Outlook trimestrale del Centro Studi AIB su euro/dollaro, Brent e

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Outlook trimestrale del Centro Studi AIB su euro/dollaro, Brent e
Outlook trimestrale del Centro Studi AIB su euro/dollaro, Brent e metalli
industriali
Ottobre - Dicembre 2015
Euro/dollaro
L’ultimo trimestre dell’anno ha evidenziato, relativamente al cross euro/dollaro, due fasi dalla
dinamica opposta: le aspettative di un rafforzamento della divergenza fra la politica monetaria
europea e nordamericana hanno dapprima favorito la discesa della moneta unica su livelli poco
distanti dai minimi dell’anno; successivamente, la decisione della BCE di prolungare il piano di
acquisto di titoli fino a marzo 2017 ha spinto al rialzo l’euro, poiché gli operatori si aspettavano
misure ancora più intense, come un ampliamento dell’importo mensile di acquisto (rimasto invece
invariato a 60 miliardi). Il QE europeo resta comunque un programma “aperto”: se a marzo 2017
l’inflazione non sarà tornata su un percorso in linea con gli obiettivi, la BCE potrà prolungare
ulteriormente gli acquisti, oltre ad accrescerne la dimensione e a variarne la composizione.
Le quotazioni medie di dicembre 2015 (1,09) sono in flessione dell’11,8% sullo stesso mese del 2014
(1,23), sebbene dalla scorsa primavera sia in atto un ampio movimento adirezionale, all’interno di
un trend decrescente iniziato nei primi mesi dello scorso anno (1,38 il cambio a marzo 2014).
Il rialzo dei tassi USA attuato a dicembre, il primo negli ultimi nove anni, ha inaugurato una nuova
stagione per la politica monetaria da parte della FED; tuttavia ciò potrebbe non garantire un nuovo
apprezzamento del biglietto verde, in quanto una parte rilevante del ciclo del lift-off statunitense
sarebbe già stato scontato dai mercati valutari.
1
Brent
Il greggio di riferimento per il mercato europeo è stato protagonista di un vero e proprio sell off: i
livelli di prezzo sperimentati a dicembre (38 $/barile) hanno infatti raggiunto i minimi da giugno
2004. L’inarrestabile ribasso del Brent trova spiegazione nei quanto mai deboli fondamentali: da
due anni oramai l’offerta sta superando la domanda e ciò contribuisce a deprimere le quotazioni. La
produzione è sostenuta dalle forniture record dell’OPEC (38,3 mbg nel 2015, ai massimi dal 2012) e
in particolare modo da quelle dell’Arabia Saudita (10,0 mbg, +0,3 mgb sul 2014), Paese che sta
perseverando nella strategia di riconquista di quote di mercato, alla luce del previsto ritorno alle
esportazioni da parte dell’Iran. Anche gli Stati Uniti, grazie alle estrazioni di shale oil, hanno
contribuito a inondare il mercato dei greggio (15,0 mbg nel 2015, +0,9 mgb sul 2014), nonostante la
chiusura di alcuni operatori schiacciati da livelli di prezzo non più sostenibili.
Le perduranti tensioni geopolitiche in Medio Oriente non riescono a fornire un supporto alle
quotazioni del petrolio che, nei primi giorni del 2016, hanno accelerato nella propria discesa
toccando i 30 $/barile, livello che non veniva toccato da febbraio 2004. All’orizzonte non sono da
escludere ulteriori cadute, sebbene per il 2016 si preveda un avvicinamento della domanda
all’offerta mondiale; ciò dovrebbe favorire una graduale ripresa dei corsi petroliferi, in un contesto
caratterizzato da un’ampia volatilità.
