Moon Fog Prophet - Kuusumun Profeetta

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Moon Fog Prophet - Kuusumun Profeetta
Moon Fog Prophet - Kuusumun Profeetta
Scritto da Peppe
Lunedì 26 Ottobre 2009 13:49 -
Le basi per i Moon Fog Prophet sono costruite da Mikko Elo (basso) e Mika Ratto (tastiere)
che iniziano a suonare insieme nell'autunno del 1994 nella cittadina finlandese di Pori. Questo
duo si diverte attraverso delle improvvisazioni e delle jam-sessions, ma ben presto si uniscono
altri due ragazzi,
Teemu Majaluoma
(chitarra) e
Daniel Finley
(batteria), facendo nascere, di fatto, un quartetto. Con questa formazione i musicisti continuano
a sperimentare e provare per la realizzazione di un percorso musicale credibile originale e
scelgono di chiamarsi
Moon Fog Project
. Alla fine dell'anno si esibiscono allo Skartek, locale molto noto a Pori, ma la band non si
mostra molto soddisfatta del risultato e inizia il nuovo anno andando alla ricerca e alla creazione
di nuove composizioni. Perciò nel 1995 si vede poco dal vivo e in quelle rare esibizioni i
commenti sono i più disparati, andando dall'entusiastico allo scettico.
Nel 1996 si denotano due cambiamenti: il primo avviene nella line-up, visto che il batterista
Finley è sostituito da Veli Nuorsaari, il secondo riguarda il nome del gruppo che si tramuta nel
definitivo
Moon Fog Prophet. Continuano ad esibirsi poco
dal vivo, prediligendo il lavoro compositivo, tramite il quale, dopo una manciata di canzoni
registrate su dei demos, viene registrato un EP, pubblicato dalla Seeker, etichetta di proprietà
del gruppo. Allo stesso tempo due brani vengono inclusi in una compilation edita dalla label
Metamorphos. Questa casa discografica mostra interesse nel lavoro dei Prophet, che vengono
scritturati e trascorrono l'estate del 1997 a registrare il loro primo album, intitolato "
Dim dum sing the Sun
", che vede la pubblicazione all'inizio del '98. Il disco comincia ad attirare l'attenzione degli
appassionati di psichedelia e di progressive, ottenendo anche buone recensioni sulle riviste
specializzate grazie alla sua unione dei due generi in sound personale, dalle tracce nordiche,
moderno, ma allo stesso tempo con reminiscenze delle esperienze dei seventies. I Moon Fog
Prophet continuano comunque ad essere produttivi ed un nuovo album, dal titolo "
When they opened their parachutes… silence
", viene realizzato già all'inizio del '99. Questo lavoro è ancora migliore dell'esordio; pur
presentando lo stesso mix, offre infatti momenti strumentali di rara bellezza, con indovinati
timbri chitarristici e tastieristici e melodie di indubbio fascino.
Questo periodo intenso, vitale e creativo continua con l'album "MERN3336 - A mirror to the
marble-coated solar system
",
che conferma le ottime capacità della band, con una spinta maggiore verso lidi psichedelici,
svolta molto apprezzata, specie dalla fanzine Colossus che non esita a definire il lavoro un
"classico della psichedelia". Il momento felice è però turbato dapprima dal fallimento della
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Metamorphos ed in seguito da dei problemi di salute di Elo. Ma il gruppo non si perde d'animo e
riesce a riemergere alla grande: inizia a recuperare un po' la tradizione folkloristica del proprio
paese, cominciando a scrivere canzoni in madrelingua e ad adottare la denominazione
Kuusumun Profetta
, per queste escursioni folk. Inoltre, si esibisce al Teatterinuoret di Pori in uno spettacolo ("
Pikkaavat Tinakellot
"-"
Taunting tin bells
"), scritto da Ratto, che unisce musica e teatro in sei date nelle quali si registra un buon
riscontro sia di pubblico che di critica. I buoni esiti di questi primi show danno coraggio al
gruppo che organizza nel gennaio successivo quattro nuove performance a Telakka e
Tampere. Frattanto i Moon Fog Prophet vengono scritturati dall'etichetta Ektro che, nell'estate
del 2001, pubblica il lavoro a nome Kuusumun Profetta, intitolato "
Kukin kaapiaan selassaan kantaa
" ed orientato verso un folk-rock molto raffinato. Nella seconda metà dell'anno viene
intensificata l'attività concertistica ed il gruppo è affiancato nelle sue esibizioni live dalla
sassofonista
Irina Niemela
e dal vecchio amico
Finley
alle percussioni e al violino.
