Outlook materie prime

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Outlook materie prime
Outlook trimestrale del Centro Studi AIB su euro/dollaro, Brent e metalli industriali
Gennaio – marzo 2015
Euro/dollaro
Le dinamiche divergenti delle politiche monetarie di FED e BCE hanno portato nei primi tre mesi
del 2015 a una brusca accelerazione della discesa dell’euro sui mercati valutari. L’attuazione da
parte delle Autorità monetarie europee del quantitative easing, consistente in un programma di
acquisto di titoli per un valore complessivo di 1.140 miliardi di euro fino a settembre 2016, si
scontra con le aspettative di una progressiva normalizzazione delle condizioni monetarie negli Stati
Uniti, che si concretizzerà con un lento ma inesorabile rialzo dei tassi di interesse dalla seconda
metà del 2015 e per tutto il 2016. La moneta unica ha così registrato una significativa caduta, tale
da portare le quotazioni nel mese di marzo sui livelli minimi negli ultimi dodici anni: il modesto
movimento di apprezzamento dell’euro, a seguito della riunione di marzo del FOMC, che ha di fatto
rimandato la prima mossa sui tassi, sarebbe da intendersi come una temporanea pausa della
tendenza in atto. Il sentiment prevalente è infatti orientato a una prosecuzione della fase di
debolezza della valuta comunitaria, che potrebbe essere penalizzata anche dalla questione greca,
a oggi solo parzialmente e temporaneamente risolta. Tale circostanza, fatto salvo il caso limite di
uscita del Paese dall’UEM, tuttavia non dovrebbe guidare la dinamica di fondo del cambio, ma solo
accentuare o meno le tendenze già in atto.
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Brent
Nel primo trimestre del 2015 il prezzo del Brent ha registrato un andamento piuttosto altalenante,
pur mantenendosi su livelli molto bassi se valutati in prospettiva storica. La discesa nel mese di
gennaio, determinata in primo luogo dalla crescente offerta a livello mondiale e dalla contestuale
debolezza della domanda, ha portato le quotazioni del greggio di riferimento per il mercato
europeo sui 45 $/barile, ai minimi da marzo 2009, quando l’economia mondiale si trovava nella
fase più acuta della crisi finanziaria internazionale. A febbraio si è invece assistito a un recupero
dei prezzi (più 10 $/barile in media su gennaio), il primo movimento rialzista dallo scorso giugno,
sulla scia degli annunci di tagli di investimenti da parte delle principali compagnie petrolifere e della
riduzione delle esportazioni irachene. A marzo le quotazioni del Brent hanno evidenziato
fluttuazioni relativamente modeste, zavorrate da una domanda che stenta a decollare e dalle
prospettive di un ritorno dell’Iran al mercato in caso di accordo sul nucleare. L’escalation
geopolitica in Yemen, sulle notizie di un coinvolgimento militare diretto dell’Arabia Saudita, ha
infatti solo temporaneamente contribuito alla ripresa dei corsi petroliferi.
Nei primi giorni di aprile l’intesa fra l’Iran e membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU
e la produzione saudita ai livelli massimi storici hanno fornito segnali piuttosto inequivocabili che
nei prossimi mesi le quotazioni del greggio rimarranno particolarmente basse, con gli evidenti
vantaggi per tutte le economie importatrici (come l’Italia), per le quali si liberano risorse per
investimenti e consumi.
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Rame
Il prezzo del metallo rosso ha raggiunto a fine gennaio i livelli minimi (5.390 $/t) dall’estate del
2009, in flessione del 50% circa rispetto al picco raggiunto nel marzo del 2011. Il mercato ha
scontato un mix di fattori, come stock crescenti, domanda debole e continui incrementi nella
capacità produttiva. Successivamente, dopo ben sette mesi di flessione, le quotazioni del rame
hanno sperimentato un movimento rialzista, tale da chiudere il trimestre su livelli pressoché
analoghi a quelli registrati a inizio anno: la risalita trova in primo luogo giustificazione nelle
interruzioni dell’offerta a seguito delle inondazioni in Cile. Per l’anno in corso il consumo di rame è
previsto in aumento del 2,5% sul 2014, guidato dalla Cina, Paese che, nonostante il relativo
rallentamento del percorso di sviluppo, continuerà a investire nella propria rete elettrica. Dal punto
di vista della produzione, nel 2015 l’output di rame raffinato aumenterà del 2,4%. Dopo una
situazione di deficit che ha caratterizzato gli anni 2013 e 2014, le aspettative per il 2015
propendono per un ritorno a una condizione di surplus: ciò, unitamente alla forza del dollaro,
determinerà una pressione al ribasso sui prezzi che, in media d’anno, sono previsti attestarsi non
oltre la soglia dei 6.000 $/t.
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Alluminio
Nei primi tre mesi del 2015 le quotazioni dell’alluminio hanno registrato una dinamica
complessivamente adirezionale, attestandosi su livelli lontani rispetto ai picchi toccati nel corso del
2014. Alla continua discesa degli stock, di per sé un fattore rialzista, si sono contrapposti il
continuo apprezzamento del dollaro, valuta con cui l’alluminio presenta una correlazione negativa,
e il drastico calo che ha interessato le commodity energetiche; la lavorazione del metallo infatti è
caratterizzata da un processo particolarmente energy intensive, per cui l’evoluzione dei corsi
petroliferi finisce necessariamente per impattare, in un senso o nell’altro, sul prezzo dell’alluminio.
Il mercato continua a essere in condizioni di surplus e ciò non aiuta la ripresa delle quotazioni: nel
2015 l’offerta è destinata raggiungere i 50 milioni di tonnellate (+1,6%), proveniente in primo luogo
da Cina, Canada e Russia. La domanda è attesa in aumento del 3,6%, sospinta dai consumi in
beni durevoli e dal comparto automotive del gigante asiatico. In tale contesto, l’introduzione del
Clean Air Act favorirà l’utilizzo dell’alluminio nella fabbricazione di veicoli a minore impatto
energetico. Nei prossimi mesi non si prevedono significative variazioni nelle quotazioni del metallo
che, in media d’anno, si dovrebbe attestare poco al di sotto del 2.000 $/t.
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Minerale di ferro e rottame ferroso
Dopo aver perso il 47% del proprio prezzo nel 2014, nei primo trimestre del 2015 il minerale di
ferro ha lasciato sul campo un ulteriore 30%, attestandosi a fine marzo al di sotto dei 50 $/t, ai
livelli minimi storici dall’introduzione del nuovo sistema di pricing. Le motivazioni sottostanti tale
tracollo vanno ricercate nell’abbondante offerta di metallo a cui non corrisponde un’altrettanta
vivacità della domanda: il consumo di acciaio in Cina, Paese che importa oltre il 70% del minerale
a livello mondiale è in diminuzione per la prima volta dal 1995, in un contesto in cui le forniture non
accennano a diminuire. All’orizzonte non si prevede alcun significativo recupero delle quotazioni:
alcuni produttori meno efficienti usciranno dal mercato, che tuttavia continuerà a rimanere in
surplus, almeno nel breve periodo.
Il rottame ferroso, materia prima utilizzata nel cosiddetto ciclo secondario, è proseguito nel
movimento correttivo iniziato la scorsa estate, sebbene la discesa delle quotazioni si sia interrotta
nel corso del mese di marzo.
Documento redatto sulla base delle informazioni disponibili al 15 aprile 2015.
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