Street food che pratico!,Igp in arrivo per il `Salam de la bergamasca

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Street food che pratico!,Igp in arrivo per il `Salam de la bergamasca
Il Bursòn conquista l’America
Dopo Il Barolo e il Brunello di Montalcino gli americani
impazziscono per il Bursòn, ai produttori romagnoli è andata
alla grande, buyer e importatori si sono meravigliati di
quanto buono è il Bursòn e cosa non trascurabile, il prezzo
inferiore ai
americano.
grandi
vini
già
conosciuti
dal
pubblico
Ma le belle sorprese non sono finite, infatti i partecipanti
alle degustazioni hanno apprezzato anche il vino Centesimino,
questi due vini autoctoni hanno fatto scoprire agli
importatori di New York e di Chicago la Romagna degli
autoctoni.
Come ben sappiamo il vino è anche moda, adesso
riteniamo che sia giunto il momento
per il Bursòn e il
Centesimino, che hanno le stesse qualità dei grandi vini
italiani con il vantaggio di un prezzo inferiore e in questi
periodi il pubblico è attento.
La trasferta dei produttori romagnoli è stata organizzata dal
Consorzio Vini di Romagna in collaborazione la società I.E.M.International Exhibition Management.
SIMPLY ITALIAN GREAT WINES US TOUR 2014 New York – Chicago 27,
29 ottobre 14
questa e stata l’iniziativa che ha dato la
possibilità di farsi conoscere e apprezzare, alla
manifestazione non vi erano solo produttori romagnoli, ma
anche di altre regioni, la bella figura fatta con questi vini,
cosi poco conosciuti al grande pubblico fa ben sperare, ora i
produttori stanno già preparando le spedizioni.
I produttori
romagnoli partecipanti:
Alessandro Morini, Massimo Randi,
Luciano Monti Spinetta, Tenuta la Viola, Giovanna Madonia e
altri.
Aceto Balsamico di Modena per
i Dottori Sorriso
L’Acetaia
Malpighi,
produttrice
di
Aceto
Balsamico
Tradizionale di Modena DOP, ha avviato una collaborazione con
la Federazione Nazionale Clown Dottori, per sostenere questa
realtà nazionale che organizza numerose iniziative a favore
della clown terapia, con i dottori del sorriso, nelle corsie
di ospedali e nelle strutture sanitarie.
Attratta dalla mission della Federazione, che riunisce 14
organizzazioni no profit presenti su tutto il territorio
italiano, l’Acetaia ha pensato ad un modo semplice e concreto
per offrire il suo sostegno.
A partire dal mese di ottobre 2014, e per un anno intero,
Acetaia Malpighi metterà in vendita presso i propri canali
distributivi una serie limitata di Condimento Balsamico
invecchiato Malpighi riconoscibile attraverso l’etichetta
“Acetaia Malpighi per il sociale”.
Il Condimento Balsamico sarà in vendita al prezzo di euro 8 e
potrà essere acquistato presso gli showroom aziendali (in via
Vignolese n. 1487 a San Donnino-Modena, in via Barca n. 20 a
San Donnino-Modena, in via Pica n.310 a Modena) oppure
chiamando i numeri +39 059 465063 e +39 059 467725 o ancora
scrivendo una mail a
[email protected] e/o
[email protected].
Il ricavato della vendita sarà devoluto in parte alla FNC, per
sostenere i progetti di questa benemerita realtà, presente sul
territorio nazionale con la sua azione di affiancamento alla
medicina convenzionale, e all’Ospedale di Sassuolo e al
Sant’Orsola di Bologna attraverso “Ridere per Vivere” Emilia
Romagna onlus.
Quella dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è una
sapienza antica giunta fino a noi grazie ad alcune famiglie
che ne hanno tramandato i segreti. Una in particolare ne ha
rinnovato con passione la tradizione per cinque generazioni:
la famiglia Malpighi, produttrice del prezioso elisir modenese
dal 1850, e oggi, riconosciuta globalmente come brand
dell’artigianalità di lusso Made in Italy, anche grazie ad uno
staff tecnico esperto ed altamente qualificato, porta i propri
prodotti sui principali mercati internazionali,.
Maura Sacher
La notte del Mistero
Tradizione e modernità a braccetto nella ricorrenza che è alle
porte, Halloween arriva ai nostri giorni da una lontana
festività anglosassone di origine celtica.