Nel 2002 la label italiana Mellow Records mette sotto contratto i Moon Fog Prophet, ma prima
del nuovo cd a questo nome, esce un altro album sotto la sigla di Kuusumun Profetta dal titolo "
Jatkuvasti maailmaa pelastamaan kyllästynyt supersankari
". L'attività live continua ininterrotta ed in autunno, dopo alcuni concerti estivi in patria, viene
pubblicato dalla Mellow il nuovo parto del gruppo che prende spunto dall'opera teatrale cui
abbiamo fatto cenno e che ha il titolo di "
Taunting tin bells through the mammal void
". Il cd mostra una musica che accentua le caratteristiche sinfoniche dei precedenti album, ma
che risulta molto originale, priva di barocchismi e con alcuni punti di contatto con i
Van der Graaf Generator
(il timbro vocale, una certa cupezza di fondo, la rabbiosità di alcuni frangenti). Eppure il gruppo
non è pago e sembra instancabile, così, non solo si mette subito al lavoro per dare un seguito
alla sua ultima opera, ma si impegna anche per l'allestimento del nuovo e surreale musical "
Oopperse le Feti le Grande Anaale
".
Discografia
Dim Dum sing the sun (1997)
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"Dim dum sing the sun" si apre con i ritmi sostenuti e le atmosfere
spacey della breve "
Roof romance",
proseguendo con il romanticismo dettato dalle note acustiche di piano e
chitarra di "
Amusement park
". Lidi più psichedelici per la strumentale "
Classic bells
", con chitarre distorte, piano elettrico e ritmiche stravaganti, mentre con
"
Placet for one man
" affrontiamo una canzone che inizia lenta, con le note di piano che
sembrano introdurre una ballad, ma che si mostra cangiante con i
continui scatti nervosi dalle ritmiche sostenute e con il cantato
ossessivo, che rimanda a certi umori vandergraafiani di Hammill. "
Phobos express
" è un aggressivo e strumentale space-rock moderno e precede i quasi
cinque minuti di "
Spinning cousins
", in cui si respira nuovamente aria psichedelica, viste la musicalità e le
parti vocali sofferte. Più floydiane le atmosfere di "
Cinnamon sky
", in cui si intravedono sprazzi dell'epopea barrettiana. "
Things I see
" è un allegro motivetto, in cui è presente una breve parentesi più
riflessiva, che non perde lo spirito "acido" della musica psichedelica, il
cui spirito è racchiuso anche nelle sferzate elettroniche e vagamente
sinfoniche di "
Dance of the emerald knights
". La conclusione del cd è affidata a "
Whisper in stone
", che con i suoi sei minuti è il brano più lungo e che presenta un
piacevole andamento, grazie a melodie insolite e fantasiose, in cui i
suoni di tastiere e di chitarra vanno a fondersi gli uni negli altri con
grande intelligenza. Il disco d'esordio dei Moon Fog Prophet, mostra
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una band che si muove abilmente tra i sentieri del progressive e la
psichedelia, mostrando una discreta mole di idee interessanti, che
saranno la base di un futuro ricco di buoni album.