2
Rame
Le quotazioni del metallo rosso hanno registrato nell’ultimo trimestre del 2015 un’ulteriore e
significativa correzione: il prezzo del rame ha così raggiunto a dicembre i minimi da maggio 2009
(4.639 $/t), quando l’economia mondiale si trovava in piena crisi, mentre la flessione dai massimi
relativi dello scorso maggio è pari al 26,3%. Il mercato sconta l’intenso scalo di marcia delle
economie emergenti, Cina in testa: il gigante asiatico, principale Paese utilizzatore di tale metallo,
sta infatti sperimentando un forte rallentamento del settore industriale (il PMI manifatturiero è in
territorio negativo da dieci rilevazioni mensili consecutive), all’interno di una più ampia modifica del
suo modello di sviluppo, da uno fortemente orientato verso export e investimenti, ad uno basato
principalmente su consumi privati, produzione di qualità e servizi. Tali fattori hanno portato nel 2015
al primo calo della domanda cinese di rame dal 2006 (-3% sul 2014).
Nei primi giorni del 2016 le quotazioni sono proseguite nei ribassi, sulla scia della nuova tempesta
sui mercati finanziari mondiali provocata dalla Cina. Le aspettative per l’anno in corso non sono
ottimistiche: i limitati impulsi agli acquisti da parte della Cina e la debole risposta dell’offerta ai bassi
prezzi favoriranno un rialzo degli stock che potrebbe essere accompagnato da una discesa delle
quotazioni.
3
Alluminio
Nell’ultimo trimestre del 2015, le quotazioni del metallo hanno evidenziato un’evoluzione
moderatamente ribassista: a dicembre i prezzi si sono attestati sui 1.497 $/t, dopo che a novembre
i corsi dell’alluminio avevano raggiunto i minimi da maggio 2009 (1.467 $/t). La media dei prezzi
nell’anno da poco concluso (1.665 $/t) è analoga a quella del 2009, durante la fase più acuta della
crisi mondiale. Alla base di tale dinamica vi è il continuo eccesso di capacità produttiva: nel 2015
l’offerta è stimata raggiungere i 57,3 milioni di tonnellate (53,8 milioni nel 2014), a fronte di una
domanda che, pur mantenendosi robusta, risulta persistentemente inferiore (56,8 milioni).
Più in dettaglio, dopo un rallentamento nei mesi estivi, l’offerta è ricominciata a correre (+6,3% a
novembre 2015 sullo stesso mese del 2014), posizionandosi poco lontano dai massimi assoluti di
giugno (163,3 migliaia di tonnellate al giorno).
La debolezza delle quotazioni del metallo è proseguita anche nei primi giorni del 2016; anche per
l’anno in corso le prospettive rimangono non entusiasmanti, sebbene il mercato possa posizionarsi
in deficit, grazie alla crescita delle richieste provenienti dal comparto automotive.
4
Minerale di ferro e rottame ferroso
Le quotazioni del minerale di ferro sono proseguite nel loro movimento ribassista: a dicembre i
prezzi hanno aggiornato i nuovi minimi storici, con un calo del 40% rispetto allo stesso mese del
2014, mentre la flessione dal picco di febbraio 2011 è pari al 78%. Il mercato sconta la debolezza dei
fondamentali sottostanti, a partire dal forte rallentamento dell’economia cinese e dai continui
incrementi delle estrazioni in Australia e in Brasile. Nei primi undici mesi del 2015 la produzione
mondiale di acciaio è in diminuzione del 2,8%, ma il minor output non ha supportato i prezzi: fra
gennaio e ottobre il consumo apparente cinese è infatti sceso del 5,7%.
La caduta delle quotazioni è proseguita anche nei primi giorni del 2016, all’interno di una tempesta
che ha colpito indistintamente i mercati azionari e delle materie prime.
La stagione dei ribassi ha riguardato anche il rottame ferroso, nonostante la timida risalita dei prezzi
registrata a dicembre: fra ottobre e novembre è stato toccato un livello che non veniva sperimentato
dai primi mesi del 2009.
Documento redatto sulla base delle informazioni disponibili al 14 gennaio 2016.
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