Il GPP nella ristorazione collettiva lombarda
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Il GPP nella ristorazione collettiva lombarda
RICERCA E TECNOLOGIE Il GPP nella ristorazione collettiva lombarda: quali prospettive La diffusione del biologico, la filiera corta e le mense scolastiche: una sfida possibile in vista di Expo 2015 Lorenzo Bonardi 143 mense che servivano pasti con ingredienti biologici censite da Bio Bank nel 2008 30 DI LORENZO BONARDI* * DIRIGENTE RESPONSABILE DELLA U.O. ECONOMIA AMBIENTALE DI ARPA LOMBARDIA D a un’indagine conclusa pochi mesi fa, emerge che in Lombardia le pratiche di GPP applicate alla ristorazione collettiva presentano situazioni molto diverse in base alla tipologia di ente. Il dato più sconfortante è quello delle strutture ospedaliere e di ricovero: nell’ultimo quinquennio pare che poco o nulla si sia mosso, nonostante la tematica “ambiente” sia in cima alle preoccupazioni di policy-maker e cittadini; ma il dato più deludente è ascrivibile a una assenza di adeguata coscienza in materia, dal momento che le motivazioni addotte da economi e dietisti sono basate sul sillogismo che ristorazione verde è uguale ad acquisto di biologico, e che l’acquisto del biologico è incompatibile con le esigenze di contenimento dei costi. Molto diversa è la situazione per quanto riguarda i comuni lombardi: gli sforzi compiuti sulla ristorazione scolastica sono evidenti, sebbene le linee di sviluppo si siano concentrate essenzialmente sul biologico, e più recentemente sull’acquisto di prodotti provenienti da filiera corta. ■ LA DIFFUSIONE DEL BIOLOGICO Bio Bank ha censito nel 2008 ben 143 mense lombarde che servivano pasti con ingredienti biologici, per un totale di 223mila pasti bio al giorno, pari al 23% del totale nazionale. Il dato è ancor più impressionante se si osserva la progressione: erano solamente due le mense lombarde che servivano biologico nel 1999, e 97 nel 2003. Per quanto riguarda i costi, i prezzi del biologico negli ultimi anni si sono certamente avvicinati ai prezzi del convenzionale, anche se permangono differenze, talvolta importanti. Nella media, il 30% delle derrate impiegate nella preparazione dei pasti sono bio, con un incremento medio del costo pari a circa il 25%. febbraio 2010 ■ LO SVILUPPO DELLA FILIERA CORTA I prodotti provenienti da filiera corta sono stati introdotti in diverse mense di scuole comunali (tra cui quelle di alcuni capoluoghi: Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Lodi, Monza e Pavia), sebbene le quantità siano tendenzialmente minime, talvolta “simboliche”; in ogni caso, con prezzi in linea rispetto agli analoghi prodotti convenzionali. ■ ALTRE BUONE PRATICHE CHE SI STANNO SVILUPPANDO Le mense comunali fanno ampio ricorso a frutta e verdura di stagione, adducendo motivazioni di ordine ambientale, economico, nutrizionale ed educativo; grande spazio si sta conquistando anche l’acqua naturizzata o del rubinetto in sostituzione di quella imbottigliata, per quanto alla base ci siano motivazioni più di ordine economico che ambientale. ■ QUALI PROSPETTIVE L’attenzione mediatica costante sul tema “ambiente”, che sempre più spesso viene abbinato al tema “alimentazione” sono le premesse fondamentali perché il GPP possa diventare pratica estesa nell’ambito della ristorazione; secondo tale prospettiva, è lecito attendersi che anche le riluttanze del mondo ospedaliero siano destinate ad essere superate con il tempo, aprendo in tal modo un mercato dalle potenzialità formidabili. In Lombardia, poi, c’è la “marcia in più” dell’evento Expo 2015, per cui è sentimento diffuso che il tema centrale dell’alimentazione troverà una spiccata declinazione in chiave ambientale. I trend sopra richiamati succintamente lasciano trasparire anche i punti di debolezza su cui è necessario intervenire, al fine di imprimere un’ulteriore accelerazione allo sviluppo dell’alimentazione green, e su cui gli operatori più attenti si stanno già attrezzando. Il maggiore ostacolo oggi presente per il mercato delle derrate sostenibili risiede nella difficoltà con cui queste sono reperibili; detto in altri termini, è difficile reperire le informazioni necessarie per effettuare le scelte, è difficile disporre di quantità idonee di prodotto e in modo continuativo, gli operatori che producono e/o distribuiscono i prodotti sono frammentati sul territorio. In altre parole, la maggiore difficoltà su cui confrontarsi oggi risiede in una logistica e rete distributiva inadeguate a supportare questo mercato crescente: l’eventuale creazione di piattaforme per la distribuzione di alimenti green, per esempio, avrebbe un benefico effetto sotto più punti di vista: diminuirebbe gli oneri per la ricerca dei prodotti, abbatterebbe i costi di trasporto e l’inquinamento ad esso associato. La riduzione degli impatti da trasporto potrebbe a sua volta trarre vantaggio dalla diffusione di informazioni certificate sull’origine dei prodotti alimentari (tipicità delle produzioni, tracciabilità), che sono particolarmente apprezzate dai consumatori. Altri segmenti di attività su cui si sta registrando un interesse crescente riguarda la riduzione degli impatti sul territorio, attraverso un minore consumo di risorse e/o una ridotta produzione di rifiuti ed inquinanti: questo risultato, per esempio ottenibile attraverso l’adozione di sistemi di gestione ambientale, consentirebbe di ridurre i costi economici e i costi ambientali (si pensi, all’onere economico ed ambientale derivante dall’over-packaging a cui sono soggette bene o male tutte le derrate alimentari). In conclusione, sembra che siamo alla vigilia di un salto di qualità per il mercato della ristorazione verde: si è, nella sostanza, conclusa la fase “pionieristica” (e forse anche più ideologica); oggi si registra l’interesse degli operatori che vedono una opportunità di crescita nell’assecondare questo segmento di mercato, che sempre più avrà bisogno di crescere, non solo in termini di prodotti ma anche di servizi e di strutture di supporto. L’ente pubblico, nel mutato scenario, non avrà esaurito il proprio compito, ma dovrà essere attento lettore ed interprete delle esigenze in costante evoluzione, per continuare ad avere quel ruolo di “volano” allo sviluppo del buone pratiche. ❰ febbraio 2010 ... sembra che siamo alla vigilia di un salto di qualità per il mercato della ristorazione verde: si è, nella sostanza, conclusa la fase “pionieristica” (e forse anche più ideologica); oggi si registra l’interesse degli operatori che vedono una opportunità di crescita nell’assecondare questo segmento di mercato, che sempre più avrà bisogno di crescere, non solo in termini di prodotti ma anche di servizi e di strutture di supporto. 31