Il 31 ottobre è appunto la notte di Halloween che nei secoli
ha assunto sfumature diverse di paese in paese, per cui
ironicamente macabra, legata al mondo della morte e
dell’occulto o gioiosa nel coinvolgere i bambini in costume
che ad ogni casa recitano “Dolcetto o scherzetto” per ottenere
generose manciate di dolciumi.
Il Bel Paese non poteva che accogliere e far suo Halloween in
modo brioso e gaio, senza rinunciare al buon gusto
dall’abbigliamento, agli accessori, dagli addobbi per la casa,
alle deliziose pietanze tratte dalla ricca cucina italiana.
Può essere una notte divertente anche per chi ha qualche anno
in più, scatenando la voglia di stupire, magari indossando
abiti glamour e organizzando una cena tra amici. Nulla deve
essere lasciato al caso quindi, scegliere tra i vestiti creati
da Dudu, e ancora tra le stole Dellera per essere avvolte nel
modo giusto in una notte speciale.
Poi gli immancabili bijoux in lacca giapponese di Veronica
Caffarelli o di Sence Copenhagen, Dori Csengeri, Ayala
Bar, Leetal Kalmanson, Ornella Bijoux, non da meno gli anelli
e i bracciali con serpenti in argento, stile gotico di Claudio
Calestani, e restando sempre in tema i bracciali alla schiava
di Yvone Christa.
Il gusto noir che trasforma in ladies della notte non può di
certo rinunciare ai ragni portafortuna di Giulia Barela e i
monili cool con i gufetti di Kurshuni, completando il tutto
con l’accessorio indispensabile che è la borsa eccentrica che
ricorda il gufo di Mary Frances, oppure quella scrigno in
cavallina di Vitussi.
Perfettamente abbigliate per la notte di Halloween 2014,
mancano solo agli addobbi per la casa a creare la giusta
atmosfera della notte delle zucche, dei gufi, delle streghe e
delle anime funeste, sicuramente la ricca varietà di addobbi a
tema Kasanova+ darà una mano per far sì che sia una notte
indimenticabile e super fashion!
Arrivano gli amici, la tavola è agghindata con colori argento
e nero, il seducente luccichio dei calici e dei candelieri di
cristallo completano l’effetto visivo, a questo punto via con
le portate rigorosamente realizzate con la zucca!
Antipastini stuzzicanti da servire in un unico piatto
spazioso, ponendo al centro una cocottina con “crema di zucca
e pancetta croccante”, poi disposti intorno in senso orario un
“muffin alla zucca”, una “mini-quiche zucca, porri e noci
pecan”, un “voulevant zucca e Dobbiaco” e uno “sformatino di
zucca, pecorino e tartufo nero”.
Le bollicine accompagneranno la cena, scegliendo in
abbinamento Franciacorta Brut “Casa delle Colonne”
dell’Azienda Agricola Fratelli Berlucchi.
La giusta atmosfera e il piacere del palato continua con
deliziosi “ravioli alla zucca” conditi con burro, salvia,
chiodi di garofano e parmigiano.
Sicuramente scenico, poi portare in tavola una bella zucca
tonda svuotata della polpa e riempita con spezzatino di
“maiale e patate al rosmarino”.
Giunti al dessert un’alzatina di cristallo presenterà ai
nostri amici una torta con ricotta e zucca, glassata con
cioccolato fondente, tocco finale il vino rosso sangue dolce
Madoro di Maculan annata 2012, in abbinamento all’ultima
portata.
Non è mancato nulla per una strepitosa notte del Mistero, ma
un ultimo consiglio! Se manca il folto gruppo di amici, la
notte di Halloween sarà speciale anche in compagnia di una
sola persona, quella giusta…..
Angela Merolla
Bagnoli
Irpino
mette
Mostra il Tartufo Nero
in
La quinta Anteprima che anticipa la kermesse enogastronomica
dedicata al tartufo nero bagnolese si terrà in contemporanea
con l’ultima tappa dell’evento itinerante “Gran Tour in
Irpinia”.
