Joia - Trentino Wine Blog

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Joia - Trentino Wine Blog
Joia, 19 luglio 2014
Caro amico,
Ancora un notiziario e una riflessione prima della chiusura estiva che
quest’anno sarà piuttosto lunga. Ultimo giorno di apertura sabato 26 luglio per
riaprire martedì 2 settembre. Per continuare a festeggiare il 25° del Joia ho
pensato di fare lavori di abbellimento, rivoluzionando un po’ la caratteristica
tradizionale delle sale. Amo i cambiamenti, soprattutto dedico il rinnovamento
a voi che mi avete sostenuto durante questi anni.
Al Kitchen abbiamo iniziato una quindicina mediorientale molto interessante e
che manterrò ancora all’apertura, è descritta di seguito.
Ho firmato un contratto con Mondadori che pubblicherà “Il sale della vita,
avventure di un cuoco vegetariano alla ricerca della Verità“; il racconto delle
mie avventure che hanno contribuito a trasformarmi da onnivoro a vegetariano
e non solo. Corredato da approfondimenti sulla sostanza del cibo e sul suo
senso olistico, maturati e sperimentati “sul campo” in questi anni.
Mercoledì siamo andati a cucinare, invitati da Expo e da “Identità Golose”, al
centro congressi di via Gattamelata, ospiti i ministri europei dell’ambiente che
lì si riunivano. E’ stata una grande opportunità per portare le mie idee e per
esprimere il mio pensiero. Ho naturalmente parlato di cibo vegetariano, di
ambiente e di salute e dell’importanza della prevenzione per far fronte a
inquinamento e malattie causate da cattive abitudini che stanno crescendo in
modo esponenziale. E’ stato emozionante, alla fine dell’intervento hanno
persino applaudito e due ministri si sono avvicinati raccontandomi degli
importanti passi intrapresi dai loro paesi in tal senso.
Ho iniziato una collaborazione con L’Hotel Raphael di Roma, 5 stelle, Relais
Château, il suo proprietario, vegetariano pure lui, ha avuto la straordinaria idea
di trasformarlo in tempio della cucina vegetariana e biologica. Bellissimo! Molto
presto ci sarà dunque un nuovo indirizzo gourmet-green a Roma.
Il seminario estivo del Centro Studi Bhaktivedanta si terrà dal 9 al 16 agosto a
Volterra in una struttura molto accogliente. Tema il Mahabarata, buona cucina
vegetariana e vegan e molte attività a corollario delle esposizioni di Marco
Ferrini. Un pomeriggio terrò una lezione dove mostrerò come realizzare ricette
semplici e veloci, che ci aiutino a mangiar sano nonostante la nostra vita
frenetica. Per maggiori
informazioni [email protected]. Telefono: 0587
733730 www.centrostudibhaktivedanta.org
Cordiali saluti
Pietro Leemann
L'Amore universale e i mirtilli
di Pietro Leemann
È una pianta generosa. Quando l’abbiamo acquistata, era un alberello
filiforme, è diventato un bel cespuglio che ogni anno ci regala alcuni chili di
buoni frutti.
Ogni persona sa che è un alimento prezioso e quasi medicinale, un
antiossidante potente e un concentrato di buone vitamine. È indicato come
prevenzione di numerose malattie, le migliori marmellate e sciroppi sono
realizzati grazie alle sue indiscutibili proprietà.
È vero, quelli selvatici hanno un profumo pungente da quanto è intenso e un
gusto incredibile, rimane in bocca a lungo e lascia le mani colorate per giorni.
Colore e gusto sono da associare nell'indicare il livello di bontà e di valore
nutritivo di un determinato cibo, infatti gli elementi smorti non sono mai
indicatori di un buon alimento perché solitamente di poca sostanza. Quella
nobile bacca invece non si pone il problema; nella valle, dove abito, era persino
utilizzata per colorare la lana di quel viola che non può essere imitato in nessun
modo.
Il mirtillo addomesticato ha però molti vantaggi: il primo è che basta uscire da
casa, mentre personalmente raramente riesco ad avventurarmi in quei boschi
dove ancora si trovano piante selvatiche. Per scovarli è necessario camminare
lontani dai sentieri dove potrebbero essere facilmente raggiungibili da quei
raccoglitori in erba che ne deturpano i rami con dei pettini da raccolta; assieme
ai frutti tolgono le foglie e come conseguenza il piccolo albero, alto al massimo
tenta centimetri, soffre e secca. In quello di casa invece le bacche sono grosse
e con le dita vengono con facilità staccate dai rametti dove sono cresciuti in
bell’ordine.
È resistente all’inverno e non si ammala mai, per questo motivo è
naturalmente bio, ama il sole, staccare il frutto e assaporarlo ancora caldo, è
un’esperienza da provare. Basta poco concime ogni anno, le sue radici
scendono profonde nel terreno, così l’acqua per bere se la procura da solo, non
lo innaffiamo quasi mai, soprattutto in questi anni di pioggia generosa.
