M ilano 2008 - Città Metropolitana di Milano Città metropolitana di
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M ilano 2008 - Città Metropolitana di Milano Città metropolitana di
Milano 2008 diciottesima edizione concerti, film e video nella musica del nostro tempo con il patrocinio di concerti, film e video nella musica del nostro tempo rassegna promossa dalla Provincia di Milano il programma è a cura di Enzo Gentile, Marco Piccardi Presidente Filippo Penati coordinamento Massimo Cecconi Assessore alla cultura, culture e integrazione Daniela Benelli organizzazione, promozione Marco Piccardi, Dario Salvetti Direttore centrale cultura e affari sociali Claudio Minoia Direttore settore cultura Massimo Cecconi segreteria organizzativa Angela Marino, Veronica Sebastianelli collabora Irene Moresco ufficio stampa e sito web Giorgio Bocca, Pinuccia Merisio con Barbara Spagnuolo e Sara Lapomarda supporti multimediali Medialogo/ Servizio audiovisivi della Provincia di Milano servizi tecnici Saverio Camarca, Luca Carovelli, Caterina Casati, Bruno Chemolli, Gianni Molari, Marco Occhipinti, Giuseppe Prestia, Paolo Sigrisi Provincia di Milano/Settore cultura per informazioni: tel. 02 7740.6383/6384/6329 www.provincia.milano.it/cultura ufficio stampa: tel. 02 7740.6310/6358/6359 “S uoni e Visioni” compie diciotto anni e, di questi, sono ormai otto quelli nei quali ho avuto occasione di accompagnare la rassegna da Assessore alla cultura, nel corso di due mandati: una creatura che non ho visto nascere ma che posso ben dire di aver contribuito a crescere. I tempi sono cambiati e l’offerta musicale a Milano è aumentata e si è anche più differenziata, tuttavia sono convinta che “Suoni e Visioni” svolga tuttora un ruolo importante di diffusione, conoscenza ed approfondimento della produzione musicale di qualità, aperta ad ogni genere e provenienza geografica e assolutamente al di fuori di qualunque condizionamento di mercato. In qualche caso “Suoni e Visioni” ha saputo cogliere degli artisti un attimo prima che venissero consacrati dal successo internazionale di critica e di pubblico. Altre volte ha portato a Milano nomi noti però mai venuti in Italia o quantomeno nella nostra città o che mancavano da tempo sui nostri palcoscenici. Anche il programma di quest’anno non fa eccezione, e se alla prima categoria possiamo ascrivere senz’altro la giovane nigeriana Asa e, per certi versi, anche il cubano (ma innamorato dell’Africa) Omar Sosa e la vocalist americana Bettye LaVette, della seconda costituiscono dei veri fiori all’occhiello sia l’inglese Richard Thompson, artista a cavallo tra folk, rock e ricerca; l’inedito trio formato da due grandi protagonisti dell’avanguardia storica afroamericana come Roscoe Mitchell e Wadada Leo Smith, accompagnati dal più giovane Harrison Bankhead, e Tom Verlaine, newyorkese reduce della stagione del punk-rock Anni Settanta che lo vide tra i protagonisti assieme a Patti Smith. Non mancano neanche quest’anno i concerti multimediali. Nel primo, proposto da Tony Rusconi e Federico Mininni, con ospite il chitarrista inglese Fred Frith, la musica interagisce con immagini video sul tema, oggi quanto mai d’attualità, dell’acqua. Il secondo è un omaggio al compianto Nick Drake in cui documenti filmati si alternano alla rivisitazione live del suo repertorio da parte di un cantautore inglese di oggi, Keith James. Numerose anche le serate di proiezioni film e video che, come sempre, contribuiranno a meglio delineare e conoscere figure musicali cardine: quest’anno tocca a John Lennon, Neil Young e ai Police, mentre di Richard Thompson (che è anche ospite della rassegna) potremo apprezzare il contributo ad una pellicola suggestiva come “Grizzly Man” di Werner Herzog. Discorso a parte merita il doppio omaggio in musica al Sessantotto, sia attraverso un concertone all’aperto presso il Carroponte dello Spazio Mil di Sesto, con numerosi musicisti italiani e stranieri ad alternarsi sul palco, sia con una lunga non-stop video allo Spazio Oberdan dove potremo vedere testimonianze dell’epoca dei protagonisti storici, da Bob Dylan a Joan Baez, da Jimi Hendrix ai Jefferson Airplane fino ad una significativa panoramica di artisti italiani. Daniela Benelli Assessore alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano Asa Per la prima volta in Italia, la nuova stella del movimento afro-pop. Nigeriana, ventisei anni, arriva sulle ali del successo dell'album d’esordio che porta il suo nome. giovedì 13 marzo, ore 21 ingresso 8 15,00 ridotto 8 12,00 Asa voce e chitarra Janet Nwose voce Nicolas Mollard chitarra Jean-François Ludovicus batteria Stéphane Castry basso Didier Davidas tastiere Rolling Stone Corso XXII Marzo 32, Milano tel. 02 733172 concerto organizzato da Ponderosa Music & Art, Milano N omi sempre nuovi si affacciano sulle scene musicali e molti di questi preziosi segnali bisogna andarseli a cercare in Africa, da dove arriva, fresca esordiente già insignita di premi e circondata da grandi attenzioni, la ventiseienne Asa, ultima stella uscita dal Continente Nero. Nata a Parigi, ma cresciuta fin da bambina in Nigeria, terra d’origine della famiglia, Asa è un brillantissimo esempio di musica ed espressività interculturale, tanto che il suo disco d’esordio l’ha subito rivelata come un talento puro, capace di divertire, ma anche di trasmettere messaggi importanti attraverso i testi dedicati alla sua terra. Asa è solo l’ultimo frutto di un Paese che, dal re dell’afrobeat Fela Kuti alla seduttiva Sade, ha saputo testimoniare la moderna musica africana attraverso un ampio ventaglio di esperienze, conservando