Papa Francesco: La Famiglia - 18. Famiglia e povertà mercoledì 10

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Papa Francesco: La Famiglia - 18. Famiglia e povertà mercoledì 10
Carissimi il simbolismo dell’amore monogamico riesce ad esprimere il senso profondo della conoscenza che intercorre tra i due partner. Il linguaggio dell’amore è preso per significare il dialogo tra
l’umano e l’abisso di Dio. Si tratta di simbolismo coniugale: è in gioco dunque la persistenza del legame in una storia, al di là del momento d’incontro. Anche se separati dal tempo o dallo spazio, anche
nella grigia quotidianità, rimane l’amore tra i due partner. Dio e la sua pienezza vogliono essere amati
con tutto il cuore, non in modo che ne risulti compromesso o indebolito l’amore terreno. Gesù ritorna
su questi passi, e noi oggi abbiamo con Lui la possibilità di confessare che il disegno divino
non è di “conflitto” ma di sapienza, non è di distruzione ma di tessitura paziente, non è di fallimento ma di nuovo inizio. Per dono. Per il suo perdono. Buona settimana don Giuseppe
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Papa Francesco: La Famiglia - 18. Famiglia e povertà
mercoledì 10 giugno 2015
Cari fratelli e sorelle, buongiornocontinuiamo con le catechesi sulla famiglia, e in questa catechesi vorrei toccare un aspetto molto comune nella vita delle nostre famiglie, quello della malattia. E’ un’esperienza della nostra fragilità, che viviamo per lo più in famiglia, fin da bambini, e poi soprattutto da anziani, quando arrivano
gli acciacchi. Nell’ambito dei legami familiari, la malattia delle persone cui vogliamo bene è patita con un “di
più” di sofferenza e di angoscia. E’ l’amore che ci fa sentire questo “di più”. Tante volte per un padre e una
madre, è più difficile sopportare il male di un figlio, di una figlia, che non il proprio. La famiglia, possiamo
dire, è stata da sempre l’“ospedale” più vicino. Ancora oggi, in tante parti del mondo, l’ospedale è un privilegio per pochi, e spesso è lontano. Sono la mamma, il papà, i fratelli, le sorelle, le nonne che garantiscono le
cure e aiutano a guarire.
Nei Vangeli, molte pagine raccontano gli incontri di Gesù con i malati e il suo impegno a guarirli. Egli si presenta pubblicamente come uno che lotta contro la malattia e che è venuto per guarire l’uomo da ogni male: il
male dello spirito e il male del corpo. E’ davvero commovente la scena evangelica appena accennata dal Vangelo di Marco. Dice cosi: «Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati» (1,29). Se penso alle grandi città contemporanee, mi chiedo dove sono le porte davanti a cui portare i malati sperando che vengano guariti! Gesù non si è mai sottratto alla loro cura. Non è mai passato oltre, non ha
mai voltato la faccia da un’altra parte. E quando un padre o una madre, oppure anche semplicemente persone
amiche gli portavano davanti un malato perché lo toccasse e lo guarisse, non metteva tempo in mezzo; la guarigione veniva prima della legge, anche di quella così sacra come il riposo del sabato (cfr Mc 3,1-6). I dottori della
legge rimproveravano Gesù perché guariva il sabato, faceva il bene il sabato. Ma l’amore di Gesù era dare la
salute, fare il bene: e questo va sempre al primo posto! Gesù manda i discepoli a compiere la sua stessa opera e
dona loro il potere di guarire, ossia di avvicinarsi ai malati e di prendersene cura fino in fondo (cfr Mt 10,1). Dobbiamo tener bene a mente quel che disse ai discepoli nell’episodio del cieco nato (Gv 9,1-5). I discepoli – con il
cieco lì davanti! – discutevano su chi avesse peccato, perché era nato cieco, lui o i suoi genitori, per provocare
la sua cecità. Il Signore disse chiaramente: né lui, né i suoi genitori; è così perché si manifestino in lui le opere
di Dio. E lo guarì. Ecco la gloria di Dio! Ecco il compito della Chiesa! Aiutare i malati, non perdersi in chiacchiere, aiutare sempre, consolare, sollevare, essere vicino ai malati; è questo il compito.
