Shuyo – Ecuador: PROGETTO: UNA QUESERA PER

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Shuyo – Ecuador: PROGETTO: UNA QUESERA PER
PROGETTO: UNA QUESERA PER SHUYO
Shuyo – Ecuador:
La cordigliera delle Ande raggiunge il punto
più alto con il Chimborazo (6310) ed è
composta da due dorsali parallele di origine
vulcanica tra le quali si snoda la spettacolare
vallata nota come “viale dei vulcani”, lungo la
quale spicca il “Cotopaxi” (5897m) che dà il
nome alla regione in cui si trova Shuyo.
Shuyo è un “barrio” (quartiere) della
parrocchia di Angamarca, cantone Pujilì, nella
regione per l’appunto di Cotopaxi in Ecuador
ed è situato a 2800 metri nella Sierra Andina.
E’ una delle realtà più povere ed isolate
dell’Ecuador e dista a circa 150 km, di strade
spesso fangose, dalla capitale della Regione:
Lacataunga. La popolazione vive ancora in modo semplice e naturale. Il sostentamento principale deriva
dall’agricoltura (patate, mais e cereali) e dall’allevamento di qualche animale (mucche, pecore). Le lingue
parlate sono lo spagnolo e il quechua. Gli abitanti di Shuyo sono circa 150.
Operazione Mato Grosso
L’Operazione Mato Grosso (O.M.G.), è nata nel 1967, ed è un
movimento che si propone l’educazione dei giovani al senso
della vita mettendo davanti ai loro occhi la necessità dei più
poveri dell’America Latina.
Per mezzo del lavoro gratuito i giovani intraprendono una
strada che li porta a costruire ed acquisire alcuni valori
fondamentali per la loro vita: la fatica, il dare “Via” gratis, la
coerenza tra parole e vita, lo spirito di gruppo, il rispetto e la
collaborazione verso gli altri, la sensibilità e attenzione ai
problemi dei più poveri, lo sforzo di imparare ad a mare le
persone.
Iniziatore e anima dell’O.M.G. è padre Ugo De Censi, salesiano
valtellinese che da 28 anni vive a Chacas tra la gente più
abbandonata delle Ande del Perù a 3300 metri di altitudine.
Insieme a lui, numerose famiglie, sacerdoti e tanti giovani
volontari, vivono l’avventura di ridare speranza e dignità ad popolazioni sempre più in balia delle situazioni
economiche di paesi spesso in ginocchio anche per situazioni sociali, calamità naturali , ecc…
E a Shuyo, in questo momento, vivono Anabella e Michele, volontari O.M.G., che con i loro due bambini
Maddalena e Nicolas operano per favorire una vita più dignitosa e prospettive migliori in particolare per i
giovani di questa piccola Comunità.
Descrizione del progetto
Il progetto “Una Quesera per Shuyo” è rivolto ai ragazzi dai 13 ai 16 anni, ragazzi del luogo, che
hanno chiesto aiuto, poiché provenienti da
famiglie molto numerose e povere, in
situazioni particolarmente disagiate; a loro
viene offerta la possibilità di studiare e di
apprendere un mestiere, per conquistare in
futuro una propria autonomia.
Questi, hanno bisogno non solo di aiuto
materiale, ma anche di sostegno ”morale”,
di un sogno e di obiettivi che li aiutino a
vivere in una realtà oggettivamente difficile,
a 3000 metri in condizioni di miseria e
disagio, costruendo un futuro diverso,
prevenendo l’inevitabile ricerca di una sorte migliore in città, dove invece è assai probabile imbattersi in
situazioni ben peggiori di quella di partenza.
I giovani, infatti, spesso crescono con il
“mito” della città: vita comoda, soldi facili,
benessere, illusioni che li spingono ad andarsene
dal loro paese nella speranza di una vita meno
difficile, ma molto spesso la realtà nelle grandi
città parla di sfruttamento, miseria, precarietà e
degrado. E’ una dimensione molto diversa
(povera ma protetta) da quella di cui sono
abituati, non hanno l’esperienza per poter
affrontare
quanto
la
città “offre”
e spesso sono vittime di sfruttamento, alcolismo, droga, ecc.. Molti
per orgoglio o perché non ce la fanno non ritornano più a casa, i pochi
che riescono a tornare a Shuyo raccontano di ricchezze, successi,
perpetuando la falsa illusione di una vita agiata e comoda. Nella casa di
Shuyo Anabella e Michele accolgono 10-15 ragazzi, li accompagnano
negli studi fino al termine del percorso obbligatorio (16 anni) ed
insegnano loro un “lavoro”. Da circa un anno è nato un piccolo sogno,
insieme ai giovani e agli adulti della Comunità hanno sistemato una
piccola casetta che funge da laboratorio caseario e, comprando il latte
dalla gente, provano a fare il formaggio.
Il numero generale di beneficiari a cui è rivolto il progetto non è
particolarmente elevato (10-15), per la disponibilità dello spazio e
anche perché lo scopo del progetto necessita di un numero ridotto di
ragazzi poiché privilegia la relazione “a tu per tu” per poter curare la qualità del rapporto, per poter
“accompagnare” da vicino il ragazzo.