l’amore e il rispetto per le radici, ma provando anche a fornire un segno di modernità, buono per essere veicolato sui mercati internazionali. “Lagos è come New York: è la città africana ideale per fare musica, dove trovare le migliori opportunità per suonare” garantisce Asa. Ha studiato danza e chitarra, e artisticamente ha formato il suo gusto sulla massiccia collezione discografica del padre, autista d’ambasciata, un appassionato di Marvin Gaye e Aretha Franklin, di Miriam Makeba e Bob Marley, di Michael Jackson e Angelique Kidjo, tutti artisti che riecheggiano nelle sue canzoni neo-soul. La carriera scatta ufficialmente nel 2006, quando un paio di singoli si impongono presso il pubblico di casa, fino a diventare un tormentone nelle radio nigeriane: sulla spinta di questi successi, incoraggiata dalle prime risposte degli addetti ai lavori, Asa pubblica nell’estate scorsa il suo primo album, parte in inglese, parte in yoruba, un’autentica sorpresa che ne svela il prezioso potenziale, tra ritmo e spiritualità. è per la prima volta in Italia. Roscoe Mitchell and Wadada Leo Smith with Harrison Bankhead Roscoe Mitchell sax contralto e sax soprano Wadada Leo Smith tromba Harrison Bankhead contrabbasso Il suggestivo incontro tra due numi tutelari dell’avanguardia jazz americana accompagnati dal contrabbassista più rappresentativo dell’ultima generazione. lunedì 17 marzo, ore 21 posto unico 8 20,00 ridotto 8 16,00 Blue Note Via Pietro Borsieri 37, Milano tel. 899700022 (numero a pagamento) management Lalo/EXB, Bologna L e vicende artistiche di Roscoe Mitchell e di Leo Smith corrono parallele e distinte per lungo tempo, esplodendo praticamente in contemporanea, nel 1968, quando il sassofonista inaugura il volo dell’Art Ensemble of Chicago, proprio mentre il trombettista fonda il mirabile trio con Anthony Braxton e Leroy Jenkins. Chicagoano, classe 1940, Mitchell, originario del Mississippi e di un anno più giovane Smith: entrambi appartengono alla scuola del free radicale, cresciuti nell’ambiente estremamente inventivo dell’AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians, nata nel 1965 a Chicago), a cui vanno rimandate tutte le principali esperienze della loro formazione artistica. Roscoe già nel ‘66 pubblica un lp fondamentale per quella scuola, “Sound”, e lega la sua storia soprattutto al marchio Art Ensemble, pur giostrando a proprio nome su molti progetti. Molto fitta, contando a oggi decine di titoli, la discografia di Mitchell, che divide gli impegni tra attività live e insegnamento. Leo Smith, oltre a incisioni di spessore come “Silence”, suffraga i suoi principi di musicista con un saggio teorico raccolto in un volumetto, “Creative music”, dove traccia le linee guida di un fenomeno che ribalta molte regole dell’apparato jazz negli Anni Sessanta. Nel 1970 è tra i membri (con Braxton, Jenkins e il pianista Muhal Richard Abrams) della Creative Construction Company. Tra le sue prove discografiche più vicine, da ricordare la rivisitazione con Henry Kaiser dei materiali davisiani in “Yo Miles” e le incisioni per la Tzadik di John Zorn. In questo inedito sodalizio i due decani hanno voluto coinvolgere Harrison Bankhead, che la critica ha definito ‘mostruoso’: sicuramente il più persuasivo e promettente tra i contrabbassisti della sua generazione, quella dei quarantenni. Musicista fertile, in curriculum vanta ormai una gran quantità di collaborazioni jazz a tutto campo, e un ampio ventaglio di registrazioni discografiche e di entusiastiche recensioni per le sue performance dal vivo. Bettye LaVette Per la prima volta a Milano, la più calda e struggente voce erede del soul Anni Sessanta, che presenta l’ultimo album “The Scene of the Crime”, tra i più lodati del 2007. martedì 1 aprile, ore 21 ingresso 8 15,00 ridotto 8 12,00 Bettye LaVette voce Alan Hill tastiere e direzione musicale Darryl Pierce batteria Charles Bartels basso Brett Lucas chitarra Rolling Stone Corso XXII Marzo 32, Milano tel. 02 733172 management Blue Sky Promotion, Cesena L a grande avventura del soul e del r’n’b rimanda necessariamente all’età dell’oro, che ne racchiude i maggiori tesori, per quanto riguarda sia gli interpreti che gli autori: una favorevole congiunzione di talenti - produttori, session men ed etichette discografiche - ha avuto il merito di creare un repertorio esemplare e dare vita a una stagione irripetibile. Bettye LaVette, nativa di Muskegon, nel Michigan (1946), esordisce proprio in quegli Anni Sessanta, quando ancora teenager registra un primo singolo acerbo, “My Man, He’s a Loving Man”, e poi una seconda prova,“Let Me Down Easy” che ne rivela subito il valore. La sua è un’attività intensa non abbastanza premiata sotto il profilo discografico: le prime incisioni di Bettye sono reperibili su 45 giri o in antologie dedicate al circuito di Detroit. Provvista di una vocalità che la pone tra i massimi rappresentanti della black music al femminile, Bettye debutta con un lp proprio per la Motown solo nel 1982 (“Tell Me a Lie”). Ma per ottenere i giusti riscontri e uscire da un’immeritata penombra le serviranno oltre trent’anni di carriera: è infatti nel 2000, con la pubblicazione di “Souvenirs”, composto di materiali che si immaginavano smarriti o dimenticati, che la LaVette inizia a risalire la corrente e a riscuotere un crescente successo internazionale. “Ho cantato nei club e nei bar e quando capita lo faccio ancora. Io so cosa vuol dire cantare per vivere, a pochi dollari. Fare serate, sudando ad ogni data, significa anche non mollare mai, volere questo mestiere fino in fondo. L’ho fatto tutta la vita e oggi mi