Sarà un weekend tutto da gustare quello di sabato 18 e
domenica 19 ottobre, quando a Bagnoli Irpino, in provincia di
Avellino, avrà inizio l’Anteprima della Mostra Mercato del
Tartufo Nero, che si svolgerà ufficialmente dal 24 al 26
ottobre. La manifestazione, organizzata dal Consorzio
Turistico Bagnoli-Laceno in partnership con la Pro Loco
Bagnoli-Laceno,
il Comune di Bagnoli Irpino e con la
partecipazione di FISAR (Federazione italiana sommelier
albergatori ristoratori), è dedicata al prelibato Tartufo
Nero, eccellenza tipica del territorio bagnolese, che occupa
da diverso tempo un posto di rilievo tra le produzioni tipiche
italiane.
Il tartufo nero si raccoglie nel periodo invernale, da ottobre
a marzo, su tartufaie localizzate nella zona montana, dagli
800 ai 1500 metri sul livello del mare, del massiccio dei
Monti Picentini. Esso si avvicenda con lo scorzone estivo che
matura, invece, da maggio a settembre, e dal quale si
distingue per l’inteso odore di fenolo. È caratterizzato da un
peridio, o scorza, di colore nero con sculture poco rilevate,
dette verruche, e dalla gleba, o polpa, con venature di colore
bianco-grigiastre. Anche quest’anno, come da tradizione
consolidata, la Mostra Mercato del Tartufo Nero si svilupperà
in concomitanza ad un’altra manifestazione di grande
interesse, la 37ª Sagra della Castagna e del Tartufo, momento
gastronomico che sottolinea il perfetto connubio con un altro
dei più apprezzati prodotti locali: la Castagna di Montella
I.G.P.
L’Anteprima si svolgerà nella suggestiva cornice di Piazza
Leonardo di Capua, dove, alle ore 19,30 di sabato 18, avrà
luogo anche la rievocazione storica dal titolo “Sfida di
soddisfazione al Tartufo Nero al cospetto del Vescovo Ambrogio
Salvio”, ultima tappa dell’evento itinerante “Gran Tour in
Irpinia”, percorso esplorativo tra gusto e saperi che da tre
mesi conduce alla scoperta delle evidenze storiche ed
enogastronomiche dei borghi del Terminio-Cervialto. Il format
dell’Anteprima seguirà lo schema delle passate edizioni,
presentando ai visitatori una serie di degustazioni delle
squisite tipicità gastronomiche bagnolesi, che verranno
sapientemente abbinate ai migliori vini d’Irpinia. Ma oltre al
connubio tra il tartufo bagnolese e i vari Taurasi, Fiano di
Avellino e Greco di Tufo, anche altre, numerose attività
contribuiranno ad intrattenere i partecipanti.
Si comincia alle ore 10,00 con il Workshop “Raccolta, vendita
e commercializzazione dei Funghi e dei Tartufi”, organizzato
dall’Asl Avellino ispettorato micologico in collaborazione con
il Corpo Forestale dello Stato Comando Provinciale Avellino,
con il patrocinio del Comune di Bagnoli Irpino, che avrà luogo
proprio presso la Sala Consiliare del Municipio. Dalle ore
10,00 alle ore 13,00 presso l’ex-convento di San Domenico
verrà inaugurata la mostra dal titolo “A Casa di…”, dedicata
agli artigiani irpini. A partire dalle 18,30 verrà effettuata
l’apertura degli stand enogastronomici “Colline e Monti
d’Irpinia” e del “Circuito degustazioni Anteprima”, dove si
potranno degustare alcuni tra i più pregiati prodotti vinicoli
della regione.
L’evento proseguirà anche il giorno successivo, domenica 19,
con degustazioni e stand gastronomici che verranno arricchiti
dalla Gara-Dimostrazione “Lancio o Ruzzola del Formaggio”,
antica tradizione bagnolese del XVI secolo: il lancio o
ruzzola del formaggio – noto a Bagnoli Irpino come “Lu iuogu
r’ l’ casu” – è uno sport tradizionale di antichissime origine
praticato già dagli antichi etruschi, dove una forma di
formaggio pecorino stagionato, molto duro e resistente, veniva
lanciato dai pastori (i massari) lungo i tratturi. Un motivo
in più per vivere un’esperienza che mette in campo il meglio
della tradizione e del sapore irpino.
