta, dopo essere stato diluito in soluzione fisiologica. Infine, cosa ancor più importante, la sua somministrazione comporta il rischio di una grave reazione anafilattica, in certi casi mortale, che può essere trattata solo in ambiente ospedaliero. In ospedale, la vittima del morso di vipera sarà trattata con una profilassi antibiotica, una terapia antistaminica e cortisonica in caso di reazioni allergiche, un’eventuale terapia sedativa e solo in certi casi con il siero antivipera. Nei Centri antiveleno, dove l’infortunato può essere trasferito nel caso che i sintomi si aggravino, è disponibile il FAB (Fragment Antigen Binding), un farmaco composto da anticorpi di cavallo che, con una sola somministrazione, è in grado di neutralizzare il veleno in circolo. In ogni caso, anche quando sono presenti solo sintomi locali di modesta entità, è d’obbligo rimanere in osservazione in ospedale per almeno 4 ore. Laura Montigrotto PER TROVARE UN AIUTO NELL’AFFRONTARE UNA CRISI FAMILIARE O PER GESTIRE LA CONFLITTUALITÀ IN CASO DI SEPARAZIONE PER RAGGIUNGERE ACCORDI ECONOMICI E MATRIMONIALI, NONCHÉ RISOLVERE PROBLEMATICHE LEGATE ALLA FUNZIONE DI GENITORI Per tutti coloro che si trovano ad affrontare momenti di disagio e difficoltà emotive. Per chi ha bisogno di una risposta immediata, un suggerimento, un consiglio nell’ambito personale, familiare, sociale e lavorativo. COMO - Via Carcano, 10 - Tel. 031.260137 LECCO - Via Cattaneo, 42H - Tel. 0341.285092