sento una sopravvissuta del soul.” Finalmente seguita da un team di lavoro adeguato alle sue capacità, Bettye ha realizzato gli ultimi due album con i quali ha tolto ogni dubbio al giudizio di pubblico e critica: “I’ve Got My Own Hell to Raise” (2005) e “The Scene of the Crime”(2007) sono carrellate di brani fitti di buone vibrazioni, che chiedono solo di essere ascoltati dal vivo. Tom Verlaine with Jimmy Rip Tom Verlaine voce e chitarra Jimmy Rip chitarra Nel trentennale del suo album-capolavoro, “Marquee Moon” alla guida dei Television, torna Tom Verlaine, cantante, chitarrista e autore che fu al centro della tempesta punk e rock newyorkese. lunedì 7 aprile, ore 21 ingresso 8 15,00 ridotto 8 12,00 MusicDrome Via Pier Alessandro Paravia 59, Milano tel. 393 4459523 concerto organizzato da International Music, Carpi (MO) U na volta c’era il punk e tra i protagonisti assoluti della scena newyorkese figuravano i Television: Tom Verlaine fu il loro profeta. Thomas Miller alla anagrafe, classe 1949, con uno pseudonimo scelto in onore a Paul Verlaine, poeta simbolista francese in attività a Parigi giusto un secolo prima di lui, ha legato la sua storia soprattutto a un’era specifica, anche se dopo lo scioglimento dei Television – vita brevissima, con due album tra il 1977 e il 1978 e una transitoria reunion nel 1992 – molte sono state le opportunità di seguirne le gesta come solista. Pur con eccellenti capitoli a proprio nome, resta comunque insuperata la fascinazione dei Television e di un folgorante debutto, “Marquee Moon”, che rinvia immediatamente alle notti fosche, livide della Grande Mela, quando in locali come il Cbgb’s si scrissero pagine fondamentali del rock contemporaneo. Tom Verlaine e compagni sprigionavano umori aspri, un sound ulceroso, ricco di tossine e di scura immaginazione e un brano quale “Marquee Moon”, gemma di quell’album, a tutti gli effetti va eletto a ruolo di manifesto generazionale. Nella sua ‘second life’, fuori dai confini del gruppo, Tom ha registrato sette album tra il 1979 e il 1992, per poi rientrare nell’ombra e dedicarsi a progetti più defilati: “Per una dozzina d’anni ho continuato a suonare, ma lontano dai riflettori. Ho creato prevalentemente musica strumentale e colonne sonore per film muti”. Poi, ad un certo punto, in coincidenza con la ricorrenza del trentennale del punk che ha di nuovo illuminato la zona e gli ambienti di appartenenza di Tom, eccolo rientrare come membro della band di Patti Smith e con due album ben distinti, ma usciti in parallelo a metà del 2006, “Songs and Other Things” che poggia sulla classica formula di canzoni dure ed elettriche, e “Around”, sedici quadretti di improvvisazioni strumentali che ruotano intorno allo stile inconfondibile, claustrofobico della sua chitarra. Bentornato! Richard Thompson Band Per la prima volta a Milano, in un inedito quartetto, il cantante, autore e chitarrista britannico fondatore dei Fairport Convention. Col tempo, Thompson ha evoluto la sua creatività, spaziando tra diversi suoni, linguaggi e collaborazioni. lunedì 12 maggio, ore 21 posto unico numerato 8 20,00 ridotto 8 16,00 Richard Thompson voce e chitarre Danny Thompson basso Pete Zorn fiati Michael Jerome batteria, percussioni Teatro Manzoni Via Alessandro Manzoni 42, Milano tel. 02 7636901 management Frame Events, Gandino (BG) U n monumento. Richard Thompson (1949), londinese ormai da lungo tempo trapiantato in California, è un artista grandioso, di sicuro uno dei più influenti della sua generazione, capace di occupare una centralità assoluta in un settore decisamente ampio dell’universo musicale. Per comodità, ma peccando di un’ingenerosa approssimazione, Thompson viene annoverato tra gli artisti di scuola folk: il mosaico delle sue produzioni, l’insieme delle collaborazioni e degli interventi nel cuore della musica, ne fanno invece un musicista completo, carico di autorevolezza e di prestigio, in grado di renderlo un ‘must’ del rock d’autore, grazie anche al palmares dei riconoscimenti. Solo per citarne alcuni: il premio Igor Novello per il profilo letterario dei suoi testi, il Bbc Lifetime Achievement Award, una sorta di tributo alla carriera, mentre la rivista Rolling Stone lo ha inserito nella graduatoria dei venti migliori chitarristi di tutti i tempi. E, se non bastasse, ecco una produzione che appare, nella sua traiettoria di quarant’anni di musica, un florilegio all’insegna di una qualità sopraffina. Iniziata nel 1967 con la fondazione dei Fairport Convention, la più longeva e rilevante band dell’epopea folk-rock, è tuttora densa di segnali esemplari, come dimostra la collaborazione con Werner Herzog, il più visionario dei registi contemporanei, per cui ha scritto ed eseguito le musiche del recente “Grizzly Man” (2005). Abile nel giostrare su più fronti, comprese alcune incursioni in ambito d’avanguardia, Richard ha circa quaranta album al suo attivo: l’ultimo in ordine cronologico, uscito nella prima parte del 2007, è “Sweet Warrior”, che ne conferma la continuità sempre ad altissimi livelli. Dice Thompson: “Ho cominciato che avevo otto anni e da allora non ho mai smesso. Strimpello tutto il giorno, per la disperazione di chi mi sta intorno. Per me la chitarra è un’estensione naturale del mio corpo.” CaliforniaGuitarTrio & Tony Levin Bert Lams chitarra Paul Richards chitarra Hideyo Moriya chitarra Tony Levin basso e stick Tra i più brillanti virtuosi e sperimentatori del loro strumento, i tre chitarristi sono per la prima volta a Milano assieme a Tony Levin bassista partner anche di Peter Gabriel e King Crimson. giovedì 15 maggio, ore 21 posto unico