IPDN - L`Adige
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Trento 18 martedì 31 dicembre 2013 l'Adige Conto alla rovescia Spaziale per Samantha Cristoforetti L’astronauta trentina si sta preparando per l’avvio della missione Futura In novembre sarà nella navicella russa Soyuz che partirà dal Kazakistan Samantha Cristoforetti, 36 anni, di Malé, in novembre diventerà la prima donna italiana nello spazio, a bordo della navicella russa Soyuz per la missione «Futura» ANDREA TOMASI Immersioni in acqua con la navicella spaziale, allenamenti in palestra, simulazioni di possibili guasti meccanici, giorni e notti trascorse a studiare le procedure di lancio e di atterraggio. Basta ricordare i film sui voli nello spazio (da Apollo 13 con Tom Hanks al recente Gravity con Sandra Bullock) per farsi un’idea, inevitabilmente vaga, di cosa sta vivendo Samantha Cristoforetti, trentina di Malé, la prima donna italiana nello spazio. Il 2014 per lei sarà un anno da incorniciare. Farà parte di una nuova missione sulla navetta Soyuz. Samantha, capitano dell’aeronautica, nata il 26 aprile di 36 anni fa da genitori solandri (papà Sergio e mamma Antonella sono albergatori), maturità scientifica a Trento, si è laureata all’Università Tecnica di Monaco di Baviera, conseguendo poi con il massimo dei voti il titolo in scienze aeronautiche all’Accademia dell’Aeronautica di Pozzuoli, prima di ultimare il master online della Riddle Aeronautical University di Daytona Beach, in Florida. Parla tedesco, inglese, francese e ora anche un po’ di russo. A fine 2014 si imbarcherà sulla navetta russa. Raggiungerà la Stazione spaziale internazionale: un «soggiorno» di sei mesi. I l prossimo novembre il capitano Cristoforetti farà parte della delegazione dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea. Prima di lei - lei, che già ha volato sui caccia - soltanto un’altra donna aveva preso parte a missioni dell’Agenzia spaziale europea, la francese Claudie Andre-Deshays. La missione si chiamerà «Futura». Come astronauta dell’Esa (Agenzia spaziale europea) partirà dal cosmodromo di Baikonur (Kazakistan). Partiranno con lei, come comandante, il cosmonauta russo Anton Shkaplerov (Rsa) e l’astronauta Terry Virts (Nasa). «A bordo della Soyuz - ha raccontato Samantha Cristoforetti in una recente intervista - sarò l’ingegnere di bordo. Devo imparare a conoscere ogni segreto della navicella russa per poterla riportare a terra anche in caso di avaria ai sistemi di guida. Il lancio e il rientro sono completamente automatici, per cui ci si addestra per quello che si spera non debba mai accadere, cioè qualche avaria. Il rientro nell’atmosfera normalmente è automatico, ma in caso di guasto al sistema di guida si può intervenire pilotando la discesa manualmente. Come Devo imparare a conoscere ogni segreto della navicella russa per poterla riportare a terra senza problemi anche in caso di avaria estrema risorsa ci si può affidare al rientro balistico non controllato: la decelerazione è violenta, ma si torna a terra interi». N ella navicella l’astronauta trentina svolgerà attività di ricerca, sperimentazione e manutenzione del laboratorio orbitante. Dovrà fare una serie di esperimenti selezionati da Esa e dall’Asi, ideati e sviluppati da università, enti di ricerca e imprese italiane. Sul suo sito ufficiale e su Twitter la trentina ha tenuto una specie di diario: un diario pre-viaggio spaziale. «Oggi - ha scritto il 9 dicembre - un inizio di settimana umido per Terry e me. Questa mattina come primo corso ci siamo diretti all’Hydrolab, dove abbiamo provato le operazioni che dovremmo eseguire per agganciarci in sicurezza nel caso dovessimo essere sollevati con il verricello dagli elicotteri di soccorso». Parla delle operazioni di atterraggio, una volta tornati sul pianeta Terra. «Nel normale giorno di atterraggio, naturalmente, gli elicotteri semplicemente atterrano accanto al modulo di discesa e il personale di soccorso aiuta l’equipaggio a uscire. Tuttavia, ci potrebbero essere situazioni (e ci sono state in passato) in cui gli elicotteri non possono atterrare. E di sicuro potrebbero verificarsi ammaraggi in acqua, specialmente nel caso di un’avaria al razzo nella parte finale della corsa di 8 minuti verso l’orbita, quando il modulo di discesa finirebbe nel Pacifico. Terry e io abbiamo avuto l’opportunità di fare pratica sia nella Sokol, la nostra normale tuta pressurizzata, sia nella tuta asciutta Forel, che è parte del nostro equipaggiamento di sopravvivenza. Abbiamo avuto una gru invece del vero elicottero, che rende le cose un po’ più facili. Ma in passato abbiamo entrambi fatto esperienza di reali sollevamenti dall’elicottero come parte del nostro addestramento da piloti militari». Il 18 dicembre a Mosca ha fatto l’ultima simulazione del 2013: «Il nostro scenario è iniziato appena prima dell’undocking per il rientro a terra. P rima che potessimo aprire i ganci e rilasciare la Soyuz dalla Stazione, abbiamo dovuto eseguire un controllo di tenuta stagna delle tute, per assicurarci che le nostre tute pressurizzate ci salvassero la vita nel caso di una depressurizzazione (...) Non è facile lavorare nella tuta a quella pressione: la libertà di movimento e la destrezza sono molto limitate. Ecco perché per un massimo di 5 minuti ci è permesso di cambiare l’impostazione a 0,27 atm se c’è la necessità di lavorare a procedure impegnative. Questa pressione rende la tuta più morbida e meno ingombrante, ma sfortunatamente è anche troppo bassa per assicurare che non avremmo problemi con la malattia da decompressione, da cui Samantha Cristoforetti, figlia di Sergio e di Antonella Pedrotti avrebbe potuto proseguire l’attività dell’albergo di famiglia. Invece ha voluto coltivare la propria passione: il volo. È stata pilota di caccia e ora l’astronauta di Malé si sta preparando ad andare in orbita a bordo della navicella russa Soyuz; nelle foto sotto è ritratta durante il training con i due colleghi (uno russo, l’altro americano) che partiranno con lei il limite di tempo. Come sempre nel volo spaziale, e forse nella vita in generale, è un compromesso». Vita da astronauta: in volo nello spazio o in volo da un centro di ricerca e preparazione all’altro. D ue giorni dopo la simulazione in acqua, prima della pausa natalizia, ha scritto: «Questa mattina sveglia presto alle 5 per andare all’aeroporto e prendere il mio volo da Mosca a Francoforte. L’addestramento è finito per quest’anno, ricomincerò il 13 gennaio. A proposito di svegliarsi: fra esattamente un mese i colleghi dell’Esa invieranno il segnale di risveglio a centinaia di milioni di chilometri nello spazio profondo. A svegliarsi dopo un lungo sonno di tre anni sarà Rosetta, la sonda inseguitrice di comete. Non sto scherzando! Rosetta raggiungerà la cometa Churyumov-Gerasimenko e il lander Philae balzerà sulla cometa. Che giorno sarà per la nostra ricerca umana della conoscenza!».