Tutte le info su: www.grantourinirpinia.it
Simone Pasquale Ottaiano
[email protected]
Fruit Attraction 2014, Fiera
Internazionale di Madrid
Al grande evento nel settore orticolo internazionale, che ogni
anno si svolge a Madrid in autunno, non manca nemmeno
quest’anno la presenza italiana.
Nello stand collettivo ITALY hall7 C09 alla Fiera di Madrid,
IFEMA, Campo de las Naciones, dal 15 al 17 ottobre, faranno la
loro parte sei aziende italiane (Alegra, Apofruit, Brio,
Canova, Granfrutta Zani e Mazzoni).
Sono tre giorni di proficui rapporti commerciali, anche
intensi di conferenze, seminari ed eventi collaterali, fonte
indiscutibile di informazioni sulle tendenze e gli sviluppi.
Il Cso, Centro Servizi Ortofrutticoli, attraverso il suo
consociato Italia Ortofrutta, a sua volta organo di
rappresentanza di organizzazioni di produttori riconosciute
dal Ministero delle Politiche Agricole italiano, con oltre 130
soci, fa partire da questa significativa manifestazione la sua
attività di internazionalizzazione.
Dopo la partecipazione a Fruit Attraction, CSO entra nella
fase più intensa dell’anno con diverse iniziative che saranno
realizzate nel giro dei prossimi due mesi.
Infatti, subito dopo parteciperà con una collettiva al PMA,
negli USA, alla quale prenderanno parte quattro imprese
(Apofruit, Assomela-From, Made in Blu e Pera Italia); a metà
novembre sarà la volta del WOP di Dubai, e per concludere il
2014 sarà presente con una missione commerciale in Indonesia e
Australia, ad inizio dicembre.
Maura Sacher
Street food che pratico!
Il fenomeno del cibo di strada ha radici che risalgono al
tempo dei Romani, soliti consumare il pasto di mezzogiorno, ma
anche di primo mattino, in piedi e velocemente in posti di
ristoro aperti in prossimità della strada, e diffuso in epoca
contemporanea in molti paesi, occidentali e orientali.
Emergerebbe da un sondaggio on-line condotto Coldiretti che
ben 35 milioni di italiani nel 2013 hanno consumato il cibo di
strada, il che non vuol significare che la metà di
connazionali ha letteralmente mangiato per strada, bensì ha
acquistato alimenti pronti per il consumo.
La scelta è dovuta alla crisi economica o si tratta una
alternativa ai prezzi dei ristoranti?
Secondo la Fipe, l’esigenza del risparmio si concilia con la
voglia di mangiare fuori casa low cost, magari alla scoperta
del territorio e dei suoi prodotti tipici, tanto meglio se si
possono gustare proprio in strada passeggiando.
In verità il sondaggio Coldiretti mette in risalto che il cibo
di strada viene preferito da quasi la metà dei vacanzieri, e
ciò non suscita meraviglia, specie osservando gli stranieri ed
i giovani. Se si deve scarpinare tutto il giorno, quando mai
ci si siede in ristorante per un pranzo completo, col rischio
di appesantire le forze fisiche?
In Italia è difficile che cibi pronti vengano venduti in
chioschetti ambulanti.
C’era una volta lo snack bar dove si acquistava lo snack food,
dalle caratteristiche culinarie variabili di regione in
regione, pietanze a monoporzione, da consumare sul posto anche
in piedi o da portare via per il pasto leggero della pausa
lavorativa oppure come intermezzo pomeridiano. Le tapas
spagnole insegnano. Ora persino nei paesetti fioriscono locali
con affaccio sulla strada che smerciano tranci di pizze o
kebab.
Nei primi giorni di ottobre a Cesena si è svolta l’ottava
edizione del Festival Internazionale del Cibo di Strada,
l’evento biennale che trasforma il centro storico in una
grande conviviale gastronomica, unendo culture vicine e
lontane.
Una manifestazione nata proprio a Cesena nel 2000 e che fin da
subito ha riscontrato uno straordinario successo, affermatosi
come l’unico festival europeo dedicato a questo particolare
filone del food.
Come al solito le numerose isole gastronomiche hanno proposto
alle migliaia di visitatori (oltre 100mila quest’anno) i cibi
di strada provenienti dalle più varie regioni italiane, da
zone del Mediterraneo ma anche da Argentina, Perù, Venezuela,
Messico, Giappone e India.