Così l’altro giorno, appena prima del temporale in arrivo, ho scavalcato il muro
basso che fa da recinto al suo prato e con delicatezza ho iniziato a raccogliere i
frutti mettendoli in una bella tazza di porcellana fiorita, degna di accoglierli e
dalla quale li avremmo mangiati.
L’operazione è minuziosa, è necessaria una certa concentrazione, ma non è
richiesta particolare intelligenza. Questa, libera da impegni, in un ambiente
particolarmente ameno, il cielo della sera disegnato da grandi nuvole, le
montagne verdissime grazie all’acqua abbondante, il profumo dell’erba com’è
d’estate, ha iniziato a spostarsi su altri piani di percezione.
Ho guardato la pianta e mi sono domandato che cosa sentiva rispetto al mio
intrufolarmi tra le sue foglie, se fosse contenta che raccogliessi i suoi frutti. Già
qui nasce una domanda: gli alberi possono essere contenti, oppure soffrono
quando sono aggrediti? Qualcuno le capitozza senza interrogarsi di nulla, come
se quell’atto facesse parte di un processo naturale nel quale ognuno può
disporre di tutto quanto gli sta attorno. Mi è sembrato di osservare che quando
invece la tratto con attenzione, accompagnando anche i gesti con qualche
buona parola, oppure accarezzandola sfiorando le sue foglie, di sentirmi in
empatia con lei. E poi diventa più rigogliosa, dalle sue fronde, più lucide e dai
rami verdi fino alle punte; non solo, i suoi frutti sono davvero migliori, dolci e
quando scendono verso lo stomaco, emanano un’energia benefica. Sarà una
suggestione? D’altra parte se già con quel sentimento sto meglio, l’affare è
fatto!
È pur vero che se un albero non sta bene non può esprimerlo a parole, il suo
linguaggio è dato dal suo stato di salute: saperlo riconoscere dipende dalla
nostra sensibilità. Lo stesso vale per ogni essere vivente che in vari modi
comunica il suo grado di soddisfazione: chi facendo le fusa, chi strisciando con
soddisfazione verso la sua bella tana. Così, anche incontrando un serpente,
secondo l’attitudine che mostriamo verso di lui, cambia la qualità dell’empatia
e sembrerebbe che nel suo indietreggiare accenni perfino a un sorriso.
Certo, anche questo potrebbe essere difficile da dimostrare, per capirlo è
necessario attingere a quei sentimenti alti di uguaglianza e rispetto per ogni
essere. Quando è libero dalla sofferenza e ricco del nostro affetto, esprime il
suo stato emozionale attraverso ciò che può donare, magari regalandoci dei
frutti più dolci, una cornata amichevole, scegliendo di volarci vicino invece di
pungerci o di osservarci, come fanno i bambini piccoli con i loro grandi occhi,
come quella volpe curiosa che l’altro giorno si è fermata davanti a me
scrutandomi e solo dopo vari minuti, trotterellando, si è addentrata nella
macchia: il mio cuore è palpitato per il lieto incontro. Così sembrerebbe un atto
da folli, perché contrario alla nostra stessa lietezza, scrollare l’albero in modo
disordinato per prendergli i frutti, bastonare il serpente perché non ci piace o
sparare alla volpe sorridente.
Potremmo ancora pensare che in fondo sono atti necessari per la
sopravvivenza della specie: se non sfruttassi l’albero, se non avvelenassi i topi
che mangiano il grano che cosa potrei dare da mangiare ai miei figli? Beh, è un
affare da volpi, se le lasciassimo alla loro funzione si occuperebbero
semplicemente di ripulire il bosco e anche dalle carogne in putrefazione che
puzzano e portano malattie. Si sa, nella natura ogni essere ha un ruolo preciso
che rende ogni cosa funzionale, tuttavia se quella stessa natura che di per sé
costituisce un meccanismo perfetto viene alterata da qualche umano delirio, il
“progetto-natura” s’inceppa, perde il suo naturale equilibrio, creando così
situazioni di disagio e squilibrio, anche sociale e in modo sbagliato vengono
considerati come i parassiti anche i poveri migranti in fuga dall’Africa o dalla
Siria.
Così, in quel turbinio di ricordi ed emozioni, ho intravisto il punto cardine, nella
misura in cui mi prodigo verso ogni essere, ricevo in cambio almeno la stessa
qualità di sentimento. Sviluppo una relazione, sto meglio nella situazione e la
mia sensibilità si acuisce. Altro aspetto interessante, non generando sofferenza
ne divento immune. Non perché i malanni non arrivino più, bensì imparo ad
attingere da quell’energia eterna e infinita dalla quale, altrimenti, a causa dei
miei atti, rimango escluso. Questa è l’amore, quello che, come dice Dante,
muove il sole e tutte le altre stelle.