La Chiesa invita alla preghiera continua per i propri cari colpiti dal male. La preghiera per i malati non deve
mai mancare. Anzi dobbiamo pregare di più, sia personalmente sia in comunità. Pensiamo all’episodio evan-
gelico della donna Cananea (cfr Mt 15,21-28). E’ una donna pagana, non è del popolo di Israele, ma una pagana che
supplica Gesù di guarire la figlia. Gesù, per mettere alla prova la sua fede, dapprima risponde duramente:
“Non posso, devo pensare prima alle pecore di Israele”. La donna non recede – una mamma, quando chiede
aiuto per la sua creatura, non cede mai; tutti sappiamo che le mamme lottano per i figli – e risponde: “Anche ai
cagnolini, quando i padroni si sono sfamati, si dà qualcosa!”, come per dire: “Almeno trattami come una cagnolina!”. Allora Gesù le dice: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri» (v. 28).
Di fronte alla malattia, anche in famiglia sorgono difficoltà, a causa della debolezza umana. Ma, in genere, il
tempo della malattia fa crescere la forza dei legami familiari. E penso a quanto è importante educare i figli fin
da piccoli alla solidarietà nel tempo della malattia. Un’educazione che tiene al riparo dalla sensibilità per la
malattia umana, inaridisce il cuore. E fa sì che i ragazzi siano “anestetizzati” verso la sofferenza altrui, incapaci
di confrontarsi con la sofferenza e di vivere l’esperienza del limite. Quante volte noi vediamo arrivare a lavoro
un uomo, una donna con una faccia stanca, con un atteggiamento stanco e quando gli si chiede “Che cosa succede?”, risponde: “Ho dormito soltanto due ore perché a casa facciamo il turno per essere vicino al bimbo, alla
bimba, al malato, al nonno, alla nonna”. E la giornata continua con il lavoro. Queste cose sono eroiche, sono
l’eroicità delle famiglie! Quelle eroicità nascoste che si fanno con tenerezza e con coraggio quando in casa c’è
qualcuno ammalato.
La debolezza e la sofferenza dei nostri affetti più cari e più sacri, possono essere, per i nostri figli e i nostri nipoti, una scuola di vita - è importante educare i figli, i nipoti a capire questa vicinanza nella malattia in famiglia
- e lo diventano quando i momenti della malattia sono accompagnati dalla preghiera e dalla vicinanza affettuosa e premurosa dei familiari. La comunità cristiana sa bene che la famiglia, nella prova della malattia, non va
lasciata sola. E dobbiamo dire grazie al Signore per quelle belle esperienze di fraternità ecclesiale che aiutano
le famiglie ad attraversare il difficile momento del dolore e della sofferenza. Questa vicinanza cristiana, da
famiglia a famiglia, è un vero tesoro per la parrocchia; un tesoro di sapienza, che aiuta le famiglie nei momenti
difficili e fa capire il Regno di Dio meglio di tanti discorsi! Sono carezze di Dio.
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12 / 6 / 2015 - Samantha Cristoforetti è tornata,
'Mi sento bene, ma pesante' Ho sentito il profumo della Terra
''Mi sento bene, ma pesante'' ''Mi sento bene, ma pesante'', sono state le prime parole di Samantha Cristoforetti non
appena è uscita dalla navetta che l'ha riportata a Terra dopo quasi sette mesi nello spazio. La prima cosa che ha percepito della Terra è stato, ha aggiunto, qualcosa di ''speciale'', ''un odore, un profumo''. Trascorso in volo il primo giorno sulla Terra Il primo giorno sulla Terra di Samantha Cristoforetti è trascorso veloce, fra analisi, test e un lunghissimo volo che dal Kazakhstan, dove ieri pomeriggio è atterrata la Soyuz, la porta negli Stati Uniti, nel Johnson Space
Center della Nasa a Houston. A quanto si apprende l'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) sta bene ed è già
in piena attività per quanto riguarda i test previsti nel piano di attività della sua missione, Futura, la seconda missione
di lunga durata dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Dopo i primi test e una breve cerimonia di benvenuto, Sam ha
lasciato ieri il Kazakhstan e dopo un volo di sei ore e mezzo ha fatto scalo in Scozia, nell'aeroporto di Prestwick.