Un vero e proprio viaggio del mondo nello street food
internazionale.
In fondo, le nuove generazioni si sono abituate alla mentalità
del “mangiare veloce”, e caffetterie e bar si sono adeguati,
preparando délicatesse da servire agli “aperitivi lunghi”.
Mangiare cibi per strada, oltre ai gelati e alle caldarroste,
non è solo un ritorno all’antico, non è uno snobismo moderno
né un’ideologia anticonformista o una necessità di alcune
categorie di lavoratori, bensì deve essere riscoperto come un
piacere, purché si rispetti il decoro.
Maura Sacher
Igp in arrivo per il ‘Salam
de la bergamasca’
Appena in tempo per presentarsi sul palcoscenico dell’Expo, il
Salame Bergamasco riuscirà a fregiarsi del marchio europeo
Igp, Indicazione Geografica Protetta, almeno questa è
l’aspettativa dopo che sarà completata la trafila burocratica,
teoricamente giunta al penultimo step.
Lo scorso settembre il nuovo disciplinare di produzione ha
ottenuto il parere favorevole della Regione Lombardia per
l’invio della pratica al Ministero. Da quando arriveranno le
carte, il Ministero avrà 90 giorni di tempo per far pervenire
delle osservazioni e, se non saranno proposte modifiche, il
prodotto andrà in regime di “protezione transitoria” con
l’immediato avvio di produzione a marchio Igp, in attesa della
definitiva approvazione a Bruxelles, che non dovrebbe mancare.
Grande entusiasmo in tutta la provincia orobica e tra i
produttori che per raggiungere questo traguardo si sono
consorziati in 8 salumifici già nel 2006.
«Sarà il primo salume prodotto esclusivamente nella nostra
provincia ad avere un marchio internazionale», aveva affermato
con soddisfazione Luca Chiesa, presidente della Associazione
per la valorizzazione del Salame Bergamasco.
Però, l’altro giorno Coldiretti Bergamo ha emanato un
comunicato in cui si rammaricava che il nuovo disciplinare del
Salame Bergamasco Igp non contenga alcun articolo che vincoli
espressamente l’origine dei suini da impiegare con il
territorio bergamasco.
«Era il primo requisito da prevedere per un prodotto che vuole
vantarsi di essere bergamasco – sottolinea il presidente di
Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio – ed è veramente
inspiegabile che la Regione Lombardia abbia dato il via libera
a una simile iniziativa». Dal disciplinare si evince che
l’unico ingrediente che lega il salame bergamasco Igp al
territorio è il vino Valcalepio previsto per la formazione
dell’impasto, e secondo Brivio ciò sembra decisamente troppo
poco.
In
effetti,
nello
stesso
‘Disciplinare
Salam
de
la
bergamasca’, Versione 1/6/2007, pubblicato sul sito della
Camera di Commercio di Bergamo, si legge solo che “i suini
devono rispondere alle caratteristiche stabilite dal
disciplinare del prosciutto di Parma (L. 13/2/1990)”.
Nelle note allegate al Disciplinare, tuttavia è specificato:
«La materia prima impiegata per la preparazione artigianale
e/o industriale del Salame bergamasco proviene da allevamenti
della provincia localizzati nelle zone di bassa pianura».
Forse non basta “dare per scontato”, e forse questa lacuna
potrebbe inficiare le sicurezze di poter smerciare il marchio
Igp in tempi brevi.
Ora la palla salterà di mano in mano.
Maura Sacher
Gusti di Frontiera a Gorizia:
pieno successo
L’edizione 2014 di “Gusti di Frontiera”, la kermesse
enogastronomica che da 11 anni fa incontrare le specialità di
mezz’Europa, allargandosi alle cucine di mezzo Mondo, e che
richiama visitatori da sempre più lontano, si è conclusa con
un incasso di risultati record, oltre le rosee, o caute,
previsioni della vigilia, in una macchina organizzativa sempre
più perfetta.