numerato 8 18,00 ridotto 8 14,00 Teatro Leonardo da Vinci Via A.M. Ampère 1, Milano tel. 02 26681166 management Provo Culture, Roma V irtuosismo e tecnica al servizio della musica, per una capacità estetica e spettacolare che ha reso questa sorta di multinazionale della chitarra un ‘must’ tra gli specialisti di mezzo mondo. Paul Richards, americano di Salt Lake City, Bert Lams, belga di Bruxelles, e Hideyo Moriya, giapponese di Tokio, sono abituati a continue tournèe e il lavoro, la coerenza nel tempo sono stati fortemente premiati da una notorietà e da un prestigio sottolineati anche dalla stampa specializzata. Si sono costituiti come ensemble nel 1993. Dopo avere a lungo suonato nella League of Crafty Guitarists, una delle più sorprendenti creature di Robert Fripp (attraverso il quale si erano conosciuti, nel 1987, ad uno dei suoi corsi-laboratorio, in Inghilterra). Hanno sinora realizzato dodici album: sei di composizioni originali, con qualche digressione classica tra Bach e Beethoven, quattro dal vivo, uno di canzoni natalizie e uno, il più recente “Highlights” (febbraio 2007) concepito come un’antologia della carriera. Nel nuovo tour che li porta in diversi Paesi lungo il 2008, il California Guitar Trio è affiancato da un ospite speciale, Tony Levin, uno dei più formidabili bassisti in attività. Nativo di Boston (1946), svezzato alla musica fin da bambino, Levin accumula svariate esperienze prima di avviarsi alla professione già nel 1970. Da allora, come session-man di lusso o co-leader, figura in moltissimi album, condividendo segmenti importanti della carriera soprattutto con Peter Gabriel e con Robert Fripp nelle fila dei King Crimson. Musicista poliedrico e onnivoro, richiestissimo per la potente identità capace di manifestarsi su fronti e repertori diversi, ritroviamo Levin alla corte degli artisti più disparati: tra questi, Lou Reed, Alice Cooper, John Lennon, James Taylor, Paul Simon, Peter Frampton, Judy Collins, Gary Burton, Yes, e persino Claudio Baglioni. Del 2006 è “Resonator”, il primo album in cui Levin si cimenta anche come cantante. Omar Sosa Quintet Pianista e compositore cubano, Sosa è musicista completo, dallo stile variopinto. A “Suoni e Visioni” presenta il nuovo album “Afreecanos”, un viaggio-confronto in Africa a partire dal jazz. lunedì 19 maggio, ore 21 ingresso 8 15,00 ridotto 8 12,00 Omar Sosa pianoforte, Fender Rhodes, electronics Childo Tomas basso elettrico, voce, m’bira Julio Barreto batteria Mola Sylla voce, m’bira, xalam, kongoman Leandro Saint-Hill flauto, sax alto Rolling Stone Corso XXII Marzo 32, Milano tel. 02 733172 management Kino Music, Modena F iglio di Cuba, ma adottato professionalmente dall’Europa, Omar Sosa è un musicista tra i più duttili e curiosi in azione: basti pensare che, soltanto negli ultimi mesi, il pianista e compositore nato a Camaguey nel 1965, si è imbarcato in due sfide assai impegnative, decidendo di misurarsi con un progetto, “Isolanos”, condiviso con un musicista e un coro a tenores sardi, e poi con “Afreecanos”, diventato un album uscito a inizio 2008, che ora presenta dal vivo a Milano. Omar Sosa, alla guida di un ensemble che ne sposa il dinamismo e la versatilità, alimenta il suo spirito di indomito ambasciatore transculturale grazie a una comunicativa e a una spinta energetica che, tra cuore e virtuosismo, non temono rivali. Abitualmente posizionato nella schiera dei musicisti jazz, quella è però una categoria che va stretta a Omar, il quale nel suo repertorio manifesta molte varianti, a seconda dei periodi e degli album realizzati sinora: una ventina compresi ‘live’ e remix dal 1997 a oggi, una quota robusta che ne riafferma la vivacità e inventiva. Negli anni, rispondendo all’intuito, al piacere di nuove scoperte, alle tensioni emotive di una felice inquietudine, Sosa ha giocato con i suoni e le tradizioni, miscelando il jazz e Cuba agli insegnamenti ricavati dai viaggi, dagli incontri, dall’elettronica, dagli stimoli che di volta in volta bussano alla sua porta. “Afreecanos” concentra in un’ora e undici brani, con il contributo di musicisti provenienti da cinque Paesi africani, e poi da Cuba, Brasile, Usa, Francia, il gesto d’amore di un artista libero e ispirato. Come pianista ammette l’insegnamento di Thelonius Monk, Herbie Hancock e diversi Maestri cubani, Chucho Valdez su tutti. Spiega Omar: “Il mio lavoro vuole dimostrare che siamo tutti figli della stessa Madre e, anche se geograficamente lontani, siamo vicini nell’essenza, nei concetti, nelle radici e uniti attraverso un sound senza frontiere.” Quarant’anni dopo Rievocazione in musica di un anno formidabile. Evento all'aperto per rivivere il Sessantotto. Stormy Six Giorgio Casani voce, chitarra acustica; Carlo De Martini violino; Franco Fabbri voce, chitarra acustica ed elettrica, bouzouki; Umberto Fiori voce, chitarra acustica; Salvatore Garau batteria; Tommaso Leddi violino, balalajka, mandolino, chitarra; Pino Martini voce, basso; Massimo Villa voce, basso; Antonio Zanuso batteria; Giorgio Albani regia del suono. Ospiti: Alberto Camerini voce, chitarra elettrica; Eugenio Finardi voce, pianoforte; Claudio Rocchi voce, chitarra acustica ed elettrica. Della Mea/Marini/Ciarchi Ivan della Mea voce, chitarra; Giovanna Marini voce, chitarra; Paolo Ciarchi percussioni; Claudio Cormio chitarra. Donovan Donovan voce e chitarre; Danny Thompson contrabbasso; Stewart Lawrence percussioni. Eric Andersen Eric Andersen voce, chitarre, pianoforte. venerdì 30 maggio, ore 20 ingresso gratuito Carroponte c/o Spazio Mil Via Luigi Granelli, Sesto San Giovanni (MI) tel. 02 36592544 in collaborazione