Quindi è ripartita alla volta degli Stati Uniti, con un volo di quasi sei ore che ha fatto scalo nel Maine, nell'aeroporto di
Bangor, e quindi è ripartita alla volta del Texas, diretta all'aeroporto di Ellington. Complessivamente un viaggio di
circa 18 ore, ritardi compresi. Ad accoglierla ci saranno rappresentanti dell'Asi e dopo quasi sette mesi trascorsi in
orbita l'astronauta potrà riabbracciare i familiari che la stanno aspettando a Houston. Riabituarsi alla gravità Dopo
quasi sette mesi trascorsi nello spazio, volando leggeri, tornare ad 'assaggiare' la forza di gravità è tutt'altro che piacevole. Nonostante le due ore quotidiane dedicate all'esercizio fisico, indispensabile per mantenere in attività i muscoli,
che nello spazio tendono a perdere massa, al momento di rientrare a Terra camminare è praticamente impossibile. Per
questo motivo, quando vengono aiutati ad uscire fuori dalla Soyuz, dopo un atterraggio assolutamente avventuroso e
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se non siete già ora il presente
niente affatto 'dolce', gli astronauti vengono trasportati su un seggiolino. Pochi minuti per i saluti di rito e una telefonata per salutare la famiglia e poi, sempre su un seggiolino, gli astronauti vengono trasportati all'interno della tenda allestita in prossimità del luogo di atterraggio della Soyuz. Qui vengono fatti i primi test, con un prelievo di sangue e poi i
controlli dell'apparato cardiovascolare. Non si perde nemmeno un istante e spesso i controlli proseguono anche in
aeroporto per gli astronauti europei e americani, che dopo il rientro partono per il centro della Nasa a Houston. I test
proseguono spesso anche dopo il lungo viaggio in aereo, appena arrivati. Dietro a tutte questa fretta non c'è un'emergenza dovuta alla preoccupazione per la salute degli astronauti. Naturalmente questa va controllata, così come è necessario un periodo di riabilitazione per aiutare l'organismo ad abituarsi nuovamente alla gravità. Ma tutti i risultati di
analisi e test sono preziosi per accumulare nuove conoscenze sugli effetti che l'assenza di peso ha sull'uomo, soprattutto dopo lunghi periodi, per prepararsi al meglio alle future e lunghissime missioni su Marte.
Il film della giornata - E' stata una lunga giornata, quella del rientro dell'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea
(Esa) Samantha Cristoforetti e dei suoi colleghi, l'americano Terry Virts e il russo Anton Shkaplerov. Ecco i momenti
salienti: dai saluti all'atterraggio nella steppa del Kazakhstan.
- ore 9,00: è il momento dei saluti e degli abbracci ai tre colleghi che restano a bordo, l'americano Scott Kelly e i russi
Mikhail Kornienko e Gennady Padalka. Per gli astronauti c'è anche il tempo per qualche selfie, prima di entrare nella
navetta Soyuz che li riporterà a Terra. Poi la chiusura del portello. - ore 12,20: la Soyuz si sgancia dalla Stazione Spaziale e comincia il viaggio che in poco più di tre ore li porta a Terra. La navetta è in volo libero e sfreccia alla velocità
di oltre 28.000 chilometri orari. Per gli astronauti trascorre un'ora e mezza tranquilla. ''E' una tranquillità relativa, osserva l'astronauta dell'Esa Paolo Nespoli: sono attività per le quali si prevede una sequenza definita e con pochi margini di errore''. - ore 14,53: si accende il motore principale della Soyuz, in modo da permettere alla navetta di lasciare
l'orbita nella quale si trova per puntare verso la Terra. ''E' una manovra che va fatta nel punto giusto e con i parametri
giusti'', osserva Nespoli. ''Una volta partito il motore di rientro e si comincia a cadere nell'atmosfera e comincia una
sequenza serrata di attività in vista dell'atterraggio''. - ore 15,13: comincia la fase più impegnativa del rientro, nella
quale la frizione con l'atmosfera porta la navetta a raggiungere temperature di 1.600 gradi. Attraverso gli oblò della
navetta l'atmosfera si colora di rosso: ''sembra di sprofondare attraverso il plasma'', ricorda l'astronauta Roberto Vittori.