Finalità del progetto
Il progetto ha le seguenti finalità
 rispettare gli usi e costumi della popolazione locale
incentivando le attività lavorative legate alla
coltivazione della terra, all’allevamento degli
animali ed attività artigianali legate ad essi;
 sostenere l’educazione primaria dei ragazzi in età
scolare, al fine di evitare l’abbandono a causa della
mancanza di supporto e risorse economiche da
parte della famiglia;
 valorizzare le risorse del territorio per offrire ai
ragazzi
locali
delle
valide
alternative
all’emigrazione verso le grandi città;
 educare i ragazzi ai valori dell’altruismo e della
condivisione;
 offrire ai ragazzi conoscenze e strumenti per una
possibile
futura
attività
lavorativa
di
sostentamento.
Caratteristica importante del percorso è che non è, come spesso purtroppo accade in molte
progettazioni di cooperazione, calato dall’alto, avulso dal contesto, bensì nato da un’idea dei giovani di
Shuyo e perciò rispettoso degli usi e costumi di quel popolo.
Obiettivo generale
-
-
promuovere la formazione scolastica per
contrastare l’analfabetismo e l’abbandono;
educare e formare dei ragazzi ad una
professione che possono svolgere nella loro
terra vicini alla loro famiglia senza fuggire in
città;
trasmettere ai ragazzi dei valori positivi,
soprattutto rivalorizzando l’altruismo e la
solidarietà nei confronti del prossimo.
Obiettivi specifici
o
o
o offrire ai ragazzi un ambiente “sano e
accogliente” dove poter vivere durante la settimana, e i mezzi per poter concludere la scuola
dell’obbligo (vitto, alloggio, materiale didattico);
tenere presenti nella quotidianità e nella vita comunitaria dei valori ben chiari quali: il volersi bene,
il rispetto, il sacrificio, il lavoro manuale, la carità (aiutare chi sta peggio);
imparare un lavoro: fare il formaggio per avere un domani uno strumento per il proprio
sostentamento, sfruttando le risorse del territorio locale (pascoli e mucche).
Attività del progetto: fasi di realizzazione e azioni:
I)
II)
III)
Accoglienza di 10-15 ragazzi nella casa di Shuyo, offrendo loro vitto e alloggio, vestiti e libri,
materiale didattico, provvedendo alla loro salute;
Educazione e formazione personale: aiuto nei compiti e nello studio; svolgimento di attività
varie quali coltivazione dell’orto, cura degli animali, responsabilità nella casa e nelle pulizie
degli ambienti, attività ludico-ricreative; esperienza di vita comunitaria, comprensiva di
momenti di condivisione e riflessione, e di solidarietà attraverso l’aiuto ai poveri (legna, tetti,
case, viveri ecc).
Formazione professionale: attività nel laboratorio caseario, resa possibile mediante l’acquisto
del latte dalla gente per poter produrre il formaggio: si tratta, nell’immediato ma soprattutto in
prospettiva, di un modo per aiutare la gente del posto a migliorare la coltivazione del foraggio
per le mucche ai fini di aumentarne la produzione e contribuire così anche al miglioramento
della razza bovina autoctona.
Qualità della proposta
La proposta della “Quesera” di Shuyo
è il primo esempio di laboratorio
caseario nella comunità di Shuyo,
pertanto
rappresenta
un’attività
innovativa seppur coerente con le
caratteristiche naturali del luogo
(presenza di pascoli e allevamento di
bovini).
Si prevede che il progetto possa
essere sostenibile ed autonomo nel
tempo; infatti a parte il necessario
finanziamento
iniziale
(acquisto
attrezzature, ecc..),
l’obiettivo è
raggiungere
progressivamente
la
capacità di auto mantenersi: i ragazzi,
infatti, una volta apprese le tecniche della lavorazione del formaggio e dotati delle attrezzature necessarie,
potranno in un futuro gestire l’attività in modo autonomo, acquistando la materia prima (latte) dalle
famiglie del luogo (ed incentivando così l’economia locale), producendo il formaggio e in seguito vendendo
il prodotto. Favorendo un circolo virtuoso,i cui beneficiari non sono solo i giovani che apprendendo un
lavoro acquisiscono maggiori autonomie e sicurezza in se stessi ma l’intera comunità che vede valorizzata,
nel rispetto della propria cultura, un’attività (quella dell’allevamento) finora svolta per il semplice
sostentamento familiare.
I giovani sono i protagonisti della realizzazione del progetto essendo loro stessi destinatari e attori
della proposta del laboratorio caseario.
Requisiti essenziali del progetto
1) Il progetto prevede la partecipazione fattiva ed il coinvolgimento della cittadinanza locale sia
nell’attività dei ragazzi della Quesera di Shuyo nel laboratorio caseario, sia per l’acquisto del latte
dalle famiglie locali allevatrici di mucche;
2) Il progetto fornisce ai ragazzi del luogo (13-16 anni) gli strumenti e le conoscenze per poter
svolgere un lavoro, soddisfa il loro diritto allo studio e soprattutto dà loro la possibilità di vivere in
comunità, seguiti ed accompagnati nei loro bisogni e nella loro crescita;
3) Il progetto verrà seguito per almeno due anni da una famiglia di volontari vicentini dell’
“Operazione Mato Grosso” (Michele ed Anabella, coi figli Maddalena e Nicolas) che vivrà in casa
con i ragazzi e li guiderà nelle varie fasi e nella vita quotidiana;
4) Il progetto garantisce l’accoglienza di un gruppo di ragazzi del Social Day per uno scambio
interpersonale e per una collaborazione attiva;
5) Il progetto verrà rendicontato dai volontari vicentini attraverso la scrittura di lettere, materiale
fotografico e quant’altro risultasse necessario.