con Comune di Sesto San Giovanni - Assessorato alla Cultura e Teatro Filodrammatici, Milano U n anno, questo 2008, che viene percorso in lungo e in largo dalle celebrazioni per il quarantesimo anniversario del mitico Sessantotto. Anche ‘Suoni e Visioni’ prova a sintonizzarsi, evitando nostalgie e tentazioni revivalistiche, ma senza fingere una snobistica noncuranza nei confronti di una stagione che fu rivoluzionaria, anche in ambito strettamente musicale. Ecco allora una serata che prevede ospiti e sorprese fino all’ultimo, e dove sono convocate alcune delle personalità che caratterizzarono quell’anno, in Italia e all’estero. Non potevano mancare Giovanna Marini e Ivan Della Mea, due simboli del Nuovo Canzoniere Italiano, un’istituzione della ricerca, del recupero della tradizione di lotta sociale e politica. Al loro fianco i più diretti eredi, gli Stormy Six che rappresentano una naturale cerniera tra due generazioni. La formazione milanese, che figurò tra i supporter dei Rolling Stones nel ’67, per poi optare progressivamente verso un impegno e una militanza attiva nel movimento studentesco, festeggia nell’occasione un’attesa reunion, con la line-up più accreditata e amici e collaboratori della prim’ora, proprio a fine Anni Sessanta. In scaletta pure due ospiti di fama internazionale, con il compito di saldare il versante nostrano, più motivato ideologicamente, agli aspetti che nello stesso periodo interessò i giovani di diverse latitudini, coinvolgendoli nel sogno psichedelico, tra flower power, istanze pacifiste e ‘Summer of Love’. Donovan, squisito, dolcissimo menestrello, nella primavera 1968, invece delle barricate frequentò l’India, nel famoso viaggio che i Beatles intrapresero per conoscere e sintonizzarsi sulle filosofie d’Oriente. Proprio di quell'anno è un capolavoro come “Hurdy Gurdy Man”. Eric Andersen è uno dei figli più classici del Greenwich Village, incubatrice della canzone d’autore newyorkese. Si mette in luce in quegli anni, tra il probante debutto di “Today is the Highway” (1965) e il suo capolavoro “Blue River” (1970), con una vena calda e delicata, ma anche con un toccante omaggio a Martin Luther King, da poco assassinato. Le loro invincibili ballate hanno solcato in profondità lo spirito della nostra Storia. performance multimediali Spazio Oberdan Viale Vittorio Veneto 2, Milano tel. 02.7740.6302/6300 Omaggio a Nick Drake con Il tempo dell’acqua, il tempo della musica di Tony Rusconi, regia video Federico Mininni, con Keith James and Rick Foot Tony Rusconi-Fred Frith martedì 29 aprile, ore 21 venerdì 9 maggio, ore 21 e proiezioni video posto unico 8 10,00 ridotto 8 8,00 assegnazione Premio Demetrio Stratos 2008 proiezione film Step Across the Border di Nicolas Humbert e Werner Penzel posto unico 8 10,00 ridotto 8 8,00 Keith James chitarra e voce Rick Foot contrabbasso Tony Rusconi percussioni Fred Frith chitarra, elettronica Massimo Di Nonno, Samuele Pellecchia, Ivo Saglietti, Luana Monte immagini Luca Campagnoli e Federico Mininni montaggio video Progetto Comunicazione, Prospekt/Fotografi produzione A management Frame Events Gandino (BG) con la collaborazione di Fondazione Cineteca Italiana fronte di una carriera troppo breve, racchiusa in soli tre album ufficiali, tra il ‘69 e il ‘74, anno in cui scompare (presumibilmente suicida per overdose di antidepressivi) Nick Drake è stato uno dei cantautori più profondi e intensi apparsi sulla scena, capofila di una generazione dove certo non mancavano i talenti. Nato a Rangoon in Birmania nel 1948, Nick, che a giugno avrebbe compiuto sessant’anni, è oggetto di periodiche riscoperte da parte di un pubblico giovane che l’ha reso un artista di culto, senza tempo. In questa luce si spiega anche l’affermazione di un musicista come Keith James che, oltre a coltivare una propria produzione discografica, ha suscitato un crescente interesse e conosciuto un solido successo come interprete di Nick Drake, di cui predilige il primo lp, “Five Leaves Left”. James è una sorta di memoria storica, a stretto contatto con il mondo di Drake, di cui proponiamo anche filmati rarissimi, frammenti di una documentazione mai vista prima in Italia. Il recital di James, che tra le sue fonti d’ispirazione cita anche John Martyn, Joni Mitchell, Steely Dan, poggia sull’album pubblicato nel 2003, “The Songs of Nick Drake”, che ha guadagnato all’artista di Salisbury riconoscimenti e gratificazioni: un concentrato di poesia dell’anima e virtù letterarie che rendono ancora più insopportabile quella morte prematura. N management MM&T Milano Premio Demetrio Stratos promosso da Auditorium Edizioni ella tradizione di Suoni e Visioni c’è l’impegno a proporre ogni anno una produzione multimedia con esplicita vocazione sperimentale: è in questo solco che si muove anche “Il tempo dell’acqua, il tempo della musica”, progetto che il percussionista e compositore Tony Rusconi ha ideato insieme al regista Federico Mininni. Nella performance, che si articola tra musica dal vivo e immagini, con l’interazione di fotografie e video, si individua un potente messaggio sociale. L’acqua come bene comune precluso a grandi masse di abitanti del pianeta, è sinonimo di vita e fertilità per le naturali implicazioni politiche: “La loro conservazione e non la dispersione – osserva Rusconi – produce sapere e civiltà. (…) Non solo della musica l’acqua è metafora, però, ma di tutto il nostro tempo.” Ospite speciale di Rusconi, partner sul palco per una improvvisazione che si miscela al fluire dei suoni e delle visioni d’acqua, è Fred Frith, illustre chitarrista, molto noto e apprezzato anche da noi fin