When they open their parachutes … silence (1998)
Aperta da atmosfere suggestive e dal cantato sofferto, "A telegram to
the star neighbour
"si evolve attraverso melodie seducenti che, dopo un'improvvisa
accelerazione, virano in territori psichedelici dalle ritmiche insistenti e
con continui interscambi di chitarre pungenti e tastiere cosmiche. E'
solo l'inizio di un grande album, che prosegue con "
Moon Fog Prophet
", ottimo brano strumentale guidato da una chitarra acida. Uno dei punti
più alti del cd è senza dubbio "
A liar in 602
", che tiene alto il pathos, sia nell'inizio delicato per i leggeri tocchi di
chitarra e piano elettrico e per le dolci melodie vocali, sia nel superbo
crescendo strumentale che parte dal secondo minuto e che si
caratterizza per i ritmi che si muovono in un sontuoso saliscendi e per
una sublime performance chitarristica. "
So unimportant
" è una ballad che potrebbe figurare tranquillamente in un album di
Hammill, mentre "
Interlude
" è un ipnotico strumentale in cui tutti i musicisti si ritagliano spazi
importanti, con le dolci note di chitarra (protagoniste assolute nella
seconda parte della traccia, più spacey), i morbidi tocchi di tastiere, il
pulsare elegante del basso e l'incedere impalpabile della batteria. Con "
Enthrone!
" siamo nuovamente vicini ad una ballata dalle tinte fosche ed emerge
ancora quel timbro vocale hammilliano che dà spesso ulteriore
profondità alle composizioni del gruppo. Molto fantasiosa "
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To the jaded columns and beyond/Figurines on a red cloth
", altra canzone strumentale, con ritmi robusti e chitarra aggressiva, ma
col piano a percorrere eleganti sentieri non lontani dal jazz-rock
(potrebbe essere paragonata ad una specie di "
Generale
" PFMiano). Curiose, anche se non convincono completamente, "
Miss Curwin's toys
", curioso brano che ricorda certe canzonette stravaganti e le bizzarrie
della lunatica "
A man called Jimmie Kane
". Molto bella "
Ghost of a name
", che si apre malinconicamente con voce e chitarra, ma in cui si
intravedono anche ariose aperture di tastiere dal sound vintage. Vertici
di straordinaria bellezza sono invece raggiunti dalla conclusiva "
Starling
", nervosa e space-rock all'inizio, si fa più romantica e, dopo la sezione
cantata, i musicisti danno vita ad un lungo momento strumentale
dall'alto tasso qualitativo, in il piano e la chitarra danno vita ad un
personalissimo rock sinfonico, che si contamina con la musica cosmica,
e che ammalia con i suoi sbalzi d'umore. Gran salto di qualità, quindi,
per i Moon Fog Prophet, che con questo splendido disco cominciano a
mostrare tutte le loro incredibili potenzialità.
MERN3336 - A mirror to the marble-coated Solar System (1999)
L'album si apre con la breve strumentale "Welcome to MERN", dalle
sonorità cosmiche alle quali si affianca una chitarra frippiana, che fa da
introduzione a "
Tomorrow be my name
", sorta di pop lunatico che mi riporta alla mente qualcosa dei
Radiohead
. A partire dalla terza traccia "
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Bomber butterfly
" cominciamo invece ad addentrarci in ambienti a cavallo tra la
moderna psichedelia (memore, però, dei primissimi
Pink Floyd
) e applicazioni degli insegnamenti hammilliani. I successivi brani
confermano infatti questo trend, infarcendolo di dissonanze alternate a
belle melodie di piano ("
Bourgeois rumours (Chaming, isn't she?)
", "
Tuesday mess
"), puntando su lunghi e bizzarri siparietti sperimentali ("
The joy and the agony of being caught
"), senza disdegnare incursioni in territori non lontani dal jazz
d'avanguardia dei
King Crimson
di "
Lizard
" (la splendida "
Hide and seek
") o dai grandiosi suoni del Generatore Van der Graaf, col sax sostituito
da una lancinante chitarra ("
This evergreen
", "
In the river of
", "
Despite the sticky potatoes
"). Molto particolare, poi, "
Beautiful scene
", dall'inizio crimsoniano, ma con una seconda parte molto onirica e
floydiana dominata da ritmi ipnotici ed un finale che presenta
nuovamente reminiscenze dei VdGG. "
Funeral in MERN
"e"
Obituary of the damned
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" concludono con la loro mestizia un album forse non brillante come il
precedente, ma che conferma in pieno che ci troviamo di fronte ad un
grande gruppo fuori dal comune. I Moon Fog Prophet, infatti, mettono in
chiaro con la loro musica che, nonostante le numerose influenze,
brillano di luce assolutamente propria.
