Andare a cercar funghi senza trovare

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Andare a cercar funghi senza trovare
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S
in alute
Andare a cercar funghi
senza trovare... guai
Un fruscio tra le foglie, un sibilo... attenzione! Potrebbe trattarsi di un serpentello innocuo, ma anche
di una delle quattro specie di vipere che vivono nei prati e nei boschi del nostro Paese. Benché il
veleno della vipera, contrariamente a quanto si crede, ben di rado risulti mortale, vale la pena di
sapere come evitare di essere morsi e come comportarsi nel caso ci capitasse questo incidente. Chi
pensa che per essere al sicuro basti portare con sé il siero antivipera si sbaglia di grosso!
A
utunno, stagione di funghi. I cercatori esperti partono baldanzosi, pregustando l’emozione del
porcino gigante che lì, mimetizzato tra le foglie, aspetta di esser
colto proprio da loro. Molti invece si
improvvisano fungaioli e vanno per i
boschi un po’ a casaccio, confidando
nella buona sorte. E soprattutto questi
ultimi corrono il rischio di non saper
cosa bisogna fare se ci si imbatte in
una vipera, l’unico serpente velenoso
presente sul territorio italiano. Essere
morsi da una vipera è un evento piuttosto raro, ed è rarissimo che il morso
sia mortale: i decessi per questo motivo sono in media 1 all’anno in Italia e
non più di 50 in tutta Europa. Tuttavia si tratta di un’evenienza che
dev’essere presa in considerazione
quando ci si avventura nei prati e nei
boschi in collina, e soprattutto in
montagna. Poiché la vipera non attacca mai se non si sente minacciata, per
evitare incontri troppo ravvicinati con
questo rettile bastano pochi accorgimenti: indossare scarponcini, calze
pesanti e pantaloni lunghi; battere
con un bastone l’erba davanti a sé
quando si cammina; non sedersi sulle
pietraie; evitare di frugare con le mani
tra i cespugli e gli arbusti; non lasciare borse, giacche e maglioni abbandonati per terra. Ad ogni buon conto, è
bene avere qualche riferimento per
distinguere le vipere dai serpenti innocui. La vipera è lunga meno di un
metro (in genere, dai 40 agli 80 cm.),
ha una coda corta ed è di colore grigio-marrone, a volte rossastro o giallastro; la testa è piatta e di forma triangolare, più larga del resto del corpo;
MORSO DI VIPERA
l’occhio presenta una fessura verticale. I luoghi caldi e aridi sono il suo
habitat ideale: sotto i 15° si espone
difficilmente, quindi i mesi in cui è
più probabile incontrarla vanno da
Maggio a Settembre. Spesso “alloggia” nella tana abbandonata di una
talpa o di un topo e durante il giorno
si trova a suo agio nell’erba alta, nelle
pietraie, nei cespugli, nelle cavità dei
tronchi d’albero. Poiché non è facile
esaminare un serpente in attività con
una freddezza sufficiente a riconoscerne la specie, in caso di morso è
importante osservare i segni dei denti
sulla pelle. Il morso di vipera si distingue per la presenza di due piccoli
fori distanti 1/2-1 cm., più profondi
di altri eventuali segni di denti. Può
capitare, però, che l’esemplare in questione abbia perso uno dei due denti
veleniferi: in questo caso si vedrà solo
un foro più profondo. I serpenti non
velenosi lasciano invece una fila di
puntini a forma di V, che corrisponde
a tutta l’arcata dentaria. I sintomi dovuti al morso della vipera sono ben riconoscibili. Il dolore nel punto interessato è molto intenso e si accompagna a un forte bruciore; spesso compare una chiazza nerastra nella zona
di pelle circostante. Nel giro di 15-30
minuti la parte colpita si gonfia e
compaiono petecchie (punti emorragici sottocute), ecchimosi e bolle. Entro le 24 ore possono manifestarsi sintomi generali: vomito, diarrea, nausea, crampi addominali, febbre, turbe
CENTRO DI
MEDIAZIONE FAMILIARE
della coagulazione, ipotensione fino
allo shock con perdita di coscienza.
Queste manifestazioni gravi compaiono più facilmente nei bambini e,
nell’adulto, in caso di morsi al collo,
alla testa o al viso. Contrariamente a
quanto si sente dire, è assolutamente
sconsigliato sia incidere la cute e succhiare il sangue che esce dal taglio sia
applicare un laccio emostatico a monte del morso: il veleno, infatti, non si
diffonde per via ematica ma per via
linfatica.
Bisogna invece attuare altri provvedimenti. Innanzitutto si deve tranquillizzare il malcapitato ed evitare che si
agiti, perché in tal caso viene favorita
la diffusione del veleno. Bisogna poi
lavare con acqua e sapone e disinfettare la ferita, sfilare eventuali anelli o
bracciali e fasciare l’arto a monte del
morso con una benda abbastanza
stretta da fermare la circolazione linfatica ma non quella del sangue: a
questo scopo, si deve verificare che
dopo la fasciatura sia ancora avvertibile il polso arterioso a valle. L’arto va
quindi steccato come si fa in caso di
frattura e dev’essere tenuto il più possibile immobile. Dopodiché, si trasporta difilato la vittima al più vicino
Pronto Soccorso, ma senza perdere la
calma: ci sono come minimo due ore
di tempo prima che il veleno produca
effetti irreversibili.
Per quanto riguarda il siero antivipera, sarebbe inutile cercarlo in farmacia perché a partire dal 2003 il Mini-
stero della Sanità lo ha reso disponibile solo per gli Ospedali. Si tratta di
una decisione opportuna per diversi
motivi. Innanzitutto il siero va conservato in frigorifero e bastano poche
ore a temperatura ambiente per renderlo inutilizzabile. In secondo luogo
il siero si è dimostrato poco efficace
se iniettato intramuscolo o sottocute,
mentre può esercitare il suo effetto se
viene somministrato per iniezione endovenosa lenta, dopo essere stato diluito in soluzione fisiologica. Infine,
cosa ancor più importante, la sua
somministrazione comporta il rischio
di una grave reazione anafilattica, in
certi casi mortale, che può essere trattata solo in ambiente ospedaliero.
In ospedale, la vittima del morso di
vipera sarà trattata con una profilassi
antibiotica, una terapia antistaminica
e cortisonica in caso di reazioni allergiche, un’eventuale terapia sedativa e
solo in certi casi con il siero antivipera. Nei Centri antiveleno, dove l’infortunato può essere trasferito nel caso
che i sintomi si aggravino, è disponibile il FAB (Fragment Antigen Binding), un farmaco composto da anticorpi di cavallo che, con una sola
somministrazione, è in grado di neutralizzare il veleno in circolo. In ogni
caso, anche quando sono presenti solo sintomi locali di modesta entità, è
d’obbligo rimanere in osservazione in
ospedale per almeno 4 ore.
Laura Montigrotto
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