Non voglio fare elenchi di numeri, tranne citare le oltre
400mila presenze che rincorrevano le scie dei profumi e delle
musiche folcloristiche promanate dagli stand dei 19 “borghi”
allestiti (l’anno scorso erano 11) con oltre 330 padiglioni
(64 in più dell’anno precedente), in ogni spazio disponibile
di questa cittadina allungata alla sinistra dell’Isonzo, di
appena 35 mila abitanti, che seppur ricca di fermenti ed
eventi culturali anche di rilievo e polo universitario di
alcune Facoltà, in alcuni periodi dell’anno (“Festival
internazionale del Folklore”, “Festival vegetariano”, “Gusti
di Frontiera”, “Fiera di San Nicolò”) si trasforma in una
metropoli interetnica e viene letteralmente invasa da torme di
“forestieri”, stravolgendo il pigro trantran dei suoi
abitanti.
Sono una forte attrattiva per una larga fascia di pubblico le
manifestazioni di questo stile, richiamando frotte di giovani
in comitiva, famiglie in trasferta, gruppi di appassionati e
intenditori, non solo i paesani limitrofi ma da città e
regioni lontane. “Gusti di Frontiera” bisogna riconoscere che
con gli anni non assomiglia minimamente al genere “sagra”, e
la Mappa, distribuita ai visitatori dai volontari nei punti
strategici, parlava da sola, sintetica e precisa
all’essenziale.
«Quest’anno, abbiamo deciso di affiancare alla collaudata
formula della kermesse una rassegna di incontri, conferenze e
dibattiti all’aperto, alla quale si aggiungeranno tutte le
iniziative organizzate da partner, espositori, associazioni ed
enti che con entusiasmo trascinante partecipano all’evento»,
aveva detto il Sindaco Ettore Romoli, con delega alla Cultura,
presentando la manifestazione. Infatti, le iniziative di
divulgazione sono state tante, con giornalisti, critici
gastronomici, operatori sul campo, altre personalità di
svariati settori, e per niente snobbate dal pubblico negli
spazi di intervallo tra feste e animazioni musicali e
danzanti.
La Nizza austriaca, come detta Gorizia per i suoi giardini e
il clima mite (nel senso che a mala pena risente della bora
costiera, perché in una conca ben riparata, per quanto umida),
che “normalmente” alle 19 di sera alla chiusura dei negozi
piomba nel buio e nella noia, con l’indole autoctona restia ai
cambiamenti, in occasione dei grandi eventi pazientemente
“tollera”, partecipa, condivide ma non mostra di farsi
contagiare dall’entusiasmo.
Io vi sono nata e, anche se non vi abito dall’età dei 20 anni,
la sento ancora in parte mia e parlo con cognizione di causa,
ma che importa se una parte della cittadinanza se ne è stata
rintanata in casa o è partita, resuscitando a festa conclusa.
Gorizia, grazie agli organizzatori tenaci, in queste occasioni
sale alla ribalta del mondo, ben vengano Feste così che fanno
incontrare le svariate storie e culture di popoli e le
intrecciano con storie e culture di un vasto e variopinto
pubblico di ospiti, i quali più che volentieri si accostano ad
una lunga gustosissima tavola imbandita per assaporare nuove e
spesso uniche esperienze.
Maura Sacher
Passato e presente
spicchio di pizza
in
uno
Tra la collina e la calata che porta al mare di Napoli, il
rione Materdei con il suo lastricato scuro accompagna per i
palazzi antichi e le botteghe, le cappelle votive e le chiese,
tra gli infiniti fili di panni tesi come braccia da un balcone
all’altro, ed è lì che senti pulsare il cuore della città.
Forte delle sue capacità artigianali, unite alla passione per
il mestiere ereditato dai nonni, ma anche della voglia di
riscattarsi, lavora tanto e lo fa fin troppo bene, così da
porre la sua impronta non solo sul rione ma sulla città di
Napoli; vi parlo di Antonio Starita.
Maestro pizzaiolo, che nonostante abbia pizzerie a New York e
Atlanta, il suo cuore è sempre nel rione dov’è nato e dove
ancora vive conducendo ogni giorno insieme alla sua famiglia
la rinomata pizzeria Starita.
Conscio di ciò che la pizza rappresenta nella storia della
gastronomia di Napoli, e nonostante l’attuale momento di
grande esaltazione, anche mediatica per il mondo della pizza e
del food in genere, rimane con i piedi ben saldi a terra, e
continua a offrire un prodotto tipico artigianale, di qualità
ad un prezzo contenuto e soprattutto accessibile a tutti.