dai tempi degli Henry Cow, mirabile band di free rock fondata a Cambridge nel 1968. La serata prevede anche un ‘solo’ di Frith cui viene consegnato il prestigioso Premio Demetrio Stratos, tributato nelle due precedenti edizioni a Diamanda Galás e Meredith Monk. A seguire proiezione del film “Step Across the Border” (1990), documentario musicale con Frith, Jonh Zorn, Arto Lindsay e altri. proiezioni film e video Spazio Oberdan Viale Vittorio Veneto 2, Milano tel. 02.7740.6302/6300 non-stop video non-stop video selezione a cura di Riccardo Russino e proiezione film U.S.A. contro John Lennon di David Leaf e John Sheinfeld selezione a cura di Cristina Guenzi e Gianmarco Picuzzi John Lennon lunedì 14 aprile, ore 20.30 lunedì 21 aprile, ore 21 ingresso libero fino ad esaurimento posti N Neil Young ingresso libero fino ad esaurimento posti con la collaborazione di Fondazione Cineteca Italiana ell’anno di Liverpool capitale europea della cultura, naturale centrare una serata video su John Lennon, cui è intitolato l’aeroporto della città. A riepilogare la grandezza anche individuale dei Beatles, negli ultimi anni Suoni e Visioni ha riservato analoghe serate a Paul McCartney e George Harrison. L’istantanea che riguarda l’artista assassinato nel 1980 copre un arco di tempo e un repertorio frastagliati, abbracciando i lavori con il gruppo, ma soprattutto quella fase di vita personale e professionale inaugurata proprio nel 1968, segnata dalla relazione con Yoko Ono e dall’apertura di una parallela carriera solista. In programma, fra le molte rarità, i duetti ‘live’ con Chuck Berry e Frank Zappa, pillole di interviste, una versione alla chitarra di “Imagine”. A seguire, la proiezione del film-documentario che ripercorre le tappe del difficile, scomodo rapporto di Lennon con le istituzioni degli Stati Uniti, Paese che aveva scelto per vivere e dove poi troverà la morte. “U.S.A. contro John Lennon” è un pamphlet appassionante, che scuote anche lo spettatore in cerca di semplici emozioni musicali. Ci sono pure quelle, ma il cuore sta nelle rivelazioni di un groviglio di sospetti, intolleranze, tensioni mai archiviati verso un musicista rivoluzionario nell’intimo, pacifista ante-litteram e genialmente spettacolare nelle sue azioni di protesta: tra i vari materiali d’epoca anche stralci del bed-in e di molte gesta che fecero di Lennon un simbolo suo malgrado, nell’arte e non solo. L con la collaborazione di Fondazione Cineteca Italiana a carriera solista di Neil Young, uno dei massimi autori e interpreti che la cultura rock abbia mai prodotto è iniziata nel 1968. Il cantante-chitarrista non era un novizio, avendo già in curriculum un paio di anni a quote ragguardevoli nella tribuna californiana dei Buffalo Springfield. Col primo album a suo nome prendeva il via una discografia solistica che oggi ha gagliardamente oltrepassato la barriera dei quaranta titoli (l’ottimo “Chrome Dreams II” è il più recente). A lui dedichiamo un fitto collage di filmati, in gran parte inediti o comunque poco visti. Si ricostruisce così una carriera stupefacente per forma e contenuti, lungo la quale il ‘loner’ canadese (1945) ha archiviato centinaia di canzoni e ballate, ora struggenti per la morbida confezione, ora laceranti per l’impetuoso furore. I gioielli della scaletta abbracciano la carriera con Buffalo Springfield e Crosby, Stills & Nash, per toccare molte tappe ‘live’ e gli incontri con amici eccellenti (tra gli altri Dylan, Clapton, Springsteen, Joni Mitchell, Van Morrison, Willie Nelson, Pearl Jam…). Agli appassionati delle diverse stagioni ‘younghiane’ viene offerto un quadro quanto più possibile ampio e accattivante, tenendo conto delle molteplici sfaccettature e dell’iperattività di questi ultimi anni, durante i quali Neil ha anche lavorato per il cinema, con film di cui ha curato personalmente la regia, o firmato la colonna sonora per pellicole di registi come Jim Jarmush e Jonathan Demme. proiezioni video Spazio Oberdan Viale Vittorio Veneto 2, Milano tel. 02.7740.6302/6300 non-stop video proiezione film Grizzly Man di Werner Herzog e video Live from Austin, Texas con The Police selezione a cura di Cristina Guenzi e Gianmarco Picuzzi martedì 22 aprile, ore 21 lunedì 5 maggio, ore 20.30 ingresso libero fino ad esaurimento posti F Richard Thompson ingresso libero fino ad esaurimento posti con la collaborazione di Fondazione Cineteca Italiana urono una delle scoperte più eclatanti del rock nato dai fermenti e dalle ceneri del primo punk. Cresciuti a Newcastle, l’esordio discografico è “Outlandos d’amour” del 1978. Due pezzi di quel capitolo iniziale, “Roxanne” e “So Lonely”, restano tuttora tra i preferiti del pubblico che ha affollato in massa gli stadi di mezzo mondo dove i Police hanno festeggiato lo scorso anno la clamorosa reunion, dopo l’addio del 1984. Da quella data fino al ritorno, molte cose sono successe e in questa scaletta grande rilievo troveranno anche i percorsi solistici di Sting, Andy Summers e Stewart Copeland tutti attivissimi nel seguire i rispettivi amori. Proveremo così a intrecciare la storia della band, tra le più felici realtà anche in chiave squisitamente commerciale di quel periodo, con le sortite dei tre a proprio nome, quando hanno abbracciato e sperimentato una musica ben distante dai Police. In questa selezione convivono efficacemente le diverse anime dei tre musicisti: Sting che spazia dalle contaminazioni jazz alla musica rinascimentale di Dowland passando per il pop che tanta fortuna sul mercato gli ha garantito, Summers che da solo o in compagnia di amici celebrati come Robert Fripp ha puntato a