- ore 15,32: si apre automaticamente il paracadute, come previsto, rallentando la corsa da 864 a 324 chilometri orari.
- ore 15,43: atterraggio. ''E' il momento più traumatico - osserva Nespoli - e molto brutale, ancora di più perchè arrivi
da mesi trascorsi in assenza gravità''. Poi finalmente gli astronauti vengono aiutati ad uscire dalla navetta. Il primo è
stato l'americano Terry Virts, quindi Samantha Cristoforetti e per ultimo il comandante della navetta, Shkaplerov.
L'impatto è tremendo, ma tutto quello che resta, rileva Vittori, è che ''non c'è nulla di più bello della Terra''.
14 – 21 giugno 2015 / III settimana dopo Pentecoste B – I
Tempo Ordinario XI settimana / L. d. O. III
Sabato 13
ore 10.30 Vegna
ore 17.00 Cusino
ore 19.30 S. Margherita
Domenica 14
ore 9.30 Cavargna
ore 11. 00 S. Bartolomeo
ore 17.00 S. Nazzaro
Lunedì 15
ore 8.00 S. Margherita
. . . non sarete il futuro
S. Antonio
Def. Butti Silvio e familiari, famiglia Clerici
Def.
Def. Maria, Fortunato, Antonio, Andrea, Domenica e Franco
Def. Bralla Filippo e Fabio // Adamolli Genoveffa, Del fante Giuseppe
e familiari
Def. Bugna Albina e Oreste
Def.
Def.
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se non siete già ora il presente
Martedì 16
ore 8.00 Cusino
Mercoledì 17
ore 20.00 S. Nazzaro
Giovedì 18
ore 8.00 Cavargna
Venerdì 19
ore 8.00 S. Bartolomeo
Sabato 20
ore 17.00 Cusino
ore 19.30 S. Margherita
Domenica 21
ore 9.30 Cavargna
ore 11. 00 S. Bartolomeo
ore 14.30 S. Bartolomeo
ore 17.00 S. Nazzaro
Def.
Def.
S. Antonio
Def.
Ss. Protaso e Gervaso, martiri
Def.
Def.
Def. Strepparava Andreino
Def.
Def. Bugna Rosa
Battesimo: Chole
Def. Alchieri Enzo e Evo // Capra Alfredo e familiari
Prima delle celebrazioni siamo disponibili per le Confessioni - Appuntamenti
Martedì 16 ore 10.00 a Rus con i Brennesi, pranzo al sacco
Giovedì 18 ore 14.00 Oratorio Estivo Grande gioco
Sabato 20 ore 18.30 Le Famiglie si incontrano >> vedi programma (in Oratorio)
ore 20.30 a S. Nazzaro 1° Concorso Torta più Buona >> vedi Programma
Domenica 21 ore 14.30 Incontro Catechisti e non a Carlazzo presentazione nuovi Itinerari
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Comunità Pastorale San Lucio
Parrocchie di Cusino, San Bartolomeo, San Nazzaro, Cavargna
LE FAMIGLIE SI INCONTRANO! Sabato 20 giugno ore 18.30
presso 1' Oratorio di San Bartolomeo Terzo incontro delle famiglie con il
seguente programma:
ore 18.30: accoglienza in Oratorio
ore 18.45: incontro di riflessione per la famiglia
ore 19.30: cena insieme
ore 20.30: ci salutiamo con appuntamento al prossimo anno pastorale.
Per la cena chiediamo che ogni famiglia porti qualcosa da condividere insieme (torte salate, stuzzichini, formaggi, pane, torte...).
Vi aspettiamo numerosi...
“Il mondo ha bisogno di famiglie buone e forti. ogni minaccia alla famiglia
è una minaccia alla società stessa." Papa Francesco
Lunedì 29 giugno: Oratorio Estivo uscita a EXPO // Partenza ore 9.00 circa >>
uscita da EXPO ore 22 circa // Pranzo e Cena al sacco € 30.00 fino a 13 anni, € 35.00
oltre i 14 anni // iscrizioni al più presto per i biglietti, entro domenica 14 giugno
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se non siete già ora il presente