Taunting tin bells through the mammal void (2002)
Questo concept-album si apre con i cinque minuti e mezzo strumentali
di "Appearance"; chitarra acida e tastiere classicheggianti come non
mai si combinano perfettamente in quella che sembra quasi una nuova
forma di rock sinfonico e conferiscono subito una grande tensione. La
lunga (12 minuti) "
The Duke meets the regretting Bishop
" continua su questa scia: all'inizio è più atmosferica e sembra
trasportarci in un mondo fiabesco, nel quale, però, bisogna stare ben in
guardia… E, infatti, arriva la voce hammilliana e tormentata, che dona
al brano un che di onirico, ulteriormente rimarcato dall'andamento
percussivo ipnotico. Segue una traccia dal titolo lunghissimo, che è una
sorta di stornellata allegra e lunatica, chitarre acustiche, tamburello e
armonica con una verve quasi zappiana, che ricorda un po' la "
Fat man
" Tulliana (con minor ironia) e che conferma le capacità trasformistiche
dei Moon Fog Prophet. "
A meaningless discussion in the house of red love
" è sinistra e quando si giunge alla parte cantata sono maggiormente
evidenti i riferimenti all'Hammill più malinconico e introspettivo che si
tramutano poi in un crescendo più vandergraafiano. Più serena "
Morning evening
", aperta da belle melodie e con uno sviluppo curioso in cui la chitarra
sembra andare in una direzione ed il piano in un'altra, mentre la
serenità iniziale si va man mano oscurando fino a sfociare nel breve
frammento leggermente nervoso di "
Baker's wife is talkin in her sleep
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". Nervosismo che aumenta in "
Wagons wagons screeching wheels
", strumentale, dove la chitarra è irrequieta ed è supportata dal piano e
dalle ritmiche ossessive. Questo momento psichedelico continua con "
Apocalypse on schedale
", visionaria e preoccupante nel suo incedere. Si continua con un lungo
brano strumentale dal titolo "
Triumph of oppression
", nel quale i Moon Fog Prophet mostrano tutti i loro volti, partendo con
un violino asfissiante e atmosfere gotico-ottocentesche e proseguendo
con ritmiche non frenetiche, eppure marziali ed opprimenti, fino ai
moderni ed inquietanti suoni di tastiere e all'esplosione sinfonica finale.
"
When the day broke, the parks
" ci fa un attimo distendere con un sound più pacato che la fa sembrare
quasi una ballad elegiaca e lunatica. Il finale affidato a "
The council never ends
" è drammatico e coinvolgente ed emerge nuovamente il fantasma di
quel vecchio Generatore guidato da
Peter Hammill
con la chitarra elettrica che praticamente fa le veci del sax di Jackson.
Un disco di straordinario fascino, "malato" sotto certi aspetti, nel quale
c'è un perfetto connubio tra rock sinfonico e musica psichedelica come
raramente si è potuto ascoltare. Oscuro e allucinato, classicheggiante
eppure moderno, a tratti riflessivo ed in alcuni momenti molto vivace, "
Taunting tin bells through the mammal void
" ci mostra un gruppo unico, fuori dal comune, che ha raggiunto livelli
espressivi nettamente superiori alla media. Chapeau!