soluzioni d’avanguardia, Copeland che si è dedicato molto al cinema e alle colonne sonore, fino a scoprire il fascino generoso della taranta, in Salento. Molti gli ospiti che vedremo al loro fianco, da Bono a Annie Lennox, da Tom Jones a Gwen Stefani, da Fripp a Pavarotti. “G con la collaborazione di Fondazione Cineteca Italiana rizzly Man”, uscito in Italia alla fine del 2006, è il penultimo film di Werner Herzog, regista tedesco che soprattutto negli ultimi anni ha saputo raccontare con le immagini storie fantastiche, ai confini dell’apocalisse, a metà tra fiction e realtà, grazie a un potente impianto documentaristico. Qui, con tocco commosso e partecipe, ma non necessariamente complice, si affronta il caso di Timothy Treadwell, bizzarra e controversa figura di etologo-esploratore che trascorse quattordici estati consecutive nel Parco Nazionale di Katmal, in Alaska, dal 1990 fino al 2003 quando al termine del suo soggiorno di studio e missione venne dilaniato da uno degli orsi che credeva essergli ormai diventato amico e compagno. Le immagini utilizzate dal grande cineasta - che ha appena realizzato in Antartide la sua nuova opera “Encounters at the End of the World” - sono in parte di ricostruzione postuma, in parte recuperate dal ‘girato’ di Treadwell, per una formula di sintesi superba nella capacità narrativa e visionaria, a cui fornisce un supporto decisivo la colonna sonora per sola chitarra di Richard Thompson, uscita anche su cd. A seguire, alcuni spezzoni del dvd registrato il 2 luglio 2001 in Texas, per la serie tv “Austin City Limits”: una brillante performance di Thompson, tra acustica ed elettrica, pubblicata un paio d’anni fa dall’etichetta New West. proiezioni video Spazio Oberdan Viale Vittorio Veneto 2, Milano tel. 02.7740.6302/6300 non-stop video Quarant’anni dopo. Il Sessantotto in musica Suoni e Visioni diciotto anni dopo selezione a cura di Cristina Guenzi e Gianmarco Picuzzi con Pietro Adamo lunedì 5 maggio, ore 20.30 lunedì 26 maggio, ore 21 ingresso libero fino ad esaurimento posti ingresso libero fino ad esaurimento posti D E con la collaborazione di Fondazione Cineteca Italiana sistono molti modi per calarsi nel turbine di un anno che è sinonimo di cambiamento e di svolta, un terremoto che fornì una scossa profonda, alle fondamenta, in campo artistico, sociale e nella vita di tutti i giorni. L’angolazione offerta da questa vasta e articolata panoramica è quella dalla musica di una stagione ribollente, qui restituita grazie a registrazioni video e filmati di alcuni dei suoi attori principali. Rientrano così in questo puzzle i volti, le voci, le canzoni di artisti che bene hanno fotografato l’alternativa e la contrapposizione ideologica, l’introspezione e la lotta, il sogno e la sovversione dei suoni e delle parole. è una sorta di centrifuga in cui possiamo intercettare le molte anime del Sessantotto musicale: la traiettoria parte da molto lontano, con i padri spirituali del movimento di protesta, Woody Guthrie e Pete Seeger, e quindi i loro eredi naturali, Dylan e la Baez. Ma poi lo sguardo si allarga su quella avventura, con ampie sequenze dimenticate o mai mostrate prima, cui non restano estranei esponenti del ‘made in Italy’, da Luigi Tenco ai Giganti di “Proposta”. Ritroviamo tutti i massimi testimoni del tempo ma al loro fianco scorrono anche figure rimaste ai confini dell’impero mediatico, nonché nomi come Fugs, Vanilla Fudge, Steppenwolf, 13th Floor Elevator che a quella storia appartengono, e possono riservare qualche sorpresa e attivare nuove curiosità. iventare grandi senza perdere il gusto della curiosità, né il piacere di un sano stupore: è il traguardo che “Suoni e Visioni” taglia con l’edizione della maggiore età, una tappa importante per ogni persona, e ancora più significativa per una manifestazione rimasta integra e coerente nel tempo. Possiamo ben dirlo, visto che nel frattempo molti altri si sono incamminati su questa strada di ricerca, esplorazione, recupero e rilancio di linguaggi e di una filosofia che prima praticamente non esisteva in Italia nella geografia dello spettacolo. Dire che siamo orgogliosi e soddisfatti risulta forse banale, scontato, ma è soprattutto vero. Basta rilevare come parlare di “Suoni e Visioni” sia diventato un modo di dire, un utile riferimento a inquadrare un genere, la via per applicarsi alla musica, dai titoli dei giornali o addirittura dalle denominazioni, spesso simili se non addirittura uguali, di altre rassegne in giro per l’Italia. Crediamo che questo sia l’effetto più evidente della credibilità e dei riconoscimenti condivisi tra il pubblico, i media e gli stessi artisti: un elemento che ci spinge a ribadire l’impegno anno dopo anno. Ogni stagione che passa “Suoni e Visioni” rafforza non solo la sua identità, ma anche quella vocazione, quei principi artistici che ci hanno reso impermeabili alle mode, ai richiami facili delle sirene del mercato, allo stesso tempo mantenendoci aperti, spalancati al nuovo che avanza. Come sempre, anche in questa edizione 2008 teniamo fede ad alcune vocazioni di comportamento: ad esempio lo sforzo per non riproporre artisti avuti ospiti in passato, possibilmente favorendo personaggi mai transitati prima dal nostro Paese, o assenti da lungo tempo. E poi c’è l’attenzione alla multimedialità, al rapporto della musica con il cinema e, last but not least, una sempre ricca, e molto spesso rara, documentazione video che ci compensa dell’impossibilità di ospitare artisti che dal vivo non potremmo proporre, o perché scomparsi o perché per noi purtroppo irrangiugnibili. Il tutto cucito con il filo della