L’amore stesso e la sua origine è Dio che incondizionatamente si prodiga verso
di noi, tendendoci la mano in ogni modo possibile. Il mondo e la vita che
viviamo sono un immenso laboratorio dove possiamo imparare a recuperare la
nostra relazione ontologica con Lui. Se reagiamo in modo responsabile
raccogliamo buoni frutti, al contrario, nonostante Quell’energia sia presente in
ogni cosa e sia davanti ai nostri occhi, rimaniamo da Essa separati.
Ogni incontro, in ogni momento della giornata, genera sentimenti ed emozioni
che sono indirizzati dalle nostre scelte. Quando agiamo in modo non
consapevole abusando del libero arbitrio, facoltà caratteristica nell’essere
umano e a nostra disposizione, dovremo necessariamente farci carico delle
dinamiche che mettiamo in moto perché ogni atto genera una conseguenza, ed
in particolare quando contrario all’ordine universale, provoca sofferenza.
Per approfondire queste riflessioni per un po’ ho abbandonato il mirtillo e sono
entrato in casa per trarre ispirazione dalla Bhagavad-gita, nella versione che
preferisco, quella commentata da Bhaktivedanta Svami Shrila Prabhupada: nel
sacro testo ogni volta trovo quegli spunti che mi chiariscono le idee.
Nel capitolo V, shloka 22, Krishna (Dio) afferma:
“La persona intelligente si tiene lontana dalle fonti della sofferenza,
determinate dal contatto dei sensi con la materia. Tali piaceri hanno un inizio e
una fine, perciò l’uomo saggio non se ne compiace.”
Dallo shloka emerge che anche il piacere, quando fine a se stesso, è all’origine
della sofferenza. Il piacere, come di solito si conosce, è acquisito attraverso i
sensi; un buon gusto, un bell’oggetto, il profumo di una rosa ci fanno
desiderare prima di goderli, poi di possederli. In entrambi i casi, la sua durata
è breve, il gusto passa, l’oggetto si frantuma e la rosa avvizzisce. Bisogna
allora farne a meno? Naturalmente no, perché anche la buona qualità di quegli
oggetti nasce da quell’energia d’amore. Con la consapevolezza che essi non ci
appartengono e che nella loro manifestazione esteriore sono destinati a
terminare, entriamo in contatto con loro per un tempo più o meno breve, ne
godiamo e facciamo una certa esperienza, che diventa sublime quando
strumento per avvicinarci alla Fonte della loro bellezza. Dietro a quel piacere,
di quantità minima ma di qualità uguale, se ne nasconde un altro infinito e
inesauribile. Con quella consapevolezza il profumo diventa sublime e ogni
essere amico. Diventiamo i tramiti della loro felicità e quindi della nostra;
questo scambio diventa una danza armoniosa, con la quale sviluppiamo gusti
spirituali dalle mille sfumature. Il loro nome, nella scienza spirituale dei Veda,
è rasa, e naturalmente il sommo gusto si sviluppa quando orientato verso Dio
e nello sviluppo della nostra relazione con Lui.
Le esperienze nel mondo, fatte con gli altri esseri, anche loro come noi in
viaggio, sono il banco di prova per accedere al mondo spirituale, privo di ogni
sofferenza e colmo di ogni felicità.
Con una consapevolezza migliorata sono tornato sui miei passi, nuovamente ho
scavalcato il recinto, mi sono inginocchiato sull’erba, diventata per l’occasione
ancora più morbida, ho salutato l’albero accarezzandolo, percependo la sua
energia amica e quanto fosse contento di donarmi i suoi frutti. I migliori mirtilli
mai assaggiati.
Per completare il quadro, ho cantato una lode all’Altissimo, accompagnato dai
cinguettii del pettirosso e del codirosso, dal volo delle farfalle che in questa
stagione fanno a gara per mostrare le loro bellissime ali e così, cullato da una
leggera brezza giunta ad annunciare la sera, ho ringraziato profondamente il
Divino per tutti i Suoi meravigliosi doni.
Buona estate!
Quindicina Mediorientale
Il menu completo, con acqua e caffè, composto da questi quattro piatti 35 euro
I piatti possono essere scelti anche singolarmente
Antipasto
Gazpacho alla libanese, con pomodori, sedano verde, cetrioli e
citronette di sesamo
12 euro
Primo piatto
Rotoli di melanzane e bulgur con salsa dolce-piccante
12 euro
Piatto principale
Pitta con crema di ricotta di capra, con ceci, piattoni e porri
15 euro
Dolce
Triangoli di pasta fillo, prugne e mandorle con salsa di pesca
profumata alla rosa
9 euro
In ottemperanza alle norme sulla Privacy (art. 7 - D.L. 196 del 30-62003),
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