Discografia - Kuusumun Profeetta
Kukin kaapiaan selassaan kantaa (2001)
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Moon Fog Prophet - Kuusumun Profeetta
Scritto da Peppe
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Con questo cd inizia il progetto parallelo ai Moon Fog
Propeht; il gruppo si esibisce tramutando la propria sigla
nella finlandese Kuusumun Profeetta e canta in
madrelingua. Anche la musica cambia, visto che ci
ritroviamo di fronte ad un folk-rock molto suggestivo, in
cui a guidare sono spesso le chitarre acustiche, il piano
elettrico e, di tanto in tanto, l'armonica. I ritmi si fanno più
compassati, a volte quasi jazzistici ("Kovin lentaan kotiin
kaipaan"), la matrice psichedelica scompare e il suono
della band si fa avvolgente, caldo e lontano dagli spunti
ombrosi, pur mantenendo un pizzico di malinconia, del
progetto principale. Nove tracce dalle incantevoli melodie
ci fanno scoprire l'altra faccia dei Moon Fog Prophet,
quella maggiormente legata alla tradizione nordica, in cui
il folk solo raramente è raggiunto dal progressive
("Askeleita rannalla"). La magia è impalpabile e può
essere intravista grazie alle melodie semplici, al delicato
arpeggio di chitarra, alle toccanti parti cantate o al
delizioso piglio acustico e bucolico. Un album bellissimo,
tranquillo, caratterizzato da grande coesione e che
mostra la versatilità e l'incredibile mole di idee di questi
bravissimi musicisti.
Jatkuvasti maailmaa pelastamaan kyllastynyt
supersankari (2002)
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Moon Fog Prophet - Kuusumun Profeetta
Scritto da Peppe
Lunedì 26 Ottobre 2009 13:49 -
Il secondo lavoro a nome Kuusumun Profeetta ricalca un
po' gli stilemi del precedente, anche se riemergono
alcune caratteristiche psichedeliche (ascoltare, ad
esempio le pulsioni di "Musta kaivo musta peili") del
progetto principale, per la creazione di un folk-psych-prog
davvero affascinante. Le sensazioni malinconiche sono
mantenute pienamente e le 11 canzoni presenti nel cd
sono tutte dei piccoli gioielli di rara bellezza ed intensità. I
suoni rimangono prevalentemente acustici, ma la
strumentazione utilizzata è comunque ampia, visto che
possiamo ascoltare a fianco delle chitarre (e senza
dimenticare i vari effetti sonori della baritone guitar)
anche violino, violoncello, mandolino, sax, tromba,
percussioni varie, senza dimenticare delle voci femminili
particolarmente soavi. Il suono che ne scaturisce ha un
che di incantato ed è sempre pregno di atmosfere
nordiche. Alle semplici melodie dettate da voce e chitarra
acustica, si uniscono splendidamente e delicatamente gli
altri strumenti, attraverso fini arrangiamenti e momenti
strumentali senza dubbio affascinanti, soprattutto nelle
combinazioni tra gli strumenti a corda e gli archi. A brevi
canzoni che miscelano sapientemente un elegante
cantautorato ed il migliore folk-rock nordico ("Syyllinen
pedriko", "Hengettaren tanssi"), si affiancano
composizioni di più lunga durata e maggiormente
elaborate che sorprendono per la struttura articolata che
non fa comunque perdere il feeling (come dimostrano il
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Moon Fog Prophet - Kuusumun Profeetta
Scritto da Peppe
Lunedì 26 Ottobre 2009 13:49 -
magnifico finale di sole chitarre acustiche di
"Tahdenlennon aikaan", le tensioni elettroacustiche della
stupenda "Puhu vapahtaja rappuselta kiviselta" o le
suggestive melodie di "Supersankari koko maailman").
Da segnalare anche il curioso incontro tra il folk ed il jazz
che caratterizza "Onnellisen valkoinen", in cui possiamo
ascoltare un inizio classico con chitarra acustica e voce
ed un finale in cui i suoni di piano elettrico, fiati e
armonica vanno in altra direzione. Il risultato globale è
nuovamente positivo ed anche da un punto di vista
qualitativo non ci si discosta molto dal precedente album,
le cui magiche vette sono raggiunte e forse anche
superate.
Peppe
Aprile 2003
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