qualità, di una disponibilità verso le culture altre, per un dialogo, per una declinazione ideale delle differenze: “Suoni e Visioni” come una pozione magica, per affacciarsi sul mondo, ascoltare e vedere l’effetto che fa. Enzo Gentile, Marco Piccardi i primi diciassette anni di 1991 • Philip Glass Ensemble • Abdullah Ibrahim • Terry Riley • Taraf De Haidoucks • Arvo Part • “Contagio” (Carnascialia + Almamegretta) (Galante/Sollima) • Jocelyn Pook Ensemble • Marc Ribot y Los Cubanos Postizos 1992 1997 2001 • Steve Reich • John Lurie/Lounge Lizards • The Durutti Column • Wim Mertens solo piano 1993 • Elvis Costello & Brodsky Quartet • Zakir Hussain & Alla Rakha Orchestra • Jan Garbarek Group & Mari Boine • Avion Travel • David Darling • The Chieftains • mostra “I Grandi Sviluppi” 1994 • Michael Nyman Band • Penguin Café Orchestra • Tangueros • “Blue Concert” (Simon Fisher Turner e Derek Jarman) • Diamanda Galas • “Delfi” (Milesi, Ovadia e Studio Azzurro) • Italian Instabile Orchestra • Master Musicians of Jajouka • “Jazz comme une image” • The Fugs • John Cale • Dervisci Rotanti di Konya • “a Edgar Allan Poe” (Einaudi/Fedele) • Fairport Convention • Sentieri selvaggi 1998 • Maurizio Marsico Monofonic Orchestra • Goran Bregovic • Gong Orchestra di Bali • “Omaggio a Woody Guthrie” • Bang on a Can • Compay Segundo • “a Federico Fellini” (Rava/ Galliano/Harmonia) • Wim Mertens Ensemble 1999 • Joe Jackson • Sinfonia per 100 chitarre (Rhys Chatam) • Bill Frisell • “Il Melologo Comico” • John Trudell • Henryk Gorecki • Battista Lena • Banda Sonora • Leningrad Cowboys • Balanescu Quartet e Dagmar Krause • Angelique Kidjo • Meira Asher • SamulNori • “Omaggio a Demetrio Stratos” (Area/Joan La Barbara) • mostra David Byrne 1996 2000 1995 • Tambours du Bronx • “Sonos’e memoria” • Baden Powell e Trio Esperança • The Klezmatics • Brian Ferry • Orchestre National de Barbés • Youssou N’Dour • Sport e divertissements • mostra “Dieci anni di Suoni e Visioni” • René Aubry Ensemble • Michael Nyman Band • Les Tambours de Brazza • Orfeo a fumetti (Sentieri selvaggi/Omar Pedrini) • Mick Taylor & the All Stars Blues Band • Popa Chubby Group • “Tango Negro” Juan Carlos Cacérès • Archie Shepp Quartet/Sally • Nyolo Group 2002 • Janice DeRosa/Ekova • Steve Piccolo Workshop/ Elliott Sharp • Don Moye Sun Percussion Summit/Officina Zoè/ Baba Sissoko • "Le vie del Tango" (Girotto/ Bonaventura/Stroscio/ Cingalini/B.I.M. String Quartet) • Johm Surman/Jack DeJohnette/ • London Brass • Brian Eno/Peter Schwalm 2003 • Nigel Kennedy • Manu Dibango & Ray Lema • Orchestra Baobab • “Smisurati Sguardi" (omaggio a Fabrizio De Andrè) • Jon Hassell 2004 • Randy Newman • Meredith Monk & Vocal Ensemble 2005 • Cheikha Rimitti/Kamilya Jubran • Hot Tuna/Nine Below Zero • “Concerto fotogramma” (Nicola Piovani e Orchestra) • Antony and The Johnsons • “The 23 constellations of Joan Mirò” (Bobby Previte Ensemble) • Ivo Papasov Band/Sissi Atanassova Band Prevendite: www.ticketone.it I biglietti sono acquistabili (con commissione) direttamente in Internet, oppure (senza maggiorazione di prezzo) in tutti i punti vendita del circuito e presso le sedi dei singoli concerti, esclusi Blue Note, Teatro Manzoni e MusicDrome. 2006 • Pink Martini • Tuxedomoon • Adrian Belew Trio/Eugene Chadbourne Quartet • Mariza • “Ronin” (Gaetano Liguori) • “In ricordo di Ali Farka Tourè” (Toumani Diabate/ Robert Plant/Tinariwen/ Ludovico Einaudi) • “The Wild Blue Yonder Concert” (Ernst Reijseger/ Mola Silla/ Tenore e Concordu de Orosei) • “Gli Originali” (Franco Micalizzi & Big Bubbling Band + 10 artisti hip hop) le schede dell’opuscolo sono di Enzo Gentile redazione: Marco Piccardi con Giorgio Bocca 2007 • Anthony Braxton/William Parker/Hamid Drake • Dirty Dozen Brass Band • Lura • Trilok Gurtu & Arkè String Quartet • Hector Zazou & Q+C Ensemble • Natacha Atlas • “ArteSonado” (Fatima Miranda) • “Sacred Order of Magic Music & Art” (Bill Laswell, Eraldo Bernocchi...) graphic design: A+G finito di stampare nel mese di febbraio 2008 presso Cartalpe, Milano Per le due serate multimediali del 28 aprile e 9 maggio, i biglietti sono in vendita solo presso la biglietteria TicketOne di Spazio Oberdan il giorno delle performance, dalle ore 10 del mattino. concerti 2008 giovedì 13 marzo, ore 21 Rolling Stone Asa lunedì 17 marzo, ore 21 Blue Note Roscoe Mitchell and Wadada Leo Smith with Harrison Bankhead Bettye LaVette martedì 1 aprile, Rolling Stone lunedì 7 aprile, ore 21 MusicDrome Tom Verlaine with Jimmy Rip lunedì 12 maggio, ore 21 Teatro Manzoni Richard Thompson Band giovedì 15 maggio, ore 21 Teatro Leonardo da Vinci California Guitar Trio & Tony Levin lunedì 19 maggio, ore 21 Rolling Stone Omar Sosa Quintet venerdì 30 maggio, ore 20 Carroponte c/o Spazio Mil, Sesto San Giovanni (MI) Quarant’anni dopo performance multimediali Rievocazione in musica di un anno formidabile Spazio Oberdan martedì 29 aprile, ore 21 Omaggio a Nick Drake con Keith James e Rick Foot e proiezioni video. venerdì 9 maggio, ore 21 Tony Rusconi - Fred Frith spettacolo multimediale, assegnazione Premio Demetrio Stratos 2008 e proiezione film Step Across the Border di N. Humbert e W. Penzel. proiezioni film e video Spazio Oberdan lunedì 14 aprile, ore 20.30 non-stop video John Lennon e film U.S.A. contro John Lennon di D. Leaf e J. Sheinfeld lunedì 21 aprile, ore 21 non-stop video Neil Young martedì 22 aprile, ore 21 non-stop video The Police lunedì 5 maggio, ore 20.30 film Grizzly Man di W. Herzog e video Richard Thompson Live from Austin, Texas lunedì 26 maggio, ore 21 non-stop video Quarant'anni dopo. Il Sessantotto in musica