Materdei è anche il mio rione, è qui che sono cresciuta, e ne
ricordo ogni angolo, come rammento il profumo che veniva dalla
pizza fumante che mangiavo da Antonio. Pizzeria Starita è
sempre lì, all’ingresso il grande forno a legna con il banco
per la stesura dell’impasto, ha solo un vestito più alla moda,
le piccole sale si avvicendano in un lungo percorso ricavato
nella profondità del caseggiato tra quelli che erano i bassi
di un tempo, piccole case contigue, ora divenute salette
strutturate con gusto e soprattutto molto accoglienti.
Mentre degusto la pizza di Antonio, la sensazione è
“appagante” ed è proprio così che definirei questa
prelibatezza; i sensi concorrono tutti a goderla pienamente, i
colori, la sfoglia sottile cotta nel forno a legna, i profumi
accattivanti degli ingredienti distintamente identificabili,
il piacere del boccone perfetto portato alla bocca con le mani
e non con la forchetta, perché in questo modo si esalta il
coinvolgimento emozionale di tutti i sensi. Lascio alle spalle
il vicolo illuminato dai lampioni penzolanti tra i panni
stesi, ma tornare a Materdei da Starita fa bene non solo al
palato, ma anche al cuore.
Angela Merolla
www.pizzeriastarita.it
Il sapore della tradizione
nella Perla di Calabria
Perla di Calabria è un liquorificio tradizionale di Rossano,
in provincia di Cosenza, comune nella fascia orientale della
Piana di Sibari, tra la Sila e la costa ionica, ricca di
agrumeti, oliveti, frutteti, e con una nobile storia densa di
avvenimenti che hanno lasciato l’impronta sul territorio.
L’azienda a conduzione familiare di giovani imprenditori con
voglia di fare, caparbi e determinati, segue metodi
dell’antica tradizione, con la mission di riportare nella
modernità i sapori di una volta, esaltando la vera naturalezza
dei colori della natura, senza far uso di coloranti e
conservanti.
Le fasi della lavorazione sono svolte secondo i vecchi metodi
artigianali. Il confezionamento dei prodotti segue nel tempo
il naturale ciclo di produzione degli agrumi e delle erbe da
cui si ricavano le fragranti essenze aromatiche e che
provengono esclusivamente dal territorio locale.
La sapiente combinazione degli aromi naturali e l’armonia del
gusto rendono unici quei liquori, in grado di soddisfare anche
i palati più sofisticati.
L’azienda produce una vasta linea di liquori, raggruppate in
diverse categorie.
Oltre alla Grappa classica, da nobili vitigni calabresi, Perla
di Calabria propone tre varianti di grappe aromatizzate: al
finocchietto, alla liquirizia pura, e al peperoncino di
Calabria.
Nella Linea Agrumi, che rispetta una vecchia ricetta, sono
disponibili i gusti di Mandarino, Finocchietto Selvatico,
Limoncello; ad essi si aggiunge il liquore di Limetta,
speciale per il suo profumo e rarità come prodotto.
Ciò che rende esclusivi questi liquori è la selezione curata a
mano dagli stessi proprietari, i quali scelgono uno per uno il
miglior finocchietto e i miglior agrumi provenienti dalla
natura incontaminata.
Nella vasta gamma esclusiva di Perla della Calabria troviamo
anche la Linea Liquirizia, con liquori di liquirizia pura,
crema di liquirizia, liquirizia e sambuco, e la Linea
Cioccolato, con cioccolato e peperoncino e cioccolato e
liquirizia.
La Calabria vanta una centenaria tradizione nella produzione
della liquirizia, e proprio il comune di Rossano è sede di un
Museo della Liquirizia, unico in Europa.
Infine quello che Perla di Calabria ritiene il suo cavallo di
battaglia: l’Amaro Bizantino, prodotto esclusivamente con erbe
aromatiche che crescono spontaneamente lungo le coste e sulle
colline dell’Alto Jonio. Questo liquore, 100% naturale senza
coloranti e conservanti, dal gusto inconfondibile e deciso
rispecchia i sapori e le tradizioni nella terra di Calabria.
Può essere servito sia a temperatura ambiente ma è preferibile
ghiacciato per gustarlo al meglio.
Maura Sacher